Forum Europeo Umanista a Milano il 17-18-19 Ottobre 2008
Forum Europeo Umanista
Milano 17.18.19 ottobre 2008
http://www.humanistforum.eu/i t/info/contesto
- Economia alternativa
- Anti-discriminazione
- Diritti umani
- Culture, migrazioni e cooperazione internazionale
- Arte ed espressioni popolari
- Ecologia e Ambiente
- Pace e Disarmo
- Sanità
- Educazione
- Mezzi di comunicazione
- Movimento studentesco
- Religiosità e spiritualità
- Tecnologia digitale
- Partiti politici
- Nuove generazioni
- La menzogna dell'informazione
FORUM Umanista a Milano "Mossa vincente"
La forza della nonviolenza
Partecipano tra gli altri :
Angelo Baracca | Paolo Bolognesi | Rita Borsellino | Maria Cuffaro
Manuela Dviri Vitali Norsa | Claudio Fracasso | Pina Grassi | Hans Kristensen | Giovanni Impastato
Mohammed Bakri | Luisa Morgantini | Ottavia Piccolo | Giorgio Schultze
con il patrocinio di si ringrazia
UNA MOSSA VINCRT DIRECTOR | MASSIMILIANO SEMINARA FOTO | PAOLO CARDILE
Comune
Pacchetto Sicurezza
zona Rogoredo Milano (fotografia fatta da Donatella C.)
Spesso controllori e vigili salgono sugli autobus a far dei controlli diretti in particolare contro gli immigrati. Ora è anche arrivato l’esercito. Tutti accusano i cittadini immigrati di essere clandestini ma nessuno dice che la clandestinità è tutta responsabilità del governo. Quelli che governo, mass media e settori di popolazione chiamano “clandestini” sono persone che lavorano ma che non possono regolarizzarsi perché la legge sull’immigrazione non lo permette. Molti italiani che si lamentano (ipocritamente) del pericolo “clandestini” hanno poi un “clandestino” alle loro dipendenze che lavora nelle loro fabbriche, cura i loro figli e i loro genitori.
Questo testo è un intento di far conoscere ai cittadini immigrati, ma non solo, cosa la polizia può fare e cosa non può fare affinché si possano denunciare gli eventuali abusi. Il testo è stato prodotto grazie al lavoro degli avvocati di “Supporto legale contro il razzismo". L’associazione Arci Todo Cambia ha contribuito alla sua realizzazione.
Allegato | Descrizione |
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SICUREZZA |
Cado in ginocchio.. Milano città aperta,libera e accogliente
abbraccio rabbie
scivolando su asfalti freddi
in ricerca di togliere
tali disperazione che l'anima ascolta.
Non riesco
a gioire
leggendo i quotidiani
guardare i volti immortalati
con sorrisi finti ,insicuri
e poi parlano di sicurezza!
Dialogo per una Pace Mondiale
diplomazia solo per portare ancora uomini
al macello!
Fermate la violenza
si
ronde a quattro nei viali
con fiori ai balconi.
Cado in ginocchio
su sassi,
marchiateci tutti con il fuoco
per l'intolleranza
razziale
il dolore arriva sino al cuore mio! Donatella Camatta
A partire dalle ore 15.00 in l.go Cairoli, sono previsti spettacoli teatrali e interventi.
Parteciperanno tra gli altri Djiana Pavlovic, attrice e mediatrice culturale romni, l'attore e autore senegalese Mohamed Ba e Tommaso Vitale, docente di Sociologia nell'Università di Milano Bicocca.
Una società che imbocca la strada della xenofobia e del razzismo è destinata a diventare sempre più insicura e invivibile, la sicurezza non può nascere dall'emarginazione, bensì dall'accoglienza e dal riconoscimento dei diritti di tutti sulla base di valori irrinunciabili quali:
- la realizzazione dei principi di uguaglianza, di rispetto delle diversità e di giustizia sociale presenti nella Costituzione Italiana;
- l'impossibilità di imporre regole speciali in violazione del principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi.
- l'abolizione della legge Bossi-Fini che costringe alla clandestinità;
- la regolarizzazione di tutti coloro che lavorano e vivono in Italia;
- tempi certi e rapidi per il rilascio dei documenti, senza tassazione e con il trasferimento delle competenze agli enti locali;
- l'introduzione di una legge organica per i richiedenti asilo politico e umanitario;
- il superamento di forme abitative ghettizzanti e su base etnica (i cosiddetti "campi nomadi"), garanzia di condizioni abitative dignitose e non discriminanti;
- l'abolizione del pacchetto sicurezza;
- l'abbandono del reato di immigrazione clandestina;
- la chiusura dei CPT e l'eliminazione della schedatura etnica.
Partecipano inoltre: Partito Umanista, ass. 3 febbraio, Ernesto Rossi (pres. ass. Aven Amenza), Sinistra critica, Luciano Mulbahuer (Consigliere regionale Lombardia, Prc); AceaOnlus, Massimo De Giuli, Federazione milanese PRC, CRIC Milano, ass. Altropallone Ads Onlus, Vittorio Agnoletto (europarlamentare), Sinistra democratica per il socialismo europeo - zona 8, ass. per una Libera Università delle Donne, ACCESSO Coop.sociale, Alessandro Rizzo (Capo lista Uniti con Dario Fo consiglio zona 4 Milano), Comitato No Expo, Arci Corvetto, Sinistra Zona 4, Alfredo Di Sirio (portavoce Movimento studentesco di Bergamo), Casa della Sinistra, Donne in Nero Milano, Collettivo Vagabondi di Pace, Naga, Antonio Oldani (Presidente Comitato Intercomunale per la Pace del Magentino - MI), Pietro Galasso, Le radici e le ali Onlus, Pakaritambo - Casa dell'aurora, Circolo Arci Metronondo, Isolacasateatro, Giuseppe Natale (presidente Anpi Crescenzago e coordinatore Anpi Zona 2), Gabriele Rapaci, F ranz Brunacci (avvocato, consigliere gruppo misto zona 4), Circolo Arci Metissage, Piero Maestri (Consigliere Provinciale Sinistra Critica), Susanna Verri (Psichiatra e psicoterapeuta del Centro Studi Assenza di Milano e Servizio Volontario Ambulatorio Medico Polispecialistico della Fondazione Fratelli di San Francesco), Mario Agostinelli (Consigliere regionale Lombardia, Prc).
Adesioni e informazioni: retemigrantemilano@gmail.com
Milano Teatro di Razzismo
vile, brutale spedizione punitiva nei confronti di un cittadino
romeno di etnia Rom, effettuata questa volta da agenti di polizia in
divisa. Dopo l'aggressione avvenuta la mattina del 17 giugno nei
confronti di Rebecca Covaciu - la bambina che si è aggiudicata il
Premio Unicef 2008 per le sue doti artistiche - e dei suoi familiari,
ieri sera, 19 giugno 2008, un altro pestaggio, ancora più violento e
inquietante, ha colpito il papà di lei, Stelian Covaciu, missionario
della Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale. In seguito al primo,
drammatico episodio di matrice razzista il Gruppo EveryOne aveva
lanciato un allarme internazionale, coinvolgendo i media nonché
numerose personalità della cultura e della politica.
Contemporaneamente i deputati radicali - Pd depositavano
un'interrogazione urgente al Ministro degli Interni. Immediatamente
dopo la nuova aggressione, Gina Covaciu, moglie di Stelian, chiamava
ancora Roberto Malini del Gruppo EveryOne che, insieme a una
responsabile dell'associazione milanese Naga, allertava un'ambulanza
e le forze della polizia di stato, che accorrevano sul luogo
dell'agguato e conducevano l'uomo, pieno di contusioni e traumi
interni, sofferente e in stato confusionale, presso l'ospedale San
Paolo, dove veniva sottoposto ad esami e ricoverato. E' tuttora in
prognosi riservata. Dopo aver allertato il Partito Radicale, che
raccoglieva i particolari dell'avvenimento per agire a tutela delle
vittime sul piano politico, il Gruppo EveryOne contattava la questura
centrale per assicurarsi che le autorità formalizzassero la denuncia
di aggressione ed effettuassero indagini scrupolose. "Quando Gina ci
ha chiamato," riferiscono i leader del Gruppo EveryOne Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "era talmente agitata e
disperata che faticava ad articolare discorsi comprensibili. Vicino a
lei, Stelian si lamentava, pronunciando parole sconnesse. Quando la
donna si è calmata, ci ha raccontato i particolari dell'agguato. Gli
stessi energumeni che avevano picchiato, insultato e minacciato i
Covaciu si trovavano ancora davanti a loro. Stavolta però erano scesi
da un'auto della polizia, in divisa e armati di manganelli. Dopo la
prima aggressione, la piccola Rebecca, che è una ragazzina molto
intelligente e intuitiva, ci aveva già detto che gli aguzzini della
sua famiglia indossavano guanti simili a quelli che indossano i
poliziotti. Sospettavamo che avesse ragione, anche perché un numero
crescente di Rom ci segnala di questi tempi un comportamento violento
o intimidatorio da parte delle forze dell'ordine, ma speravamo di
sbagliarci. L'ipotesi più grave, invece, è stata confermata dai fatti
e gli agenti razzisti hanno colpito ancora". Questa volta, però, la
violenza degli uomini in divisa si è concentrata su Stelian. La loro
azione brutale si svolgeva in piazza Tirana, nei pressi della
Stazione San Cristoforo, dove la famiglia vive all'interno di un
riparo di emergenza, fatto di teli e cartone. "Gli agenti si sono
avvicinati all'uomo," proseguono i leader EveryOne, "e l'hanno
apostrofato con un tono minaccioso: 'Ci riconosci? Hai fatto un
errore a parlare con i giornalisti, un errore che non devi ripetere'.
Quindi hanno cominciato a picchiarlo con cieca violenza, sia con i
pugni che con i manganelli, riducendolo in condizioni penose. Quindi,
mentre Stelian era a terra, l'hanno insultato e minacciato: 'Non
raccontarlo a nessuno o per te saranno guai ancora maggiori'. Quando
i due picchiatori si sono allontanati, Gina, i figli e alcuni
concittadini di Stelian l'hanno soccorso. Lui si lamentava ed era in
evidente stato di shock". Intanto un'attivista sopraggiungeva sul
posto e raccoglieva numerose testimonianze da parte dei Rom che
vivono nei dintorni della stazione di San Cristoforo, che
confermavano le parole di Gina Covaciu ovvero che due poliziotti in
divisa, scesi da un'auto della polizia, erano gli autori del violento
pestaggio. "E' necessario che si ponga fine a questa persecuzione, "
concludono gli attivisti, "perché il diffondersi dell'odio razziale,
di cui sono latori politici e numerosi media, ha scatenato una
sequenza impressionante di atti di violenza nei confronti dei
cittadini Rom. Sappiamo che le forze dell'ordine sono formate per la
maggior parte da agenti che operano seguendo il codice etico europeo.
Ci appelliamo anche a loro affinché i razzisti e i violenti siano
isolati e perseguiti, mentre le famiglie Rom, che rappresentano la
parte più vulnerabile della società, siano protette. La violenza
contro i Rom e le intimidazioni nei confronti degli attivisti che si
battono per i diritti dei 'nomadi' crescono, in Italia, ogni giorno
che passa. Famiglie intere vengono braccate fin sotto i ponti, nelle
case abbandonate, nei parchi. Forze dell'ordine, sindaci e assessori-
sceriffi, squadristi e giustizieri hanno scatenato una caccia
all'uomo tanto feroce quanto irrazionale. I Rom vengono costretti a
fuggire da un luogo all'altro, privati di qualsiasi forma di
sostentamento - dall'elemosina ai servizi di strada - ridotti a
fuggiaschi disperati, affamati, malati, senza alcun diritto. Nedo
Fiano, Piero Terracina, Goffredo Bezzechi, Tamara Deuel, Mirjam
Pinkhof, tutti sopravissuti all'Olocausto, avvertono con
preoccupazione i cittadini europei affinché non cedano alle seduzioni
del razzismo e paragonano la persecuzione dei Rom agli anni della
Shoah, gli sgomberi e le spedizioni punitive ai pogrom. Rebecca, la
figlia 12enne, di Stelian, è un grande talento, che l'Unicef ha
premiato proprio nel 2008, ma che l'Italia punisce ogni giorno con il
veleno dell'emarginazione, della povertà, dell'odio e della violenza.
Un Paese che si rende colpevole di una simile ingiustizia, un paese
che accetta tanta violenza, tanta crudeltà verso un intero popolo è
un paese imbarbarito, è un Paese che ha perso la strada dei Diritti
Umani ed è vicino a una crisi dei valori tanto grave da essere
paragonata all'Italia delle leggi razziali, dei manganelli, delle
camicie nere e dei treni per Auschwitz".
Siti consigliati:
www.lasvolta. org www.brahmaweb. net
www.partitoumanista.it
MILANO CITTA’ APERTA LIBERA E ACCGLIENTE
Siamo donne e uomini, cittadini italiani e cittadini stranieri che hanno deciso di essere in piazza insieme per offrire alla nostra città una occasione di festa, di riflessione e di conoscenza reciproca.
Con tante voci vogliamo rompere il silenzio pesante che da troppo tempo incombe a Milano su episodi drammatici che per decisioni del Governo ricadono su individui e comunità che nelle nostre città hanno radicato le loro speranze di una vita migliore.
Retate sui mezzi pubblici, ronde notturne, espulsione dagli alloggi, campagne contro le moschee, sgomberi violenti, schedature etniche di rom e sinti: sono solo alcuni esempi di un crescendo impressionante che vede misure legislative e scelte governative che vogliono l’esercito nelle strade, la reclusione nei Cpt fino a 18 mesi e la criminalizzazione degli irregolari.
Eppure nella nostra città la società multietnica è ormai una realtà: italiani o stranieri, cristiani, musulmani o non credenti, viviamo tutti qui, frequentiamo le stesse scuole, lavoriamo fianco a fianco e facciamo tutti la stessa fatica per tirare a fine mese.
Siamo consapevoli che Milano, come molte altre città, è attraversata da manifestazioni sempre più evidenti di disgregazione sociale che colpiscono soprattutto i quartieri periferici, ma proprio perché viviamo in questa città e ne conosciamo i problemi, siamo convinti che per farvi fronte, legalità e sicurezza non possono essere interpretate solo come controllo e repressione.
La sicurezza va intesa come un sistema di garanzie per difendere i diritti umani: il diritto alla salute, all’educazione, al lavoro, alla casa, alla libertà di espressione.
La sfida è mettere in campo politiche urbane, abitative, sociali, culturali in grado di produrre solidarietà, partecipazione e rispetto dei diritti, attraverso percorsi democratici e condivisi.
Ci sono molti amministratori, forze politiche e mezzi di comunicazione che oggi continuano a seminare ostilità e conflitti, indicando negli stranieri e nei poveri il capro espiatorio per tutti i problemi sociali, economici e urbani che determinano la condizione precaria di ognuno di noi, gettando un’ombra inquietante sul presente e sul futuro della nostra comunità.
Una società che imbocca la strada della xenofobia e del razzismo diventerà sempre più insicura e invivibile, perché la sicurezza non può nascere dall’emarginazione, ma dall’accoglienza e dal riconoscimento dei diritti di tutti sulla base di valori irrinunciabili:
- i principi di uguaglianza, di rispetto delle diversità e di giustizia sociale, presenti nella Costituzione italiana, devono vivere concretamente nelle politiche e nelle azioni amministrative.
- Non si possono imporre regole speciali che violino il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi.
È necessario che si levino mille e mille voci per chiedere:
- abolizione della legge Bossi – Fini perché costringe alla clandestinità
- regolarizzazione di tutti coloro che lavorano e vivono in Italia
- tempi certi e rapidi per il rilascio dei documenti senza tassazione e con trasferimento delle competenze agli enti locali
- introduzione di una legge organica per i richiedenti asilo politico e umanitario
- no al pacchetto sicurezza
- no al reato di immigrazione clandestina
- chiusura dei CTP per sostituirli con centri di prima accoglienza.
22 Giugno 2008 Giornata Mondiale sciopero della fame ....
http://it.youtube.com/watch?v
Appello della campagna “L’Europa dice no allo scudo spaziale”
Il governo degli Stati Uniti vuole installare una base radar in Repubblica Ceca, come parte del sistema di difesa antimissile detto “Scudo spaziale”. Lo scudo spaziale è un’arma di offesa e uno strumento per il dominio globale attraverso la militarizzazione e il controllo dello spazio. L’installazione della base radar in Repubblica Ceca è solo il primo passo e ha già causato un aumento delle tensioni internazionali e la ripresa della corsa agli armamenti, ricreando un’atmosfera da “guerra fredda”. Il progetto è avvolto in un alone di mistero, con accordi segreti tra gli Stati Uniti e vari paesi europei, tagliando fuori l’opinione pubblica e gli stessi Parlamenti, com’è avvenuto in Italia. La lotta contro questo progetto non riguarda solo la Repubblica Ceca (dove il 70% della popolazione è contraria alla base radar), ma deve estendersi a tutta l’Europa. Non possiamo permettere ai nostri politici di assecondare la folle intenzione degli Stati Uniti di trasformare l’Europa nel teatro di una possibile guerra nucleare, minacciando la pace e la sopravvivenza stessa dell’umanità. Il 13 maggio Jan Tamas e Jan Bednar, del movimento ceco contro la base radar USA, hanno iniziato uno sciopero della fame e varie città europee - Parigi, Madrid, Roma, Atene, Berlino, Bruxelles, Amsterdam, Copenhagen, Budapest, Zurigo, Tolosa, Malaga, Porto, Colonia, Milano, Trieste e Torino - si sono unite alla protesta portata avanti a Praga con diverse iniziative di denuncia e solidarietà. Vi invitiamo a sostenere ed allargare questa protesta nonviolenta, per formare una rete ampia e far pressione sul nostro governo perché prenda una posizione chiara contro lo scudo spaziale e a favore di un’Europa senza basi militari e armi nucleari. Come primo passo si può firmare e diffondere la petizione on-line al link www.nonviolence.cz, per chiedere che l’installazione della base radar in Repubblica Ceca venga sottoposta a referendum. Nel sito si trova anche informazione aggiornata sulla campagna. Per adesioni: adesioninoscudo@gmail.com Prime adesioni: Mondo senza guerre, Centro delle culture, La Comunità per lo sviluppo umano, Partito Umanista, Unaltromondo onlus, Sviluppo Umano, Cammini aperti, Rete Lilliput (Vicenza), Sinistra Critica (Trieste), Rifondazione Comunista (Trieste), Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia, Rete artisti contro le guerre (Trieste), Arci (Trieste), Dennis Visioli (assessore alla pace della provincia di Trieste) Alfonso Navarra, Lega per il disarmo unilaterale, Mariella Cao, Comitato sardo Gettiamo le Basi, Alessandro Rizzo, Berretti Bianchi, Basilio Rizzo, consigliere comunale Uniti con Dario Fo (Milano), Rete No War Roma e Lazio, Giulietto Chiesa, Comitato promotore Legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali, le basi e le servitù militari, Rete semprecontrolaguerra, Disarmiamoli
Presidio-Evento solidarietà con Il Popolo Tibetano
Associazioni e cantanti, insieme per realizzare il simbolo della pace
PRESIDIO-EVENTO DI SOLIDARIETA'
CON IL POPOLO TIBETANO
Sabato 19 aprile 2008 ore 17.00, p.zza DuomoSabato 19 aprile alle ore 17 in piazza Duomo le associazioni Students for a free Tibet, Centro delle Culture, la Casa del Tibet e Italia-Tibet, insieme alla Nazionale Italiana Cantanti, organizzano un evento di solidarietà con il popolo tibetano per ribadire il proprio sì alla pace e al dialogo tra i popoli.
Obiettivo dell'evento è riportare l’armonia tra la comunità tibetana e quella cinese. Per questo a ogni partecipante verrà offerto un palloncino colorato e chiesto di unirsi alla creazione di un grande simbolo della pace umano con i colori della bandiera del Tibet. Dopo la creazione del simbolo, i palloncini verranno liberati rappresentando simbolicamente la speranza della risoluzione di questo e di tutti i conflitti.
Durante l'evento sarà letto il messaggio di pace che il Dalai Lama ha rivolto al popolo e al governo cinese e verrà esposta una gigantesca bandiera tibetana.
Mentre la fiaccola olimpica prosegue il suo viaggio verso la Cina, tra manifestazioni represse, censure, imbarazzanti silenzi dei governi e violazioni dei diritti umani, l'evento vuole dare dare voce al dialogo e alla nonviolenza come unica soluzione ai tanti conflitti che ancora affliggono il nostro pianeta.
Siete tutti invitati ad intervenire partecipando alla creazione del simbolo della pace.
Promuovono:
Students for a free Tibet
Centro delle Culture Milano
Nazionale Italiana Cantanti
Casa del Tibet
Associazione Italia-Tibet
Ad oggi hanno aderito:
Per informazioni e adesioni:
Dhundup Chomphel Gelek
Presidente Students for a Free Tibet
cell. 3477922346
Allegato | Descrizione |
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LISTA " Per il bene comune""
votare e far votare anche nelle altre regioni la
Lista “Per il bene comune”.
- pace e disarmo;
- uguali diritti e opportunità per tutti;
- istruzione e sanità di buon livello e gratuita ed accessibile a tutti;
- difesa dell’ambiente, rilancio delle energie rinnovabili;
- abolizione delle Leggi Biagi e Treu, abbattimento della precarietà e sicurezza sul lavoro;
- risoluzione dei conflitti d’interessi tra incarici politici, mediatici e proprietà economiche;
democrazia reale, diretta e partecipata, responsabilità politica e
decentramento del potere; - risoluzione dell’emergenza abitativa;
- abolizione della Legge Bossi-Fini e chiusura dei CPT;
- no alle grandi opere inutili e dannose come il Tav in Val di Susa, il Ponte sullo Stretto, i rigassificatori e i ermovalorizzatori;
- riaffermazione della laicità dello Stato.
Superando lo sbarramento elettorale e grazie al meccanismo dei resti, in una grossa Regione come il Piemonte, si potrebbero promuovere anche 2 deputati! Per questo motivo è possibile, votando la lista in ogni
regione d'Italia, contribuire a superare lo sbarramento elettorale, necessario affinché possa esserci una speranza di ottenere un eletto umanista a Torino.
Obbiettivo raggiunto per la legge sul disarmo nucleare...
Obbiettivo raggiunto per la legge di iniziativa popolare sul disarmo nucleare
sabato 29 marzo 2008
Il 28 Marzo 2007 sono state depositate alla Camera dei Deputati 67.248 firme valide per la proposta di legge "Un Futuro senza Atomiche".
Le firme raccolte sono in realtà molte di più: ad oggi oltre 70.000 e continuano ad arrivare.
La Campagna, iniziata nell'ottobre 2007 per promuovere una legge di iniziativa popolare che dichiari l'Italia zona libera da armi nucleari, intanto continua: Non appena si saranno insediate le nuove Camere uscite dall'elezione di aprile la nostra proposta di legge sarà protocollata con un nuovo numero e comincerà il suo percorso. Inoltre verrà inviata una lettera individuale a ciascun parlamentare e ogni comitato potrà contattare gli eletti della propria zona, rafforzando la richiesta di sostegno alla legge.
Altre informazioni nel sito: www.unfuturosenzato miche.org
gruppo umanista davanti ambasciata USA a Milano presidio fatto nel 2007.
Manifestazione a Taranto "Ambiente"
Oggi è nato un nuovo potere a Taranto: l'opinione pubblica ambientale.
Finalmente migliaia di persone per le strade: una incredibile voglia di
cambiamento ha contagiato bambini, ragazzi e adulti. A manifestare
contro l'inquinamento,
assieme all'Associazione BAMBINI CONTRO
L'INQUINAMENTO, c'era la gente comune, quella che si chiede se stiamo
veramente mangiando formaggio o mozzarella alla diossina.
Da domani le Amministrazioni pubbliche e gli "inquinatori" non potranno
ignorare e men che meno deludere questo nuovo potere che sta nascendo
dalla società civile. Il neo assessore comunale all'ambiente, il dottor
Sebastiano Romeo, ha dichiarato che convocherà le Associazioni
ambientaliste il giorno 9 aprile. Sarà quella l'occasione per mettere
nero su bianco i passi concreti che l'Amministrazione civica farà per
rispondere alle aspettative della cittadinanza. PeaceLink riproporrà i
"dieci comandamenti" presentati in occasione del Convegno di
TarantoViva sulla "diossina nel sangue di tarantini". Tra essi,
la massima priorità va data a
* "Ridurre la quantità totale annuale di diossine emessa dalla
ciminiera E312 di Ilva",
* "Effettuare nell'Ilva il monitoraggio in continuo dei POPs
(Inquinanti Organici Persistenti), in particolare diossine e
PCB",
* "Ridurre al minimo le emissioni diffuse di fumi e polveri
contenenti inquinanti in tutta l'area a grande rischio
ambientale",
* "Estendere il monitoraggio degli alimenti, del sangue e del
latte materno",
* "Porre limiti al pascolo nelle aree inquinate".
Confortati dalla straordinaria giornata di mobilitazione, ribadiamo che
per abbattere il mostruoso inquinamento che ci sovrasta serve un
progetto completo, con persone autorevoli e competenze di alto livello.
La strada imboccata dall'Arpa Puglia ci dà fiducia. Ma, attenzione, da
ora in poi la fiducia non va più riposta nelle promesse di "buona
volontà" delle aziende. Associazioni e movimenti stanno facendo la loro
parte, da apripista, ora tocca alle Istituzioni garantire che a Taranto
non si mangi più "pane e diossina". Occorre punire i "politici alla
diossina". Invitiamo i cittadini a non votare più quei partiti che sono
scesi a compromessi con gli inquinantori. Norme permissive e sciagurate
omissioni in campo ambientale hanno portato Taranto sull'orlo del
baratro sanitario. Adesso basta: non votiamoli più.
Per PeaceLink
Biagio De Marzo
Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it
http://www.tarantosociale.org
E' nato un nuovo potere a Taranto: l'opinione pubblica ambientale
Tomas Hirsch La fine della preistoria
LA FINE DELLA PREISTORIA
Un cammino verso la libertà
PREFAZIONE DI EVO MORALES,
PRESIDENTE DELLA BOLIVIA
In questo libro, Tomás Hirsch esamina un pianeta la cui situazione non consente più di pensare in termini isolazionisti o campanilisti. È una situazione caotica, pericolosa e profondamente iniqua che sta conducendo l’umanità verso guerre, crisi energetiche e impoverimento generalizzato. L’autore definisce la situazione mondiale come la crisi terminale legata alla fine dell’attuale civiltà materialista, mette in guardia sulla minaccia costituita dal suo crollo ed elabora proposte per evitare un collasso che potrebbe assumere caratteristiche traumatiche, soprattutto per i gruppi sociali più svantaggiati.
La sfida dei popoli è prendere atto della direzione presa dalla globalizzazione e dal modello neoliberista, riprendersi il potere che troppo a lungo è stato delegato a “capi” e “leader” che non rappresentavano la base, operando un cambiamento a partire dal basso, dalle comunità locali.
Sin dall’inizio del saggio, Hirsch indaga sulle radici della violenza che permea tutto il sistema sociale. “La violenza fisica, razziale, religiosa, psicologica, sessuale e soprattutto economica, derivata dall’ingiustizia sociale e dalla disuguaglianza di diritti e opportunità, è arrivata fino al presente come un sinistro lascito. È possibile sradicare una volta per tutte la maledizione della violenza dalle società umane?”. Sì, è possibile, nonostante finora i movimenti politici e le minoranze arroccate al potere si siano mossi per sfruttare tale violenza anziché debellarla. Con un occhio di riguardo alla situazione latinoamericana, Hirsch denuncia situazioni di dittatura politica ma soprattutto economica, all’interno delle quali i popoli vengono ridotti in uno stato di schiavitù. Da qui – dal basso, dal micro, dall’individuo - deve nascere e svilupparsi il cambiamento, la rinascita che porrà al centro l’uomo, i suoi diritti e le sue esigenze primarie e getterà le basi di un nuovo rapporto tra capitale e lavoro, rivalutando l’importanza e la dignità produttiva dei lavoratori.
L’inversione di rotta non potrà venire dalle destre, ma nemmeno dalle sinistre totalitarie. Quando “Mao lanciò la rivoluzione culturale, disse: ‘Che mille fiori fioriscano’. Lo slogan suonava bene, però poi si affrettarono a precisare che tutti i fiori dovevano essere uguali”. Questo appiattimento annulla l’umanità, che non è fatta di assoluti, ma di sfumature e diversità. Il riscatto dei popoli non è utopico poiché la rivolta alla subordinazione è profondamente insita nell’essere umano. L’uomo anela alla libertà e a imprigionarlo ora non sono soltanto i limiti naturali, verso i quali da sempre si ribella, ma anche i giganteschi ingranaggi bellici e di potere.
Sta apparendo all’orizzonte un’ondata nuova, destinata a riscrivere la storia; appaiono le prime avvisaglie di un cambiamento epocale nel segno della nonviolenza che unirà elementi sociali e spirituali e segnerà la fine della preistoria violenta.
Tomás Hirsch (Santiago del Cile, 1956) è stato tra i fondatori del Partito Umanista, il primo partito legalizzato in Cile come strumento di lotta nonviolenta contro la dittatura di Pinochet.
Tutta la sua azione politica e sociale si ispira al pensiero di Mario Rodriguez Cobos, detto Silo, che Tomas Hirsch riconosce come sua guida spirituale da quando ha conosciuto il suo messaggio, all’inizio degli anni Settanta.
Tra il 1990 e il 1992 ha rappresentato il primo governo post-dittatura come ambasciatore cileno in Nuova Zelanda. È stato candidato alla Presidenza della Repubblica nelle elezioni del 1999 come rappresentante del Partito Umanista e nel 2005 a nome di Juntos Podemos Mas, la più amplia alleanza della sinistra cilena dai tempi di Allende,
Da allora Tomas Hirsch è diventato un personaggio noto e riconosciuto in tutta l’America Latina, ha partecipato a forum e incontri con presidenti come Lula, Ortega, Chavez e Morales. Con quest’ultimo ha stabilito una relazione di vicinanza e appoggio reciproco, rafforzata dalla presenza di Evo Morales al Secondo Forum Latinoamericano, svoltosi a La Paz nel novembre del 2007 e dalla stesura della prefazione di questo libro. Tomas Hirsch è inoltre l’unico politico cileno a sostenere la rivendicazione di uno sbocco al mare avanzata dalla Bolivia nei confronti del Cile.
Laura Nava
Ufficio stampa - Nuovi Mondi
+39.059.412. 607, cell.+39. 340.3094318
e-mail: nava@nuovimondi.info - ufficiostampa@nuovimondi.info
Presidio a Milano ore 16,30 Pzza della Scala per Tibet
Solidarietà con la protesta in Tibet.
Dopo le proteste dei monaci e della popolazione birmana represse nel
sangue pochi mesi fa, assistiamo di nuovo alla mobilitazione di un
popolo, quello tibetano, oppresso da cinquant’anni di vessazioni e
discriminazioni da parte della Cina. E purtroppo la risposta è ancora
brutale: carri armati per le strade, caccia all’uomo, morti e feriti,
oscuramento dell’informazione.
*Chiediamo al governo cinese le seguenti misure:*
*- *Fine immediata della repressione delle proteste pacifiche
- Ritiro dell’ultimatum ai manifestanti
- Ripresa immediata dei negoziati con i rappresentanti del Dalai Lama,
per arrivare al più presto ad una soluzione accettabile da entrambe le
parti.
*A livello internazionale chiediamo:*
- l’invio di osservatori che documentino, denuncino e fermino le
continue violazioni dei diritti umani in atto in Tibet
- la pressione sul governo cinese affinché fermi la repressione e
intavoli i negoziati.
- la minaccia di arrivare al boicottaggio delle Olimpiadi, se la Cina
non adotterà le misure richieste.
Partito Umanista
No War Day, Denuncia e impegno
"No War Day", denuncia e impegno
L’11 settembre 2001 un attentato terroristico causò la morte di 3.000 civili, in larga parte americani. Probabilmente, lo stesso giorno, qualche altro americano moriva perché privo dell’assistenza sanitaria, qualche altro veniva ucciso da un connazionale con un’arma da fuoco, qualche altro modernamente “giustiziato”, a migliaia venivano licenziati per mantenere libero il mercato, e così via...
Larga parte della popolazione mondiale, lo stesso giorno, pativa la fame, la sete, le malattie e ne moriva... Palestinesi si armavano o si promettevano al martirio e israeliani si adoperavano per martirizzare, morendone entrambi... e così via... insomma, un giorno di ordinaria amministrazione per molti e di buoni affari per pochi.
Però, da quel giorno in poi, si fece insistente la voce che era necessaria una guerra, una guerra per porre fine a questa scocciante minaccia che è il terrorismo e vivere finalmente secondo il modello occidentale. “L’unico modello! Democratico! Libero! E in definitiva il migliore. La guerra! La risposta alle barbarie!”.
Fu così che si invase l’Afghanistan, poi l’Iraq. Nel 2004 quella guerra arrivò anche in Europa, prima a Madrid e poi a Londra. Un’Europa che ancora si domandava incredula sulla guerra dei primi anni Novanta nella ex-Jugoslavia.
Ma la buona gente non ci stava, manifestava, a milioni scesero in piazza opponendosi a questa logica dell’occhio per occhio, sapendo bene che, in definitiva, dalla violenza non nascerà mai la pace.
E allora iniziarono a cercare di convincere queste persone che ci sono guerre e guerre, tutte brutte, per carità... alcune però necessarie... E allora per darcela a bere parlarono di guerra lampo: “Ti faccio male ma smetto subito”; di guerra chirurgica: “Ti asporto il male di netto e passa tutto”... salvo poi dimenticarsi le pinze nell’addome! Guerra umanitaria! “Ora sì che abbiamo ragione di farla questa guerra!”, vogliono farci credere,...è umanitaria! “A fin di bene ti massacro, e se mi riesce ti rianimo, se poi muori, mi spiace...tanto, lo giuro”.
E ora ci parlano di armi nucleari...
Ma a chi vogliono fare paura? Ai cosiddetti “cattivi”? A chi desidera la pace per sé e per gli altri? Forse a tutti...
In questi giorni non si sente parlare che di vita. Si fa a gara a chi la difende di più. E di sicurezza... Telecamere, più polizia, più armi, pene più severe!
MA DI QUALE SICUREZZA CI PARLANO? DI QUALE VITA? LA NOSTRA O LA LORO?
Di certo con una legge elettorale come questa la loro di vita la difendono benissimo, ed è molto più sicura! La domanda è: fino a quando?
Il Partito umanista esiste dagli ‘80, e quando e dove ha potuto si è presentato alle elezioni perché nel voto si potesse esprimere un’opportunità non-violenta alla disastrosa direzione degli avvenimenti.
Piccolo partito, ci dicono... E’ vero, ma che possibilità ha di esprimersi e crescere? Soprattutto, con quelli grandi, ce la passiamo forse meglio?
Utopici. Questo, a dir la verità, ce lo dicono un po’ meno oggi...
Sanità ed educazione gratuita e di buon livello per tutti è quello che chiedevamo e chiediamo. Una democrazia partecipativa dove venga chiesto alle persone se vogliono partecipare ad una guerra o preferiscono dare un’opportunità alla pace.
Dove, in definitiva, si possa esprimere la libera scelta di ogni individuo di decidere della propria vita.
Diamo un'opportunità alla pace!
Appello a tutte le forza politiche che partecipano alle prossime elezioni
e che credono alla pace e alla nonviolenza
DIAMO UN’OPPORTUNITÀ ALLA PACE!
- il ritiro delle truppe d’invasione
La salvezza fuori dal tempio di Daniela Tuscano
martedì 11 marzo 2008
La salvezza fuori dal tempio
Guerriero che in terra straniera
porti la gloria
sangue non vuoi spargere
ma armi indossi con
falsa divisa.
Intero premio del tuo valore
m’inchino!
Indifferenza dono a
miserabili generali
con capo avvolto
senz’ anima
e che il cuor venduto
al poter sovrano!
Che storia sia!
Con occhi ardenti t’osservo
fra braccia mie voglio stringerti
al tuo ritorno
gioendo alla sorte di
vera libertà ottenuta.
by donatella camatta
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Forum Europeo Umanista a Milano il 17-18-19 Ottobre 2008
Forum Europeo
Milano 17.18.19 ottobre 2008
"La Forza della Noviolenza"
- Economia alternativa
- Anti-discriminazione
- Diritti umani
- Culture, migrazioni e cooperazione internazionale
- Arte ed espressioni popolari
- Ecologia e Ambiente
- Pace e Disarmo
- Sanità
- Educazione
- Mezzi di comunicazione
- Movimento studentesco
- Religiosità e spiritualità
- Tecnologia digitale
- Partiti politici
- Nuove generazioni
- La menzogna dell'informazione
- Luisa Morgantini Italy - Vice-president of the European Parliament
- Giulietto Chiesa Italy . Member of the European Parliament
- Giorgio Schultze Italy - Spokesperson for New Humanism in Europe
- Jan Tamas Czech Republic - Spokesperson for the "No to the Bases" movement in the Czech Republic
- Hans Kristensen USA - Director, Nuclear Information Project, Federation of American Scientists.
- Angelo Baracca Italy - professor of physics at Florence University
- Rita Borsellino Italy - Progetto L'altra Storia
- Pina Grassi Italy - ADDIO PIZZO e Libero Futuro, Associazione antiracket Libero Grassi
- Giovanni Impastato Italy - Associazione Peppino Impastato-Casa Memoria di Cinisi
- Claudio Fragasso Italy - director
- Noam Livne Israel - "refusnik" and anti-militarism activist
- Giorgio Forti Italy - Network of Jews Against Occupation
- Monica Czyza Spain - Center of Cultures of Barcelona
- Mohammed Bakri Palestine - director and actor
- Angelica Romano Italy - Peace, Disarmament and Demilitarization Committee, Naple
NO Guerra 15 Marzo a Milano ore 15,30
Cinque anni dopo l'invasione dell' Iraq..
IL PARLAMENTO LO CHIAMA " MISSIONE DI PACE"
Unisciti alla voce della Gente chiede Diritti, Dignità fine della Violenza!!
Umanisti in Europa
La situazione dell'Europa di oggi è un disastro:
Privatizza la salute e l'educazione, trasformando i diritti di tutti in buoni affari per pochi
Ha convertito l'immigrazione in una nuova forma di schiavitù, installando l'esclusione e la discriminazione nel seno della società
Si è fatta complice della folle corsa agli armamenti e della criminale invasione di territori, ammettendo al proprio interno il potere distruttivo nucleare che pone il mondo sull'orlo della catastrofe
Col pretesto di proteggere dal terrorismo, installa meccanismi di controllo progressivo che, nel nome della sicurezza, uccidono la libertà della gente
Infine, ha svuotato di contenuto la democrazia sottomettendo la gente alla manipolazione da parte di poteri economici crescenti e dei mezzi di comunicazione al loro servizio.
Smantellare gli arsenali nucleari, come si propone nella campagna per il disarmo nucleare mondiale lanciata da Silo. Questa è la massima urgenza del momento attuale.
Ritirare immediatamente tutte le truppe europee che stanno invadendo o partecipando all'invasione di territori stranieri
Uscita dei paesi europei dalla NATO e chiusura delle sue basi in territorio europeo
garantire salute ed educazione gratuite e di qualità per tutte le persone che vivono in Europa
Cancellare le leggi sull'immigrazione e chiudere tutti i centri di detenzione. Dare priorità a una cooperazione internazionale reale, non soggetta alle leggi del mercato
Cancellare le leggi antiterrorismo
Garantire l'esercizio della democrazia reale attraverso leggi di responsabilità politica, la decentralizzazione del potere e il rispetto delle minoranze.
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NOtizie: Afghanistan" Ucciso un militare italiano..." Iran..
AFGHANISTAN: UCCISO UN MILITARE ITALIANO
ROMA - Un militare italiano e' stato ucciso vicino Kabul ed un altro
soldato e' ferito. I due militari, entrambi dell'Esercito, sono rimasti
coinvolti in un attacco con armi da fuoco portatili mentre stavano
svolgendo una missione nel distretto di Uzeebin, a circa 60 chilometri
da
Kabul. Lo scontro a fuoco, ricostruisce lo Stato maggiore della Difesa,
è
avvenuto alle 15 locali (le 11.30 in Italia), nei pressi della località
di
Rudbar, nella zona di responsabilità italiana. "Militari italiani della
Task Force Surobi, in attività di cooperazione civile e militare e
sostegno sanitario alla popolazione, sono stati fatti segno di alcuni
colpi di arma da fuoco portatili da parte di elementi armati ostili a
cui
i militari italiani hanno risposto", si legge in una nota dello Stato
maggiore della Difesa. "A seguito dello scontro - aggiunge il
comunicato -
un militare italiano è deceduto mentre un secondo risulta leggermente
ferito". E' in corso il trasporto presso l'ospedale militare francese
di
Camp Warehouse, a Kabul.
IRAN. RADICALI MOBILITATI PER SALVARE DUE RAGAZZI GAY
In pochi giorni oltre 12.500 persone hanno sottoscritto la petizione (www.petitiononline.com/iranga
I due ragazzi, di 18 e 19 anni sono stati arrestati a Sardasht, nell'Azerbaijan Iraniano, lo scorso 23 gennaio, con le accuse di "mohareb" e "lavat" (essere nemici di Allah e sodomia); hanno confessato, sotto tortura, di amarsi e rischiano ora la pena di morte.
Il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito con Nessuno tocchi Caino aderisce all'iniziativa del Gruppo EveryOne che ha indirizzato una lettera ad Abolfazl Zohrevand, Ambasciatore in Italia della Repubblica Islamica dell'Iran, in cui si chiede un incontro urgente per discutere del caso dei due giovani, che sta suscitando clamore in tutto il mondo, e della preoccupante situazione sulla violazione dei diritti umani in corso nel Paese.
194: PRESIDIO OGGI A MILANO IN PIAZZA SAN BABILA ALLE 17,30
194: PRESIDIO OGGI IN PIAZZA SAN BABILA ALLE 17,30
/COMUNICATO STAMPA del 14/02/2008/
*IN DIFESA DELLA LEGGE 194 E DEI DIRITTI DELLE DONNE*
Il Partito Umanista aderisce al presidio convocato per oggi
in San
Babila per manifestare la profonda indignazione per ciò che
è successo
al POliclinico di Napoli: una telefonata anonima è bastata
a mandare i
poliziotti in ospedale a interrogare e maltrattare una
donna che aveva
compiuto una scelta così difficile, come quella
dell'aborto.
La vicenda di Napoli e' inquallificabile da ogni punto di
vista, e' un
atto vigliacco e intimidatorio:
-calpesta la dignita' delle donne, di tutte le donne, in un
momento
particolare di grande solitudine e sofferenza.
-l'irruzione gratuita delle forze dell'ordine offende anche
la
professionalita' dei medici che avevano unicamente
applicato la legge.
-la stessa modalita' adottata sulla base di una pura
denuncia anonima,
esprime violenza, ottusita', prevaricazione.
Esprimiamo la più sentita solidarietà a Silvana, e
veglieremo sulla 194
in Lombardia:
Proponiamo per l'8 marzo una manifestazione nazionale per i
diritti
delle donne.
Partito Umanista Milano
solidarietà alla protesta nonviolenta in Birmania
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No dal Molin ...sabato 15 settembre 2007
azioni dirette contro costruzione
nuovabase Usa
COMUNICATO STAMPA
NO DAL MOLIN: SABATO AL VIA LAVORI PER LA COSTRUZIONE DEL
PARCO PUBBLICO DELL’ALTROCOMUNE ALL’INTERNO
DELL’AEROPORTO DAL MOLIN
Nonostante il parere favorevole del Governo Prodi alla
costruzione della nuova installazione militare a Vicenza, la
vicenda Dal Molin non è affatto chiusa. E’ in corso in
questi giorni, infatti, la settimana di mobilitazione del
Presidio Permanente, con l’apertura del Festival e del
campeggio, dove giungono ospiti da tutta Italia.
Il 13, 14 e 15 settembre si svolgeranno le azioni dirette
volte a dimostrare la determinazione del movimento vicentino
e a rimettere in discussione la realizzazione
dell’installazione militare.
La più importante, quella di Sabato 15, avrà come
obiettivo proprio l’aeroporto Dal Molin dove arriverà il
corteo che partirà dall’area in cui si svolge il
Festival. «Vogliamo iniziare i lavori di costruzione del
nuovo parco pubblico al Dal Molin – dichiarano da Presidio
Permanente contro la costruzione della nuova base Usa.
L’obiettivo degli organizzatori è entrare
nell’aeroporto in cui è prevista la realizzazione del
progetto statunitense e piantare decine di pini. La
manifestazione servirà anche ad ispezionare il terreno su
cui dovrebbe sorgere la nuova base per verificare se siano
già iniziati lavori di bonifica e sminamento.
Giovedì 13, invece, i vicentini contrari alla nuova base
contesteranno ancora una volta il Sindaco Hullweck,
colpevole di aver svenduto la città e di aver recentemente
definito “barbari” coloro che si oppongono alla
realizzazione del progetto. L’Altrocomune dichiarerà la
Giunta pericolante ed il Sindaco non rappresentativo della
volontà della comunità locale.
Venerdì 14 sarà la volta della caserma Ederle, sede
logistica e gestionale della 173° Brigata Aerotrasportata
statunitense; i vicentini intendono dimostrare di essere in
grado, in qualunque momento, di limitare l’operatività
della base di guerra.
Presidio Permanente, Vicenza, 11 settembre 2007
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Presidio Permanente No Dal Molin
Via Ponte Marchese - Vicenza
c.p. 303 36100 Vicenza
www.nodalmolin. it
IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI
Difendiamo la terra per un domani senza basi di guerra
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Per non dimenticare...
Per aver la Luce di Pace!
SAREMO D'ACCORDO QUANDO DIRAI:
"VOGLIO LA CAUSA GIUSTA, PERCHE'
RIFIUTO LA SOFFERENZA!" (Silo, Umanizzare la Terra)
11 settembre.....
Ieri almeno 147 cittadini sono stati arrestati e centinaia sono stati fatti oggetto di lancio di lacrimogeni e getti d'acqua da parte dei Carabinieri.
La manifestazione repressa, era stata convocata da Associazioni per i diritti umani, Familiari di detenuti desaparecidos (AFDD) e avevano aderito il Partito Comunista, il Partito Umanista, la Sinistra Cristiana e spezzoni della coalizione di governo. Tra gli arrestati vi sarebbero alcune decine di familiari di desaparecidos. La repressione si è scatenata quando la testa della manifestazione ha tentato di entrare nella Via Morandé (l'accesso principale della Moneda al tempo di Allende, ma considerata un luogo proibito da Bachelet) per lasciare un omaggio al Presidente.
La manifestazione, che poi si è conclusa al Cimitero Generale di Santiago, seguiva di dieci giorni il grande sciopero contro il neoliberismo conclusosi con la brutale repressione ordinata dalla Presidente Michelle Bachelet (Partito Socialista) che aveva causato oltre 700 arresti.
Oggi, 11 settembre, in teoria non ci sono manifestazioni autorizzate per ricordare Salvador Allende e le altre vittime dell'11 settembre, ma almeno una dozzina dovrebbero essere "tollerate" dal governo. Di nuovo la via Morandé sarà il luogo caldo. I GAP, la scorta del Presidente legittimo che lo difese fino all'ultimo istante, tenteranno di depositare una corona di fiori nel punto dal quale uscirono le salme di Don Salvador e i GAP stessi trucidati l'11 dai golpisti.
20 ottobre 2007 a Roma presentare il conto ..Scuola!
4 settembre 2007 a Torino
Per questo il comitato promuoverà azioni sia a Torino che nella altre città in concomitanza dei prossimi test di ammissione.
15 settembre 2007 a Vicenza Partito Umanista
Trasporti pubblici:No,agli adeguamenti tariffari automatici
Mamma Italiana con Velo....
MAMMA ITALIANA CON IL VELO AGGREDITA MENTRE PORTA LA FIGLIA ALLA SCUOLA ARABA: L’AGGRESSORE E’ ANCORA LIBERO, I MEZZI DI INFORMAZIONE SCELGONO IL SILENZIO
Le organizzazioni promotrici del progetto di integrazione L’ORA DEL Tè che promuove incontri periodici tra donne arabe e donne di altre nazionalità al fine di conoscere la cultura araba e attivare momenti di conoscenza e scambio culturale
DICHIARANO PIENA SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO ALLA DONNA AGGREDITA E ALLA SUA FAMIGLIA
E DENUCIANO
- L’assordante silenzio degli organi di informazione rispetto a un gravissimo fatto di violenza e di razzismo contrario al principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione Italiana e alle libertà soggettive garantite dall’ordinamento giuridico italiano.
- La negazione del diritto di cronaca e della libertà dell’informazione per tutti i cittadini ai cui gli organi di stampa dovrebbero garantire la divulgazione dei fatti invece che operare delle scelte ideologiche preventive: è infatti incontestabile che se l’aggressione fosse stata operata da un uomo musulmano ai danni di una donna italiana ne avrebbero parlato giornali, tg e trasmissioni televisive per settimane.
- La sussistenza di una minaccia di pericolo per l’incolumità fisica delle mamme e i bambini della scuola araba con cui dovranno convivere nel quartiere finchè il responsabile dell’aggressione non sarà stato assicurato alle forze dell’ordine.
CHIEDONO CHE I MEZZI DI INFORMAZIONE NE DIANO ADEGUATA NOTIZIA INFORMANDO I CITTADINI SULL’ACCADUTO E SULLO STATO DELLE INDAGINI IN CORSO PER INDIVIDUARE IL COLPEVOLE
Centro delle Culture, Associazione Antirazzista e Interetnica 3 Febbraio, Action for Peace Italia, Associaciòn Cultural de Chile, Associazione Todo Cambia, Associazione Insieme per la Pace, Retescuole, Partito Umanista.
Per informazioni sul progetto L’ORA DEL TE’ consultare il sito www.viaventuraquattro.net
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Scudo missilistico....
Dissenso Totale
Carlo Olivieri
Segreteria Programma e Documentazione
Diritto alla maternità cosciente!
A Volte Ritornano
A VOLTE RITORNANO
Scudo Missilistico
Dichiarazione mandata da Noam Chomsky a Jan Tamas , portavoce del Movimento Umanista contro le basi in Repubblica Ceca
Come Vivere nella metropoli " Dolore Innocente"
Relatori
Dott. Vito Mancuso (teologo);
Ing. Vittorio Carnemolla (progettista);
Arch. Mitzi Bollani (Vice Presidente Expert Group on Accessibilità – Commissione Europea);
Arch. Isabella T. Steffan (esperta in ergonomia e Design for All);
Don Massimiliano Sabbadini (Federazione Oratori Milanese);
Dott.ssa Laura Borghetto (Assoc. Labilita);
Dott. Gaetano Santonocito (AIAS – Monza);
Sede
DISSENSO TOTALE
Roma, 25 maggio 2007
del Partito Umanista
I maggio Dedicato..Noi Umanisti ci siamo sempre
dall'elenco mancano i disoccupati? !?!?...
Dedicato a chi combatte per un mondo migliore e per un sé stesso coerente.
Dedicato a chi crede che esistano
valori non negoziabili: la non-violenza, l’uguaglianza nei diritti, doveri ed opportunità, la ricchezza della diversità, la democrazia partecipativa, la libertà di espressione e di credenze.Dedicato a chi costruisce una vera alternativa, politica, sociale, sindacale, culturale, religiosa.
Daniela Tuscano
Ringraziano le associazioni comunita cinese Mi
Associazione Studio 3R
Circolo ARCI Baia del Re
Scuola d'italiano Driss Moussafir
Minacce a Emergency che lascia L'Afganistan
COMUNICATO STAMPA
Ulteriori minacce a Emergency che lascia l'Afganistan
Mercoledì 25 aprile funzionari di polizia afgani si sono presentati all'
ospedale di Emergency a Kabul intimando allo staff internazionale presente (tre
cittadini italiani, un belga e un cittadino elvetico) di «consegnare i
passaporti». La consegna è stata rifiutata.
Abbiamo chiesto e ottenuto la migliore collaborazione da parte dell'
Ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi e della responsabile della Unità di
Crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni.
Il personale di Emergency ha lasciato l'Afganistan sotto la responsabilità
dell'Ambasciata d' Italia, oggi giovedì 26 aprile.
Quest'ultimo grave episodio conferma come il governo afgano abbia perseguito
con ogni mezzo, nell'ultimo mese, l'obiettivo di espellere Emergency dall'
Afganistan: obiettivo ovviamente raggiungibile se i «servizi di sicurezza» di
un governo impiegano le loro forze, anche militarizzate, contro chi pratica la
non violenza.
Il signor Amrullah Saleh, capo dei servizi di sicurezza afgani, ha definito
Emergency una organizzazione «che sostiene i terroristi e addirittura i membri
di Al Queda in Afganistan». Per i poteri del signor Saleh, capo della polizia,
non si tratta di una diffamazione, ma di una minaccia: una chiara istigazione a
rendere la nostra associazione un obiettivo.
La detenzione, illegale e provocatoria dell'amministratore del personale dell'
ospedale di Emergency di Lashkar-gah, il signor Rahmatullah Hanefi, che ha
messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri esseri umani,
rientra in questo disegno del governo afgano.
Dal 1999 Emergency ha fornito assistenza medica e chirurgica di alto livello e
gratuita a oltre 1.500.000 cittadini afgani nei Centri chirurgici di Anabah,
Kabul e Lashkar-gah e nel Centro di maternità e medicina in Panshir, nelle 25
cliniche e posti di primo soccorso e nelle 6 cliniche nelle prigioni afgane.
Gli interventi di Emergency hanno come unico scopo la risposta ai bisogni
della popolazione, in particolare della popolazione civile, in particolare di
quanti – la quasi totalità – non potrebbero ricevere nessuna assistenza che non
fosse gratuita.
Questo dice, ben al di là del rammarico, la drammaticità della situazione che
si determina con la sospensione dell'attività in Afganistan. L'impossibilità di
permanenza del personale internazionale rende questi ospedali non in grado di
offrire servizi qualitativamente adeguati alle necessità dei pazienti. Non
possiamo assumerci la responsabilità di ingannare feriti e malati con illusioni
che determinerebbero danni.
Tuttavia, vogliamo che tutti i cittadini afgani sappiano che il signor
Amrullah Saleh, che ha diffuso accuse infamanti e terroristiche contro
Emergency e il suo staff, costringendoli a lasciare il paese, e il signor Hamid
Karzai, che ha ispirato e sostenuto la sua azione, saranno le sole persone da
biasimare se molti bambini, madri e uomini afgani soffriranno e addirittura
moriranno a causa della chiusura delle strutture sanitarie di Emergency nel
paese, strutture tanto estremamente necessarie quanto, altrettanto, apprezzate.
Non possiamo tacere la nostra convinzione che il governo italiano abbia
volutamente trascurato i fatti che con ogni evidenza tendevano a questo esito.
La nostra associazione è impegnata a ricercare le condizioni di una ripresa
delle sue attività in Afganistan.
Milano, 27 aprile 2007
Paola Feo
per il gruppo Emergency di Torino
tel. 011.530091 - 3289071915
Solidarietà a Emergency
Che in Afghanistan ci si stia per la guerra e non per la pace è del resto dimostrato dalla decisione italiana di inviare elicotteri Mangusta e nuove truppe, o da quella tedesca di inviare gli aerei Tornado. Nello stesso tempo si mette a repentaglio l'attività di un'organizzazione umanitaria come Emergency, la cui opera è evidente a tutti.
Oggi noi vogliamo ribadire la nostra ferma contrarietà a questa missione continuando a chiedere il ritiro delle truppe italiane come unica condizione possibile per cambiare prospettiva.
Fare finta di non sapere che la missione Isaf è nata per sostenere il governo di Karzai rappresenta una posizione indifendibile.
Pensiamo allo stesso tempo che il governo italiano debba fare di tutto per proteggere l'iniziativa di Emergency anche perché non si può utilizzare un'organizzazione quando fa comodo per poi scaricarla sotto le linee direttive dell'alleanza atlantica. E' anche una questione di dignità, umana prima che politica o nazionale.
Crediamo che il governo debba fare tutto il possibile, quello che ancora non sta facendo, per la liberazione di Rahmatullah Hanefi. Parole come quelle pronunciate dal responsabile della sicurezza del governo Karzai sono inaccettabili.
Anche noi riteniamo che non sarebbe pensabile un impegno di Emergency che non sia, come è stato dal 1999 a oggi, rivolto a offrire assistenza sanitaria a tutti coloro che ne hanno bisogno, solo in nome di questo bisogno, civili o combattenti, in totale indifferenza verso appartenenze o divise. Il governo italiano non può accettare l'intimidazione, noi non la accettiamo.
NO allo sgombero rifugiati politici Pco Forlanini
BASTA CON LE PERSECUZIONI
CONTRO GLI IMMIGRATI
No allo sgombero dei rifugiati politici dalla caserma abbandonata del Parco Forlanini
Nel settembre scorso un gruppo di oltre 200 tra eritrei ed etiopi arriva in Italia dopo un viaggio lungo e rischioso. Giunti a Milano, l'emergenza viene subito sollevata ed il Comune si occupa dell'inserimento nei dormitori di una parte di loro, mentre per altri 160 organizza un corso di italiano della durata di 10 giorni. Viene tollerata la loro presenza nella caserma abbandonata di Viale Forlanini. Già da tempo punto di ritrovo di senza tetto e immigrati, l’area è priva di servizi - acqua, luce, gas, riscaldamento e rimozione rifiuti. Ulteriori richieste effettuate al ministro per la solidarietà e al ministro degli interni rimangono inascoltate.
Lo sgombero dell’area di via Forlanini è imminente a causa di un progetto di allargamento del parco. La proposta del Comune di Milano è che gli immigrati si trasferiscano nei dormitori liberatisi dopo l'emergenza freddo. Tale soluzione non ha garanzie di continuità ed è prevista solo per una minoranza di loro (75) per un periodo di sei mesi, senza nessun percorso di inserimento. La caserma di viale Forlanini rischia così di diventare un’altra via Lecco, dove l’anno scorso i rifugiati hanno accettato di alloggiare nei dormitori e poi hanno ricevuto asilo solo per tre mesi: una tipica soluzione improvvisata a un dramma che si ripete di continuo.
Come misura immediata, chiediamo che si trovi una soluzione per TUTTI i rifugiati e sollecitiamo in particolare l’impegno concreto della Provincia di Milano, da cui è lecito aspettarsi una sensibilità particolare per un tema di diritti umani come questo.
Sappiamo che questo è in realtà un problema nazionale, data la mancanza di una legge quadro in proposito e sottolineiamo l’importanza di risolvere la questione generale con norme chiare, che assicurino pieni diritti ai rifugiati politici in Italia.
www.partitoumanista.it
Centro Umanista La Svolta
Lettera aperta agli abitanti del q.re P.Sarpi
LETTERA APERTA AGLI ABITANTI DEL QUARTIERE PAOLO SARPI
Oggi Presidio ore 15.00 Pzza Duomo a Milano
Il Centro delle Culture e
Partecipano al presidio di protesta indetto dalle associazioni cinesi che si realizzerà
mercoledì 18 aprile alle ore 15.00 in piazza Duomo a Milano
SOLIDARIETÀ CON LA COMUNITÀ CINESE
DI MILANO!
Il 12 aprile forse una donna è stata aggredita da vigili solerti che volevano multarla o forse un´etnia ha reagito all´esasperazione, prima ancora di definire le responsabilità, è necessario interrogarsi sulle cause che hanno portato a questa situazione.
Da vari anni le serrande dei negozi cinesi sono imbrattate quotidianamente da scritte razziste, e non solo in seguito a quello che è successo lo scorso giovedì. A molte finestre del quartiere sventolano bandiere con scritte che associano l´ingrosso all´illegalità. Le istituzioni prima hanno impedito lo scarico delle merci perché i camion intralciavano il traffico poi hanno vietato l´utilizzo dei carrelli mettendo regole e orari senza preoccuparsi di tradurle e tra poco verrà chiusa la via Paolo Sarpi al traffico al solo scopo di rendere ancora più difficile il commercio. Eppure sono state date licenze, vendute case e negozi ed esatto tasse. Chi non reagirebbe a questa persecuzione?
Cosa sta succedendo a questa città che nel giro di poco tempo chiude i phone center, organizza ronde anti-rom, vuole sgomberare i rifugiati politici del parco Forlanini e chiudere moschee e scuole arabe?
Questi fatti sono solo l´ennesima dimostrazione della discriminazione che ogni giorno vivono i cittadini immigrati a Milano.
In altre zone di Milano la tensione sta crescendo giorno per giorno avvicinandosi sempre di più ad un punto di rottura ed è necessario quanto prima che: consigli di zona, Comune, Provincia e Prefettura intervengano con un piano di integrazione e mediazione culturale, coinvolgendo le comunità etniche e le associazioni che le assistono, perseguendo lo sfruttamento, le vessazioni e la xenofobia.
Ufficio stampa PRESSenza
Franca Banti cell. 3357792718 - e-mail franca.banti@fastwebnet.it
Allegato | Descrizione |
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"DICO" la Chiesa deve fare un "salto di civiltà"
LA CHIESA DEVE FARE UN "SALTO DI CIVILTÀ"
33839. ROMA-ADISTA. I Dico non demoliscono la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio – che è in crisi per altri motivi – ma tentano di garantire i diritti e di far assumere maggiori responsabilità alle persone, sia eterosessuali che omosessuali, che scelgono la convivenza. È l’opinione del teologo Giannino Piana, intervistato da Adista mentre il dibattito sul disegno di legge sui diritti dei conviventi si fa sempre più serrato nella società e, soprattutto, nel mondo cattolico. Piana rifiuta di arruolarsi aprioristicamente fra i difensori del matrimonio a tutti i costi e sposta l’analisi sul piano della ragionevolezza, a partire dalla constatazione che la società, negli ultimi anni, ha subito profonde trasformazioni. E che la proposta dei Dico tenta di venire incontro e di interpretare tali trasformazioni.
Di seguito la nostra intervista a Giannino Piana.
D: Secondo lei i Dico sono realmente una minaccia per la famiglia tradizionale?
R: Non credo. I Dico rappresentano semplicemente il tentativo di garantire diritti e di far assumere doveri a soggetti che hanno scelto di vivere in "unioni civili". Il moltiplicarsi, negli ultimi decenni, di tali scelte rivela senza dubbio uno stato di crisi della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio; crisi le cui cause vanno ricercate in ben altre direzioni. I Dico sono semmai la conseguenza di questa situazione di disagio.
D: Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, ritiene che la crescita delle convivenze – prima o a prescindere dal matrimonio – sia dovuta soprattutto all’aumento della precarietà che colpisce soprattutto i giovani, sempre più in difficoltà a trovare un lavoro stabile e una casa in cui vivere. Lei come si spiega l’aumento delle convivenze e come valuta questo aspetto?
R: La ragione dell’aumento delle convivenze va ricercata in un concorso di fattori diversi, che meriterebbero una grande attenzione e che vanno ricondotti alle profonde e rapide trasformazioni strutturali e culturali che hanno caratterizzato la società in cui viviamo. Quanto afferma mons. Giudici è, al riguardo, pienamente condivisibile. Aggiungerei che ad alimentare il senso dell’insicurezza e della fragilità che conduce molti a privilegiare la convivenza vi è, da un lato, la complessità sociale, che allarga enormemente l’area delle conoscenze e delle relazioni – quanto più si estende le possibilità di scelta tanto più diventa difficile scegliere – e, dall’altro, fenomeni come l’individualismo e la cultura consumista, che attentano alla continuità delle relazioni rendendole sempre più precarie.
D: Il disegno di legge del governo equipara la convivenza eterosessuale a quella omosessuale. Questo passaggio è indigesto a quella parte di cattolici che si oppone al provvedimento. Perché gran parte del mondo cattolico, sostenuto in questo dal Magistero, non incoraggia ancora le unioni stabili fra persone dello stesso sesso quando è la stessa vita quotidiana ad offrirci non pochi casi di coppie omosessuali ben più unite e leali di tante eterosessuali?
R: Il pregiudizio verso l’omosessualità è ancora molto forte, e non solo nella Chiesa. Pur essendovi stato, anche in documenti ufficiali del Magistero, il riconoscimento che esiste un’omosessualità permanente, dunque in qualche misura strutturale, cioè contrassegnata da un vero e proprio modo di essere al mondo, sussiste tuttora una grande resistenza psicologica a riconoscere che l’omosessualità possa dare luogo a scelte di coppia e soprattutto che sia possibile, all’interno di tali coppie, vivere un rapporto affettivo vero e intenso. Il criterio che viene invocato non è quello della verifica della qualità della relazione, della sua autenticità e profondità; è un criterio estrinseco che tende a penalizzare, oggettivamente e in partenza, lo stato omosessuale.
D: La senatrice della Margherita Paola Binetti, durante un programma televisivo, ha definito esplicitamente l'omosessualità una devianza. È deviata una persona omosessuale o l’omosessualità è una condizione normale al pari di quella eterosessuale?
R: In questo la senatrice Binetti non è sola. Sono ancora molti a pensare l’omosessualità come una devianza o diversamente a ritenerla una malattia di tipo psicologico o fisico, che va come tale curata e dalla quale si può guarire. La vecchia interpretazione positivista che riconduceva l’omosessualità alla matrice biologica, insistendo soprattutto sulla presenza di disfunzioni ormonali, sembra ricuperare oggi terreno, sia pure in una prospettiva diversa, facendo cioè riferimento a motivazioni di carattere genetico. Si stenta a considerare l’omosessualità come una condizione normale, perché ci si accosta ad essa con categorie pregiudiziali, come quella di "natura" (e viene allora ritenuta innaturale o "contro natura"), ma soprattutto perché si guarda in astratto al fenomeno omosessuale, quasi fosse del tutto oggettivabile, e si dimentica che in realtà non abbiamo tanto a che fare con la condizione omosessuale ma con persone omosessuali i cui vissuti sono sempre estremamente differenziati e complessi e la cui realtà più profonda rimane, in ogni caso, avvolta (come del resto per le persone eterosessuali) nel mistero.
D: In Italia sono ormai più di 25 i gruppi di credenti omosessuali che, in alcuni casi, sono seguiti da sacerdoti o addirittura da vescovi ausiliari. Che cosa ne pensa di questi fenomeni?
R: Conosco personalmente alcuni di questi gruppi e ho partecipato con una certa frequenza ai loro incontri, ricavandone sempre una grande impressione. Si tratta di persone molto serie che vivono sulla loro pelle, spesso con gravi lacerazioni interiori, la difficoltà di far coincidere identità omosessuale e fede ma soprattutto – perché qui si annidano i maggiori conflitti – identità omosessuale e appartenenza ecclesiale. L’ostinazione con cui, nonostante la rigidità delle posizioni ufficiali della Chiesa, proseguono nel loro cammino è ammirevole e commovente; denuncia, in modo particolare, la grande serietà della loro ricerca e l’autenticità della loro adesione religiosa. Fortunatamente non mancano nella Chiesa sacerdoti, e persino qualche vescovo, che non esitano ad aprire loro le porte, ad ascoltarli e a seguirli. Tuttavia la severità con cui la dottrina della Chiesa continua a condannare il comportamento omosessuale genera ferite insanabili, che spesso acuiscono il senso di colpa con pesanti conseguenze sulla stessa integrità psicologica della persona.
D: Purtroppo, salvo rare eccezioni, i gruppi di credenti omosessuali operano nella più totale clandestinità . Una clandestinità alle volte addirittura autoimposta per paura di essere discriminati o fatti oggetto di violenza in un contesto sociale sostanzialmente ancora ostile. Non ritiene che, se queste esperienze uscissero davvero allo scoperto, potrebbero svilupparsi una conoscenza ed un confronto più sereno sul tema dell'omosessualità a tutti i livelli della vita ecclesiale e sociale, andando così oltre pregiudizi e paure?
R: La risposta è già implicita nella domanda. È davvero auspicabile che si apra un confronto sereno, sia all’interno della Chiesa che nella società, tra eterosessuali ed omosessuali, perché si creerebbero in tal modo le condizioni per sdrammatizzare il problema, ma anche (e soprattutto) perché la reciproca conoscenza favorirebbe la possibilità del rispetto vicendevole e potrebbe dare la spinta a un vicendevole aiuto. Purtroppo siamo ancora lontani da questo traguardo e, nonostante i notevoli passi avanti fatti negli ultimi decenni, il cammino si presenta tuttora pieno di ostacoli non facilmente superabili in tempi brevi. La questione di fondo è culturale: si tratta di creare una mentalità nuova, di dare vita, in una parola, a un vero e proprio salto di civiltà.
Allegato | Descrizione |
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Seminario Tavola della Pace 4/5 Maggio 2007
Per una politica di pace
Per un pacifismo politico.
Padova, 4-5 maggio 2007
FieraMilanoCity Fà la Cosa giusta!
Attività in Italia :
Human Development Onlus a Fa' la cosa giusta!
Ci sarà anche il nostro stand alla più grande fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Ci troverete da venerdì 13 aprile a domenica 15 presso lo stand del CSV Lombardia – FieraMilanoCity - MM1 Amendola Fiera.Venite a trovarci!
Informazioni: www.humandevelopment.it cell.3337354464 Donatella
Testimonianza Cittadino Milanese
URGENTE presidio a s.Babila ore 17,30 domani
Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile
afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato
all'alba
di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani.
Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi
famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun
documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano
nel
posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo
stanno interrogando e torturando "con i cavi elettrici".
Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele
Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo
italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto
potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi,
l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua
famiglia.
Oggi, domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che
in
un "alto meeting sulla sicurezza nazionale" presieduto da Hamid Karzai,
è
stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto
capire
che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare
false prove.Non è accettabile che il prezzo della liberazione del
cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso
cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al
Governo
italiano, negli ultimi cinque giorni, di impegnarsi per l’immediato
rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che
l’avrebbe
fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola
data.
Anche tu puoi aderire su http://www.emergency.it/appel
Il presidio in contemporanea a quello che ci sarà domani a Roma e in altre
città d'Italia contro il voto di guerra in Senato (finanziamento missioni
estere) e per la liberazione di Rahmatullah Hanefi, il collaboratore di
Emergency che si ha ¨ adoperato per il rilascio di Daniele Mastrogiacomo, e Adjmal
Nashkbandi , l'interprete.
MARTEDI 27 MARZO H. 17.30
SAN BABILA
a distanza di 4 anni .....
Il 17 marzo 2007, a distanza di 4 anni dall’invasione dell’Iraq, da parte dell’esercito degli Stati Uniti, si contano:
- 3.468 soldati USA-EU morti
- 6.283 soldati e polizia Iraq morti
- 64.729 civili morti, la cui maggioranza sono donne e bambini (www.icasualties.com o anche www.iraqbodycount.com)
E’ così che hanno fermato il presunto terrorismo islamico, annientato Al-Qaeda e arrestato l’amico di famiglia, Osama bin Laden?
E’ così che hanno trovato le pericolosissime, quanto inesistenti “armi di distruzioni di massa”?
Saddam Hussein è stato impiccato, le armi non sono mai state trovate, Bin Laden è libero, la missione in Iraq è di fatto “fallita”, ma il presidente Bush, quale portavoce della lobby dell’industria bellica e petrolifera americana, è pronto:
- a scatenare l’attacco all’Iran
- a mantenere altissima la pressione e tensione in tutto il Medio Oriente (Israele, Palestina, Libano, Siria)
- a mantenere attivi tutti i “cantieri di guerra”, lungo le rotte del petrolio: dall’Afghanistan al Sudan.
- a lanciare la corsa al riarmo nucleare mai visto nella storia: dalla base di dal Molin in Italia, alle nuove basi e sistemi di controllo in Repubblica Ceca, Polonia e Gran Bretagna.
L’Europa, diventerà la linea avanzata del Sistema Nazionale di Difesa degli USA ma anche la linea più avanzata del sistema di controllo e di attacco al Medio Oriente e all’Asia.
Un ruolo subalterno di semplice portaerei e missili nucleari NATO-USA.
Le 30.000 testate nucleari, pronte a far saltare il pianeta 25 volte, non solo non verranno smantellate ma verranno “ripotenziate” con armi più leggere, più piccole.
“Valigette” più maneggevoli e portatili, 30 volte più potenti della bomba di Hiroshima, sufficienti a spazzar via una metropoli di 2 milioni di abitanti.
Ma il vero futuro sarà il controllo armato dello spazio e sarà questa la nuova frontiera su cui si stanno investendo milioni di dollari: chi controllerà lo spazio potrà “sparare per primo ed annientare il nemico”, tirandogli direttamente in testa la bomba sospesa nei cieli.
Ora, di fronte alla chiara, lucida e folle “strategia della guerra” imposta da interessi particolari, quali sono gli accordi internazionali che ci costringono ad aderire a campagne nefaste come quella in Iraq e come quella attuale in Afghanistan?
Quale accordo può essere siglato in netto contrasto con il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, in netto contrasto con le sentenze del Tribunale dell’Aia; e in netto contrasto con qualsiasi logica e buon senso?
Se il Generale è pazzo il soldato può, deve disobbedire!!
E’ questa una delle maggiori virtù dell’essere Umani.
Da molte parti nel mondo, da oltre 60 città e capitali, in questo momento, milioni di persone di buon senso stanno dicendo:
- la guerra è un disastro
- le truppe di occupazione devono ritirarsi
- gli arsenali, in particolare quelli nucleari, devono essere smantellati,
- la NATO è un organismo di offesa che sta esponendo le nazioni aderenti a qualsiasi tipo di rappresaglia.
E’ giunto il momento di considerare la guerra, come le altre forme di violenza, “atti di offesa all’umanità” e di dichiarare che non ci sarà pace senza giustizia sociale ed economica.
E’ giunto il momento di denunciare i seminatori di odio che inneggiano alla “guerra di civiltà” e allo “scontro tra le culture”
E’ giunto il momento, come in Bolivia, di dichiarare la guerra “anticostituzionale”, ma soprattutto é giunto il momento di applicare tali dichiarazioni nella pratica politica e nell’azione diplomatica, a cominciare dall’Italia (art. 11 della Costituzione -1947).
E’ giunto il momento di costruire ponti di comunicazione diretta tra i popoli, imparando dal dialogo, quello reale, i codici e i linguaggi della diversità. Bush, Blair, Berlusconi la Storia non vi assolverà, l’umanità non vi perdonerà le ferite inflitte ai corpi e i maltrattamenti imposti allo spirito.
Ma impietosa la Storia non assolverà i Prodi, i D’Alema e tutti coloro che in forma più subdola e nascondendosi dietro ridicole bugie proseguono un’opera nefasta e senza via d’uscita.
A costoro non basterà più il semplice richiamo della “paura” per riavere quella fiducia che hanno perso, e non solo da due parlamentari, ma da oltre la metà di quel popolo di pace che li aveva sostenuti!
Chi semina vento raccoglierà tempesta.
Chi semina bombe raccoglierà morti e distruzione.
Noi stiamo seminando pace e non violenza raccoglieremo uomini migliori.
E’ l’inizio, siamo milioni…c’è speranza!
Presidente della Regionale Umanista Europea Portavoce del Forum Umanista Europeo www.giorgioschultze.eu
URGENTE! Partecipa in Vle Forlanini 150 profughi.
Vivono in tale area, assegnata loro dalle istituzioni, senza servizi igienici, riscaldamento, acqua corrente o elettricità.
La disperazione è tale che domenica 11 uno di essi si è tolto la vita; molti altri invece sono malati, scoraggiati, depressi.
Solo la buona volontà di alcune associazioni consente la distribuzione di qualche coperta, un tè caldo, dei maglioni. Manca ogni struttura.
E' stato dato loro un permesso di soggiorno come profughi e poi sono stati dimenticati. 150 persone. Hanno inoltrato ogni dove delle semplici richieste: un alloggio dignitoso, dei corsi di formazione per trovare un lavoro, rimanendo inascoltati.
Per questo domenica 25 il coordinamento "città per tutti" sta organizzando un pranzo presso al caserma di via Forlanini, per non lasciare abbandonate queste 150 persone e per tenere vivi i riflettori su questo caso.
Ti invitiamo a partecipare portando anche tu una sedia, un cestino da pic nic, e la voglia di conoscere persone così diverse ma così simili a noi
info: 347 1498343
Trasporti pubblici per studenti?
Trasporti pubblici per studenti?
MA AD ATM INTERESSA DAVVERO?
Siamo un gruppo di cittadini-utenti del trasporto pubblico milanese che ha deciso di unirsi per chiedere con forza un reale miglioramento del trasporto che mostra segni di degrado sempre più profondi e che è sempre più distante dalle nostre esigenze.
Siete anche voi stufi dei continui ritardi, dell’affollamento impossibile, del caldo e del rumore insopportabile nelle linee metropolitane e di superficie e delle tariffe?
Facciamo si che si possa far capire ad ATM che le cose non vanno ottimamente come vogliono farci credere! Finche ognuno individualmente subirà questa situazione ATM e il Comune continueranno su questa strada, per cui è fondamentale per raggiungere il nostro obbiettivo agire insieme
AVERE UN TRASPORTO PUBBLICO
DEGNO DI UNA CITTA’ CIVILE ED EUROPEA
Oggi sentirete parlare il Presidente di ATM Bruno Soresina, anche se per poco: ha già annunciato di non ricandidarsi alla prossima elezione. Chi lo sostituirà? Forse il “manager” Elio Catania, famoso, per chi ha viaggiato con le ferrovie tra il 2004 e il 2006, per l’esito disastroso della sua gestione?
Adoperiamoci a far capire al Sindaco che un cambiamento ci vuole ma verso il meglio e non verso il peggio.
Dunque scrivete le Vostre opinioni, le Vostre “avventure”, le Vostre proposte sui mezzi, le Vostre segnalazioni sui problemi che incontrate ogni giorno e sulla base di questi dati, di noi cittadini, insieme, agiamo per ottenere un servizio a misura delle nostre esigenze.
In occasione della tappa Milanese camper diritto
invito al seminario "Ruolo e responsabilità degli Enti Locali nell'accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo"
Arci Milano e Arci Lombardia organizzano
IN OCCASIONE DELLA TAPPA MILANESE DEL CAMPER DEI DIRITTI
Lunedì 26 marzo 2007
ore 11.00 - 15.00
Sala Caccia, viale Piceno 60, Milano
WORKSHOP
Ruolo e responsabilità degli Enti Locali
nell'accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo
In Italia la condizione dei richiedenti asilo, rifugiati e profughi risente dell'assenza di una legge organica su questa materia, prevista dall'art. 10 comma 3 della nostra Costituzione, nonché di un ritardo pesante del sistema di accoglienza, che solo da pochi anni ha avviato una importante sperimentazione, confluita nell'attuale "Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati" (SPRARR) istituito dall'articolo 32 della legge n 189/2002 c.d. Bossi Fini.
In particolare viene istituito il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, al quale possono accedere, nei limiti delle risorse disponibili, gli Enti locali che prestano servizi finalizzati all'accoglienza dei richiedenti asilo e alla tutela dei rifugiati e degli stranieri destinatari di altre forme di protezione umanitaria. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati capitalizza l'esperienza realizzata nell'ambito del Programma Nazionale Asilo (PNA) e ne rinnova l'approccio organico inserendola in un quadro istituzionale.
Il Workshop vuole essere un momento di approfondimento e di riflessione per gli enti locali sul ruolo che possono agire sui temi dell'accoglienza dei rifugiati, con la presentazione di esempi di gestione pubblica del Programma di protezione avviati e stabilizzati dagli Enti Pubblici con la collaborazione delle organizzazioni di tutela e del Terzo Settore.
Il workshop è inserito nel percorso regionale "CAMPER DEI DIRITTI" sui temi del diritto d'asilo e della presentazione del numero verde per i rifugiati- 800905570- all'interno del progetto EQUAL "IntegRARsi", promosso e realizzato da Anci, Arci Nazionale, Unione Europea, Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
PROGRAMMA
Apertura lavori:
Filippo Miraglia (Responsabile Nazionale Immigrazione Arci)
Il numero verde nazionale: fra servizio e diritto
Esponenti della Comunità Eritrea
La situazione di via Forlanini
12.30 - 13.30 buffet
Beppe Traina (Coordinatore del Progetto IntegRARsi - città di Bergamo)
Il ruolo degli Enti Pubblici nel sistema di accoglienza, l'esperienza del Comune di Bergamo
CONCLUSIONI
Coordina Ilaria Scovazzi (ARCI Milano)
CONTATTI E INFORMAZIONI: Arci Milano, 02 541781, atthis@libero. it, scovazzi@arci. it
In collaborazione con Unione Europea - Fondo Sociale Europeo; Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; ANCI; IntegRARsi.
Chi la Dura la Vince!!
sono accorti che esistiamo. Dopo 20 anni di lotte, campagne, attività nei quartieri, nelle città, fra la gente, in Europa e in Africa, in Asia e nelle Americhe, televisioni, radio, grandi giornali hanno dovuto riconoscerlo: gli umanisti ci sono, e forse - ha suggerito “Il Messaggero” (che assieme a “L’Unità”, “Liberazione”, “Repubblica”, “Corriere della Sera”, “Il Manifesto” e tanti altri, ha raccontato la grandiosa manifestazione di sabato scorso a Roma http://www.partitoumanista.it
17 marzo 2007 simbolo di pace a Roma
Siamo andati in onda sui TG nazionali in Italia
Ciao!
La manifestazione e il simbolo della pace che abbiamo
realizzato il 17
marzo a Roma in Italia sono stati trasmessi dai
telegiornali nazionali
delle tre reti RAI (i canali pubblici in Italia):
- RAI3 ore 19:00 in coda al TG (tempo 27:20 nel TG) con
inclusa
un'intervista a Giorgio Schultze
- RAI2 ore 20:30 al tempo 7:12, ci hanno citato e
inquadrato
- RAI1 ore 20:00 al tempo 7:29, ci hanno solamente
inquadrato
So che siamo stati trasmessi anche su altri canali, ma non
sono riuscito
a procurare i TG, mentre per i canali RAI, sono visibili
dalla pagina
web seguente:
http://www.raiclick tv.it/raiclickpc /secure/list_ tg.srv?id= 1879#
i TG rimarranno in archivio online solo per alcune ore.
Una foto del nostro simbolo è già su:
http://www.europefo rpeace.eu/ images/upload/ simbolopaceRoma1 7marzo2007. jpg
A presto!
Pietro Cirrincione
Allegato | Descrizione |
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simbolopaceRoma17marzo2007.jp 677.39 KB |
Denuclearizzare Ghedi
IL CASO. Nasce un comitato per «disarmare» l’aerobase
Denuclearizzare Ghedi Offensiva multimediale
L’altra sera Ghedi ha tenuto a battesimo il «Comitato popolare contro le armi nucleari». La nascita è stata salutata nel corso di un’assemblea pubblica alla presenza di Tiziano Tissino, dei Beati i Costruttori di pace del Comitato di Aviano che ha denunciato il Governo statunitense per violazione di trattato internazionale e per messa in pericolo della vita e della sicurezza dei cittadini: la prima udienza è fissata per il 28 marzo.
Fra gli ospiti anche Olol Jackons, figlio di un ufficiale statunitense di Vicenza che ha raccontato il disagio della città, sottolineando come tra l’altro le basi americane gravino sulle tasche degli italiani.
Dopo l’introduzione di Angelo Bressana di Rifondazione comunista - è toccato a Sauro Di Giovanbattista presentare documenti ufficiali di provenienza statunitense e fotografie che testimoniano la presenza di ordigni nucleari a Ghedi.
«Siamo di fronte a una doppia illegalità - ha spiegato Di Giovanbattista -. Il Governo italiano ha firmato infatti un trattato in cui si impegna a non ospitare bombe nucleari. Gli Usa a loro volta hanno siglato un impegno a non cedere, depositare o stoccare i loro ordigni al di fuori del loro territorio». Il Comitato procederà con una serie di richieste: in primo luogo lo smantellamento delle armi nucleari sul territorio italiano e l’affidamento alla base di Ghedi di funzioni meramente difensive. Come terza richiesta, visto che all’interno esiste un Piano di sicurezza per il personale militare, che vengano diffuse le informazioni necessarie a varare Piani di protezione civile specifici nei paesi del bacino dell’aerobase.
A proposito della presenza delle bombe B 61, quindi ordigni a gravitazione sganciate dagli aerei, il Comitato diffonderà un questionario tra la popolazione della Bassa per conoscere il grado d’informazione e le opinioni dei cittadini in merito al problema.
Inoltre verrà diffuso materiale audiovisivo fra gli studenti con lo scopo di organizzare assemblee negli istituti superiori.
Il sindaco di Ghedi, Anna Giulia Guarneri, pur non aderendo al Comitato, ha deciso d’inoltrare ai ministeri dell’Interno e della Difesa l’ennesima informativa, per elaborare eventuali Piani di sicurezza e di evacuazione.
Il primo cittadino chiederà inoltre che si proceda a denuclearizzare la base. In particolare il sindaco si sta muovendo anche per avere un contatto diretto con i ministeri interessati, visto che precedenti richieste di informazioni nel 1995 e nel 1999 avevano ottenuto risposte piuttosto generiche, anche se esprimevano una volontà di rinegoziare la presenza del nucleare sul territorio italiano.
Come ultimo passo l’Amministrazione civica coinvolgerà i sindaci dei paesi limitrofi per essere confortato e per fare maggior peso alla richiesta di informazioni e di interventi da parte del Governo centrale.
Milena Moneta
Acqua in Comune 21 marzo 2007 h 17,00
Acqua in Comune
Mercoledì 21 marzo 2007, h 17.00
Sala Alessi - Palazzo Marino
Piazza della Scala, 2 - Milano
Apertura del confronto tra la società civile e le Istituzioni cittadine
Il 21 di Marzo a Palazzo Marino il Comitato Milanese per l’Acqua Pubblica, in accordo con la presidenza del Consiglio Comunale e le forze politiche cittadine, ha organizzato un Convegno sulla collocazione amministrativa della gestione del servizio idrico integrato di Milano, sulla natura pubblica o privata di tale gestione.
Per il Comitato è l’apertura di un confronto tra le istituzioni cittadine e la società civile. Un confronto prima di tutto di informazione nel merito di questi problemi, di stimolo allo sviluppo di una cultura dell’acqua come bene comune e di inizio di un percorso partecipativo, premessa indispensabile di ogni decisione.
Siamo convinti che sia necessario ed urgente avviare questo confronto, che chiami tutti gli attori in campo a misurarsi con la riduzione delle disponibilità idriche e con la necessità di riflettere su cos’è un bene comune, senza il quale non esiste nemmeno l’idea della comunità e della politica.
P r o g r a m m a :
Saluti
Manfredi Palmeri
Presidente del Consiglio Comunale
Introduzione
“Le sfide dell'acqua a Milano”
Emilio Molinari
Presidente del Comitato Italiano Contratto Mondiale per l’Acqua
17.30
Interventi
Bruno Rognoni
Direttore Servizio Idrico Integrato Milano
Massimo Gatti
Presidente CAP Gestione SpA
Massimo Florio
Economista, Facoltà di Scienze politiche, Università degli Studi di Milano
Alex Zanotelli
“La cultura dell'acqua”
Padre Comboniano
18.30
Interventi dei capigruppo del Consiglio Comunale, di esponenti dei sindacati,
del pubblico.
Conclusioni
Per il Comitato Milano Acqua
Giovanna Procacci
Modera
Miriam Giovanzana
Direttore di Altreconomia
Comitato Milanese Acqua: Acra, ArciMilano, Attac, Comitato Italiano Contratto Mondiale Acqua, Camera del Lavoro di Milano, ChiAmaMilano, Coord. Nord-Sud del Mondo, Dimensioni Diverse, Fratelli dell’Uomo, Fonti di Pace, Gas di Baggio, Grilli Altoparlanti Milano, Itineraria, Associazione Luca Rossi, Fondazione Roberto Franceschi, Oltretutto, Puntorosso, Rete Lilliput nodo di Milano, ReteScuole Milano, Sinistra Rossoverde, Umanisti per l’Ambiente.
Presidio per D.Mastrogiacomo, 12 marzo ore 18,00
Lunedì 12 marzo - dalle ore 18.00 in Piazza S.Babila
LIBERARE LA PACE! LIBERTA’ PER L’INFORMAZIONE!
PACE E LIBERTA' PER IL POPOLO AFGHANO E TUTTE LE DONNE E GLI UOMINI VITTIME DELLA GUERRA
Invitiamo le associazioni e le reti milanesi, le cittadine e i cittadini a far circolare l’informazione e a partecipare
Raccolta Firme Comitato milanese per L'acqua
vi passo qui i prossimi appuntamenti del Comitato Milanese per l'Acqua
(di cui facciamo parte anche noi Umanisti):
giovedì 15/3 dalle ore 20.45 raccolta firme al Teatro Strehler, MM
Lanza, in occasione dello spettacolo teatrale di Paolini sull'acqua
venerdì 16/3 ore 20.30 "Coca Cola: i diritti negati" serata presso le
Acli, Via della Signora 3 (MM San Babila / Duomo)
sabato 17/3 dalle 10.30 alle 12.30 raccolta firme al mercato di
Benedetto Marcello
mercoledì 21/3 convegno organizzato da noi sulla privatizzazione
dell'acqua a Palazzo Marino, Sala Alessi.
sabato 24/3 dalle 10.30 alle 12.30 raccolta firme al mercate di via Fauché
sabato 24/3 dalle 15.00 alle 18.00 raccolta firme all'Ipercoop di
Bonola (Gallaratese)
sabato 31/3 dalle 10.30 alle 12.30 raccolta firme al mercato di Papiniano
Thomas
Umanista per l'ambiente
Vota No alla guerra in Afghanistan!!!
L'appello è promosso da Teresa Mattei - Partigiana e membro della Costituente, Padre Alex Zanotelli, Vauro - Emergency e giornalista, Giorgio Cremaschi, segretario nazionale FIOM-CGIL e Mauro Revelli, scrittore.
Se lo condividete, vi chiedo di sottoscriverlo inviando il vostro nome, cognome e professione all'indirizzo mail "nobasenoguerra@gmail.com".
Quando nel 2006 abbiamo contribuito, ciascuna e ciascuno nel suo ambito e con le modalità proprie, a sconfiggere Berlusconi e le destre lo abbiamo fatto anche in nome della pace di quell'impegno, con la speranza che si sarebbe potuto iniziare a cambiare strada. Il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq ce lo ha fatto sperare. E invece oggi guardiamo con sconcerto alle scelte dell'attuale governo in politica estera e militare: mantenimento delle truppe in Afghanistan, al seguito della guerra statunitense. Piena fedeltà alla Nato, aumento spropositato delle spese militari fino alla sciagurata decisione di permettere la costruzione di una nuova base (e non allargamento!!) Usa a Vicenza; intesa di assemblare in Italia, presso Novara, i micidiali bombardieri Joint Strike Fighter, acquistati dagli Stati Uniti per la bellezza di 13 miliardi di euro! La costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra e che per di più siamo in Afghanistan come missione di pace. E allora che cosa ce ne facciamo di aerei d'attacco e distruzione che possono trasportare testate atomiche? Bisogna fermarsi, fermarsi e riflettere.
Bisogna ricostruire una connessione con il proprio popolo e il proprio elettorato. Crediamo che la sacrosanta protesta della popolazione di Vicenza vada non solo sostenuta ma ascoltata e indurre il governo a cambiare idea. Così come crediamo che l'avventura senza ritorno della guerra in Afghanistan debba cessare.
Invitiamo il governo e i politici tutti ad ascoltare queste parole e invitiamo i deputati e i senatori che hanno creduto alla lotta per la pace di essere conseguenti con le loro idee votando no al rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Se qualcuno pensa che dalla base di Vicenza debbano partire le forze d'azione per ogni tipo di guerra mediorientale ed esportare "un cimitero di pace e democrazia"in cambio di petrolio e di quotidiani massacri, noi pensiamo che dalla guerra bisogna invece cominciare a uscire.
On.Teresa Mattei- Partigiana e membro della Costituente,
Padre Alex Zanotelli,
Vauro - emergency, giornalista,
Gianni Minà - giornalista,
Giorgio Cremaschi - segretario nazionale FIOM - CGIL,
Marco Revelli - scrittore
Beppe Grillo - Partigiano della Comunicazione
Moni Ovadia - attore e autore,
Mario Monicelli - regista,
Giulietto Chiesa - giornalista europarlamentare,
Silvano Agosti- regista,
Paolo Rossi - attore, cantante, autore
Valentino Parlato- giornalista,
Dario Fo- Premio Nobel per la letteratura,
Jacopo Fo - scrittore,
Stefano Benni - scrittore,
Stefano Tassinari - scrittore,
Manlio Dinucci - saggista,
Padre Alberto Maggi - biblista,
Prof.Margherita Rubino - docente universitaria Università di Genova
Prof. Aldo Ferrara, docente universitario Università di Siena presidente CESAER
Prof. Silvia Ferrara PhD Junior Yellow Research Sant John College Oxford
Prof. Domenico Losurdo docente Storia della Filosofia Urbino - Presidente Ass. internazionale Hegel- Marx
Prof. Angelo d'Orsi, storico, docente Università di Torino
Sabina Guzzanti - attrice, scrittrice
Francesco(Pancho) Pardi prof.Universitario
Maria Ricciardi Giannoni, Presidente Associazione Liberacittadinanza
Ascanio Celestini, attore autore
Prof. Gianni Tamino - docente diritto ambientale Università di Padova
Alessanfro Fo- docente di Lingua e Letteratura Latina Università di Siena
Massimo Zucchetti, ingegnere, docente Politecnico di Torino
Anna Nufrio, architetto, Professore Politecnico di Milano
Don Andrea Gallo Coordinatore Comunità S.Benedetto Genova
Beppe Castronovo (Presidente Consiglio Comunale di Torino)
Gentucca Bini, stilista
Stefano Bini, architetto
Mariangela Nova, costumista
Edda Boletti- girotondi,
Umberto Giani Università di Napoli "Federico II
Pasqualini Gianluca consigliere di maggioranza (ds) comune San Benedetto del Tronto (AP)
Fausta Ferraro, docente universitario Napoli "Federico II
Giuseppe Mosconi, Ordinario di Sociologia del diritto, Università di Padova
Laura Baldelli membro esecutivo nazionale di Proteofaresapere FLC CGIL
Dott Giorgio Pederzani Medico di medicina generale Parma
Giovanni Giovannelli, avvocato
Davide Ferrario, regista
Monica Lambrou - avvocato
Lia Grandi - ingegnere
Lucio Coppari - Fotografo
Daniele Salvatore, musicista, docente Conservatorio BO
Pasqualini Sandro Funzionario Pubblico
Ilaria lazzeri redattrice editoriale
Pierpaolo Loi, maestro
Gavina Galleri, maestra
Nelly Cosenza insegnante di S.Media Superiore
Marco Gabbianelli dottore commercialista
Puccini Michele, Operaio
Thea Valentina Gardellin
Doriana Goracci
Livraga Giancarlo
Miola Maria Pia
Livraga Giovanni
Livraga Matteo
Livraga Chiara
Angelo Radaelli
Antonio Bachetti
Silvia Branca
Fabio Baroncini impiegato
Valentina Langella
Nicoletta Oldoni - Impiegata
Claudia Nuozzi, impiegata
Claudio Anselmino
Marco Mureddu, ingegnere
Davide Vottero , insegnante
Francesca Tagliaferro, casalinga
Elvio Omar Serr, chef
Michele Colombino, studente
Irena Pancirov.
Massimo Giorni, impiegato
Clara Sabatini dipendente comunale
Vito Martinelli, impiegato
Valentina Castello, traduttrice freelance
Catalano Daniele, impiegato
carlo tagliacozzo
Luigi Mozzillo, studente
Enrico Parizzi, musicista
Giuseppe Aragno, storico
LeoNilde Barabba, pittrice
Antonio Grasso,
Piero Mucilli, musicista
Tommaso Bertolini, impiegato
Giovanni Rattini- impiegato
Marco Di Tosto, studente universitario
Federica Del Santo, imprenditrice
Carmen Ventura
Irene Campagna
Giovanna Gavelli, coordinatore formazione professionale
Mario Bonica, animatore culturale
Sabrina Mattiola
Marco Zappone, impiegato
Laura Brusisco, infermiera
Monica Masiero, Architetto
Mauro Farris, libero professionista
Pierpaolo Lippi, promotore finanziario
antonio lombardo,impiegato
Lidia Gambino, studentessa
Vicari Guido, operatore informatico
Rossana Cau, insegnante
Marta Gatti, Maestra elementare
Tiziana Nuozzi, Libero professionista
fausto palomba, naturalista e vulcanologo
Jacopo Masi
Pietro Nivoi
Manuela Donati, mamma
Andrea Cacopardo, impiegato
laura lozzi, insegnante
Ada Donno, Docente di Latino e Greco
Antonio Frassini, ginecologo
Renato Lovato, impiegato Tecnico
daniele bottura
Fausto Renaldo, impiegato
Giuseppe Mirabella - insegnante in pensione
Massimo Pedrazzi, impiegato
Alessandro Graziani, studente
Marisa Masucci
Maria Maestrelli, impiegata di banca
Valeria Sanchini, cooperante in Guatemala
Laura Gerevini, Impiegata comunale
Donatella Zandonai, pensionata
Valentina Giannotti, studente
Paolo Gaddini, studente/educatore
Montani Mauro, pensionato
Cristina Tonsig, studentessa
Emanuele Brianti, Ricercatore Universitario
Paolo Albanese - fotografo
Vincenzo Marco Carnazzo, Programmatore informatico
Fiorenza Maria Angela Calonici, consulente legale
Micòl Savia, avvocato
Moser Massimo, educatore
Rita Stella Mobilio, insegnante
Nicola Alessi, sistemista
andrea pinzani, operaio
Maria Menelao
Franca Franchini, insegnante
Elisa Grandi, impiegata.
Maria Grazia Camilletti, insegnante
Andrea Seminatore, impiegato
Di Giacinto Vittorio
Saverio Maggio
Roberta Roberti, insegnante
Pamela Schievenin, studente
Arianna Cominu, studentessa
Fabris Mario pensionato
Barbara Zanetti - insegnante
Annalisa Mantovani - studentessa
Elena Rombi
Giovanni Piero Papanà - attore
Paolo Albucci - cooperante ACRA
Giuliano Bugani - operaio e giornalista
M.Cristina Lauretti
Marco Girotto - Impiegato
Fabio Bovi, Informatico
Galietti Vincenzo
Giorgia Brini, chimico
Crisafi Letteria, pensionata
Caterina d'Elia
Mariagiulia Giuffrè, studentessa
Antonio Grassedonio, assistente universitario
Giuseppe Ivan, Candela
Riccardo Rossi, commerciante
Chiara Scaraggi, studentessa
Vittoria Ravagli, pensionata poeta
Manicardi Monica, barista
Monica Piacentini, impiegata.
Myriam Mereu, studentessa.
Pasquale Vollo
Roberto Marras, Insegnante di Lettere
Giuseppe de Siati bibliotecario/traduttore
Lucio Maccani, ingegnere
Piergiuseppe Moretti, coltivatore diretto
Adriano Meloni, artigiano
Lorenzo Fattori, studente
Ettore Costa, artigiano
Gian Paolo Bandinelli, pensionato
Vittorio Tavini, traduttore
Alice Miglioli, studentessa
Melissa Perrone, giornalista
Gianpaolo Ario, impiegato
Ilaria Tachis
Luigi Porchi, pensionato
Stefano Vincelli, Dottore Forestale.
Monica Stagnaro, disoccupata
Adriano Fico, imprenditore
Maria Martino, studentessa
Aldo Sarnataro, stagista
Alessandro Marescotti, insegnante
Elena Salvati, donna,moglie,ricercatrice, commerciante
e altre centinaia di cui stiamo trascrivendo i nomi!!!!...
FORZAAAAAA!
DIFFONDERE, DIFFONDERE, DIFFONDERE!
I 12 punti prioritari del Partito Umanista
Le vicende di questi giorni hanno mostrato con evidenza che gli elettori di sinistra ormai non hanno più un referente politico. Cadute le ultime illusioni, nel panorama politico italiano si fa evidente un vuoto che, finora, il progetto dell’Unione aveva in parte occultato. Oggi è palese la necessità di un nuovo soggetto sociale e politico, slegato dalle logiche di potere, una nuova forza alternativa ai due schieramenti di centro-destra e centro-sinistra, ugualmente neoliberisti e violenti.
1. Una politica di pace e disarmo
· smantellamento degli arsenali nucleari
· ritiro delle truppe da tutti i teatri di guerra
· No a nuovi basi USA-NATO e smantellamento progressivo di quelle esistenti
· Ridiscussione della nostra appartenenza alla NATO anche in riferimento alla mutata situazione geopolitica.
· sviluppo del dialogo e della diplomazia per la soluzione dei conflitti internazionali
· rispetto degli impegni presi per i fondi allo sviluppo e alla cooperazione internazionale
2. Immigrazione: accoglienza e riconoscimento del diritto di cittadinanza
· cancellazione della Bossi -Fini
· chiusura dei CPT
· varo di una legge che riconosca pari diritti e opportunità (compreso il voto) ai cittadini stranieri
3. Coppie di fatto
4. Istruzione pubblica e di buon livello per tutti
· rilancio della scuola pubblica con fondi e strutture adeguate
5. Sanità pubblica e di buon livello per tutti
· rilancio della sanità pubblica con fondi e strutture adeguate
6. Ambiente, energia e infrastrutture
· difesa dell'acqua come bene comune che deve restare pubblico
· sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, con esplicita esclusione dei rifiuti
· forte impulso al trasporto pubblico
· no alle grandi opere ( No Tav, No Ponte, No rigassificatori, No inceneritori)
· Campagne per il risparmio energetico
7. Lavoro
· abolizione della legge 30
· messa in atto di ammortizzatori sociali a sostegno di chi si trova in condizioni di precarietà lavorativa
· reddito di cittadinanza per chi è privo dei mezzi necessari per vivere
8. Conflitto d'interessi
9. Partecipazione dei cittadini e rapporto elettori-eletti
· referendum anche propositivi sui temi prioritari, compresi la politica internazionale e i temi economici-finanziari.
· legge di responsabilità politica, con verifica periodica del mantenimento delle promesse elettorali e possibilità di perdita della carica se queste non vengono mantenute.
10. Difesa delle fasce deboli
· aumento delle pensioni minime e reddito di cittadinanza per chi è privo dei mezzi necessari per vivere
· calcolo della pensione su base retributiva per tutti
11. Priorità di bilancio
· riduzione delle spese militari
· lotta all'evasione fiscale
· introduzione della Tobin Tax per tassare la speculazione e dare priorità alle spese sociali
12. Riconversione dell’industria bellica
· Incentivi alla riconversione e sostegno all'occupazione.
Milano via turati ore 17,00 2marzo 2007
Restituzione simbolica delle testate nucleari americane presenti in Italia, come prima tappa del disarmo completo.
davanti al Consolato americano di via Turati a Milano
Consolato americano di via Turati a Milano
www.pumilano.it
Roma 17 marzo 2007 Pzza del popolo
PIAZZA DEL POPOLO, ROMA, 17 MARZO 2007
Oggi sono in corso nel mondo più di 30 conflitti. Ogni anno muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una al minuto. Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000 bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400.
hanno dislocato 480 bombe nelle varie basi Nato in Europa: 150 in Germania, 20 in Belgio, 20 in Olanda, 110 in Gran Bretagna, 90 in Italia e 90 in Turchia.
E' necessario reagire alla disinformazione e allo scoraggiamento dando impulso al movimento pacifista e nonviolento che si è sviluppato in questi anni nel mondo, unendo persone di differenti razze e religioni, culture e generazioni nel rifiuto della guerra e di ogni altra forma di violenza. Dobbiamo costruire un'alternativa non prevista nel copione dei potenti: un'alternativa basata sul rafforzamento dei vincoli tra i popoli, l'appoggio reciproco, la solidarietà, la sensibilizzazione
dell'opinione pubblica, la mobilitazione e la pressione su coloro che pretendono di decidere il destino di tutti. Abbiamo deciso di raccogliere l'appello lanciato dai pacifisti statunitensi per dare vita in tutto il mondo a mobilitazioni nonviolente nel quarto anniversario dell'invasione dell'Iraq.
Vogliamo ripetere l'esperienza già realizzata con successo a Budapest, Praga, Santiago del Cile, Helsinki, Parigi, Londra, Amsterdam, Atene, Milano, Firenze, Roma e Torino costruendo il simbolo della pace e del disarmo per riaffermare le tre maggiori urgenze del momento:
- Ritirare le truppe d'invasione
- Restituire i territori occupati
- Smantellare gli arsenali
Chiediamo a quanti lavorano per la pace, la nonviolenza, i diritti umani e il superamento di ogni forma di discriminazione, al mondo della politica, del volontariato, della cultura, dell'informazione e della spiritualità di sottoscrivere e diffondere questo appello e soprattutto di partecipare alla creazione a Roma del simbolo della pace e del disarmo.
Development - Energia per i diritti umani - Movimento Studentesco I Corvi - Umanisti per l'ambiente.
Io non servo......
Io non servo
Il signor Massimo D'Alema ha detto: "certa sinistra non serve al
paese".
Quella sinistra che "non si assume la responsabilità di risolvere i
problemi pur di tenere buona la coscienza".
Bene signor D'Alema, io faccio parte di quella sinistra, io non servo.
Ho deciso di trattare gli altri come vorrei essere trattato.
Se servire a questo paese significa accettare l'impiego della violenza
per esportare la democrazia,
no, io non servo.
Affermo l'eguaglianza di tutti gli esseri umani.
Se servire a questo paese significa accettare che i più deboli non
abbiano le stesse opportunità dei più forti,
no, io non servo.
Aspiro a pensare, sentire e agire nella stessa direzione.
Se servire a questo paese significa recitare meccanicamente sul
palcoscenico di questa democrazia formale e non invece vivere lo
spirito
democratico come un continuo richiedere a me stesso un cambiamento nel
cuore,
no, io non servo.
Credo nell'autodeterminazione dei popoli e che è migliore quel governo
che meno governa.
Se servire a questo paese significa collaborare alla repressione di
ogni
voce di dissenso e di ribellione all'apparente destino,
no, io non servo.
Aspiro al coraggio della non-violenza.
Se servire a questo paese significa mascherare la codardia e la
vigliaccheria armando fino ai denti migliaia di giovani,
no, io non servo.
Credo che la disobbedienza civile sia un diritto di ogni cittadino.
Se servire a questo paese significa contribuire ad incarcerare le
coscienze, fino al punto di costringerle ad esplodere nella violenza
terrorista,
no, io non servo.
Credo che i pensieri producono e attraggono azioni.
Se servire a questo paese significa attrarre e produrre contraddizione
e
sofferenza, pensando che per essere responsabili bisogna dimenticare la
propria coscienza,
no, io non servo.
Aspiro alla Nazione Umana Universale.
Se servire a questo paese significa difendere apparati governativi che
nascondono i cuori di un popolo ai cuori di un altro,
no, io non servo.
Può anche darsi che io non serva a questo paese, signor D'Alema, ma se
lei continua così è molto probabile che un giorno scoprirà di non
essere
servito nemmeno a se stesso.
Roma, 26 febbraio 2007
Carlo Olivieri
Umanista
Portavoce Ceco Umanista
Solidarietà e reponsabiltà Politica
Solidarietà e responsabilità politica
>
>
> Il Partito Umanista esprime piena solidarietà nei confronti dei senatori Rossi
> e Turigliatto che, con il loro voto contrario alla mozione del governo sulla
> politica degli affari esteri, hanno compiuto, a nostro avviso, un atto di
> responsabilità politica.
>
> Vogliamo esprimere la nostra solidarietà soprattutto perché ora si sta
> cercando di scaricare sui due parlamentari la colpa della caduta del governo.
> Non solo. Rossi e Turigliatto hanno dovuto subire anche violentissimi attacchi
> soprattutto dai vertici dei rispettivi partiti, da cui sono stati espulsi.
>
> Ma non è un caso che il governo sia caduto proprio sui temi di politica
> estera, e più specificamente sul tema dell'impegno militare dell'Italia in
> altri paesi.
>
> Come scriveva Ghandi: "La via della pace è la via della verità. La sincerità è
> ancor più importante dello spirito pacifico. La menzogna è madre della
> violenza".
>
> Il governo non è caduto improvvisamente, ma dopo mesi di menzogne tese a
> nascondere le sue reali intenzioni. Al di là delle parole, nei fatti il
> governo Prodi ha continuato la politica del governo precedente, non
> spostandosi neanche di un millimetro dalla posizione assolutamente subalterna
> all'attuale amministrazione statunitense, la peggiore che gli americani
> abbiano mai avuto. Non si può continuare ad essere così acriticamente fedeli
> agli impegni presi, se questi impegni potrebbero trascinare il nostro paese
> nella spirale di guerra che il governo Bush ha innescato sin dal 2001.
>
> L'assoluta sordità mostrata nei confronti del popolo che ha manifestato il
> proprio dissenso per il raddoppio della base di Vicenza è la dimostrazione più
> chiara delle reali intenzioni di questo governo.
>
> E allora perché meravigliarsi del fatto che due parlamentari non hanno voluto
> più mentire? Con grande senso di responsabilità politica, Rossi e Turigliatto
> hanno voluto invece rispettare il loro mandato elettorale, il loro impegno di
> pace dichiarato di fronte ai propri elettori.
>
> Quanti altri sedicenti rappresentanti del popolo, che siedono in Parlamento,
> potrebbero dire altrettanto?
>
www.Partitoumanista.it
Governo battuto sulla linea Militare
Comunicato Stampa
>
> Governo battuto sulla linea militarista: ora
> speriamo in piu' spazio per scelte di pace
>
> Se la sono cercata. Il governo paga l'alleanza con la destra sulla politica
> militarista: e' stato battuto al Senato sulla politica estera.
> La sinistra non puo' disprezzare impunemente Costituzione e volonta' popolare
> di pace.
> La sola manifestazione del 17 febbraio superava di 5 volte lo scarto con il
> quale l'Unione ha vinto le elezioni sulla Casa delle Liberta'.
> Massimo D'Alema aveva parlato e, chiudendo gli occhi davanti alla realta'
> della guerra unica e globale in Medio Oriente, che si accinge ad ingoiare
> anche l'Iran (vedi, ad esempio, le recentissime rivelazioni della BBC), aveva
> spiattellato ai senatori la ripetizione astratta e surreale di principi
> costituzionali puntualmente contraddetti dalle scelte pratiche.
> Bertinotti era disposto a sacrificare qualsiasi cosa all'"autosufficienz a
> della maggioranza" . Che avrebbe dovuto sostenersi per un voto al senato!
> Ora si riaprono i giochi politici. Non si illuda la destra di potere arrivare
> a nuova alleanza con gli Stati Uniti per portare morte e distruzione in giro
> per il mondo. La mobilitazione del movimento pacifista non glie lo
> permettera'.
> La nostra speranza e' che il nuovo quadro che si andra' a costituire possa
> rappresentare meglio la volonta' maggioritaria degli italiani che, per
> ammissione degli stessi grandi media, vuole via le truppe da Kabul e da tutti
> i teatri di guerra.
> Non era accettabile che le scelte di pace, in nome della pace, pesassero zero
> voti nei dibattiti parlamentari.
> Vogliamo deputati che siano conseguenti con le idee proclamate e sappiano dire
> dei si che significano si e dei no che significano no.
> Oggi e' il momento di alcuni no chiari: no alla guerra globale di Bush e alla
> sua estensione all'Iran, no all'aumento delle spese militari, no alle bombe
> atomiche in Italia, no alla base di Vicenza, no ai bombardieri JSF...
> Per i si' dell'alternativa nonviolenta il lavoro e' piu' di lunga lena ed e'
> bene non farsi illusioni in proposito.
>
> Alfonso Navarra - Lega per il Disarmo Unilaterale
> Francesco Lo cascio - Associazione Nonviolenta Ecumenica Riconciliazione. It
> Massimo Aliprandini - Lega Obiettori di Coscienza
>
Tutt in Piazza fiaccolata a Roma il 17 marzo
All’interno della Campagna Mondiale per la Pace e il Disarmo Nucleare lanciata lo scorso mese di ottobre, stiamo organizzando dei pullman per partecipare alla creazione del più grande Simbolo della Pace Umano mai realizzato al mondo; l’evento si terrà il 17 marzo 2007 a Roma in contemporanea alle seguenti città del mondo:
L'uscita dalla Nato resta nelle nostre proposte, ma vogliamo rendere evidente la malafede di chi utilizza sempre il rispetto dei nostri impegni internazionali per bloccare qualsiasi tentativo di opporsi alle pretese degli Stati Uniti .
Vi allego l'appello; la petizione si puo' firmare online sul sito
Giù le Armi
Giù Le Armi
PACE, DIFESA, LAVORO
non hanno bisogno degli F35 a Cameri
Apparteniamo al movimento che ha detto NO alla guerra in Iraq e chiede politiche attive di pace: “chi vuole la pace, prepara la pace”.
Siamo fortemente contrari al progetto USA di 2.700 F35, cacciabombardieri d’attacco; all’acquisto italiano di 131 F35, alle ingenti spese militari sottratte a spese sociali e al coinvolgimento del territorio novarese.
I caccia multiruolo Joint Strike Fighters, progettati da Lockheed Martin Corporation, sono bombardieri da guerra, trasportatori di bombe e potenziali trasportatori di testate nucleari. Costeranno ai cittadini italiani da 150 a 250 milioni di euro l'uno (totale da 20 a 30 miliardi di euro per l’ordinazione prevista: 131 velivoli). L'Italia è partner di 2° livello, con una dipendenza tecnologica e politica dagli Stati Uniti, con aggiunta negli anni di ulteriori spese per gli aggiornamenti del sistema: sarà interessata dalla produzione di alcune parti presso aziende sparse in Italia e all’eventuale assemblaggio a Cameri. Tutto ciò nel caso si concluda l'accordo con gli Stati Uniti, nazione padre del progetto;
Si tratta di un progetto costosissimo (già versato un miliardo di euro per parteciparvi) e lungo, che allontana l'Italia da un quadro di riferimento europeo e la lega alle scelte e ai tempi del Pentagono. Inoltre stona vistosamente con le attuali esigenze di contenere la spesa pubblica anzi consuma somme pubbliche ingenti che si possono impegnare per obbiettivi sociali ambientali occupazionali civili. Un progetto che nasce a livello militare-industriale, un progetto al quale dicono NO altri paesi europei e altre forze politiche europee in Germania, Belgio, Gran Bretagna, Norvegia. In Olanda la Corte dei Conti mette in discussione la sostenibilità economica del progetto. Anche l'Italia può fare scelte diverse;
da ultimo la questione morale: e questa riguarda ognuno di noi come persona e nella collettività. Aerei come gli F35 sono velivoli di attacco al suolo, trasportatori di bombe aria-terra, aria-aria e anche possibili testate nucleari. Abbiamo ancora davanti agli occhi gli effetti dei bombardamenti aerei israeliani in Libano ed il costo enorme in vittime civili e distruzioni. Il mestiere della guerra prevede di uccidere e di morire e l’Italia nella sua Costituzione ripudia la guerra. Vuol dire che deve investire altrove, non nella guerra, non per la morte, ma per giustizia sociale, diritto internazionale, cooperazione e solidarietà
Chiediamo che le somme rese disponibili nella finanziaria 2007 per il Progetto F35 siano impegnate per:
1.ricerche e progettazione finalizzate alla riconversione dell’industria bellica, come previsto dalla Legge nazionale 185 e da disegni di legge regionali presentati sia in Lombardia che in Piemonte 2.politiche di cooperazione internazionale (l’Italia è al penultimo posto nella graduatoria delle potenze internazionali per il rapporto PIL/aiuti allo sviluppo e quindi in vergognoso ritardo nel raggiungimento di uno degli Obiettivi ONU del Millennio)
assemblea nazionale a Roma
Per adesioni: ass.afghanistan@libero.it
APPELLO
In Afghanistan la popolazione non è "più sicura", le donne non sono più libere, la produzione e il traffico di oppio è aumentato; oltre 50.000 sono finora le vittime.
Il disastro provocato nell'economia e nella società è sotto gli occhi di tutti: la popolazione è schiacciata tra i signori della guerra, che siano quelli sostenuti dagli Usa o i talebani. Non può nascere né crescere democrazia in una situazione di guerra permanente: per questo siamo a fianco di quelle parti di società civile democratica e laica che, in un paese distrutto, cerca di resistere alla guerra.
Per questo chiediamo al Governo italiano di ritirare subito le truppe, di porre fine ad una missione militare, da tempo passata sotto il comando della Nato e pienamente inserita - con i rischi conseguenti - nella guerra "al terrore".
Per questo vogliamo, con questa Assemblea, lanciare una campagna di conoscenza, discussione, azioni, diffusa nei territori e nelle città per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan. Una campagna che ridia voce e forza alle cittadine e ai cittadini, che rimetta al centro l'opposizione alla guerra, senza condizioni e in tutte le sue forme, che ridia la parola ai movimenti contro la guerra e per la pace.
Anche per queste ragioni sosteniamo la lotta e la manifestazione nazionale del 17 febbraio indetta dai comitati di Vicenza contro la inaccettabile decisione dichiarata dal Presidente del Consiglio di consentire alla richiesta statunitense di un'altra base militare in quel territorio, ulteriore passo verso una politica di guerra, contraria all'art. 11 della nostra Costituzione, contraria al primo diritto umano fondamentale, quello alla pace.
L'Italia non ha bisogno di più armi e di più basi militari, ma del contrario. All'Italia e all'Europa chiediamo una politica internazionale realmente basata sul ripudio della guerra: solo questo può aiutare l'Afghanistan.
L'Afghanistan ha bisogno di essere in pace e di essere sostenuto nella ricostruzione di una economia disastrata, l'Afghanistan ha bisogno che tutti coloro che sono contro la guerra nel mondo sostengano l'impegno a ricostruire la società di tutte le forze che da decenni si battono contro guerre e occupazioni, per poter decidere del proprio destino.
Jan Tamas Presidente Partito Umanista ceco
Sabato 17 febbraio 2007 il Partito Umanista ha partecipato alla manifestazione di Vicenza contro la base USA.
Jan Tamas, presidente del Partito Umanista ceco e portavoce del coordinamento contro le basi USA in Repubblica Ceca ha parlato sul palco della manifestazione.
http://www.pumilano.it/images
Di seguito potete leggere il testo del suo discorso.
Ahoj! Ciao!
Cari amici,
- la ripresa della corsa agli armamenti nucleari
- l’instabilità politica in Medio Oriente
- la Francia e gli USA che dichiarano che potrebbero usare la bomba nucleare per primi contro il terrorismo,
Acqua...
FERMARE LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
L'acqua deve restare un bene pubblico. Non può diventare una merce.
Thomas Schmid - 13.02.07
Inequivocabilmente ......
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (art. 11). La
partecipazione italiana allo scellerato crimine dell'infinita guerra
terrorista e stragista afghana e' uno sciagurato delitto, complice e
fomentatore di terrorismi e massacri ulteriori.
Inequivocabilmente la Costituzione della Repubblica Italiana afferma
che "lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo
L'esistenza nel nostro paese di veri e propri campi di concentramenti
per esseri umani migrati di tutto innocenti,
cosi' come la pratica delle espulsioni di persone che in Italia
avevano trovato scampo da guerre, dittature, poteri criminali,
persecuzioni, fame, morte (espulsioni che quelle persone fuggiasche
ricollocano nelle condizioni di pericolo cui erano scampate con la
fuga, e che sovente addirittura le riconsegnano negli artigli dei persecutori
da cui erano fuggite),
costituiscono un crimine, un crimine tremendo ed infame .
Inequivocabilmente la Costituzione della Repubblica Italiana
inviolabili dell'uomo" (art. 2). Eppure in Italia
servizi segreti che agiscono da terroristi (la Cia, per non far nomi)
per conto di governi che agiscono da terroristi (quello statunitense, per
non far nomi) rapiscono persone che in quanto nel territorio italiano
dovrebbero essere protette dal nostro ordinamento giuridico,
istituzioni italiane (settori ancora una volta "deviati" - tristo eufenismo
per dire che in quelle istituzioni vi sono personaggi che agiscono in
flagrante violazione della legalita' democratica cosi' come stabilita
dall'ordinamento giuridico della Repubblica Italiana nata dalla
Resistenza
contro la disumanita' totalitaria). Ed anche questo e' un delitto
scellerato.
Inequivocabilmente l'Italia e' un paese che - con giusto impegno
esplicitamente e solennemente assunto nel consesso internazionale - non
partecipa dell'onnicida proliferazione delle armi nucleari, e che anzi
e'
impegnato per il disarmo atomico, consapevole che l'arma atomica e'
nemica
dell'umanita' intera. L'esistenza in Italia di arsenali atomici di
potenze
straniere - di cui vi e' ormai purtroppo piena contezza al di la' di
ogni
ragionevole dubbio sebbene una esplicita e netta conferma ufficiale
(che
equivarrebbe anche alla confessione di un delitto) ancora non vi sia -
e' un
crimine di tali proporzioni che ci vorrebbe qui la penna di Guenther
Anders
per esprimere in modo adeguato l'indignazione che suscita.
stati di
diritto attestano nei loro piu' impegnativi monumenti e strumentigiuridici
che la pace e' una improcrastinabile necessita' per l'intero genere
umano.
Ed invece continuano le guerre, e la produzione degli strumenti per le
guerre e le stragi: continua il riarmo, continua il militarismo.
Inequivocabilmente tutte le grandi tradizioni morali e civili
dell'umanita'
intera affermano che la civile convivenza si fonda sul principio del
non
uccidere. Ed ogni giorno assistiamo a nuove stragi di esseri umani.
Inequivocabilmente manifestare una volonta' di pace richiede che essa
si manifesti con condotte di pace.
richiede
comportamenti coerenti, che costruiscano pace, dialogo, solidarieta'
fra
tutti gli esseri umani; richiede la scelta nitida e forte della
nonviolenza.
Inequivocabilmente la pace, la giustizia, la convivenza, il
riconoscimento
di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, si costruiscono solo
con
la Nonviolenza.
Fermare le Guerre e le Stragi.
Smilitarizzare e Disarmare.
Contrastare tutti i terrorismi, contrastare tutte le logiche e gli
strumenti del terrore.
Difendere ogni umana vita, difendere l'unico mondo che
Solo la Nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Inequivocabilmente.
Inviati emittenti del mondo arabo...
BASE VICENZA: ANCHE TV ARABE HANNO SEGUITO IL CORTEO
AGI) - Vicenza, 18 feb. - Tra le centinaia di giornalisti presenti a Vicenza per documentare la manifestazione contro la nuova base militare americana all'aeroporto Dal Molin c'erano anche gli inviati di diverse emittenti del mondo arabo, fra le quali Al Jazeera e il corrispondente della televisione satellitare egiziana Nile News Tv, Yossef Ismail. "Per il nostro pubblico la vicenda della base di Vicenza e' di grande interesse", ha spiegato il giornalista. "L'Egitto - ha aggiunto - guarda con grande attenzione allo spiegamento logistico dell'esercito americano, da cui in gran parte dipende la sicurezza del paese e dell'intera area mediorientale".(AGI)
Non cambia idea il Governo....
La manifestazione di Vicenza, in cui decine di migliaia di persone hanno sfilato pacificamente contro l'allargamento della base Usa, non farà cambiare idea al governo, malgrado le resistenze della sinistra radicale.
E' quanto ha annunciato già ieri sera il presidente del Consiglio Romano Prodi.
"Come auspicato da tutti gli esponenti della maggioranza .. . la manifestazione di Vicenza si è svolta in modo ordinato e corretto. Questo è il primo e più importante fatto che va rimarcato", ha osservato Prodi in una nota.
"Il governo ha detto e continuerà dire i suoi sì e suoi no in coerenza con le linee generali di politica interna ed estera che si è impegnato ad attuare con le componenti della maggioranza che lo sostiene", ha detto ancora il premier.
Il programma di legislatura "non sarebbe degno di questo nome, se cambiasse orientamento sotto la spinta di una manifestazione pure legittima e importante".
La manifestazione di ieri non ha registrato incidenti in una città in cui la presenza della polizia è stata consistente ma discreta.
Dopo un percorso di circa sei chilometri, il corteo è sfociato in un grande raduno, di fronte ad un palco sul quale si è esibito anche il premio Nobel Dario Fo.
Ai timori di disordini a cui aveva accennato il Viminale, nei giorni precedenti si erano aggiunte le preoccupazioni per gli arresti di presunti neobrigatisti rossi nel Norditalia.
La dimostrazione ha creato tensioni all'interno della maggioranza di centrosinistra, con l'ala radicale decisa ad opporsi alla decisione di Prodi di consentire l'allargamento della base americana "Ederle", mentre i riformisti l'hanno appoggiata.
A livello locale, però, diversi esponenti di Ds e Margherita sono stati dalla parte dei manifestanti.
L'allargamento della base di Vicenza - autorizzato dalla giunta di centrodestra del Comune e dal governo - prevede una spesa di 500 milioni di dollari (oltre 380 milioni di euro). La nuova "Ederle 2" dovrebbe essere operativa a partire dal 2010 e dovrebbe ospitare la 173esima brigata aviotrasportata statunitense.
Il governo Prodi si apra al confronto...
Appello della Tavola della pace al Governo
Partito Umanista
Umanisti a Vicenza
Noi Umanisti come premessa :
A Vicenza si tratterà di una manifestazione pacifica e importante. Questo è importante dirlo perché, i mass–media, negli ultimi giorni hanno tentato di amplificare il conflitto ed esasperarlo! In tutti i casi conviene avere un buon livello attenzionale , rilassato e tranquillo.
Vicenza:Fermiamo chi scherza col fuoco atomico
vi scrivo per alcuni rapidi aggiornamenti e per invitarvi ancora una
volta a partecipare alla manifestazione di Vicenza del prossimo 17
febbraio a Vicenza, senza cedere al clima di tensione che il governo,
spalleggiato da buona parte delle forze politiche, sta cercando di
alimentare pretestuosamente.
Da Pordenone, parteciperemo con tre corriere: al momento attuale,
abbiamo ancora una ventina di posti per riempire la terza. Chi non si
fosse ancora iscritto, è invitato a farlo al più presto, comunicando
nome e cognome, e un recapito (email o cellulare) a Michele
<michele-negro@libero.it>, 338/4475550.
Per le altre città d'Italia, trovate l'elenco dei contatti sul sito
www.altravicenza.it, all'URL
http://www.altravicenza.it/do
Sul sito trovate anche le indicazioni su come sono organizzati i vari
spezzoni, per cui potrete scegliere l'area cui vi sentite più affini.
*****
Sempre a Vicenza, invitiamo tutti a partecipare, il giorno dopo la
manifestazione, domenica 18, all'assemblea promossa dal Coordinamento
"FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO" <<Per lanciare una campagna
nazionale che porti allo smantellamento di tutte le armi nucleari
presenti nel nostro paese in basi militari (Ghedi ed Aviano) e in porti
che ospitano sottomarini nucleari. Un tema specifico, ma dalle molte
implicazioni, che metterà in discussione la presenza di basi militari
sul nostro territori, la partecipazione alla NATO, la legittimità di
molte scelte di politica estera, le posizioni folli di molti governanti
che ormai considerano l'uso di armi nucleari una semplice scelta di
tattica militare.>>
L'appuntamento è dalle 14.00 alle 17.00 presso la Sala dei Chiostri di
Santa Corona - (Contrà Santa Corona, 4).
******
Ieri in sei di noi siamo stati per quasi tre ore in compagnia di un
collaboratore di Beppe Grillo, che ci ha intervistato su Aviano, le
atomiche, la nostra azione legale... Ne è venuto fuori parecchio
materiale che nei prossimi giorni (forse già domani) sarà pubblicato
sul
blog di Grillo (www.beppegrillo.it), che ormai è la quinta testata
italiana per numero di accessi web.
Potrebbe anche succedere (stiamo aspettando una conferma in questo
senso) che il tema della nostra azione legale venga inserito nello
spettacolo di Beppe Grillo, che inizierà la sua tournée proprio da
Pordenone fra due giorni, venerdì 16. In tal caso, potrebbero chiederci
di presenziare ai vari spettacoli in giro per l'Italia (l'elenco delle
date è in http://www.beppegrillo.it/tou
vuol mettere a disposizione, me lo faccia sapere...
*******
Un'altra bella notizia sul fronte dei media è che lunedì sera abbiamo
incontrato il direttore di Carta, Gigi Sullo, assieme ai due redattori
che stanno lavorando all'uscita del supplemento Carta EstNord: il primo
numero dovrebbe essere in edicola, assieme al settimanale, il 17 marzo,
giusto a fagiolo con la nostra prima udienza, che come sapete è in
programma per il 23 marzo, per cui molto probabilmente la nostra
vicenda
sarà sulla copertina...
********
Per finire, vi ricordo l'appuntamento di sabato 24 febbraio, in cui si
terrà l'assemblea generale del Comitato. Invitiamo tutti quanti a
partecipare: sarà un momento importante per confrontarci, dopo l'esito
della manifestazione di Vicenza ed in vista delle iniziative da mettere
in campo per l'udienza.
A presto, dunque, e tutti a Vicenza!
Tiziano Tissino
non lasciamo sparire Foued Cherif
NON LASCIAMO SPARIRE FOUED CHERIF.
Questa è una petizione per la liberazione di Foued Cherif, promossa dal coordinamento nazionale del Centro delle Culture.
La mattina del 4 gennaio 2007 la Digos di Milano ha prelevato Cherif Foued dal suo posto di lavoro e lo ha portato presso la Questura dove gli è stato notificato un decreto di espulsione. A motivo dell'espulsione, in breve, il sospetto che Foued sia uno spalleggiatore di terroristi. .
La notte del 4 gennaio Cherif Foued è stato imbarcato per la Tunisia senza permettergli di contattare un avvocato, senza potersi difendere, senza sapere con esattezza i capi di imputazione e soprattutto subendo violenza morale per essere strappato via dai suoi affetti.
Foued è stato rinchiuso dal 5 al 15 gennaio nel dipartimento del ministero degli interni tunisino, in carcere di isolamento, il 16 è stato portato in un carcere civile sotto la giurisdizione militare e solo il 18 gennaio la famiglia ha avuto notizia su dove si trovava Foued.
Cherif Foued non è mai stato indagato dall'Autorità Giudiziaria italiana o straniera.
La sua unica "colpa" è stata quella di essere stato identificato, durante una perquisizione, nell'appartamento di alcuni cittadini tunisini indagati per presunte attività terroristiche e peraltro assolti dalla Corte di Assise di Milano.
Foued è stato espulso in Tunisia illegittimamente, creando un precedente gravissimo per la nostra democrazia e per il principio del diritto alla Difesa. Non si può stare inermi a guardare quando l'antiterrorismo, che vorrebbe colpire il terrorismo, diviene abuso; quando vengono negati i diritti a coloro che sono stati accusati di essere i nemici ma, come esseri umani, come imputati, hanno diritto a un avvocato, a un processo, a un giudice, diritto a un trattamento dignitoso e umano. Invece si ritrovano in carceri di Paesi compiacenti, disposti a interrogarli con ogni mezzo e a detenerli senza processo. Non si tratta di illazioni ma di fatti ammessi anche dal Dipartimento di Stato americano che ne parla come di una prassi usata e abusata anche ai danni dei cittadini europei.
- 1. non ci sono prove, non è mai stato indagato né in Italia né all'estero
- 2. non ha goduto del diritto di difesa
- 3. esiste un divieto di espatrio verso Paesi ove l'espellendo potrebbe essere soggetto a pene illegali e comunque ove non gode dei diritti civili. La Tunisia, secondo il rapporto di Amnesty del 2006 non garantisce i diritti e pratica la tortura. Il nostro paese infatti aderisce a patti comunitari Europei ed internazionali che garantiscono la difesa di tali diritti.
- 1. di garantire l'incolumità di Foued Cherif
- 2. riportare immediatamente Foued Cherif in Italia dalla sua famiglia.
- 3. dei danni economici e morali causati a Foued ed alla sua famiglia.
- 1. Diffondi la petizione www.centrodelleculture.org/pe
tizioni/foued: ad altre organizzazioni, a liste di amici, su blog, etc. - 2. Mettici in contatto con giornalisti (giornali, televisioni, radio)
- 3. Mettici in contatto con legali che possono collaborare nella raccolta di informazioni ed esperienze utili.
- 4. Contatta personaggi politici e istituzioni che si interessino al caso. Dopo essersi documentati, esprimano attraverso comunicati stampa la loro posizione.
- 5. Aiutarci a raccogliere i fondi per sostenere le spese legali e la famiglia di Foued.
Per informazioni: http://www.centrodelleculture
La mia spesa per laPace
Votate ogni volta che fate la spesa,
ogni volta che schiacciate il telecomando,
ogni volta che andate in banca
sono voti che date al sistema.
(Alex Zanotelli, missionario)
Carissimo/a aderente,
(8218 adesioni raccolte. Aggiornamento ore 11 del 12-2-'07)
NO alle politiche unilaterali e di guerra preventiva
NO all'ampliamento della base militare a Vicenza
NO all'ampliamento della base militare a Vicenza
Crediamo nella nonviolenza come via che possa portare ad una soluzione duratura e condivisa dei conflitti; per questo riteniamo da sempre inutili e dannose le basi militari; ma nel caso della base di Vicenza troviamo di una gravità estrema la decisione del governo italiano, perché ci sembra andare contro le conclamate linee di politica estera del nostro paese oltre che alla vocazione pacifista del patto fondativo della nostra Repubblica, sancito dalla Costituzione .
.
Infatti in gioco non è solo l'ampliamento di una base con tutti i problemi di natura sociale e ambientale che si porta dietro, ma la condiscendenza alla politica dell'attuale amministrazione USA, che da tempo ha scelto invece la guerra (unilaterale e preventiva) come unico mezzo per ristabilire l'ordine nel mondo.
All’interno di questa logica di guerra, la base di Vicenza, ospitando la 173° Brigata, sara' il perno operativo del fronte Sud per le operazioni unilateralmente perseguite dagli Stati Uniti.
I risultati di questa nefasta politica sono sotto gli occhi di tutti, in particolare dello stesso popolo americano che sempre meno condivide le scelte del suo governo, come ha dimostrato nelle recenti elezioni.
Con queste motivazioni dichiariamo il nostro appoggio alle lotte popolari nonviolente contro la base militare a Vicenza, e la presenza di armi di distruzione di massa (armi nucleari) sul nostro territorio.
NO all'ampliamento della base militare a Vicenza
(Mohandas Karamchand Gandhi)
martedi 13 febbraio al pirellone Milano
PRESIDIO
SOTTO IL PIRELLONE IN OCCASIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE
SI, ALLA NONVIOLENZA.....
CAMPAGNA "NONVIOLENZA UMANISTA"
Sì alla NONVIOLENZA .....
Abbiamo sentito scandire molti "no alla violenza" dopo l'ennesimo
assassinio senza senso nei dintorni di uno stadio.
MILANO " NONVIOLENZA"
Ma chi pensa ancora che la violenza si combatta con la violenza nelle
sue
forme di repressione e restrizione della libertà non ha ancora capito
nulla.
L'unica risposta alla violenza è la NONVIOLENZA: un metodo più lento,
più
riflessivo, più intelligente, etico e l'unico veramente efficace.
Ass. Umaniste, Partito Umanista,La Comunità
**APPELLO PER COSTRUIRE INSIEME IL SIMBOLO DELLA PACE E DEL DISARMO*
muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una
al minuto.
* Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000
bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la
Francia 450 e la Cina 400. Secondo alcuni osservatori Israele ne
possiede almeno 200.
* Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono
in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a
distruggerlo per intero 25 volte.
* La Nato si muove al di fuori degli accordi del Trattato di Non
Proliferazione Nucleare, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti
hanno dislocato 480 bombe nelle varie basi Nato in Europa: 150 in
Germania, 20 in Belgio, 20 in Olanda, 110 in Gran Bretagna, 90 in
Italia e 90 in Turchia.
* Restituire i territori occupati
* Smantellare gli arsenali
e il superamento di ogni forma di discriminazione, chiediamo al mondo della politica, del volontariato, della cultura, dell'informazione e della spiritualità di sottoscrivere e diffondere questo appello e soprattutto di partecipare alla creazione a Roma del simbolo della pace e del disarmo.
adesioni@simbolodellapace.net
www.simbolodellapace.net
dove firmare l'appello on-line:
http://www.ipetitions.com/pet
Iniziativa raccolta firme acqua pubblica
13 gennaio 2007 è iniziata nelle piazze delle città italiane la raccolta firme sulla legge d’iniziativa popolare con la quale si vuole riportare l’acqua sotto il controllo pubblico, sia per quanto riguarda la proprietà che la gestione ed erogazione dei servizi idrici.
Allegato | Descrizione |
---|---|
00113_dossier_acqua.doc 109.5 KB |
martedi 14 febbraio alle 17,30 europa in Pac
ostaggi italiani in Nigeria"" abbandonati""
Gli ostaggi italiani in Nigeria: «Ci avete abbandonati»
Articolo pubblicato il: 2007-02-07
ROMA - Prima la rabbia e l'angoscia degli ostaggi italiani in Nigeria
che
irrompono dalle pagine del Manifesto, poi le rassicurazioni dell'Eni e
la
cautela della Farnesina, infine l'appello della moglie di uno dei
rapiti e
la notizia della telefonata imprevista e tranquillizzante di Cosma
Russo.
È pieno di colpi di scena il film della giornata sulla vicenda dei due
tecnici dell'Agip italiani e di un libanese, rapiti il 7 dicembre
scorso
dal Mend, il Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger. (nella
foto da sinistra il libanese Saliba Amad e gli italiani Damiano Russo e
Franco Arena).
«Siamo delusi. Delusi dal governo italiano, che non sta facendo nulla
per
tirarci fuori da qui. Delusi dalla nostra compagnia, che ci ha lasciati
a
marcire in questa giungla. Delusi da questa situazione, in cui ci
troviamo
incartati», hanno detto Francesco Arena, Cosma Russo e Imad Saliba
all'inviato del Manifesto che, dopo lunga attesa a Port Harcourt e un
viaggio in barca nella notte sul Delta del Niger, è riuscito ad
incontrarli e intervistarli.
Nella foto pubblicata dal Manifesto che li ritrae a bordo di
un'imbarcazione, guardati a vista da tre uomini armati e mascherati, i
tre
appaiono in buona salute, anche se stanchi.
Arena e Russo hanno dichiarato di non poterne più di una «situazione di
abbandono» e accusato il governo italiano e l'Agip di non fare
abbastanza
affinché il governo nigeriano «accetti le richieste dei rapitori», il
cui
accoglimento porterebbe alla loro liberazione.
Sulle trattative, ieri in mattinata, è intervenuto un portavoce
dell'Eni:
«Stiamo lavorando - ha detto - e continueremo a farlo in stretta
collaborazione con l'Unità di Crisi della Farnesina e le Autorità
nigeriane». Da parte sua la Farnesina ha rilevato che la situazione
permane «estremamente delicata» e ha ribadito che il governo «non
trascura
alcuna pista ed alcun elemento che possa portare alla liberazione» dei
tre
tecnici «nel più breve tempo possibile» e che si ha «piena comprensione
della forte preoccupazione e dell'angoscia delle famiglie».
10 febbraio 2007 presidio a Monza
Al Sindaco di Monza, Michele Faglia
Al Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati
Ai Deputati e ai Senatori dell’Unione eletti in Brianza
Abbiamo appreso da manifesti affissi in città che sabato 10 febbraio ’07 un gruppo di associazioni legate all’estrema destra vorrebbe fare un corteo nel centro di Monza, strumentalizzando il giorno del ricordo della tragedia delle Foibe. Sotto sigle diverse si nascondono le organizzazioni neonaziste di forza nuova che già in dicembre e in gennaio hanno cercato di fare manifestazioni in chiave razzista e xenofoba contro ambulanti ed immigrati. VERE E PROPRIE MANIFESTAZIONI DI ODIO RAZZIALE. Inoltre le organizzazioni che promuovono e aderiscono a questo sfilata sono di chiara matrice neofascista e neonazista, per questo motivo manifestazioni di questo tenore nella MONZA CITTA’ PER LA PACE non vanno tollerate. L’associazione “Lorien” promotrice di questa gazzarra è l’associazione che nel 2004 in una iniziativa (al chiuso) faceva cantare persone che inneggiavano al fascismo, all’odio contro Ebrei ed Immigrati. Monza proprio in questi giorni ha ricordato i deportati non più tornati dai campi di sterminio e tutti i Monzesi che si sono immolati per dare al paese la democrazia. Oggi negazionisti, fascisti e nazisti vorrebbero usare lo strumento democratico per garantirsi il diritto a manifestare. Inoltre le forze democratiche ed antifasciste di Monza manifestano la loro preoccupazione perché questo proliferare di iniziative di stampo neonazista avviene con insistenza a Monza, città dove fra breve si andrà a votare, e questo assume un carattere di vera provocazione. Per questo insieme di questioni le forze democratiche ed Antifasciste di Monza, chiedono al Sindaco e alla Giunta di Monza una presa di posizione autorevole verso le autorità competenti affinché, per motivi di ordine pubblico e di opportunità politica, il corteo di Sabato non venga effettuato. Nel caso questo venisse confermato le scriventi forze si mobiliteranno per un presidio democratico e pacifico del centro di Monza. Di questa grave situazione ne faremo oggetto di iniziative Parlamentari nei confronti del Ministero degli Interni.
ANPI di Monza
Partito della Rifondazione Comunista
Associazione per l’Ulivo
Democratici di Sinistra
Margherita
Partito dei Comunisti Italiani
SDI
Verdi
Monza, 4 febbraio ’07
16 febbraio 2007 risparmio energetico
Cari amici,
rete scuola e pace parlano la stessa lingua
La Scuola e la Pace parlano la stessa lingua
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di Retescuole
ReteScuole, coordinamento di genitori ed insegnanti delle scuole di
Milano e provincia, in sintonia con il coordinamento delle scuole di
Vicenza e provincia aderisce alla manifestazione di Vicenza del 17
febbraio, indetta dal Presidio Permanente e dal Coordinamento dei
Comitati Cittadini contro il Dal Molin.
La Scuola e la Pace parlano la stessa lingua. Come genitori ed
insegnanti impegnati per una scuola improntata al dialogo e
all'incontro, alla convivenza civile e alla valorizzazione delle
diversità, portatrice di una cultura di pace tra i popoli, rifiutiamo
totalmente qualsiasi scelta funzionale alle politiche di guerra e di
servitù militari che contrastano con tali principi e con l'articolo
11 della nostra Costituzione, tanto bistrattato, che sancisce il
ripudio alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali.
Vorremmo che decisioni così importanti venissero prese dopo aver
ascoltato le popolazioni sulle quali tali scelte ricadono.
Così, come per la base del Dal Molin non si vuole tener conto della
volontà delle comunità locali, altrettanto, per la nostra esperienza
e per la scuola in generale, non si vuole tener conto delle istanze e
delle proposte per una buona scuola per la Repubblica che giungono da
chi nella scuola vive e lavora.
In solidarietà con la stragrande maggioranza dei cittadini vicentini,
rifiutiamo l'ampliamento della base di Vicenza anche perchè questa
nuova servitù militare deprimerebbe ulteriormente il territorio dal
punto di vista ambientale e lo renderebbe più povero, sottraendo le
risorse idriche ed energetiche necessarie ai bisogni delle
popolazioni locali.
Nella Finanziaria il Governo ha deciso un aumento complessivo delle
spese militari che ammontano a 20,354 miliardii di euro. Inoltre il
41% delle spese per il mantenimento della base statunitense in
questione, come per tutte le altre sul territorio nazionale, sono a
carico dello Stato italiano.
Riteniamo questo un incredibile spreco di risorse economiche che
potrebbero essere destinare ad altri servizi essenziali per la
collettività.
Tanto per rimanere solo nel campo della scuola, il settore della
Pubblica istruzione viene sottoposto ad un taglio complessivo di 3
miliardi di euro in tre anni di cui 448 milioni nel 2007, che portano
a peggiorare le già critiche condizioni della scuola pubblica di
tutte e di tutti, per tutte e per tutti.
A chi ci chiede: ma cosa c'entrate voi di ReteScuole con la base di
Vicenza noi diciamo: la scuola c'entra sempre con la pace e vorremmo
che i soldi delle nostre tasse fossero impiegati più saggiamente
nell'educazione e non nell'acquisto e nel mantenimento di macchine da
guerra.
basi in Italia...
Aviano Administration Annex Group, Aviano, US Air Force
Aviano Air Base, Roveredo In Piano, US Air Force
Aviano Ammunition Storage Annex, Roveredo In Piano, US Air Force
Aviano Bachelor Hsg Annex No 2, Aviano, US Air Force
Aviano Bachelor Hsg Annex, Aviano, US Air Force
Aviano Family Hsg Annex, Aviano, US Air Force
Aviano Maintenance Annex, Aviano, US Air Force
Aviano Storage Annex, Aviano, US Air Force
Camp Darby, US Army
Camp Ederle, Vicenza, US Army
Coltano Troposcatter Site, US Army
Comiso Family Hsg Site, Comiso, US Air Force
Dal Molin Airfield, Vicenza, US Army
Livorno, US Army
Livorno Supply & Maint Area, 409 US Army
Livorno Training Area, US Army
Longare Comm Site, Vicenza, US Army
Sigonella, Sigonella, US Navy
NAVHOSP Naples, Neapel, US Navy
NAVSUPPACT Maddalena, La Maddalena, US Navy
NAVSUPPACT Naples, Neapel, US Navy
NCTAMS Eurcent Naples, Neapel, US Navy
Pisa Ammo Stor Area, Pisa, US Army
San Vito Dei Normanni Air Station, Brindisi, US Air Force
Vicenza, Vicenza, US Army
Vicenza Basic Load Stor Area, Vicenza, US Army
Vicenza Fam Hsg, Vicenza, US Army
Vigonovo Storage Annex, Vigonovo, US Air Force
23 Basi, senza altri dettagli
dimostranti occupano binari stazione
17/1/2006
DIMOSTRANTI OCCUPANO BINARI STAZIONE, Alcune centinaia di persone dei comitati che si battono per il 'no' alla nuova base Usa a Vicenza occupano i binari della stazione ferroviaria. Il traffico dei treni e' al momento sospeso. Ai manifestanti, circa 600 che stasera avevano preso parte al corteo per le vie del centro storico, se ne sono aggiunti altre centinaia, che si sono diretti verso la stazione, per bloccare il traffico ferroviario. La situazione e' di grande confusione ma, secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, non e' al momento degenerata.Nessun problema lungo l'asse Roma Washington. Ma Prodi, sulla questione della base americana, deve sciogliere due nodi. Il primo è politico: il dissenso della sinistra radicale. Il secondo è legato al dialogo con i comitati locali, contrari all'ampliamento del Del Molin per ragioni, più che politiche, territoriali e ambientali
«Un passo avanti nelle relazioni bilaterali» - dice Ronald Spogli, ambasciatore americano. «L'Italia onora i suoi impegni internazionali» - ribadisce il Dipartimento di Stato. «I nostri rapporti non hanno mai registrato increspature d'acqua, come descritto dai media» - conferma Romano Prodi. Il disco verde del governo all'ampliamento della base americana di Vicenza - utilizzando l'area dell'aeroporto civile «Dal Molin», dove sorgeranno alloggi e infrastrutture per ospitare 1750 soldati oltre ai 2750 già presenti in loco - apre una falla, non tanto con l'alleato americano o con l'opposizione (favorevolissima), quanto con le componenti radicali della coalizione. Un altro tema che va ad aggiungersi - oltre a quello sulla Tav e sull'eventuale alleggerimento dello «scalone» - alla lunga lista di problemi politici del governo, sempre più diviso tra un'ala di «ancien gauche» coagulata attorno al PdCI, a Rifondazione e ai Verdi e la componente cosiddetta «riformista» dell'Ulivo, nocciolo duro del nascituro, e mai nato, Partito democratico.
LINK
DIVERGENZE POLITICHE
«I cittadini sono stati traditi» - attacca il verde Alfonso Pecoraro Scanio, preoccupato delle ricadute ambientali ed urbanistiche dell'allargamento della base (che tra l'altro dovrebbe ospitare un megaparcheggio per quasi 2000 autovetture). E mentre Oliviero Diliberto, PdCI, invoca «il coinvolgimento della popolazione», e Franco Giordano, segretario di Rifondazione, si dice pronto a scendere in piazza con i pacifisti perché «le servitù militari devono essere rinegoziate, non ampliate», i più duri nei toni sono i deputati veneti dell'Unione, preoccupati soprattutto delle ricadute urbanistiche della decisione di ampliare la base statunitense. «Una decisione gravissima» - attaccano Fincato, Trupia, Zanella, Valpiana e Galante.
REFERENDUM
La quadratura del cerchio, per evitare che un dissenso profondo si trasformi in un problema politico che metterebbe in crisi la stessa tenuta del governo, risiede in una parola su cui tutti - da Piero Fassino a Fausto Bertinotti - si dicono d'accordo: «Referendum». Una parola che non divide la coalizione, ma divide governo centrale e amministrazione locale. A chi spetta indirlo? Il gioco del rimpallo delle responsabilità è avviato.
Il sindaco Enrico Hullweck (Forza Italia) - incassato il sì del Consiglio comunale e storico pasdaran dell'ampliamento (anche per le sue ricadute occupazionali) - ha le idee chiare. Non è materia locale: «La parola spetta al Governo. Lo stesso discorso vale per il referendum locale che per legge può esserci solo su una materia di competenza locale. Questa non lo è». Di tutt'altro avviso - naturalmente - Romano Prodi che, oltre a circoscrivere il dissenso in un ambito puramente territoriale-urbanistico, ha risposto in questo modo: «La trattativa sul progetto con gli americani spetta al comune di Vicenza». E sul referendum? «Materia locale. Non sono mica il sindaco» - dice.
PROTESTA LOCALE
Il problema non è solo un problema politico di tenuta della coalizione. E nemmeno - esclusivamente - una questione che apre un conflitto istituzionale di competenza tra consiglio comunale e governo centrale. Il problema è anche legato al fatto che l'ampliamento della base di Vicenza avverrebbe in un'area, il «Dal Molin», che sorge in piena Vicenza.
«700 mila metri cubi di cemento che cancelleranno un polmone verde della città» - accusa la signora Cinzia Bottene, agit-prop antiampliamento. Sono già dodici i comitati cittadini sorti a Vicenza per protestare contro quella che è apparsa, a molti cittadini vicentini, come una scelta inopportuna, soprattutto per motivi di vivibilità. Il timore di molti, a Vicenza, è che, alla fine, questioni più grandi finiscano per scaricarsi su una comunità locale già carica di problemi.
Sono comitati che rappresentano un disagio reale. Sono trasversali, non «ideologicamente antiamericani». E' anche a loro che il governo dovrà una risposta.
iIl fututro è nelle nostre Mani
NOTE ORGANIZZATIVE MANIFESTAZIONE NAZIONALE 17 FEBBRAIO
“IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI: DIFENDIAMO LA TERRA PER UN DOMANI SENZA BASI
DI GUERRA”
In questi giorni abbiamo ricevuto numerosissime adesioni per la
manifestazione nazionale del 17 febbraio a Vicenza. Di questo vi vogliamo
ringraziare.
Quella che si prospetta è una manifestazione molto partecipata, dalle
dimensioni che la nostra città non ha mai vissuto. Proprio per queste
ragioni vi chiediamo di fornirci alcune informazioni al fine di organizzare
al meglio l’iniziativa.
Vi chiediamo di indicarci al più presto il numero approssimativo di
partecipanti dalla vostra realtà, il mezzo di trasporto con cui arriverete a
Vicenza (se pullman indicateci anche il numero) e un referente da poter
contattare.
Tutto ciò al fine di poter organizzare al meglio il vostro arrivo e la
vostra partecipazione al corteo; ulteriori informazioni (luogo di sosta dei
pullman, parcheggi ecc) vi saranno segnalati con email successive.
Riceviamo, inoltre, numerose richieste da tutta Italia per sapere come
giungere a Vicenza e a chi rivolgersi nella propria città: la completezza
delle informazioni, dunque, è fondamentale per favorire la massima
partecipazione possibile.
Il concentramento del corteo è fissato per le 14.30 di fronte alla stazione
dei treni di Vicenza. Il corteo, dopo aver fatto un giro della città, si
concluderà con un happening presso Campo Marzo, nei pressi della stazione
FS.
Pubblicheremo tutte le informazioni anche nel sito www.altravicenza. it.
Il 17 febbraio tutte e tutti a Vicenza! NO Dal Molin!
Presidio Permanente NO DAL MOLIN
Recapiti:
nodalmolin@libero. it
ammazzateci tutti
Una lettera dalla Calabria di Rosanna del Movimento Ammazzateci Tutti. Il 17 febbraio a Reggio Calabria i nostri ragazzi sfileranno contro la mafia. Non lasciamoli soli.
“ Caro Beppe,
mi chiamo Rosanna, ho 23 anni e sono la figlia di un giudice di Cassazione calabrese ucciso poco prima di Falcone e Borsellino. Ma non è per parlare di me che ti scrivo.
E’ trascorso più di un anno dalle grandi manifestazioni di Locri scaturite dalla rabbia per l’omicidio del Vice Presidente del Consiglio Regionale Francesco Fortugno, ciliegina sulla torta dopo decine di delitti impuniti perpetrati nella Locride ed in tutta la Calabria.
Dopo un anno e mezzo in Calabria si continua a morire, a pagare la mazzetta, a sopravvivere soggiogati dalla ‘ndrangheta.
Dopo un anno e mezzo noi ragazzi siamo ancora qui a combattere per contrastare ogni forma di mafia, da quella di strada a quella dei Palazzi, e riprenderci la nostra terra.
...
Molto spesso ci si sente immuni al problema ‘ndrangheta, finché non ci troviamo a doverne affrontare la prepotenza. Ce ne accorgiamo al momento di aprire un’attività, quando ‘qualcuno’ bussa alla tua porta chiedendo un ‘contributo’ per lasciarti lavorare, poi il ‘contributo’ diventerà un quarto, metà, tre quarti del guadagno dell’attività e sarai costretto o a scendere a compromessi o a chiudere ed andare via. Tutto normale, preventivato, anche se completamente assurdo. Tutto consumato in silenzio.
Come quando ammazzano qualcuno a te caro e sai chi è stato, ma quel nome è troppo pesante da dire, così come diventa troppo rischioso chiedere che sia fatta giustizia, perché certi nomi sono impronunciabili. E allora si ingoiano bocconi amari e si continua la solita vita.
Oppure può succedere che un giorno un ragazzo si senta umiliare dai compagni perché non ha la maglia firmata e non l’avrà mai perché in famiglia si fanno i salti mortali per arrivare a fine mese e allora, per dare una mano, per sentirsi qualcuno e farsi rispettare eccolo rivolgersi al ‘capetto’ di turno, eccolo ipotecare la sua vita, vendere la sua dignità per diventare ‘qualcuno’. Che importa se poi rischia di finire in carcere per spaccio o per aver ucciso un uomo? Che importa se avrà buttato nel fango la sua coscienza?
Perché, sia chiaro, alla fine chi ci rimette è la povera gente, non ‘lorsignori’.
No, quelli guardano dall’alto delle loro ville al Nord, sicuri ed al calduccio! C’è chi paga per loro.
In Calabria è rimasta solo la spietata manovalanza, quella che si occupa di tenere sotto controllo il territorio e soggiogare, sostituendosi allo Stato, i calabresi. E’ quella a cui ci si rivolge per comprare i propri diritti, quella che alimentiamo con l’ignoranza e la paura.
...
Ed è proprio questo il senso della manifestazione che noi ragazzi del Movimento Ammazzateci tutti stiamo promuovendo per il prossimo 17 febbraio a Reggio Calabria.
Noi vogliamo mettere in pratica le parole del Giudice Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”
Perché se continueremo a rivolgerci al ‘capobastone’ per ottenere i nostri diritti, se lasceremo che la ‘ndrangheta continui ad interferire nelle nostre vite con arroganza e prepotenza, se ci faremo ingannare dai suoi diabolici sorrisi, non riusciremo mai a liberarci dal suo giogo.
...
E’ la prima manifestazione auto-convocata che organizziamo a Reggio Calabria, la prima completamente auto-finanziata, anche se non nascondo che vorremmo fare appello a tutti i calabresi, commercianti, imprenditori, mamme e papà, perché ci aiutino anche economicamente nell’organizzazione della manifestazione, vorremmo infatti chiedere una sorta di ‘pizzo legalizzato’, ovvero un contributo economico con tanto di certificato di acquisizione da parte loro di una ‘azione antimafia’ dal nostro virtuale pacchetto azionario.
...
Le mafie non sono un problema solo del Sud, ma sono il cancro dell’Italia intera e, finchè si continuerà a fare il loro gioco ignorando e girandosi dall’altra parte, non potremo mai estirpare questa malattia. Per questo il nostro appello non vuole fermarsi solo ai calabresi, ma vuole essere un richiamo per TUTTI gli italiani onesti, perché c’è sempre, in ogni regione, qualcosa che prende il nome di ‘mafiosità di comportamento’. E’ il pensare di poter essere diversi rispetto agli altri, il pretendere di poter comprare e vendere dei diritti, il curarsi esclusivamente del proprio bene anche a scapito degli altri.
Abbiamo attivato un blog per la manifestazione, lì potrete trovare tutte le informazioni utili “work-in-progress” fino al 17 febbraio. L’indirizzo è http://17febbraio.ammazzateci
Un mio, seppur virtuale, abbraccio.”
Rosanna Scopelliti
figlia del giudice Antonino, ucciso da Cosa Nostra a Campo Calabro (RC) il 9 agosto 1991.
Movimento "E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI"
giovani uniti contro tutte le mafie
www.ammazzatecitutti.org
CTPC..comitato trasporti puntuali civili Milano
Comunicato stampa
Nucleare ad Aviano......
Comunicato Stampa:
Ecco le prove della presenza nucleare ad Aviano
Nell'edizione di domenica 28 gennaio 2007, il quotidiano "Libero" ha
dedicato un'intera pagina ad un'inchiesta di Francesco Ruggeri, nella
quale vengono fornite importanti prove a sostegno della tesi, più
volte
avanzata, della presenza di armi atomiche nella Base Usaf di Aviano
(così come in quella italiana di Ghedi).
L'autore è riuscito ad entrare in possesso di foto scattate da alcuni
soldati statunitensi nel corso di un'esercitazione sulla sicurezza
nucleare, svoltasi ad Aviano nel 2002, nonché di documenti contenenti
i
regolamenti interni sulle operazioni con materiale nucleare.
Il testo completo dell'articolo è pubblicato sul sito
www.vialebombe.org, da dove è possibile scaricare anche una copia PDF
ad
alta definizione della pagina in questione.
Finora, i vari Governi che si sono succeduti, hanno sempre rifiutato di
confermare la presenza di ordigni militari sul nostro territorio. È
tempo invece che i cittadini siano adeguatamente informati e che
l'Italia si adoperi affinché tutte le armi nucleari presenti nel
nostro
paese siano smantellate al più presto, come primo passo verso la
completa abolizione delle armi atomiche.
Allegato | Descrizione |
---|---|
libero2801piccolo[2].jpg 37.51 KB |
17 febbraio manifestazione a Vicenza....
come saprete il 17 febbraio ci sarà la manifestazione nazionale a
Vicenza contro l'ampliamento della base militare. DisarmiaAMO la PACE,
con altre realtà varesine, sta raccogliendo i nominativi per
partecipare alla manifestazione con un pullmann dalla nostra
provincia. Si partirebbe il sabato mattina per tornare la sera. Il
costo sarà di circa 15 euro. Chi volesse venire si prenoti a
disarmiamolapace@email.it, lasciando anche il proprio numero di
telefono.
APPELLO ALLA MOBILITAZIONE
17 FEBBRAIO: MANIFESTAZIONE NAZIONALE A VICENZA
IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI:
DIFENDIAMO LA TERRA PER UN DOMANI SENZA BASI DI GUERRA
Presidio Permanente, Vicenza
23 gennaio 2007
Dopo che per mesi Governo e Comune si sono rimpallati la
responsabilità della decisione, l'Esecutivo nazionale ha ceduto
all'ultimatum statunitense: «il Governo non si oppone alla nuova base
Usa», ha sentenziato Romano Prodi. Dopo appena due ore, migliaia di
vicentini sfilavano per le strade del centro cittadino.
Chi pensava di aver chiuso la partita ha dovuto ricredersi, perché
Vicenza si è mobilitata, ha Invaso le strade, ha costruito il
presidio permanente.
Otto mesi di mobilitazioni, culminate con la grandiosa manifestazione
dello scorso 2 dicembre - quando 30 mila persone sfilarono dalla
Ederle al Dal Molin, hanno dimostrato la forte contrarietà della
popolazione alla nuova installazione militare. Ma il Governo, dopo
aver più volte ribadito la centralità dell'opinione della comunità
locale, ha ceduto agli interessi economici e militari.
In tutto questo pesa come un macigno anche la posizione
dell'Amministrazione Comunale che, forte dell'assenso dato dal Governo
Berlusconi all'operazione, prima ha nascosto ai cittadini il progetto
per tre anni e poi, snobbando la contrarietà della popolazione, lo ha
approvato durante un Consiglio Comunale blindato e contestato; infine
ha negato ai cittadini la possibilità di esprimersi attraverso il
referendum.
Nonostante tutto questo a Vicenza è successo qualcosa di nuovo:
Vicenza non si è arresa alle imposizioni. In questo percorso abbiamo
trovato donne e uomini, studenti e anziani, lavoratori e
professionisti; li abbiamo incrociati nelle mobilitazioni, abbiamo
discusso con loro alle assemblee pubbliche ed ai convegni. Insieme
abbiamo costruito il Presidio Permanente, un luogo attraversato da
migliaia di persone in pochi giorni.
Vicenza non si è arresa alle imposizioni.
Vicenza non vuole una nuova base militare al Dal Molin.
Vicenza si è mobilitata.
Migliaia di persone hanno occupato i binari della stazione appena due
ore dopo la conferenza stampa di Romano Prodi; e nei giorni successivi
una serie di iniziative, dalla manifestazione degli studenti ai
presidi in Municipio e in Prefettura, hanno confermato la
determinazione dei cittadini.
La nostra città ha riscoperto la dimensione comunitaria e popolare, ha
riattivato le reti di solidarietà che in altri contesti - per esempio
a Scanzano Ionico o in Val di Susa - hanno permesso di fermare dei
progetti devastanti.
Da ogni parte d'Italia ci è arrivata un immensa solidarietà, un
caloroso sostegno. Manifestazioni e presidi si sono svoltI in questi
giorni in ogni angolo del Paese. Contro una scelta contrastata dalla
comunità locale ovunque si manifesta e si discute.
Il nostro cammino è appena all'inizio. Nulla si è concluso con
l'espressione del parere governativo. Cittadini, associazioni e
organizzazioni sindacali hanno deciso di opporsi; molti parlamentari
si sono auto-sospesi. Vicenza vuole fermare questo scempio, se
necessario anche seguendo l'invito di molti a mettere pacificamente in
gioco i propri corpi.
Vogliamo dare una voce unitaria, pacifica e determinata a questo
sdegno. Vicenza chiama tutti a mobilitarsi contro la militarizzazione
di una città, contro la costruzione di una base che sorgerà a meno di
due chilometri dalla basilica palladiana, consumerà tanta acqua quanta
quella di cui hanno bisogno 30 mila cittadini, costerà ai contribuenti
milioni di euro (il 41% delle spese di mantenimento delle basi
militari Usa nel nostro territorio è coperto dallo Stato Italiano),
sarà l'avamposto per le future guerre.
Vicenza vuole costruire una grande manifestazione nazionale per il 17
febbraio; vogliamo colorare le nostre strade con le bandiere
arcobaleno e quelle contro il Dal Molin, ma anche con quelle per la
difesa dei beni comuni e della terra, del lavoro e della dignità e
qualità della vita. Un corteo plurale e popolare, capace di aggregare
le tante sensibilità che in questi mesi hanno deciso di contrastare il
Dal Molin, perché siamo convinti che le diversità siano un tesoro da
valorizzare così come l'unità sia uno strumento da ricercare per
vincere questa sfida.
Ai politici e agli uomini di partito che condividono la responsabilità
di Governo locale e nazionale rivolgiamo l'invito a partecipare senza
le proprie bandiere; vi chiediamo un segno di rispetto verso le tante
donne e i tanti uomini che in questi giorni si sono sentiti traditi
dai partiti e dalle istituzioni; vi chiediamo, anche, di valorizzare
la scelta di quanti, in questi giorni, hanno scelto di dimettersi o
auto-sospendersi in segno di protesta. Una protesta che, auspichiamo,
dovrà avere ulteriori riscontri se il Governo non recederà dalle sue
decisioni.
Noi siamo contro il Dal Molin per ragioni urbanistiche, ambientali,
sociali; ma, anche, perché ripudiamo la guerra. Proprio per questo non
accettiamo alcun vergognoso baratto con il rifinanziamento della
missione in Afghanistan.
ogni nuova base militare, per la desecretazione degli accordi
bilaterali che regolano la presenza delle basi, per la difesa della
terra e dei beni comuni, per un reale protagonismo delle comunità
locali e dei cittadini.
Il futuro è nelle nostre mani: difendiamo la terra per un domani senza
basi di guerra.
Il 17 febbraio tutti a Vicenza!
Presidio Permanente contro il Dal Molin
Per info e adesioni nodalmolin@libero.it
Web www.altravicenza.it
Base missilistica USA.........
__,_._,___
Circa 3000 persone hanno manifestato a Praga lunedi 29 gennaio 2007
La manifestazione e stata organizzata dalla iniziativa WWW.NEZAKLADNAM. CZ
Gli USA vogliono installare la prima loro base missilistica nei paesi dell´Est europeo.
La base consta di due installazioni separate: la base missili in Polonia e la base radar in RC.
Per quattro anni si sono svolte trattative esclusivamente tra specialisti e all´insaputa della popolazione,
preoccupati per la sicurezza ed il futuro del loro Paese hanno deciso di intraprendere una campagna di informazione.
Nella iniziativa NEZAKLADNAM contro le basi americane
convergono oggi 46 membri della societá civile, associazioni per i diritti umani, cristiani, ecologisti, musulmani,
Toni Antonucci Partito Umanista
Giorno della memoria
27 gennaio -
SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piii forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Per rispondere all'orrore, uomini e donne si unirono nella Resistenza
al
nazifascismo. Molti rimasero senza volto, ignoti, e sacrificarono la
propria vita come Kim.
"Io non sono che una cosa piccola. Il mio nome sarà presto dimenticato,
ma
l'amore, l'ispirazione che mi guidarono continueranno a vivere. Li
incontrerai ovunque: sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo
cammino, in un breve dolce sorriso. Incontrerai ciò che ebbe un valore
per
me, l'amerai e non mi dimenticherai".
Kim, partigiano danese ventenne
LIBRO BIANCO ....CTPC.....disagi ATM.....
Ieri, 23 gennaio 2007, per un guasto agli impianti di Cascina Gobba (negli ultimi mesi succede frequentemente) la circolazione dei treni ha subito pesanti ritardi.
Come se non bastasse, la pioggia di ieri ha creato allagamenti nelle stazioni di Garibaldi e Lambrate.
Un paio di mesi fa ti avevo inviato delle fotografie della stazione di Gorgonzola. Ebbene, in quei punti scendeva copiosa l'acqua.
Un saluto e buon lavoro.
Mauro G.
... anno nuovo ... soliti disagi!!!!!!!
vi prego vivamente di verificare xchè se l'autobus non rispettta l'orario saltano tutte le successive coincidenze con metrò/treno ..... la gente si sposta con atm per andare a lavorare non certo a giocare
3 messaggio
Vorrei segnalarvi i continui disagi subiti in questa settimana, da lunedì 15 gennaio il solito treno in arrivo a gessate alle 16.37 ha accumulato costantemente un ritardo di almeno 7 minuti ogni giorno causando la costante mancanza di coincidenza con il bus per trezzo delle 16.42 causando una pausa di attesa di altri 25 minuti. Nonostante la continua richiesta di posticipare la partenza del bus di almeno 3 minuti ad ATM non ha avuto nessuna risposta
BISCEGLIE/SESTO MARELLI IL TRENO DELLE 7:20/7:25 è ARRIVATO A SESTO ALLE
08:00 PASSATE ED AI TORNELLI (MA PROPRIO DAVANTI A BLOCCARE L'USCITA) TRE
CONTROLLORI KE HANNO CREATO COSì UN INGORGO DI GENTE.
GRAZIE A VOI TUTTI DALLO STIPENDIO MI VERRANNO TOLTI 8 MINUTI.... CHI PAGA?
SEMPRE NOI UTENTI KE OLTRE A PAGARE X UN SERVIZIO MOLTO SCADENTE LO PAGHIAMO
ANCHE SUL LAVORO!!!!!
SONO STRAINCAZZATA STAMATTINA!!!
Giorno: 19/01/2007
Ora: 18
Minuti: 31
Mezzo: Bus Interurbano
Linea: 920
Numero vettura: 5347
8
Giorno: 22/01/2007
Mezzo: Bus Interurbano
Linea: 924
9
17 febbraio Manifestazione a Vicenza.....
SABATO 17 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE A VICENZA, CONTRO LA GUERRA
E LE BASI DI GUERRA, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA
Una mobilitazione unitaria che pone al suo centro il NO alla base Usa a
Vicenza, uno degli strumenti di guerra.
Il popolo dei vicentini è contrario alla decisione assunta dal Presidente
del consiglio Romano Prodi, dal Sindaco di Vicenza Enrico Hullweck e dalla
Presidente della provincia Manu ela Dal Lago di concedere il territorio
vicentino per la costruzione di una base militare con un impatto ambientale
e sociale devastante. La contrarietà è ampia e coinvolge tutti: cittadini,
movimenti, sindacati, partiti, associazioni, membri nelle istituzioni ed
Enti locali.
Sulla base di Vicenza si pongono due questioni:
- la pace, l’Italia sta facendo passi importanti per restituire
all’Europa protagonismo ed autonomia, mentre sul “caso” Vicenza il governo
è in contraddizione con gli atti fin’ora compiuti rispetto alla politica
estera e inficia l’esercizio della stessa sovranità nazionale ;
- il rapporto con la comunità locale, la quale non può essere irrisa
ma va ascoltata. La politica non può alzare un muro tra se stessa e la
comunità. I cittadini devono potersi esprimere e contare.
Per questo noi, invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i
ragazzi, le organizzazioni della società civile, i sindacati, i movimenti e
gli Enti Locali a partecipare alla manifestazione internazionale che si
terrà sabato 17 febbraio a Vicenza.
Una manifestazione pacifica, di popolo, non violenta e colorata che
ribadisce che la democrazia non significa imporre le decisioni dall’alto, ma
si costruisce partendo dall’ascolto delle comunità che vogliono un futuro di
pace, di sviluppo di qualità e di buona occupazione.
Chiediamo ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e
tenacia per scongiurare il malcontento che ha imboccato la strada
dell’antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni. Il
governo non può non assumersi la responsabilità del confronto con la diffusa
ostilità della popolazione a questa decisione, espressa dalla richiesta
referendaria e da numerose mobilitazioni.
Chiediamo infine al governo che sia coerente col proprio programma al cui
centro c’è la pace, anche opporsi alla nuova base Usa a Vicenza, strumento
di guerra, significa compiere un passo avanti per costruire un mondo
diverso, fatto di pace e non di guerra.
Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin
scuola Araba bilingue di Via Ventura Milano
9 FEBBRAIO 2007
dalle 15 alle 17
via Ventura 4
le mamme delle scuola araba bilingue Nagib Mahfuz
ti invitano alla presentazione del progetto di integrazione
L’ora del tè in via Ventura 4
un ciclo di incontri con cadenza mensile per aprire un dialogo con la cittadinanza milanese allo scopo di fare conoscere la cultura araba e avviare un confronto sereno e costruttivo tra persone di diverse nazionalità che sentono la necessità di aprirsi al diverso, che hanno a cuore la pacifica convivenza tra i popoli e desiderano partecipare e contribuire alla costruzione di momenti scambio culturale
durante il percorso ci si confronterà sui seguenti argomenti
l’educazione dei figli a scuola e in famiglia
il ruolo della donna in famiglia e nella società
il rapporto di coppia: ruoli e responsabilità
donne e religione
il ciclo di incontri si concluderà a fine anno scolastico con una
FESTA MULTIETNICA
partecipano al progetto le seguenti organizzazioni che si occupano di difesa del diritto allo studio, lotta al razzismo, tutela dei diritti degli immigrati, integrazione degli stranieri e promozione della pace nel mondo e della solidarietà tra i popoli:
Retescuole
Il Centro delle Culture
Associazione Todo Cambia Associazione Antirazzista e Interetnica 3 Febbraio
Associazione Insieme per la Pace Asociaciòn Cultural de Chile
Action for Peace Italia
Partito Umanista
...Promemoria a Prodi, Parisi e D'alema
Disarmiamo la politica - Disarmiamo i territori
presidio 20 gennaio ore 15,30 a Milano
Disarmiamo la politica - disarmiamo i territori
Sabato 20 gennaio ore 15.30
Presidio informativo – piazza Cordusio/Mercanti - Milano
La decisione del Governo di “non opporsi” all’ampliamento della base militare statunitense di Vicenza è un fatto gravissimo.
Dopo l’aumento delle spese militari contenuto nella legge finanziaria ora, con questo atto, si dà il via libera ad un intervento che devasterà ulteriormente un territorio già fortemente militarizzato. Ma non è solo questo. La base di Vicenza sarà la sede di nuove truppe americane di intervento rapido secondo la logica della guerra globale permanente.
Tutto ciò passando sopra la volontà dei cittadini di Vicenza e – tra l’altro - infischiandosene, ancora una volta, del programma col quale l'Unione si è presentata agli elettori
Bastaguerra Milano, Coordinamento Pace Cinisello Balsamo, Assoc. Sinistra Critica, Sindacato dei Lavoratori intercategoriale, Partito Umanista.
Posizione del Partito Umanista
Via le bombe..Movimento Umanista per il disarmo
Campagna del Movimento Umanista per il disarmo
Il Movimento Umanista sta conducendo una campagna mondiale per il disarmo, basata su uno spot di trenta secondi in cui Silo, il pensatore argentino fondatore del Movimento, lancia un appello per il disarmo nucleare, il ritiro delle truppe d'invasione e la restituzione dei territori occupati. Abbiamo ricevuto questo comunicato dalla Regionale Umanista Europea e volentieri lo pubblichiamo.
C.S. Rete Disarmo sull'esperimento nucleare in Corea
No alla base Militare USA a Vicenza
Venerdi 19 gennaio, ore 16.00 tutti in piazza anche a Roma
Il governo Prodi ha dato il via libera alla costruzione di una nuova
base
militare USA a Vicenza E' una scelta gravissima
La nuova base militare USA al Dal Molin sarà una base pienamente
operativa
e funzionale alla dottrina della guerra preventiva statunitense per le
aggressioni contro i popoli nel Medio Oriente.
Il dissenso e la mobilitazione popolare contro la nuova base militare a
Vicenza sono state enormi.. Questo governo e la coalizione di forze che
lo
sostengono, oggi sono chiamate a scegliere tra sovranità popolare e
lealtà
ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica e bellicista.
Il
servilismo e subalternità agli USA e alla NATO, la presenza delle loro
basi
militari nel nostro territorio e la partecipazione alle missioni
militari
nei teatri di guerra, vanno rimessi in discussione radicalmente.
Venerdi 19 gennaio concentramento a Montecitorio alle ore 16.00 a
sostegno del movimento che si oppone alla nuova base militare a
Vicenza. Ci
saranno manifestazioni anche in altre città.
Prepariamo nelle prossime settimane una grande manifestazione nazionale
per
il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo
smantellamento delle basi militari USA e NATO e per il taglio alle
spese militari.
Governo Prodi ha dato il via libera alla costruzione di una nuova base
militare USA a Vicenza E' una scelta gravissima
La nuova base militare USA al Dal Molin sarà una base pienamente operativa
e funzionale alla dottrina della guerra preventiva statunitense per le
aggressioni contro i popoli nel Medio Oriente.
Il dissenso e la mobilitazione popolare contro la nuova base militare a
Vicenza sono state enormi.. Questo governo e la coalizione di forze che lo
sostengono, oggi sono chiamate a scegliere tra sovranità popolare e lealtà
ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica e bellicista. Il
servilismo e subalternità agli USA e alla NATO, la presenza delle loro basi
militari nel nostro territorio e la partecipazione alle missioni militari
nei teatri di guerra, vanno rimessi in discussione radicalmente.
Venerdi 19 gennaio concentramento a Montecitorio alle ore 16.00 a
sostegno del movimento che si oppone alla nuova base militare a Vicenza. Ci
saranno manifestazioni anche in altre città.
Prepariamo nelle prossime settimane una grande manifestazione nazionale per
il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo
smantellamento delle basi militari USA e NATO e per il taglio alle spese
militari.
Prime adesioni:
Comitato per il ritiro dei militari italiani, Confederazione Cobas,
Federazione RdB/CUB,
Rete dei Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori, Comitati Iraq
Libero, CARC, Utopia Rossa
---
Alessandro Marescotti
http://www.peacelink.it
CTPC....comitato trasporti puntuali e civili
Via Borsieri 4
- a Cadorna FNM sono comparse (per ora inutilizzate) le barriere a tornelli tipo metropolitana e LeNord stanno facendo cambiare ai loro abbonati pendolari le tessere con tessere elettroniche.
I miei colleghi pendolari temono che le barriere rallenteranno il flusso dato la notevole affluenza (specie a arrivo treno);
- la Regione sta mandando ai titolari di tessere regionali agevolate (che comunque scadono a luglio 2007 ... salvo ennesima proroga) una nuova tessera su cui sara' possibile caricare l'attuale abbonamento
(dietro esibizione della ricevuta di c/c postale). In futuro la ricarica (p.es. 60 euro annui per invalidi) si potra' fare anche agli ATM point
- i vecchi tesserini 2x6 sono stati sostituiti con un singolo biglietto magnetico (me ne ha fatto vedere uno una collega).
Questo direi che e' un cambiamento "neutrale"
- i vecchi carnet da 10 corse (che consentivano un modesto risparmio a utilizzatori poco frequenti rispetto al biglietto singolo) sono pure sostituiti con un singolo biglietto magnetico.
Pero' prima era possibile usare lo stesso carnet da parte di piu' persone che viaggiavano insieme, adesso non piu'
Segnalo a questo proposito un thread sul forum del Corriere http://www.corriere.i
Quesito: utilizzo del nuovo carnet Atm)
Questa cosa e' chiaramente svantaggiosa per gli utilizzatori poco frequenti, diciamo una famigliola di 4 persone che esce al sabato, oppure se uno invita alcuni amici da fuori Milano.
Prima prendeva un carnet e faceva 4+4 corse, per dire, e gliene restavano due.
Adesso o prende otto biglietti, o prende 4 carnet su ognuno dei quali usa 2 corse, e tiene le altre 32 per una altra volta
Ora gli utilizzatori poco frequenti dei mezzi pubblici, non e' che siano utilizzatori non regolari, magari li usano sempre, ma solo quando gli servono, e non gli servono spesso. Non mi pare giusto
penalizzarli ...
... tanto per dire, a Monaco gli abbonati durante il weekend possono portare con se un amico gratis !
L'ombra del cancro base Nato di Martina Franca
Amianto, radon,onde elettromagnetiche. Cosa è accaduto in questi anni
nella base supersegreta di Martina Franca? Scavata in una caverna a trenta
chilometri da Taranto, è un mistero su cui è stato mantenuto uno
stretto riserbo.
Per saperne di più clicca su
http://italy.peacelink.org/ta
Alessandro Marescotti
Umanisti per l'ambiente non privatizzare l'acqua
DEBUTTA IN PIAZZA LA RACCOLTA
FIRME IN DIFESA DELL’ACQUA
L'acqua deve restare un bene pubblico. Non può diventare una merce.
RQN - Radio Quintessenza Network
La radio dei talenti EMERGENTI
www.quintessenzanet .org/radio
Sono iniziati i banchetti di raccolta firme a
> sostegno della legge di iniziativa popolare per non
> privatizzare l'acqua italiana. Inoltre si stanno
> raccogliendo anche delle firme per una petizione per
> impedire che la Moratti privatizzi l'acquedotto di
> Milano.
> A chi fosse interessato a questa petizione posso
> fornire i moduli.
> Per i banchetti sulla legge di iniziativa popolare
> io e Thomas vi comunicheremo il calendario.
> in questo link maggiori info:
> http://www.acquaben ecomune.org/
> Ciao
> Roberto Benatti
> Umanisti per l'ambiente
Campagna Acqua Pubblica
Oltre 15'000 firme raccolte nel primo fine settimana, banchetti presi d'assalto dai cittadini!
Cerca nella sezione iniziative il posto più vicino a te per correre a firmare la nostra legge d'iniziativa popolare!!
Vi preghiamo di segnalare tempestivamente tutte le iniziative a
segnalazioni-iniziative@acqua
nel limbo della guerra.......
NEL LIMBO DELLA GUERRA COSTRATTI A IMBRACCIARE IL FUCILE
Nell’ultimo decennio di guerre sono stati uccisi più di 2 milioni di bambini, una media di uno ogni 3 minuti. 6 milioni di bambini sono stati resi invalidi o sono stati gravemente feriti nei conflitti, mentre un milione ha perso entrambi i genitori. La guerra ha inoltre privato della casa altri 25 milioni di bambini. 10 milioni di minori hanno subito traumi psichici imputabili alla guerra.Le atrocità compiute nei secoli, in nome di interessi o ideali vari, sono così tante e inenarrabili da non permettere nessuno spazio all’ottimismo e alla speranza.
Come dice un ragazzo della Sierra Leone, che si pensa avesse 7 o 8 anni quando fu preso: “Combattevamo e basta. Non sapevamo quanti anni avevamo”.*
Seguono metodi di addestramento e conversione crudeli. Brutalità e abusi rendono il programma di addestramento efficace. L’obiettivo del processo è favorire la dipendenza del bambino dal gruppo armato e impedirne la fuga.
I bambini, in particolar modo gli orfani e chi non ha contatto con la società civile, possono arruolarsi spontaneamente in qualsiasi gruppo se credono sia il solo modo di garantirsi pasti regolari, cure mediche, indumenti.
Come racconta un bambino soldato congolese: “Avevo sentito che almeno i ribelli mangiavano. Così mi sono unito a loro”. *
Le condizioni strutturali che si accompagnano ai conflitti armati possono costringere i bambini ad arruolarsi anche ai fini della difesa personale.
La vendetta perciò è uno stimolo abbastanza forte per unirsi alla lotta. Spesso i bambini soldato sono sopravvissuti al massacro della loro stessa famiglia.
Nel Sud del Sudan, per esempio, un paese in cui si sta consumando una grave crisi umanitaria che costituisce solo l'ultima variante di una guerra civile che si protrae quasi senza sosta dall'Indipendenza, ottenuta nel 1956.
Sono bambini che prima di tutto non hanno un’identità ufficiale ed hanno imparato ad uccidere e sparare invece che leggere e scrivere.A loro non sarà mai restituita l’infanzia né potranno mai dimenticare quello che hanno vissuto.
In un ambiente protetto e sereno gli operatori e gli psicologi di SOS si prendono cura di loro, insegnano a riacquisire fiducia nelle persone e nei coetanei. Molti di questi bambini e ragazzi una volta allontanati dalle armi, si trovano soli perché le stesse famiglie, quando esistono, li hanno rinnegati e rifiutati. Il ricongiungimento con la famiglia di origine è una delle cose più difficili ed è possibile in un’ ultima fase.
Il volo delle lobby delle armi
Luciano Bertozzi
http://www.nigrizia.it/doc.as
Una legge Finanziaria 2007 positiva per l’industria militare. Saranno
utilizzati anche i soldi del Tfr per finanziare la Difesa.
E’ stato costituito un apposito Fondo per le esigenze di investimento
per
la difesa, nell’ambito del ministero della difesa, con uno stanziamento
di
1.700 milioni di euro per il 2007, di 1.550 per il 2008 e di 1.200
milioni
per il 2009. Il Fondo realizzerà programmi di investimento pluriennali
per
la difesa nazionale, per un totale di 4.450 milioni nel triennio
2007-2009. Dal 2010 ulteriori stanziamenti saranno stabiliti dalle
successive leggi finanziarie.
Sempre nell’ambito del predetto Ministero è stato introdotto un Fondo
per
esigenze di mantenimento della difesa, con la dotazione di 350 milioni
di
euro nel 2007 e 450 milioni per ciascuno degli anni 2008 e 2009, per un
totale di 1.250 milioni nel triennio 2007-2009. In particolare il Fondo
finanzierà interventi di sostituzione,ripristino, manutenzione
ordinaria e
straordinaria di mezzi, materiali infrastrutture ed equipaggiamenti,
anche
in funzione delle operazioni internazionali di pace.
E’ previsto anche il rifinanziamento di investimenti nel settore
aerospaziale, elettronico e per la produzione del caccia Eurofighter,
da
realizzare in base ad una coproduzione fra aziende italiane, inglesi,
tedesche e spagnole. Per il biennio 2007-08 lo stanziamento è pari a
520
milioni di euro e di 310 milioni per gli anni successivi.
Nel disegno di legge è contenuto anche il fondo per le missioni
militari
all’estero con una dotazione di un miliardo per ciascuno degli anni
2007,
2008 e 2009.
Inoltre, una parte del trattamento di fine rapporto (tfr) che i
lavoratori
dipendenti delle aziende private con più di 49 addetti non destineranno
alla previdenza complementare sarà dirottato ad un nuovo fondo statale
che
finanzierà anche un Fondo per le spese di funzionamento della Difesa,
per
un ammontare di 160 milioni nel 2007, di 350 milioni nel 2008 e di 200
milioni nel 2009.
Anche lo stanziamento per le navi FREMM, non è stato toccato,
nonostante
si tratti di circa 2 miliardi di euro, scaglionati fra il 2007 ed il
2022.
E’ previsto anche un fondo di 25 milioni di euro per bonificare i
poligoni
militari e le navi, per la tutela del mare e del territorio ed un altro
fondo di 15 milioni per interventi sanitari a favore dei militari
italiani
all’estero e delle popolazioni civili dove sono presenti missioni
internazionali.
A fronte a tutti questi soldi per le armi non c’è nessuno stanziamento
per
la riconversione produttiva dal militare al civile; gli stanziamenti
per
la cooperazione allo sviluppo sono elevati a circa 650 milioni per
ciascuno degli anni 2007,2008 e 2009, misura peraltro insufficiente ed
il
Fondo per lo sminamento umanitario è stato di poco ridotto rispetto
alla
misura 2006 (circa 2,2 milioni di euro annui, dimezzato rispetto allo
stanziamento di qualche anno fa).Allo stesso modo l’Esecutivo non ha
tenuto fede agli impegni presi in sede di G-8 sul Fondo globale per la
lotta all’Aids, alla TBC ed alla malaria.
L’Esecutivo Prodi ha ceduto alla lobby delle armi ed ha autorizzato un
rilevante programma di investimenti. Anche se in parte, sono
rifinanziamenti di programmi già decisi in precedenza, tutto ciò appare
ancor più grave, ove si consideri che il Governo Berlusconi era stato
costretto ad operare, suo malgrado, delle riduzioni.
Il Governo si è mostrato poco sensibile alle richieste di parte del suo
elettorato e di decine di parlamentari della Maggioranza che hanno
chiesto
un drastico taglio delle spese militari, per dirottarle verso quelle
sociali, di aumentare i fondi della cooperazione e di stanziare risorse
per la riconversione produttiva verso il settore civile. Nel corso del
travagliato iter parlamentare la finanziaria, sugli investimenti
militari,
ha subito tagli minimi, mentre ad esempio sono stati ridotti i fondi
per
la ricerca e la scuola.
Allo stesso modo l’Esecutivo non ha ancora dato attuazione al programma
elettorale dell’Unione che ha previsto la diminuzione delle spese
militari.
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Appello per il ritiro dei soldati italiani dall'Afghanistan
Ha aderito all’appello Padre Alex ZanotelliHa aderito all’appello Padre Alex Zanotelli
Una guerra di fatto volta al controllo strategico e allo sfruttamento delle risorse economiche dell’ area e contraria dall’ inizio alla legalità internazionale , alla quale il Governo Italiano ha aderito violando l’ articolo 11 della Costituzione Italiana .Una scelta che è stata decisa per mera subordinazione e viene sostenuta per "non essere esclusi dal governo del mondo" . Come si legge dal sito della difesa del Governo Italiano alla voce "Sviluppo dell’operazione" troviamo esplicitato il vero significato di questa guerra : "l’operazione militare è parte della guerra globale che impegna la grande coalizione nella lotta contro il terrorismo, denominata ’global War against Terrorism’ . La guerra include, per definizione, la distruzione di vite umane e l’accettazione della soppressione dei propri simili come "mezzo di risoluzione delle controversie". Dalla fine del 2001 ad oggi , la guerra in Afghanistan ha causato più di 50.000 vittime.
Questa ci pare una semplice descrizione dello stato di cose: una constatazione, non un’interpretazione. La "guerra al terrorismo" è una realtà insensata poiché si traduce in aggressione armata ad un paese . L’idea d’ instaurare con le armi democrazia e diritti, ha esibito nei fatti il suo fallimento. Anche per chi non la "ripudia", anche per chi la sostiene, la guerra in Afghanistan non riesce a enunciare propri obiettivi condivisibili, realistici, raggiungibili. Né la guerra al terrorismo, né la condizione dei diritti delle donne Afgane , né la lotta al narco-traffico, hanno prodotto dei risultati apprezzabili, anzi assistiamo oggi sotto il governo dell’ Alleanza del Nord , sostenuto dagli Usa , ad un forte peggioramento sia della sicurezza del paese, in mano ormai ai terribili signori della guerra,sia delle condizioni delle donne Afgane, prive di libertà come al tempo del regime Talebano, sia all’ aumento dei traffici illeciti di droga .
L’Italia potrebbe realisticamente essere un soggetto attivo di politica internazionale connotato da una volontà incondizionata di pace, da un assoluto ripudio della guerra .
Confermando la partecipazione alla guerra in Afghanistan, il governo Prodi rinuncia a costruire questa identità per sottomettersi e conformarsi a scelte già risultate devastanti. La disponibilità alla guerra non è "un" tema paragonabile ad altri, ma definisce in maniera essenziale e decisiva la natura culturale fondante dei soggetti politici che compongono il Governo attuale , il quale ha varato una finanziaria che stanzia 1 miliardo e 700 milioni di euro in sostegno alle spese militari.
Il movimento per la pace - e dunque contro la guerra - non ha "governi amici" a priori. Deve in ogni caso sottrarsi a "comprensioni" o "crediti di fiducia".
Il nostro più netto rifiuto degli orientamenti governativi sull’Afghanistan non esprime soltanto coerenza nelle convinzioni. Include una richiesta e una proposta: il ritiro delle nostre truppe dal fronte di guerra e l’assunzione da parte del nostro Paese di un ruolo internazionale di forte discontinuità con la precedente gestione di centrodestra, nel tentativo di porre rimedio agli immani disastri compiuti dalla missione militare.
I primi firmatari :
Marco Sodi, Tiziano Cardosi , Doretta Cocchi , Nella Ginatempo , Gigi Ontanetti , Letizia Santoni , Leonard Shaefer , Mirco Tomasi .
Ha aderito all’appello Padre Alex Zanotelli
Per ADESIONI : Marco Sodi cell.328 / 0339384 mail : anatole2003@libero.it
Giovedì, 21 dicembre 2006
Posizione del Partito Umanista su esecuzione Saddam Hussein
è un atto di barbarie
è un atto di barbarie
In questo caso, poi, si aggiungono l’ipocrisia e la cieca arroganza che contraddistinguono spesso l’operato degli Stati Uniti e dei loro governi-fantoccio: si dimentica che Saddam è stato per anni un fedele alleato degli USA e proprio in quel periodo ha commesso molti dei crimini di cui viene accusato. Le vittime della sua politica brutale, inoltre, non sono tanto diverse per numero e orrore da quelle causate dalle mostruose scelte degli Stati Uniti. Se si dovesse seguire questa logica aberrante da “occhio per occhio”, Bush, Rumsfield e compagnia dovrebbero subire lo stesso trattamento, giacché i loro crimini non sono certo inferiori a quelli di Saddam.
L’impiccagione eseguita proprio nel giorno della festa del sacrificio, una ricorrenza sacra per i musulmani, inoltre, ha un sapore provocatorio che denota la solita, arrogante cecità rispetto alle conseguenze dei propri atti. E’ facile prevedere un aumento della tensione e della violenza in un paese già martoriato da attentati quotidiani, come confermato dalle prime notizie arrivate dall’Iraq.
L’Iraq non ha bisogno di esibire come un trofeo il cadavere del suo ultimo dittatore, ma del ritiro delle truppe d’invasione e di un serio impegno internazionale per riportarvi giustizia e riconciliazione.
il Portale Europeo
Lettera di Pecoraro Scanio
29 Dicembre 2006
Cip6: una lettera di Pecoraro Scanio
Pecoraro Scanio mi ha inviato una lettera sul Cip6. Una grande vittoria per i cittadini italiani.
Voglio dire grazie a tutti coloro che seguono il blog e agli aderenti ai Meetup. Senza di voi i contributi agli inceneritori ci sarebbero ancora. Ma c’è chi, come i valorosi inceneritoristi, tavisti e mediapolisti diessinidiossini piemuntèis, non si arrende mai e lancia un grido di dolore con Chiamparino: “Il 2007 sarà l’anno decisivo per il progetto dell’Alta Velocità Torino-Lione. Anche alla luce dell’ennesima intervista del ministro Pecoraro Scanio sull’argomento mi pare evidente che si tratta sempre più di un problema politico. Per questo ritengo sarebbe necessario che le leadership politiche del centro-sinistra dicessero finalmente una parola chiara sul tema”. Te la dico io Chiampa: “Piciu”.
“Caro Beppe,
una buona notizia: la battaglia comune contro il Cip6 ha fatto un passo avanti. Il Consiglio dei Ministri ha ripristinato l’emendamento – scomparso al Senato - che esclude le fonti assimilate (tra queste gli inceneritori) dagli incentivi per le rinnovabili. Un successo, una buona notizia da far circolare. Insieme alla riapertura della Conferenza dei Servizi per il rigassificatore di Brindisi così da valutare in modo pieno ed esaustivo tutti i profili ambientali e alla decisione di aprire a marzo la Conferenza nazionale sull’energia e l’ambiente. Gli stimoli e le critiche che riceviamo sono utili, talvolta necessarie, ma è importante anche ricordare i risultati positivi e condividerli con chi si è battuto per ottenerli. Un incoraggiamento per chi come noi crede che un’altra economia sia possibile e che le proteste non vanno criminalizzate ma occorre raccogliere le tante proposte per l’innovazione che contengono.
Dunque, alcune buone notizie di fine anno ma certo non ci accontentiamo. Approfitto di questi giorni di festa per augurare a te e a tutti gli amici del blog un buon 2007, ricco di soddisfazioni. E con gli auguri una breve riflessione. Leggo le vostre critiche che personalmente considero utili stimoli ad operare sempre più efficacemente. D’altro canto il tuo blog, così come l’attività dei movimenti che si battono sul territorio per l’ambiente e i diritti dei consumatori, sono preziosi alleati e occhi vigili per chi fa politica con l’obiettivo di realizzare una svolta nelle politiche in questo paese. Di questo parlammo anche nel nostro incontro al ministero nelle prime settimane di vita del governo.
E, devo dirti, che in questi primi mesi di attività ho preferito ‘parlare’ con i fatti più che con i comunicati. Fatti e atti di governo certo migliorabili ma che sicuramente vanno nella direzione che tutti noi auspichiamo. Mi riferisco, ad esempio, al lavoro fatto per sottrarre il progetto Tav in Val di Susa dal perverso meccanismo della Legge Obiettivo e riportarlo nell’ambito delle procedure ordinarie o per togliere i finanziamenti al Ponte sullo Stretto e destinarli alle opere pubbliche davvero utili al Mezzogiorno o, ancora, per aver avviato la riforma totale della Legge Delega. Per aver inserito in Finanziaria più soldi alle energie rinnovabili, per l’efficienza e il risparmio, la mobilità sostenibile, la difesa del territorio da frane e alluvioni, per la lotta alle ecomafie e all’abusivismo edilizio, a favore dei parchi e la biodiversità. Un saldo positivo molto concreto rispetto alle precedenti Finanziarie verificabile da tutti e che ci fa ben sperare per il 2007".
Alfonso Pecoraro Scanio.
Riconversione dell'industria bellica....
AGENZIA REGIONALE PER LA RICONVERSIONE DELL'INDUSTRIA BELLICA: SEMPRE
IN ATTESA
La maggior parte delle armi e dei sistemi d'arma italiani, dalle
pistole agli elicotteri ai cacciabombardieri, viene dalla Lombardia e,
nonostante il divieto della legge 185/90, viene venduta anche a paesi
che non rispettano i diritti umani fondamentali e in cui infuria la
guerra.
Nel 2005 l'Italia avrebbe autorizzato contratti per le armi verso il
Medio Oriente per circa 200 milioni di euro; tra il 2001 e il 2004
abbiamo venduto armi a Siria, Libano e Israele, tra cui anche armi
leggere, che oggi metteranno a repentaglio la vita dei soldati italiani
Noi non siamo d'accordo che il nostro territorio abbia questo triste
primato.
Come realtà impegnate nella campagna a sostegno della proposta di
legge di iniziativa popolare per il rilancio dell'Agenzia Regionale per
la riconversione dell'industria bellica osserviamo con interesse la
ripresa del dialogo, in Regione, intorno a questi temi.
Ricoridiamo che l'obiettivo della proposta di legge e' quello di
rendere possibile la progettazione di produzioni alternative a questo
lucroso mercato di morte, tenendo in particolare considerazione, in un
contesto che vede aumentare i fatturati delle aziende e
contemporaneamente la diminuzione dell'occupazione, la salvaguardia dei
lavoratori delle industrie impegnate in produzioni belliche.
Ricordiamo quindi che la proposta di legge per la riconversione attende
ancora di essere discussa e approvata, come chiedono i 15.000 cittadini
della Lombardia che hanno firmato per la presentazione della legge.
Ricordiamo inoltre che l'attuale Agenzia Regionale per la riconversione
dell'industria bellica attende ancora di essere convocata e
rifinanziata. Crediamo che in vista della votazione del bilancio
regionale sia questa una priorità da tenere presente.
Da parte nostra continueremo a non far mancare il nostro impegno, di
informazione e di stimolo, per la realizzazione di quello che riteniamo
un utile strumento per incamminarci sulla strada di un mondo migliore.
Comitato promotore:
Rete Regionale Disarmo, Pax Christi Nord Italia, Pax Christi Brescia,
Pax Christi Milano, Caritas Ambrosiana, Missionari Comboniani Venegono,
PeaceLink, Guerre & Pace, Vita, Coordinamento Pace Cinisello Balsamo,
Fiom-Cgil Lombardia ,Fim-Cisl Lombardia, Cgil Lombardia, Cisl
Lombardia, Cgil Camera del Lavoro di Brescia, SinCobas, Arci Lombardia,
Acli Lombardia, Acli prov. Varese, Legambiente Lombardia, Legambiente
prov. Varese, Coordinamento Pace Busto Arsizio, Circolo Primo Levi
Busto Arsizio, Rete Lilliput Varese, Varese Social Forum, Associazione
Nizzy Samarate, Circolo Acli Achille grandi Gallarate, Coordinamento
Pace e Solidarietà di Gallarate, Coordinamento Pace e Solidarietà di
Samarate, Circolo Legambiente di Cassano Magnago
Aldo Moro
Ricevo e pubblico una lettera di Maria Fidia Moro.
"Gentile Signor Grillo,
mi permetto di scriverle, anche senza conoscerla personalmente, per chiedere il suo aiuto. Sono Maria Fida, la figlia maggiore di Aldo Moro. Questo è il 29° anno dalla tragica morte di mio padre ed il potere non si è ancora stancato della cortina fumogena creata ad arte al fine di adombrare la verità storica del caso Moro oscillando tra due poli: la congiura del silenzio (un silenzio assordante) da una parte e la memoria negata dall’altra. Ma il peggio del peggio è quando si mettono in scena film e spettacoli teatrali quasi sempre basati su fonti parziali o discutibili. Una vera apoteosi dell’ingiustizia! Leggo con raccapriccio che, in aprile, dovrebbe uscire su Canale 5 una fiction in due puntate su Aldo Moro. Orripilante, ma non basta. Stando alle indiscrezioni la sceneggiatura -come nel film di Bellocchio– si baserebbe su testi della Braghetti e di altri Brigatisti e su conversazioni avute con Francesco Cossiga. Intollerabile ed assurdo
Questa non è libertà di pensiero e di espressione, ma un deliberato atto di violenza gratuita. Se è giuridicamente possibile farlo non significa che sia etico. Perché –mi chiedo io- persone che hanno cooperato, a vario titolo, al rapimento ed all’uccisione di mio padre dovrebbero avere competenza adeguata a tracciarne un profilo da affidare sic et simpliciter al giudizio dell’opinione pubblica che non sempre è in grado di valutarne la attendibilità storica? E perché al contrario devono essere sempre tenute alla larga tutte le persone che gli hanno vissuto accanto e che lo amavano? La risposta è semplice, perché se si dovesse descrivere il vero Moro l’assurdità della sua morte ingiusta risalterebbe nitida invece nella mistificazione delle ipotesi a tema essa svanisce senza quasi lasciare traccia. Proprio come nel caso Welby in nome di diritti sacrosanti si opera contro l’amore. Per papà non valeva il diritto alla vita, per Welby il diritto a lasciare dignitosamente il suo corpo mortale. Entrambi sono stati accusati di strumentalizzazione. Ma quale? Forse quella di dire e rivendicare la verità, tutta la verità e niente altro che la verità?! Papà, in nome di principi sanciti dalla Costituzione in favore dell’uomo, è stato sacrificato alla ragion di Stato (tranne che poi quando era troppo tardi tale riconoscimento è stato conclamato e reiterato mille volte).
Per il povero Welby si pretendeva che accettasse di finire soffocato sia pure in presenza della macchina dopo una interminabile agonia. Visto che la natura umana permette di conoscere veramente solo quello che si è sperimentato è evidente che sia nel caso Moro che nel caso Welby nessuno avesse davvero titolo per dettare giudizi. E sarebbe tanto bello se ci sforzassimo di diventare più amorevoli e misurassimo le cose con la ragione del cuore.
Mio padre se ne è andato ed è in salvo, proprio come Piergiorgio Welby, ma io esprimo ugualmente cordoglio e dolore lancinante per una fiction che trasformerà una tragedia greca in coriandoli di plastica. Non è giusto, non è giusto, non è giusto. Se non lo si vuole ricordare degnamente si faccia silenzio, un silenzio assoluto e compassionevole. Mi spiace ma io non riconosco ad Anna Laura Braghetti nessun titolo di merito (e lo dico io quella del perdono). Essere stata la carceriera di Moro non è una categoria di pensiero, né tantomeno un titolo accademico. Se era impietosita perché non lo ha lasciato andare o almeno non si è personalmente rifiutata di fargli da guardiana? In quanto all’emerito ex Presidente Senatore Francesco Cossiga, come già ho avuto occasione di scrivergli in privato, le lacrime non lavano il sangue innocente. Se come afferma spesso davvero provava affetto per Aldo Moro non lo ricordi attraverso una inutile fiction. Mi piacerebbe che cadesse un fulmine dal cielo e distruggesse tutte le copie della stessa o ancora meglio che gli italiani si opponessero, con forza e sdegno, a questa ulteriore ignominia. In migliaia mi hanno detto “ Avremmo voluto fare qualcosa per salvarlo “. Adesso possono difenderne la memoria e lasciarlo al ricordo di coloro che lo hanno amato e lo amano con tenerezza e struggimento. E possono altresì dare a noi, che abbiamo avuto la vita devastata dalla sua morte, un po’ di pace.
Deve essere vietato togliere ad un uomo buono ed innocente oltre la vita anche la dignità. Che sulla valle delle lacrime scenda il silenzio. Con gratitudine per quanto vorrà e potrà fare".
Maria Fida Moro
notizie del 2001
Uranio, dall'Italia le carte per l'inchiesta dell'Aja
Esposto 'girato' a Carla Del Ponte dal pm militare Intelisano
E le carte che potrebbero dare una svolta all'inchiesta provengono dall'Italia. Nei mesi scorsi, la procura militare di Roma ha vagliato la denuncia di un comitato di giuristi in cui si ipotizzano, per l'uso dei proiettili all'uranio impoverito nei Balcani, crimini di guerra. Un esposto che il pm Antonino Intelisano avrebbe girato per competenza alla procura presso il tribunale dell'Aja.
Di sicuro, tra gli accusatori c'è Joachim Lau, avvocato tedesco residente in Toscana, rappresentante in Italia della Ialana, l'Associazione internazionale degli avvocati contro le armi nucleari. Sul tavolo di Intelisano l'avvocato, fin da tempi non sospetti, ha rovesciato una copiosa documentazione sui presunti danni collaterali provocati dai proiettili all'uranio impoverito durante la guerra in Kossovo.
Negli atti si parla di «violazione di norme nazionali e internazionali» e viene chiesto di «procedere per crimini di guerra». Il rappresentante della Ialana, sottolineati gli effetti tossici e radioattivi dell'uranio polverizzato, allega una documentazione per dimostrare che «questi danni sull'organismo sono a conoscenza dei militari della Nato da decenni».
L'uranio diffuso nel tempo provoca inoltre danni all'ambiente. E, secondo l'esponente della Ialana, «circa l'80% dei raid sono partiti dal territorio italiano. Esiste, quindi sostiene una diretta e indiretta corresponsabilità penale di varie persone ignote in posizione decisionale all'interno dell'amministrazione militare nazionale e degli altri Stati della Nato su tutti i livelli».
Non solo. «Quando i soldati inalano o ingeriscono polvere di uranio, incorrono in un potenziale incremento del rischio di cancro»: così si legge in un documento della Direzione Sanità dell'Esercito Usa del 16 agosto '93 e reso noto, separatamente, dalla Ialana e dall'Anavaf. Secondo Falco Accame, presidente Anavaf, «esiste dunque una doppia verità per gli Usa, per chi è interno all'apparato e chi è fuori dell'apparato».
Intanto il presidente jugoslavo Vojislav Kostunica da parte sua, ha detto in un'intervista che «i bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia, nei quali sono stati utilizzati proiettili all''uranio impoverito, erano criminali». Per Kostunica, la tesi secondo cui l'uranio impoverito non è nocivo «è una sciocchezza e dimostra una decadenza morale avanzata».
CONTRO LE ARMI NUCLEARI
MEMBRO: INTERNATIONAL ASSOCIATION OF LAWYERS AGAINST NUCLEAR ARMS
Roma
Dr. J. Lau
Firenze
c/o
stud. legale Lau
I- 50122 Firenze
Via delle Farine 2
Tel.055-2398546
Fax.0575-592243
e-mail:lau@elledi.it
http://www.ddh.nl/org/ialana
Avv. Romeo Ferruci
Avv. F. Trippanera
Dott.G Nifosi
presso il Tribunale di Pordenone
Il sottoscritto Dr. Joachim Lau in funzione di membro del consiglio della IALANA (International Association of Lawyers Against Nuclear Arms) - e con studio a Firenze Via delle Farine 2 mette alla Sua spettabile attenzione le seguenti considerazioni, per rivedere la sua decisione di archiviare le indagini sulla leicità della presenza di armi nucleari nel sottosuolo italiano, di questa primavera.
- attualmente nella base militare di AVIANO (PORDENONE) si trovano almeno 18 armi nucleari come si è appreso dalle notizie dei giornali pubblicate recentemente; il Ministro della difesa italiano, in una recente interpellanza parlamentare ha dichiarato di aver conoscenza della sussistenza del fatto e che non si puo' per motivi di segretezza militare , rendere pubblici ulteriori dettagli.
- questi fatti potrebbero essere penalmente rilevanti sotto il profilo degli Art. 697 – 678 – 679 – 244 - 241 – 110 – 112 c.p.
- La Repubblica italiana è vincolata al trattato di non proliferazione del 1 luglio 1968 nel quale si impegna a non fungere da recipiente di armamenti nucleari (Articoli 1 e 2 dell'N.P.T.). Il deposito della NATO appartiene al territorio nazionale e ricade pianamente nella giurisdizione italiana anche in base alle convenzioni internazionali (Vedi Statuto delle truppe NATO). Sotto il profilo dei c.d. Accordi Nucleari di Condivisione (Nuclear Sharing Arrangements) e degli accordi bilaterli tra l'Italia e gli Stati Uniti detti Dual Keys o "doppia chiave" ed in applicazione dell'Art. 1140 c.c. , la Repubblica Italiana e specificamente il suo attuale governo nonché’ i responsabili dell’esecutivo, detengono in contrasto con le convenzioni internazionali nonché con gli obblighi costituzionali, armi nucleari.
- Sembra altresì infranto l’Art. 678 e 679 c.p. perchè le autorità militari italiane e della NATO avevano depositato, trasportato e introdotto nello Stato materiale esplodente senza avere una relativa autorizzazione da parte dell’autorità competente ( EURATOM, AIEA). Alla base degli impegni nazionali ed internazionali, nessun governo italiano è autorizzato a tenere materiale nucleare non registrato presso le Comunità Europee o presso l’autorità di controllo di Vienna.
- Indipendentemente dalle notizie non confermate, che la NATO intende ritirare le armi nucleari dal territorio nazionale e dal fatto che in passato, durante la guerra fredda il concetto della sicurezza nazionale è stato valutato soltanto nell'ambito della deterrenza nucleare, occorre tornare ad una normalità pacifica tra gli Stati, nella quale nessuno puo' avere il diritto di minacciare l’altro. La presenza di armi nucleari sul territorio italiano contro un presunto nemico che ancora si identifica nella Russia, rappresenta una minaccia contraria all’articolo 2.4 della Carta ONU, come è stato inoltre affermato dalla Corte Internazionale di Giustizia nel sua "Advisory Opinion" o Opinione Consultiva dell' 8 luglio 1996. E’ altrettanto noto che il sistema di programmazione automatico per il lancio dei missili nucleari della Federazione Russa , mira a distruggere i depositi nucleari e missilistici della NATO. Esiste pertanto una certezza che anche il deposito ad Aviano in caso di un’attacco presunto o reale sia un bersaglio da colpire. Considerando la velocità dei vettori delle bombe nucleari ed il loro sistema di lancio automatico ne consegue che il territorio italiano è permanentemente sottoposto ad un pericolo e ad una minaccia nucleare come atto di ritorsione. Visto che il reato di cui all’art. 244 c.p (atti ostili verso uno stato estero che espongono lo stato italiano al pericolo di una guerra) non richiede un dolo specifico (Corte Cass. 17.0tt.1958 I.sez.) non si può escludere il sospetto che gli attuali e precedenti ministri della difesa ed altri responsabili abbiano infranto questa norma penale mettendo a disposizione di un' altro Stato le base italiane per il deposito di armi nucleari. Bisognerà inoltre, esaminare se il tacito o esplicito consenso di una pluralità di persone, ufficialmente ignote, le quali hanno accettato il deposito di armi nucleari in Italia, abbiano sottoposto una parte del territorio dello Stato sotto la sovranità di uno Stato straniero (Art.241) e/o menomato l’indipendenza della Repubblica italiana, ed in ogni caso violato gli Articoli 1 e 2 del Trattato di Non Proliferazione.
Con i più cortesi saluti
Dr. Joachim Lau
Lettera aperta a Pinochet
Ci pare rsti molto viva ed attuale ora che, con la morte del dittatore, un triste revisionismo storico si sta mettendo in marcia.
"Mi creda, generale: è quanto di meglio le potesse succedere".
Ma se ha paura, se si sente solo, se crede di essere stato pugnalato alle spalle, generale, pensi che il destino le ha offerto, nel momento in cui la sua vita volge ormai al tramonto, una provvidenziale opportunità di salvarsi l'anima. Dal golpe del '73 lei ha vissuto e vive in un inganno, in una minuziosa e sdegnosa autogiustificazione di quella condotta che lei iniziò a fondare esattamente sulla morte, intollerabile e accusatrice, di Salvador Allende, l'uomo cui lei deve la sua nomina a capo delle Forze Armate, e che lei tradì: e a quel primo tradimento ne seguirono altri. Si trattò, in realtà, di una valanga inarrestabile, poiché il primo grande crimine ha sempre bisogno di altri crimini dietro i quali nascondersi; i dittatori aspirano al potere assoluto per trovare rifugio dai demoni che loro stessi hanno scatenato. Al fine di mettere a tacere i fantasmi esigono che intorno a sé venga innalzato un muro di specchi adulatori e di ossequiosi consiglieri che ripetano in continuazione: "sì, sei tu il più bello, sì, sei tu il più buono, sì, sei tu a sapere tutto". E lei finì per crederlo, generale.
Si è difeso da quel che aveva fatto, e da quel che continuava a fare, con la muraglia impenetrabile della sua invulnerabilità: nessuno le avrebbe mai presentato il conto, perché ci sarebbe stata una legge per lei e un'altra per il resto dei suoi concittadini. E quando, nel 1988, il popolo cileno votò in massa contro di lei arrivando infine a costringerla, nel 1990, a lasciare la presidenza, lei fu così abile da intrappolare con incredibile astuzia il paese intero in una transizione grazie alla quale lei non avrebbe mai dovuto rispondere né di ciò che aveva detto né di ciò che aveva fatto. Una transizione in cui lei era l'unico veramente libero di dire e di fare quel che voleva, il bello e il cattivo tempo, come lei stesso andava ripetendo con arroganza sorniona, mentre i suoi compatrioti dovevano continuamente tenere a freno la lingua e pesare ogni parola.
A noi non fu concesso, durante quella transizione pattuita e necessaria, lasciarci trasportare dalle emozioni, mentre lei poteva prendere a calci la scacchiera perché non le piaceva la nostra ultima mossa: uno scacco al quale non avevamo diritto. Di fatto, generale, lei ha pensato di poter continuare a godere dell'inviolabilità di un dittatore in pieno processo democratico, e ha confuso il suo paese con il mondo.Ha pensato di poter fare un viaggio in Inghilterra, nazione da lei stesso definita come l'esempio più alto e luminoso della
civiltà, di poter passeggiare lungo il Tamigi come fosse il Mapocho, ed era convinto che gli inglesi avrebbero dovuto rispettare e onorare i patti e le regole e le consuetudini cilene come se fossero state le loro.
E' doppiamente dolce pensare che lei si è messo in trappola da solo, generale, che è stata la stessa superbia con la quale aveva governato ad accecarla e perderla, nell'illusione che avrebbe potuto continuare in eterno ad imporre agli altri la sua volontà. L'impenetrabilità del suo isolamento le garantiva di non dover mai guardare, né da vicino né da lontano, il dolore che lei stesso aveva inflitto ai suoi simili.
Ecco perché questa detenzione le sarà tanto salutare. E di certo lo sarà anche per il paese: perché ci costringerà a guardarci in faccia, mettendo alla prova la nostra democrazia, la sua forza, la sua possibile precarietà; e finalmente ci porterà a confrontarci con il bisogno di risolvere al più presto questa complessa, ambigua ed eterna transizione che lei ha sempre limitato con la sua costante ombra e presenza.
Voglio che sappia, generale, che non credo nella pena di morte. Credo, questo sì, nella redenzione umana: persino nella sua, generale. Per questa ragione quello che per venticinque anni ho desiderato che le succedesse - quello che ancora non riesco a credere le stia veramente per succedere - è che un giorno o l'altro, prima della sua morte, lei debba fissare i suoi occhi azzurri negli occhi scuri e chiari delle donne i cui figli, mariti, genitori e fratelli lei trasformò in desaparecidos; ho desiderato che quelle donne, una dopo l'altra,
avessero la possibilità di raccontarle che cosa accadde quando le loro vite furono calpestate e distrutte da un ordine che lei impartì o da un'operazione di quella polizia segreta cui lei non mise mai nessun freno. Mi sono sempre chiesto che cosa ne sarebbe stato di lei nel momento in cui fosse stato costretto, giorno dopo giorno, ad ascoltare le infinite storie delle sue vittime e a doverne ammettere l'esistenza.
Lei che crede in Dio, generale, si renda conto di quale benedizione le abbia mandato il suo saggio, misericordioso e severo Signore negli ultimi giorni della sua vita: la possibilità che lei si penta. La possibilità di spezzare dall'interno il circolo tremendo dei suoi crimini e dirci dove sono i nostri morti. Ne sa qualcosa, Don Augusto?
Io, personalmente, mi accontenterei di questo. Sarebbe un castigo sufficiente, e pensi che gran contributo sarebbe per questo paese da lei tanto amato: potrebbe aiutarci a far sì che la nostra patria comune compia un ulteriore passo avanti sulla difficile strada della riconciliazione, riconciliazione che è possibile, sì, ma solamente se si accetta la terribile verità di quello che abbiamo passato, se lei parteciperà alla ricerca dolorosa di quella verità senza mentire, né a se stesso né a noi.
Ricordi quello che la storia, la religione e anche la letteratura c'insegnano: la cosa migliore che possa succedere a un criminale è di essere catturato, perché nella reclusione solitaria, senza più le difese abituali con le quali nascondere il proprio passato, può forse minimamente aprirsi nel prigioniero la finestra di una possibile redenzione.
Non credo che lei leggerà queste parole, né tantomeno che vi darà ascolto. Non credo che rinuncerà volontariamente ad un'immunità che non le appartiene né tantomeno ad un'impunità che ha sempre creduto di avere. Non credo che il suo corpo, nel momento in cui si trova prigioniero, possa iniziare a percorrere quel cammino spirituale che la porterebbe ad agire come un uomo veramente libero; che possa rinunciare alla paura e penetrare il mistero della sua vita; che possa
vedersi come la vede la stragrande maggioranza dell'umanità e capire perché vogliamo esorcizzarla. Lei e i tanti altri tiranni di questo secolo che sta finendo.
Non è mai tardi, generale.
Dichiarazione Umanista
DICHIARAZIONE
Lavoriamo oggi per garantire un futuro migliore e salvaguardare le generazioni future. Perché crediamo nella pace ed in un mondo più umano!
Per un mondo senza guerre!
Umanisti per Campagna Mondiale Mondo senza guerra
Adesione alla campagna mondiale Mondo senza guerre, promossa dal Movimento Umanista, una manifestazione di protesta contro il Riarmo Atomico.
Babbo nucleare, armato di missili giocattolo e un comunicato richiedente il disarmo, coinvolgerà simbolicamente tutte le ambasciate dei paesi detentori di testate nucleari, in particolare l'ambasciata statunitense, davanti si terrà un sit-in.
L'iniziativa si inserisce in un complesso di eventi organizzati in più parti del mondo per accrescere la consapevolezza sulla reale entità della nuova corsa agli armamenti e per rompere il silenzio e la parzialità dell'informazione a riguardo:
• Oggi sono in corso nel mondo più di 30 conflitti. Ogni anno muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una al minuto.
• Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000 bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400. Secondo alcuni osservatori Israele ne possiede almeno 200.
• Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte.
• La Nato si muove al di fuori degli accordi del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti hanno dislocato 480 bombe nelle varie basi Nato in Europa: 150 in Germania, a Büchel, e Ramstein; 20 in Belgio, a Kleine Brogel; 20 in Olanda, a Volkel; 110 in Gran Bretagna, a Lakenheath; 90 in Italia, ad Aviano e Ghedi Torre; 90 in Turchia, a Incirlik.
Le iniziative che si sviluppano nell'ambito di questa campagna accolgono lo spirito pacifista e non-violento che si sta spontaneamente diffondendo nel mondo, proponendo una risposta diversa a questa drammatica situazione. Si tratta di una nuova sensibilità che unisce persone diverse per cultura, religione, generazione, nella convinzione dell'assurdità di una crescente e distruttiva spirale di violenza. È una risposta che si oppone e non riconosce le attuali logiche del potere e della sopraffazione, contrapponendo ad esse un'alternativa basata sul rafforzamento dei vincoli tra i popoli, l'appoggio reciproco, la solidarietà, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, la mobilitazione e la pressione su coloro che pretendono di decidere il destino di tutti.
Nell'ambito di questa campagna sono già state realizzate varie iniziative, tra cui la formazione di simboli della pace realizzati con le fiaccole a Budapest, Praga, Santiago del Cile, Helsinki, Parigi e, recentemente, a Roma, Torino e Milano (www.simbolodellapace.net); la trasmissione gratuita da parte di oltre 300 canali televisivi in tutto il mondo, dell'appello lanciato da Silo – fondatore del Movimento Umanista, di porre come priorità del momento attuale il ritiro delle truppe d'invasione, la restituzione dei territori occupati, lo smantellamento degli arsenali (www.silo.ws); contemporaneamente alla nostra manifestazione a Roma, anche in Ungheria si terranno sit-in davanti tutte le ambasciate dei paesi che posseggono armi atomiche e saranno consegnati missili giocattolo.
Grazie all'aiuto di numerosi cittadini ed associazioni il 18 novembre, realizzando il simbolo della pace a piazza dell'Immacolata (www.lasvoltaumanista.com), siamo riusciti a dare un segnale molto chiaro e una testimonianza: le persone comuni possono, unendosi, fare qualcosa di visibile per esprimersi su questioni sulle quali normalmente non sono neanche interpellate!
Chiaramente si tratterà di un evento assolutamente pacifico e non-violento, che non vuole essere offensivo o provocatorio nei confronti delle persone che lavorano all'interno delle suddette ambasciate.
Aggiornamento e Auguri di Buon Natale Comitato " Via le Bombe"
Per aggiornarvi sulle attività del Comitato 'Via le Bombe', e me
ne scuso.
Il motivo del mio silenzio è che in effetti non ho molte novità da
condividere con voi. Dopo le tante iniziative che ci hanno coinvolto
fino ai primi di dicembre (in particolare la riuscita conferenza con
Paolo Barnard e la riuscitissima manifestazione di Vicenza), ci siamo
effettivamente presi una pausa, in attesa di rimetterci al lavoro in
gennaio.
In questo periodo, abbiamo fatto un'unica riunione del Comitato, in cui
abbiamo abbozzato un percorso, per i primi mesi del prossimo anno, che
ci permetta di porre nuovamente al centro dell'attenzione il tema del
disarmo nucleare. L'idea era di fare (a fine gennaio / inizio febbraio)
un'assemblea allargata del Comitato, lavorando per estenderla il più
possibile ad aree e persone potenzialmente interessate al tema, ma che
finora non siamo riusciti a coinvolgere, per decidere in quella sede
una
serie di iniziative pubbliche che ci conducano all'appuntamento del 23
marzo (data fissata per l'udienza).
Il problema principale è che ancora non sappiamo se l'udienza ci sarà o
meno, perché rischia di ripetersi quanto è successo a luglio, con il
rinvio a nuova data per mancanza della notifica alla controparte.
Secondo il codice di procedura civile, infatti, la controparte
dev'essere notificata con un determinato periodo di preavviso (nel caso
di residenti all'estero, 120 giorni), e se questo non avviene,
l'udienza
salta.
Il compito di effettuare la notifica spetta al Ministero degli Esteri,
tramite l'Ambasciata a Washington, ma non siamo ancora riusciti a
sapere
se questa è stata fatta oppure no. Al telefono, dalla Farnesina hanno
detto ai nostri avvocati di stare tranquilli, che è tutto a posto, ma
la
ricevuta di ritorno della notifica noi ancora non l'abbiamo avuta,
nonostante il termine per effettuare validamente la notifica sia ormai
scaduto da un mese.
Visto come stanno le cose, i nostri avvocati si sono impegnati ad
andare
di persona al Ministero, per capire se le carte si sono fermate
all'andata o sulla via del ritorno. Certo che, se anche questa volta la
notifica non fosse stata effettuata, la tentazione di pensare che sia
in
atto un boicottaggio intenzionale sarebbe molto forte, e probabilmente
dovremmo anche noi ripensare alle modalità della nostra azione
legale...
Mi permetto di chiudere con un augurio laico e non rituale di un Buon
Natale e felice Anno Nuovo. Che sia, al di là delle abbuffate e delle
vacanze, anche l'occasione per riscoprire il motivo di tanta festa:
"Non
temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore", venuto a liberarci
da ogni oppressione. Che l'augurio degli angeli a Betlemme ("pace in
terra a tutti gli uomini") non resti una pia invocazione condita di
melense armonie, ma l'impegno quotidiano di un sempre più gran numero
di
"costruttori di 'shalom'", di una pace che non è solo assenza di
guerra,
ma pienezza di vita e di felicità, e in cui la sicurezza non sia
garantita (?) dalle atomiche e dalle armi in generale, ma dalla
condivisione delle ricchezze del pianeta.
Imagine there's no heaven / It's easy if you try
No hell below us / Above us only sky
Imagine all the people / Living for today...
Imagine there's no countries / It isn't hard to do
Nothing to kill or die for / And no religion too
Imagine all the people / Living life in peace...
You may say I'm a dreamer / But I'm not the only one
I hope someday you'll join us / And the world will be as one
Imagine no possessions / I wonder if you can
No need for greed or hunger / A brotherhood of man
Imagine all the people / Sharing all the world...
You may say I'm a dreamer / But I'm not the only one
I hope someday you'll join us / And the world will live as one
************************
Tiziano Tissino" <t.tissino@itaca.coopsoc.it>
Energia atomica.....
Interrogazione a risposta scritta 4-00975, presentata da Silvana Pisa e
Francesco Martone il 12 dicembre 2006 ai Ministri della Difesa e degli
Affari Esteri. Premesso che:
in data 3 dicembre 1960 il Governo italiano e il Governo degli Stati
Uniti hanno concluso un accordo (repertoriato nella raccolta degli
accordi internazionali degli Stati Uniti con la classifica TIAS 4764 2
U.S.T. 641; 1960 U.S.T. LEXIS 429), con il quale i due Paesi si
impegnavano a cooperare nel campo dell'energia atomica a scopo di
comune
difesa;
in particolare, all'articolo 2 si prevede lo scambio di informazioni
concernenti l'uso militare dell'energia atomica e lo «sviluppo di
sistemi di trasporto sull'obiettivo adeguati alle armi atomiche
trasportate», e all'articolo 3 la «consegna di parti non nucleari di
sistemi di armi atomiche»;
dal citato documento si evince chiaramente che da oltre 40 anni
l'Italia
e gli Stati Uniti collaborano concretamente alla pianificazione, allo
sviluppo, allo spiegamento e al potenziale impiego di sistemi d'arma
nucleari o con vocazione principalmente nucleare, tanto che esiste uno
scambio non solo di informazioni ma anche di materiali militari
destinati ad essere impiegati in armi nucleari;
ciò nonostante, il Governo italiano ha sempre rifiutato di ammettere la
partecipazione del Paese a programmi nucleari in ambito Nato e in
collaborazione con gli Stati Uniti nonché di riconoscere l'esistenza
sul
suolo nazionale di armi nucleari, impiegabili da vettori aerei italiani
o statunitensi, nonostante vi sia ampia evidenza nella letteratura
scientifica specializzata e in documenti ufficiali;
in data 1° luglio 1968 è stato firmato il Trattato di non
proliferazione
nucleare, successivamente ratificato sia dall'Italia che dagli Stati
Uniti d'America;
il trattato contiene, nel primo articolo, l'obbligo degli Stati
nucleari
di non lasciare a disposizione di nessuno, in modo né diretto né
indiretto, armi nucleari;
con l'articolo 2, gli Stati non nucleari hanno assunto l'obbligo di non
acquisire, direttamente o indirettamente, la disponibilità ed il potere
di disporre di armi nucleari, o di cercarne o accettarne il possesso, o
di dare un supporto alla produzione delle stesse armi;
con l'articolo 6 tutti gli Stati nucleari e non nucleari hanno assunto
l'obbligo di trattare in buona fede con gli altri Stati nucleari per
pervenire al più presto possibile ad un totale disarmo nucleare sotto
controllo internazionale;
con la risoluzione 15 dicembre 1994, n. 49/75 K, deliberata
dall'Assemblea generale, le Nazioni Unite hanno chiesto alla Corte
internazionale di esprimersi con un parere sulla quesito: «È la
minaccia
o l'uso delle armi nucleari in qualunque circostanza permessa dal
diritto internazionale?», richiamando le proprie risoluzioni 1653 (XVI)
del 24 novembre 1961, 11/71 B del 14 dicembre 1978, 34/83 G dell'11
dicembre 1979, 35/152 D del 12 dicembre 1980, 36/92 L del 9 dicembre
1981, 45/59 del 4 dicembre 1990 e 46/37 D del 6 dicembre 1991, in cui
si
dichiara che l'uso delle armi nucleari è una violazione della Carta e
un
crimine contro l'umanità;
in data 8 luglio 1996, la Corte internazionale ha statuito che la
minaccia o l'uso delle armi nucleari è, in linea generale, in contrasto
con le norme di diritto internazionale applicabile ai conflitti armati
e, in particolare, con i principi e con le regole del diritto
umanitario. Decideva la Corte, inoltre, che esiste un obbligo giuridico
di perseguire in buona fede e concludere negoziati che conducano ad un
disarmo nucleare globale sotto un rigido ed effettivo controllo
internazionale;
a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica, nell'aprile 1999 la
Nato ha elaborato un nuovo concetto strategico nucleare, il cosiddetto
"NATO nuclear posture review", che postula «widespread participation by
European Allies involved in collective defence planning in nuclear
roles, in peacetime basing of nuclear forces on their territory and in
command, control and consulation arrangements» («ampliamento della
partecipazione degli alleati europei coinvolti nella pianificazione
della difesa collettiva in ruoli nucleari, nella dislocazione in tempo
di pace di forze nucleari sul loro territorio e in accordi di comando,
controllo e consultazione»);
il 15 marzo 2005, gli Stati maggiori riuniti degli Stati Uniti hanno
pubblicato il documento «Doctrine for Joint Nuclear Operations»,
contenente la dottrina ufficiale sull'impeigo operativo delle armi
nucleari, vincolante per tutti i comandi subordinati delle forze armate
statunitensi;
il documento spiega in 70 pagine in modo preciso che gli Stati Uniti
sono decisi ad impiegare le armi nucleari in qualsiasi futuro conflitto
internazionale, anche a livello regionale, o in caso di minaccia
proveniente dai cosiddetti "non-state actors". Sostengono di dover e di
poter usare le armi nucleari anche per attacchi preventivi. Nelle
istruzioni è evidenziato come nessun diritto consuetudinario o
convenzionale impedisca agli Stati Uniti di usare le armi nucleari in
un
conflitto armato;
la Nato, ugualmente, ha ancora in vigore i piani militari per l'uso
delle armi nucleari che prevedono di mettere in stato di operatività le
armi nucleari che si trovano nella base di Aviano e in altre basi
collocate sul territorio italiano. Tra i bersagli si trovano non
soltanto le zone di interesse economico del medio oriente, ma anche le
zone militarmente importanti della Federazione delle Repubbliche della
Russia, la quale, a sua volta, ha dichiarato recentemente di
abbandonare
la sua politica di «no first use» e di riservarsi il diritto di
colpire,
in caso di minaccia e/o di necessità, con armi nucleari ogni Stato
anche
non-nucleare, se mette il suo territorio a disposizione di uno Stato
nucleare;
di conseguenza, il territorio della Repubblica italiana, e
specificamente la zona di Aviano e altre zone dove si trovano armi
nucleari, è un bersaglio nucleare, in quanto rappresenta una minaccia
in
un futuro potenziale conflitto;
mantenere una minaccia nucleare nei confronti di altri Paesi è un
illecito, come affermato dalla Corte internazionale di Giustizia nella
advisory opinion 8 luglio 1996, ed inoltre le armi nucleari in
territorio italiano rappresentano un pericolo per la salute e la vita
di
chi vive nei pressi di una installazione nucleare militare;
non si può mettere in discussione l'obbligo per gli Stati aderenti al
Trattato di non proliferazione nucleare, e dunque anche per gli Stati
Uniti e l'Italia, di non depositare all'interno di uno stato non
nucleare armi di distruzione di massa;
l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute, e, pertanto, la presenza
delle
armi nucleari in Italia, come preparazione di un futuro conflitto
nucleare rappresenta una violazione del diritto internazionale
generalmente riconosciuto;
in relazione a quanto sopra esposto, alcuni cittadini italiani che
vivono nelle vicinanze della base di Aviano hanno citato in giudizio
davanti al Tribunale di Pordenone il Ministro della difesa pro tempore
degli Stati Uniti Donald Rumsfeld per far rimuovere le testate nucleari
presenti sull'aeroporto di Aviano;
all'udienza del 7 luglio 2006 il Governo degli Stati Uniti non si è
costituito in giudizio e gli attori non erano in grado di dimostrare
l'avvenuta notifica dell'atto di citazione;
a tutt'oggi non risulta notificato neppure il secondo atto relativo
all'udienza del 23 marzo 2007,
si chiede di sapere:
se sia stato effettivamente notificato alle competenti autorità
statunitensi l'atto introduttivo della causa Tiziano Tissino, Giuseppe
Rizzardo, Michele Negro, Carlo Mayer e Monia Giacomini contro Rumsfeld
Reg. G. n. 4720/2005, Tribunale di Pordenone;
se il Governo, avendo a mente quanto sopra descritto, non intenda
intervenire nel giudizio a sostegno dei cittadini italiani;
se il Governo, avendo presenti gli obblighi derivanti dal Trattato di
non proliferazione e l'acclarata illegittimità del possesso e dell'uso
delle armi nucleari, non intenda chiedere il ritiro di tutte le armi
nucleari e di tutti i reparti militari previsti per il loro uso
presenti
su territorio italiano.
Lettera di Babbo Natale a Nichi Vendola
Caro Nichi,
volando dall'alto della mia slitta quest'anno non vedo una Puglia
migliore.
Ho notato che poco è cambiato. Gli stessi poligoni di tiro, le stesse
basi militari, le stesse industrie puzzolenti.
Ma vedo che il peggio deve ancora arrivare: un rigassificatore per
Brindisi, uno per Taranto... E non è finita. Da Genova portano a
Taranto
i fumi più velenosi, tutta la produzione a caldo dell'acciaieria,
quella
più inquinante, proprio quella che lì non vogliono più.
So di tante persone a letto. Non sono ammalate di influenza ma di
cancro.
E non è finita qui la storia, caro Nichi: la raffineria di Taranto la
vogliono ampliare! Volandoci sopra quasi precipitavo per la puzza.
Tornando per questo Natale devo proprio confessarti che non ho trovato
la Puglia più bella che mi avevi promesso ma un futuro grigio e
peggiore.
Caro Nichi, credo che prima o poi dovrò fare sciopero.
Vengo dal Polo e devo dirti che i ghiacci si stanno sciogliendo. Gli
scienziati scuotono il capo. Tra trentacinque anni le calotte polari
non
le vedremo più. E mentre venivo in Puglia ho saputo che il signor Riva
non vuole ridurre i fumi dalle sue ciminiere. Sbirciando fra i giornali
leggo che questo signore non ha alcuna intenzione di rispettare il
protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni. E che è disposto
a
licenziare 4000 operai pur di non diminuire i fumi delle sue ciminiere.
Corpo di Bacco! Visto che lo incontri digli di cambiare idea!
Invece di licenziare 4000 operai farebbe bene a comprare un po' di
impianti nuovi e più puliti: ma tu queste cose gliele hai dette? Lo sai
che ha conti in banca da nababbo? Io, con i miei superpoteri, riesco a
vedere oltre il segreto bancario e so che avrebbe i soldi per pulire
tutta Taranto. Ma non mette mano al portafogli! Io a quello gli porto
sempre del carbone, ma è tutto inutile: lui lo prende e lo butta sul
quartiere dei Tamburi a Taranto. E le case si sporcano ancora di più.
Fra trentacinque anni lui, il signor Riva, non esisterà più. E non
esisterà più l'Ilva. E - ricordalo - non esisteranno più le calotte
polari: a voi spetta il compito di fermare il disastro!
La mia slitta fra qualche hanno non avrà ghiacci su cui scivolare. Come
la mettiamo?
Caro Nichi, ricordati di quando eri bambino e ogni tanto pensami. Vivo
nei tuoi ricordi, vivo nel cuore di tutti i bambini e di tutti gli
uomini di buona volontà. Sono la speranza dell'umanità. Sono l'attesa
di
un mondo più bello. Senza di me, che cosa vi rimarrà?
Buon Natale, Nichi.
Il tuo
Babbo Natale
Alessandro Marescotti" a.marescotti@peacelink.it
Buon Natale
CARA BELTA’
Crescere i capelli l’amore fa
L’amore accarezza i figli
L’amore parla con i vecchi
Qualcuno vuole bene ai più lontani
Anche per telefono L’amore fa guerra agli idioti
Agli arroganti pericolosi
Fa bellissima la stanchezza
Avvicina la fortuna (quando può)
Fa buona la cucina
L’amore è una puttana
Che onora la bellezza
Di un bacio per regalo
Cose che fanno piangere
Sagge le donne l’amore fa
Cantare le allodole
Dolce la pioggia d’autunno
E vi dico che fa viaggiare, sì
Illumina le strade
Fa grandi le occasioni
Di credere e di imparare
Cose che fanno piangere
Aprire i balconi l’amore fa
Confondere le città
Ma riconoscere i padroni (l’amore lo fa)
Aprire bene gli occhi
Amare più se stessi
L’amore fa bene alla gente
Comprendere il perdono
L’amore fa.
Lo smog elisir di lunga vita?
Per la stima e l’ammirazione umana e professionale che nutriamo nei
confronti del prof. Umberto Veronesi, che conosciamo ed apprezziamo anche
per il suo impegno civico, ci permettiamo di intervenire rispetto a
quanto da lui affermato nei giorni scorsi a un convegno degli operatori
dell’automobile, organizzato dall’Aci.
Il professor Veronesi ha in tale sede dichiarato che l’inquinamento
atmosferico è responsabile soltanto del 2% dei tumori polmonari, al
contrario di alimenti e tabacco che, insieme, rappresentano il 75% delle
cause.
Questa affermazione corrisponde pacificamente a quanto da anni riporta
la manualistica in materia di fattori di rischio oncologico, ma, se non
correttamente interpretata, si presta facilmente ad essere
strumentalizzata per fini politici, soprattutto da parte di chi vuole negare i
perversi effetti prodotti dal traffico delle nostre città, o
frettolosamente equivocata nelle sintesi giornalistiche, che giungono difatti in
qualche caso ad affermare: “Lo smog non fa vittime” oppure “Veronesi riapre
il dibattito su polveri e blocchi delle auto: Il fumo peggio dello
smog”, o ancora “Veronesi assolve lo smog”.
E’ facile ritenere che tali affermazioni, già udite in altre
circostanze, in questo caso abbiano forse risentito di una ulteriore
amplificazione probabilmente legata anche al contesto in cui sono state rese: uno
studio delle case automobilistiche sulle responsabilità degli agenti
inquinanti, specialmente del particolato fine.
Riteniamo quindi opportuno esprimere pure una nostra (assai più
modesta) riflessione, come associazione ambientalista.
Pur con la legittimità che ogni opinione ha in un dibattito, non
pensiamo infatti che sia utile un rincorrersi di affermazioni le une
contrapposte alle altre, dove, su problemi gravi, si dice tutto e il contrario
di tutto.
L’inquinamento nuoce oppure no? Ci avvelena o no? E’ un fattore
negativo o appare invece desiderabile?
Per essere corretti, dunque, bisogna cominciare a osservare che i
valori citati dal professor Veronesi sono delle medie riferite ad aree molto
ampie, ad interi Stati e non, invece, a zone di inquinamento ad elevata
intensità, come è l’area urbana milanese. Sono cioè valori complessivi
e non dati puntuali. Richiedono quindi molta cautela nel loro utilizzo
in chiave interpretativa di realtà specifiche. Basti pensare che stime
prudenti, riferite alla esposizione in aree ad alto inquinamento
atmosferico, come Milano, indicano una incidenza causale di patologie
tumorali intorno al 12%.
E’ peraltro evidente che la parola “cancro” non va usata solo come
spauracchio per incutere terrore. Ed è altrettanto evidente che il tumore,
pur con il suo carico di stigma sociale, non è l’unica patologia dalla
quale doversi difendere.
Sfuggiamo pure alle “facili correlazioni” e partiamo quindi da un
punto, che speriamo non più controverso: traffico e inquinamento incidono
pesantemente sulla “qualità” della vita di tutti i cittadini, prima
ancora che sulla “quantità” di vita.
Sono innegabili i costi individuali e sociali, diretti e indiretti, che
il traffico genera: quanto tempo perso, quanti soldi, quanto stress,
quante malattie psicofisiche, (ma anche quanti incidenti, quanti feriti,
quante vittime)? Quanto costa alle casse dello Stato e alle nostre il
traffic jam, l’ingorgo che ci assedia ogni giorno?
Sul versante inquinamento non ci sembra che la situazione sia più
rosea: comunque la si voglia vedere, vivere in un ambiente inquinato, a
prescindere dal fatto che esso accorci o no la nostra esistenza, ci logora,
ci fa stare male, ci costringe a vivere male, aumenta intensità e
frequenza di molte patologie, moltiplica il disagio sociale, rende anche il
nostro futuro assai meno desiderabile.
E, parlando di inquinamento (di cui quello atmosferico è una parte),
neppure ci si può dimenticare che alcuni agenti inquinanti sono spesso
ampiamente sottovalutati, in qualche caso neppure del tutto conosciuti
nei loro effetti, e investono tutti i nostri sensi: non esistono solo le
polveri sottili, il particolato fine che inaliamo ad ogni atto
respiratorio, di cui leggiamo quotidiani bollettini che suscitano un allarme
che, con clamori alterni, si stempera in un senso di impotenza, ma anche
idrocarburi, gas, rumore, eccetera.
Meglio allora inalare un tot di polveri sottili o fumarsi una
sigaretta?
Se non si vogliono assecondare inopportune confusioni, è bene dire
chiaro che un conto è scegliere di fumare, essendo ormai consapevoli della
gravità del danno che il fumo infligge; un altro conto è subire, essere
costretti a respirare un’aria resa mefitica, anche se, per mera
ipotesi, meno dannosa della sigaretta che si è magari scelto di non fumare.
Ma veniamo infine all’argomento scientifico da cui è nata questa
riflessione: assodato che la qualità della vita dei cittadini comunque ne
risente, è proprio vero che l’inquinamento atmosferico prodotto dal
traffico, nella fattispecie quello da polveri sottili, non ha tuttavia
conseguenze mortali provate sul piano medico-scientifico ed epidemiologico?
Gli studi condotti a livello internazionale indicano ormai chiaramente
che una correlazione c’è. L’inquinamento è dunque un fattore patogeno
(si pensi alle malattie a carico dell’apparato respiratorio e
cardiovascolare), nonostante che la sua efficacia nel causare malattie tumorali
appaia inferiore a quella di altri agenti. Ma questo, di per sé, non
significa nulla: certamente non vuol dire che si debba abbassare
l’asticella nella lotta al traffico e all’inquinamento. Anzi.
Il bello della scienza è che essa è libera: è libera di discutere e
addirittura capovolgere qualunque assunto, non importa quanto consolidato,
senza veli dogmatici, ma ha anche il dovere di essere sempre critica
verso sé stessa.
La libertà della scienza, perché continui ad essere strumento di
ragione, ha un vincolo ineludibile: quello di ancorarsi ai dati, di
dimostrare le proprie tesi, di confrontarsi in modo aperto e senza slogan.
Accanto a ciò, il dovere di chi compie scelte politiche, di chi
amministra, come di chi informa, è quello di non piegare tali dati per utilità
diverse, ma di confrontarsi con essi per quello che stanno
effettivamente a significare.
Ed è in definitiva per questo che, partendo dai dati scientifici (seri,
obiettivi e misurabili) e conoscendo il rigore laico dell’oncologo
Veronesi, in una situazione compromessa come quella milanese, speriamo che
egli non accetti di veder accostare impropriamente il suo nome a tesi
“buoniste” e auto-assolutorie che appaiono quantomeno superficiali ed
erronee.
Perché traffico e inquinamento restano, nei fatti, una delle prime
emergenze, non solo nella nostra città. E nessuno può chiamarsene fuori.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
A OPERA MANIFESTAZIONE ORE 12,OO OGGI
Lasciamo IN PACE il nostro Futuro
La guerra non accade per caso né è il frutto della cattiveria di
uomini senza cuore. E' qualcosa che si decide per difendere interessi
economici o assicurarsi il dominio di territori con preziose riserve
naturali (petrolio, gas, acqua, diamanti...). E' qualcosa che si
prepara ogni giorno, che si promuove con la propaganda delle abusate
parole di libertà e democrazia, che si costruisce nelle fabbriche
d'armi e nelle caserme dove si addestrano persone a uccidere, a
bombardare, a dimenticare la propria umanità.
La provincia di Varese è un luogo strategico nella produzione della
guerra permanente. Anche se nelle nostre città non vediamo soldati
nelle strade, non udiamo cacciabombardieri sorvolare le nostre case,
non piangiamo amici uccisi dai cosiddetti effetti collaterali, non
proviamo la paura e la disperazione come le genti dell'Irak e
dell'Afghanistan, siamo in guerra. Lo siamo perché nella nostra
provincia vengono prodotte armi (poi vendute e usate) da importanti
fabbriche come AgustaWestland e Aermacchi; lo siamo perché ospitiamo
un comando di reazione rapida della NATO a Solbiate Olona, pronto a
gestire 60.000 militari e a pianificare rapidamente interventi in ogni
parte della terra in aperta contraddizione con l'art. 11 della
Costituzione Italiana che afferma che L'Italia ripudia la guerra.
Ogni settimana si alzano voci a inneggiare a quei luoghi di guerra,
facendosi lustro di una presenza ingombrante che dovrebbe e potrebbe
invece essere riconvertita per usi di pace.
UN ALTRO aereo militare a Gallarate, oggi anche in una scuola:
un "addestratore" Mb339 verrà issato sul tetto
e diverrà simbolo del luogo dove studiate o insegnate:
un originale libro di testo che però diversamente dagli altri
insegna a fare la guerra o almeno ad abituarsi ad essa.
Ma ogni mattina quello stesso aereo
ricorderà anche della complicità dei nostri territori
nelle guerre e nelle morti che sempre esse comportano.
Ricorderà a tutti anche che le spese militari
rubano i soldi destinati alla scuola.
Vi chiediamo di condividere e sostenere la nostra richiesta, espressa
al Consiglio di Istituto, di ridiscutere le decisioni assunte.
Sono le armi a uccidere, ma sono uomini e donne a progettarle e a
usarle. Quegli stessi uomini e quelle stesse donne che possono
scegliere di dire basta guerre, basta armi, basta basi militari:
lasciate in pace il nostro futuro!
DisarmiAMO la Pace
Italia è una nazione fondata sul debito pubblico
17 Dicembre 2006
Lo sconto postumo
L’Italia è una nazione fondata sul debito pubblico. Ha fondamenta debitorie solide. Un alibi di ferro per le Finanziarie. Un alibi per nuove tasse, per l’aumento di quelle esistenti. La Finanziaria preserva il debito pubblico. Con un imponente debito pubblico le riforme non si possono fare. E tutto rimane com’è per la felicità dei nostri dipendenti. Nessun governo è intervenuto sulla spesa pubblica. Neppure il Ciclista e lo Sciupà.
Se i costi corrono, le tasse aumentano e il debito tiene. Il debito è ormai una condizione dello spirito. E’ nell’aria. Indebitarsi è uno stile di vita. Chi vanta crediti è un fallito. Bisogna vantare debiti per essere qualcuno. Più il debito personale è grande, maggiori sono le opportunità. Si può diventare persino presidente del Consiglio o della Telecom.
Le parole... Accesso al credito rassicura, accesso al debito preoccupa. Diventiamo accreditati, non indebitati. Banche, finanziarie e grandi distributori sono in prima fila per la creazione della povertà attraverso il credito. Se avessi detto a mio padre che mi indebitavo con TAEG 20% per andare alle Antille mi avrebbe preso a calci nel c..o. E poi avrebbe denunciato la banca.
Le banche pensano sempre ai nostri sogni. Li vogliono vedere realizzati insieme agli interessi bancari. A Natale è disponibile lo sconto se paghi dopo. Un mistero. Se si paga dopo sei mesi scatta lo sconto senza alcun interesse. Se paghi subito no. Un bel Tv Color LCD costa circa 1200 euro. Se paghi dopo sei mesi in contanti ti costa il 20% in meno. Un affare. Ma se tra sei mesi ti dimentichi, non arriva il bollettino o non hai i soldi cosa succede? Con TAN 17,48%, TAEG 18,45% (ma possono essere superiori) per 1000 euro fanno 24 rate mensili da 53,40. Il risultato è di 1281,60. I grandi distributori guadagnano sul debito dei clienti. Assistiti dalle finanziarie.
RESET. Un ritorno alla cultura del risparmio. La pubblicità del debito va proibita. Come è avvenuto per il fumo. E’ un atto di oscenità sociale. Una istigazione a delinquere contro noi stessi. Per Natale fatevi un regalo. Comprate meno e solo quello che vi potete permettere.
http://www.beppegrillo.it
petizione contro finanziamenti agli inceneritori
Clicca sul link seguente per visualizzare il post:
http://www.beppegri llo.it/2006/ 12/le_nuove_ pesti.html
Premessa sugli inceneritori:
- causano tumori
- danneggiano l’agricoltura e gli allevamenti
- fanno crollare il valore delle case dove sono costruiti
- non sono necessari.
La truffa dei Cip6-Certificati Verdi dei finanziamenti a inceneritori, centrali a carbone e scarti petroliferi 'assimilati' alle energie alternative continua. Soldi prelevati in presa diretta dalla nostra bolletta dell’Enel.I dipendenti al Governo lavorano a tempo pieno per petrolieri, costruttori di inceneritori e di centrali a carbone. E dopo la parola 'assimilati' hanno creato un’altra magia, una nuova parola magica: 'autorizzati'.
Impianti ‘autorizzati’ fino al 31 dicembre 2006. Invece di 'costruiti' fino al 31 dicembre 2006, com’era prima.
La parola ‘autorizzati’ è stata inserita all’ultimo secondo dai lobbisti del Governo nella Finanziaria. Gli accordi di maggioranza erano altri, come ricordato dai dipendenti Loredana De Petris e Tommaso Sodano. Gli accordi prevedevano i finanziamenti solo per gli impianti esistenti. Ed era già troppo per questi capitalisti con la bolletta dell’Enel.
Il dipendente presidente del Senato Franco Marini si è impegnato a ripristinare il testo originale entro fine anno. Per ricordarglielo mandiamogli una mail
Purtroppo, comunque vada, nei prossimi anni le varie Asm Brescia, Hera, Sarlux, Edison, Enel, Api… continueranno a fare bilancio e capitalismo in Borsa con i nostri soldi grazie agli impianti “autorizzati” e/o 'realizzati'. Uno schifo a norma di legge.
Da cineteca le dichiarazioni del dipendente ministro Ds Bersani:
" Gradirei essere consultato quando si fa una norma. Sono questioni molto complesse e ci sono dei meccanismi di incentivazione molto radicati sui quali le imprese hanno fondato parte dei loro bilanci. Ad eliminarli senza criterio si rischia di andare in tribunale e perdere le cause”.
Caro dipendente Bersani, in un Paese civile in Tribunale per risarcire i cittadini (costo medio dei contributi erogati alla voce A3 della bolletta Enel: 60 euro annui) ci dovrebbero andare i politici come lei che hanno permesso i finanziamenti e le aziende, o ex municipalizzate, che ricevono i fondi e amano la politica diessina-diossina.
Ps: Firmate la 'RESET - Petizione contro i finanziamenti agli inceneritori e centrali a fonti assimilate'. Siamo a 10.000 firme in dieci giorni.
i Cittadini......
9 Dicembre 2006
Arlecchino servitore di due padroni
I mezzi urbani sono in sciopero. Gli aerei sono in sciopero. I treni sono in sciopero. I vigili del fuoco sono in sciopero. Gli insegnanti sono in sciopero. Gli ospedali sono in sciopero. Chiunque sia dipendente pubblico prima o poi entra in sciopero. I cittadini, i loro datori di lavoro, sono sempre all’oscuro dei motivi. Sanno che c’è lo sciopero, ma non perchè. Però sanno che l’astensione del lavoro avviene di preferenza il venerdì o nei giorni prefestivi. Un incentivo per il week end lungo.
Si mormora che gli scioperi dipendano dai mancati rinnovi dei contratti di lavoro. E che la trattativa si prolunghi sempre per molti anni. Anni di sciopero duro, non contro le amministrazioni, ma contro i cittadini. Quelli che pagano gli stipendi agli scioperanti con il costo del servizio e alle amministrazioni pubbliche, che negoziano con gli scioperanti, con le tasse.
Il cittadino paga due volte per un servizio, ma è escluso dalla trattativa. I dipendenti amministratori non cavano un ragno dal buco con i dipendenti scioperanti. Ci ritroviamo, da una settimana all’altra, senza treni, senza ricovero, senza scuola. Paghiamo plotoni di dipendenti perchè ci servano (nel senso di servizio pubblico). Ma non abbiamo diritto di parola, di giudizio, di informazione, di veto durante le trattative. E’ ora di cambiare musica. RESET!
Le trattative tra amministratori pubblici e sindacati devono prevedere la presenza di una rappresentanza dei cittadini. Che potranno capire e giudicare invece di aspettare come cretini per ore alla fermata dell’autobus.
Mentre scrivevo mi sono accorto che alcuni dipendenti non scioperano mai. I politici. Forse perchè ci vogliono troppo bene? Forse perchè li trattiamo troppo bene? Credo che sia ora di rivedere le loro condizioni contrattuali. La pensione a 30 mesi è solo l’antipasto. E se scioperano non ce ne accorgeremo.
CTPC ...un caos per chi aspetta un mezzo pubblico
L'area metropolitana milanese è una società complessa e in costante
movimento.
Un'area raccontata come dinamica ma sempre più frenetica, trafficata ed
inquinata.
Un caos che prende un po' tutti, per chi aspetta un mezzo di superficie
(tram, autobus, filovie) come non sono esenti le linee metropolitane in
determinate stazioni e orari, soprattutto per chi deve arrivare in
orario.
Invece di migliorare negli ultimi anni la situazione è andata a
peggiorare
per gli utenti continuativi ed occasionali.
Numerosissime sono ogni giorno le segnalazioni dei passeggeri in merito
a
disservizi (corse saltate, ritardi, opinabili decisioni in merito ai
percorsi, comportamenti qualche volta poco apprezzabili da parte del
personale dell'ATM, sovraffollamento e mancanza di adeguata aerazione
sulle
banchine e nelle vetture della metropolitana; rumore di gran lunga
eccessivo
su alcune tratte della metro).
Nella realtà senza una libertà di movimento si creano nuove forme di
disuguaglianze, sia da un punto di vista individuale (anziani,
disabili,
persone a vario titolo disagiate) che territoriale (vivere in luoghi
marginali poco serviti dal trasporto locale, o risiedere in comuni
dell'area
metropolitana e in lontani quartieri della città centrale).
Oggi il nostro vivere quotidiano è fatto di persone che in numero
sempre
maggiore si sposta, in tempi diversi e per scopi diversi in una
mobilità che
può essere corta o lunga, lenta o legata al pendolarismo.
Il rischio che si formi uno strato di persone libere di muoversi perché
dispone di mezzi e occasioni di facile mobilità e chi, invece, resta
intrappolato in luoghi sempre più marginali.
Il Comitato è nato proprio per esaltare il diritto di muoversi
liberamente
senza dover sopportare i disservizi cui normalmente andiamo incontro
nell'utilizzo
dei trasporti locali.
Il Comune di Milano ha affidato la gestione dei trasporti locali ad una
società ATM SPA, riducendo il cittadino a semplice cliente. Ma la
privatizzazione non ha migliorato il servizio in generale.
Nella nostra esperienza di questo anno possiamo portare le
testimonianze di
innumerevoli utenti, esasperati dall'impossibilità di usufruire con
regolarità di un servizio pubblico essenziale (pagato sempre in
anticipo con
biglietto e abbonamento).
Comitato CTPC istituito da Dialoghi Necessari per il problema del
trasporto
www.dialoghinecessari.it sulla situazione verificata quotidianamente
dai
passeggeri che denunciavano (e continuano a farlo) picchi di calore
insopportabili, aggravati, anche, dall'affollamento dei mezzi
soprattutto
negli orari di punta.
Segnalazioni inviate per via e-mail che ci hanno aiutato a comprendere
lo
stato reale del trasporto pubblico attraverso il vissuto quotidiano di
chi
li utilizza costantemente.
Per questo l'idea di formarsi come Comitato di cittadini, utenti e dare
un
contributo alla causa di espandere e valorizzare il servizio pubblico
nella
città metropolitana al pari di altre realtà presenti in Europa.
Sostenete la causa del Comitato partecipando all'Assemblea dei soci del
giorno 15 dicembre 2006, continuate a scrivere al suo indirizzo e-mail,
inviateci le vostre segnalazioni!
CTPC
Il ciclista ignoto
7 Dicembre 2006
Le città di Milano e di Nassirya si stanno gemellando. Letizia Moratti si recherà presto in Iraq in visita all’Eni. L’accompagneranno il marito petroliere Gian Marco Moratti, il cognato petroliere Massimo Moratti e la cognata verde Milly Moratti. Le due città hanno in comune i caduti per il petrolio. In Iraq per difendere i pozzi. In Italia per difendere gli utili dei petrolieri e dello Stato. I caduti civili sono molti di più dei caduti in guerra. Nella sola Milano la contabilità da inizio anno è per i ciclisti 812 feriti e 11 morti. Per i pedoni 1.290 feriti e 26 morti. 37 morti in totale, ma manca ancora il periodo natalizio. Negli ultimi giorni una ragazza è stata uccisa da un autobus dell’Atm sulle strisce pedonali. Un signore in bicicletta è stato stritolato da un autotreno in pieno centro. Un ragazzo di 13 anni è stato travolto con la sua bici da un autocarro. Ma è gente così. Che ama il rischio. Altro che i parà. E chi rischia paga.
Il Comune dovrebbe intervenire, fare qualcosa. Obbligare ad esempio tutti i cittadini a dotarsi di automobile. Non per circolare, ma per proteggersi. Cintura, air bag, barre laterali sono fabbricati apposta. Il tempo di percorrenza sarebbe più lungo, ma la benzina andrebbe via come il pane. E si salverebbero molte vite. Rimarrebbe il pericolo per chi, testardamente, volesse andare a piedi fino alla fermata di un mezzo pubblico. La soluzione c’è: sottopassaggi. Direttamente dal portone di casa alla fermata dell’autobus o della metropolitana.
Il numero di ciclisti morti per incidente è raddoppiato in un anno a Milano. Bisogna affrontare subito il problema. Vietare le biciclette. E, a monito, mettere una lapide al ciclista ignoto in ogni città. Sponsorizzata dall’Eni e dalla Fiat.
No alla Privatizzazione dell'acqua a Milano
Vi invitiamo ad un evento pubblico organizzato dal Comitato Milanese per l'Acqua, a cui aderiamo attivamente anche noi "Umanisti per l'Ambiente":
VENERDI 15 DICEMBRE, ORE 21.00
CAMERA DEL LAVORO, Corso di Porta Vittoria 43, Milano (MM San Babila)
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA A MILANO
SI ALL'ACQUA COME BENE PUBBLICO E DIRITTO UMANO
Si presenteranno le firme raccolte a Milano per protestare contro l'annunciata privatizzazione degli acquedotti, che verranno consegnate il giorno dopo, il 16 dicembre, a Palazzo Marino. Molte di queste firme sono state raccolte durante il simbolo della pace in piazza Duomo.
Si lancerà inoltre la raccolta firme che partirà a gennaio 2007 sulla proposta di legge di iniziativa popolare perché l'acqua rimanga un bene pubblico in tutta l'Italia.
Dal 2002 il Comitato Milanese per l'Acqua contesta la decisione della Giunta Albertini di cedere alla Metropolitana Milanese SpA la gestione dell'Acquedotto di Milano. Si trattava però solo della prima mossa verso la privatizzazione futura del servizio idrico: nel silenzio dello scorso Agosto la Regione Lombardia ha approvato la Legge n. 18 che impone la privatizzazione dei servizi idrici. La sindaca di Milano Moratti vuole farlo senza neppure gare d'appalto, fondendo la Metropolitana Milanese SpA (al 100 % pubblica, che gestisce attualmente i servizi idrici) con la AEM SpA (al 66 % privata). AEM verrebbe a sua volta unita alla ASM di Brescia, creando una grande impresa fornitrice di servizi con capitale misto, operazione che potrebbe porre gli interessi dei privati al di sopra dell'interesse pubblico. Un'operazione che appare per vari aspetti illegittima, perché non c'è gara d'appalto e perché una società che si fonde con un'altra non può "portare in dote" le concessioni che le sono state assegnate.
Per questo diciamo
NO ALLA SVENDITA DEGLI ACQUEDOTTI DI MILANO A PRIVATI
Si chiede pertanto al Comune di Milano:
- che nello statuto comunale sia introdotto il riconoscimento del diritto all'acqua per tutti
- che la proprietà, gestione e erogazione dell'acqua restino interamente pubbliche e non siano oggetto di fusione o cessione a privati.
- che la cittadinanza possa esercitare il controllo sulle decisioni che riguardano l'acqua
- che venga avviato un programma per ridurre gli sprechi e i consumi idrici a livello familiare e di aziende.
- che la politica tariffaria sia indirizzata al miglioramento della qualità dell'acqua, per garantire l'accesso alle fasce protette, non all'ottenimento di profitti.
Umanisti per l'Ambiente
simbolo della pace Umanista 2dicembre 2006
Allegato | Descrizione |
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simbolodellapaceMI[1].jpg 194.29 KB |
Per una vera Politica di Pace!
PACE !
PACE !INCONTRO DIBATTITO
Riarmo e spese militari
Missioni militari all’estero
L'Europa regionale Umanista
L’Europa ha una lunga storia di guerre e di divisioni e interne, di imperialismo e di sottomissione a tanti invasori, di alleanze e di nazionalismi che hanno visto spesso gli stessi attori a volte fratelli a volte nemici, ma anche momenti di ispirazione, di convergenza culturale, insomma momenti umanisti.
Il risultato è una popolazione estremamente variegata, diversità di lingue, di abitudini, di tradizioni artistiche e culturali, di valori.
Ma se parliamo oggi di una regione europea non è certo per sbandierare una identità culturale che si contrapponga ad altre culture.
Le nostre aspirazioni sono di segno opposto alla regionalizzazione che si sta dando nel mondo, come risposta alla globalizzazione, e che porta il segno dell’integrazione economica: crescere economicamente per diventare una potenza e avere maggior controllo ed egemonia politica e militare, contrapponendosi alle altre regioni.
Nella dichiarazione conclusiva del forum di Praga si diceva:
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa cambino il loro sguardo, vedendosi non come competitori o nemici ma come parte della stessa storia e dello stesso futuro
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa riconoscano in se stessi il contributo di altre culture
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa dedichino i loro migliori sforzi a favore degli altri popoli
La nostra aspirazione è che i popoli d'Europa abbraccino coloro che arrivano da altri luoghi, riconoscendo il loro valore e comprendendo la diversità come una necessità dell'evoluzione verso la nazione umana universale
La nostra aspirazione è che ognuno di noi possa scoprire questa nazione umana universale che già si annida nella parte più profonda di ognuno
La nostra aspirazione è che ognuno di noi possa trasformare questo sentimento in atto coerente risvegliando questa nuova realtà in ogni essere umano.
E’ evidente che l’Europa che abbiamo in testa non è quella del Trattato di Mastricht, sotto il segno della liberalizzazione e della privatizzazione dei servizi sociali, non è quella del trattato di Scenghen, sotto il segno del razzismo e della discriminazione nei confronti degli immigrati, non è quella del Trattato di Nizza, sotto il segno di un nuovo armamentismo che vede impegnate quote crescenti delle risorse finanziarie degli Stati membri, mentre continuano a tagliarsi i fondi destinati ad assicurare i minimi diritti umani.
Non sono sufficienti a questa idea di Europa i confini dell’Unione europea, anche se in continua espansione.
Dove metteremmo i confini?
Perché gli abitanti della Sicilia dovrebbero sentirsi separati da quelli del nord dell’Africa?
Forse pensiamo come Bush che basti un muro per bloccare le intenzioni che da sempre hanno spinto gli esseri umani a muoversi, a conoscere, a cambiare la loro vita?
Forse pensiamo che poiché le guerre attuali si svolgono fuori (appena fuori) dei confini europei il pericolo nucleare non ci riguardi?
La guerra nucleare è oggi, ancor più della catstrofe ecologica, il maggior pericolo che incombe sul mondo intero. Israele possiede oggi l’arma suprema e non ha aderito al patto di non proliferazione nucleare, come il Pakistan e l’India. Non lontano dalla zona tre potenze atomiche sono impegnate militarmente, Stati Uniti e Regno unito in Iraq e Afganistan e la Russia in Cecenia. In Afganistan combatte anche la più importante alleanza militare, l’Organizzazione del trattato nord atlantico (NATO), di cui fa parte la Francia, che a sua volta è una potenza atomica.
Nella zona compresa tra i confini occidentali dell’India fino al canale di Suez si concentra l’arsenale più devastante di tutti i tempi. Una semplice scintilla può provocare la deflagrazione.... che non riguarderà solo quella zona.
Le sfide sono oggi mondiali e mondiale e univoca deve essere la risposta.
Lo scontro di interessi economici rischia di trasformarsi in scontro di culture
Il Forum regionale europeo è l’occasione per fare un passo importante nel processo di integrazione nel quale le diversità culturali, che con l’inarrestabile fenomeno migratorio includono quelle provenienti da altri continenti, diano ciascuna il miglior contributo verso ciò che accomuna, tralsciando ciò che divide.
Un percorso che a partire da questo piccolo e antico continente inneschi un processo che deflagri, questo sì, a livello mondiale, per accelerare la formazione dell’unica nazione cui aspiriamo, la nazione umana universale.
PER UN MONDO SENZA GUERRA
Oggi stesso! Per il domani di una nuova umanità!
L’Europa, la civile Europa, la cristiana Europa è stata lo scenario di due guerre mondiale, di infinite guerre di confine, di occupazione di territori lontani, di deportazioni, sfruttamento e barbarie storiche come il nazismo e il fascismo.
Dopo secoli di violenza è difficile immaginare la pace e un mondo di fraterna amicizia nella diversità.
All’inizio del terzo millennio dobbiamo ammettere che senza un cambiamento di direzione negli sguardi, nelle teste, nei cuori e nelle azioni dei popoli e di chi li governa il futuro sarà pieno di scontri, minacce e conflitti.
Oggi il pericolo nucleare pone l’umanità sull’orlo dell’abisso.
Un mondo senza guerre è fino ad oggi un mondo sconosciuto sul Pianeta Terra.
Tuttavia, perché non lavorare in questa direzione, cercando di cambiare la direzione della storia, costruendo un vero futuro di pace e nonviolenza?
Questa dichiarazione di pace è la nostra sfida a tutti gli esseri umani.
Questa dichiarazione di nonviolenza è la nostra responsabilità come umanisti.
Assumiamo questa responsabilità liberamente e la portiamo avanti con tutti coloro che rifiutano ogni forma di violenza e puntano sulla convivenza, lo sviluppo condiviso, la democrazia reale, la tecnologia al servizio della scienza e la scienza al servizio dell'essere umano.
Eliminare le guerre significa uscire definitivamente dalla preistoria umana e fare un passo da gigante nel cammino evolutivo della nostra specie
Un "mondo senza guerre" è una proposta che guarda al futuro ed aspira a diventare concreta in ogni angolo del pianeta, affinché il dialogo sostituisca la violenza.
In questa aspirazione ci accompagna la forza della voce di migliaia di generazioni che hanno subito le conseguenze della violenza, il cui rimbombo continua a farsi sentire oggi.
È arrivato il momento di far sentire la voce dei senza-voce, dei milioni di esseri umani che chiedono con forza che finiscano le guerre!
Invitiamo sia singoli individui che rappresentanti e membri di organizzazioni, collettivi, gruppi, partiti politici, imprese ad aderire a questa dichiarazione e a lavorare ognuno nel suo campo, a partecipare a coordinamenti, fronti e forum, al fine di generare un grande movimento che ponga fine alle guerre e ad ogni tipo di violenza.
La guerra non porterà mai alla pace.
La pace esisterà solo con una vera giustizia sociale.
FORUM UMANISTA EUROPEO LISBONA 2006
ALTRO CHE MISSIONE DI PACE!!!!!
Liberare Gabriele Torsello....
LIBERARE GABRIELE TORSELLO, LIBERARE L'AFGHANISTAN DALLA
GUERRA
[Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance,
collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro le violazioni
dei
diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan sabato 14 ottobre 2006]
Che cessi il rapimento di Gabriele Torsello, che possa tornare subito
libero, sano e salvo.
Che cessi la guerra afgana.
Salvare occorre tante vite umane: ciascuno faccia la sua parte.
AFGHANISTAN
In questo nostro paese ci si ricorda del fatto che l'Italia insieme
alla
Nato sta partecipando alla guerra, all'occupazione e alle stragi in
Afghanistan solo quando nostri concittadini sono vittime di atti di
violenza: uccisioni, ferimenti, rapimenti.
E neppure in queste circostanze si ha la volonta' di trarre le ovvie,
necessarie, urgenti conclusioni: che in quel paese il nostro esercito
e'
tragicamente parte di una coalizione armata occupante, terrorista e
stragista; che la nostra partecipazione militare alla guerra afgana e'
del
tutto illegale per la nostra carta costituzionale; che e' proprio a
causa
delle guerre e delle occupazioni militari volute da Bush e dai suoi
"volenterosi" alleati che il terrorismo in tutto il mondo e' cresciuto
esponenzialmente, poiche' queste guerre sono terroriste e alimentatrici
di
terrorismo ulteriore.
Cessi l'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla
guerra
terrorista e stragista in Afghanistan.
Torni l'Italia al rispetto della sua legge fondamentale, quella
Costituzione
della Repubblica Italiana che all'articolo 11 testualmente recita:
"L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri
popoli
e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Chi non contrasta la guerra ne e' complice.
TUTTI I GIORNI IL 6 AGOSTO
Cosa significa non dimenticare?
Significa lottare perche' non accada di nuovo.
Tre cose occorrono allora: l'opposizione alle armi, l'opposizione al
nucleare civile e militare, la scelta della nonviolenza come criterio
fondante della politica nel XXI secolo.
Partito Umanista aderisce alla fiaccolata....
DIRITTI UMANI ANCORA
DA SCOPRIRE
Il Partito Umanista di Milano aderisce alla fiaccolata promossa dalle organizzazione del Popolo Mapuche
Sabato 14 ottobre 2006
ore 18.30 - Via San Pietro dell'Orto
davanti al Consolato Cileno
Su invito delle organizzazioni del Popolo Mapuche presenti in Europa il Partito Umanista aderisce alla fiaccolata che si terrà in contemporanea a tante altre città europee.
Il continente americano è ancora alla ricerca dei Diritti Umani per i suoi figli. In tutti gli Stati nazione del Nuovo Continente si continua ancora a discriminare il vero popolo "americano nativo". Il Partito Umanista manifesta pubblicamente la Sua solidarietà alla causa del popolo Mapuche a favore di un riconoscimento pieno e duraturo dei loro diritti sociali, culturali, di lingua e di popoli.
Il Partito Umanista insieme al popolo Mapuche, che lotta pacificamente per la difesa dei Diritti Umani in Cile, chiede:
· la ratifica della Convenzione 169 dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro – sul Riconoscimento dei Diritti dei popoli originari
· la revisione della legge antiterrorismo n° 18.314, emanata ancora nei tempi della dittatura che discrimina i Mapuche
E-mail: stampa@pumilano.it
Internet: www.pumilano.it
Italia deposita alla camera risoluzione per Moratoria Onu
Sergio D'Elia, primo firmatario della mozione
10 ottobre 2006: è stata depositata alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati una risoluzione che chiede al Governo di dare “piena ed immediata attuazione” a quanto stabilito dalla Camera il 27 luglio scorso, presentando all’Assemblea Generale dell’ONU in corso, una proposta di risoluzione per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali in vista dell’abolizione definitiva operando in modo tale da assicurare la co-sponsorizzazione ed il sostegno di Paesi rappresentativi di tutti i continenti.
La mozione a prima firma Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino e Deputato della Rosa nel Pugno, ha incontrato un sostegno trasversale grazie alle firme finora raccolte di 22 parlamentari tra cui, Ramon Mantovani (Rifondazione Comunista), Patrizia Paoletti (Forza Italia), Marina Sereni (l’Ulivo), Gianclaudio Bressa (l’Ulivo), Alessandro Forlani (UDC), Enzo Raisi (AN), Angelo Bonelli (Verdi), Mauro del Bue (Nuovo PSI), Iacopo Venier (Comunisti Italiani), Fulvia Bandoli (l’Ulivo), Giuseppe Reina (Movimento per le autonomie), Gino Capotosti (UDEUR), Giuseppe Astore (Italia dei Valori), Marco Boato (Verdi), Benedetto della Vedova (Forza Italia), Jole Santelli (Forza Italia), Pietro Folena (Indip. Rifondazione Comunista).
Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino e Deputato della Rosa nel Pugno ed Elisabetta Zamparutti, Tesoriere di NtC hanno dichiarato: “La moratoria ONU delle esecuzioni è l’unica iniziativa istituzionalmente incardinata e politicamente rilevante per l’abolizione della pena di morte e per la salvezza delle migliaia di condannati a morte che sono innanzitutto i detenuti nei bracci della morte cinesi, iraniani, sauditi, vietnamiti e di tutti gli altri regimi autoritari che muoiono ammazzati nel silenzio e nell’indifferenza generali.”
Dal testo della risoluzione si legge che la Farnesina ha disatteso il dispositivo parlamentare perché ha operato “in modo tale da assicurare alla risoluzione Onu la copromozione” della Unione europea in quanto tale e non solo “di Paesi Stati membri dell'Unione europea. Inoltre, dal 27 luglio ad oggi, non ha ancora operato nel senso di “assicurare alla risoluzione Onu... il sostegno di Paesi rappresentativi di tutti i continenti”. Il Governo italiano ha pure deciso di sostenere, pur non essendo in linea con il mandato parlamentare ricevuto, la proposta francese “di compromesso”che invece della risoluzione vuole la presentazione di una “dichiarazione di associazione” priva di qualsiasi valore formale e non sottoposta ad alcun voto.
Il che........ significa che la Mafia non Esiste.....
Una recente sentenza ha confermato le condanne agli esecutori degli attentati a Falcone, Borsellino e alle loro scorte. Ha invece assolto i mandanti: in pratica ha negato che esista un collegamento tra gli esecutori e una cupola. Cioè non si può parlare di un’unica organizzazione criminosa (il che significa che la mafia non esiste, è solo un teorema ideologico). Come dire che quando si vede il fumo non se ne può dedurre che ci sia l’arrosto, anche se l’abbiamo mangiato. E’ un bel sollievo per tutti.
Donne e Uomini in ricerca e confronto comunitario
- Karl-Josef Kuschel, «L’EBREO, IL CRISTIANO E IL MUSULMANO S’INCONTRANO»? «Nathan il saggio» di Lessing, (collana Giornale di Teologia 318), Queriniana editrice, Brescia, 2006, pp. 312, traduzione di Carlo Danna;
la collana ‘Giornale di Teologia’ pro-pone, fin dai suoi inizi, alcuni dei principali testi del dibattito teologico moderno e contem-poraneo; si tratta di un libro dedicato al “poema dram-matico” di Lessing il suo Nathan ha la particolarità di essere strutturato trialogicamente e questo lo rende di un’attualità (e di un futuro!) da tenere in seria considerazione come metodo. Per il dialogo tra le grandi religioni monoteistiche (che non esclude altri dialoghi) è necessario il metodo del dialogo a tre: trialogico appunto.
L’autore: Karl-Josef Kuschel è docente alla Facoltà di teologia cattolica di Tubinga (Germania) insegna teologia della cultura e del dialogo interreligioso.
La Queriniana ha già pubblicato di Kuschel due lavori di notevole rilevanza: Generato prima di tutti i secoli? La controversia sull’origine di Cristo e La controversia su Abramo. Ciò che divide e ciò che unisce ebrei, cristiani e musulmani;
il catalogo Queriniana è teologicamente di primissimo livello;
Stati Uniti Centinaia di arresti durante Manifestazione di Protesta Contro la Guerra
Di Haider Rizvi
IPS
NEW YORK, 28 settembre (IPS) – Durante l’ultima settimana in varie città degli Stati Uniti sono stati organizzati cortei, manifestazioni e raduni di preghiera per chiedere al presidente Bush e al Congresso di porre fine all’occupazione dell’Iraq.
Dal 21 settembre, quando oltre 500 gruppi contro la guerra e organizzazioni religiose hanno firmato la “Dichiarazione di pace”, circa 250 attivisti sono stati imprigionati per aver partecipato ad azioni nonviolente.
Oltre a esigere un calendario per il ritiro dei 130.000 soldati di stanza in Iraq, la Dichiarazione chiede la chiusura delle baci, un processo di pace che comprenda misure per la sicurezza, la ricostruzione e la riconciliazione di questo paese e un cambiamento nelle priorità da assegnare ai fondi, mettendo l’accento sulle necessità umanitarie più che su quelle militari.
Gli attivisti hanno realizzato oltre 375 azioni di disubbidienza civile e protesta in città di tutto il paese, tra cui Lincoln (nel centro), Houston (nel sud), Des Moines (nel nord), Little Rock (nel sud), Cincinnati (nel nord-est) e Fayetteville (nell’est). Qui sorge Fort Bragg, la più grande base militare statunitense nel mondo.
Sebbene la campagna sia animata soprattutto da gruppi religiosi, partecipano alla protesta anche molti deputati, veterani di guerra e organizzazioni di donne e immigrati.
I primi arresti sono avvenuti a Washington la settimana scorsa, quando gli attivisti hanno cercato di consegnare copie della Dichiarazione a funzionari del governo.
Altre azioni contro la guerra che si sono concluse con arresti sono avvenute di fronte al Congresso, a basi militari e a centri di reclutamento dei soldati.
Sapendo che molti politici esitano a sostenere la campagna per paura di passare per antipatriottici, i capi religiosi sperano che il loro appello per la pace stimoli almeno il governo a fissare una data per finirla con l’occupazione dell’Iraq.
”Come cittadini e persone di fede, dobbiamo essere la coscienza del nostro paese” ha dichiarato il reverendo Lennox Yearwood, del Hip Hop Caucus, uno dei 34 attivisti incarcerati per aver partecipato alle proteste davanti alla Casa Bianca.
Nel frattempo oltre 100 capi religiosi cristiani, ebrei e musulmani hanno progettato altre azioni per impedire un possibile attacco all’Iran. Questa settimana chiederanno al Congresso di esercitare la sua “funzione di supervisione” per evitare questa possibilità.
Come parte della campagna, molti attivisti hanno organizzato sit-in davanti alle case dei deputati che non si sono espressi contro la politica di Bush in Iraq.
“Stiamo spendendo milioni di dollari tutte le settimane per l’occupazione dell’Iraq. Questo denaro potrebbe essere investito in sanità ed educazione” ha detto Molly Nolan, un’attivista di 62 anni che ha partecipato a una protesta davanti alla casa del senatore democratico Chuck Schumer, nello stato di New York.
“I newyorkesi hanno bisogno di scuole e lavoro, non di questa guerra infinita!” gridava la folla riunita davanti alla casa di Schumer.
”Lei non ha parlato, come altri politici. La esortiamo a mostrare coraggio e a difendere i principi”, ha detto durante la manifestazione Carolyn Eisenberg, del gruppo Genitori di Brooklyn per la Pace.
Come Schumer, molti deputati democratici hanno mantenuto le distanze dal movimento contro la guerra, però alcuni hanno criticato pubblicamente la politica di Bush in Iraq.
"Come partecipante del Movimento dei Diritti Civili, ho affrontato la violenza con la nonviolenza. Mi hanno picchiato e lasciato sanguinante per strada” ha detto il deputato John Lewis, rappresentante dello stato meridionale della Georgia, dopo aver firmato la Dichiarazione la settimana scorsa. “Mi sono reso conto che le nostre armi più potenti come nazione non sono le bombe o i missili. La nostra maggiore difesa è il potere delle nostre idee, è quello che crediamo sulla democrazia e il rispetto della dignità umana” ha aggiunto.
Altri deputati che hanno firmato la Dichiarazione di pace sono Earl Blumenauer, rappresentante dell’Oregon, Danny Davis e Jan Schakowsky dell’Illinois, Chaka Fattah della Pennsylvania e Sam Farr, Barbara Lee e Lynn Woolsey della California.
Nonostante la crescenti proteste e critiche alla guerra provenienti da vari settori, tra cui generali in pensione e importanti analisti dell’intelligence, non si vedono segnali di flessibilità nella politica del governo rispetto all’Iraq e alla strategia militare in Medio Oriente.
Solo due settimane fa, la Camera dei Rappresentanti ha approvato una riduzione di appoggio al modo in cui il presidente ha condotto la guerra e ha respinto l’idea di fissare una scadenza per il ritiro delle truppe.
I firmatari della Dichiarazione hanno annunciato che, se l’amministrazione Bush e il Congresso non risponderanno alle loro richieste, dopo settembre lanceranno un’altra campagna di azioni non-violente.
IMMIGRATI PROTESTANO CONTRO I MASS MEDIA ITALIANI
Ciao a tutti
Il 7 ottobre è la 3° Giornata Internazionale per i diritti degli immigrati.
A Milano c'è stato un po' di casino per decidere cosa fare
"Città per tutti" spingeva per un'iniziativa sui CPT; il "Comitato
Immigrati" (costituito da associazioni di immigrati, o in cui siano presenti
immigrati) spingeva invece per un presidio contro i mass media.
Risultato: verrà fatta il presidio contro i mass media mentre l'iniziativa
per i CPT è stata rimandata al 28 ottobre.
Conclusione: noi abbiamo aderito all'iniziativa del Comitato Immigrati
(trovate la nostra adesione in fondo in fondo alla mail) per cui se qualcuno
è interessato ad andare il Presidio è sabato 7 ottobre Ore 15 Piazza Cavour
Di fronte al palazzo dell’informazione.
Non ci saranno né bandiere né striscioni (solo lo striscione
sull'iniziativa) e verrà distribuito un volantino con firme dei promotori e
degli aderenti
Valeria
-
In occasione della Terza Giornata Internazionale per i diritti degli
Immigrati
IMMIGRATI PROTESTANO CONTRO I MASS MEDIA ITALIANI
Milano (04-10-06).- I cittadini immigrati di Milano, in occasione della
Terza Giornata Internazionale per i Diritti degli Immigrati, organizzeranno
un presidio davanti al Palazzo dell’Informazione in Piazza Cavour sabato 7
Ottobre alle ore 15 per manifestare contro quei mass media italiani, che
hanno danneggiato l’immagine dei lavoratori immigrati diffamandoli e
alimentando un’idea discriminatoria e xenofoba nell’opinione pubblica, non
solo di questi lavoratori ma anche delle loro famiglie.
Questa iniziativa nasce dalle stesse associazioni di immigrati, che da tanto
tempo hanno dovuto sopportare le manipolazioni politiche attraverso i mass
media, utilizzando l’immagine del lavoratore immigrato in base ai loro
propri interessi, criminalizzando con i fatti di cronaca, mettendo in
difficoltà il processo di integrazione in questo Paese, contrariarmente alle
risoluzioni del Parlamento Europeo sull’integrazione degli immigrati
nell’Unione Europea.
I rappresentanti delle associazioni di immigrati chiedono ai diversi mass
media di poter incontrare i loro direttori responsabili per far loro capire
che non devono continuare a utilizzare la formula immigrazione =
delinquenza, e che le piccole cronache delinquenziali non possono arrivare
al cittadino comune come uno scoop giornalistico, ignorando il grande
apporto positivo dei nuovi cittadini immigrati, dal punto di vista sociale,
culturale e soprattutto economico.
In concreto, proponiamo ai rappresentanti delle testate giornalistiche di
organizzare un incontro con le associazioni firmatarie o di presentarsi
direttamente al presidio del 7 ottobre in Piazza Cavour per avviare un
confronto (che ci auguriamo sia reciprocamente utile) sui temi che abbiamo
messo in evidenza.
Noi cittadini immigrati stiamo contribuendo alla costruzione di questa
Milano multietnica e siamo parte integrante di questo motore economico
italiano; perciò esigiamo il rispetto per noi e le nostre famiglie da parte
dei mass media italiani.
Ass. Al Qafila, Ass. Cultural de Chile, Ass. Insieme per la Pace, Ass.
Studio 3R, Ass. Paradigma, Ass. Santa Elena de Guayaquil, Ass. Terra
Nuestra, Ass. Todo Cambia, Comitè ecuatoriano Simon Bolívar, Revista El
Carrete, Revista Panorama Latino Adesioni: Centro delle Culture,
Arci Milano, Partito Umanista Milanese.
Per informazioni e contatti: comitatoimmigrati.mi@libero.it
Rodrigo Ortega 339/8006369
Javier Lazo 347/9756300
per i diritti dei Cittadini Immigrati
Allegato | Descrizione |
---|---|
Volantino_7_ottobre_06.doc 25.5 KB |
volantino presidio 7 ottobre 2006 |
Finanziaria 2008 questo sarebbe un governo di Sinistra?
ALCUNI DATI A CONFRONTO
Spese militari: due miliardi e 100 milioni di euro in più per il Ministero della Difesa, di cui 1.700 milioni di euro per l’acquisto di nuovi armamenti.
Un miliardo all’anno per il 2007, 2008 e 2009 per finanziare automaticamente le missioni militari all’estero, ipocritamente definite “missioni internazionali di pace”. In questo modo si evita l’imbarazzante discussione ogni sei mesi per il rinnovo del finanziamento delle missioni come quella in Afghanistan.
Istruzione: Cento milioni di euro destinati alle scuole private, soprattutto quelle per l’infanzia.
Enti locali: tagli di 4,3 miliardi di euro ai finanziamenti agli enti locali (tanto poi saranno loro a dover aumentare le tasse)
Sanità: ticket sul pronto soccorso e le visite
E questo sarebbe un governo di sinistra?
www.partitoumanista.it
7 ottobre 2006 Presidio ore 15 in Piazza Cavour Milano
7 ottobre 2006 _ terza giornata di mobilitazione
e lotta dei migranti, in europa e oltre
con la campagna di disinformazione
e diffamazione sugli immigrati
VENITE TUTTI AL PRESIDIO
sabato 7 ottobre _ ore 15
Piazza Cavour, di fronte al palazzo dell’informazione
Promuovono: Ass. Al Qafila, Ass. Cultural de Chile, Ass. Insieme per la Pace, Ass. Studio 3R, Ass. Paradigma, Ass. Santa Elena de Guayaquil, Ass. Terra Nuestra, Ass. Todo Cambia, Comitè ecuatoriano Simon Bolívar, Revista El Carrete, Revista Panorama Latino.
Chiediamo a tutte le associazioni e comunità di immigrati di promuovere insieme questa iniziativa.
Chiediamo a tutte le realtà antirazziste Italiane di aderire a questa iniziativa.
Per info e adesioni: comitatoimmigrati.mi@libero.i
PER SAPERNE DI PIU'
Scarica l' Appello del Forum Sociale Europeo di Atene
per questa giornata di mobilitazione.
"...Attraverso tutta l'Europa, ogni giorno, vediamo lotte sociali e politiche, proteste e campagne contro i campi e le deportazioni, per il diritto d'asilo per le donne e gli uomini, per la legalizzazione, per una cittadinanza europea di residenza e contro lo sfruttamento del lavoro migrante. E queste lotte vanno molto oltre ogni ristretta concezione dell'identità europea..."
Vedi anche: sito del Forum Sociale Europeo
Campagna Mondiale Umanista sul disarmo
Ci troviamo in una situazione di enorme rischio, con 30.000 testate nucleari capaci di distruggere il pianeta intero 25 volte, e nessuno ne parla. Intanto la corsa al riarmo atomico prosegue e si accelera e le possibilità di un “incidente” nucleare, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti, aumentano sempre di più.
Per questo una rete di organizzazioni umaniste attive in tutto il mondo nel campo dei diritti umani, della pace, della cooperazione internazionale e dell’ambiente ha deciso di lanciare una campagna mondiale per il disarmo e ha chiesto l’assistenza di Silo, pensatore e scrittore argentino e guida spirituale conosciuta per la sua saggezza dalla gente semplice e di buon cuore di moltissimi paesi.
Si tratta di una campagna che vuole arrivare alla coscienza della gente comune, provocando una risposta capace di raggiungere i potenti. Una campagna mondiale che porti dovunque la richiesta di pace sentita da milioni di persone.
Per arrivare al maggior numero possibile di persone si è deciso di concentrare il messaggio della campagna in uno spot di 30 secondi, durante il quale Silo lancia un appello per il disarmo nucleare. Lo spot verrà trasmesso simultaneamente dai canali televisivi internazionali e nazionali in tutto il mondo e apparirà anche sugli schermi situati negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e della metropolitana di moltissime città. Le prime trasmissioni sono cominciate il 20 settembre e continueranno fino al 15 ottobre.
Informazioni dettagliate si trovano nel sito www.silo.ws.
Pertecipazione al Forum di Milano
Scopo del Forum di Milano e di quello europeo di Lisbona è favorire
l'interscambio di esperienze, la discussione, l'incontro delle
diversità e
la definizione di eventuali proposte e attività comuni tra quanti
lavorano
per la pace, la nonviolenza, i diritti umani e il superamento di ogni
forma
di discriminazione.
Tutto questo sarà possibile se si valorizzeranno le diversità e allo
stesso
tempo si metterà in risalto ciò che abbiamo in comune, unendo le forze
e
ispirandoci a vicenda: un tentativo in più perché l'incontro delle
diversità
si converta in progetto e in pressione su coloro che oggi decidono il
destino di tutti.
Il 16 e 17 settembre si svolgerà presso l'Istituto Tecnico Ettore Conti
-
Piazza Zavattari, 3 il primo forum Umanista di Milano.
Scopo del forum è favorire l'interscambio di esperienze, la
discussione,
l'incontro delle diversità e la definizione di eventuali proposte e
attività
comuni tra quanti lavorano per la pace, la nonviolenza, i diritti umani
e il
superamento di ogni forma di discriminazione.
Tutto questo sarà possibile se si valorizzeranno le diversità e allo
stesso
tempo si metterà in risalto ciò che abbiamo in comune, unendo le forze
e
ispirandoci a vicenda: un tentativo in più perché l'incontro delle
diversità
si converta in progetto e in pressione su coloro che oggi decidono il
destino di tutti.
Il programma del Forum prevede le seguenti aree tematiche:
* Economie solidali
* Educazione
* Immigrazione
* Dialogo tra le culture
* Reciprocità e auto-organizzazione nella cooperazione
internazionale
* Pace e nonviolenza
* Precariato
* Informazione
* Spiritualità
* Questioni GLBT
* Ambiente
* Sanità
* Area artistica
* Laboratorio di educazione alla nonviolenza nelle scuole
* Laboratorio di fotografia sociale
* Menti Mediaticamente Modificate
* Fronte studentesco e attività universitarie
E inoltre:
* Laboratorio di educazione alla nonviolenza nelle scuole
* Laboratorio di fotografia sociale
* Rappresentazioni teatrali
* Seminari, conferenze, dibattiti su temi di attualità, mostre,
proiezione di film e video, eventi artistici e tutti i contributi che
singoli e organizzazioni vorranno dare.
Siete tutti invitati a Pertecipare attivamente o per curiosità
Iscrizione e inf. su sito
www.forumumanista.org
RingraziandoVi tutti un grande abbraccio e forza
Donatella Camatta
URGENTE....SOLO 48 ORE PER FERMARE LA SUA "CONDANNA A MORTE"
Abbiamo 48 ore per fermare la sua “condanna a morte”.
Questo è un appello per la liberazione di Amir, promosso dal Centro delle Culture.Lunedì 4 settembre Amir K. cittadino pakistano residente da oltre 2 anni ad Arezzo, é stato fermato per accertamenti e dopo una giornata di interrogatori, è stato portato nel Centro di Permanenza Temporanea di via Corelli a Milano con un decreto di espulsione.
Amir è un ragazzo di 23 anni che da quando è in Italia è impegnato attivamente come volontario in iniziative non violente, contro la discriminazione e per l’apertura al dialogo tra le culture e le religioni (corsi di lingua per immigrati, campagna nazionale per il dialogo tra le religioni, raccolta firme per adibire aree di sepoltura ad ogni credo, promotore di un mensile multietnico, etc.).
Non essendo rientrato in nessuna sanatoria né decreto flussi, la sua attuale situazione è di clandestino.
Amir ha dovuto lasciare il proprio paese per motivi religiosi: appartiene ad una minoranza sciita e per questo è stato perseguitato e minacciato di morte (esiste un’accurata documentazione della sua situazione); solo nell’ultimo periodo, nella sua città, sono state uccise 41 persone per lo stesso motivo, quindi rimpatriarlo adesso significa condannarlo a morte.
Ci appelliamo all’art.10 della costituzione e chiediamo allo Stato italiano di dargli asilo politico per motivi religiosi.
Già oggi molti cittadini italiani amici di Amir stanno raccogliendo e sottoscrivendo migliaia di richieste per il suo asilo politico, per questo è attivo un sito su cui sottoscrivere ed aderire all’iniziativa:
www.c234.net/petizioni/amir
Venerdì 8 settembre alle ore 17,00 si terrà una manifestazione davanti al CPT di via Corelli a Milano, per dare forza a questo appello.
Invitiamo tutti i singoli cittadini, le comunità culturali e religiose, le associazioni, i partiti a partecipare e a non appoggiare la sua CONDANNA A MORTE!
Per informazioni: Niccolò Paoli Niccolò Paoli
www.c234.net/petizioni/amir
Chi Vuole firmare Petizione.....
ARABIA SAUDITA. IRACHENO DECAPITATO PER DROGA
4 settembre 2006: un cittadino iracheno, Muhammad Bin-Shalal Bin-Farhud al-Shammari, è stato decapitato in Arabia Saudita per traffico di droga.
Con quest’esecuzione diventano sei le persone messe a morte nel paese dall’inizio dell’anno.
Come già riportato da Nessuno tocchi Caino, lo scorso 28 agosto due militari sono stati decapitati nella città saudita di Arar per traffico di droga. Lo ha reso noto il Ministero degli Esteri, che identifica i giustiziati come Mueid bin Yahya Al-Waeli e Mehdi bin Hamad Al-Mansour. Di guardia lungo il confine con l’Iraq, i due sarebbero stati arrestati mentre trasportavano droga per mezzo di un veicolo.
L’Arabia Saudita ha un numero di esecuzioni tra i più alti al mondo, sia in termini assoluti che in percentuale sulla popolazione. Il record è stato stabilito nel 1995 con 191 esecuzioni.
Le esecuzioni nel 2004 sono state 38, il numero più basso nella storia degli ultimi anni, ma subito superato dalle almeno 90 esecuzioni effettuate nel 2005.
AFGHANISTAN. GIUSTIZIATO IN PUBBLICO DAI TALEBANI
2 settembre 2006: i Talebani hanno giustiziato in pubblico un uomo nella provincia afghana di Helmand, dopo averlo giudicato colpevole di omicidio.
L’esecuzione extra-giudiziaria è avvenuta nel villaggio di Safaar, nel distretto di Garmsir, alla presenza di decine di spettatori.
L’uomo è stato impiccato dopo che il leader talebano della zona ha pronunciato un lungo sermone.
E’ stato giustiziato – ha detto un esponente talebano, Qari Yousaf Ahmadi – per aver recentemente ucciso una persona innocente. Il padre della vittima avrebbe “chiesto giustizia”.
Il presunto assassino sarebbe stato arrestato dai talebani una settimana fa e processato da un tribunale religioso.
Per il portavoce dei talebani si tratta dell’11a esecuzione pubblica effettuata dagli “studenti di religione” nella provincia meridionale di Helmand dal 2001, anno in cui ha avuto termine il loro regime.
Il villaggio di Safaar – hanno confermato abitanti del luogo – si trova da tempo fuori dal controllo del governo afghano.
Da parte loro, funzionari del distretto hanno detto di non avere alcuna notizia dell’esecuzione extra-giudiziaria.
Non esistono statistiche ufficiali sulle esecuzioni effettuate in Afghanistan nel periodo dei talebani, ma nel solo 2001 almeno 68 persone, comprese due donne, sono state giustiziate.
Dal crollo del regime nel 2001, numerose condanne a morte sono state emesse ma il numero preciso è sconosciuto e le notizie variano dalle 11 rese pubbliche dai media alle 38 che sono state sottoposte all’approvazione presidenziale nel luglio del 2005.
Nel 2002, per la prima volta dopo moltissimi anni, non si sono registrate esecuzioni in Afghanistan e vi è stata una sola condanna a morte. Nel 2003, per il secondo anno consecutivo, non sono state effettuate esecuzioni.
Il 20 aprile 2004, è stata eseguita la prima condanna a morte comminata dalla caduta del regime dei talebani: un ex comandante militare, Abdullah Shah, condannato per più di 20 omicidi è stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla nuca nella prigione Pul-e-Charkhi, nella zona orientale della capitale, davanti a testimoni, tra cui rappresentanti della polizia e della Procura.
Nel 2005, non sono state registrate esecuzioni in Afghanistan. Una donna è stata lapidata, ma si è trattato di una esecuzione extra-giudiziaria, effettuata dal marito della donna a seguito di una decisione di un Mullah locale.
Il 2 marzo 2006 Human Rights Watch ha reso noto che dal 2001, oltre 25 sentenze capitali sono state inviate all’ufficio del Presidente perché decida se eseguirle o commutarle.
DALLA PARTE DEL PIU' FORTE - Natascha, alle radici della violenza
Poi si spiega che la ragazza è vittima della sindrome di Stoccolma, vale a dire della dipendenza verso il criminale. Già. Ma alzi la mano quanti conoscono la sindrome di Stoccolma, e soprattutto quanti si soffermano a leggere (o ad ascoltare) le notizie: la maggioranza no di certo.
E il messaggio che arriva qual è? Che la ragazza, tutto sommato, era consenziente. O che questo mostro tanto mostro poi non era. Le aveva anche dato un'istruzione, via. Perché questo sta alla base di ogni mentalità maschilista: la donna, in fondo in fondo, vuol essere violentata. Si capisce: animali da dominare.
A Milano sono stati arrestati dei ragazzini (il più giovane, 12 anni) per aver tentato uno stupro di gruppo ai danni di una 14enne romena. Dev'essere stato un passatempo, per loro, farsi una "femmina". Del resto i messaggi che giungono loro dai mezzi di comunicazione (l'abbiamo visto poc'anzi) e dalla pubblicità, per non parlare della tv, sono inequivocabili. Sulla scuola, poi, meglio stendere un velo pietoso: la donna non esiste nemmeno, non ha mai fatto nulla d'importante, la guerra e la violenza dei tiranni famosi sono propagandate come conquiste di civiltà.
I violentatori tunisini, poi, non hanno bisogno di commenti: vengono da tradizioni (ho parlato di tradizioni, non di cultura o religione: l'Islam in quanto tale non è più antifemminista del cristianesimo) per cui le donne, pardon le femmine, non contano nulla per il semplice fatto di esistere.
Ma un paio di parole in più le merita il loro... datore di lavoro: pregiudicato, trascorsi nell'estrema destra, fu uno dei violentatori (nel '73) di Franca Rame, la moglie di Dario Fo, rapita e stuprata perché "rossa". Non si era mai fatto un giorno di galera.
Due giorni fa, in un locale pubblico, mi è capitato di ascoltare le conversazioni di due "normalissimi" ragazzini, uno dei quali aveva appena ricevuto la telefonata di controllo della mamma. Incuranti della mia presenza, così si esprimevano nei confronti di due coetanee che avevano occhieggiato: "Guarda che f... quelle, ma si tengono per mano 'ste maledette tr...". Ripetuto tre o quattro volte. Li ho apostrofati con durezza. Loro sembravano più che altro stupiti: non capivano, cosa avevano detto di male? Già, per loro parlare così delle ragazze era una cosa normalissima.
Questa situazione non è più tollerabile. Anche perché è assai diffusa: non appena si entra in confidenza con qualche donna ci accorgiamo infatti che, nel 90% del casi, hanno subito violenza, in un modo o nell'altro.
Le città vanno sempre più militarizzandosi. La sindachessa di Milano, Letizia Moratti, ha promesso pugno di ferro contro gli stupratori (specie se extracomunitari, naturalmente). Già da diverso tempo, in effetti, i luoghi dove viviamo non sono più sicuri. E non solo la sera, ma persino in pieno giorno.
I quartieri diverranno così ancor più invivibili, rancorosi, lunari di quanto non siano ora. Terremo sigillati i nostri portoni, sempre più simili a una bocca che digrigna i denti.
La sicurezza è certo un problema reale. Inutile lasciarsi andare a sterili buonismi. Purtroppo, come sempre, il problema è molto più complesso, e originario. Ma la Moratti non può capirlo. Non può capirlo come non può capir niente di donne, come non capiva niente della scuola. Sono "mondi" a lei completamente estranei. Alieni.
Sbattere in galera uno stupratore è il minimo (e, come abbiamo visto, non è che accada poi così spesso). Ma prima di quello stupratore ci sono i brufolosi ragazzini cui ho accennato sopra. C'è un problema, insomma, educativo. Ci sarebbe da rivedere tutto un modo di comunicare: dai giornali, alle tv, alle pubblicità. E alla scuola. Ci sarebbe un intero sistema di "valori" (o di contro-valori) su cui questo mondo si è fondato praticamente da quando è nato. L'idea che esistano due esseri umani, e uno sia più... umano dell'altro. Non è raro trovare attivisti per i diritti civili dei neri, degli arabi, degli ebrei, dei gay che però restano inerti, o comunque non considerano poi gravissimo, che in tante parti del mondo, e anche da noi, le donne siano considerati oggetti. Se poi ciò avviene fuori d'Europa, beh, mica possiamo fare i razzisti, no? Ognuno ha la sua sacrosanta mentalità! C'è da giurare che se questa "mentalità" fosse stata a sfavore del nobile sesso maschile i nostri pseudo-paladini non sarebbero andati tanto per il sottile e non avrebbero mancato di cambiarla, fosse pure a suon di cannonate.
Ci sarebbe da ascoltare le donne, e le donne militanti. La loro cultura, il loro paziente lavoro per la liberazione di TUTTI, non solo del genere femminile. Ma Moratti è una donna dalla mentalità maschile e aristocratica: di queste cose non glien'è mai importato un fico. Non possiamo aspettarci alcun gesto costruttivo da parte sua. Solo qualche pistolero in più. Come invoca Anna Falchi dalle pagine di "Repubblica". Dove andremo a finire...
Lettera aperta della Tavola della Pace al Direttore del Corriere della Sera
Caschi Bianchi...mail da Gabriele De Veris da Perugia
Abbiamo nel cuore la morte di tante persone nel Libano, abbiamo nel
cuore la morte di Angelo Frammartino. Una vita giovane dedicata alla
ricerca della pace. Credo che anche per lui dovremmo rilanciare la
proposta dei Caschi Bianchi a questo Governo. Da 8 anni aspettiamo
che una legge riconosca questo strumento di pace, che renda efficace
la prevenzione dei conflitti e la ricostruzione dopo una guerra.
Quando avremo i Caschi Bianchi potremo davvero parlare di 'missioni
di pace'.
Gabriele De Veris, Perugia
La lezione di Natascha
Assunzione già libere per i neocumunitari
ui di seguito inviamo nota relativa al superamento di ogni moratoria in materia assunzione di lavoratori neocomunitari conseguente a recente decisione governativa
Centro Immigrati CGIL Milano
La circolare
Assunzioni già libere per i neocomunitari
I lavoratori polacchi, ungheresi o degli altri nuovi Paesi Ue possono accedere liberamente al mercato del lavoro. La moratoria sulla libera circolazione è finita
ROMA - Chi vuole assumere un cittadino polacco, ungherese o di uno degli altri Paesi dell'allargamento Ue non deve più presentare alcuna domanda di nulla osta allo Sportello unico per l'immigrazione: i lavoratori neocomunitari sono ormai equiparati a tutti gli effetti ai lavoratori della vecchia Europa e quindi come loro possono accedere liberamente al mercato del lavoro in Italia.
Lo spiega oggi in una breve circolare il ministero della Solidarietà sociale, sancendo definitivamente la fine delle procedure che da maggio 2004 hanno imbrigliato le assunzioni dei nuovi cittadini europei. Queste non sono più circoscritte in speciali quote definite con un decreto flussi ad hoc, ma regolate semplicemente dalle esigenze di imprese e famiglie e dalla disponibilità dei lavoratori a rispondere a questa domanda.
La decisione di interrompere la moratoria sulla libera circolazione dei lavoratori neocomunitari è stata presa dal Consiglio dei Ministri il 21 luglio, ma solo giovedì scorso il governo l'ha comunicata ufficialmente alla Commissione Europa, che tra l'altro ha sempre "spinto" in questa direzione. Da quella data, sono cadute tutte le restrizioni:
"Si rende noto - spiega nella circolare il direttore dell'Immigrazione Giuseppe Silveri - che in data 27 luglio 2006 è stata notificata alla Commissione Europea la decisione del Governo Italiano di rinunciare ad avvalersi del regime transitorio in materia di libera circolazione dei lavoratori subordinati provenienti da otto Stati membri dell'Unione Europea di nuova adesione (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca), dando in tal modo piena applicazione al libero ingresso di tutti i cittadini neocomunitari al mercato del lavoro italiano.
"Tale atto - conclude Silveri - determina la cessazione immediata delle procedure di richiesta di nulla osta lavoro per l'assunzione di lavoratori neocomunitari".
(31 luglio 2006)
FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO.....
METTIAMOCI INSIEME PER IL DISARMO !
Una grave emergenza chiama a raccolta tutte le associazioni, i movimenti, le persone che da tanti anni lavorano per il ripudio della guerra, per la nonviolenza e per la pace.
La crisi USA-Iran, alimentata anche dalla gravissima escalation di violenze ed azioni belliche in Palestina, in Libano/Isarele, ed in tutto il Medio Oriente, non fa che aggravarsi. Essa è un elemento chiave nella strategia americana di controllo sull’ area strategica della "cintura del petrolio". La possibilità di una guerra atomica torna prepotentemente alla ribalta con le accuse statunitensi a Teheran di fomentare il terrorismo e di perseguire l’arricchimento dell’uranio per fini bellici. L’uso della "Bomba" per "disarmare l’Iran" è ufficialmente pianificato e rivendicato come lecito e possibile da parte dell’Amministrazione Bush. Questa minaccia non fa che alimentare ulteriormente il terrorismo.
La proliferazione nucleare ha rotto gli argini ed è entrata in una nuova pericolosissima fase: i test missilistici nordcoreani ne sono una manifestazione. Anche gli ostacoli frapposti al controllo democratico, - in alcuni Paesi dittatoriali del tutto impossibile- costituiscono un fattore aggiuntivo di allarme.
Ciò nonostante, la percezione del rischio che stiamo correndo è ancora assai limitata, se non inesistente, nell’opinione pubblica.
Non riconosciamo alcun "diritto" al regime teocratico degli Ajatollah, tanto più dopo le sue dichiarazioni sulla cancellazione di Israele, di dotarsi della "Bomba"; ma nemmeno alle potenze nucleari di ergersi a giudici degli "Stati canaglia". Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina (cui si sono aggiunte India e Pakistan e - non ufficialmente - Israele e Corea del Nord) non hanno rispettato gli impegni per il disarmo totale sottoscritti già quasi quarant’anni fa con il Trattato di Non Proliferazione (NPT) .
Le armi di distruzione di massa sono immorali in quanto armi di distruzione indiscriminata; le armi atomiche lo sono in modo assoluto in quanto il loro impiego minaccia di distruggere in poche ore ogni vestigia di civiltà, e forse anche ogni forma di vita, spezzando l’equilibrio che la Natura ha sviluppato in miliardi di anni sul pianeta.
La Corte Internazionale dell’Aja si e’ espressa dichiarando che l’uso e la minaccia delle armi nucleari sono contrari al diritto internazionale. Anche l’Italia ha la sua fetta di responsabilità, ospitando, in palese violazione della Costituzione e dei suoi impegni di paese non-nucleare, tra Aviano (PN) e Ghedi (BS) una novantina di atomiche, e in 11 porti sommergibili a propulsione nucleare, dotati ciascuno di missili con testate nucleari di potenza distruttiva complessiva migliaia di volte superiori alle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Politici e militari, sperperando enormi risorse mentre miseria e morte per fame aumentano ovunque, pretendono di decidere da soli nel campo dei problemi atomici, vanificando la democrazia, tenendo la popolazione ostaggio delle loro scelte.
La politica, la societa’, le religioni, la cultura, la scienza, si trovano davanti ad una scelta di vita o di morte.
Oggi le armi nucleari hanno perduto il ruolo di deterrente, ma sono concepite per venire usate. I veri rischi provengono dagli Stati nucleari che non intendono disarmare, e dalla disponibilità di materiale fissile.
La perversa "razionalita'" della brama di potere, della prevaricazione e della forza armata, degenerata nella follia e nell'insensatezza assolute, ha espresso la regola della competizione atomica: CHI SPARA PER PRIMO VINCE (se riesce ad impedire la reazione del "nemico").
La preparazione e la minaccia dello sterminio atomico dimostrano dove portano l'idea e la pratica della guerra, che è un male incontenibile, scatenante il massimo possibile di violenza e distruzione.
Ci troviamo davanti ad un passaggio storico che può essere drammatico per l’umanità. Ma può anche essere il momento in cui i popoli dell’intero pianeta reagiscono alla rassegnazione, chiedendo il rispetto della legalità internazionale ed esigendo di essere trattati come cittadini e non come ostaggio o bersaglio delle partite a Risiko planetario tra i signori della guerra.
Non possiamo delegare, come ci impone la NATO, la "Suprema garanzia di Sicurezza" alla deterrenza nucleare. Difesa e sicurezza possono fondarsi sull’unità popolare che interviene nei conflitti con l’azione nonviolenta ed i Corpi Civili di Pace.
Noi, gruppo di nonviolente/i, senza presunzione ma con convinzione, chiediamo a tutte e tutti di fare proprio questo appello, di promuoverlo, di diffonderlo, di persuadere gli indecisi.
Ci rivolgiamo all’intera società, al mondo della cultura, della politica, della religione, del lavoro, della scienza, a tutti e ad ognuno:
- per l’immediata applicazione del Trattato di non proliferazione, a partire dall’Italia e dall’Europa;
- per contestare la presenza delle atomiche USA nelle basi militari e nei porti italiani;
- per contrapporre al concetto strategico della NATO la trasformazione degli armamenti da offensivi a strettamente difensivi in direzione della Difesa Civile non armata e Nonviolenta;
- per l’obiezione di coscienza dei tanti, troppi, scienziati coinvolti nelle ricerche militari affinché, insieme alle organizzazioni del lavoratori, realizzino la riconversione dell’industria bellica
- perché i rappresentanti di tutte le religioni dichiarino la guerra atomica Tabù e Peccato, un crimine contro l’umanità come tale assolutamente non giustificabile.
Il disarmo nucleare completo, come previsto anch’esso dal Trattato di non proliferazione, deve essere il primo passo per il disarmo totale.
"NO ALLA GUERRA NUCLEARE" - insieme per il disarmo
Alex Zanotelli
Alfonso Navarra (per adesioni: CELL. 349-5211837 email alfonsonavarra@virgilio.it)
Pierluigi Ontanetti CELL. 335-8083559
Patrizia Creati tel. O55-283192
Vittorio Agnoletto - Angelo Baracca – Giuliano Pontara - Alberto L'Abate - Giuseppe Onufrio - Donatella Quarrata - Domenico Gallo - Lisa Clark – Albino Bizzotto - - Enrico Peyretti – Giuliana Martirani - Lorenzo Porta - Angelo Cavagna – Francesco Vignarca - Paolo Candelari - Nella Ginatempo - Massimo Aliprandini - - Silvano Tartarini – Gigi Malabarba - Claudio Pozzi – Antonio Vermigli - Lina Appiano - Pola Natali Cassola - Luciano Zambelli - Tiziano Tissino - Paolo Colantonio - Pierpaolo Calonaci - Lorenzo Scaramellini – Rocco Altieri - Tiziano Cardosi - Chiara Cavallaro – Alessandro Rizzo –Luigi Vinci – Marco Bersani – Luciano Muhlbauer – Graziella Bevilacqua – Giovanni Russotto – Giancarlo Giovine – Antonio Bruno – Andrea Agostini – Luisa Benfatti - Riccardo Bovolenta – Norma Bertullacelli – Arnaldo Cestaro – Isa Baldelli – Ettore Silvestri
L'iTALIANO MEDIO RUBA LE TARTARUGHE...GRILLO
27.07.06
Ho portato i miei figli in un’oasi per le tartarughe vicino a Massa Marittima sponsorizzata dalla Comunità europea. Il primo cartello visibile in questo piccolo parco invita a depositare le borse all’ingresso a causa dei continui furti di tartarughe. Il cartello è scritto nelle principali lingue europee, ma è indirizzato, lo sappiamo bene, agli italiani. Solo a quelli medi. Gli altri sono esclusi.
L’italiano medio ruba le tartarughe,
l’italiano medio non vuole problemi,
l’italiano medio i problemi preferisce lasciarli a BorsellinoFalconeAmbrosoli, che se si facevano i c..o loro erano ancora vivi,
l’italiano medio quando è cliente vuole le liberalizzazioni,
l’italiano medio quando è industriale vuole i monopoli,
l’italiano medio se può evade le tasse,
l’italiano medio critica chi evade le tasse (lui lo fa per necessità),
l’italiano medio ama la famiglia e tiene la casa pulita,
l’italiano medio vuole uno stipendio, una laurea e un lavoro statale,
l’italiano medio è abusivo e condonista (sempre per necessità),
l’italiano medio diventa feroce, molto feroce, se gli tocchi i soldi,
l’italiano medio è buonista in pubblico e razzista in privato,
l’italiano medio si lava il c..o, ma non ha il depuratore,
l’italiano medio ha ogni diritto e nessun dovere,
l’italiano medio parcheggia in seconda fila e se protesti si inc..za,
l’italiano medio è mafioso dentro,
l’italiano medio ha sempre un amico che gli fa un favore,
l’italiano medio deve sempre ricambiare un favore,
l’italiano medio sceglie come rappresentanti altri italiani medi,
l’italiano medio induce pesantezza di stomaco e diarrea,
l’italiano medio considera privata la proprietà pubblica e, per questo, rubare al pubblico non è reato,
l’italiano medio è maggioranza assoluta nel nostro Paese,
l’italiano medio gli intellettuali li vuole organici al sistema,
l’italiano medio i giornalisti li vuole servi,
l’italiano medio i politici li vuole medi,
l’italiano medio è semilibero, lo sa e gli va bene così,
l’italiano medio è un povero cristo che ruba a sé stesso e al suo Paese e non lo sa.
Facciamo Sventolare la Pace
In trecentosedici per il ritiro dall' Afghanistan
Con l'adesione dell'Associazione MOndo Senza Guerre, le sottoscrizioni
all'appello da me lanciato il 28 giugno scorso hanno raggiunto quota
TRECENTO. Questo il giorno dopo che alla Camera si è votato a favore del
decreto di rifinanziamento alla missione in AFghanistan.
Noi sosteniamo il gesto del compagno Paolo Cacciari che ha avuto il
coraggio di dimettersi per difendere le proprie idee ed i propri valori,
mentre siamo sconcertati dalla condanna fatta dal compagno Giordano che,
in nome di un 73% che ha votato a favore della mozione nel comitato
politico nazionale, intende far tacere il 27% del partito che non è
d'accordo. E poi andiamo a sostenere gente come il senatore De Gregorio
che vota con la Casa della Libertà, io lo chiamerei il forzitaliota dei
valori!!! C'era un certo signore pelato, di media statura, che spesso
usciva su un balcone famoso e urlava slogan per la guerra e che poi è
finito appeso in Piazzale Loreto, che diceva "NOn c'è peggior nemico
della pace dei malpancisti pacifondai". Bene, le parole di certa parte
della sinistra di oggi mi sembrano tanto quelle di quel signore che si
chiamava Benito Mussolini.
Ovviamente noi non possiamo fermarci al voto di ieri, dobbiamo
continuare la nostra battaglia, anche perché voci interne ai DS dicono
che prima di cinque anni dall'Afghanistan non ce ne andiamo, e questo
per noi non è assolutamente tollerabile, altro che exit strategy!!! Ecco
perché il nostro appello continuerà, sperando che il movimento pacifista
non si divida più fra chi vuole e chi non vuole far cadere il Governo,
non è questo in discussione e non è questo il nostro compito. E' invece
nostro compito sostenere le battaglie per la Pace e la
nonviolenza, affinché nessun essere umano abbia più a soffrire per mano
di un altro essere umano.
Grazie,
Ettore Lomaglio Silvestri
promotore
Il vero volto della sinistra di guerra
CTPC e nuove " grandi" e piccole opere
PER UN COMITATO DI REDAZIONE
PALESTINA,ISRAELE,LIBANO: COME USCIRE DALLA SPIRALE DI VIOLENZA?
IO VIVO IN PACE E VOGLIO LA PACE!!
Peacelink, relativa alla missione italiana in Afghanistana, se volesse
aderire (ed ho visto che concorda con me) può farlo su
http://www.petitionspot.com/p
Le allego la lettera,
grazie,
Ettore Lomaglio Silvestri - promotore
LETTERA APPELLO AI PARLAMENTARI DELL'UNIONE: VIA DALL'AFGHANISTAN
Vorremmo, se ci consentite, dire la nostra sulla questione Afghanistan.
La pace è spesso stata considerata un valore, quindi un fine, un qualcosa
da raggiungere, e per cui qualsiasi mezzo è consentito.
Per questo motivo esiste, nel campo militare, il motto "si vis pacem para
bellum", ossia "se vuoi la pace prepara la guerra", considerando la guerra
come deterrente e quindi come mezzo per raggiungere una pace.
Per Gandhi e per tutti i veri pacifisti, tra cui ci sono anche io, la pace
è un principio, ossia un metodo di vita, un modo di essere che
naturalmente porta alla pace.
Quindi vale il principio "si vis pacem, para pacem", se vuoi la pace
prepara la pace. Si dice anche che si è in guerra non solo quando la
guerra è in atto, ma anche quando la guerra è in potenza, ossia quando si
lavora per prepararsi alla guerra.
Per questo motivo noi viviamo in uno stato di perenne guerra, in quanto
determinate ed istituzionalizzate parti dei nostri popoli sono addestrate
per andare in guerra.
Ponendo dette premesse e per sintetizzare, posto come dovuto ed
indiscutibile il ritiro delle nostre truppe dall'Iraq, teatro di guerra
che non ci appartiene, oggi si discute se bisogna continuare a permanere
in Afghanistan.
Si giustifica tale presenza come necessaria ponendo la questione che gli
afghani hanno bisogno del nostro aiuto non militarmente ma civilmente.
Ma questo non comporta assolutamente la presenza dell'esercito in
Afghanistan.
Come dice Gino Strada, se gli afghani hanno bisogno di ospedali, perché
mandargli carri armati?
Allora, invece di mandare militari, mandiamo personale civile, medico,
infermieristico, strutture mediche, esperti politici o quant'altro, ma non
militari in armi.
A questo punto sentiamo il dovere morale e il diritto civile di chiedere a
chi abbiamo eletto a rappresentarci al Parlamento e che è pacifista per
principio, di non votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan,
ma a porre le basi per un finanziamento o un sostegno a quelle missioni
civili già presenti, come appunto quella di Emergency.
Diversamente potrebbero venire meno le motivazioni di fondo che ci
spingono a sostenere l'attuale governo.
IO VIVO IN PACE E VOGLIO LA PACE
1)Ettore Lomaglio Silvestri
2)Norma Bertullacelli
3) Massimo Dalla Giovanna
4) Comitato per la pace "Rachel Corrie"
5) Social Forum Valpolcevera
6) Maria Teresa Morresi
7) Associazione culturale Sconfiggiamo la mafia
8) Piero Cannistraci
9) Serena Pisano
10) Associazione Regionale Lazio per la lotta contro le illegalità e le
mafie "Antonino Caponnetto"
11) Elena ROMA CIRCOLO L. CIMINELLI P.R.C. Amendolara
12) Ivano Dalla Giovanna - Genova
13) Fabio Eboli
14) Albino Garuti
15) Fabrizio Fiorilli
16) Andrea Manganaro
17) Matteo Lotario (?)
18) Sergio Ruggirei
19) Rossana Montecchiani
20) Giacomo Alessandrini
21) Stefania Volonghi
22) Roberto Stoppini
--
IO VIVO IN PACE E VOGLIO LA PACE
Ritratto di una capitale assediata
BAGHDAD — La ragazzina fragile con la folta massa di capelli neri e le braccia minute giace quasi immobile, tremando leggermente e respirando piano dietro la tenda nel Pronto soccorso. Il sangue macchia il suo pigiama arancione e il telo di plastica blu sotto di lei; una flebo nutre il suo corpo ferito.
Non ha più di 10 anni, è stata vittima di una granata di mortaio che ha colpito il quartiere di Dura, a Baghdad, una vittima di una guerra in cui pallottole e bombe e razzi arrivano dal nulla e dappertutto, e in cui ricostruire chi ha sparato a chi è inutile.
Visitare il complesso dell'ospedale Yarmuk nel centro di Baghdad da molto tempo fa parte della routine nel coprire gli eventi violenti in Iraq. Ma domenica, dopo che sono scoppiati combattimenti fra gang rivali sunnite e sciite nel quartiere di Jihad, non c'erano testimoni feriti da intervistare, né particolari da raccogliere sui combattimenti.
Invece, l'ospedale era un ritratto tetro, insanguinato e disorientante di una città assediata: uomini morti, sistematicamente colpiti alla testa, giacevano nei congelatori; bambini muti, feriti, provenienti da tutta la città portavano nella carne metallo bruciato; parenti straziati dal dolore urlavano al cielo in cerca di risposte.
A metà pomeriggio, tutte le dozzine di vittime della violenza di Jihad erano già chiuse nella camera mortuaria refrigerata, o si aggrappavano alla vita in un altro ospedale meglio attrezzato per trattare ferite da arma da fuoco sparate alla testa a bruciapelo.
Oppure giacevano ancora morti nelle strade del quartiere di Jihad e del vicino Furat, nella zona ovest di Baghdad, isolati dalle forze Usa e da quelle irachene.
Qui non c'erano indizi su chi avesse iniziato la sparatoria, quale gruppo di uomini armati fosse venuto da quale quartiere, quali armi fossero state utilizzate, che numero di soldati e poliziotti fosse arrivato o quanto rapidamente gli elicotteri Usa avessero iniziato a volteggiare al di sopra dei violenti scontri confessionali a Jihad.
C'era solo una sfilata spaventata, insanguinata di vittime di altri attentati, sparatorie, e razzi, e i loro cari, molti svegli solo a metà, terrorizzati, che urlavano in agonia o si lamentavano in silenzio.
Un ragazzo di circa 12 anni, con una enorme fasciatura avvolta attorno alla parte centrale dell'addome, si trascinava in un corridoio assieme a sua madre. Era stato ferito da una bomba in un campo, uno degli innumerevoli residui militari sparsi in tutto il paese.
Un altro paziente con una fasciatura attorno all'addome, Abdul Rahman, 17 anni, era stato ferito da colpi di arma da fuoco nel quartiere di Dura. Era in attesa in una lunga coda per la benzina, avanzando poco a poco con l'auto di famiglia in una fila che si allungava per chilometri.
"Da quando ero giovane ho vissuto in mezzo alla guerra, e questo me l'aspettavo da molto tempo", dice Alanali Jenabi, una dottoressa del Pronto soccorso di 25 anni che risponde alle domande dei pazienti e riempie i moduli, con i guanti da chirurgo ancora insanguinati. "Ma non mi aspettavo numeri come questi, e negli ultimi due giorni tutti i miei pazienti erano bambini".
Altri nel Pronto soccorso e nei reparti sono stati feriti durante scontri ad Amariya o a Dura, ad A'adhamiya o a Karkh, e in altre parti della città.
Madri, padri, e zie, preoccupati e in lutto, con le mani che coprono la bocca, gli occhi pieni di lacrime, entrano in fretta nei reparti e vagano senza una direzione precisa.
In una stanza, Abdul-Hussein Jassem, 49 anni, vittima di una autobomba guidata da un attentatore suicida contro una moschea sciita la notte precedente, si contorce dal dolore con ferite al torace cilindrico, appena cosciente, mentre i suoi due fratelli camminano rabbiosamente per la stanza.
"Non c'è esercito iracheno", dice Ahmed Jassem, il fratello più anziano. "Non c'è polizia. Non c'è nulla che impedisca ai terroristi di uccidere direttamente i fedeli".
"Se vai sul tetto di casa tua, vieni colpito dalle pallottole", dice Abdul-Wahed Jassem, l'altro fratello, con una barba folta e folti capelli bianchi sulla testa - gli occhi che bruciano di collera. "Se esci dalla porta ci sono colpi di mortaio. Se vai al mercato ci sono autobombe. Se vai per le strade vieni assassinato. Cosa abbiamo fatto per meritare questo? Perché sta succedendo a noi?"
In un cortile, alcuni parenti estraggono da un fuoristrada il corpo pallido, esanime di un uomo sulla trentina, un'altra vittima delle sparatorie di Jihad, dicono funzionari dell'ospedale. Un parente urla "Dio è grande, Dio è grande!" mentre il corpo viene portato nel reparto di medicina legale dell'ospedale.
Il direttore della sicurezza è più o meno l'unica voce di certezza nell'ospedale.
Elenca il bilancio raccapricciante della giornata: otto corpi dal quartiere di Furat, sette da quello di Dura, 21 da quello di Jihad, tutti con ferite da pallottole e segni di tortura.
"Sono stati uccisi oggi", dice il direttore della sicurezza, un uomo tarchiato con una camicia rossa e una pistola nella fondina contro le costole. "Lo sappiamo perché il sangue è ancora caldo. Lo sappiamo dal corpo".
Parla a condizione che il suo nome non venga pubblicato per timore di venire ucciso a sua volta.
Squilla il telefono. Stanno arrivando altri quindici corpi dai combattimenti nel quartiere di Jihad. Il direttore della sicurezza convoca il capo della camera mortuaria, un uomo alto, corrucciato, con sopracciglia spesse e una fronte prominente, che gli dice che le tre celle frigorifere sono piene.
Fuori dalle enormi celle frigorifere, la puzza della carne in decomposizione opprime i visitatori, dando loro il voltastomaco.
All'interno giacciono corpi bianchi come il gesso, alcuni impilati in ordine sulle rastrelliere, altri collocati casualmente su barelle metalliche, le teste insanguinate da ferite da pallottole, la pelle che viene via con segni di torture, i polsi e le caviglie arrossati da legacci successivamente rimossi.
"E' una guerra confessionale e adesso è dichiarata", dice il direttore della sicurezza. "Vediamo cinque sunniti uccisi, cinque sciiti uccisi. Due cristiani uccisi, due sabei [o mandei – minoranza religiosa che segue una religione gnostica molto antica NdT] uccisi. Sta succedendo. Il governo non sta facendo niente. Il piano per la sicurezza non sta funzionando".
Un soldato concitato si avvicina a un gruppo di giornalisti e chiede di vedere i loro tesserini di identificazione. I giornalisti presentano le loro credenziali, assicurandogli che si limiteranno a chiacchierare con i pazienti ed eviteranno di fare fotografie o di causare qualsiasi problema.
"Non c'è alcun problema che potreste causare", dice il soldato, scuotendo la testa costernato mentre si calma e si presenta come Akram Karim Hassan. "Nelle strade avvengono uccisioni di massa. Che cosa potreste farci di più?"
Una guardia del corpo dice ai giornalisti che è ora di lasciare l'ospedale da un ingresso di servizio e di tornare al loro ufficio. Si sta facendo tardi, dice, e all'ospedale Yarmuk ci sono rimasti già troppo.
(Traduzione di Ornella Sangiovanni)
Associazione Docenti precari Milano e Provincia
Organizza per Giovedì 13 luglio alle ore 10.00
un SIT IN davanti al
CSA di Milano - Via Ripamonti 42
PER SOLLECITARE IL GOVERNO A
- aumentare il numero delle immissioni in ruolo eventualmente
ricorrendo anche a nomine giuridiche al fine di permettere almeno la
copertura dei posti resi vacanti dai pensionamenti
- eseguire una corretta revisione degli organici che al momento
risultano “falsi e fuorvianti”
- produrre un piano pluriennale di assunzioni che garantisca un
futuro a coloro che prestano servizio da anni nella scuola statale
- approvare il documento della VII commissione relativo ad una
pronta risoluzione del problema del precariato scolastico
- non disattendere quanto espressamente dichiarato nel programma
elettorale dell’Unione, pag 234 :” lotta ad ogni forma di precarietà, con
l’immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo
coloro che già lavorano nella scuola”
In campagna elettorale era stata promesso di “INVESTIRE NELLA SCUOLA”
(pag. 227 del Programma dell’Unione) e non è accettabile che, per ora,
l’unica forma di “investimento” sia stata l’approvazione delle 20.000
unità che erano peraltro state previste dal governo precedente.
Il documento della VII commissione permanente della Camera presenta
delle proposte sicuramente condivisibili e di facile attuazione che
comportano investimenti minimi.
Invitiamo, quindi, in particolare il ministro Padoa – Schioppa a
elaborare un piano economico che non si limiti “ai soliti tagli” e a
considerare seriamente una soluzione al precariato della scuola in modo che
ci sia una svolta “vera” affinché le parole spese in campagna
elettorale non restino, come è stato in questi ultimi anni, soltanto parole.
Pag. web: www.adpm.it
e-mail : info@adpm.it
L'amaca Michele Serra
Le parole di Roberto Calderoli sulla Nazionale francese ("piena di negri, islamici e comunisti") sono al tempo stesso schifose e ridicole, proprio come è schifoso e ridicolo il razzismo. Ma quest´uomo dalle idee schifose e ridicole è stato, fino a poche settimane fa, ministro della Repubblica, e artefice di importanti riforme. Le sue dichiarazioni sulla Francia ci aiutano a tenere desto il ricordo di che cosa è stato il governo Berlusconi: un governo che ha portato i razzisti, e il razzismo, nel cuore delle istituzioni repubblicane.
Basterebbe questo per ricordare il berlusconismo come una fase infelicissima e vergognosa della nostra storia nazionale. Tutto il resto, comprese le peripezie giudiziarie del fu-leader e la sua iscrizione alla P2, le sue grottesche gaffes all´estero, la sua arroganza politica, è pessima cosa ma fa ancora parte della tradizionale maleducazione civile di un pezzo di Italia. Ma i razzisti al potere, caduto il fascismo, non li avevamo mai avuti. È stato il governo Berlusconi a portarceli. Non dimentichiamocelo mai, per favore. E grazie davvero a Calderoli per avercelo ricordato.
Guerra in Afghanistan...
ALLA C.A. DI ALEX ZANOTELLI
DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA (in forma di
lettera pubblica)
CARO ALEX, SERVE UNA TUA PAROLA SAGGIA
Non so
quanti morti, ovviamente tra la debole ed indifesa popolazione civile,
abbia finora provocato la guerra in Afghanistan.
Il Senatore Martone
ha "sparato" la cifra di 200.000 vittime.
Sono 200.000 donne, uomini,
bambini sacrificati sull'altare dell'"esportazione della democrazia" a
suon di bombe sui villaggi.
Ora Enduring Freedom, a guida americana, e
ISAF della NATO passano alla "fase 3": espansione nell'Area Sud ed Area
Est.
Facciamo, per essere ottimisti, altri 50.000 morti?
Io capisco che
il bau bau del voto UDC faccia tremare a molti, a quanto pare piu'
attenti alla politica istituzionale che al pacifismo, le vene ed i
polsi.
Ma credo che occorra anche conservare il senso della misura e
delle proporzioni.
Questa paura sugli "equilibri politici", basata
sulla logica machiavellica del calcolo dei rapporti di forza, ci deve
far chiudere gli occhi per l'avallo ad una guerra che, oltre tutto, si
proiettera' presto in un attacco, forse atomico, contro l'Iran?
"Riduzione del danno" potrebbe essere che, finalmente, qualcuno a Bush
le canti chiare. Magari - perche' no? - il nostro Paese, con un
sussulto di vero orgoglio nazionale.
Dovremmo farlo in nome della
Costituzione, va bene; ma soprattutto in nome dei "poveracci" afghani
(e iraqeni, e palestinesi, e somali, ecc,) che rischiano veramente, da
un aggravamento dei bombardamenti umanitari, tutti i loro beni ed, in
senso forte e proprio, la vita, quella loro, quella delle famiglie,
quella delle comunita' in cui risiedono e lavorano.
Il terrore, per
loro, indicibile ed artigliante, e' molto piu' concreto e fondato del
nostro blando timore per i "disastri" provocabili dai politicanti
italiani e dal loro principe, Silvio Berlusconi.
Diceva Gandhi: per
poter capire se una nostra azione e' buona o cattiva pensiamo alle
conseguenze pratiche che produrra' sull'ultimo dei poveri che
conosciamo. Se lo fara' star meglio, l'azione passiamola per buona. Se
lo fara' stare peggio, l'azione va data senz'altro per cattiva.
Non
credo che possa essere considerata una buona cosa provocare ai poveri
contadini afghani la preoccupazione di dover scrutare il cielo per
controllare se grandineranno o meno missili o bombe...
Ne' l'uso dei
lanciafiamme mi sembra il metodo piu' indicato per bonificare le
coltivazioni di oppio...
Caro Alex,
In questi giorni sulla vicenda
del voto per il rifinanziamento delle missioni militari stiamo
assistendo ad uno psicodramma degno di miglior causa.
Otto senatori
sono stati messi sotto processo dai loro colleghi semplicemente
perche' intendono restare fedeli al buon senso pacifista, quello che
rimane ancorato al signicato tangibile delle cose, essendo capace di
distinguere, come il giorno dalla notte, le scelte di vita da quelle
di morte.
Sono otto senatori che permangono nell'idea che hanno
solennemente esternato e pubblicizzato i loro gruppi parlamentari
quando hanno aderito, suonando a pieno fiato le trombe mediatiche,
all'appello redatto da te, inseme a Strada, Ciotti e Dall'Olio.
Sono
otto persone che ti hanno ascoltato e capito. Me lo stanno
esplicitamente ripetendo e confermando per telefono i vari Malabarba,
Turigliatto, Burgio, Giannini, col tono accorato di chi sta subendo
pressioni ai limiti del ricatto e delle minacce ...
Mi sembrerebbe - a
questo punto - opportuna una tua presa di posizione pubblica, che
avrebbe una valenza pesantissima: lasciate in pace quei digraziati, se
proprio volete prendervela con qualcuno, ci sono qua io. Io, a nome del
pacifismo autonomo e conseguente, sono il mandante, loro sono gli
esecutori di quello che, a quanto pare, considerate un "delitto":
voler continuare a ripudiare la guerra, come prescrive la nostra
Costituzione.
La prossima volta, cari politici di qualsiasi colore,
prima di aderire a cuor leggero ai miei appelli, rifletteteci bene:
non si scherza con le cose serie, con la speranza di un mondo che, per
ottenere la pace, prepari la pace e non voti la guerra. Aderite
percio' con riflessione e convinzione profonda ad una concezione
pacifista che deve scuotere gli schemi ed i luoghi comuni della
politica tradizionale.
Siate coraggiosi come richiede il grave momento
e la vostra responsabilita' di rappresentanti del popolo: dipende da
voi una svolta in politica estera che attivi autentiche missioni
disarmate di pace: perche', riprendo la citazione di Gandhi
dell'appello di Strada e mio, "Non c'è una strada che porta alla pace,
la pace è la strada".
Tanti tagli sbagliati ed ingiustificati!!
Decreto Bersani: tanti sì, ma sulla scuola non mancano tanti tagli
sbagliati ed ingiustificati!
Il Ministro dell’Istruzione nelle sue dichiarazioni sui provvedimenti
di contenimento della spesa pubblica aveva affermato che le scuole
avevano “già dato”.
Queste rassicurazioni avevano trovato fino a ieri un riscontro nel
testo del Decreto Legge 223 dove, in verità, non compare nessun riferimento
esplicito alle istituzioni scolastiche. Però il conflitto che è tuttora
in corso tra il Ministero dell'istruzione e il Ministero del Tesoro
sulla restituzione delle somme accantonate ci ha allertato e ci ha spinto
a sviluppare tutte le ricerche possibili per avere la certezza che,
almeno questa volta, le scuole non fossero toccate dalla scure dei tagli.
E' stato così che questo lavoro di tipo “investigativo” ci ha spinto ad
approfondire la formulazione dell'art. 25 del Decreto Legge 223 dove,
con riferimento agli accantonamenti di spesa previste si parla
genericamente di “unità previsionali di base” delle amministrazioni centrali.
Con nostro sconcerto la lettura degli allegati, più di 70 pagine, ci ha
fatto scoprire che all'interno delle unità previsionali di base del MPI
sono comprese anche quelle degli uffici scolastici regionali e delle
istituzioni scolastiche, mentre le scuole non statali invece non
sembrerebbero toccate da queste misure.
Pertanto, se non ci sarà la modifica del Decreto, che chiediamo sin da
ora con forza, per le scuole si prospettano 4 anni di ulteriori
gravissime restrizioni che metteranno in discussione, a questo punto, anche lo
stesso funzionamento dei servizi.
Nei prossimi giorni pubblicheremo una scheda di approfondimento dove
illustreremo le misure e le modalità della riduzione delle spese che,
secondo le previsioni del Decreto, arriva fino al 2009.
Roma, 7 luglio 2006
finalmente qualcosa di sinistra!!!
APPELLO: Fuori le Atomiche dall' Italia....
.................... Fuori le atomiche dalla storia
Il prossimo 7 luglio, si terra' a Pordenone la prima udienza dell'azione civile intentata da cinque pacifisti contro il governo USA, con la richiesta di rimozione delle 50 atomiche presenti nella base Usaf di Aviano. E' una causa storica: per la prima volta, un giudice viene chiamato a decidere sulla legittimita' della presenza di atomiche sul territorio italiano.
Noi riteniamo che quelle atomiche costituiscano una flagrante violazione del Trattato di Non Proliferazione (NPT), che la loro presenza non abbia alcunche' di deterrente o difensivo, che siano pericolose ed immorali, che compromettano pesantemente la convivenza pacifica tra i popoli.
Mantenere lì quelle atomiche e' anche un vero e proprio tradimento: si preferisce accodarsi alla volonta' di un governo straniero piuttosto che rispettare la volonta' dei propri cittadini.
Scriveva Günther Anders, quasi cinquant'anni fa, a proposito della pretesa di politici e militari a decidere nel campo dei problemi atomici senza coinvolgere la popolazione, invitata a non immischiarsi:
"Se la parola 'democrazia' ha un senso, e' proprio quello che abbiamo il diritto e il dovere di partecipare alle decisioni che concernono la 'res publica', che vanno, cioe', al di la' della nostra competenza professionale e non ci riguardano come professionisti, ma come cittadini o come uomini. E non si puo' dire che cosi' facendo ci 'immischiamo' di nulla, poiche' come cittadini e come uomini siamo 'immischiati' da sempre, perche' anche noi siamo la 'res publica'. E un problema piu' 'pubblico' dell'attuale decisione sulla nostra sopravvivenza non c'e' mai stato e non ci sara' mai."
Ecco, noi abbiamo deciso di immischiarci: la questione nucleare e' troppo importante per lasciarla in mano ai generali.
Per questo abbiamo costituito, in appoggio a questa azione legale, il Comitato 'Via le Bombe' e chiediamo a tutti di aderirvi. Il comitato interverra' nella causa a nome di tutti i suoi aderenti e quanti piu' saremo, tanto maggiore sara' l'impatto di questa azione legale: immaginate quale effetto dirompente potrebbero avere centinaia, migliaia, e – perche' no – milioni di persone che chiedono il rispetto della legalita' internazionale, che esigono di essere trattati come cittadini e non come ostaggio o bersaglio delle partite a Risiko planetario tra i signori della guerra.
Cosi' come, quattro anni fa, pochi ragazzi si misero in testa di far sventolare la bandiera della pace da ogni balcone e nel giro di qualche mese pochi fiocchi divennero valanga, cosi' anche oggi tanti piccoli gesti, ciascuno il segno di un impegno personale e collettivo, possono innescare una reazione a catena di proporzioni inimmaginabili.
Tocca a noi scegliere, cos'e' che vogliamo veder deflagrare: un'esplosione di pace o gli arsenali nucleari.
La sottoscrizione dell'appello può essere inviata a: adesioni@vialebombe.org
L'adesione al Comitato e altre informazioni nel sito: www.vialebombe.org
PARTITO UMANISTA aderisce alla campagna OSM-DPN
PRENDI COSCIENZA!
CONOSCI E ADERISCI ALLA CAMPAGNA OSM-DPN 2006,
E' uno strumento politico, democratico e legittimo per il cambiamento. Attualmente raccoglie circa 1300 aderenti, viene organizzata dal 1982, ed è l'espressione di un inequivocabile e non contrattabile NO alle attuali politiche di guerra e di un chiaro SI alla Pace.
-
la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti tra i popoli (art. 11 della Costituzione Italiana), che oggi viene teorizzata e praticata come “guerra preventiva” e che produce quotidianamente centinaia di morti in oltre 30 guerre dimenticate; si calcola che la sola guerra in Irak abbia provocato in due anni tra le 50/80.000 vittime civili e che nel mondo ci sia un morto al minuto provocato dalle cosiddette “armi leggere” (circa 500.000 all’anno!);
-
la ricerca, la produzione, il commercio e l’accumulo di armi hanno raggiunto i 40 miliardi di dollari all’anno mentre più di un miliardo di persone vivono con meno di un dollaro al giorno e 800 milioni soffrono cronicamente di fame;
-
il continuo aumento dei bilanci militari che hanno raggiunto 1.000 miliardi di dollari nel mondo e che in Italia, nel 2006, sfiorerà i 25 miliardi di dollari per coprire le spese del Nuovo Modello di Difesa e per pagare militari professionisti, veri e propri mercenari della guerra da impiegare al di fuori dei confini nazionali nelle cosiddette “missioni militari di pace” il cui vero obiettivo è tutelare e rafforzare gli interessi economici dominanti;
-
lo scandaloso divario tra Nord e Sud del mondo, che il Nord continua ad alimentare con la sua supremazia culturale, scientifica ed economica e con lo strapotere militare, contraddicendo gli impegni formalmente assunti , tra i quali gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sottoscritti nel 2000 da tutti i 189 membri ONU (eliminare la povertà estrema, la fame e la disparità tra i sessi, combattere il degrado ambientale, assicurare a tutti l’accesso all’educazione, alle cure sanitarie e all’acqua entro il 2015);
SE VUOI....
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CONTRIBUIRE ALL’APPROVAZIONE DI UNA LEGGE DI OPZIONE FISCALE che, in sede di dichiarazione dei redditi, consenta a tutti/e i/le cittadini/e obiettori/trici alle spese militari e alla guerra di finanziare la Difesa Popolare Nonviolenta
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UNA PROGRESSIVA RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI
Campagna OSM-DPN
Attraverso la riforma della legge sull’obiezione di coscienza e la creazione di prime istituzioni alternative alla difesa militare, si sta aprendo una prospettiva nuova: quella della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) che già oggi può contare su:
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approfonditi studi e ricerche di alto valore scientifico, condotti – tra gli altri – da Theodor Ebert, Gene Sharp, Johan Galtung, Jean Marie Muller, Simone Weil, Berta Von Setter, Rigoberta Menciù, Barbara Deming, Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo, Vandana Shiva, Starhawh, Tiziana Plebani e Lidia Menapace
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comprovate esperienze storiche, da quelle di Gandhi in India, ai numerosi casi di resistenza nonviolenta contro l’occupazione nazifascista, al processo di disgregazione del blocco sovietico che ha visto interi popoli affrancarsi dalla dittatura senza ricorrere alle armi
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numerose iniziative non armate in zone di guerra condotte da formazioni come le PBI (Peace Brigades International), i Volontari di Pace in Medio Oriente, i Caschi Bianchi, i Berretti Bianchi e le successive edizioni delle Marce nella ex Jugoslavia organizzate dai Beati i Costruttori di Pace, volte alla prevenzione, all’interposizione e alla riconciliazione tra le parti coinvolte nei conflitti
In Italia, in particolare, la DPN ha già importanti basi giuridiche:
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la sentenza della Corte Costituzionale 164/85 che equiparò difesa armata e difesa non armata, ai fini di adempiere l’obbligo di difesa della patria (art.52);
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la Legge 230/98 che riformando il servizio civile ne riconobbe il carattere “alternativo” (e non più solo sostitutivo) al servizio militare, introdusse l’obiezione di coscienza come diritto (e non più concessione), la possibilità di svolgimento del servizio civile all’estero e definì, tra i compiti dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC) la predisposizione di forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta
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3 successivi ordini del giorno, collegati alla Legge 230/98 e approvati il 14.04.’98, che impegnavano l’allora governo Prodi in materia di formazione alla difesa nonviolenta, di riconoscimento del diritto all’opzione fiscale e di formazione di un contingente di Caschi Bianchi
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la Legge 64/2001 istitutiva del servizio civile nazionale che viene definito espressamente “finalizzato a concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari” e che prevede (art.9) la possibilità di svolgere servizio civile all’estero “in strutture per interventi di pacificazione e cooperazione fra i popoli”
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il D.P.C.M. 18.02.2004 che ha disposto l’insediamento del Comitato di Consulenza per la difesa civile non armata e nonviolenta presso l’UNSC, con una propria dotazione finanziaria (oggi pari a 211mila euro), con funzioni di ricerca, formazione e informazione sulla DPN
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la sentenza della Corte Costituzionale 228/2004 del 16.07.2004 secondo cui anche il nuovo Servizio Civile Volontario è parte integrante del dovere di difesa della patria (art.52)
Per tutte le informazioni utili consulta il sito della Campagna: www.osmdpn.it
PERICOLO SCAMPATO.....PER ORA!!!
Il giudizio popolare ha cancellato la riforma voluta da un centro-destra arrogante, votato a imporre una svolta autoritaria nel nostro paese e a ridurre anche quel poco di democrazia formale che la Costituzione aveva finora garantito.
PARTITO UMANISTA DICE NO
Possibilità di voto a Milano anche se non residenti?
Richiesta
Salve,
mi chiamo Alessandro e sono un giovane di Napoli, trasferito a Milano per
lavoro. Per questo motivo mi trovo nell'impossibilità di tornare a Napoli
per esprimere il mio dissenso al prossimo referendum. C'è qualche
possibilità che io possa votare quì a Milano?
Nota: nella stessa situazione si trova anche la mia ragazza, ma lei lavora a
Pisa.
Grazie
ale
Una Devolution che accentra i poteri.
La Nuova Riforma ha un' anima autoritaria:occorre fermarla Votando NO!!!
Lo scorso 16 Novembre, con i soli voti del centrodestra, la Costituzione Italiana è stata
stravolta. Approvata nel dicembre del" 46 pressochè all'unanimità ( solo 62 "no"
su 556 eletti) la Costituzione è legge fondamentale della Repubblica italiana.
Troppe bugie e luoghi comuni accompagnano questa controriforma.
Vediamoli:
A - Non c'e' nulla di male a fare qualche modifica alla Costituzione...Ma L'attuale riforma tocca Oltre un Terzo
degli articoli ( 57 su 139 complessivi), e dunque più di una riforma si tratta di un vero e proprio stravolgimento.
Infatti,definita addirittura " incostituzionali" .
B - Che la riforma velocizzerà la " Funzione Legislativa". Ma, in realtà essa diventa un labirinto, per cui
risulta difficile stabilire anche solo chi è competente a legiferare su una materia, se di una Camera, se dell'altra
se entrambe, se delle Regioni. E' ragionevolmente prevedibile un alto livello di
conflittualità istituzionale, che bloccherà, anzichè rendere più efficiente, il nostro sistema politico.
C - Che le funzioni di garanzia sono preservate. Ma nel caso della Corte Costituzionale si interviene pesantemente alterando l'equilibrio nella composizione dei giudici, tra i quali aumentano quelli di nomina politica.
Il che vuol dire minarne l'autonomia complessiva. Il Presidente della Repubblica, poi, si vede anch'esso togliere alcune importanti prerogativa.
Per questo chiediamo di impedire questo slittamento in senso autoritario delle nostre istituzioni dicendo NO a questa riforma costituzionale e, non fermandoci qui, continuiamo ad agire nella direzione di costruire spazi di aggregazione al fine di creare una Democrazia partecipativa, in cui i cittadini siano autenticamente coinvolti nella gestione della cosa comune e nelle scelte che li riguardino.
Al Referendum per l'approvazione della riforma della cosituzione votiamo e facciamo votare NO,perchè vogliamo avanzare dalla Democrazia formale verso la Democrazia reale e non, al contrario, retrocedere verso l'autoritarismo!!
Partecipate Area Tematica PACE E DISARMO
Tutti questi appuntamenti sono stati occasioni di interscambio, confronto e condivisione di esperienze e presentazione dei documenti elaborati dai partecipanti sulle tematiche legate alla pace, con l’obiettivo di fornire dati poco conosciuti, uniti ad un punto di vista umanista.
Si sono così affrontati temi come la Costituzione Europea (poi bocciata nei referendum del 2006 in Francia e Olanda), la produzione e il commercio di armi, le bombe nucleari, la politica estera europea e la presenza di truppe di paesi europei al seguito delle guerre degli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq, il conflitto Palestina-Israele, i genocidi, l’andamento della spesa militare mondiale ecc.
In occasione del Forum Umanista Europeo dell’ottobre 2008, nel tavolo di lavoro “Pace e Disarmo” i rappresentanti di varie organizzazioni europee si incontreranno per definire punti in comune, lanciare iniziative di appoggio reciproco e momenti di mobilitazione.
Oltre a questo incontro di interscambio, che si terrà la mattina di sabato 18 ottobre all’Università Bicocca, abbiamo organizzato tre tavole rotonde su temi importanti legati al nostro campo di attività, invitando esperti ed attivisti di vari paesi: il nostro interesse è quello di approfondire temi come le armi nucleari, ma anche di ascoltare esperienze poco conosciute, che dimostrano come la voce della nonviolenza possa levarsi anche nei luoghi più violenti del mondo e di conoscere storie interessanti e incoraggianti alla “Davide contro Golia”.
Oratori confermati:
h. 15 Tavolo di lavoro sulla campagna "Banche Armate"
Oratori confermati:
Giuditta Brattini, Associazione la Gazzella
Muhamed Tareq, Conservation Center of Environmental and reserves in Fallujah & Monitoring Net of Human Rights In Iraq (MHRI)
Paola Manduca, newweapons
Presenteranno dati raccolti sul campo nei 3 paesi.
Illustreranno l'uso di armi illegali nel contesto delle regole ed accordi internazionali, da parte di USA ed Israele e del loro uso rivolto consapevolmente a colpire le popolazioni. Discuteranno della inefficacia degli organismi internazionali che hanno mandato di controllo e giudizio. Descriveranno metodi per cercare la verità sull'uso di armi letali e subletali, e soprattutto descriveranno il lascito di queste forme di guerra nella vita presente e futura e nei corpi delle vittime civili e dei loro figli, con particolare riguardo ai bambini offesi.
Una mezz'ora o più sarà dedicata al dialogo con la platea.
Saranno disponibili copie della campagna per gli accademici perseguitati in Iraq e per i rifugiati Iracheni e si raccoglieranno firme e fondi per queste campagne.
Sarà aperta la raccolta di fondi per assistere i bambini feriti e cronicizzati di Gaza.
Link utili
www.nonviolence.cz
www.mondosenzaguerre.org
www.unfuturosenzatomiche.org
www.europeforpeace.eu
forodesarme.blogspot.com
it.youtube.com/mondosenzaguer re
www.usaegettaprogetto.com
www.marchamundial.org