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Sabato, 19 Febbraio, 2011 - 10:41

piazzale Lavater: interrogazione presentata il 7 febbraio in zona 3

Cari/e
per opportuna informazione allego l'interrogazione presentata in zona 3.

... purtroppo la Giunta di questa amministrazione di centro-destra ha approvato il progetto nonostante le criticità denunciate dal Comitato per la difesa di piazzale Lavater.
... purtroppo siamo in Italia e dell'ennesimo scempio a Milano non risponderà nessuno, ma i danni saranno subiti dai cittadini, dai bambini che frequentano la scuola e dai commercianti che rischieranno il fallimento
... VERGOGNA sindaco Moratti e tutta la sua Giunta!

Cari saluti a tutti/e
Antonella Fachin

Lunedì, 7 Febbraio, 2011 - 13:11

NO a questo PGT! 7 febbraio ore 17,30 presidio in piazza della Scala

Che vergogna! 4.700 osservazioni dei cittadini totalmente ignorate!
Non resta che il ricorso al TAR contro una decisione assunta in maniera non solo anti-democratica, impedendo cioè al consiglio comunale (l'organo eletto dai cittadini) di svolgere il proprio dovere istituzionale di esaminare le osservazioni presentate e se del caso proporre e approvare modifiche al PGT, ma anche in violazione delle norme sulla VAS, e da ultimo con colpi di forza e di prepotenza che sono la negazione di ogni forma di reale democrazia e confronto, secondo tempi tecnici del tutto ragionevoli... voler far pagare alla città i ritardi dell'assessore Masseroli e del Sindaco Letizia Brichetto Moratti è un sopruso bello e buono!

Per queste ragioni, è stata indetta una mobilitazione della città, per impedire che la città venga definitivamente regalata a speculatori e immobiliaristi, deprivata dei servizi pubblici e i pochi nuovo privatizzati e regalati (quelli che già non lo sono) alla compagnia delle opere, sotto l'ala protettrice di Comunione e Liberazione.

7 febbraio h. 17.30 tutt* in piazza scala
Il comitato NO EXPO ha diffuso il seguente volantino (v. allegato)


NO AL PIANO DI GOVERNO DEL
TERRITORIO DI MILANO
NO ALLA CITTA’ VETRINA,
PRECARIA, MALSANA
A MISURA DI EXPO 2015,
PROFITTI E SPECULAZIONI

Entro il 14 febbraio il Sindaco Moratti vuole approvare Il PGT, strumento urbanistico che pensa e disegna la Milano dei prossimi 20 anni, con pesanti impatti sui destini di un ampia porzione di territorio lombardo. Il PGT toglie vincoli, prevede enormi interventi edilizi a vantaggio di immobiliari e speculatori, Ligresti in primis. Migliaia di nuovi uffici e appartamenti in una città già devastata dal cemento e piena di alloggi sfitti.

Edilizia privata e non case popolari. Servizi pubblici privatizzati a vantaggio degli amici della Compagnia delle Opere, il concetto di bene comune, di pubblico, di interesse collettivo che sparisce. E’ il trionfo del privato in ogni ambito, è il disegno di una città sempre più precaria dal lavoro, ai servizi, ai tempi di vita, alla qualità ambientale e al diritto alla salute. Anche ASL e ARPA l’hanno ricordato, ma chissenefrega per chi ha superattici, elicotteri e ville in ogni dove. E chissenefrega della democrazia, della partecipazione, delle osservazioni di cittadini, comitati, associazioni. Business is business.

Una città pensata contro i bisogni, i diritti, le priorità di chi la vive, ma solo funzionale al massimo del profitto e della speculazione. Una città che sacrificherà scali ferroviari e caserme per gli appetiti immobiliari. Una Milano che rinuncia alla mobilità sostenibile in nome delle grandi infrastrutture (eh ma c’è Expo, ci dicono…). Una Milano che consuma il territorio agricolo circostante, svende il patrimonio pubblico, sgombera chi non può permettersi affitti o mutui rapina, riduce i bisogni a problemi di ordine pubblico.

CONTRO QUESTO MODELLO DI CITTA’, PER UNA MILANO SPAZIO PUBBLICO, SOLIDALE, SANA, DEL WELFARE METROPOLITANO
LUNEDì 7 FEBBRAIO – H 17.30 – PIAZZA SCALA

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin

Mercoledì, 20 Ottobre, 2010 - 15:06

PGT: finalmente anche la zona 3 convoca una riunione sul tema!

Data la particolare rilevanza dell'argomento ho chiesto in Conferenza dei Capigruppo di Zona 3 la convocazione di una commissione ad hoc che, con la presenza dei tecnici del Comune, fornisse ai cittadini:
- informazioni sui principali contenuti del futuro Piano di Governo del Territorio (PGT) e  
- istruzioni sulla corretta compilazione dei moduli di osservazione.

La mia proposta è stata condivisa e finalmente è giunta la convocazione della riunione della Commissione Urbanistica che si terrà   
 
Martedì 26 Ottobre p.v., dalle ore 19.00 alle ore 20.30,
presso il Consiglio di Zona.
  
Sono all'ordine del giorno i seguenti argomenti:
1) Comunicazioni del Presidente;
2) Descrizione/Presentazione Piano di Governo del Territorio.

Partecipa il Direttore del Settore Pianificazione Urbanistica Generale Dott. Giovanni Oggioni

Spero di vederVi numerosi!!

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin

Domenica, 4 Luglio, 2010 - 18:48

CONTRO QUESTO PGT: 5 luglio, ore 18, in piazza della scala, davanti a palazzo Marino

La cementificazione di Milano con il PGT prosegue la linea seguita finora con il recupero dei sottotetti, i parcheggi sotterranei e i grandi interventi speculativi in corso in varie zone della città, in gran parte case di lusso e uffici destinati a rimanere vuoti.

Il partito del cemento comanda sempre a Milano.
A lunedì

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  Il Consiglio Comunale si appresta ad adottare il Piano di Governo del Territorio (PGT), che prevede di aggredire Milano con 23 milioni di metri cubi di cemento (220 grattacieli Pirelli)  distribuiti in tutte le aree della città dove potranno essere trasferiti a pagamento i diritti di costruzione assegnati alle aree agricole del Parco Sud, che non li avevano.  
Salveremo forse il Parco Sud, ma tutti gli abitanti di Milano rischiano di essere ancor più accerchiati dal cemento - molti cittadini si troveranno un grattacielo davanti alla propria casa - in una città già troppo densa, anche a causa  degli imponenti progetti in fase di realizzazione, che il PGT vuole densificare ulteriormente.
Milano ha bisogno di verde e di importanti quote di edilizia sociale.
D’altra parte il Comune non avrà neppure i fondi per dotare questi nuovi insediamenti dei servizi necessari perché le spese previste supereranno gli incassi per 9 miliardi di euro.
Le opposizioni, unitariamente, in Consiglio Comunale hanno condotto per mesi una battaglia dura e utile ottenendo alcuni risultati concreti che non rendono, però, il PGT ancora compatibile  con gli interessi generali della città.
Contro l’adozione di questo PGT si sono già espresse personalità di grande rilievo del mondo accademico, professionale e culturale di Milano.
L’Associazione Vivi e Progetta un’altra Milano
invita a manifestare l’opposizione a questo piano
Lunedì 5 luglio alle ore 18
in Piazza Scala davanti a Palazzo Marino


Aderiscono: 
Rete dei Comitati Milanesi - Comitato “ I MILLE”  Isola – Comitato Cittadinanza Metropolitana - Partito Democratico - Italia Dei Valori - Sinistra Ecologia Libertà - Federazione della Sinistra - Lista FO - Milano Civica – Un’altra Provincia -

APPELLO ALLE PERSONE RAGIONEVOLI E DI BUONA VOLONTA’:
L’azione emendativa svolta in Consiglio comunale nei confronti del progetto di PGT presentato dalla Giunta, pur avendo ottenuto qualche risultato per quanto riguarda il contenimento degli indici perequativi sulle aree dei parchi territoriali e l’inserimento di quote di edilizia sociale nei più rilevanti ambiti di trasformazione urbana lascia irrisolti altri aspetti critici fondamentali del Piano e cioè principalmente:

  1. La totale mancanza di un quadro di riferimento per la pianificazione dell’intera area metropolitana milanese ( dove vive una popolazione complessiva che è il quadruplo di quella del capoluogo ) in contrasto con quanto avviene in quasi tutte le aree metropolitane europee.. La conseguenza certa sarà uno scontro competitivo con i comuni dell’hinterland, a tutto danno dell’efficienza dell’intero sistema metropolitano.
  2. Le quantità edificatorie complessive create sono del tutto avulse dalla reale dinamica demografica e della produzione edilizia, in rapporto alle quali i volumi messi a disposizione dal piano sono sufficienti per alimentare la domanda edilizia per cinquanta o cento di anni: il che rende il piano un mostruoso non-piano, paragonabile ai prodotti peggiori dell’urbanistica del fascismo. Gli effetti di questo abnorme sovradimensionamento saranno: cantieri infiniti e discrasia temporale tra realizzazione dei nuovi quartieri e sviluppo del trasporto pubblico e dei servizi
  3. Gli indici edificatori vengono aumentati sino ad oltre 1 mq/mq rispetto allo 0,65-0,75 attuale : ciò significa per un verso una riduzione delle dotazioni pubbliche al limite minimo imposto dalla legislazione nazionale del 1968 (18 mq/abitante) o addirittura al di sotto del limite stesso, quando il resto delle regioni italiane è attestato attorno a valori di 24-28 mq/abitante e per altro verso, un ingiustificato e significativo incremento della rendita fondiaria.
  4. Il piano rinuncia ogni programmazione del mix funzionale, ed in particolare dei rapporti tra residenza e terziario con conseguenze imprevedibili sul sistema della mobilità e sulla vivibilità dei quartieri, a differenza di quanto avviene in tutto il mondo, dove i grandi attrattori terziari vengono accuratamente programmati e adeguatamente serviti, mentre i nuovi quartieri residenziali vengono sistematicamente protetti dalle interferenze più invasive.
  5. Il meccanismo perequativo immaginato è incontrollato, farraginoso, probabilmente irrealizzabile e viene illegittimamente esteso alle aree agricole, creando un mercato finanziario di diritti edificatori dei quali non è prevedibile dove, come e quando si trasformeranno in scelte insediative
  6. Le aree di proprietà pubblica (ex scali ferroviari, ex caserme) che il PGT vuole rendere massicciamente edificabili per fare cassa devono invece essere destinate a risarcire la città del verde mancante e a garantire grandi quote di edilizia sociale, come normalmente avviene negli altri paesi europei.
  7. La previsione del tunnel automobilistico deve essere non rinviata, ma cancellata. Essa contraddice ogni assunto di sostenibilità ambientale a parole enunciato dal piano, e rivela la mancanza di fede della stessa Giunta nelle sue stesse proposte in materia di sviluppo delle linee del trasporto pubblico.
  8. Il Piano deve essere l’occasione per garantire che la destinazione d’uso finale delle aree dell’Expò 2015 non sia quello edificatorio privato, ma che se ne consolidi la destinazione pubblica permanente con meccanismi perequativi simili a quelli proposti per i parchi territoriali.
Facciamo quindi appello alle forze politiche perché, affrontando compiutamente e nei tempi richiesti tali aspetti, diano prova della volontà reale di farsi difensori civici dell’interesse collettivo della città, fermando la corsa di questo terribile progetto
Sergio Brenna- Docente Politecnico
Giuseppe Boatti- Docente Politecnico
Giancarlo Consonni –Docente Politecnico
Graziella Tonon –Docente Politecnico
Antonello Boatti-Docente Politecnico
Jacopo Gardella – Architetto
Lodovico Meneghetti – Urbanista.
Luca Beltrami Gadola – Giornalista
Guglielmo Mozzoni – Architetto-Ideatore della "Citta’ Ideale"
Valeria Erba –Docente Politecnico
Federico Oliva- Presidente INU
Vittorio Gregotti – Professore
Augusto Cagnardi – Architetto
Michele Reginaldi – Architetto
Gae Aulenti – Architetto
Gillo Dorfles – Critico d’Arte
Beppe Caravita – Giornalista
Maria Cristina Treu –Docente Politecnico
Pierluigi Paolillo –Docente del Politecnico-
Giuliano Pisapia – Avvocato
Philippe Daverio –Critico d’Arte
Dario Fo- Premio Nobel
Franca Rame-Attrice
Guido Artom – Imprenditore
Davide Adriano – Architetto
Gabriele Adriano - Architetto
Alessandro Guerriero –Designer
Paolo Atzori – Designer
Bruno Nacci –Consulente editoriale
Tomaso Kemeny – Poeta
Umberto Fiori - Poeta
Inge Feltrinelli – Editore
Jacopo Casoni –Giornalista di Telenova
Arnaldo Pomodoro – Scultore
Teresa Pomodoro –Segretario Generale Fondazione " Arnaldo Pomodoro"
Maria Luisa Meneghetti – Docente Università di Milano-Lettere
Cesare Segre – Accademico dei Lincei – Critico Letterario

Venerdì, 19 Febbraio, 2010 - 16:50

"poteri speciali" in vista di Expo 2015: lettera aperta al sindaco

Di seguito il testo della lettera aperta inviata dal consigliere comunale Basilio Rizzo al Sindaco Moratti sulla speciale normativa in via di approvazione al Parlamento sui "poteri speciali" in vista di Expo 2015.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
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Al Sindaco di Milano
Dott.ssa Letizia Moratti
Palazzo Marino
Ill.mo Signor Sindaco,
dalla stampa e direttamente dalla nostra ex-collega sen. Marilena Adamo ho appreso che il Parlamento si appresta ad approvare una speciale normativa –forse costruita su misura per altri- secondo la quale (in sostanza assimilando le attività in vista dell’Expo a quelle proprie della Protezione Civile) sono previste deroghe a numerosi adempimenti, controlli, passaggi istituzionali propri delle ordinarie procedure per i lavori pubblici.
Non posso esimermi a priori dal notare che le calamità naturali sono ovviamente imprevedibili nei tempi del loro determinarsi mentre l’Expo ha tempi precisi di programmazione…
In ogni caso per un verso le recenti vicende relative a lavori affidati alla Protezione Civile che al di là delle eventuali deplorevoli responsabilità penali di singoli hanno trovato nelle procedure speciali una sorta di "facilitazione" oggettiva del rischio di distorsione e per l’altro le Sue recenti dichiarazioni in Consiglio (a seguito del caso
Pennisi) in cui ha ribadito il Suo impegno per la trasparenza, il rispetto di procedure ed organi di controllo, mi inducono a chiederLe un atto di coerenza con un impegno totale sul piano della cosiddetta questione morale, che risulti anche fortemente simbolico: dichiari solennemente Sig.ra Sindaco che non intende avvalersi di poteri speciali, che crede nelle istituzioni elettive e in tutti gli organi di controllo e garanzia previsti dal normale ordinamento.
Non ne trarrebbe prestigio solo la Sua persona, ma se ne gioverebbe anche l’immagine della nostra città invertendo una tendenza che l’ha costretta, in questi giorni, a vedere adombrato il suo ruolo di capitale morale d’Italia cui molto tutti insieme teniamo.
Con rispetto e speranza.
Basilio Rizzo
Milano, 19 febbraio 2010

Mercoledì, 21 Ottobre, 2009 - 10:58

Caso Ligresti: non più rinviabile discussione in cons.provinciale

Caso Ligresti, Massimo Gatti (Altra Provincia-PRC-PdCI): “Urbanistica e trasparenza non più rinviabile una discussione pubblica in consiglio provinciale”
  
Milano, 20 ottobre 2009. In merito alle richieste di commissariamento del Comune di Milano per questioni urbanistiche depositate in Provincia di Milano da parte di tre società direttamente o indirettamente riconducibili al gruppo Ligresti, il capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia-PRC-PdCI, Massimo Gatti, dichiara:
“Dopo che l’Assessore Altitonante, nella Commissione Controllo e Garanzia del 15 ottobre, alla quale il centrodestra ha fatto clamorosamente mancare il numero legale, ci ha raccontato, in modo strabiliante, che non c’è alcuna discussione in corso tra Podestà e Moratti sulle richieste di Ligresti, abbiamo poi letto sui giornali le cronache dettagliate degli incontri in corso. È davvero incredibile il così scarso rispetto verso le istituzioni rappresentative che sta dimostrando il centrodestra in Provincia. È un dovere morale, prima che istituzionale, avere il coraggio di riferire in aula i contenuti dell’azione amministrativa della Provincia, non limitandosi ad obbedire ad altri o ai poteri forti della città. Quanto sta avvenendo in queste ore, dagli arresti per la bonifica dell’area Santa Giulia alle rocambolesche richieste di rifinanziamento del pozzo senza fondo di Expo 2015, obbliga le amministrazioni pubbliche al primario dovere della trasparenza, della chiarezza e della sobrietà. Mi auguro che tutte le forze di opposizione in Provincia, senza accontentarsi di qualche pacca sulla spalla, sottoscrivano insieme a noi la richiesta di convocazione straordinaria del consiglio provinciale per conoscere direttamente le decisioni della Giunta senza doverle leggere solo dopo sui giornali”.
Federico Gamberini
Mercoledì, 27 Maggio, 2009 - 10:35

M l'EXPO faraonica, W l'EXPO DIFFUSA!

Alcuni urbanisti, come l'Arch. Antonello BOATTI, hanno suggerito una EXPO DIFFUSA sul territorio, in modo da valorizzare tutta l'area metropolitana, le cascine, gli agriturismi, gli spazi espositivi presenti o realizzabili nella periferia di Milano e nell'hinterland, onde lasciare qualcosa di positivo DOPO l'Expo nelle aree ospitanti.

Ad esempio nella zona est di Milano c'è una porzione dell'ex Innocenti che dovrebbe essere riqualificata in base al PRU Rubattino, realizzando un parco attrezzato e servizi per la collettività, ma manca progettualità da parte del proponente privato e mancano soldi.
Nelle previsioni del PRU vi sono 22.000 mq di "grande funzione urbana" per attività socio-ricreative-culturali che i cittadini chiedono da anni, ma nessuno ha ancora realizzato nella cosiddetta casa di cristallo.

La "casa di cristallo" è un capannone industriale della dismessa Innocenti prossimo alla tangenziale est  con ampie vetrate (da lì il nome che si ispira al "Crystal Palace" inglese) che, se opportunamente recuperato proprio in vista dell'EXPO, potrebbe essere un luogo espositivo e poi rimanere a disposizione dei cittadini della zona est.

Questo è l'EXPO DIFFUSO: niente opere faraoniche e straordinarie in un solo luogo (ma come mai il nord ovest di Milano è così attraente per gli immobiliaristi? Anche il Besta e l'Istituto dei Tumori da est dovrebbero essere spostati a nord-ovest!), da smantellare dopo l'Expo, ma opere funzionali al territorio e distribuite nell'area metropolitana, che possano rimanere per essere utilizzate dalla collettività anche dopo l'evento.
A Milano mancano luoghi di socializzazione: perchè non crearli in occasione dell'EXPO, in modo da ricostituire il tessuto urbano della convivenza e della comunità allargata? Questo è un modo concreto di investire nel futuro della città e di combattere il clima di insicurezza, altro che ronde private a pagamento (ad es. blue berrets)!
 ... se l'amministrazione, il comune di Milano farà in modo che la città possa essere vissuta dalla società civile, dalle persone oneste, grazie a eventi e luoghi socio-ricreativi per tutti (e per tutte le tasche), nessuno si sentirà solo e insicuro, perchè dove c'è gente e animazione i malintenzionati stanno alla larga e il sano tessuto sociale accoglie e protegge anche gli individui più fragili.


Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin 
candidata al collegio 12 Milano Lambrate - Forlanini
lista civica "un'ALTRA PROVINCIA" Massimo Gatti Presidente

Lunedì, 27 Aprile, 2009 - 09:02

MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."

Provocatorio, discutibile, ma ahimè il contenuto è reale, leggete questo articolo fino in fondo......
Buon inizio di settimana a tutti/e
Antonella Fachin
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."

     di Giacomo Di Girolamo, direttore di Marsala.it

     Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si  sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

     Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no-stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera.
     Non do un euro.
     E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

     Non do un euro perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficenza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

     Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo.
     Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro Paese. E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

     C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, (NDR: che sta sta per nominare 500 nuovi dirigenti regionali!!!)  a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?
     Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da  quanto tempo l'aveva in mente?

     Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori.  Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.

     Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva.
Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia.
     Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c'è.

     Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

     Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

     Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima? Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L'Aquila in realtà era  un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

     Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa, l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

     Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
     Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

     Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all'opposizione) perché c'è il terremoto.
     Come l'11 Settembre, il terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

     Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno.
     Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un  anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum.
     Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

     Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il  mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce una  rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi avessero scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni.
     Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.

     E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia. Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d'altronde.

     Giacomo Di Girolamo"

Giovedì, 20 Novembre, 2008 - 09:52

EXPO 2015 AVVELENA MILANO

EXPO 2015 AVVELENA MILANO

NOI L’EXPO NON LO PAGHIAMO.
Se fino a ieri Expo 2015 era un problema per l’impatto sui territori in termini di cementificazione, speculazione, consumo del suolo e mobilità; oggi, a fronte della crisi finanziaria ed economica globale, Expo diventa un pericoloso imbuto per depredare risorse pubbliche, tagliare altri impieghi del denaro dei contribuenti, svendere patrimonio e beni comuni a speculatori e presunti imprenditori, così bravi da saper stare a galla solo grazie a concessioni, tariffe e regalie pubbliche (vedi Alitalia).
Expo 2015 è solo un passaggio per una più ampia ristrutturazione del territorio Lombardo e di una riorganizzazione del sistema di potere economico-politicofinanziario. Un affare che va al di là di Expo e che richiede risposte forti, diffuse, capaci di mobilitare consenso, partecipazione, conflitto sociale e dei territori.
Contrapporremo alla follia di amministratori incapaci che pensano solo al profitto, il buon senso, i bisogni e la tenacia di chi ha a cuore il diritto a vivere oggi e domani città e territori sani, solidali, a misura dei cittadini più deboli e non in mezzo a gittate di cemento, centri commerciali, mega infrastrutture che squarciano i territori senza portare nulla in termini di reale beneficio.
Non lasceremo che il consumo di territorio renda invivibile la Lombardia più di quanto lo sia già; non lasceremo inquinare aria, acqua e suolo per la cecità di chi pensa infinite le risorse ambientali e irrisorio se il cibo si avvelena. Non possiamo assistere muti mentre speculatori e mafie varie si spartiscono affari, drogando il mercato della casa, in nome di Expo, senza che ci si preoccupi di vigilare e impedire il fenomeno.
Non aspetteremo che smantellino il trasporto pubblico locale per fare autostrade e TAV e non siamo disposti a veder svendere i beni comuni, scuola in primis, per soddisfare l’ego di chi vuole usare Expo per perpetuare vecchi e nuovi poteri (basta fare due conti e si scopre che all’art. 14 della legge 133/08 si stanziano 1486 mln di euro per Expo e all’art. 66 della stessa legge se ne tagliano 1441 all’Università).
Vogliamo cambiare rotta, vogliamo chiedere soluzioni drastiche per diminuire il congestionamento, l’inquinamento di aria, acqua e suolo; soluzioni nuove per il diritto alla mobilità; ridurre l’impatto energetico e investire nelle energie rinnovabili; ridurre i rifiuti e riciclare i rimanenti, altro che inceneritori.
Vogliamo una città spazio pubblico, con politiche abitative realistiche e non favole come quelle che quotidianamente sentiamo da chi amministra Milano.
Vogliamo affrontare i problemi alimentari, a partire dall’agricoltura e dal consumo di prodotti locali, privilegiando la filiera corta ai centri commerciali.
Vogliamo l’interesse pubblico e il bene comune al centro delle priorità, per la difesa dei diritti fondamentali delle persone, dalla salute - che passa anche per la tutela dell’ambiente - al reddito, dalla casa alla sicurezza sul lavoro.
Con queste parole d’ordine attraverseremo i territori e le mobilitazioni dei prossimi mesi, per costruire dal basso un’altra Milano e un’altra Lombardia, saremo là dove il mostro Expo divorerà i territori, perché non vogliamo pagare le loro speculazioni, non vogliamo pagare il loro Expo.
www.noexpo.it - info@noexpo.it

Martedì, 18 Novembre, 2008 - 10:42

Un altro Expo o NoExpo?

Buona lettura e buona riflessione.
Antonella

Un altro Expo o NoExpo?
di Giuseppe Natale
 
 
Il prossimo 20 novembre si riunisce il Consiglio provinciale di Milano per affrontare finalmente la questione dell’Expo 2015, augurabilmente in tutti i suoi aspetti. Buona, anche se tardiva, occasione perché la Provincia governata dal centro-sinistra possa affermare un suo ruolo di coprotagonista istituzionale che, nelle mani esclusive del presidente Penati, si è ridotto a funzione subalterna al potere morattiano e formigoniano. Infatti l’Expo appare come “affare privato” del Comune di Milano  e della Regione Lombardia. Alla Provincia viene assegnata la parte del vaso di coccio tra due di ferro…
La fase d’avvio dell’organizzazione dell’Expo cade nel ciclone della crisi finanziaria globale che coinvolge ormai l’economia reale entrata in una recessione dagli sviluppi imprevedibili. E questi scenari non erano previsti al momento della candidatura.
E’ chiaro che per gli amministratori di Milano l’Expo servirebbe a dare ossigeno in modo preponderante all’industria del mattone, al consumo di territorio, alla speculazione urbanistica (oltre 2 milioni di mq di cementificazione aggiuntivi ai mega e mostruosi progetti in  corso d’opera!). Servirebbe, con la costruzione di nuove infrastrutture autostradali, a mantenere il primato della mobilità e del trasporto su gomma  ambientalmente ed  economicamente insostenibile.
Il tema  Nutrire il pianeta, energia per la vita diventa  una foglia di fico per nascondere i veri obiettivi della politica economico-finanziaria neoliberista che ha portato alla disastrosa crisi odierna.
Il faraonico progetto Expo puntava (punta ancora?) a un affare di 34 miliardi di euro. Oggi però il piatto piange. Lo Stato centrale non riesce a garantire i  4 miliardi di euro del piano di finanziamento (soldi pubblici, soldi nostri, soldi tolti alla scuola e alla ricerca , ma “noi la vostra crisi non la vogliamo pagare”). Ne mancano alcuni. Nel girotondo miliardario danzano le organizzazioni della grande criminalità  (mafia, ‘ndrangheta, camorra). I rappresentanti delle Istituzioni dichiarano di esserne consapevoli, ma fanno poco o nulla per contrastare e sconfiggere il capitale criminale. A Palazzo Marino, ad esempio, si boicotta da parte della maggioranza  morattiana  l’istituzione della Commissione d’indagine sulle mafie…
E’ possibile un altro Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non elabora un progetto centrato sul tema della qualità del cibo e dell’ambiente, magari valorizzando l’esperienza di Slow Food  e di Terra Madre ?...
Perché il Consiglio provinciale non propone l’esclusione tassativa di ulteriore consumo di suolo, dimostrando che sono sufficienti gli spazi della nuova Fiera di Rho per ospitare l’Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non definisce le linee di un piano metropolitano della mobilità fondato sullo sviluppo di mezzi ecologici, soprattutto su ferro; e di un piano dei rifiuti totalmente alternativo all’incenerimento?...
Perché il Consiglio provinciale – dopo le numerose esternazioni demagogiche di Penati – non presenta un progetto di Città-dinanza metropolitana (prevista dalla Costituzione), la cui realizzazione necessita la scomposizione del Comune unico di Milano, la riorganizzazione dei comuni dell’area metropolitana, il blocco della istituenda neoprovincia di Monza  - esempio scandaloso di grettezza localistica, irrazionalità amministrativa e  grande spreco di denaro pubblico?...
Perché il Consiglio provinciale non prende l’iniziativa di istituire una Commissione metropolitana d’indagine sulle mafie?...
La maggioranza di centro-sinistra  potrebbe dimostrare – oggi, nel vortice della crisi -   lungimiranza serietà  e responsabilità amministrativa e progettuale, nonché  volontà e unità politica proprio elaborando un progetto di un altro Expo: quello del bene-essere comune e di uno sviluppo sostenibile. Potrebbe coinvolgere i cittadini e le associazioni, i sindacati e le forze economiche disponibili, i comitati e le energie creative e competenti.
L’Expo di Moratti e Formigoni e Berlusconi  e Tremonti, di Ligresti e Tronchetti Provera e Cabassi e Gavio, di Fiera e Compagnie delle Opere e Cooperative una volta rosse e bianche… è di una pesantezza davvero intollerabile. Ed è facile prevedere che sarà disastroso, anche per i tempi che corrono. Tanto varrebbe di prendere in considerazione anche l’alternativa estrema di rinunciare di tenere a Milano l’Esposizione universale 2015.     

Lunedì, 17 Novembre, 2008 - 15:59

Milano: la speculazione edilizia del nuovo millennio

Riporto un articolo scritto dal sociologo Marco Vitale per il Riformista che evidenzia la mancanza di serietà e di credibilità di una proposta che parte da una premessa inverosimile (spostamento di 700.000 persone dall'hinterland a Milano) per giungere ad una conclusione preoccupante: aumento del 53%  dell’indice di edificazione che dovrebbe passare dallo 0,65% all’1%!
Se le persone fossero biglie o birilli, l'assessore Masseroli potrebbe spostarle come meglio crede, ma da persona credente, da persone che vive la comunità, dovrebbe sapere che l'essere umano è un animale sociale, che crea -per fortuna!- delle reti di conoscenze, amicizie, vicinato ecc., cioè delle reti di vicinato e di solidarietà che -sia pur sfilacciate- esistono ancora e che i politici -compresi gli assessori!- dovrebbero riconoscere e sviluppare, non disconoscere e svilire.
Se poi la gente abbandona Milano, fugge da Milano e si trasferisce nell'hinterland ci saranno delle ragioni! Se non le analizziamo non daremo mai una risposta politica coerente: il problema non è la mancanza di alloggi!
La vera causa è la scarsa qualità della vita in Milano e una colata di altro cemento di certo non potrà migliorarla ma farà scappare tutti coloro che desidwerano vivere in una città  più verde, a misura di famiglia e di bambino!
Marco Vitale si pone delle domande e si da delle risposte che debbono farci riflettere... e preoccupare per il futuro della nostra città.
Buona lettura!
Antonella Fachin

FERMATE CEAUCESCU
Il Consiglio comunale di Milano sta discutendo un documento che, il consiglio comunale di una città civile, non dovrebbe neppure discutere nella forma attuale, per mancanza di credibilità e di serietà.
Il documento si intitola “Approvazione della revisione del capitolo “X Regole” del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali” ed è una specie di succedaneo al Piano di Governo del Territorio, un documento questo di grande importanza intorno al quale, sempre in una città civile, dovrebbe aprirsi un grande dibattito perché qui si intrecciano i principali temi strategici, urbanistici, ambientali, di qualità della vita della città.
Nel timore di non riuscire ad approvare, entro i termini di legge, il complesso Piano di Governo del Territorio, l’assessore all’urbanistica ha presentato urgentemente questo documento che dovrebbe fare da ponte con il Piano di Governo del Territorio. Nel frattempo questo documento, di difficilissima lettura per i non addetti ai lavori ( e che dovrebbe essere accompagnato da un testo interpretativo e divulgativo comprensibile dai normali cittadini), cerca di portare a casa alcune cose che interessano l’assessore e chi lo ispira. Il punto centrale è semplice. L’idea portante del documento è che il ristretto territorio del comune di Milano dovrebbe ospitare 2 milioni di persone passando così da 1.3 milioni a 2 milioni con una crescita, dunque, di 700 mila persone, in un tempo relativamente breve. Per intenderci: più degli abitanti dell’area metropolitana di Brescia, un numero pari al 60%delll’intera provincia di Brescia, che se ricordo bene, è la più grande d’Italia, e pari al numero di profughi del Kossovo che si riversarono sull’Albania ai tempi della fuga biblica dal genocidio del dittatore serbo. Queste 700.000 persone sono quelle che si sono insediate nel tempo nel territorio metropolitano e che dovrebbe rientrare a Milano, i pendolari. Per ospitare tutti questi profughi l’indice di edificazione aumenta per intanto del 53%  passando dallo 0,65% all’1%.
La mancanza di credibilità e di serietà è tutta radicata qui. Nessuna persona assennata può mai pensare ragionevole e credibile che 700.000 cittadini che hanno radicato, attraverso un processo lungo e graduale, la loro vita e le loro famiglie nell’ambito della grande area metropolitana milanese, decidano di cambiare indirizzo, di vendere (a chi?) la casa che hanno costruito nella cittadina della cinta milanese che le ospita per comprare un appartamentino a Milano; trasferire i figli dalla serena scuola vicino al Parco Nord Milano in qualche isterica scuola cittadina; rompere il delicato equilibrio del budget familiare pazientemente costruito anno dopo anno per farlo riesplodere con i maggiori costi cittadini; abbandonare il giardinetto nel quale i bambini hanno giocato guardando il Resegone, come una volta si poteva anche a Milano, per chiudersi in un appartamentino costruito da qualche cooperativa e di dimensioni tali da non poter più ospitare la nonna che era non solo tanto cara, ma anche tanto utile.
Solo Ceaucescu potrebbe realizzare un mutamento epocale di questa portata. Ma poiché, per fortuna non c’è Ceaucescu, fermiamo, per tempo, questa idea folle e dannosa. Gli argomenti che si spacciano per sostenere questa proposta non sono credibili. L’edilizia sociale e per i giovani è necessaria a Milano ma con progetti specifici, su direttive adatte, con una visione strategica e non portando un indice generale di edificazione a livello folle per una città già super cementificata. Milano deve crescere  ma deve crescere attraverso le sue attività qualificate e qualificanti e non piantando a piene mani, sul suo piccolo territorio, nuovo cemento anziché gli alberi di cui abbiamo bisogno. Dire poi che questo incredibile pasticcio sia ispirato dal desiderio di migliorare la qualità della vita milanese, è una presa per i fondelli. Dire infine che il Comune di Milano trarrebbe vantaggi economici da questa improbabile trasmigrazione è erroneo. Il Comune di Milano è avvantaggiato dalla situazione odierna che vede tanta gente attiva e solerte portare a Milano il dono del suo lavoro lasciando i costi della struttura urbana a carico del comune di residenza. Dovendo provvedere alle scuole, ai trasporti, alla sanità per altri 700.000 cittadini il bilancio del Comune di Milano ne risulterebbe scardinato.
La situazione è talmente chiara e ovvia che la maggior parte delle persone responsabili scrolla le spalle e dice: tanto è una bufala, tanto non è realizzabile. E’ un atteggiamento logico ma non accettabile. Infatti questa è una bufala, ma non è una bufala neutra; essa distoglie dai temi veri.
Sarebbe bello discutere della strategia della grande Milano, con l’impostazione di “Città di Città” che è stata oggetto di tanti approfonditi studi da parte del dipartimento competente del Politecnico e che è in linea con un grande filone di studi urbanistici europei; e studiare come migliorare la mobilità e i trasporti (come a Monaco) e come far crescere il senso di una comunità  allargata, anche se decentrata (come Berlino).
Sarebbe bello domandarsi, con serietà e serenità, cosa fare dei grandi progetti urbanistici avviati negli anni recenti e che sono ora tutti o quasi praticamente bloccati.
Sarebbe bello realizzare, per davvero, un quartiere per gli universitari e altri giovani con un progetto ad hoc specifico e concreto, con alto indice edificativo e che abbellisca la città.
Sarebbe bello incrociare e discutere le linee strategiche di fondo dello sviluppo della città e delle sue attività (università, fiere, sanità, moda, cultura), con gli indirizzi urbanistici, e tenendo conto di quella  Expo 2015 che, andando avanti così, rischia di diventare la catastrofe finale per Milano.
Sarebbe bello dibattere  come riciclare a residenziale, magari sociale, gli scheletri vuoti del terziario.
Sarebbe bello tutto ciò, ma sino a che sul tavolo si buttano queste bufale, che in realtà sono vere e proprie bombe ad orologeria, non c’è speranza e non c’è spazio.
C’è un’ultima domanda. Poiché le cose che ho detto sono troppo evidenti, ci si deve domandare: ma perché sostengono queste cose irrealizzabili prima ancora che sbagliate? Non lo so.
Posso solo raccontare ciò che, in ambienti qualificati, si dice. Intanto le 700.000 persone non verranno mai; l’indice 1 però resterà e gli amici degli amici  qualcosa costruiranno. E chi se ne frega se poi il costruito resterà vuoto. Sarà problema di chi verrà dopo.
Si dice anche che l’aumento indiscriminato dell’indice di edificabilità permetta agli immobiliaristi in difficoltà di rivalutare i loro terreni ed aggiustare così i loro bilanci.
Una specie del tentativo che si fece con la rivalutazione dei calciatori e le squadre di calcio qualche anno fa.
Se non è vero è verosimile.
Ci si domanda anche perché l’opposizione è così soft. A prescindere dal fatto che Milano è, da anni, abituata a un’opposizione evanescente di aspiranti a semplici maggiordomi di chi comanda e a raccoglierne le briciole sotto il tavolo, quello che  si dice è che le cooperative di sinistra collegate al PD abbiano anche loro qualche interesse in materia.
L’ultima domanda la pongo io, senza riposta.
Si sono sentite voci singole, serie ed autorevoli, da Piano a Gae Aulenti, a Gregotti, a Boeri, a Olmi, a Luca Gadola, prendere posizione contro questa sventura. Ma perché le istituzioni che dovrebbero, proprio in questi casi, far sentire la loro autorevole voce (parlo delle grandi università; degli ordini professionali, degli enti culturali, delle grandi associazioni ambientaliste) se ne stanno zitti? Se non ora, quando? Povera Milano come ti sei ridotta!
Marco Vitale
Milano, 11 novembre 2008
Scritto per il Riformista

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