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Martedì, 7 Luglio, 2009 - 09:52

Baschi azzurri con il cuore nero: ecco chi c'è dietro i Blue Bere

Si usa il termine "volontari" con riferimento ai Blue Berets.
Incominciamo a dire che i Blue Berets saranno volontari... ma l'associzione si intasca 220.000 euro (mezzo miliardo delle vecchie lire!) di soldi pubblici!!!  COMPLIMENTI!!! e meno male che non è a scopo di lucro!!!
Io ho fatto per anni volontariato... ma le associazioni non si sono mai intascate così tanti soldi pubblici!!!
Aggiungo qualche ulteriore considerazione.
Durante una recente assemblea cittadina in zona 4 il vice sindaco De Corato si è rifiutato di dare risposte ai cittadini sulla mancanza di luoghi di socialità, per giovani e per anziani, di eventi zonali che possano diffondere quello spirito di comunità che è il miglior antidoto contro la solitudine, l’emarginazione e la trasformazione della periferia come quartiere dormitorio, senza spazi e luoghi per il tempo libero delle famiglie e dei ragazzi.
In compenso De Corato ha presentato il BLUE BERET seduto al suo fianco come il rimedio contro i mali dell’insicurezza: una ronda di Blue Berets avrebbe a breve percorso le vie Salomone, Mecenate e dintorni e tutti si sarebbe sentiti rassicurati.
Personalmente ritengo che l’ordine pubblico sia e debba rimanere appannaggio delle Forze dell’ordine, alle quali non vanno ridotte le risorse, ma al contrario vanno potenziate per avere delle Forze dell’ordine all’altezza dei loro compiti. Agli enti locali spetta, invece, fare prevenzione mediante investimenti sul territorio, dato che la “sicurezza” è l’ultimo anello di una lunga catena e pochi soggetti si preoccupano degli anelli che stanno prima per prevenire i disagi e le reazioni di rifiuto ed emarginazione: la scuola, i centri socio-educativi, i centri psico-sociali, i luoghi di aggregazione e di socialità, per non rischiare di intervenire quando i “buoi sono scappati dalla stalla”.
Il Comune sta da anni venendo meno a questi suoi obblighi e rincorre i buoi o meglio, fa finta di rincorrerli! La vera criminalità rimane “sconosciuta” a nostri politici di centro destra, dato che –nonostante le evidenze di infiltrazioni malavitose in molte attività imprenditoriali- continua a negare la necessità di una presa di coscienza politica del fenomeno; infatti, la commissione antimafie, fortemente voluta dalle opposizioni, è stata sciolta!
In città cosa è rimasto?!? E’ rimasto l’impegno del vice sindaco De Corato a tenere in palmo di mano i “suoi” Blue Berets come unica soluzione a tutti i mali delle periferie.
Ma chi sono questi Blue Berets? Ecco un articolo molto illuminante, pubblicato si repubblica online.
Un'altra conferma della pericolosità di queste ronde. Che siano nere o verdi poco cambia...il lupo (o la lupa romana?) perde il pelo ma non il vizio!
Pare che il servizio, che ci costa ben 220.000 euro (mezzo miliardo delle vecchie lire!), sia stato sospeso……
 
Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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Baschi azzurri con il cuore nero: ecco chi c'è dietro i Blue Berets
 
Vincenzo Scavo, presidente dei Blue Berets, è il tesserato numero 090203 del partito Destra nazionale Msi, la stessa formazione politica che organizza le "ronde nere" con divise da Ventennio fascista
di Franco Vanni
http://locali.data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/gloc/rep-milano/2009/07/04/jpg_1667029.jpg
 
In testa porta il berretto azzurro, ma il suo cuore è nero. Vincenzo Scavo, presidente dei Blue Berets, è il tesserato numero 090203 del partito Destra nazionale Msi, la stessa formazione politica che organizza le "ronde nere" con divise da Ventennio fascista. L'iscrizione di Scavo al partito è del 16 agosto 2003 e scadrà nel 2013. Fino a quel giorno, il capo dell'associazione a cui il Comune dà 220mila euro per fare vigilanza in metropolitana è "dirigente nazionale" del Msi di Gaetano Saya.
L'uomo che guida le ronde regolari, che il vicesindaco Riccardo De Corato definisce «un contributo importante per la sicurezza delle fasce più deboli e indifese», appartiene a un movimento politico che per simboli ha l'aquila imperiale e il sole nero, stemma del misticismo nazista. E Scavo non è solo. Altro ex iscritto al Msi passato anche per i Blue Berets è Riccardo Sindoca, accusato nel 2005 dalla procura di Genova del tentativo di costituire un servizio segreto parallelo. Sul banco degli imputati c'era anche Saya, fondatore del partito. L'inchiesta è ancora aperta. Sulla tessera di iscrizione ai berretti blu, del 3 marzo 2004, Sindoca è registrato con il grado di "Colonnello".
 
http://milano.repubblica.it/multimedia/home/6433821>
 
Il sospetto che i Blue Berets, cui il Comune affida da due anni servizi di ronda, potessero avere simpatie estremiste era stato sollevato dal Pd, che in un'interrogazione parlamentare del 26 giugno segnala «la vicinanza dei berretti blu ad Azione sociale, il partito di Alessandra Mussolini». Lo stesso giorno, De Corato risponde che «l'associazione non ha alcun legame politico». E sfida l'opposizione: «Tirino fuori le prove». La Mussolini non sembra entrarci, il Pd ha sbagliato mira, ma di poco.
A provare invece l'appartenenza di Scavo al Msi, oltre a tessera e modulo di adesione, c'è la conferma di Maria Antonietta Cannizzaro, presidente del partito: «È un nostro dirigente nazionale - dice - non partecipa più alla vita del movimento, ma non avendo restituito la tessera resta in carica fino al 2013».
 
http://oas.repubblica.it/RealMedia/ads/click_nx.ads/local.repubblica.it/rg/milano/interna/1523395100@Top,TopLeft,Left,Right,Middle,Left1,x41,x42,x43,x44,Position1%21Middle
 
Nel manifesto dei Blue Berets, Scavo traccia il profilo del perfetto volontario: «È colui che per scelta di vita dona gratuitamente parte del suo tempo per gli altri, che lavora in silenzio senza aspettarsi gratificazione». Ma la gratificazione alla fine è arrivata: dieci giorni fa il Comune ha affidato all'a ssociazione la vigilanza notturna nel metrò. Fino a 26 "agenti" disarmati che controllano i treni dalle 22.30 a fine corsa. Per il servizio, vinto con gara, ai Blue Berets vanno 220mila euro, presi dal bilancio di Atm. E proprio su quei soldi ieri l'opposizione in Consiglio comunale ha chiesto spiegazioni.
 
Francesco Rizzati del Pdci scrive a De Corato e al presidente di Atm, Elio Catania: «È possibile sprecare risorse, quando Atm non riesce nemmeno a rispettare il piano di investimenti?». Il Comune ha più volte indicato nell'efficienza dei Blue Berets la ragione del loro coinvolgimento nel piano sicurezza, per il quale nel 2009 sono stati stanziati complessivamente 850mila euro. I report di Palazzo Marino parlano di 1.421 interventi fatti dai berretti blu fra il giugno 2008 e l'aprile 2009, di cui 324 alla stazione Centrale. Tutte situazioni in cui i rondisti hanno segnalato alle forze dell'ordine reati, oppure hanno immobilizzato chi li commetteva aspettando poi l'arrivo degli agenti.
 
Mentre i Blue Berets di Scavo lavorano per il Comune con l'a utorizzazione della prefettura, anche la Guardia Nazionale, la ronda nera, si prepara ad aprire una sede milanese. «Il pacchetto sicurezza ci autorizza a farlo - dice Cannizzaro - la inaugureremo tra due settimane». Quartier generale al piano terra di Palazzo Rapisarda, in via Chiaravalle. Una sala con bagni e camerini per indossare le divise. «Dalle giubbe faremo sparire il sole nero, almeno durante il servizio di vigilanza in strada, ma non l'a quila», aggiunge la presidentessa.
 
L'edificio, che ospita anche la sede del partito, è di proprietà dell'ex craxiano Angelo Fiaccabrino ed è stato scelto «perché lì è nata Forza Italia - precisa Cannizzaro - e vogliamo dimostrare a Berlusconi il nostro appoggio». Dopo la presentazione delle ronde nere, un mese fa, le procure di Milano e Torino hanno aperto fascicoli. E tutta la politica, con Palazzo Marino in testa, aveva bollato come «aberrante» l'iniziativa. «Queste ronde di partito - diceva De Corato - sono una cosa molto diversa dalle associazioni sane che operano per la sicurezza». «Come i Blue Berets», appunto.
(04 luglio 2009)

Lunedì, 25 Maggio, 2009 - 16:20

In Svizzera testamento biologico è legge. La Chiesa non si oppone

In Svizzera il testamento biologico diventa legge. E la Chiesa non si oppone

di Fabio Poletti, da La Stampa, 21 maggio 2009

Un secolo fa in Svizzera era consentito aiutare chi voleva suicidarsi per motivi di onore. Un secolo dopo, discutere sul diritto alla vita e alla propria morte, non scandalizza più nessuno. E’ una consuetudine. E’ diventata una legge che all’articolo 370 del codice civile appena riformato, stabilisce: «Chi è capace di discernimento, può designare i provvedimenti medici ai quali accetta o rifiuta di essere sottoposto nel caso in cui divenga incapace di discernimento». In Italia, se ci fosse, si chiamerebbe testamento biologico. In Svizzera lo hanno voluto chiamare direttive anticipate e non fa la differenza. Olivier Guillod, docente di Diritto privato all’università di Neuchatel ed esperto della Commissione bioetica nazionale che ha elaborato il testo, dice che alla base di questa riforma del codice c’è un principio di autodeterminazione: «In alcuni Cantoni come nel Vallese questa legge c’è dal ‘95.

Adesso è un dispositivo che vale per tutta la Confederazione. Il medico è vincolato alle richieste del paziente, fatta salva l’obiezione di coscienza». La legge entrerà in vigore il primo gennaio 2012 perché tutti i Cantoni devono attrezzarsi. In questi tre anni la riforma ha ugualmente effetto, nel caso di un contenzioso si va davanti a un giudice. I tre mesi di tempo per chiedere un referendum abrogativo sono appena scaduti senza che qualcuno raccogliesse le 50 mila firme necessarie per bloccare la riforma. Non le ha raccolte chi teme che questa sia una strada per fare diventare la Svizzera come l’Olanda, dove l’eutanasia è autorizzata. Non chi ha paura che la Svizzera, dove aiutare un suicida non è reato se lo si fa per motivi compassionevoli, diventi la patria della buona morte. Non la Chiesa che in ogni parte del mondo si batte per la sacralità della vita.

Il teologo protestante Frank Mathwig sembra un laico, tanto difende i principi religiosi quanto accetta il dialogo sul diritto all’autodeterminazione: «Le norme morali non possono essere estranee alle situazioni concrete. Si tratta di tollerare le situazioni estreme». I giuristi della Commissione bioetica svizzera dicono che nel loro Paese casi come quelli di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e Terri Schiavo non sarebbero stati nemmeno casi. Secondo il settimanale elvetico Hebdo oltre l’80% degli svizzeri condividono la scelta del legislatore sulle direttive anticipate ma solo il 10% le ha già scritte. Un numero comunque alto in un Paese dove 3000 persone si uccidono ogni anno, su una popolazione di 7 milioni di abitanti. Di questi 3000, quasi 300 sono suicidi assistiti. Di questi 300, quasi 50 vengono da oltre confine. Eppure anche se a Neuchatel 150 persone al giorno visitano la mostra assai esplicita sulle cure palliative organizzate dalla Fondazione Chrysalide - «Se un giorno io muoio», il titolo; la foto di due piedi in avanti, il manifesto - qualche paura ad una eccessiva consuetudine alla morte rimane.

Centri come Exit e Dignitas che assistono i suicidi potrebbero essere sottoposti a maggiori controlli legislativi. Nel cantone di Vaud con capitale Losanna, Exit contrattacca e promuove una raccolta di firme per togliere i finanziamenti pubblici a quegli hospice che non prevedono il suicidio assistito. Alberto Bondolfi della Commissione nazionale di etica per la revisione dei diritti di tutela, racconta che si stanno studiando progetti per regolamentare in modo rigido il suicidio assistito ma che al di là della legge ogni caso sarà un caso a sè: «Nessun medico ad esempio saprà dire se le volontà anticipate da un malato di alzheimer sono autentiche o indotte dalla malattia». Malgrado qualche dubbio che pure serpeggia in chi ha discusso per dieci anni questa riforma del codice, c’è chi come Suzanne Brauer della Commissione nazionale etica per la medicina difende prima di tutto i principi di base: «Dietro a questa riforma del codice c’è un principio fondamentale che allarga l’autonomia dei pazienti. E’ uno strumento per razionalizzare la volontà di ognuno. Il rapporto tra medico e paziente diventa un rapporto mandatario. Una cosa impensabile solo trenta anni fa». Una cosa che alla fine magari poco importa a una qualunque Griselde R., accompagnata ad una dolce morte con le cure palliative della fondazione Chrysalide, di cui non sappiamo nulla per la sua privacy, se non le ultime parole di una poesia così delicata da fermare il cuore: «Scivola mia piccola morfina, come un bianco e dolce ermellino».

(21 maggio 2009)

Venerdì, 22 Maggio, 2009 - 10:28

abbasso il federalismo e le spese incontrollate degli enti locali

Traggo spunto dalle considerazioni del procuratore generale della Corte dei Conti Furio Pasqualucci per fare questa riflessione:
- lo stato sta riducendo negli anni la spesa pubblica in consulenze;
- invece gli enti locali, ossia  Regioni, Province e  Comuni non lo stanno facendo (la sindaca Letizia Brichetto Moratti è stata addirittura CONDANNATA dalla Corte dei Conti per abuso d'ufficio proprio in tema di consulenze!!!  .. negli altri paesi del nord Europa in cui c'è senso dell'ETICA in politica si sarebbe dimessa!!!!)
- gli enti locali, quindi, senza una legge dello stato che glielo impedisca, non hanno la volontà di operare in maniera virtuosa e trasparente nella gestione del denaro pubblico e i cittadini , nonostante la vicinanza apparente di questi enti, hanno meno informazioni e conoscenza degli sprechi e della mala-gestione dei loro amministratori locali.
- NESSUNO del Governo, NESSUNO della LEGA che da anni si sono riempiti la bocca di un federalismo meramente ideologico (basta pagare il sud, noi del nord ....) NESSUNO, dicevo,  ha dato conto delle percentuali di RISPARMIO per i cittadini con il federalismo, SENZA ovviamente ridurre i servizi pubblici (tutti sono bravi a risparmiare in questo modo!!)
- in realtà, dato che nessun Paese è mai passato dallo stato centrale alla federazione di stati e/o enti, come il centro-destra vuol fare in Italia, con il federalismo fiscale annunciato avremo non solo il CAOS ma l’AUMENTO DEI COSTI E DEGLI SPRECHI DI DENARO PUBBLICO PERCHE’ ALLE STRUTTURE CENTRALI E NAZIONALI SI AGGIUNGERANNO LE STRUTTURE PERIFERICHE E LOCALI PER DARE UN POSTO DI LAVORO AD AMICI E PARENTI, COLLEGHI E/O SIMPATIZZANTI DI PARTITO.
Cordiali saluti
Antonella Fachin
Consigliera di zona 3
Capogruppo  “Uniti con Dario Fo per Milano”
Candidata nel collegio 12 Milano Lambrate-Forlanini per la
Lista civica “un’ALTRA PROVINCIA” Massimo Gatti Presidente
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Sanita': Ssn; Corte Conti, nel 2008 consulenze per 790 mln, pari allo 0,5% della spesa sanitaria
(ANSA) - ROMA, 20 MAG - Secondo i dati di cassa Siope, il sistema informativo che registra le operazioni di tutti gli enti pubblici compresi, dal 2008, quelli del Servizio sanitario nazionale, nello scorso anno il Ssn ha speso per consulenze e "altre prestazioni di lavoro esterne da privati" ben 790 milioni di euro. Una cifra che equivale "allo 0,5 per cento della spesa sanitaria".
Lo ha affermato il procuratore generale della Corte dei Conti Furio Pasqualucci, intervenendo in audizione davanti alla commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Ignazio marino, sottolineando che "il fenomeno delle consulenze fa parte di un malcostume nazionale ma non è il nodo centrale dei problemi che attraversa la nostra sanità pubblica".
A margine dell'audizione il procuratore ha aggiunto poi che le consulenze "stanno scendendo da parte dello Stato, perché la legge finanziaria ha potuto disporre di un limite al tetto delle consulenze".
Operazione questa, che non si è potuta fare nei confronti delle Regioni, Provincie, Comuni e delle Asl, dove le consulenze invece faticano a scendere, visto "non ci sono vincoli di legge che prescrivono questi limiti". Questo perché, precisa Pasqualucci, "la Corte Costituzionale ha detto che si può porre un limite alla spesa complessiva di questi Enti, dato che sono essi stessi enti sovrani, ma non si può sindacare all'interno della spesa", ovvero "su come vengono ripartiti i fondi". A tale proposito, conclude Pasqualucci, una soluzione potrebbe essere quella di realizzare "singole leggi regionali per stabilire i limiti di spesa da utilizzare per consulenze e incarichi vari".

 

Giovedì, 21 Maggio, 2009 - 10:29

UN’ALTRA PROVINCIA METROPOLITANA, SOSTENIBILE E SOLIDALE

UN’ALTRA PROVINCIA METROPOLITANA, SOSTENIBILE E SOLIDALE
Programma amministrativo di MASSIMO GATTI – Candidato Presidente della Provincia di Milano
 
 
PREMESSA
Siamo donne e uomini della sinistra, partiti, associazioni e comitati, impegnati da tanti anni nel mondo della solidarietà e del consumo critico, nella difesa del lavoro, della scuola pubblica, del territorio e dell’ambiente come beni inalienabili dei cittadini.
Vogliamo rappresentare, ognuno con la propria specificità, storia e cultura politica, l’esigenza al cambiamento di tanta parte dei cittadini, del mondo dell’associazionismo, dei comitati e del volontariato. Vogliamo rappresentare una alternativa civica e di sinistra alla deriva plebiscitaria
della destra e alla incapacità del centro sinistra di Penati di essere una coerente alternativa.
Vogliamo dare voce ai tanti e alle tante del popolo della sinistra di Milano e della provincia, che vogliono uscire dalla angusta protesta astensionista dando un contributo reale al cambiamento. Per fare questo dobbiamo partire dai grandi valori dell’inclusione sociale, dell’etica laica, dell’ambientalismo, dei socialisti, dei comunisti, che hanno caratterizzato la grande storia civile della nostra provincia.
La gravissima crisi economica sta minando dalle fondamenta il tessuto produttivo e mette in discussione lo stesso sistema democratico. La situazione della nostra Provincia e Regione diventaancor più preoccupante, stretta com’è dalla sottovalutazione della grande criminalità organizzata e dell’evasione fiscale da un lato e dall’altro dalla politica governativa che attacca i “beni pubblici e comuni”, istruzione e ricerca ed istituzioni scolastiche ed universitarie, salute e strutture sanitarie pubbliche, acqua, suolo e beni ambientali e culturali. Tutto ciò limita le libertà individuali e di espressione, non valorizza le diversità alimentando paure e sentimenti razzisti ed emarginanti, stravolge nei fatti i principi fondamentali della Costituzione, aggrava ulteriormente le condizioni di vita dei lavoratori e dei disoccupati, e delle fasce medio-basse e povere della popolazione, accentuando il divario tra i redditi alti e quelli bassi, riducendo i servizi destinati alla persona e alle tante fragilità.
I valori della democrazia e dell’antifascismo sanciti dalla carta costituzionale, fondata sul lavoro, sono i nostri valori che poniamo al centro dell’agire politico amministrativo. Difendiamo la democrazia contro i continui attacchi delle destre, dei populisti e di quanti in nome della
governabilità sono disposti a sacrificare il diritto al pluralismo sancito dalla carta costituzionale.
In vista dei faraonici e poco credibili progetti legati all’Expo 2015, ma anche in relazione alle politiche urbanistiche del Comune di Milano, che vaneggia di una città di due milioni di abitanti, gravi sono i rischi derivanti dalle infiltrazioni mafiose per accaparrarsi quanto più affari possibili e irresponsabili appaiono le risposte pubbliche del centro destra che quasi irridono il grido di allarme di magistrati e operatori.
Vogliamo rappresentare le donne e gli uomini che non vogliono soccombere, in nome del “business”, alla criminalità e alle mafie.
Vogliamo una Provincia che continui a promuovere una cultura attiva della pace e della nonviolenza con iniziative e corsi di formazione ed educazione, istituendo sportelli e centri di mediazione dei conflitti, attivando gli strumenti per la formazione dei Corpi civili di pace, chiedendo al Governo la riduzione delle spese militari a favore di investimenti per la pace, chiedendo l’allontanamento delle 40 testate nucleari USA installate a Ghedi, premendo per fermare la fabbricazione di armi in Lombardia e favorendo una riconversione produttiva. Ecco perché la proposta del centro sinistra di Penati per la Provincia di Milano non ci rappresenta. È una proposta che, pur partendo da un giudizio positivo sull’esperienza amministrativa appena conclusa, esclude pregiudizialmente e non unisce le forze che si battono contro la destra. Sui temi
della sicurezza, della difesa del territorio dalla cementificazione selvaggia e dell’Expo, i contenuti e valori proposti sono contigui e subalterni alla destra del sindaco Moratti e di Podestà.
Ci rivolgiamo quindi a tutte le forze che non si rassegnano, che hanno a cuore gli interessi dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli anziani della nostra provincia sempre più aggredita dalla crisi economica, dalla distruzione del territorio e dalla cementificazione, dall’emarginazione sociale di ampi strati di cittadini e cittadine.
Costruiamo insieme un’altra Provincia metropolitana, sostenibile e solidale.

1. PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA PER UNA NUOVA ETICA PUBBLICA
Vogliamo farci interpreti di una nuova stagione della politica che riscopra la radicalità dell’etica democratica e della cosa pubblica, del rapporto di simbiosi tra eletti e elettori. Una nuova stagione che riporti alla ribalta i valori fondamentali dell’agire della politica, finalizzata alla
rappresentanza generale delle istanze dei cittadini contro gli interessi egoistici che creano disagio sociale e povertà.
I temi della democrazia e della partecipazione, dell’etica della politica nella gestione del bene comune, sono il nostro orizzonte per un nuovo governo dell’area metropolitana. È indispensabile la ricostruzione di una democrazia partecipativa, a partire da un rapporto continuo e costruttivo tra cittadini ed eletti. Una democrazia che rilanci il protagonismo dei cittadini e delle cittadine nelle scelte che li riguardano a cominciare da un rinnovato ruolo delle assemblee elettive. In questo senso il nostro obiettivo sarà anche quello di valorizzare gli esempi esistenti in molti Comuni della Provincia che hanno prodotto esperienze significative nelle forme e negli ambiti più diversi, dal Bilancio
Partecipativo, alle Agenda 21 locali. Oggi è possibile e necessario rilanciare una politica di partecipazione dei cittadini anche attraverso
il pieno utilizzo delle tecnologie informatiche e di comunicazione. Internet può essere un potente strumento di democrazia se utilizzato per mettere in rete e relazionare tra loro realtà istituzionali e semplici cittadini. Sosterremo un percorso di e-democracy, per rendere sempre più trasparente e democratica la gestione delle istituzioni e la formazione delle scelte.
Se vogliamo salvare il pianeta per le future generazioni la Provincia deve perseguire ed educare alla sobrietà, diminuendo l’impronta ecologica, contenendo il consumo energetico, approvando un ecobilancio, accanto a quello finanziario. La Provincia deve diventare un “consumatore critico” favorendo nelle gare di appalto le imprese con certificazione sociale e ambientale, negando il patrocinio ad iniziative sponsorizzate da aziende che praticano politiche del lavoro e commerciali censurabili o poco trasparenti. Deve essere un “risparmiatore responsabile” affidando servizi di tesoreria provinciale solamente ad istituti bancari che non siano compromessi con il commercio internazionale di armi. Deve essere un “promotore della responsabilità sociale delle imprese”, favorendo con la formazione e il finanziamento una certificazione sociale e ambientale di impresa che risponda a seri modelli di controllo e verifica. Deve essere un “motore dei Distretti di Economia Solidale”, creando una città dell’economia solidale, impegnandosi a sostenere la cooperazione decentrata con aree del Sud del mondo, rispettandone l’autodeterminazione e promuovendo lo scambio culturale e commerciale (progetti di microcredito, commercio equo e solidale, turismo
responsabile).
La nostra proposta rimette al centro il ruolo del pubblico nella programmazione e nella gestione dei servizi, contro privatizzazioni e esternalizzazioni che non ne migliorano la qualità, lasciano campo libero alle dinamiche spontanee del mercato, all’azione dei poteri forti, favoriscono rapporti clientelari e illegalità, svalutano competenze e professionalità interne privilegiando l’uso di consulenze esterne.
2. PER UN GOVERNO DEMOCRATICO DEL TERRITORIO
Dopo anni di assenza di un forte ruolo programmatorio pubblico, la scelta del Presidente uscente e del PD di rinunciare all’approvazione del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, rappresenta una grave concessione alla politiche del centrodestra, ai cementificatori e ai poteri forti. Questa situazione impedisce una riqualificazione territoriale e ambientale, e non salvaguarda circa 1000 Kmq di aree agricole.
Noi siamo invece per un PTCP che ponga al centro dei suoi contenuti i seguenti obiettivi generali:
- una riqualificazione sociale ed ambientale di tutte le periferie urbane degradate e carenti di servizi pubblici ed attrezzature collettive, nel quadro di una valorizzazione delle identità storiche, culturali, economiche, naturali e paesaggistiche del locale, come alternativa alle forme
universali e de-territorializzate della globalizzazione tese ad omogeneizzare e distruggere ogni diversità;
- una ri-naturalizzazione del territorio e delle città ricercando un nuovo equilibrio ecologico tra le forme artificiali e le forme naturali, tra la superficie impermeabile e quella permeabile, con scelte di piano incentrate sul “consumo zero” del territorio, tese ad assicurare alla popolazione una migliore qualità dell’abitare, del lavorare, dello studiare, del muoversi e del divertirsi, in perfetta sintonia con la necessità di conservare il capitale naturale per le future generazioni;
- una pianificazione urbanistica attenta al contesto che valorizzi servizi, ma anche strutture con funzioni di pregio in zone degradate al fine di favorire la richiesta di una manodopera qualificata, a tutto vantaggio di un progresso culturale delle persone che vi lavorano e che in quel territorio vivono, così come in vista dell’Expo, l’offerta alberghiera sia commisurata al reale fabbisogno per non rischiare di costruire cattedrali nel deserto.
- Una valorizzazione, salvaguardia e potenziamento dei parchi locali di interesse sovracomunale (P.L.I.S.)
Parco Agricolo Sud Milano
Il Parco non è un vincolo, ma una grande opportunità da salvaguardare da mire espansive e speculative. Occorre una vera politica di rilancio del Parco Sud prevedendo interventi per il risanamento, manutenzione e tutela ambientale, anche come occasione per una nuova occupazione;
un programma di rilancio delle produzioni agricole, favorendo l’interscambio diretto produttoreconsumatore, per la creazione di una rete di economia solidale.
La non attuazione del PTCP, con i Piani di Cintura Urbana previsti e soprattutto con il Piano di Fruizione del Settore Agricolo, è un duro colpo al Parco Sud che impedisce e impedirà, se questi Piani verranno approvati attraverso l’istituto della Conferenza dei Servizi tra i soli Enti interessati, di definire un limite fisico al processo di continua urbanizzazione dell’area metropolitana milanese, penalizzando la qualità della vita dei cittadini.
Consumo zero del territorio e un’altra Expo 2015 Il modello proposto per l’Expo 2015 è fortemente penalizzante per il territorio e la Provincia. Esso viene considerato dalla Moratti e dai suoi sostenitori come “l’evento principe” intorno al quale realizzare un nuovo e rilevante sviluppo degli insediamenti e delle infrastrutture della mobilità, con effetti trainanti per tutta l’economia milanese. Insomma, un evento che vorrebbe fermare il declino lento ma inesorabile di Milano e della sua provincia attraverso la speculazione immobiliare fondata sull’appropriazione privata della rendita fondiaria urbana. Il bilancio tra costi e benefici per la popolazione pende pesantemente a vantaggio di pochi e a scapito di molti. Il progetto complessivo non è accettabile. Le strutture espositive devono essere localizzate nell’attuale Fiera di Rho-Pero e in altri spazi esistenti, senza cedere altro territorio agli immobiliaristi, ai quali, al termine della manifestazione, verrebbe concessa una premialità di
carattere chiaramente speculativo. Crisi e nuove emergenze sociali impongono la rinuncia ad ogni spreco di risorse economiche, da indirizzare invece alla riqualificazione ambientale, sociale e culturale delle città.
Idroscalo: un patrimonio pubblico per tutta la Provincia
Vogliamo che l’Idroscalo rimanga un grande patrimonio pubblico gestito e diretto dall’Amministrazione Provinciale e ci batteremo contro ogni ipotesi di privatizzazione ancorché mascherata. I 2,5 milioni di sportivi e frequentatori che oggi affollano l’Idroscalo ogni anno, dispongono di una risorsa unica nel contesto lombardo e nazionale e questo grazie a una scelta di programmazione sportiva, musicale e di eventi in grado di fare concorrenza ad ogni ente privato. L’Idroscalo è anche “una palestra a cielo aperto” grazie alla presenza delle associazioni sportive e delle federazioni ed in particolare al Consorzio tre sport (CSI, UISP e US Acli), esperienza unica in Italia, al quale deve essere riconfermata la gestione dell’area multisport e degli idrocamp estivi. Riteniamo necessario risolvere il problema dell’accessibilità all’Idroscalo, attraverso un piano di
viabilità e servizi pubblici. Da subito va istituita una navetta dall’Aeroporto di Linate e dalle vicine stazioni ferroviarie di Segrate e Pioltello.
3. NO AD ALTRE AUTOSTRADE, PIU’ TRASPORTO PUBBLICO SU FERRO
I livelli di congestione del traffico e dell’inquinamento dell’aria sono fra i principali problemi del nostro territorio, ai quali sono collegati problemi di ambiente, salute e sicurezza. La risposta del centrodestra e del nuovo centro sinistra di Penati, rispetto a crescenti e mutati bisogni
di mobilità, è orientata a una politica di realizzazione di grandi e costose infrastrutture e ha creato squilibri sociali ed ambientali insostenibili. In particolare, la filosofia di incrementare la realizzazione di nuove strade per decongestionare le esistenti, ha aggravato la situazione invece di risolverla. Noi proponiamo, una mobilità sostenibile e compatibile con l’ambiente e il territorio e ci battiamo per favorire il rilancio del sistema ferroviario metropolitano, il potenziamento del trasporto pubblico e accessibile su ferro attraverso l’ampliamento della rete delle  metropolitane e delle metrotranvie, a partire dalla realizzazione di un “anello del ferro” che colleghi i comuni della provincia, l’istituzione del biglietto unico e del sistema tariffario integrato per il trasporto metropolitano e urbano, la realizzazione di nuove piste e corsie ciclabili.
In particolare proponiamo le seguenti soluzioni efficaci:
- riqualificare e potenziare le linee ferroviarie esistenti separando quelle nazionali da quelle regionali e locali, trasformando queste ultime in un “servizio metropolitano” cadenzato, memorizzabile, frequente, diffuso e affidabile per tutto l’arco della giornata, specialmente per le persone “pendolari” per motivi di lavoro e di studio;
- promuovere l’attuazione di linee metropolitane extraurbane, anche “leggere” (metro-tranvie) per mettere in rete il maggior numero di quei Comuni che non sono serviti dalla ferrovia; linee collegate con stazioni ferroviarie e con le linee MM esistenti;
- promuovere interventi sulla rete stradale attuale tesi a separare il traffico veicolare locale da quello di attraversamento in prossimità delle città e a potenziare i collegamenti traversali tra i Comuni all’esterno di Milano, integrando e razionalizzando i sedimi di strade esistenti;
- approfondire il progetto MI-BICI della Provincia per la realizzazione di un sistema provinciale di percorsi ciclabili capace di collegare in rete i maggiori servizi pubblici, i centri storici, i principali luoghi di lavoro e di studio e il sistema dei parchi esistenti e in progetto.
La Provincia deve arrivare a ridurre su scala locale le emissioni di CO2 ed è fondamentale un ruolo di controllo e coordinamento dei Comuni per adottare delle politiche in questo settore di carattere preventivo. La risposta non può essere l’Ecopass della Moratti, che sempre più si dimostra una trovata propagandistica priva di efficacia se non quella di tassare ulteriormente i cittadini specie della Provincia. Siamo favorevoli invece a promuovere politiche che consentano ai cittadini di utilizzare mezzi pubblici non inquinanti rapidi ed efficienti e finalmente accessibili a tutti. La Provincia può trasformare il suo parco macchine con mezzi alimentati con combustibile non inquinante e completare la trasformazione degli impianti termici degli immobili di proprietà e delle scuole con combustibili meno inquinanti.
Riteniamo che sia anche possibile definire coi Comuni la concentrazione delle merci, destinate al sistema urbano milanese, in punti situati ai margini del sistema; merci da trasportare nei siti di destinazione interni all’area metropolitana con veicoli ecologici, gestiti da un apposito servizio pubblico a pagamento da parte dei destinatari.
È fondamentale che la Provincia di Milano assuma un ruolo di coordinamento dei Comuni per adottare delle politiche per: 
- la riduzione delle emissioni da traffico privato nelle aree urbane predisponendo corsie preferenziali per tutti i mezzi pubblici e per i taxi, dotando le strade di sedi protette per permettere la circolazione sicura della mobilità ciclabile con obbligo di posteggi per bici davanti
agli edifici pubblici e con sanzioni ai condomini che non prevedono spazio per posteggio bici, scoraggiando l’uso della moto (inquina come e più dell’auto) multando il posteggio sui marciapiedi, che impedisce spesso alle persone con disabilità la loro fruizione specie nelle periferie;
- sostituire tutti i mezzi pubblici alimentati a gasolio con mezzi alimentati a metano o a biogas;
- ridurre le emissioni da riscaldamento attuando una conversione degli impianti cominciando dagli edifici provinciali;
- eseguire la certificazione di efficienza energetica degli stabili pubblici realizzando opere di manutenzione al fine di ridurre le dispersioni termiche;
- dotare tutti gli edifici pubblici di pannelli fotovoltaici e di pannelli solari per autoprodurre energia rinnovabile;
- emettere tariffa unica per tutti i percorsi in metropolitana;
- istituire parcheggi in tutti gli ingressi per Milano con biglietto MM gratis per tutto il giorno a chi vi deposita l’auto;
- installare lampade a basso consumo negli uffici e far spegnere le insegne pubblicitarie durante la notte;
- invitare tutti gli operatori economici e commerciali a dichiarare i loro consumi, ad adottare politiche di risparmio energetico, a regolamentare l’uso dei condizionatori così come avviene per il riscaldamento (tempistiche e limiti di temperatura);
- sistemare le situazioni ancora presenti legate all’abbattimento di barriere architettoniche sia dell’ambiente fisico, sia degli edifici pubblici,sia dei mezzi di trasporto pubblico e privato;
- aumentare la sicurezza stradale su strade comunali e provinciali ( gli incidenti stradali sono la prima causa di morte fra la popolazione giovanile).
4. RIFIUTI ZERO: SI DEVE, SI PUÒ! NO A NUOVI INCENERITORI
La Provincia deve programmare un piano dei “RIFIUTI ZERO”, fondato sulle 5 R (Riduzione, Raccolta differenziata, Recupero, Riciclo, Riuso) e dire no a nuovi inceneritori; deve avviare e sostenere la realizzazione degli impianti di compostaggio per la produzione di compost di qualità a sostegno anche dell’agricoltura del Parco Sud. Dobbiamo passare dalla mentalità di “smaltire i rifiuti”, al principio di “recuperare le risorse” con
conseguente riduzione di utilizzo di risorse naturali e di energia per la produzione/trasformazione delle materie prime, riduzione di produzione di gas serra e aumento delle attività umane e quindi dei posti di lavoro. Occorre assumere responsabilità a livello industriale progettando e producendo prodotti riciclabili e recuperabili con il minor spreco possibile di risorse; responsabilità a livello di comunità: separare i
vari rifiuti, ossia effettuare la raccolta differenziata, per facilitare il riciclo e il loro recupero; responsabilità a livello politico. La Provincia di Milano può coordinare il lavoro dei Comuni con regole chiare e precise che impongano la raccolta differenziata, (anche per il Comune di Milano per quel che riguarda l’umido delle famiglie) il riciclo/recupero e indirizzino le attività di produzione verso prodotti riciclabili o recuperabili, con l’obiettivo generale di riduzione dei rifiuti destinati alla discarica o all’incenerimento.
Siamo quindi contrari alla logica di nuovi inceneritori che sono concettualmente e concretamente l’opposto di ciò che è necessario: massimizzano i rifiuti e bruciano anziché riciclare merci ad alto contenuto energetico (carta, legno, ecc.) sprecando in realtà energia. Non devono essere previsti nuovi inceneritori, discariche ed impianti di produzione CDR perché con una reale politica alternativa dei rifiuti gli attuali impianti di smaltimento risultano sufficienti per rispondere al fabbisogno della nostra Provincia.
 
5. PROTEGGIAMO I BENI COMUNI. ACQUA PUBBLICA
Noi contestiamo il dogma delle liberalizzazioni in quanto, concretamente, contrastano con l’esigenza di risparmiare risorse ambientali; contestiamo la mercificazione dei beni ambientali stessi, in quanto sono indispensabili alla vita e non sostituibili. Acqua, aria, territorio, energia e biodiversità sono beni comuni e a questi si deve garantire l’accesso per tutti, come garanzia per le generazioni future ed il mantenimento della loro riproducibilità come cicli. Pensiamo ad indicatori di qualità ambientali diversi da quelli economici.
Acqua bene comune e diritto umano In questi anni ci siamo battuti strenuamente contro la logica di privatizzazione dell’acqua pubblica.
La non costituzione di questa società, unica in grado di snellire gli sprechi dei tanti consigli di amministrazione e assicurare grandi investimenti infrastrutturali in grado di ammodernare la rete e ridurre gli sprechi, è una delle gravi responsabilità di Penati e del PD che ha governato la Provincia.
Continueremo a batterci contro la logica di privatizzazione dell’acqua pubblica e perché si tenga fede all’impegno di pervenire ad un’unica Azienda totalmente pubblica che riunisca in sé patrimonio, gestione ed erogazione del sistema idrico della provincia milanese entro il 31/12/2009, in grado di coordinarsi efficacemente con il sistema idrico integrato della città di Milano e delle provincie confinanti.
6. DIFENDIAMO LA SCUOLA PUBBLICA. RILANCIAMO LA CULTURA
La scuola pubblica, laica e democratica, la scuola della Costituzione, va difesa e valorizzata come una grande priorità. Contro ogni processo di privatizzazione e aziendalizzazione occorre affermarne il carattere pubblico per contrastare efficacemente le nuove disuguaglianze, per
costruire una società che garantisca pari opportunità e pari diritti a tutte e a tutti. Una scuola aperta al territorio che, attraverso la sinergia tra docenti curriculari di sostegno, studenti, genitori, istituzioni e associazioni, sappia rispondere alla sfida solidale, che ci sentiamo di assumere perché diventi la risorsa straordinaria su cui puntare per condividere un futuro comune.
Occorre incrementare la rete di accesso sia aumentando l’offerta di indirizzi di istituti scolastici, sia decentrando l’offerta formativa per ridurre il pendolarismo e l’abbandono scolastico. Occorre recuperare un diverso diritto allo studio, difendere il tempo pieno, combattere la dispersione
scolastica, sostenere il successo formativo, sconfiggere un analfabetismo di ritorno sempre più diffuso, sviluppare un’educazione critica ai linguaggi dei media, valorizzando le buone pratiche, fornendo risorse e strumenti necessari. Va infine completato l’impegno speso dalla Provincia in materia di edilizia e sicurezza scolastica, con l’impiego sempre più capillare di fonti di energia pulite e rinnovabili.
Il diritto alla cultura e alle culture come spazio di crescita , di ricerca, di promozione, inclusione e coesione sociale. La vita culturale di una città e di una provincia così come l’accessibilità alla sua fruizione da parte di tutti i cittadini sono uno dei requisiti della qualità urbana. e possono costituire un elemento importante di crescita e sviluppo anche economico.
La Provincia deve sviluppare il proprio ruolo di regia per valorizzare percorsi in tutti i campi in cui la cultura si esprime, essere precursore creativo attraverso un investimento progettuale coordinamento anche per la diffusione degli eventi. È urgente affiancare ai grandi eventi una rete di occasioni culturali perché le persone possano vivere il territorio incontrandosi in spazi di saperi e relazioni, dalle biblioteche, ai musei, ai teatri…in risposta a una solitudine sempre più diffusa. In questo campo la situazione attuale di Milano e provincia è contraddittoria, accanto alle esperienza di eccellenza di livello internazionale ed al fiorire di vitalità diffuse nel territorio, vi sono ancora – o forse dovremmo dire nuovamente – ampie fasce della popolazione che, per motivi diversi, hanno poche o nessuna possibilità di entrare in contatto con i luoghi di produzione e di offerta culturale. 
A Milano emergono anche produzioni culturali innovative e d’avanguardia ma spesso, in particolare quelle giovanili, non sono adeguatamente valorizzate, non trovano sbocchi per crescere ed in molti casi neppure spazi per potersi esprimere. La gestione delle risorse per la cultura dovrà essere allora molto accorta ed equamente ripartita tra quella che è stata considerata per anni la cultura “alta” ed i punti di eccellenza da un lato ed il sostegno alle iniziative culturali diffuse nel territorio, in particolare nelle periferie, che in una prospettiva di città metropolitana, devono diventare luoghi di produzione e di fruizione culturale.
7. SENZA LAVORO NON C’È DIGNITÀ, NON C’È FUTURO. LA PROVINCIA CONTRO LA CRISI
La crisi economica e finanziaria, colpisce drammaticamente la nostra provincia con una espansione della cassa integrazione e licenziamenti. Senza lavoro e protezione sociale non c’è dignità dell’individuo. Senza un lavoro per i giovani non c’è futuro. Ci battiamo contro ogni logica di
precarizzazione del lavoro.
La Provincia può orientare l’intervento pubblico verso uno sviluppo di qualità del lavoro, fondato sul riequilibrio tra le attività manifatturiere e quelle terziarie,favorendo la riconversione e l’innovazione ecologica dei processi produttivi e dei prodotti per assicurare nuove opportunità occupazionali in un ambiente sano, dentro e fuori i posti di lavoro.
La nostra azione sarà quella di concorrere per la massima espansione degli ammortizzatori sociali, includendo i precari e i settori non garantiti. In questo senso andrà l’azione per ottenere una legge che imponga alle multinazionali che lasciano il nostro territorio di accollarsi il costo per rioccupare i propri lavoratori. Ancora più strategica sarà l’azione di politica industriale per fare in modo che molte piccole e
medie imprese non scompaiano nella crisi. Promuoveremo l’estensione della legge Prodi Bis per le piccole imprese e la costituzione di un Fondo regionale di Garanzia per il Lavoro con il compito di sostenere finanziariamente i commissari pubblici nominati per evitare il fallimento di imprese in crisi. Il grande passo fatto in Provincia con la riconquista del ruolo pubblico attraverso l’istituzione dei Centri per l’Impiego, è stata una risposta positiva che consente di costruire un “sistema integrato” delle politiche del lavoro, della formazione, dell’istruzione. Va dunque confermata e razionalizzata l’integrazione dei servizi pubblici per l’impiego e per la formazione.
La Provincia di Milano, grazie al grande lavoro svolto in questi anni dalla sinistra, è oggi certamente un punto di riferimento per molti lavoratori e per i sindacati, che hanno potuto verificare come una Provincia possa essere un valido strumento per la difesa dei diritti del lavoro. Vogliamo che continui ad esserlo. Riteniamo che la Provincia debba prevedere forme di intervento straordinario per le diverse emergenze che caratterizzano la nostra vita, in particolare quelle che vivono i migranti, quelle legate al degrado delle periferie, ai fenomeni diffusi di emarginazione: anziani , minori, disabili, e, infine, all’emergenza casa e al carovita sempre più soffocante.
Un altro problema sempre più stringente nella nostra provincia è il carovita. Aumentano le persone e le famiglie vivono con difficoltà in virtù dei rincari massicci di beni, servizi, tasse e tariffe. Sempre più persone scivolano nella povertà. Anche per queste ragioni, a nostro avviso, è utile sostenere le realtà autorganizzate dei cittadini come i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) e GAP (Gruppi di Acquisto Popolare) portatori di nuovi stili di vita basati su consumo consapevole, maggior sobrietà e contro il consumismo esasperato imposto dai media e dalle multinazionali. Iniziative autogestite dai cittadini che possono essere valorizzate concedendo spazi pubblici per lo scambio delle merci. Il sostegno a queste iniziative è una risposta concreta non solo alla crisi, ma valorizza l’economia locale (utilizzo di alimenti e prodotti locali) e l’ambiente (prodotti a consumo zero dei trasporti). La Provincia in questo quadro potrà essere promotrice di un grande progetto di valorizzazione dell’agricoltura del Parco Sud, favorendo l’interscambio diretto tra i consumatori dei GAS e gli agricoltori, per la creazione di una forte rete di economia solidale.
Ci batteremo anche per favorire, di concerto coi Comuni, la nascita di luoghi atti al commercio con un paniere controllato e calmierato e per contributi economici distribuiti in modo continuativo e coordinato . Riteniamo anche si debbano prevedere forme di intervento straordinario per le diverse emergenze che limitano la possibilità di una vita dignitosa ad anziani, minori, disabili, migranti. Le periferie sono investite da un disagio abitativo che si aggiunge al degrado sociale e culturale che vivono molti quartieri di edilizia popolare. Il bisogno abitativo riguarda sempre più ampi strati di popolazione espulsi dalla città: non serve un’ulteriore cementificazione, ma promuovere un piano casa che privilegi l’affitto, forme di acquisto con riscatto, recupero di appartamenti e stabili vuoti. Urge anche promuovere una manutenzione puntuale dell’ edilizia residenziale pubblica lasciata in condizioni fatiscenti e poco sicure.
8. PER UNA CULTURA DEI DIRITTI, DELLA PACE E DELL’ACCOGLIENZA
Vogliamo un Provincia che promuova una cultura dei diritti, per tutte e tutti, indipendentemente da genere, età, orientamento sessuale e religione.
I bambini e le bambine sono i primi soggetti di diritti. Salute, scuola, gioco, spazi e luoghi pensati a loro misura sono gli indicatori di una qualità di vita a vantaggio di tutti. La Provincia s’impegnerà nell’incrementare i servizi (come è stato fatto in questi anni con la creazione di nuovi nidi), il cui accesso va sempre garantito e la frequenza sostenuta. I giovani protagonisti e partecipi nella costruzione del loro futuro vanno coinvolti direttamente nelle scelte che li riguardano. È indispensabile dare ulteriori risorse all’Osservatorio giovani e alla Consulta degli assessori alle politiche giovanili oltre che all’Ufficio Politiche giovanili e GIOLAB. Prolungare nel tempo la validità della carta giovani, strumento essenziale in questo periodo di crisi economica.
La difesa dei diritti passa anche attraverso l’applicazione della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, oggi legge dello stato: ci batteremo affinché sia applicata sia a livello nazionale che locale, e perché sia costituito il previsto Osservatorio per il monitoraggio della
Convenzione, con la presenza del movimento associativo delle persone con disabilità. Il nostro paese vive un pericoloso attacco alla laicità dello stato e ai diritti dei cittadini e delle cittadine per quanto riguarda i temi bioetici, il testamento biologico e l’autodeterminazione delle
donne. Ciò deve tradursi in un impegno per la difesa della legge 194 (interruzione volontaria della gravidanza) e per la cancellazione della legge 40 (procreazione medicalmente assistita). Siamo per la difesa dei valori di libertà di ogni donna e uomo. In relazione al movimento LGTQ (lesbiche, gay, transessuali e queer) sono da promuovere le iniziative rivolte alle scuole di ogni ordine e grado con l’obiettivo di superare pregiudizi e discriminazioni rispetto alle sessualità non omologate e da sostenere le associazioni presenti sul territorio che condividono questo obiettivi. La democrazia di genere riassume oggi più di ieri le esigenze di libertà e uguaglianza di una società emancipata dalle costrizioni religiose e patriarcali. Per un’amministrazione come la Provincia ciò si traduce anche in una rappresentanza equilibrata all’interno dell’istituzione, in scelte politiche che frenino la maggior esposizione delle donne alla disoccupazione e che realizzino un welfare
capace di dare risposte adeguate a difficoltà organizzative ed economiche. Si traduce nel mettere a disposizione una Casa delle Donne come sede adeguata ad ospitare un punto di vista alternativo alla visione patriarcale e sessista della società. Gli immigrati sono una risorsa e una speranza. Gli oltre centocinquantamila immigrati residenti nella nostra provincia, vivono una situazione di totale insicurezza del loro futuro, spesso sfruttati nel lavoro, alla mercè del caporalato e degli speculatori immobiliari. Sono vissuti come un problema di sicurezza e non come la grande opportunità per la nostra provincia, tenuto conto del ruolo determinante che garantiscono al PIL, alla natalità, a lavori socialmente utili. La battaglia per il diritto di cittadinanza, per l’inserimento sociale dei cittadini e cittadine migranti, per l’uscita dalla clandestinità, sarà il nostro obiettivo per far vivere in Provincia di Milano una nuova stagione dell’accoglienza, a partire dalla creazione di un apposito assessorato.
Dobbiamo rompere il corto circuito immigrati/sicurezza. La “vera sicurezza” è fatta di risanamento dei quartieri e periferie ridotte al degrado sempre più evidente, di capacità di dare risposte al bisogno casa dei cittadini italiani e migranti, di capacità di sostegno economico agli anziani sempre più soli e così abbandonati, di capacità di dare spazi aggregativi e sociali alle mille forme della cultura giovanile e dell’associazionismo. Combatteremo fuori e dentro le istituzioni ogni deriva razzista ed ogni spinta a emarginare e segregare, perché siamo forti dei nostri valori che sappiamo patrimonio della grande maggioranza dei cittadini.
Il diritto alla salute. La Provincia, pur non avendo deleghe specifiche nell’ambito della salute, può svolgere una azione di educazione e di prevenzione in alcune aree specifiche, ad esempio:
- per la tutela della salute dei lavoratori, attraverso un osservatorio provinciale degli infortuni e delle morti sul lavoro;
- per le politiche della salute legate all’immigrazione, soprattutto a favore delle donne e dei minori, e di tutti coloro che non hanno un permesso di soggiorno;
- per la prevenzione delle patologie legate all’ambiente (inquinamento di aria, acqua, suolo), sia attraverso politiche di controllo sovracomunali sia attraverso la costituzione di uno specifico osservatorio.
Lo sport come diritto di tutti e per tutti. Va incoraggiata la “domanda di sport” da parte dei cittadini ed allargato il più possibile il numero dei praticanti. L’attività motoria e sportiva, caratterizzata ormai come un nuovo bisogno sociale, deve essere uno dei punti strategici della
provincia in stretta collaborazione con i Comuni, le scuole, le associazioni e le società sportive, gli enti di promozione, le federazioni ed il Coni.
È uno strumento essenziale di educazione e di formazione (in particolare per i giovani) di socializzazione, di inclusione sociale, soprattutto per le persone con disabilità, contribuisce altresì al benessere e ad una migliore qualità della vita per tutti.
Occorre riaffermare il ruolo di primo piano della Provincia anche nel campo della pace e della cooperazione internazionale, riconfermando con forza la necessità di mantenere una struttura fondamentale come la Casa della Pace e uno strumento essenziale come il Fondo Provinciale
Milanese per la cooperazione internazionale. Occorre continuare a valorizzare l’enorme patrimonio di associazioni e organizzazioni pacifiste, ong, associazioni non profit, università, scuole e comunità migranti, per la promozione di una cultura di pace, del rispetto dei diritti umani, di un’attiva cittadinanza mondiale, del dialogo e della valorizzazione delle differenze.
9. LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, CONTROLLO DEGLI APPALTI
Anche in vista dell’Expo 2015, gravi sono sia i rischi derivanti dalle infiltrazioni mafiose,sia le risposte pubbliche che irridono il grido di allarme dei magistrati e della società civile. Vogliamo rappresentare le donne e gli uomini onesti, che non intendono soccombere a queste logiche. Per una vera azione di contrasto della criminalità organizzata e della ‘ndrangheta nell’economia milanese, occorre un impegno concreto delle istituzioni, a partire dal controllo sugli appalti pubblici e privati, per il rispetto della legalità, della trasparenza e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Anche per questo riteniamo necessario riconsegnare al Consiglio provinciale un ruolo di vigilanza e trasparenza a partire dal buon funzionamento della commissione sul rapporto tra Amministrazioni locali e criminalità, e dalla costituzione di un Osservatorio degli infortuni sul lavoro. È necessaria una diversa e democratica gestione delle società pubbliche della Provincia di Milano, perché forniscano servizi nell’interesse della cittadinanza e non siano preda di affaristi e speculatori. 
Noi proponiamo che la difesa e valorizzazione della funzione sociale dei servizi pubblici, sia il primo obiettivo dell’Ente Provincia di Milano e che il Consiglio Provinciale disponga di un’apposita e autonoma commissione che vigili sull’etica con cui le società vengono amministrate.
10. CITTÀ E CITTADINANZA METROPOLITANA
Pensiamo sia necessario un governo sovracomunale e intermedio tra Regione e Comuni, poiché è evidente l’esistenza di una dimensione di diritti e di cittadinanza connessi ad un territorio metropolitano, che ha gli stessi bisogni (il caso maggiormente evidente è rappresentato dalla
mobilità derivante dal pendolarismo interno alla stessa area) e che sulla base di questi riconosce la necessità di un istituzione comune e trasparente. Per questo riteniamo sia da superare l’ente Provincia attraverso la creazione vera della città metropolitana. Risultano infatti le funzioni espletate ad oggi dalla Provincia inadeguate al livello di governo atteso dai cittadini e necessario alla programmazione territoriale, rischiando di rivelarsi un inefficace centro di costo. La Città metropolitana, rispettosa dell’autonomia del singolo comune, deve essere dotata di poteri e di funzioni di programmazione, pianificazione, gestione di questioni e settori strategici a livello sovracomunale, quali la mobilità e trasporti, infrastrutture, rifiuti e fonti energetiche, riassetto idrogeologico, parchi. Compito della Città metropolitana è favorire lo sviluppo sostenibile, quindi policentrico e equilibrato dell’intera area e dei diversi centri urbani.
Per fare ciò è quindi necessario il superamento dell’ente Provincia, la scomposizione del comune di Milano in aggregati minori e più vicini ai cittadini (attuando un reale decentramento di alcune funzione e delegandone altre all’ente metropolitano), prevedendo infine per il nuovo ente
metropolitano nuovi organi di partecipazione civica e il più ampio spazio al controllo democratico operato direttamente dalle cittadine e dai cittadini. L’iter riformatore deve avere tempi certi, con una prima tappa certa nel 2011, anno delle elezioni amministrative di Milano.
Giovedì, 23 Aprile, 2009 - 11:31

Se la maggioranza è tiranna

Se la maggioranza è tiranna
Nadia Urbinati - la Repubblica  -  23-04-2009

Le democrazie si reggono sul consenso. La formazione del giudizio politico dal quale si sviluppa il consenso è per questo una parte essenziale della legittimità democratica, la quale non è circoscritta alle regole attraverso le quali si prendono decisioni. C´è un´altra parte che compone la legittimità, che è informale, non direttamente traducibile in legge e che, per questa ragione, è stata chiamata soft power: l´opinione. La democrazia vive di una tensione sana e necessaria tra il potere costituito o istituzionale (regole e procedure) e il potere in formazione o extra-istituzionale che è la politica in senso lato o il giudizio pubblico. Non è irragionevole pensare alla democrazia come a un ordine politico che si regge su un disaccordo permanente tra legittimità istituzionale e fiducia dei cittadini. Il grado di disaccordo tra questi due livelli varia ma non si dà mai, né può darsi mai, una coincidenza tra la volontà di chi fa le leggi e prende le decisioni e chi giudica. Provare a risolvere il disaccordo o cercare di stabilire omogeneità è una tentazione pericolosa anche se mai completamente domata. Le tirannie, i fascismi, i populismi sono stati e sono il segno che questa tentazione è stata perseguita e ha avuto successo. Il potere non ama essere criticato e nemmeno controllato: identifica l´informazione come un´intrusione e addirittura una critica. Le democrazie costituzionali sono parte di questa storia, anche se sono dotate di norme che in teoria dovrebbero renderle più immuni a quegli esiti funesti.
Alcune costituzioni sono più attrezzate di altre. L´articolo 5 della Costituzione tedesca dichiara che «ognuno ha diritto di esprimere e diffondere liberamente le sue opinioni e di informarsi senza impedimento da fonti accessibili a tutti». La nostra Costituzione non è altrettanto esplicita, ma l´evoluzione della nostra giurisprudenza è andata nella direzione dell´affermazione della libertà di informazione, sia come libertà di esprimere opinioni che come diritto a essere informati (una libertà che leggi improvvide hanno vanificato permettendo la formazione di fatto di un sistema di monopolio privato dell´informazione).
Quella dell´opinione è una libertà complessa perché mette in campo non soltanto la libertà di raccogliere e divulgare informazioni, ma anche quella di criticare comportamenti, fatti e idee. La garanzia della libertà di espressione è naturalmente importante quando si tratta di idee che possono non piacere alla maggioranza. I diritti sono baluardi protettivi per chi non ha dalla sua il potere: che la maggioranza rivendichi il diritto di parola è semplicemente un assurdo, un rovesciamento delle parti.
L´informazione mette in atto due forme di libertà: quella civile o dell´individuo e quella politica o del cittadino. E sta insieme a controllo e a formazione dell´opinione: abbiamo bisogno di sapere per poterci formare un´opinione e decidere; e abbiamo bisogno di sapere per controllare chi decide. L´informazione è un bene pubblico dunque come la libertà e il diritto (e come libertà e diritto non è a discrezione della maggioranza). È soprattutto un bene che ci consente di avere altri beni: per esempio, un governo che faccia buone leggi o che non sia corrotto (l´informazione rivela l´errore e smaschera la disonestà). L´informazione fa parte perciò dell´onorata tradizione dei poteri negativi o di controllo, anche se la sua è un´influenza solo indiretta e informale. Senza questo controllo le democrazie non vivono. Le regole del gioco non sono tutta l´opera della democrazia. Giornali, televisioni, sistemi informativi elettronici: tutto questo fa parte del modo con il quale il gioco democratico è giuocato.
Scriveva Alexis de Tocqueville che senza contropoteri istituzionali e extraistituzionali la società rischia fatalmente di identificarsi con l´opinione della maggioranza, di parlare con una voce sola, di essere omogenea nei gusti e nei valori; di essere in una parola una nuova forma di dispotismo. Ma il dispotismo democratico del quale parlava Tocqueville cresceva come per un´innata forza delle cose, non per la volontà di qualcuno. Era la logica stessa dell´opinione pubblica a generare omogeneità di vedute e docilità. L´Italia non sembra rientrare in questo caso perché da noi la manipolazione dell´informazione è un fatto scientemente perpetrato e voluto; è l´esito della responsabilità di qualcuno. La nostra assomiglia per questo a una democrazia populista (e la proposta di riforma costituzionale in senso presidenzialista va in questa direzione). Ma con questa importante novità: poiché usa il sistema mediatico e non quello della propaganda di partito o della repressione, l´esito che favorisce non è alla fine diverso da quello descritto da Tocqueville. Se avrà successo, per esercitare un dominio incontrastato , la maggioranza non avrà bisogno di sospendere i diritti politici. L´opinione parlerà con una voce sola e le poche voci di dissenso saranno come voci nel deserto.

Martedì, 18 Novembre, 2008 - 15:33

Operazione trasparenza votazioni a Montecitorio

Operazione trasparenza votazioni a Montecitorio.
Da oggi, 18 novembre 2008, è possibile vedere online a quante votazioni hanno partecipato i deputati, col totale delle presenze e delle assenze alle votazioni.
Non è ancora possibile, però, vedere la  partecipazione dei deputati ai lavori parlamentari, in commissione e in seduta plenaria!
Fate circolare la notizia affinché i cittadini sappiano che, sebbene non sono ancora in grado di verificare quanto lavorano i deputati partecipando allesedute delle commissioni, possono almeno controllare se ci vanno per votare!!!

Antonella Fachin


ROMA - Operazione trasparenza alla Camera: da oggi 18 novembre è possibile verificare online le presenze al voto dei deputati direttamente sul sito della Camera. I dati sono registrati automaticamente dal sistema informatico dell'Aula nel corso delle votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico. Si possono così controllare direttamente via computer eventuali fannulloni o assenteisti più o meno cronici. I dati non evidenziano però se la mancata partecipazione al voto sia motivata o meno: dovuta cioè a malattia o ad altre cause giustificate.

Sul sito sono consultabili i dati relativi all'intera legislatura e fino all'ultima seduta. La consultazione è libera e aperta a tutti: basta entrare nella sezione "Deputati" e cliccare sul menù di sinistra "Come hanno votato" per avere le informazioni richieste, aggiornate su base mensile, in modo da rendere i cittadini più partecipi e in grado di controllare l'attività dei loro rappresentanti a Montecitorio con un clic.
http://www.camera.it/deputatism/21969/21970/21972/documentotesto.asp?tipo=incrementale&elenco=i_200811_ga

La nuova sezione si affianca a quella, da tempo presente, sulle votazioni finali dei deputati nei singoli provvedimenti.


Si tratta, spiega una nota della Camera, di un ulteriore elemento di trasparenza sull'attività di Montecitorio e risponde ad una richiesta avanzata da più parti alla quale hanno voluto dare una risposta la presidenza, i questori e l'ufficio di presidenza della Camera.

Speriamo che a breve sia visibile on line anche la partecipazione dei deputati ai lavori delle commissioni e dell'aula!

Partecipazione al voto

La partecipazione al voto risulta direttamente dai dati registrati dal sistema di voto dell'Aula di Montecitorio nel corso delle votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico.
Ai fini della partecipazione al voto ogni deputato si intende presente se ha votato o se collocato in missione ai sensi dell'art. 46, comma 2, del Regolamento della Camera. I dati del sistema di voto non evidenziano quando la mancata partecipazione alle votazioni sia dovuta a malattie o altre cause giustificate.
I dati pubblicati sono aggiornati con cadenza mensile dall'inizio della corrente legislatura (29 Aprile 2008).

Art. 46

1. Le deliberazioni dell'Assemblea e delle Commissioni in sede legislativa non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti. Per le deliberazioni delle Commissioni in sede diversa da quella legislativa è sufficiente la presenza di un quarto dei loro componenti.

2. I deputati che sono impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede o, se membri del Governo, per ragioni del loro ufficio, sono computati come presenti per fissare il numero legale.

3. Nelle votazioni per la cui validità è necessaria la constatazione del numero legale, i deputati presenti, i quali, prima che si dia inizio alla votazione, abbiano dichiarato di astenersi sono computati ai fini del numero legale.

4. La Presidenza non è obbligata a verificare se l'Assemblea o la Commissione sia, oppure no, in numero legale per deliberare, se non quando ciò sia richiesto rispettivamente da venti o quattro deputati e l'Assemblea o la Commissione stia per procedere ad una votazione per alzata di mano (*) .

5. Non può essere chiesta la verifica del numero legale prima dell'approvazione del processo verbale, né in occasione di votazioni che si debbano fare per alzata di mano per espressa disposizione del Regolamento.

6. I firmatari di una richiesta di votazione qualificata, così come i richiedenti la verifica del numero legale, sono sempre considerati presenti agli effetti del numero legale.

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