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Venerdì, 24 Dicembre, 2010 - 12:22

ANPI: basta con gli attacchi alla Magistratura e alla Corte Costituzionale!

COMUNICATO  DELL’ANPI PROVINCIALE DI MILANO
Siamo profondamente indignati per i continui, violenti, volgari attacchi alla Magistratura ed alla Corte Costituzionale. Evidentemente, c’è chi vuole disconoscere princìpi e valori fondamentali della Costituzione, come la divisione dei poteri, l’autonomia e indipendenza della Magistratura, la funzione di garanzia della Corte Costituzionale, il rispetto dovuto alle istituzioni.
E’ una campagna vergognosa, condotta in prima persona da esponenti del Governo, per denigrare e delegittimare organi fondamentali di garanzia come la Magistratura e la Corte Costituzionale.
Un attacco del genere – che non ha nulla a che fare con la critica lecita – non colpisce solo i Magistrati, ma investe l’intero sistema costituzionale, e mette a repentaglio i diritti dei cittadini e la stessa convivenza civile, quale si addice ad uno Stato democratico.
Non si tratta solo, come pure è doveroso, di esprimere solidarietà alla Magistratura ed alla Corte Costituzionale, ma di riaffermare princìpi fondamentali, nell’interesse prima di tutto dei cittadini, di ribadire che i Magistrati e gli organismi di garanzia devono operare senza insulti, pressioni e intimidazioni, di riaffermare il dovere di tutti di rispettare le regole e il diritto, ugualmente di tutti, a vederle pienamente osservate.
L’ANPI trasmetterà questo comunicato, oltreché ai propri iscritti, agli organi rappresentativi della Magistratura milanese, riservandosi di individuare – d’intesa con i medesimi – le forme ed i modi più efficaci per illustrare ai cittadini la situazione reale della giustizia e per riaffermare i più volte ricordati princìpi di fondo del nostro sistema costituzionale, pretendendone l’assoluto rispetto.
Milano 24 dicembre 2010
                                                                                     Il Presidente
                                                                                     Carlo Smuraglia

Mercoledì, 22 Dicembre, 2010 - 23:02

22 dicembre 1947: 63 anni fa veniva approvata la nostra costituzione: evviva!

 OGGI, 63 ANNI FA - APPROVATA LA COSTITUZIONE ITALIANA

Nella seduta del 22 dicembre del 1947 l'Assemblea costituente, investita del compito di redigere la Costituzione, ne approva il testo definitivo che entrerà in vigore dal 1° gennaio 1948. Il testo si compone di 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali.


Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei (26 gennaio 1955) - parte 1di3
Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei (26 gennaio 1955) - parte 2di3
Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei (26 gennaio 1955) - parte 3di3
 
Lunedì, 19 Luglio, 2010 - 09:51

A 100 passi dal Duomo

Oggi il Sindaco Letizia Brichetto Moratti inaugura i giardinetti di via B. Marcello alla memoria di Falcone e Borsellino (peraltro lasciati soli nella loro lotta alla mafia) ...

Vista l'azione provocatoria che un sindaco leghista fece mesi fa nei confronti di un altro eroe dell'antimafia, PEPPINO IMPASTATO, si dovrebbe onorare degnamente anche la sua memoria, dato che -nonostante il silenzio del Sindaco e del Prefetto Lombardi, le criminalità organizzate sono là dove "girano" i soldi e l'economia e quindi... sono a 100 passi dal Duomo!!!

Spero che i magistrati di Milano e Provincia non siano lasciati soli, né dalle istituzioni, né dalla società civile, dalla gente.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin

Lunedì, 19 Luglio, 2010 - 09:04

Amicizia al campo rom di via Rubattino per abbattere i muri

L’articolo si conclude con una domanda: “Perché noi con qualche bottiglia di vino, il nostro tempo e la nostra passione riusciamo a garantire ad alcuni Rom un lavoro e il comune con 12 milioni di euro riesce solo a costruire muri contro l'integrazione e a distruggere il poco che hanno? Aiutateci ad avere delle risposte”.
12 milioni di euro, ma ci rendiamo conto dell’enormità buttata via in maniera inconcludente?!?!? E’ una scelta insensata, perseguita senza ragioni di buon senso, ma solo per motivi ideologici… e i fatti lo dimostrano.
Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin
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Da redattore sociale
ROM/SINTI

Amicizia al campo rom di via Rubattino per abbattere i muri

Paola e Milena, madre e figlia di Milano, dal novembre 2009 amiche dei rom dell'ex campo nomadi di via Rubattino, con i quali hanno avviato il progetto del vino R.o.m.
MILANO – Storia di un'amicizia. Quella di Milena e Paola, madre e figlia di Milano, da novembre 2009 amiche dei bambini rom del campo nomadi di via Rubattino e delle loro famiglie con le quali, oltre a costruire un profondo legame di affetto e vicinanza, hanno avviato il progetto lavorativo del vino R.o.m. (Rosso di origine migrante, vedi lancio del 10 marzo 2010). Un rapporto speciale, che hanno deciso di raccontare in una lettera ad alcune testate giornalistiche, tra cui l'agenzia Redattore Sociale.
 
“È da settimane che pensiamo di scrivere questa lettera, ma non è facile mettere per iscritto le sensazioni e i rapporti creati in questi ultimi sei mesi”, dicono madre e figlia: la prima lavora in un grande gruppo editoriale, la seconda è studentessa in un liceo delle scienze sociali. “Abbiamo iniziato ad interessarci dei problemi dei bambini sgomberati nel novembre 2009 dal campo Nomadi di Rubattino -dicono-: dopo poco abbiamo iniziato a darci da fare in prima persona, a conoscere, stimare e voler bene a queste persone”, che vogliono elencare per nome “Garofizia, Annamaria, Cristian, Eliza, Alina, Cristina e molti altri ancora”. Un impegno, “ma forse è meglio chiamarla passione -dicono- che ci ha molto unite nonostante ognuna si sia trovata a vivere questa esperienza in modo diverso.
 
Milena, la mamma, si è molto impegnata nel seguire il progetto del vino R.o.m. che ha permesso ad alcuni di loro di inserirsi nel mondo del lavoro e di trovare una sistemazione stabile e una casa. Ai più piccoli si è invece appassionata molto Paola, che ha iniziato a conoscerli, giocarci ed aiutarli  con le docce. “Cose pratiche sicuramente importanti -dicono madre e figlia- ma quello che ci sta più a cuore è il rapporto che abbiamo creato con loro, fatto di aiuto reciproco ma anche di chiacchierate, scherzi, abbracci, risate e pomeriggi passati insieme”. E allora è bello “vedersi correre incontro una bambina che, nonostante la difficoltà della sua vita, è ancora capace di ridere e di affezionarsi, capendo che non tutte le persone che ha intorno sono cattive e indifferenti come quelle che ogni pochi mesi le tolgono la sua piccola baracca” oppure “trovarsi a bere un caffè dopo aver scaricato casse e casse di vino con un ragazzo a cui si è riusciti a trovare un lavoro e sentirlo parlare con un emozione indescrivibile di ciò che gli stanno insegnando e di quanto sia fiero di riuscire a garantire con i suoi sforzi una 'vita normale' alla sua famiglia”.
 
Infine, una domanda: “Perché noi con qualche bottiglia di vino, il nostro tempo e la nostra passione riusciamo a garantire ad alcuni Rom un lavoro e il comune con 12 milioni di euro riesce solo a costruire muri contro l'integrazione e a distruggere il poco che hanno? Aiutateci ad avere delle risposte”.
(ar)
© Copyright Redattore Sociale
Giovedì, 15 Luglio, 2010 - 12:10

Gli arresti di Milano e l'indifferenza della Moratti

Sul sito di Nuova società (il settimanale che esce tutti i giorni) diretto da Diego Novelli è possibile leggere l'intervista di Davide Pelanda a Basilio Rizzo dal titolo "Gli arresti di Milano e l'indifferenza della Moratti".
Per comodità riporto sia il link che l'articolo.
http://www.nuovasocieta.it/interviste/6762-gli-arresti-di-milano-e-lindifferenza-della-moratti.html

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
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NuovaSocietà

Diretto da Diego Novelli
Thursday, Jul 15th
 
Gli arresti di Milano e l'indifferenza della Moratti
Mercoledì 14 Luglio 2010 14:55
di Davide Pelanda
 
Mentre arrestavano le 300 persone appartenenti alle cosche della 'ndrangheta a Milano, il caso ha voluto che si tenesse una seduta fiume dell'assise comunale. Proprio mentre uscivano queste prime notizie sui giornali, abbiamo sentito dalla viva voce di Basilio Rizzo, consigliere di minoranza del gruppo "Uniti Con Dario Fo", come è stata vissuta in quelle mura la vicenda.
Rizzo, voi che eravate in una seduta del Consiglio comunale mentre venivano catturati parecchi esponenti della criminalità organizzata calabrese a Milano ed in Lombardia, che reazione c'è stata da parte della maggioranza e del sindaco?
«Debbo dire che c'è stata una sorprendente disattenzione, almeno formale, nei confronti di questo avvenimento. Nei colloqui privati, invece, si percepiva una certa preoccupazione, soprattutto nei molti rappresentanti del Popolo delle Libertà: l'autorevolezza dei magistrati protagonisti delle indagini non lasciano molti margini di dubbio sulla situazione»
E il sindaco Moratti cosa ha detto?
«Il sindaco non è assolutamente intervenuto sulla questione, non è venuto nemmeno a votare la fase definitiva del Piano di Governo del territorio. Si è solamente seduta per qualche attimo al suo posto nel primo pomeriggio, poi è andata via e non l'abbiamo più rivista»
Ma era tesa, sembrava agitata?
«Imperturbabile. Disattenta, se vogliamo dire»
Il fatto però che il prefetto qualche tempo fa avesse detto che a Milano e in Lombardia il problema mafia non esisteva, adesso come la mettiamo?
«Penso che si debba ricredere molto. Il fatto che l'inchiesta la si sta costruendo da almeno un paio d'anni, vuol dire che c'è stata una sottovalutazione da parte di chi doveva controllare su queste infiltrazioni. Già due anni fa il nostro Gruppo organizzò un dibattito in ricordo di Peppino Impastato, nel quale denunciammo le connivenze, i pericoli e le condizioni materiali attraverso le quali si poteva sviluppare il fenomeno mafioso, in particolare della 'ndrangheta. Quello scoppiato oggi è per noi è una conferma dei dubbi e sospetti che avevamo. E' chiaro gli strumenti di indagine della magistratura sono superiori ai nostri: ma chiunque sia attento a queste tematiche sapeva dell'esistenza del fenomeno»
Ma allora ha ancora senso secondo lei fare questo EXPO 2015 a Milano? A cosa serve? Qualcuno dice addirittura di spostarlo e di lasciar perdere.
«L'EXPO non è una grande risorsa per il Comune di Milano. E la 'ndrangheta nella sua brutalità ha capito perfettamente ciò che è: vale a dire una torta sostanziosa di denari pubblici da distribuire in appalti. Ha colto l'essenza!
L'EXPO era stata all'origine presentata come una imbellettata di una grande proposta politica di rappresentanza e sviluppo della città su di un tema importante. In realtà essa è stata ridotta alla sua realtà profonda: e cioè c'erano, ci sono e ci saranno tanti denari pubblici concentrati nella nostra città!
Attorno a questo banchetto che si voleva imbastire, c'erano molti che volevano sedersi, i politici in prima persona! Tant'è che la vicenda della società EXPO è stata una corsa alla conquista di poltrone di controllo e dei finanziamenti in arrivo.
L'efficace traduzione dell'inchiesta della magistratura è il tentativo, da parte della criminalità organizzata, di mettere le mani sulle possibili ricadute economiche dell'EXPO. Un fatto drammatico!
La mia obiezione all'EXPO rimanda al modo di costruire questo evento: si è dimostrato di non essere impermeabile a queste penetrazioni in quanto rionducibile ad una grande spesa di denaro pubblico e non a una impresa di valore ideale, culturale e sociale come avrebbe dovuto in origine essere».
Ricordiamo che la scelta di Milano per fare l'EXPO 2015 deriva dal Governo Prodi e dal centrosinistra.
«Prodi non poteva far nulla che sostenerla. Credo che Prodi abbia fatto una scelta obbligata e leale. Non poteva dire di no perché altrimenti si diceva che era per invidia politica. A suo tempo dissi – e credo che i fatti riconfermino le mie parole – che il fatto di pensare che le poche risorse a disposizione dello Stato e i sacrifici di tutto il Paese venissero concentrati nella zona più ricca del Paese stesso non era una cosa facile da spiegare alla popolazione. A maggior ragione non lo è oggi.
Credo che qualche riflessione bisogna farla anche su che cos'è questo Comitato dell'EXPO: è un gruppo di notabili che vivono di questo, che hanno in mano l'assegnazione dell'evento, funziona come il Comitato Olimpico, cioè vive se l'evento si fa, altrimenti non esiste più, lo si scioglie».
Ma personaggi come, ad esempio, Lucio Stanca che se n'è andato dalla poltrona di comando dell'EXPO 2015 di Milano, che cosa hanno combinato in questo periodo di permanenza?
«Hanno speso molti soldi di ordinaria amministrazione e basta. Credo che quello che è stato lasciato, e che ci farà fare brutta figura per il mondo, siano le grandi promesse che abbiamo sparso per il mondo e che non siamo in grado più di onorare. Tutti questi nodi verranno prima o poi al pettine. Facciamo iniziative palesemente clientelari! A Milano, ad esempio, abbiamo costruito la "Casa della Colombia" che non so a che cosa serva. Sì, certo, in questo momento abbiamo molti studenti – ed è una esperienza positiva – venuti per fare vari stage a spese del Comune. Ed io immagino che siano i figli delle caste di quei Paesi che ci chiedono questo in cambio dell'EXPO. Addirittura ci si vergogna di dire "abbiamo dato il voto a Milano in cambio di... " ».
Che cosa ritorna, in questa situazione odierna, della "Milano da bere" di epoca craxiana, della tangentopoli di quella stagione?
«Beh, il ritorno dei faccendieri che si sono nascosti ma che hanno continuato ad esistere! E poi una sorta di atteggiamento di impudenza e la pretesa di essere intoccabili. Così si è andati avanti nella convinzione che basta magari accusare la magistratura, denigrarla e fargli perdere per così dire prestigio per risolvere i problemi e buttarla in politica. Il tutto supportato dalla classica frase "questo è un attacco della magistratura politicizzata".
In realtà, invece, è il rifiuto di qualsiasi strumento di controllo, si vuole una politica sciolta da qualsiasi vincolo di legge, vale a dire la pretesa di poter fare tutto ciò che si vuole. E' questo il tratto caratteristico! Io dico che è avvenuta una mutazione che chiamo per così dire genetica: oramai non si pagano più le tangenti in denaro ma si pagano in consulenze, in incarichi e lavori. L'evoluzione darwiniana ha portato al fatto che tu assumi i tuoi fiduciari a spese della collettività, gli dai le consulenze e così recuperi il denaro pubblico portandolo poi alla tua corte»
Chi è che, secondo lei, ha fronteggiato e vuole fronteggiare ancora in maniera critica, oltre alla magistratura, questa situazione di malaffare e di corruzione della politica milanese? Forse il cardinal Dionigi Tettamanzi e tutta la Chiesa ambrosiana che più volte è intervenuto criticando la politica di accoglienza e di sviluppo della città di Milano? Oppure c'è rimasta solo la speranza e fiducia nella magistratura?
«Tettamanzi ha questo straordinario valore di richiamare ai valori della solidarietà, di pensare agli ultimi e non ai primi. Il suo Magistero ha sempre posto l'accento sul fatto che la politica debba rispondere a criteri di correttezza.
Credo però che la chiave di volta sia l'indignazione come fu nel 1992, una ribellione della società: vedo però che la sua crescita viene scientificamente contrastata con operazioni contro la magistratura per seminare discredito nei confronti di chi potrebbe essere l'elemento di catalizzazione dell'indignazione dei cittadini.
Se il potere è malato, "in cascata" anche una parte della società è infetta. Allora si cerca di far leva su di un fronte dei nemici dei controlli, dei nemici della magistratura, perché se intercettano me intercettano anche te... Non è che si possa sperare di fermare i magistrati, ma si fanno barriere frangiflutti per cercare di reggere lo scontro»
Per quanto riguarda la vostra presenza in consiglio comunale a Milano, come minoranza avete vinto qualche battaglia, oppure vi sentite sconfitti e siete fiduciosi solo nella magistratura?
«Io ragiono così: la politica deve sempre sperare di arrivare prima della magistratura. C'è una separazione profonda perché ci sono degli atti che la magistratura non può perseguire ma che sono, come dire, meritevoli di discredito sociale. Se io, ad esempio, assumo dei miei amici negli incarichi pubblici, forse i magistrati non riescono a dimostrare che è un reato, però sono meritevole di sanzione ideale. In tal senso noi abbiamo sempre agito. E dei risultati li abbiamo ottenuti come il fatto che la Corte dei Conti abbia condannato il sindaco per certe cose.
Per esempio Formigoni, presidente della Regione Lombardia, che controlla l'Ente Fiera di Milano, ha pensato di comprare i terreni con i soldi pubblici della Regione, nell'ordine di qualche centinaio di milioni di euro. In questa maniera finanzia e porta soldi della collettività nel suo "feudo" privato. In questo siamo riusciti a far schierare la Regione e la Provincia in mano al Popolo delle Libertà che non vogliono comperare quelle aree, ma farsele solo imprestare per l'EXPO»

Venerdì, 4 Giugno, 2010 - 10:59

OGGI 4 giugno: A FIANCO DELLA FREEDOM FLOTILLA, giornata di mobilitazione nazionale

VENERDI’ 4 GIUGNO
GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

MANIFESTAZIONE A MILANO
 ORE 17,30 IN PIAZZA SAN BABILA

A FIANCO DELLA FREEDOM FLOTILLA
SCENDIAMO IN PIAZZA
CONTRO I CRIMINI ISRAELIANI

All’alba del 31 maggio la Marina militare israeliana ha attaccato in acque internazionali le navi della Freedom Flotilla che, con 10.000 tonnellate di aiuti umanitari e circa 700 attivisti internazionali a bordo, si dirigevano verso le coste di Gaza. L’assalto ha provocato una strage tra gli internazionali, decine di feriti e il sequestro degli attivisti; a diverse ore dall’attacco non si hanno ancora notizie sulle loro condizioni, se non che sono ancora rinchiusi nelle prigioni israeliane del deserto del Neghev. 
Con l’arrembaggio delle navi della Freedom Flotilla, cariche di civili, armati unicamente della loro solidarietà alla popolazione palestinese di Gaza da tre anni sotto embargo, Israele ha compiuto un vero e proprio atto di pirateria e di palese violazione del diritto internazionale. Come durante l’operazione Piombo Fuso, che a cavallo tra il 2008 e il 2009 ha provocato l’uccisione di oltre 1.400 palestinesi di Gaza e il ferimento di oltre 5.000, lo Stato di Israele continua a ritenersi sollevato da ogni regola del diritto internazionale, fino a compiere atti di terrorismo di Stato come quello che ha violentemente bloccato le imbarcazioni della Freedom Flotilla.
Nel nostro paese, come in tutto il mondo, tante manifestazioni hanno espresso una determinata protesta contro l’arroganza e la violenza militare israeliana e contro l’atteggiamento di una comunità internazionale che continua a rendersi complice garantendo l’impunità ai crimini di un paese ancora una volta immune da atti concreti di condanna delle sue politiche. Continueremo a scendere in piazza e invitiamo alla mobilitazione in tutte le città italiane finché tutti gli attivisti internazionali sequestrati da Israele non saranno liberati. 
Israele non può rimanere impunita
Basta con il blocco di Gaza
Basta con l’occupazione

Comunità palestinese della Lombardia; Associazione dei palestinesi in Italia;
Reti milanesi di solidarietà con la Palestina

Sabato, 29 Maggio, 2010 - 21:34

Consiglio regionale: Per Ponzoni accuse pesantissime

25 maggio 2010

Per Ponzoni accuse pesantissime

Occorre tutelare il Consiglio Regionale
 
Dopo l'indagine per concorso in bancarotta aperta a suo carico nell'ambito dell'inchiesta sulla bonifica di Santa Giulia, oggi notizie di stampa gettano nuove ombre inquietanti sull'ex assessore regionale, ora segretario del Consiglio, Massimo Ponzoni.

Per quanto ci riguarda, attendiamo l'esito dell'inchiesta. Ma riteniamo anche che occorra immediatamente tutelare la credibilità dell'istituzione regionale, di fronte ad accuse gravissime.

Il reato ipotizzato sarebbe infatti quello di corruzione e l'indagine farebbe addirittura capo al pool antimafia di Milano. Sullo sfondo la presenza dei clan della ‘ndrangheta in Brianza. E, accanto a Ponzoni, il presunto coinvolgimento di Rosario Perri, a suo tempo nominato da Formigoni commissario del Parco delle Groane e oggi assessore provinciale a Monza.

Chiediamo quindi che Massimo Ponzoni e il Pdl facciano subito chiarezza, assumendosi la responsabilità politica della situazione, perché far parte di un organo di garanzia come l'Ufficio di Presidenza e avere pendenze giudiziarie di tale peso appare, agli occhi di chiunque, del tutto incompatibile.

Giovedì, 29 Aprile, 2010 - 23:31

AMNESTY lancia campagna per adozione nuova direttiva europea ANTIDISCRIMINAZIONE

COMUNICATO STAMPA  
CS42-2010

AMNESTY INTERNATIONAL LANCIA UNA CAMPAGNA PER L’ADOZIONE DELLA NUOVA DIRETTIVA ANTIDISCRIMINAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA

Amnesty International ha lanciato oggi una campagna per l’adozione della nuova Direttiva antidiscriminazione, proposta dalla Commissione europea nel luglio 2008. La campagna dell’organizzazione per i diritti umani sara’ indirizzata al governo della Germania, che sta attualmente bloccando l’adozione del testo, in vista del Consiglio per l’occupazione e le
politiche sociali che si riunira’ il 7 giugno.

La nuova direttiva, se adottata, realizzerebbe il principio dell’uguaglianza di trattamento per tutte le persone all’interno
dell’Unione europea (Ue), al di la’ di quanto gia’ stabilito in materia d’impiego, colmando le lacune del quadro legale europeo
antidiscriminazione. La norma proibirebbe la discriminazione per motivi di religione e credo, disabilita’, eta’ e orientamento sessuale in settori quali la sicurezza sociale, l’assistenza medica, l’educazione e l’alloggio. La proposta e’ stata bloccata dalla Germania all’interno del Consiglio dell’Ue, nonostante Spagna e Svezia (attuale e precedente presidenza di turno) avessero fatto della sua adozione una priorita’.

‘E’ un’autentica vergogna che una parte cosi’ importante di legislazione, che peraltro si limita a colmare i vuoti legislativi esistenti, venga bloccata da un paese che afferma pubblicamente di affrontare seriamente la discriminazione. La Germania garantisce protezione alle vittime di discriminazione nel suo territorio, ma la nega nel resto dell’Europa’ – ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso l’Ue.

Il governo tedesco sostiene che l’attuale legislazione antidiscriminazione europea si e’ dimostrata inefficace e che non vi e’ base legale per l’Ue per agire in alcuni dei settori cui fa riferimento la proposta di nuova direttiva. Entrambe queste affermazioni sono prive di fondamento, secondo Amnesty International. Studi indipendenti hanno dimostrato che la
Direttiva sull’uguaglianza razziale ha migliorato significativamente la protezione nei confronti della discriminazione basata sulla razza in molti paesi dell’Ue. L’articolo 19 del Trattato di Lisbona, inoltre, conferisce al Consiglio dell’Ue un chiaro mandato a svolgere le azioni necessarie per combattere la discriminazione basata su sesso, razza od origine etnica,
religione o credo, disabilita’, eta’ e orientamento sessuale.

‘La discriminazione e’ in aumento in tutta l’Ue e ha un impatto profondo sull’accesso ai diritti fondamentali. L’Ue deve agire immediatamente per fermare l’effetto negativo che la discriminazione ha sulla societa’ nel suo complesso. Il primo passo dovrebbe essere l’adozione della nuova Direttiva antidiscriminazione, senza indebolirla e senza inserirvi ulteriori eccezioni alla definizione di discriminazione, evitando di offrire a diversi gruppi differenti livelli di protezione’ – ha concluso
Beger.

Per firmare la petizione al governo tedesco:
http://www.amnesty-actie.nl/eupetition/?locale=it_IT

FINE DEL COMUNICATO 
Roma, 28 aprile 2010

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

Leggi tutti gli altri comunicati stampa all’indirizzo:
http://www.amnesty.it/archivio-tutte-news-comunicati.html

Sabato, 20 Febbraio, 2010 - 18:47

facciamo le cose giuste: COSTRUIAMO CONVIVENZA, SULLA BASE DI DIRITTI E DOVERI UGUALI PER TUTTI

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
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facciamo le cose giuste
MAI PIÙ VIOLENZA!
COSTRUIAMO CONVIVENZA, SULLA BASE DI DIRITTI E DOVERI UGUALI PER TUTTI
La tragica morte di Ahmed Mamoud El Fayed Adou ci addolora infinitamente e ci impone di rivolgere a tutti un appello affinché si ragioni e si reagisca facendo le cose giuste.
Esprimiamo, in primo luogo, la nostra solidarietà ai familiari e agli amici di Ahmed, vittima di una violenza omicida assurda e inaccettabile. Nessuna violenza è accettabile, ancora meno lo è quella che stronca  una giovane vita.
Chi si è macchiato di questo crimine deve essere giustamente punito secondo la legge, che dovrebbe essere uguale per tutti, ma soprattutto deve riflettere sulla gravità irreparabile del suo gesto.
Chi ha reagito a questa orribile morte scatenando ulteriori violenze, pensando di farsi giustizia da sé, deve fermarsi subito e rendersi conto che questa è una strada che porta solo a ulteriori sofferenze, per tutti.
Chi, come i politici che governano questa città e questo paese, stanno già strumentalizzando quanto avvenuto in via Padova per invocare la caccia agli immigrati deve solo vergognarsi e tacere.
Noi proponiamo una riflessione opposta a quella di chi sostiene che “gli immigrati sono troppi” e che ora minacciano di organizzare espulsioni “casa per casa”.
Le responsabilità per la morte di Ahmed e per le violenze che ne sono scaturite sono personali: la responsabilità di ogni gesto appartiene a chi lo compie.
D’altra parte, vi sono responsabilità politiche e morali per la situazione di tensione, di insicurezza, di rabbia e di frustrazione che si è accumulata in questi anni in via Padova: queste responsabilità sono dei governanti locali e nazionali che, pur conoscendo le grandi difficoltà di questo quartiere, non hanno fatto nulla di efficace per proteggere i cittadini, per favorire l’integrazione sociale e promuovere la convivenza civile.
Per questo ci rivolgiamo a tutte le persone di buona volontà che vivono in via Padova. Sappiamo che sono la maggioranza, tra gli arabi e tra i latinoamericani, tra gli immigrati e tra gli italiani.
Dobbiamo cercare di parlare e ragionare insieme. Tutti vorremmo vivere in tranquillità e serenità.
Sappiamo che le promesse dei governanti per garantire maggiore sicurezza erano solo bugie: l’utilizzo dell’esercito non è servito ai cittadini onesti e pacifici, ha soltanto fatto crescere la tensione, la paura, la divisione
Solo il rispetto, la solidarietà e l’aiuto reciproco tra tutti noi, tra tutte le comunità immigrate, tra immigrati e autoctoni, possono garantire più sicurezza a tutti. Solo in questo modo possiamo isolare chi conduce attività criminali, favorendo davvero una migliore qualità della vita nel quartiere e respingendo ogni strumentalizzazione razzista, ogni ulteriore tentativo di dividere ulteriormente e mettere gli uni contro gli altri  gli abitanti del quartiere.
Non è una strada facile, quella della convivenza tra persone di origine, lingua e cultura diverse, ma è l’unica che vale la pena percorrere.
È lo stesso cammino che abbiamo intrapreso cominciando a preparare la giornata del Primo Marzo.
Vorremmo che quella giornata di protesta pacifica e non violenta per l’affermazione di uguali diritti e responsabilità per tutti i cittadini che vivono in Italia, qualunque sia la loro origine, possa contribuire - almeno un po’ -  anche ad affrontare i problemi di convivenza che sono esplosi in maniera così drammatica nel quartiere di Via Padova.
Associazione Todo Cambia; Aria Civile; Convergenza delle Culture - Milano;  Arci Metromondo, Comitato Primo Marzo Milano; Rete Scuole Senza Permesso

Lunedì, 18 Gennaio, 2010 - 14:24

W la Costituzione, W la separazione dei Poteri!!!

Carissimi/e,
riporto per opportuna riflessione l'intervista a Scalfaro, pubblicata su Venerdì del 15.1.2009.

Cordiali saluti
Antonella Fachin
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Vittorio Ragone, il Venerdì, 15-01-2010

Presidente Scalfaro, che effetto le fa, da padre costituente, tutta questa agitazione del centrodestra per cambiare la Costituzione?

«Ricordo una frase di De Gasperi che impedisce ogni meraviglia di fronte alla moltiplicazione delle richieste di modifica della Carta. In un’assemblea della Democrazia cristiana aveva più volte ripetuto: “La politica è pazienza”; temetti di non aver capito bene e andai a interpellarlo: “Presidente, lei vuol dire che la politica richiede molta pazienza?”. E De Gasperi: “No, Scalfaro: la politica è, è pazienza.
Sulle riforme costituzionali volute dal centrodestra gli italiani si sono già espressi con un referendum nel 2006. E le bocciarono. Cito un punto solo: il potere dato al premier di mandare a casa deputati e senatori. La formula del centrodestra diceva: “Il premier scioglie il Parlamento e ne è l’esclusivo responsabile”. Poi aggiungeva che il decreto di scioglimento era firmato dal Capo dello Stato. Quella dizione stroncava pesantemente il Parlamento mettendolo a soggiacere al potere “esclusivo” del capo dell’esecutivo. L’altra autorità, il Presidente della Repubblica, veniva licenziata in tronco. Oggi il centrodestra afferma: vogliamo modificare solo la seconda parte della Costituzione. Ma la loro precedente riforma verteva già sulla primissima parte della Carta. Perché quando l’articolo primo recita: l’Italia è una Repubblica democratica... democratica significa che la voce più importante fra le istituzioni è la voce del popolo italiano, cioè il Parlamento. Qualsiasi mortificazione del Parlamento è una follia, da escludersi sempre. Davvero la politica è pazienza».
È vero, le riforme furono bocciate da un referendum. Ma, a occhio e croce, questo argine non sarà sufficiente, non crede?
«Il referendum confermativo delle revisioni costituzionali non chiede un quorum. In teoria, se nel 2006 fossero andate a votare dieci persone, i sei avrebbero vinto sui quattro. Invece in quelle settimane milioni di italiani, che avevano già votato per le politiche, per le amministrative e i ballottaggi, il 25 e 26 di giugno – non pochi rientrando dalle ferie – votarono. Il no superò il 60 per cento. Purtroppo, e vengo alla sua domanda, non c’è una norma che dica: dopo un voto referendario confermativo con una tale percentuale di voti contrari, per 5-10 anni l’argomento non si può più toccare. Ciò ha consentito a fior di professori di sostenere che la discussione si poteva ricominciare da capo. E sì che ci sarebbe pure qualche norma morale da rispettare».
Della sua esperienza di Costituente lei ha conservato il culto della centralità del Parlamento.
«Noi abbiamo vissuto consapevolmente al tempo del liceo – a 17, a 18, a 20 anni – la dittatura, con la guerra, la distruzione dell’Italia e il massacro delle persone. Abbiamo vissuto tutto questo e abbiamo vissuto il fascismo, che aveva annullato il Parlamento, tolto il voto ai cittadini, impedito la partecipazione alla vita politica. In una parola, ucciso la democrazia. Perché la democrazia vuole che il cittadino veda riconosciuto e attualizzabile il principio della partecipazione alla vita politica, al potere dello Stato, partecipazione che può essere data attraverso il voto e le scelte dei parlamentari. E mi lasci dire: già la legge elettorale attuale non ha alcun senso di democrazia. Perché il parlamentare oggi non è scelto dal popolo ma dalle segreterie dei partiti. Una frode totale».
I parlamentaristi sono spesso accusati di conservatorismo. La Costituzione ha 70 anni, dicono i critici, oggi c’è bisogno di decisioni più rapide.
«Queste accuse sono anche una forma di ricatto. Bisogna stare ai contenuti veri. Oggi si dice: più potere all’esecutivo. Ma De Gasperi — dato storico — ha governato sette anni con questa Costituzione. E non aveva a disposizione tutte le leggi di oggi. Seconda osservazione: non si possono dare poteri all’esecutivo senza contrappesi. Pensi a quali sudate si è sottoposto Obama per far passare almeno il nucleo fondamentale della sua riforma sanitaria, che serve a impedire che il cittadino, nel Paese più libero del mondo, muoia in mezzo a una strada. Ha dovuto accettare rinunce, riduzioni. Da noi si chiedono poteri maggiori. Io rispondo: non mi fa paura un esecutivo più forte. Ma non se è il Parlamento a pagare. Perché sennò è la democrazia che se ne va».

Giovedì, 7 Gennaio, 2010 - 00:16

9 gennaio, ore 14-16: manifestazione "VIA A CRAXI? NO, VIA I CORROTTI!!

Desidero informare che sabato prossimo 9 gennaio in piazza Cordusio, dalle 14 alle 16,  si terrà una manifestazione contro l'intitolazione di vie, parchi, giardini o altro a Bettino Craxi, condannato dalla Cassazione Penale a 10 anni e passa di carcere, ma fuggito dall'Italia e vissuto il resto della vita da latitante.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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VIA A CRAXI? NO, VIA I CORROTTI !
Manifestazione contro la proposta di intitolare una via di Milano a Bettino Craxi.
piazza Cordusio angolo via Mercanti
Sabato 9 gennaio 2010, dalle ore 14 alle 17,30
Il Gruppo Consiliare della Lista Uniti con Dario Fo per Milano partecipa alla manifestazione.
"Dopo Craxi la parola socialismo non è più identificata con le lotte dei lavoratori ma con una stagione di pacchiana grandeur. Con Craxi il socialismo si identifica con quella "Milano da bere" che era sinonimo di soldi da spendere. Craxi ha tradito non solo la storia del PSI ma anche i comportamenti dei suoi militanti, il loro stile di vita. Con lui i socialisti hanno subito una mutazione antropologica: dalla sobrietà di un Nenni all'ostensione del lusso e del potere."
Di seguito l'appello di convocazione della manifestazione dell'Associazione Qui Milano Libera promotrice dell'iniziativa
"Onorare sulla pubblica piazza i politici condannati per corruzione e fuggiti in latitanza.è un pessimo esempio per i cittadini: ecco perché è necessario esprimere un civile e fermo dissenso rispetto a questa scelta che inevitabilmente assume un valore simbolico in un Paese in cui le classi dirigenti si sottraggono sempre più facilmente alle proprie responsabilità, anche attraverso una impressionante sequenza di leggi su misura, mentre magistrati e giornalisti in prima linea contro mafia e corruzione vengono criminalizzati".
 La manifestazione sarà l'occasione per una riflessione collettiva su corruzione, giustizia e politica a quasi diciotto anni di distanza dall'inizio dell'inchiesta Mani Pulite. Diciotto anni di riprogrammazione della memoria collettiva e di leggi contro la giustizia, di corruzione e impunità spinte fino all'eversione.
Relatori per ora confermati
Basilio Rizzo
Daniele Biacchessi
Salvatore Borsellino
Giulio Cavalli
Qui Milano Libera
 Piero Ricca
Per adesioni o richiesta di intervento: pieroricca@gmail.com

Martedì, 5 Gennaio, 2010 - 22:17

Le parole di Brunetta e l’assalto alla Costituzione

Per opportuna riflessione.
Cari saluti
Antonella Fachin
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Le parole di Brunetta e l’assalto alla Costituzione

Le dichiarazioni di Brunetta sulla Costituzione vanno prese sul serio perché rispecchiano una cultura assai diffusa nella maggioranza di governo. Ma la difesa della Costituzione non può limitarsi a declamazioni retoriche ed, in fondo, inoffensive.

di Emilio Carnevali

Ha ragione Antonio Padellaro (il Fatto di oggi) quando afferma che le dichiarazioni del ministro Brunetta sulla necessità di cambiare la Costituzione a partire dall’articolo 1 (“l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”) vanno prese sul serio. Come ha scritto Libero presentando l’intervista pubblicata lo scorso 2 gennaio, Brunetta è uno che dice “a voce alta, sulle riforme da avviare nel 2010, quello che tanti si limitano a pensare”.
Un mese fa “il popolo viola” ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone con parole d’ordine tutte centrate sull’attualità e la difesa del testo costituzionale (
il numero di MicroMega appena uscito in edicola è proprio dedicato al racconto e all’analisi di questo movimento).
 
Tuttavia è necessario evitare un rischio concreto che può correre chi si propone, giustamente, di assumere la Costituzione come bastione principale dell’opposizione al governo Berlusconi: quello della inoffensiva declamazione di valori talmente vaghi che tutti, alla fine, possono dire di riconoscervisi (finanche i superfalchi della riforma costituzionale); il rischio di rivendicare come titolo di merito un certo atteggiamento naif e sprovveduto. L’equivoco consiste nel pensare che il presentarsi “ideologicamente disarmati” possa servire ad aggregare un maggior consenso contro un avversario che culturalmente e ideologicamente disarmato non è affatto, anche e soprattutto quando fa strame dei valori fondamentali del patto di convivenza civile. Anche alcuni osservatori assai smaliziati ritengono che un certo “analfabetismo politico di ritorno” possa salvarci dalle responsabilità storiche dell’opposizione: ma così si rischia di lasciare la politica a chi non la sa fare o a chi – per consapevole calcolo dell’ingenuità altrui – ha prodotto già troppi danni.

La nostra è una delle Costituzioni più avanzate del mondo, frutto dell’elaborazione di grandi forze popolari di cultura cattolica, liberale e socialista-marxista. Contiene fra le altre cose un amplissimo e sistematico catalogo di diritti sociali che sancisce il superamento delle basi oligarchiche su cui si reggeva la prima incarnazione dello Stato moderno di diritto. Ma questa non è un’acquisizione definitiva e immutabile: quando Brunetta dice che la parte valoriale della Costituzione è “figlia del clima del dopoguerra” e “ignora temi e concetti fondamentali come quelli del mercato, della concorrenza e del merito” non dice cose campate in aria, purtroppo.

Ad esempio, nell’edificio giuridico europeo (rispetto al quale non possiamo imputare responsabilità al governo Berlusconi) è più che evidente l’impronta rilevante di quella controrivoluzione liberista che ha segnato il mutamento del clima politico e sociale dagli anni Ottanta in poi. Il principio di uguaglianza sostanziale sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione (“è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”) non trova riconoscimento nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (proclamata a Nizza nel 2000 e integrata nel diritto comunitario primario con la recente entrata in vigore del Trattato di Lisbona). Nella stessa Carta di Nizza le norme in materia lavoristica sono inserite nel Capo IV (“Solidarietà”) per effetto di una assimilazione dei temi lavoristici alle politiche di welfare che dice molto sul salto culturale intervenuto rispetto alla prospettiva dei nostri costituenti.

In Italia difendere la Costituzione può voler dire anche assumere, su alcune grandi questioni, una “parzialità” di punto di vista difficilmente compatibile con quel disincarnato appello ai buoni ed onesti cittadini con il quale a volte si confonde il patriottismo costituzionale: quante forze politiche attualmente presenti in Parlamento (anche all’opposizione) sarebbero ad esempio disposte a sottoscrivere (comportandosi conseguentemente) l’art. 33 comma 3 della Costituzione (“enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”)? O l’art. 11 (“l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”)? O l’art. 32 comma 2 (“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”)? E si potrebbe continuare ancora a lungo con questo elenco… Eppure la maggioranza dei cittadini italiani, come attesta da ultimo l’indagine pubblicata lo scorso 29 dicembre da Il Sole 24 Ore, ritiene che la Costituzione non abbia bisogno di modifiche.
 
Intervenendo nel burrascoso dibattito di questi giorni sulla figura di Bettino Craxi ha scritto molto bene Michele Serra: “Possibile che tocchi proprio al socialista Brunetta criticare l’articolo 1 della Costituzione, che perfino nella sua retoricità è quanto di più socialista sia stato scritto dai padri della Repubblica?”. Dal dibattito su Craxi a quello sulla Costituzione sarebbe davvero necessario tornare a dare un senso compiuto alle parole, per non affogare tutti nella melassa di un ecumenismo insostenibile da un punto di vista semantico prima ancora che politico.

(4 gennaio 2010)

Mercoledì, 7 Ottobre, 2009 - 10:17

Obbligo di cura paziente in stato vegetativo. La sentenza del Tar

Osservatorio legale di Claudia Moretti, legale Aduc
30 settembre 2009 9:27
Obbligo di cura paziente in stato vegetativo. La sentenza del Tar
 Con sentenza n. 8650 del 12 settembre 2009, il Tar Lazio ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione sul decreto all'impugnazione promossa dal Movimento Difesa del Cittadino contro il decreto del Ministero del Lavoro salute e Politiche comunitarie del 16 dicembre 2008.
All'indomani della sentenza con cui si autorizzava il padre e tutore di Eluana Englaro, sig. Beppino Englaro, ad interrompere l'alimentazione e idratazione artificiale forzata alla figlia, il Ministro Maurizio Sacconi, con un colpo di coda del potere, ha tentato l'atto di imperio: impedire che il dettato della Corte di Cassazione si realizzasse. In sintesi, il Ministro, richiamando i principi di non discriminazione del soggetto disabile, chiede che le regioni considerino tutte, in modo omogeneo fra loro, l'obbligo di cura e di alimentazione/idratazione, alla stregua di espressione del suddetto principio. In altre parole, interrompere l'alimentazione forzata ai pazienti in stato vegetativo significhera' discriminare il paziente disabile.
Si sarebbe trattato del solito becero e gretto tentativo di mediatizzare il proprio punto di vista, nulla di piu', se non fosse contenuto in un atto governativo di indirizzo generale, destinato ad esplicare i propri effetti a pieno titolo nelle amministrazioni dello Stato e oltre le stesse.
Con la prepotenza dell'autorita' il Ministro ricordava cosi' a tutti chi comanda, e mostrava alle gerarchie vaticane la piena aderenza ai dettami della Chiesa.
Il documento pero' non e' piaciuto affatto al Movimento Difesa del Cittadino che lo ha correttamente ritenuto contrario alle previsioni costituzionali di cui all'art. 2 e 32 comma 2, ossia i precetti di liberta', libera scelta terapeutica e di divieto di trattamenti sanitari obbligatori.
ll Tar Lazio, nella sentenza in questione, ha valutato solo le questioni preliminari, ed ha chiuso il processo per cosi' dire "in rito", ossia dichiarando il difetto di giurisdizione e la competenza del giudice ordinario a decidere sul merito della controversia.
Ci pare, purtroppo, una sentenza con la quale, ancora una volta, i giudici decidono di non decidere e adottano il miglior escamotage per lavarsene le mani, l'odioso riparto fra giurisdizione ordinaria e amministrativa. Decidono, quello si', di lasciare in vita un atto amministrativo ministeriale contrario alla Costituzione e a quanto stabilito gia', in altra sede, ad esempio, dalla Corte di Cassazione.
Ad avviso dei giudici, infatti, il diritto che si presume leso attinente alla sfera dei diritti soggettivi e non anche degli interessi legittimi (regola aurea per distinguere la giurisdizione), non si puo' procedere al giudizio di annullamento richiesto.
Al cittadino, che si trovi di fronte ad una violazione della liberta' di scelta terapeutica (cosi' come al presunto diritto oppure anche all'obbligo di alimentazione e idratazione) ad opera di chi invoca detta interpretazione normativa ministeriale, avra' come rimedio la disapplicazione al proprio caso specifico, davanti al giudice ordinario.
Proprio cosi'. Disapplicato, semmai, caso per caso. Ma in vigore.

Che differenza fa
?
Molta: l'atto ministeriale in questione, seppur viziato rimane in vita e dispiega i propri effetti in via generale, salvo disapplicazioni specifiche operate su casi singoli dai giudici ordinari.
Diverso sarebbe stato se il Tar Lazio avesse riconosciuto la illegittimita' e contrarieta' alle norme costituzionali, annullando per tutti il provvedimento in questione.
Certo, ne sarebbe significato stigmatizzare, scegliere una strada piuttosto che un'altra, insomma decidere come hanno loro malgrado fatto altre corti, da che parte stare.
Ma allora, un Ministro in materia di diritti soggettivi, puo' dire qualunque cosa, in dispregio della legalita', senza che l'atto possa essere espunto dall'ordinamento giuridico?
E se nemmeno gli atti di indirizzo generale di un Ministro della Repubblica sono impugnabili al Tar (ergo, non annullabili in toto), che senso ha parlare di giustizia amministrativa?
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Articolo pubblicato su:
Quindicinale telematico sulle politiche dei consumatori. Per conoscere ed aver coscienza dei propri diritti, per combattere le arroganze di ogni tipo
Edito da Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori
Redazione: Via Cavour 68, 50129 Firenze
Tel: 055.290606 - Fax: 055.2302452
Venerdì, 2 Ottobre, 2009 - 14:02

“A MILANO COMANDA LA ‘NDRANGHETA”

Il fenomeno è noto, è studiato, è denunciato, è diffuso... solo il nostro Comune "stenta" a riconoscerne la gravità dovuta alla pervasività ormai raggiunta.

Il notiziario ChiamaMilano pubblica oggi questo articolo, nel quale si conclude così:
Una lettura utile poiché squarcia un velo sulla vera emergenza sicurezza che affligge Milano. Utilissima per tutti coloro che si sono opposti alla costituzione di una Commissione comunale sugli interessi mafiosi a Milano, ignorando che gli uomini della ‘ndrangheta –come della mafia e della camorra– mettono tranquillamente in conto di incappare nelle maglie della giustizia e di farsi qualche anno di galera, ma non tollerano che dei loro affari se ne occupi l’opinione pubblica.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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“A MILANO COMANDA LA ‘NDRANGHETA”?
Un libro traccia la mappa della penetrazione della ‘ndrine in Lombadia, ormai quasi più importante della Calabria per quella che è considerata l’associazione criminale più potente e pericolosa

La presenza della ‘ndrangheta a Milano non è una novità. L’insediamento della criminalità organizzata, nella fattispecie quella calabrese, nel capoluogo e nell’hinterland è radicato da decenni.
Negli ultimi vent’anni è divenuta la forza criminale egemone in Lombardia, capace di dettare le regole alle altre associazioni criminali –mafia e camorra comprese– e di penetrare nel tessuto sociale ed economico attraverso una strategia, come la definiscono gli investigatori, di “inabissamento e mimetismo”.
Dopo le indagini dei primi anni ’90 e le confessioni di un boss del calibro di Francesco Morabito, la ‘ndrangheta a Milano e in Lombardia piuttosto che arretrare ha reso la propria presenza più capillare diversificando le attività, mescolando le operazioni criminali classiche del traffico di droga, dell’estorsione e dell’usura agli investimenti in settori imprenditoriali quali l’edilizia, il commercio, la finanza.
È questo il quadro tracciato nel libro inchiesta di Davide Carlucci e Giuseppe Caruso “A Milano comanda la 'Ndrangheta” edito da Ponte alle Grazie e uscito da pochi giorni nelle librerie.
Si tratta di un’utilissima mappa storica e geografica della penetrazione di quella che è considerata la più pericolosa, ricca, compartimentata associazione criminale a Milano e in Lombardia.
Dai profitti stratosferici del traffico di droga al riciclaggio in operazioni finanziarie e immobiliari, spesso condotte con la connivenza di insospettabili; dal controllo del territorio attraverso negozi e pubblici esercizi agli interessi nei grandi cantieri dell’Alta velocità e dell’Expo, Carlucci e Caruso ripercorrono gli intrecci criminali e affaristici che hanno reso la Lombardia, quasi più dell’Aspromonte, della Locride o del Reggino, terra d’elezione per le ‘ndrine.

A Milano comanda la ‘ndrangheta, come suggeriscono i due cronisti?
A scorrere le oltre duecentocinquanta pagine del libro sembrerebbe di sì. E se non comanda indubbiamente, come è stato evidenziato da numerose indagini della magistratura e dai rapporti del Ros dei Carabinieri e del GICO della Guardia di Finanza, essa costituisce una presenza concreta, diffusa, capace di condizionare anche le scelte della politica e di intossicare il tessuto economico.

Eppure si tratta di una presenza scarsamente visibile. Come spiegano bene i due autori gli uomini delle ‘ndrine hanno scelto il basso profilo, l’invisibilità; ricorrendo alla violenza solo come extrema ratio e consentendo anche alle altre associazioni criminali di sedersi al ricco banchetto lombardo, purché riconoscano la sua egemonia.  
Una lettura utile poiché squarcia un velo sulla vera emergenza sicurezza che affligge Milano. Utilissima per tutti coloro che si sono opposti alla costituzione di una Commissione comunale sugli interessi mafiosi a Milano, ignorando che gli uomini della ‘ndrangheta –come della mafia e della camorra– mettono tranquillamente in conto di incappare nelle maglie della giustizia e di farsi qualche anno di galera, ma non tollerano che dei loro affari se ne occupi l’opinione pubblica.
Essi amano l’ombra, non la luce del dibattito pubblico e l’interesse delle comunità, poiché nella comunità si vogliono muovere intrecciando con parti di essa relazioni utili ai propri affari.

Beniamino Piantieri

Giovedì, 24 Settembre, 2009 - 16:07

ANCORA 100 PASSI……IN DONO ALLA BIBLIOTECA DI PONTERANICA

ANCORA 100 PASSI……
   IN DONO ALLA BIBLIOTECA DI PONTERANICA 100 COPIE DEL LIBRO DI PEPPINO
     IMPASTATO REALIZZATO IN OCCASIONE DEL TRENTENNALE DELLA SCOMPARSA
I Gruppi Consiliari della Lista Uniti con Dario Fo e Rifondazione Comunista
del  Comune di Milano aderiscono alla manifestazione di sabato 26 settembre
a  Ponteranica  promossa  dall’Associazione Casa Memoria Peppino Impastato,
dal Comitato Peppino Impastato di Ponteranica e dall’Associazione Libera.
La  Lista  Fo  e il PRC, organizzatori del convegno “A 100 passi dal Duomo”
tenuto  a  Milano  in  occasione  del  trentennale  della  morte di Peppino
Impastato  fanno dono di n. 100 copie del libro, realizzato nell’occasione,
alla  biblioteca  di  Ponteranica  perché ne faccia dono ai suoi utenti. Un
ulteriore  modo  per  far conoscere l’esperienza e i valori testimoniati da
Peppino quali giustizia, legalità, solidarietà, accoglienza.
Un  atto  comunale  ha  deliberato  la  revoca  e  la  cancellazione  della
titolazione  della  Biblioteca civica del comune di Ponteranica alla figura
di   Peppino   Impastato,  avvenuta  tre  anni  fa  con  una  cerimonia  di
inaugurazione che vide una grande partecipazione di cittadini.
La  volontà  della  precedente  Giunta  di  centrosinistra  di  dedicare la
Biblioteca a colui che, ragazzo, aveva combattuto con la cultura e la forza
della  comunicazione la mafia e il potere criminale delle cosche di Cinisi,
è sempre stata osteggiata dalla Lega che, una volta al governo della città,
non ha aspettato molto ad annullare la delibera.
Definire  il presente atto come gesto incivile e discriminatorio sarebbe un
eufemismo:  con un impeto di ignoranza e di gretto localismo, un sindaco ha
ritenuto di poter cancellare il ricordo di una figura che deve assurgere ad
esempio  di rettitudine etica nella lotta per la legalità e l’emancipazione
dei più deboli.
Occorre rivendicare il ritorno della titolazione della Biblioteca a Peppino
Impastato,  ma anche resistere contro ogni volontà di cancellare la memoria
collettiva  e la passione civile oggi, con maggiore urgenza e necessità, ci
deve vedere impegnate e impegnati contro una dilagante corruzione mafiosa e
omicida,  cancro  principe  e  primario di ogni convivenza civica e sociale
pacifica, ostacolo al progresso della cittadinanza.
  Basilio Rizzo (Lista Fo)                        Vladimiro Merlin (PRC)
Milano, 24 settembre 2009

Martedì, 26 Maggio, 2009 - 13:42

MAFIA a Milano e dintorni

Se già non conoscete questa documentazione aggiornata al 2007, consiglio una lettura sintetica sulla mafia a Milano e dintorni:

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin 
candidata al collegio 12 Milano Lambrate - Forlanini
lista civica "un'ALTRA PROVINCIA" Massimo Gatti Presidente

Giovedì, 21 Maggio, 2009 - 15:32

LA SETTIMANA CONTRO LE MAFIE A MILANO

LA SETTIMANA CONTRO LE MAFIE A MILANO
Dal 17 al 23 maggio dibattiti, proiezioni, convegni, commemorazioni contro una piaga che dilaga anche al nord

Lunga è la notte,
e senza tempo.
il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
nè il canto del gallo,
nè il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.

Peppino Impastato

La Lombardia è la quarta regione in Italia per infiltrazione mafiosa.
La criminalità organizzata occupa  interi settori della vita economica e politico-istituzionale.
Milano non rappresenta un’eccezione; faide intestine e traffici illeciti tra i più potenti clan nazionali ed internazionali delineano un atroce spaccato di quotidianità anche nella più ricca metropoli dello stivale.
Per non dimenticare, per riconoscere e rinnegare, dal 17 al 23 maggio si terrà la “settimana contro le mafie a Milano”.
Non una celebrazione autoreferenziale, ma un incitamento alla cittadinanza attiva a prendere consapevolezza di una realtà radicata ma tendenzialmente occultata o sottostimata.
Promossa da diverse associzioni locali (EducaCi, Grilli di Milano, Legalità Organizzata, le Girandole, Omicron), la rassegna propone un ricco programma di incontri, dibattiti, reading  e cineforum animati da importanti testimoni ed esperti nel campo.
Anche il Negozio Civico Chiamamilano farà la sua parte ospitando alcune tappe della rassegna: dall’aperitivo inaugurale domenica 17 (ore 18,30) imbandito con prodotti provenienti dai terreni confiscati alla mafia, alla proiezione del documentario “La Leonessa e la Piovra” lunedì sera (ore 20.45) e del documentario di Carlo Lucarelli “La mattanza”, presentato giovedì 21 (ore 20.45) da Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso nell’agguato mafioso il 19 luglio 1992 .
Per tutta la settimana sarà allestita una mostra fotografica che rende omaggio alla memoria di Peppino Impastato, l’eroe de “I cento passi” ucciso meschinamente dalla mafia 31 anni fa.
In occasione del diciassettesimo anniversario della morte del giudice Falcone, sabato 23 all’Arco della Pace Nando Dalla Chiesa darà “lezioni” ai milanesi sui loro “obblighi morali di cittadini consapevoli e documentati.
Perché, la notte non sia sempre e irreversibilmente “lunga e senza tempo”.

    
Per il programma completo della rassegna:

http://www.settimanacontrolemafie-milano.org/
 
Giulia Cusumano

Mercoledì, 20 Maggio, 2009 - 16:08

PRESIDIO in p.za SAN BABILA ore18.30 per dimissioni 1° ministro

Oggi PRC convoca presidio per chiedere dimissioni Berlusconi: il presidio sta vedendo l'adesione della lista civica Uniti con Dario Fo per Milano, della lista civica "un'ALTRA PROVINCIA -Massimo Gatti Presidente" e della società civile milanese indignata.
Credo sia giusto aderire e far girare l'informazione...
Cari saluti
Antonella Fachin

COMUNICATO STAMPA
Sentenza Mills, Patta: “Berlusconi non si difenda dal processo ma nel processo”
Rifondazione convoca un presidio per oggi alle 18.30 in piazza San Babila per chiedere le dimissioni del Primo Ministro Silvio Berlusconi
Milano, 20 maggio 2009. In merito alla sentenza di condanna dell'avvocato inglese David Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari e che vede coinvolto anche il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Segretario Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, Antonello Patta, dichiara:
“La sentenza emessa ieri di fatto accerta il ruolo di corruttore del Presidente del Consiglio e lo chiama in causa direttamente. In un Paese civile, dove tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, un Primo Ministro degno del suo ruolo avrebbe già provveduto a dare le dimissioni e a mettersi a completa disposizione della Magistratura.
Berlusconi rinunci all’applicazione a se stesso del Lodo Alfano, non si difenda dal processo ma nel processo.
In un momento di crisi in cui ci sarebbe bisogno di un Paese unito ad affrontare i drammatici problemi che colpiscono i cittadini, prendiamo atto invece che al Presidente dei “cucù” si aggiunge il Presidente dell’immunità sudamericana.
Il Presidente non si permetta di utilizzare il suo ruolo istituzionale per un assurdo attacco alla magistratura e che non utilizzi, come già fatto in passato, la sua investitura popolare per imporsi come unico potere dello Stato, con derive populiste e autoritarie inaccettabili.
Per questo Rifondazione Comunista invita tutte le cittadine e i cittadini democratici ad un presidio oggi alle 18.30 in piazza San Babila a Milano per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”.
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SU COSA MILLS HA MENTITO, dal blog si Di Pietro
Ieri è stato reso pubblico l’intero testo della sentenza del processo all’avvocato inglese David Mills. Il fatto oramai è noto, l’avvocato inglese testimoniò il falso per favorire l’attuale Presidente del Consiglio in reati di corruzione, finanziamento illecito ai partiti ed evasione fiscale. Quello che non è noto ai cittadini è su cosa Mills mentì, perché senza sapere su cosa mentì, i cittadini si soffermano a guardare il dito e non la luna, mentre io voglio invitarli a guardare la luna e destare le loro coscienze.
Sopra riporto un filmato di propaganda di Studio Aperto in cui è palese l’uso strumentale della menzogna come modus operandi del sistema che ha consegnato e mantiene il potere di questa persona: Berlusconi non fu assolto, al contrario di quanto invece viene riferito dal servizio sopra riportato. Berlusconi si è semplicemente sottratto al processo e alla sua condanna.
Sotto riporto invece una parte del documento della sentenza, una parte di verità accertata, un documento che testimonia un Paese che “ancora c’è” e che ha il dovere di resistere. Nei giorni a seguire pubblicherò altre parti della sentenza per ricostruire con voi una verità che non sentirete dai Tg e leggerete dai giornali.
(pagina 77 / 78 documento sentenza)

LA FALSITA’ DELLE TESTIMONIANZE

In relazione alla deposizione resa il 20 novembre 1997 nel procedimento n. 1612/96 (c.d. Guardia di Finanza), si contesta a Mills:
1) di avere omesso di dichiarare, pur specificatamente interrogato, che la proprietà delle società offshore del Fininvest B Group faceva capo direttamente e personalmente a Silvio Berlusconi;
2) di avere omesso di riferire la circostanza del colloquio telefonico con Silvio Berlusconi nella notte di giovedì 23 novembre 1995, avente quale argomento la società All Iberian e il finanziamento illegale di 10 miliardi di lire erogato da Berlusconi tramite All Iberian a Bettino Craxi;
3) di avere dichiarato circostanze false in ordine al compenso di circa un milione e mezzo di sterline ricevuto una tantum nel 1996 a seguito di accordi con Silvio Berlusconi – compenso qualificato come “dividend” e tenuto bloccato fino al 2000 in un deposito bancario denominato MM/AIL (Mackenzie Mills/All Iberian Limited) – affermando che si trattava di una plusvalenza di spettanza della società offshore Horizon Ltd., che i clienti avevano ritenuto al momento di non ritirare.
In relazione alle deposizioni rese il 12 e 19 gennaio 1998 nel procedimento n. 3510/96 + 3511/96 (c.d. All Iberian) si contesta a Mills:
1) di aver evitato di rispondere alle domande sulla proprietà delle società offshore (cfr. p. 121 verbale d’udienza 12 gennaio 1998: “non spetta a me dire chi è il proprietario, chi no” e pag. 129: “per rispondere alla sua prima domanda sulla proprietà, cioè vorrei chiarire un po’ la questione. La proprietà è rimasta un po’ vaga, come dicevo prima, perché nessuno ha detto: io sono il proprietario di queste società ... il cliente era il Gruppo Fininvest”);
2) per quanto riguarda Century One Ltd e Universal One Ltd, società offshore costituite da Mills per conto di Silvio Berlusconi, che avevano ricevuto dal Gruppo Fininvest - a fronte di fittizie vendite di diritti televisivi - ingenti rimesse di denaro su conti bancari presso BSI Lugano, somme successivamente prelevate in contanti (per circa 50 milioni di euro) da Paolo Del Bue e altre persone della fiduciaria Arner:
a) di aver omesso di riferire che beneficial owners di dette società, in forza di accordi di trust stipulati dallo stesso Mills, erano Marina e Piersilvio Berlusconi;
b) di aver omesso di riferire quanto a sua conoscenza in ordine al legame diretto esistente tra Paolo Del Bue, della fiduciaria Arner, e la famiglia Berlusconi.
Poiché le contestazioni in parte si sovrappongono o comunque si intrecciano le une con le altre, si ritiene di evidenziare unitariamente gli argomenti oggetto dell’imputazione.
Sabato, 2 Maggio, 2009 - 16:33

ITALIA declassata:troppe restrizioni alla libertà di stampa

Meditate gente, meditate: è il peggior paese OCCIDENTALE!!!!
La causa: la "situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati".

Cari saluti
Antonella Fachin
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Rapporto di Freedom House, organizzazione non-profit e indipendente

Libertà di stampa: l'Italia fa un passo indietro, unica nazione in Europa

La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati»

NEW YORK - L'Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale».
La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un'organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.
CLASSIFICA - Nell’annuale classifica di Freedom House, l’Italia va indietro come i gamberi, insieme a Israele, Taiwan e Hong Kong. «Un declino che dimostra come anche democrazie consolidate e con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. Su un punteggio che va da 0 (i Paesi più liberi) a 100 (i meno liberi), l’Italia ottiene 32 voti: unico Paese occidentale con una pagella così bassa.
I «migliori della classe» restano le nazioni del Nord Europa e scandinave: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia (prime cinque a livello mondiale). Le «peggiori»: Corea del nord, Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba.
PROBLEMA ITALIA - Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato.
Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed Egitto.
Alessandra Farkas
30 aprile 2009
da www.corriere.it

Venerdì, 3 Aprile, 2009 - 11:59

5 aprile, ore 11: MILANO AMA LA LIBERTA' E RIPUDIA IL FASCISMO

COMUNICATO STAMPA di ANPI Crescenzago
 
DOMENICA 5 APRILE ORE 11 IN PIAZZA DELLA SCALA E ALLA LOGGIA DEI MERCANTI ONORIAMO I CADUTI PER LA LIBERTA’
 Le Associazioni partigiane e dei Deportati, in un incontro con il Prefetto di Milano dottor Gian Valerio Lombardi, svoltosi ieri in corso Monforte, hanno avanzato la richiesta al rappresentante del governo, nella sua veste di garante dell’ordine pubblico, di intervenire per sospendere la manifestazione promossa da Forza Nuova e da altre associazioni neonaziste d’Europa ed  internazionali,  che è in programma per domenica 5 aprile in un albergo di Milano.
Le Associazioni partigiane e dei deportati, domenica 5 aprile alle ore 11  si recheranno in Piazza della  Scala per deporre una corona alla targa che ricorda Milano medaglia d’oro della Resistenza e, successivamente in corteo,   alla Loggia dei Mercanti a deporne un’altra ove  si ricordano  le vittime milanesi del nazifascismo.
 
Milano, 2 aprile 2009

 MILANO AMA LA LIBERTA'
MILANO RIPUDIA IL FASCISMO
Domenica 5 Aprile i neo fascisti di Forza Nuova intendono organizzare un
incontro a cui parteciperanno negazionisti, xenofobi, omofobi e razzisti da
tutta Europa.

Il copione l'abbiamo visto a Bergamo, dove la parata fascista e le cariche
contro gli antifascisti, oltre a evidenziare la reale natura di questi
soggetti hanno anche dimostrato, per l'ennesima volta, di quali appoggi
godano. Quello che intendono fare a Milano è quindi l'ennesima
provocazione ad uso e consumo di chi tenta di attaccare i diritti e le
libertà di tutti noi, di chi foraggia questi personaggi soffiando sulle
paure e sulle insicurezze diffuse per seminare odio, paura e politiche
securitarie.

A Milano non c'è spazio per i fascisti.

Il sostegno o il tacito assenso che le istituzioni milanesi stanno dando a
questa iniziativa, per quanto venga presentato come rispetto della
democrazia, non è casuale.

La città che questa giunta vuole costruire ha necessità dell'azione
devastante dei fascisti: differenze azzerate, pattugliamento di ronde per
tutelare l'ordine degli affaristi d'ogni risma, dei redditieri e del
profitto.

La città di De Corato e Moratti è una città impaurita e blindata, una
città vuota e infelice.

E che nessuno ospiti il convegno di Forza Nuova dieventandone quindi
complice, che si rifiuti la cittadinanza ai negazionisti e ai razzisti,
come già fatto dalle Stelline che in seguito alle pressioni della Milano
antifascista stanno facendo marcia indietro.

Ma Milano non è solo odio e paura. E' fatta anche da chi rifiuta chi
semina odio per la diversità e cultura autoritaria. E' fatta di medici che
non vogliono essere delatori, di studenti, insegnanti e genitori che
rifiutano le classi separate, migranti che non vogliono più essere merce,
di donne e uomini liberi che non sopportano più chi vuole decidere delle
loro vite.

E' una città plurale, una città antifascista.

Milano ama la libertà.

Domenica 5 aprile ore 15.00 piazza della Scala.

Happening culturale, performance teatrali, reading, musica, interventi
davanti Palazzo Marino, una giornata di mobilitazione cittadina, di
riappropriazione di spazi ,di libertà contro i fascisti e i razzisti e le
politiche securitarie che legittimano questi utili idioti

Milano antifascista e antirazzista.

Firma e diffondi la petizione on line "Milano rifiuta la manifestazione
delle destre xenofobe d' Europa" promossa dai circoli Anpi

http://www.petitiononline.com/nofn5apr/petition.html

   

Domenica, 29 Marzo, 2009 - 10:48

IL GIOCO A TRE DEL RAZZISMO ISTITUZIONALE

IL GIOCO A TRE DEL RAZZISMO ISTITUZIONALE
di Roberto Biorcio
Stiamo assistendo ormai da mesi a un ripetitivo e pericoloso gioco a tre in materia di immigrazione
e sicurezza che coinvolge la Lega, i media e il governo. E' sempre più difficile fare un elenco esauriente
di tutte le proposte e le iniziative che hanno via via attirato l'attenzione del pubblico e alimentato
servizi informativi, dibattiti e talk show: dalle classi differenziate per i giovani immigrati alla denuncia
dei clandestini che ricorrono alle cure mediche, alla castrazione chimica per i pedofili, alle
tasse di soggiorno per gli immigrati.
La Lega esercita tutta la sua creatività per inventare iniziative e misure sempre più crudeli e raffinate
per punire in modo esemplare alcuni tipi di reato, ma soprattutto per rendere impossibile la
vita degli immigrati nel nostro paese. I media gestiscono alcuni episodi di cronaca nera in modo
tale da diffondere, al di là delle loro intenzioni, le emozioni e il clima di opinione più favorevole per
giustificare il continuo rilancio delle proposte leghiste. Il governo Berlusconi prima annuncia e poi -
almeno in parte - fa approvare decreti e disegni di legge che recepiscono e legittimano la sostanza
delle proposte inventate dal Carroccio.
Si tratta di un gioco a tre che si autoalimenta e si ripete con lo stesso formato, producendo effetti
sempre più profondi e duraturi sull'opinione pubblica, sul senso comune e sui valori su cui si fonda
la convivenza civile. Un gioco che crea le premesse per chiamare alla mobilitazione i cittadini non
solo per firmare petizioni ai gazebo ma anche per promuovere ronde e spedizioni punitive contro
gli immigrati, i rom e chiunque appaia diverso agli occhi del senso comune.
Il partito di Bossi non ha cambiato la sua identità e le sue parole d'ordine, che conosciamo da venti
anni: si è sempre presentato come rappresentante dei ceti popolari del nord con una identità etnoregionale,
proponendosi come alternativa anche se non in contrapposizione diretta alla sinistra. Ma
ha deciso, volta per volta, nelle diverse congiunture politiche e sociali, su quali temi era opportuno
insistere e costruire le sue campagne. La Lega ha abbandonato l'indipendentismo sostituendolo
con un progetto di federalismo fiscale favorevole alle regioni del nord. Su questo terreno la Lega
ha dovuto fare compromessi e subire talvolta sconfitte. Il federalismo resta ancora un punto di domanda:
una politica redistributiva verso il nord richiederebbe innanzi tutto un consenso più ampio,
una convergenza con il Pd, anche perché la proposta trova opposizione anche nel centrodestra.
Nell'ambito della coalizione guidata da Berlusconi, la Lega è riuscita a ritagliarsi uno spazio più
dinamico e aggressivo presentandosi come il partito più sensibile alla domanda di sicurezza che
nasce dall'impatto della globalizzazione sulla vita sociale e dalla crescita dell'immigrazione. Questo
filone di campagne leghiste prescinde totalmente dalla questione settentrionale e rappresenta il
terreno su cui la Lega ha avuto più successo nell'ultimo anno. Un successo che per ora è soprattutto
simbolico, legato all'adozione di provvedimenti che non sarà facile tradurre in politiche: ad
esempio la possibilità data ai medici di denunciare i clandestini non raccoglierà molti consensi ma
avrà l'effetto di spingere gli immigrati a non farsi curare. La Lega è così riuscita a dimostrare che
"bisogna essere un po' cattivi" come ha detto Maroni, e che è necessario usare anche metodi coercitivi,
al limite violenti (come la castrazione chimica).
Questa campagna può segnare una svolta fondamentale per il nostro paese perché si contrappone
frontalmente a una tradizione in cui erano egemoni i discorsi solidaristici dei cattolici da una
parte e i discorsi di solidarietà sociale proposti dalla sinistra dall'altra. La chiave del successo della
Lega può essere quella di riuscire a mobilitare i sentimenti "cattivi" che esistono nella popolazione
insieme ad altri naturalmente positivi. Si tratta delle paure della gente che si tenta di scaricare su
possibili bersagli rappresentati dagli immigrati che hanno altri usi e costumi rispetto alle popolazioni
autoctone. La Lega da un lato legittima questi sentimenti, dall'altro li mobilita. La gente potrebbe
spontaneamente desiderare la scomparsa dei campi rom. La Lega la mobilita per intervenire direttamente
con manifestazioni e altre forme di protesta.
Il gioco condotto dalla Lega può svilupparsi indisturbato anche perché sono tuttora molto limitate le
reazioni delle altre forze politiche, che non sono riuscite finora a innescare una adeguata mobilitazione
dell'opinione pubblica democratica. Hanno ottenuto qualche attenzione dai media solo le
prese di posizione del presidente della Repubblica e del presidente della Camera Fini.
Gli interventi di alcuni cardinali e di alcuni esponenti del mondo cattolico rispetto alle proposte del
governo in tema di sicurezza sono state sempre delegittimate dall'intervento del Vaticano che non
intende rompere i buoni rapporti con l'attuale presidente del consiglio. Le prese di posizione contrarie
ai provvedimenti governativi da parte di esponenti del partito democratico sono state in molti
casi prudenti, spesso smentite dalle iniziative degli amministratori a livello locale che hanno cercato
di imitare e riproporre alcune delle proposte leghiste.
Articolo pubblicato su “Lavori in corso”, Numero 142 febbraio 2009, Idee e contributi per l’ALTERNATIVA, Periodico in rete a cura della Associazione Culturale Punto Rosso

 

Sabato, 21 Marzo, 2009 - 16:02

MILANO RIFIUTA LA MANIFESTAZIONE DELLE DESTRE XENOFOBE D’EUROPA

MILANO RIFIUTA LA MANIFESTAZIONE DELLE DESTRE XENOFOBE D’EUROPA
Da settimane in rete circola l’inquietante notizia che il 5 aprile prossimo, a Milano, si svolgerà un “evento politico internazionale” promosso da Forza Nuova, con la partecipazione di esponenti del BNP (British National Party), del FN (Front National) e dell'NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), che insieme a Forza Nuova rappresentano le destre estreme europee.
Sono note e conclamate le posizioni razziste, xenofobe, negazioniste di queste organizzazioni, la simbologia, il linguaggio, le iniziative si richiamano molto spesso e senza ambiguità alla cultura, le idee e i valori neonazisti.
Per quanto riguarda Forza Nuova fu lo stesso ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a chiedere alcuni anni fa lo “…scioglimento di Forza nuova” sulla base “del divieto costituzionale di ricostituzione del partito fascista e in base alle leggi ordinarie” (Corriere della Sera 25/4/2001).
Così mentre in Italia si preparano le iniziative per celebrare il 25 aprile, giorno della Liberazione dalla dittatura fascista e dal nazismo, Milano città medaglia d’oro della Resistenza Partigiana rischia di essere trasformata nella capitale del neo nazismo europeo.
Noi antifascisti abbiamo profondamente a cuore i principi e i valori democratici e di libertà garantiti dalla nostra Costituzione.
Il richiamo alla nostra Costituzione, alla libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, che sono fondamento del patto sociale e civile della nostra comunità, è la bussola che ci consente di cogliere la pericolosa sottovalutazione delle attività e delle organizzazioni che orgogliosamente negano la Costituzione, si richiamano all’odio e alla discriminazione tra esseri umani, esibiscono una concezione autoritaria del potere, si ispirano al nazismo e al fascismo.
Per questi motivi facciamo appello alle donne e uomini di Milano, democratica e antifascista, alle istituzioni, alle associazioni, al volontariato, ai sindacati, ai partiti perché sottoscrivano questo appello affinchè nella nostra città non sia consentito di ospitare l’iniziativa promossa da Forza Nuova.
Milano, 19 marzo 2009
Promuovono l’appello:
ANPI sezione Gallaratese, Trenno, Lampugnano “A. Poletti e caduti di Trenno”
ANPI sezione “Quarto Oggiaro”
ANPI sezione “Codè Montagnani”
ANPI sezione Vialba, Musocco “A. Capettini”
Comitato Antifascista Zona8
On. Emanuele Fiano Parlamentare PD
Per aderire all’appello chiamate o mandate la mail a: antifascisti.zona8@libero.it

Lunedì, 16 Marzo, 2009 - 15:22

17 marzo: Manifestazione contro la segnalazione di immigrati

Manifestazione contro la segnalazione

Manifestazioni in tutta Italia, il 17 marzo, per dire no alla segnalazione di immigrati clandestini da parte di medici e altri operatori sanitari

Medici senza frontiere (Msf), Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm), Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e Osservatorio italiano di salute globale (Oisg) invitano la società civile a partecipare a eventi e manifestazioni in tutto il territorio nazionale contro l'emendamento al Pacchetto sicurezza, in discussione in questi giorni alla Camera, volto a sopprimere il divieto di segnalazione per gli immigrati irregolari che ricevono cure sanitarie. Attraverso i Gruppi immigrazione e salute locali (Gris), sono stati organizzati eventi in 20 città italiane (elenco aggiornato su www.simmweb.it). A Roma, per il 'Noi non segnaliamo day', le associazioni promotrici organizzano dalle 9.30 alle 11.00 un presidio a piazza San Marco (lato piazza Venezia) e intervengono alla conferenza stampa con il vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino, prevista per le 12 all'ospedale capitolino San Camillo. Hanno aderito all'iniziativa la Federazione italiana degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), l'Istituto nazionale per la medicina delle migrazioni e lotta alla povertà, l'Associazione medici stranieri, l'Ordine degli psicologi. Le organizzazioni promotrici del 'Noi non segnaliamo day' sono "allarmate perché il rischio di segnalazione o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria - spiega in una nota Msf - creerebbe nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie". Tutto ciò potrebbe determinare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri irregolari, "soprattutto minori, donne in gravidanza e malati cronici, che tenderanno ad accedere ai servizi solo in situazioni di urgenza indifferibile, con conseguente aumento dei costi per il Ssn, incentivando la nascita e la diffusione di percorsi e organizzazioni sanitarie 'paralleli', al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica, con serie ripercussioni sulla salute collettiva". "I ritardi negli interventi e la probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione provocherebbero, infatti, il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili", sottolineano le associazioni.   Intanto hanno raggiunto e superato la quota di 23 mila  le adesioni all'appello rivolto ai parlamentari dalla stesse organizzazione che saranno protagoniste della giornata di martedì. Tra le adesioni raccolte, online attraverso il sito www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it, anche quelle di organizzazioni come la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi ed odontoiatri (Fnomceo), la Federazione nazionale collegi infermieri (Ipasvi), la Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche (Fnco) e il Consiglio nazionale dell'ordine degli assistenti sociali (Cnoas).

Venerdì, 6 Marzo, 2009 - 13:23

Bruxelles: lanciato il Tribunale Russell per la Palestina

Cari tutte e tutti,
 
Vi informo che ieri mattina a Bruxelles è stato lanciato il Tribunale Russell per la Palestina.  

 
Nel corso di un'affollata conferenza stampa al palazzo della stampa internazionale, alla quale anch'io ho partecipato, i promotori hanno spiegato la storia, la struttura e gli obiettivi del tribunale. Non sarà semplice perchè occorrerrà costruire una rete molto solida ed anche raccogliere i fondi che saranno necessari per una impresa come questa. Ma sicuramente averlo lanciato - soprattutto dopo  gli avvenimenti di Gaza -apre la strada affinchè le violazioni della legalità Internazionale e dei diritti umani delle autorità Israeliane non restino sempre impunite.
 
Introdotto dall'ambasciatore francese Stéphane Hessel, Ken Coates (Presidente della Bertrand Russell Peace Foundation) ha ricordato la storia del Tribunale popolare sul Vietnam e ha citato l'incoraggiamento ricevuto da Richard Falk, rappresentante dell'Onu per la Palestina, ad andare avanti con l'idea del Tribunale.
Nurit Peled, già vincitrice del Premio Sakharov assegnato dal Parlamento Europeo, ha espresso il dolore di una cittadina israeliana che vede come la sua cosiddetta democrazia sia ormai diventata sinonimo di guerra e occupazione.
Leila Shahid, ambasciatrice palestinese a Bruxelles, ha ricordato i diritti violati e l'impunità delle autorità israeliane concludendo che il Tribunale è una risposta a tutti quelli come noi che consideriamo che "la pace sia un tema troppo importante per lasciarlo agli stati".
Tra i sostenitori dell'iniziativa, era presente il regista Ken Loach, che ha esortato il Tribunale a investigare non solo le violazioni del diritto internazionale ma anche la catena di comando che le ha ordinate.
 
Infine Pierre Galand, ex senatore belga, ha fornito i dettagli sul Tribunale: una giuria composta da personalità di provate competenze e statura morale si riunirà in 2 o 3 sessioni in diverse città a inizio 2010, ascolterà testimoni e analizzerà prove relative al conflitto israelo-palestinese, e infine emetterà le proprie sentenze. Si tratterà ovviamente di sentenze morali, che avranno come obiettivo quello di mettere la comunità internazionale di fronte alle proprie responsabilità; l'obiettivo infatti non è solo quello di investigare i crimini di Israele, ma anche e soprattutto di verificare la complicità esplicita o implicita degli altri stati, compresi ovviamente quelli europei.
 
Sono previsti  comitati nazionali di sostegno al tribunale in vari paesi del mondo , alcuni si sono già formati  e l'obiettivo è di crearne di nuovi e costituire un'ampia rete di appoggio. Anche in Italia  dovrà nascere   il comitato,  mi sono impegnata per la sua costituzione  e mi auguro che la Fondazione Internazionale Lelio Basso e i giuristi democratici possano impegnarsi.
 Vi faro' sapere ulteriori sviluppi anche per un incontro per poi lanciare il Tribunale Russell in Italia. Intanto organizzazioni o singoli che sono interessati ad impegnarsi per il comitato nazionale di sostegno possono comunicarlo alla mia mail.
 
Un abbraccio 
Luisa Morgantini
 
E-mail: luisa.morgantini@europarl.europa.eu
Ufficio PE in Italia - 06 69950217
 
www.luisamorgantini.net

Mercoledì, 18 Febbraio, 2009 - 13:23

VERGOGNA ITALIANA! Il premier salvato dal lodo Alfano

VERGOGNA ITALIANA!

Il premier salvato dal lodo Alfano

di PIERO COLAPRICO

Da avvocato parlava con competenza di "equilibrismi" e "svicolare", ma alla fine quello che ha svicolato è stato l'altro. E come accade non di raro in ogni paese del mondo, il pesce piccolo è finito nella padella e il pesce grosso nuota forse non felice, ma di certo libero dalla rete.

David Donald Mills Mac Kenzie, avvocatone inglese, è stato condannato ieri per aver accettato una "regalia" in dollari e aver detto più d'una bugia ai magistrati italiani. Ma chi, stando alle accuse, e stando alla sentenza di primo grado emessa ieri, ne ha tratto i maggiori profitti e benefici, e cioè Silvio Berlusconi, si è dileguato negli abissi. Come non raramente gli è accaduto, negli ultimi quindici anni.

C'è una storia, è sempre la stessa storia, nessuno la narra più. Qualcuno ricorda Bettino Craxi, il suo amico ristoratore Giorgio Tradati e una sigla curiosa, All Iberian? In breve. Tradati, quando incontra suo malgrado i magistrati nel pieno di Mani Pulite, non può che confessare almeno un po' di quello che sa. è uno dei prestanome di Craxi e conferma che nel '91 (sì, sono storie di diciassette anni fa, il tempo passa senza essere raggiunto dalla verità) su un conto svizzero dell'allora segretario socialista affluiscono quindici miliardi di lire. Li manda una società con sede in un paradiso fiscale, la All Iberian. E, caso più unico che raro in Tangentopoli, su questa società poco dopo il conto craxiano rimanda indietro cinque miliardi. In quale modo fossero sbagliati i conti del dare o dell'avere, non si è mai saputo, c'è ancora chi se lo chiede.

Ma Silvio Berlusconi - qualcuno lo ricorderà - giura sulla testa dei suoi figli di non saperne niente. "Volete che con mio senso estetico potrei scegliere un nome così brutto?", ribatte ai cronisti in un corridoio del tribunale. Eppure, Craxi e Berlusconi finiscono nel processo chiamato, appunto, All Iberian: le rogatorie non consentono dubbi, quella società danarosa che dà soldi in nero ai politici fa parte del grappolo di ditte e conti bancari esteri del sistema-Berlusconi. Nel frattempo, il teste Omega, e cioè Stefania Ariosto, porta a Ilda Boccassini rivelazioni tali da consentire indagini dure, e il processo che porterà alla condanna in Cassazione di Cesare Previti, il braccio destro di Berlusconi negli affari giudiziari, e a scoprire un bel racket di giudici e avvocati per aggiustare le sentenze.
Il premier, che è e resta un combattente invidiabile, affronta però ogni tempesta. Spesso ribatte colpo su colpo. Appena può, abbandona nel mare agitato i perdenti e i perduti. Ma chissà come, tra i flutti, qualcuno dalla procura pesca quel pesciolino inglese. Che poi tanto pesciolino non è: è un signore elegante, giramondo, affabile, che ha sposato Tessa Yowell, allora ministro della Sanità governo Blair e ora (si sono separati) sottosegretario alle Olimpiadi di Londra 2012.

Il pesciolino, il 18 luglio 2004, dieci anni dopo l'addio alla toga di Antonio Di Pietro, viene convocato nella noiosa e triste procura milanese. Di fronte a lui un pm che suscita sentimenti negativi e positivi in egual misura, si chiama Fabio De Pasquale. Era stato lui a respingere la richiesta di libertà di Gabriele Cagliari, ex presidente Eni, trovato morto soffocato a San Vittore. Ma è lui che con caparbietà segue piste che altri evitano.

Mills, si sa, ha curato "situazioni" nei paradisi fiscali per il gruppo Mediaset e altri gruppi italiani. Un professionista di livello mondiale. Sbarca dall'aereo con sicumera e si siede davanti ai pm, in qualità di fondatore di una galassia di cifre e monete e sigle. Ci sta un'ora, due ore. Alla fine, dieci ore.

E, sorpresa, la sua corazza cede: "Io - dice in sostanza - durante l'inchiesta e il processo All Iberian non ho raccontato le vere titolarità dei conti". E siccome gli sono arrivati 600mila dollari, e deve spiegarli, aggiunge: "Quelle somme mi furono date da Carlo Bernasconi per conto di Silvio Berlusconi erano un regalo per gli equilibrismi che avrei dovuto fare per svicolare da alcune situazioni difficili che si erano venute a creare". Una contortamente perfetta frase da avvocato.

Bernasconi, nel frattempo, è morto. Ma sono vivi i fiscalisti inglesi ai quali Mills si è rivolto dicendo, più o meno, "sono in un guaio". Ha cercato di cambiare versione, ha mandato lettere su lettere - l'ultima nella scorsa udienza - coinvolto personaggi vari che però con All Iberian e dintorni non c'entrano nulla. I giudici, ricusati ma riaffermati, non gli hanno creduto. Ed è evidente che in quell'aula non credono nemmeno a Berlusconi: ma mentre Mills è condannato, l'altro fa la conta di quelli che lo difendono e naviga con il vento in poppa. Sempre più intoccabile grazie al lodo Alfano, irraggiungibile in virtù del tempo che prescrive sentenze e corrode tutti tranne lui, potentissimo per il combinato disposto della carica politica, dei suoi miliardi in euro, della sudditanza incondizionata di fans della strada e onorevoli del Palazzo, Berlusconi è davvero al di là delle angosce degli imputati mortali. E tale resterà.

(18 febbraio 2009http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/processo-mills/lodo-alfano-colaprico/lodo-alfano-colaprico.html
Martedì, 10 Febbraio, 2009 - 13:01

appello: ROMPIAMO IL SILENZIO

Vi invito a sottoscrivere l'appello lanciato dall'associazione Libertà e Giustizia e qui sotto riportato.
Cari saluti
Antonella Fachin
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Rompiamo il silenzio

"Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell'umanità… La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti. Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme".
Norberto Bobbio
Rompiamo il silenzio Mai come ora è giustificato l'allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell'uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l'arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi. Preoccupa soprattutto l'accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all'opera per avvilire quella costituzionale. Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi.
Non vedere è non voler vedere. Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico.
Pochi Paesi al mondo affrontano l'attuale crisi economica e sociale in un decadimento etico e istituzionale così esteso e avanzato, con regole deboli e contestate, punti di riferimento comuni cancellati e gruppi dirigenti inadeguati. La democrazia non si è mai giovata di crisi come quella attuale. Questa può sì essere occasione di riflessione e rinnovamento, ma può anche essere facilmente il terreno di coltura della demagogia, ciò da cui il nostro Paese, particolarmente, non è immune.
La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall'alto e il consenso si fa salire dal basso. ll primo suo segnale è la caduta di rappresentatività del Parlamento. Regole elettorali artificiose, pensate più nell'interesse dei partiti che dei cittadini, l'assenza di strumenti di scelta delle candidature (elezioni primarie) e dei candidati (preferenze) capovolgono la rappresentanza. L'investitura da parte di monarchie o oligarchie di partito si mette al posto dell'elezione. La selezione della classe politica diventa una cooptazione chiusa. L'esautoramento del Parlamento da parte del governo, dove siedono monarchi e oligarchi di partito, è una conseguenza, di cui i decreti-legge e le questioni di fiducia a ripetizione sono a loro volta conseguenza.
La separazione dei poteri è fondamento di ogni regime che teme il dispotismo, ma la demagogia le è nemica, perché per essa il potere deve scorrere senza limiti dall'alto al basso. Così, l'autonomia della funzione giudiziaria è minacciata; così il presidenzialismo all'italiana, cioè senza contrappesi e controlli, è oggetto di desiderio.
Ci sono però altre separazioni, anche più importanti, che sono travolte: tra politica, economia, cultura, e informazione; tra pubblico e privato; tra Stato e Chiesa. L'intreccio tra questi fattori della vita collettiva, da cui nascono collusioni e concentrazioni di potere, spesso invisibili e sempre inconfessabili, è la vera, grande anomalia del nostro Paese. Economia, politica, informazione, cultura, religione si alimentano reciprocamente: crescono, si compromettono e si corrompono l'una con l'altra. I grandi temi delle incompatibilità, dei conflitti d'interesse, dell'etica pubblica, della laicità riguardano queste separazioni di potere e sono tanto meno presenti nell'agenda politica quanto più se ne parla a vanvera.
Soprattutto, il risultato che ci sta dinnanzi spaventoso è un regime chiuso di oligarchie rapaci, che succhia dall'alto, impone disuguaglianza, vuole avere a che fare con clienti-consumatori ignari o imboniti, respinge chi, per difendere la propria dignità, non vuole asservirsi, mortifica le energie fresche e allontana i migliori. È materia di giustizia, ma anche di declino del nostro Paese, tutto intero.
Guardiamo la realtà, per quanto preoccupante sia. Rivendichiamo i nostri diritti di cittadini. Consideriamo ogni giorno un punto d'inizio, invece che un punto d'arrivo. Cioè: sconfiggiamo la rassegnazione e cerchiamo di dare esiti allo sdegno.
* * *
Che cosa possiamo fare dunque noi, soci e amici di Libertà e Giustizia? Possiamo far crescere le nostre forze per unirle alle intelligenze, alle culture e alle energie di coloro che rendono vivo il nostro Paese e, per amor di sé e dei propri figli, non si rassegnano al suo declino. Con questi obiettivi primari.
Innanzitutto, contrastare le proposte di stravolgimento della Costituzione, come il presidenzialismo e l'attrazione della giurisdizione nella sfera d'influenza dell'esecutivo. Nelle condizioni politiche attuali del nostro Paese, esse sarebbero non strumenti di efficienza della democrazia ma espressione e consolidamento di oligarchie demagogiche.
Difendere la legalità contro il lassismo e la corruzione, chiedendo ai partiti che aspirano a rappresentarci di non tollerare al proprio interno faccendieri e corrotti, ancorché portatori di voti. Non usare le candidature nelle elezioni come risorse improprie per risolvere problemi interni, per ripescare personaggi, per pagare conti, per cedere a ricatti. Promuovere, anche così, l'obbligatorio ricambio della classe dirigente.
Non lasciar morire il tema delle incompatibilità e dei conflitti d'interesse, un tema cruciale, che non si può ridurre ad argomento della polemica politica contingente, un tema che destra e sinistra hanno lasciato cadere. Riaffermare la linea di confine, cioè la laicità senza aggettivi, nel rapporto tra lo Stato e la Chiesa cattolica, indipendenti e sovrani "ciascuno nel proprio ordine", non appartenendo la legislazione civile, se non negli stati teocratici, all'ordine della Chiesa.
Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all'attività politica, nel segno dei valori costituzionali.
Sono obiettivi ambiziosi ma non irrealistici se la voce collettiva di Libertà e Giustizia potrà pesare e farsi ascoltare. Per questo chiediamo la tua adesione.
Primi firmatari:
Gustavo Zagrebelsky
Gae Aulenti
Giovanni Bachelet
Sandra Bonsanti
Umberto Eco
Giunio Luzzatto

Claudio Magris
Simona Peverelli
Guido Rossi
Elisabetta Rubini
Salvatore Veca
Lunedì, 2 Febbraio, 2009 - 15:06

Medici Senza Frontiere: Appello contro segnalazione clandestini

Appello contro segnalazione clandestini

Un invito a tutti i medici affinché sottoscrivano l'appello 'non siamo spie', contro l'emendamento della Lega nord al Pacchetto sicurezza che elimina il principio di non segnalazione per gli operatori sanitari che assistono immigrati clandestini.

A rivolgerlo a tutti i camici bianchi della Penisola è la Fp Cgil medici, che invita a firmare l'appello lanciato da Medici Senza Frontiere, Associazione studi giuridici sull'immigrazione, Società italiana di medicina delle migrazioni e Osservatorio italiano sulla salute globale sul sito  www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it e a partecipare alla fiaccolata della società civile in programma il 2 febbraio, davanti a Montecitorio.

"La cura degli immigrati clandestini - scrive la Fp Cgil medici in una nota - è incompatibile con la delazione che potrebbe essere introdotta da un emendamento al Pacchetto sicurezza, in discussione in Aula la prossima settimana al Senato. In sostanza il medico prima dovrebbe curare il clandestino malato e poi denunciarlo alla polizia per l'espulsione. Basterebbe un po' di buon senso per capire che i clandestini sarebbero costretti a non curarsi alla luce del sole, a danno della loro salute e di quella di tutti i cittadini, per eventuali malattie contagiose non trattate. Eppure il ministro della Salute, Maurizio Sacconi, ha già affermato, insieme al collega dell'Interno Roberto Maroni, la sua condivisione" della norma. 

Segnalare è contro la deontologia

"Un provvedimento contro la deontologia medica, l'umana pietas e l'interesse della collettività". Così il senatore Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Ssn, boccia l'emendamento del Governo al cosiddetto pacchetto sicurezza, volto a cancellare il principio di non segnalazione degli immigrati irregolari alle autorità da parte dei sanitari. Marino aderisce all'appello lanciato, tra gli altri, da Medici senza frontiere che, in vista della discussione del provvedimento in Aula al Senato il 3 febbraio, nel pomeriggio di lunedì prossimo ha organizzato anche una fiaccolata davanti a Montecitorio. "Io ci sarò - annuncia Marino - per dire con forza che, oltre a non incidere sul fenomeno dell'immigrazione clandestina, costringerci alla delazione ha tre fondamentali ricadute: sui medici, perché stravolge il giuramento d'Ippocrate e impone loro di derogare al principio di umanità che anima chi svolge con coscienza questa professione; sui migranti irregolari, perché li costringe a cercare percorsi di cura anch'essi irregolari oppure li porta a non curarsi affatto; sulla collettività, perché va da sé che se si è portati a trascurare malattie contagiose come la tubercolosi, l'epidemia non può che dilagare, con gli immaginabili enormi costi sociali ed economici. Quando mi sono iscritto alla facoltà di medicina - conclude il senatore del Pd - pensavo a una professione che potesse aiutare gli altri nel momento della sofferenza. Non avrei mai creduto che tra i miei compiti ci potesse essere anche quello di fare il delatore".

Fiaccolata contro segnalazione clandestini

Fiaccole accese nonostante il vento, e fischietti tra le labbra in segno di protesta. E' appena iniziata davanti a Montecitorio la fiaccolata organizzata da un gruppo di associazioni umanitarie, capitanate da Medici senza frontiere (Msf), contro l'emendamento della Lega Nord al pacchetto sicurezza che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per i clandestini che si rivolgono a una struttura sanitaria.
L'emendamento contro il quale protestano le associazioni approderà domani all'esame dell'aula di Palazzo Madama. "Ai senatori - spiega Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia - chiediamo di dire no a un provvedimento che creerebbe paura ed ostilità, con conseguenze sulla salute degli immigrati e degli stessi italiani.
La diffidenza - riconosce - c'è già e peggiorerebbe con la paura dei clandestini di essere denunciati". A protestare davanti alla Camera dei deputati un centinaio di persone, immigrati ma soprattutto italiani. Tra questi tanti giovani medici di Msf, ma anche volontari di Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), Simm (Società italiana di medicina delle migrazioni) e Oisg (Osservatorio italiano sulla salute globale).
Per tutti una maglietta con su scritto 'Siamo medici e infermieri non siamo spie'.
Lunedì, 2 Febbraio, 2009 - 15:00

Sentenza corretta su caso Englaro

Sentenza corretta su caso Englaro

E' quanto si legge nella relazione del presidente della Corte d'Appello del capoluogo lombardo

La Corte d'Appello di Milano, nel decidere sul cosiddetto caso Englaro "non ha invaso territori altrui".
E' quanto si legge nella relazione del presidente della Corte d'Appello del capoluogo lombardo, Giuseppe Grechi, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario milanese. "Qui dobbiamo solo ribadire - scrive il magistrato - che in uno Stato di diritto il giudice non può rifiutare una risposta, per quanto nuova o difficile sia la domanda di giustizia che gli viene rivolta e che, per altro verso, nel cercare la risposta, deve mantenere un atteggiamento di genuina umiltà e un costante ancoraggio ai principi della Costituzione". Costituzione che "è fondata sulla separazione dei poteri per cui un potere non può interferire in un altro" e, ricorda Grechi, "né il potere esecutivo né quello legislativo possono porre nel nulla le sentenze definitive".
Nei mesi scorsi la Corte d'Appello di Milano aveva decretato che il padre di Eluana può chiedere la sospensione delle cure che tengono in vita la figlia. E i "provvedimenti - dice ancora Grechi - non si giudicano, si impugnano".

Nella sua relazione Grechi ha ricordato poi come la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione e la Corte europea dei diritti dell'uomo "hanno già confermato la correttezza dell'operato" dei magistrati milanesi nella vicenda Englaro.

Lunedì, 19 Gennaio, 2009 - 13:05

di nuovo sui nostri balconi le bandiere della pace!

Tutti noi stiamo vedendo cosa succede a GAZA: migliaia di feriti e di morti tra il popolo palestinese, anche tra donne e bambini.

STOP alla guerra!

Perchè non tiriamo fuori ed esponiamo alle finestre le nostre vecchie bandiere della pace?

All'epoca della guerra "imbroglio" contro le armi di distruzione di massa immaginate in Iraq,  le nostre bandiere arcobaleno non hanno ovviamente evitato il conflitto, ma sono state il segno palpabile di una visione alternativa dei rapporti tra i popoli, anche prescindendo dai giudizi di  merito.
Sono cresciute piano piano, hanno fatto fiorire di colori le nostre città, hanno detto in silenzio che larga parte degli italiani, poco sensibile alla propaganda guerrafondaia, era disposta invece  a schierarsi per la pace.
Oggi, di fronte a questa strage immane di innocenti e alle tragiche immagini  dei bambini massacrati a Gaza, il silenzioso messaggio di queste bandiere, molto più del clamore delle manifestazioni, può essere il modo rispettoso di commemorare ed onorare quei morti.
Esponiamole tutti.
Facciamo rifiorire l'arcobaleno simbolo di pace nelle nostre città.
Se riusciamo a dare la massima diffusione a questo appello, possiamo riuscirci.
OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE!

Cari saluti a tutti/e
Il collettivo "lavoriamo insieme per l'unità della sinistra - zona tre – Milano”, composto da compagni/e di PRC, PdCI, SD, VERDI, LISTA FO e non iscritti/e a partiti.  

Lunedì, 12 Gennaio, 2009 - 10:20

GAZA …anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti

GAZA …
Sono dense di significato, purtroppo, le parole che Fabrizio De André cantava:
Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.
E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Canzone del maggio
(In "Storia di un impiegato", Produttori associati, 1973)
“Si tratta di una canzone di protesta, liberamente tratta da un canto degli studenti parigini del maggio '68, quando si registrarono scioperi operai e manifestazioni studentesche contro il sistema capitalistico, accusato di produrre sfruttamento e ingiustizie sociali e di manipolare le coscienze con le verità dei mass-media.
Rievoca gli avvenimenti accaduti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque - anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura, menefreghismo o avversione - è ugualmente coinvolto negli avvenimenti. Il finale sostiene che la rivolta, lungi dall'essere esaurita, ci sarà ancora, ed ancora più forte, in futuro.
Esprimendo le motivazioni più profonde della protesta e della rivolta sessantottina, De André dichiara la propria adesione al movimento attraverso l'uso dell'aggettivo nostro e si schiera, come sempre del resto, contro i benpensanti che videro minacciato l'ordine stabilito.
Il ceto medio, opportunista e formalista, è rappresentato con grande efficacia attraverso pochi elementi: la millecento, la fiducia nella televisione, il desiderio di non compromettersi votando ancora la sicurezza, la disciplina.”
Commento tratto da http://www.giuseppecirigliano.it/Canzone_del_maggio.htm

Venerdì, 9 Gennaio, 2009 - 10:17

9 gennaio 2009: Presidio-fiaccolata per la pace in Palestina

Presidio-fiaccolata per la pace in Palestina     
Venerdì 9 gennaio, dalle ore 18.30, in piazza Duomo, a Milano.
Acli, Arci, Cgil, Cisl, Legambiente e altre associazioni di Milano promuovono un presidio con fiaccolata per chiedere la pace in Palestina. L'iniziativa, che si ispira all'appello lanciato a livello nazionale "Non si può rimanere a guardare", è in programma domani, venerdì 9 gennaio, dalle ore 18.30, in piazza Duomo.
NON SI PUO' RIMANERE A GUARDARE
C'è un modo per evitare il massacro di civili.
C'è un modo per salvare il popolo palestinese.
C'è un modo per garantire la sicurezza di Israele e del suo popolo.
C'è un modo per dare una possibilità alla pace in Medio Oriente.
C'è un modo per non arrendersi alla legge del più forte e affermare il diritto internazionale.
CESSATE IL FUOCO IN TUTTA L'AREA
RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ISRAELIANE
FINE DELL'ASSEDIO DI GAZA
PROTEZIONE UMANITARIA INTERNAZIONALE
Facciamo appello a chi ha responsabilità politiche e a chi sente il dovere civile perché sia rotto il silenzio e si agisca. Le Nazioni Unite e l'Unione Europea escano dall'immobilismo e si attivino per imporre il pieno rispetto del diritto internazionale.
L'Italia democratica faccia la sua parte.
Le nostre organizzazioni si impegnano, insieme a chi lo vorrà, per raccogliere e dare voce alla coscienza civile del nostro paese. 
*ACLI, ARCI, LEGAMBIENTE, CGIL, AUSER, LIBERA, RETE LILLIPUT, Associazione ONG Italiane – Piattaforma Medio Oriente, Fondazione Angelo Frammartino, Beati i Costruttori di Pace, FIOM, CGIL Funzione Pubblica, Un ponte per…, AIAB, CIES, GRUPPO ABELE, CIPAX – PRC- Centro Interconfessionale per la pace, Donne in Nero, A Sud, FAIR, Fairtrade Italia, Forum Ambientalista, UCODEP, Terres des Hommes International, Armadilla Onlus, SDL Intercategoriale, Tavola Sarda per la pace, ANPI Lambrate Ortica - Coordinamento Nord sud del mondo, Famiglia di Angelo Frammartino, Luigi Ciotti, Flavio Lotti, Luciana Castellina, Giuliana Sgrena, Enzo Mazzi - Isolotto Firenze, Luisa Morgantini, Vittorio Agnoletto, Giovanni Berlinguer, Sergio Staino, tanti gruppi locali, docenti, amministratori locali, pacifisti e pacifiste, cittadini e cittadine….*

Martedì, 23 Dicembre, 2008 - 10:05

volume A 100 PASSI DAL DUOMO – MAFIA E POTERE A MILANO

COMUNICATO STAMPA
A 100 PASSI DAL DUOMO – MAFIA E POTERE A MILANO
Presso il Comune di Milano presentato il volume con gli atti del convegno
È stato presentato questa mattina a Milano il volume che raccoglie i contributi e le testimonianze del dibattito in ricordo di Peppino Impastato "A 100 passi dal Duomo - Mafia e Potere a Milano", che si tenuto lo scorso 16 settembre presso il Comune di Milano.
Il volume presentato oggi è un utile strumento per riprendere i contenuti di una manifestazione che in termini di presenze registrò una folta partecipazione, inaspettata da un lato ma assolutamente incoraggiante dall’altro, segno di una volontà di conoscere e capire i meccanismi di infiltrazione mafiosa a Milano.
Il volume, pubblicato dai gruppi consiliari del Comune di Milano, Uniti con Dario Fo e Rifondazione Comunista in collaborazione con "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", presenta tutti gli interventi della giornata di studi dedicata al ricordo di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia a Cinisi (PA) il 9 maggio 1978 perché le sue denuncie e il suo impegno politico avevano svelato il sistema di potere allora imperante in quel territorio.
Oltre agli interventi dei presidenti dei due gruppi consiliari Basilio Rizzo (Uniti con Dario Fo) e Vladimiro Merlin (Rifondazione Comunista), nel libro si trovano anche quelli di Emilio Molinari, Giancarlo Caselli, Gianni Barbacetto, Nando dalla Chiesa, Francesco Forgione, Giovanni Impastato, Manfredi Palmeri, Franco Calamida e Jole Garuti.
"Dalla rilettura delle parole pronunciate in quella occasione – ha dichiarato Basilio Rizzo – si coglie l’attualità del messaggio politico e civile di Impastato, un messaggio volto a fare della lotta alle mafie una battaglia collettiva e sociale, oltre che una necessità democratica"."Il modo migliore per ricordare Impastato – ha concluso l’Avv. Ilaria Ramoni, referente di Libera Milano – è dare concretezza al suo impegno civile qui e oggi. Ecco perché stiamo raccogliendo le firme per chiedere al Consiglio Comunale di Milano ragione del perché non istituisce la Commissione comunale antimafia. Vogliamo una risposta".
I volumi saranno distribuiti da gruppi consiliari del Comune di Milano Uniti con Dario Fo, Rifondazione Comunista e da Libera nel corso delle prossime iniziative antimafia in programma sul territorio milanese.
Milano, 22 dicembre 2008

Lunedì, 22 Dicembre, 2008 - 12:17

'Mammasantissima' a Milano

Questi sono dati che riguardano la Lombardia ... cosa aspettiamo a rompere con l'omertà e il silenzio?!?!

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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11 dicembre 2008
'Mammasantissima' a Milano
di Mario Sanna
La Lombardia è la prima regione del Paese per quanto riguarda operazioni finanziarie sospette segnalate dall'Ufficio Italiano Cambi (3370 nel solo 2006) ed ha anche il primato per numero di operazioni antidroga (3638) e per sequestro di cocaina (4630 kg nel 2006).
Inoltre, per quanto riguarda i beni sequestarati ai mafiosi, questa regione risulta al quarto posto (546 immobili al 2007).
Sono dati eloquenti della presenza mafiosa in questa zona del nostro Paese, erroneamente ritenuta immune al fenomeno della criminalità organizzata che invece presidia intere zone del territorio e riesce a sviluppare i propri traffici a cominciare dal commercio di droga e dei rifiuti pericolosi.
In particolare in alcune zone del milanese è provata la presenza della 'ndrangheta', la mafia calabrese. In particolare nel quartiere di Quarto Oggiaro e nel comune di Buccinasco. Ma la 'ndrangheta', secondo la Commissione antimanfia, è presente anche a Monza, a Varese, a Tradate e a Busto Arsizio. Nell'inchiesta abbiamo visitato e raccontato alcuni di questi luoghi."

Qui di seguito il link al documentario realizzato da Rai News 24 sul tema delle infiltrazioni mafiose a Milano.

Martedì, 16 Dicembre, 2008 - 12:15

Commissione antimafia - iniziativa di Libera

Per opportuna informazione, diffusione e adesione, se desiderate, riporto qui di seguito il comunicato del gruppo consiliare Uniti con Dario Fo per Milano e in allegato quello dell'associazione Libera.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano 
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Commissione antimafia - iniziativa di Libera

Dopo il buon risultato conseguito sino ad oggi delle adesioni all'appello contro le infiltrazioni mafiose a Milano passiamo alla consegna delle stesse al Presidente del Consiglio Comunale.
L’associazione  Libera  prosegue  comunque  la  raccolta  delle  firme  che andranno  poi  ad  unirsi a quelle che saranno consegnate al Presidente del Consiglio Comunale.
Nel   frattempo  si  infittiscono  le  notizie  sul  ruolo  della  malavita organizzata  a  Milano,  questa  la  vera  emergenza  sicurezza  che non si affronta  con  qualche  soldato  in  divisa fermo davanti a qualche palazzo della città.
Milano si appresta a un periodo di grandi investimenti legati all'Expo 2015 che  noi  vorremmo  fossero  occasione di rilancio della città tollerante e solidale  che  abbiamo  conosciuto  offrendo  lavoro  pulito  per  i  tanti cittadini  italiani  e  immigrati  che vogliono vivere solo del loro lavoro onesto.
Per queste  ragioni  vi invitiamo a sottoscrivere da subito la proposta di interrogazione di iniziativa comunale perché venga istituita la commissione speciale d'inchiesta sulla criminalità organizzata.
La  costituzione   di  questa  commissione  è  premessa  fondamentale  per affrontare  senza nascondersi dietro un dito uno dei problemi più gravi che condizionano  la  vita della nostra città, un problema troppo spesso negato di  fronte  agli interessi dei grandi affari e che avvelena e condiziona la vita di tutti i cittadini.
Per  firmare l'interrogazione servono alcuni adempimenti formali per cui vi invitiamo  a  recarvi  presso  gli  uffici del gruppo della Lista Uniti con Dario  Fo  per  Milano  in via Marino 7 terzo piano. (dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00)  dove sono depositati i moduli dell’Associazione Libera.

In allegato  si trasmette il testo del comunicato stampa dell'Associazione Libera  a  riguardo  dell'iniziativa,  dove  sono indicati altri luoghi dove possibile sottoscrivere il  testo  dell'interrogazione  dell'iniziativa popolare

RACCOLTA FIRME PER INTERROGAZIONE DI INIZIATIVA POPOLARE
(Interrogazione popolare al Comune di Milano ex art. 9 Statuto comunale e art. 2 Reg. att. Diritti di partecipazione popolare)

TESTO DELL’INTERROGAZIONE DI INIZIATIVA POPOLARE

Al Sindaco di Milano
In  considerazione  di  quanto  emerso  dalla  relazione sulla ‘ndrangheta, approvata   all’unanimità   dalla   precedente   Commissione   parlamentare antimafia, con specifico riferimento alla massiccia presenza a Milano ed in Lombardia  di  soggetti  legati  a questa realtà criminale, dalle recenti e numerose  operazioni  condotte dalle Forze dell'Ordine e dalla Magistratura che  hanno  consentito di delineare un quadro inquietante della criminalità organizzata  presente  sul territorio lombardo e milanese, nonché a seguito delle  recenti  inchieste  giornalistiche  proposte  dai media televisivi e della carta stampata, i sottoscritti cittadini di Milano ritengono sia loro diritto  avere  risposte  in  merito  allo  stato delle infiltrazioni delle associazioni  criminali  nelle  principali attività economiche e produttive milanesi in particolare e lombarde in generale.
Per questi  motivi  i  cittadini  del  Comune  di  Milano  interrogano  le Istituzioni  del  Comune  di  Milano per conoscere le motivazioni del fatto che,  nonostante  se  ne  discuta  ormai  da  tempo,  non sia stata tuttora costituita  una  Commissione  Speciale  di  Inchiesta  sul  fenomeno  della criminalità  organizzata,  anche  di stampo mafioso, presente in città, non essendo  ciò riscontrabile, in maniera approfondita ed efficace, attraverso il normali canali dei mezzi di informazione.

Lunedì, 1 Dicembre, 2008 - 20:18

ACQUA PUBBLICA, RIPRENDIAMOCI IL FUTURO!

ACQUA PUBBLICA, RIPRENDIAMOCI IL FUTURO!

(dal documento conclusivo del Secondo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua - Aprilia, 22-23 novembre)
Il mondo è oggi attraversato dalla più importante crisi economica e finanziaria che la storia ricordi, mentre si è approfondita la crisi alimentare globale e si è definitivamente appalesata la crisi ecologica e resi evidenti i primi effetti permanenti dei cambiamenti climatici planetari. Un modello di ordine mondiale, fondato sul pensiero unico del mercato, sull’accaparramento predatorio delle risorse naturali, sulla mercificazione dei beni comuni e la loro consegna ai grandi capitali finanziari, sullo svuotamento della democrazia e della partecipazione popolare sta dimostrando il proprio completo fallimento.
Il “crack” globale dell’economia finanziaria rappresenta l’esito di trenta anni di politiche liberiste, basate sull’assioma “privato è bello”, sulla deregolamentazione del lavoro, sulla privatizzazione dei servizi pubblici, sulla espropriazione dei diritti sociali. Oggi sono i grandi poteri bancari e finanziari ad invocare l’intervento pubblico e il sostegno statale. Oggi sono i più sfrontati liberisti a dichiarare il fallimento del mercato.
Lo scopo è chiaro: ottenere un nuovo travaso di risorse dalle collettività ai poteri forti per rilanciare i flussi finanziari mondiali e riprendere l’espropriazione di risorse. Così si chiedono sostegni pubblici alle banche, mentre si approvano normative - come l’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 - che perseguono la definitiva messa sul mercato dei servizi pubblici locali, a partire dall’acqua e dal servizio idrico integrato. Così si approvano normative per il drastico taglio dei fondi alle scuole di ogni ordine e grado, si inasprisce la precarietà e ci si appresta ad eliminare il contratto collettivo nazionale per il mondo del lavoro.
“Noi la vostra crisi non la paghiamo” dichiara uno straordinario movimento per la scuola pubblica, una ”Onda anomala” di studenti, universitari, maestre, genitori, insegnanti, precari, che ha aperto una nuova fase della mobilitazione sociale, con al centro la lotta contro la privatizzazione del sapere e la riappropriazione di uno spazio pubblico, come luogo dei beni comuni, dei diritti sociali e della democrazia. “Noi la vostra crisi non la paghiamo” risponde un mondo del lavoro che rifiuta la socializzazione degli oneri della crisi finanziaria e chiede un nuovo intervento pubblico a sostegno delle fasce deboli della popolazione e per la definizione di un nuovo modello di produzione basato sugli interessi collettivi e la sostenibilità ambientale e sociale.
“Noi la vostra crisi non la paghiamo” rilanciano i movimenti per i beni comuni e le loro lotte territorialmente diffuse, ponendo al centro della propria iniziativa la riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, la loro cura e conservazione per le generazioni future, la loro gestione partecipata dai cittadini, dai lavoratori e dalle comunità locali, come motore di una ricostruzione dei legami sociali, di una riaffermazione dei diritti collettivi, della riproduzione di un’appartenenza sociale aperta e condivisa. In una parola, di una nuova democrazia e di un altro mondo possibile.
In questo contesto, il movimento per l’acqua è chiamato ad un ancora più forte rilancio della propria iniziativa, per mettere in campo una mobilitazione ampia, diffusa e determinata contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, per il ritiro dell’art. 23-bis della Legge n. 133/200, per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e per la difesa e la riappropriazione sociale dei beni comuni.
Lo sciopero generale del 12 dicembre, in questo quadro, diventa un punto di unificazione sociale fondamentale e può costituire un momento a partire dal quale porre il tema di un diverso modello produttivo e sociale, alternativo a quello avanzato dal pensiero unico neoliberista. Per questo saremo presenti, con la nostra specificità, a tale appuntamento.

Mercoledì, 12 Novembre, 2008 - 11:37

Siamo tutti Saviano

Pochi giorni fa è uscita su Corriere.it una bella iniziativa a favore di Saviano.
Qui potete trovare l'articolo (v. anche sotto)

http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_07/siamo_tutti_saviano_poster_19c681ba-aca3-11dd-8da9-00144f02aabc.shtml

L'iniziativa sta avendo molto successo e gli organizzatori ringraziano la grande voglia di partecipazione che si è manifestata in tutta Italia ( http://savianocontinua.blogspot.com/ )

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«Siamo tutti Saviano»:
manifesti sui muri di Milano

Affissi nella notte poster con i volti di giovani: il loro nome è accompagnato dal cognome dello scrittore

MILANO - Siamo tutti Saviano, al punto da prenderne perfino il cognome: questo è il messaggio che una ventina di giovani ha voluto lanciare nella notte a Milano, coprendo i muri della centrale via San Vincenzo con le gigantografie dei loro ritratti.
Sotto ogni viso il nome di battesimo di ciascuno seguito dal cognome dello scrittore anticamorra.
A compiere il blitz non è stata un'associazione o un'organizzazione politica: si è trattato di una iniziativa spontanea nata dal passaparola di un gruppo di ragazzi accomunati soltanto dal progetto di un blog (Savianocontinua.blogspot.com) e dalla speranza che l'esperimento possa essere replicato anche in altre città.

UBIQUITA' - «Abbiamo voluto dare al fenomeno di Saviano - ha spiegato Gaetano, uno degli ideatori del blitz - sembianze concrete, nella speranza che dando a Roberto l'ubiquità si moltiplichino in tutta Italia i Saviano e si affermi la cultura della legalità».
Sono in tutto 52 i poster 70x100 che hanno coperto decine di metri di muri davanti alla scuola materna Ariberto. Tra i ritratti affissi ci sono anche quelli di Gabriella 'Saviano' e Rosario 'Saviano', che ritraggono i volti dell'attrice Lella Costa e del musicista Roy Paci.
7 novembre 2008

Mercoledì, 12 Novembre, 2008 - 10:15

se non ora quando? appello per una commissione antimafia

Rinnovo l'invito ad aderire all'appello qui sotto riportato per memoria ... è un piccolo gesto ma dall'alto valore simbolico: anche a Milano ci sono criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, camorristiche ecc. e bisogna prenderne coscienza anche a livello politico!

Invia la tua adesione all'indirizzo listafoappello@gmail.com scrivendo:

 
aderisco all'appello " Se non ora quando? Appello per una Commissione d'inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese da inviare all'Amministrazione Comunale di Milano".
Nome e Cognome

Qui di seguito le numerose adesioni sinora pervenute... ma le adesioni non sono mai abbastanza!!!
Chi ha già aderito segnali l'appello ad amici e parenti. GRAZIE!

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano

Basilio Rizzo, Giovanni Colombo, Vladimiro Merlin, Patrizia Quartieri, Francesca Zajczyk, Emilio Molinari, Vittorio Agnoletto, Alessandro Rizzo,Gianni Barbacetto, Antonello Patta, Gianni Occhi, Irma Dioli, Nando dalla Chiesa, Luciano Muhlbauer, Lorenzo Frigerio, Paolo Cagna Ninchi, Giuseppe Natale, Amalia Navoni, Maurizio Pagani, Antonella Fachin, Franco Brughiera, Raffaele Taddeo, Sergio Segio, Tommaso Zampagni, Thomas Schmid, Marco Bersani, Paolo Azioni, Vanni Mirandola, Nello Vescovi, Liborio Francesco Cozzoli, Luisa Spinoso, Renata Sparacio, Francesco Pedrazzi, Giulio Cengia, Guido Gavazzi, Maria Carla Baroni, Alessandro Cangemi, Anna Alziati, Angelo Valdameri, Vincenzo Viola, Rossana Campisi, Fabrizio Casavola, Francesca Mileto Fausto Marchesi, Aligi Maschera, Christian Elevati, Loredana Fantini, Roberto Brambilla, Rolando Mastrodonato, Valerio Imbatti, Aldo Rossetti, Luigi Candreva, Alessandro Guido, Eleonora De Bernardi, Cristina Agosti, Piero Basso, Enrica Torretta, Roberto Cagnoli, Ida Alessandroni, Giampaolo Ferrandini, Ersilia Monti, Stefano Panigada, Giacomo Sicurello, Mirella De Gregorio, Luigi Campolo, Empirio Vito, Emanuele Gabardi, Vincenzo Vasciaveo, Edda Boletti, Saverio Benedetti, Silvano Pasquini, Fabio Ricardi, Camillo Gama Malcher, Cristina Benato, Edgardo Bernasconi, Claudio Armellini, Silvia Biassoni, Pietro Zanisi, Emanuele Concadoro, Mariateresa Lardera, Grazia Casagrande, Simona Platè, Gabriella Benedetti, Enzo Bensi, Massimo Gentili, Stefania Cappelletti, Mercedes Mas, Davide Frigerio, Giovanni Amico, Giogo Nobili, Rosanna Gatti, Andrea Sanclemente, Gabriella Grasso, Paolo Meyer, Giuliana Nichelini, Silvio Agnello, Luca Ariano, Marco Alberti, Claudia Giella, Ibrahîm 'Abd an-Nûr Gabriele Iungo, Gregorio Mantella, Sergio Marinoni, Anna Pedrazzi, Simone Panozzo, Michele Sacerdoti, Luigi Ranzani, Tommaso Botta, Mona Mohamed, Tommaso Dilauro, Maurilio Pogliani, Franco La Spina, Paolo Baruffa, Eliana Scarafaggi, Maurilio Grassi, Pennu, Roberto Prina, Donatela Cabrini, Giulio Cavazioni, Claudia Guastaldi Musso, Biagio Strocchia, Aldo Sachero, Donfrengo, Miriam Garavaglia, Marco Fassino, Luciano Luca Pasetti, Ferdinando Lenoci, Fabio di Falco, Lidia Meriggi, Ennio Riva, Carmen Cavazzoli, Renato Mele, Nadia Barbetti, Teresa Isenburg, Paolo Migliavacca, Monica Rossi, Giancarlo Roncato, Marina Lagori, Mario Bonica, Camilla Notarbartolo, Luisa A. Meldolesi, Bianca Dacomo Annoni, Renato Vallini, Tiziana Marsico, Daniele Gaggianesi, Ester Prestini, Salvatore Fraticelli, Alessandra Durante, Anna Maria Osnaghi, Rino Messina, Mattea Avello, Daniele Leoni, Angela Persici, Ruggero Bogani, Laura Bogani, Armando Costantino, Bruno Giulio, Antonio Lupo, Amanda e Silvio, Vincenzo Modarelli, Cristina Simonini, Alessandra Manzoni, Giuliana De Carli, Renato Merlini, Maria Luisa Sciarra, Federico Marchini, Luciana P. Pellegreffi, Alda Capoferri, Stefania Fuso Nerini, Riccardo Poggi, Maria Rosa Strocchi, Luisa Motta, Giovanna Groppi, Renato Lana, Massimo De Giuli, Guido Bolzani, Tony Rusconi, Romano Miglioli, Guia Faglia, Liborio Francesco Cozzoli, Silvia Olivotti, Ermanno de Gregorio, Annamaria Trebo, Lino de Gregorio, Tina Fusar Poli, Marina Querciagrossa, Giuliana Zoppis, Melissa Corbidge, Emanuela Nava, Davide Radaelli, Paolo Zani, Siliana Silvia Inguaggiato, Ernesto Pedrini, Marisa Gaggini, Giorgio Boccalari, Carla Gnecchi Ruscone, Luca Trada, Francesco Paolella, Edvige Cambiaghi, Carlo Rossi, Adele Rossi, Daniela Rossi, Roberto Zuccolin, Paola Iubatti, Marina Gorla, Pasquale Palena, Paolo Limonta, Elena Tagliaferri, Stefano Levi Della Torre, Marco Tatò, Edoardo Bottini, Davide Pelanda, Simona Bessone, Antonio Frascone, Renata Rambaldi, Tatiana Cazzaniga, Cristina Franceschi, Nicoletta Lucatelli, Francesca Carmi, Federico Mininni, Jacopo Casadei, Sandro Artioli, Carla Dentella, Alessandro Zanardi, Giovanna Ronco, Giovanni Acquati, Franco Calamida, Giuseppina Renzetti, Alfredo Minichini, Patrizia Tovazzi, Roberto Capucciati, Piercarlo Collini, Stefano Costa, Davide Sini, Paola Trotta, Antonio de Cristofaro, Andrea Fedeli, Alberto Risi, Annamaria Palo, Luigia Pasi, Brunella Panici, Vincenzo di Giacomo, Bianca Avigo, Marco Gimmelli, Flora Tannini, Stefania Veronese, Milena Mazzoni, Ernesto Rossi, Ezio Fornasier, Alessandro Guido, Serena Scionti, Parisina Dettoni, Cesarina Martin, Mariolina De Luca Cardillo, Teresa Ricco, Erica Rodari, Domenico Bertelli, ASSOCIAZIONE PROGETTO GAIA (Milano), Marco Poma, Silvio  Saffaro, Massimo Incontri, Mauro Leoni, Valeria Cornelio, Adriano Sgrò, Donatella Lunardon, Alberto Mazzenzana, Giovanna Procacci, Alessandro Angelotti, Daniela Bastianoni, Grazia Lurati, Giuseppe Caldera, Antonio Iosa, Silva Dondi, Guido Consonni, Giulio Meraviglia, Bruno Banone, Sara Montrasio, Luisa Ferrario, Giovanni  Abbiati, Norberto Trabucchi, Lucia Bertolini, Graziella Osellame, Raffaella Noseda, Chiara Noseda, Francesco Pirelli, Patrizia Miozzi, Maurizio Bertasi, Donatella Costelli, Céline Dissard, Gianni Cabinato, Maria Rosaria Canzano, Angela Di Terlizzi, Luciano Vailati, Augusta Bottazzi, Daniela Galuzzi, Viki Corsieri, Luca Prini
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SE NON ORA QUANDO?
 
Appello della Lista Uniti con Dario Fo per Milano
per una Commissione d'inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia nel territorio milanese
A Milano la mafia esiste. I fatti dimostrano che nella "capitale finanziaria" la corruzione persiste in modo invasivo. Vincenzo Macrì, componente della Direzione Nazionale Antimafia, assicura che "Milano è la vera capitale della "ndrangheta". Si parla anche di mafia, camorra, sacra corona unita. A testimoniarlo sono fatti giuridicamente sottoposti a procedimenti penali ancora in corso. Politica ed economia intessono relazioni pericolose con esponenti delle cosche.
Diversi sono stati gli omicidi di stampo mafioso commessi negli ultimi mesi, ricordiamo per ultimo Cataldo Aloisio, 34 anni, freddato nel Nord Ovest di Milano da un colpo di pistola alla nuca.
Come spiega Gianni Barbacetto, un potere non più occulto si è insediato nella città e come una idra multitentacolare tende a pervaderne il tessuto sociale, economico e politico.
L'emergenza in città viene indirizzata verso i Rom, oppure verso i furti e le rapine che sono in netto calo negli ultimi anni: il resto non sussiste. Non si comprende che spesso la microcriminalità esiste perché esiste la macrocriminalità delle organizzazioni mafiose.
La mafia a Milano, come scrive nel suo libro Giampiero Rossi, permane ormai da tempo in diversi settori: dai piccoli spacciatori sulla strada ai consulenti finanziari, ai commercialisti, ai direttori di banca negli uffici "ovattati" del centro cittadino, capitale del "business".
La macrocriminalità ricicla il denaro che gli viene fornito da una certa finanza bancaria e di borsa che, pur non essendo organica alla "cosca", rimane complice di un sistema di corruzione e di inquinamento della libera concorrenza.
La mafia è un problema culturale, asserisce Giovanni Impastato, fratello di Peppino. E anche nel Nord la cultura dominante è quella dell'illegalità.
Occorre creare una Commissione di controllo sugli appalti dell'EXPO, una commissione speciale d'inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino: la proposta giace in Consiglio Comunale, nonostante l'apprezzamento trasversale che ha ottenuto.
La società civile, l'associazionismo per la legalità, Don Gino Rigoldi, Libera, intellettuali e uomini di cultura hanno più volte avanzato la proposta, anche precedentemente all'assegnazione dell'EXPO a Milano. Ma l'amministrazione è sempre apparsa sorda di fronte a una richiesta corale di fare fronte all'emergenza dell' illegalità mafiosa, corrosiva della convivenza civile e sociale della nostra città.
Occorre subito attivare ogni forma utile a riportare a Milano la cultura della legalità, che è cultura di democrazia, giustizia sociale ed eguaglianza.
Ti chiediamo di aderire a questo appello che alcune cittadine e cittadini indirizzano all'Amministrazione Comunale affinché si chieda subito e si approvi una Commissione d'Inchiesta sul fenomeno della corruzione e della mafia a Milano, coerentemente con quanto sostenuto da più relatori nell'incontro in memoria di Peppino Impastato, tenutosi proprio a Palazzo Marino il 16 settembre 08.

Venerdì, 24 Ottobre, 2008 - 09:03

Nuove resistenze: Roberto Saviano

Nuove Resistenze: Roberto Saviano 22.10.2008

Ci sono momenti in cui la parola Resistenza si invera drammaticamente nel presente e in quei momenti la lotta di liberazione non rappresenta solo un patrimonio storico, ma diventa un’esperienza viva di cui tutti siamo ancora testimoni e alcuni, più consapevoli e coraggiosi, protagonisti. Il caso di Roberto Saviano ricorda, proprio quando diventano sempre più frequenti i tentativi di rimuovere o snaturare la memoria storica del nostro Paese, che la Resistenza, intesa come sforzo per vedere concretamente realizzati i principi della democrazia e dello stato di diritto, non è finita. Continua la Resistenza nel pensiero e nell’azione di chi lotta per una società di uomini e donne liberi di esercitare i fondamentali diritti costituzionali: il diritto al lavoro, all’istruzione, alla salute, diritti oggi messi fortemente in discussione dal diffondersi del lavoro precario, dall’attacco durissimo alla Scuola e alla Sanità pubblica. Forse fino alle recenti minacce contro Saviano, molti di noi però non pensavano di dover difendere la libertà stessa di parola, il diritto costituzionalmente sancito di esprimere le proprie idee senza temere per la vita. Invece è così; e ci sembra di essere ricacciati violentemente indietro nel tempo o proiettati in luoghi del globo dove la sopraffazione e la violenza regolano normalmente i rapporti sociali e inquinano le istituzioni. Roberto Saviano, che ha avuto il coraggio di parlare, di denunciare un’organizzazione criminale che controllando territorio, appalti e lavoro impedisce di fatto l’esercizio di tutte le libertà e le garanzie democratiche, è quindi un giovane resistente. Ma la storia ci ha insegnato che la Resistenza non è stata opera esclusiva dei combattenti, è storicamente accertato che dietro ogni partigiano vi erano altri italiani che lo sostenevano nei modi più diversi, un tessuto sociale che aveva maturato una nuova coscienza democratica. Senza questa adesione collettiva alle ragioni della lotta antifascista, senza la solidarietà e il contributo di tante persone che non imbracciarono il fucile, ma aiutarono e protessero i partigiani, la Resistenza sarebbe stata sopraffatta. Allora noi, oggi, non dovremmo domandarci se Saviano debba o possa resistere rimanendo in Italia, dovremmo piuttosto assumerci in prima persona la responsabilità e l’impegno di lottare per la piena attuazione di tutti i principi e i diritti democratici sanciti dalla Costituzione repubblicana.Non basta essere solidali con Saviano. Occorrono forme dirette di mobilitazione e di resistenza di tutta la società civile.
Anpi Lambrate Ortica

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