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.: Il Blog di Antonella Fachin
Venerdì, 15 Ottobre, 2010 - 21:07

Milano-Serravalle:Soldi solo per poteri forti e autostrade. Dita negli occhi per pendolari ...

Per opportuna informazione.

Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin
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COMUNICATO STAMPA

Milano - Serravalle, Gatti: ”Soldi solo per i poteri forti e le autostrade. Dita negli occhi per i pendolari e la scuola pubblica”
  
Milano, 15 ottobre 2010. Il Consiglio provinciale di Milano ha approvato nella seduta di ieri, con 26 voti a favore e 14 voti contro (quelli dei gruppi dell’opposizione), una delibera che prevede il via libera da parte della Provincia alla società controllata Milano Serravalle-Milano Tangenziali S.p.A. a esercitare il diritto di opzione pro quota negli aumenti di capitale di alcune società partecipate (Autostrada Pedemontana Lombarda s.p.a., Autostrade Lombarde S.p.a., Società di progetto Brebemi s.p.a. e Società Autostrada Broni Mortara s.p.a.).
Il capogruppo in Provincia di Milano per Lista un’Altra Provincia-PRC-PdCI, Massimo Gatti, intervenendo durante il consiglio provinciale di ieri dichiarato:
“Dopo tanti mesi di assenza ieri il Presidente Podestà ci ha degnato della sua presenza in aula e dopo lo show inconcludente su Expo 2015, con una relazione senza contenuti e inconcludente, si è premurato di far approvare alla sua maggioranza questa delibera che prevede lo stanziamento di centinaia di milioni di euro per le autostrade attraverso la controllata Milano Serravalle s.p.a.
Uno scempio sul territorio e sulle tasche dei cittadini che si svuotano sempre di più. Un dito negli occhi ai pendolari e alla scuola pubblica. Gli atti concreti e già deliberati della Giunta PDL – Lega Nord sono solo per le autostrade. Per il trasporto pubblico e per la scuola sempre e solo promesse e rinvii.
Gli assessori della giunta Podestà dovrebbero vergognarsi di parlare di biglietto elettronico futuribile quando sanno solo aumentare il prezzo dei biglietti e tagliare le corse per i pendolari, e altrettanto dovrebbero evitare di chiacchierare su nuove scuole superiori virtuali (naturalmente dopo il 2013 come nel caso di Paullo), non avendo avuto il coraggio di investire un solo centesimo in più per le scuole pubbliche. I soldi veri sono solo per la pedemontana, per Auostrade Lombarde, per Brebemi e addirittura per la Broni Mortara; le metropolitane verso Vimercate e Paullo sono sempre più dimenticate.
Occorre una reazione dal territorio perché la Provincia di Podestà non ha a cuore le sorti delle nostre popolazioni e non risponde neanche alle domande sulle nomine indecenti effettuate recentemente proprio per il cda di Milano-Serravalle s.p.a.”
In allegato: la delibera approvata ieri in Consiglio provinciale

Allegato Descrizione
proposta deliberazione n 51-2010.pdf
507.27 KB
Domenica, 10 Ottobre, 2010 - 14:28

PRIMARIE 2010: VALERIO ONIDA CANDIDATO SINDACO

Conferenza stampa, 23 settembre 2010, di §Valerio Onida (1)
"Far funzionare Milano, senza slogan o interessi di parte. Io so come si fa".
Milano: gigante economico e nano politico?
Milano non è sempre stata così. Non è sempre stata un “gigante economico” e insieme un “nano politico”. Milano anzi in passato è stata laboratorio politico di avanguardia. Cosa succede oggi? Perché i milanesi si allontanano dalla politica? I canali della partecipazione appaiono ostruiti. Sempre più sembra che chi si interessa di politica siano quasi solo persone alla ricerca di una carriera o di un “posto”, che il gioco sia nelle mani di un “circuito stretto” di apparati circoscritti e gelosi del loro potere. I cittadini disertano le urne. L’antipolitica cresce. Ma l’antipolitica è davvero l’unica soluzione? Chi crede nella democrazia sa che i partiti, attraverso cui i cittadini concorrono a determinare la politica nazionale (e locale), come dice la Costituzione, sono indispensabili. Non c’è democrazia senza partiti. La mia non è una candidatura dell’antipolitica. Non è una candidatura contro i partiti, anche se non è espressione di partiti o di pezzi di partiti. La mia candidatura nasce dentro la società milanese, di quella Milano che rivendica il diritto e il dovere di avere una politica vera, che si prenda cura della città e di tutti quelli che la abitano. Questo significa occuparsi dei mille piccoli e grandi ostacoli che troppo spesso ci fanno apparire la città come ostile o incattivita.
Far funzionare la città
Affrontare i problemi della sua gente è il primo compito di un’amministrazione comunale. Occorre far funzionare Milano, con l’occhio puntato sui bisogni, indipendentemente dal numero e dalla provenienza di coloro che hanno bisogno e dal fatto che richieste e proteste siano espresse a volume più o meno alto di voce. Proprio qualche giorno fa ho ricevuto un e-mail nel quale mi venivano descritte le difficoltà che incontra a Milano una persona affetta da sordità, alla quale, per esempio, i numeri verdi non servono a nulla. Di questo bisogna occuparsi: dei problemi di chi ogni giorno si sposta per lavorare, di chi accompagna i figli a scuola, di chi cerca casa, di chi quotidianamente deve combattere contro le troppe cose che non funzionano. 2 Non si governa un grande Comune andando a rimorchio degli interessi particolari o corporativi che sanno farsi valere meglio, né raccogliendo e amplificando le paure e le angosce dei cittadini, alla ricerca di facili consensi. Non si governa una città con gli slogan. Occorre una visione che parta da valori forti e condivisi: la visione di una città da vivere, non fatta solo di edifici da costruire. L’amministrazione è uno strumento fondamentale per governare. Se c’è un ambito nel quale posso vantare specifica competenza ed esperienza è proprio quello del funzionamento degli apparati amministrativi. Per venticinque anni ho vissuto dall’interno la nascita e la crescita della Regione Lombardia, dal suo primo statuto in poi. Ho partecipato da vicino e dall’interno a molte vicende istituzionali milanesi, da quando negli anni novanta si scriveva il primo statuto comunale. Ho conosciuto i problemi dell’amministrazione anche attraverso il filtro del contenzioso amministrativo in qualità di avvocato. La macchina amministrativa del Comune, spesso vissuta dai cittadini e perfino dai responsabili politici come un ostacolo o una palla al piede, è in realtà una risorsa fondamentale per chi voglia governare. Non servono amministrazioni parallele fatte di consulenti scelti in sede politica, ma serve capacità di guidarla, di combatterne i difetti e le distorsioni, valorizzandone competenze e risorse. Le caratteristiche di alcuni problemi come i trasporti e la gestione dei rifiuti impongono poi di affrontarli nella dimensione metropolitana, attuando il disegno istituzionale ormai iscritto nella Costituzione e che da troppo tempo è rimasto inattuato soprattutto per le resistenze dei poteri che ne verrebbero intaccati. Questo il mio primo impegno concreto come candidato Sindaco: rimettere il cittadino e la comunità al centro dell’azione amministrativa. Puntare sulla qualità dei servizi; attivare controlli non sulla carta e sulla forma, ma sulla realtà effettiva e sui risultati. Il contrasto alle illegalità e alle mafie che avviliscono la città non può essere delegato solo all’opera meritoria della magistratura: deve cominciare dall’azione amministrativa. Efficacia e trasparenza della pubblica amministrazione devono andare di pari passo. La scarsità delle risorse dei bilanci pubblici non giustifica la cattiva qualità dei servizi (per esempio quelli legati alla scuola). Milano deve saper utilizzare tutte le risorse di cui dispone, non può limitarsi a lamentare i tagli e a chiedere soccorsi a Roma. Colpisce, ad esempio, il fatto che, delle esperienze di Community Foundations promosse dalla fondazione Cariplo, nessuna fino ad ora riguarda il territorio del Comune di Milano. Non ci sono solo, poi, le risorse dei bilanci: ci sono anche le risorse nel campo scientifico e della ricerca, di cui Milano è particolarmente ricca, risorse che devono essere adeguatamente valorizzate a vantaggio di tutti.
Gioventù ed esperienza
Milano riprenda in mano se stessa scegliendo bene il suo primo cittadino. Dicono che sono troppo vecchio per questo compito. Ma l’impegno per la città, per la comunità, è di per sé un impegno che travalica le nostre stesse esistenze, e vale per noi, per i nostri figli e i nostri nipoti. Una città, del resto, anche nel senso fisico, sopravvive sempre a lungo a coloro che la pensano, la costruiscono, ne definiscono le forme. Il destino di una città è anche legato alla trasmissione di valori e di opere, alla capacità di ogni generazione di consegnare il testimone a quelle successive. Per questo oggi c’è bisogno di giovani. Ma non di giovani che siano in cerca di posti o di affermazione, ma di giovani che possiedano competenze professionali e abilità e siano pronti anche a metterle, almeno per una parte della propria vita, al servizio della comunità. La mia storia e la mia esperienza mi consentono di attuare credibilmente questo passaggio di testimone. Posso presentarmi agli elettori delle primarie, e poi agli elettori delle elezioni comunali, come un candidato che non ha vincoli di fedeltà, né espliciti né sotterranei, che lo condizionino, che non ha niente da chiedere per sé e la cui piena indipendenza da qualsiasi apparato e da qualsiasi gruppo di potere può essere affermata senza tema di smentita.
*** Per dare subito la prova che alle parole dette corrispondono fatti, ho voluto oggi qui accanto alcune delle persone che condivideranno con me questo percorso. Non vi sto presentando la mia “squadra”, i miei futuri assessori, ma persone che, a titoli e con ruoli diversi, coerenti con le loro competenze e capacità, hanno accettato di impegnarsi nel nostro progetto. Fra loro alcuni sono nomi ben conosciuti, per la drammatica storia che ne fa un poco il simbolo della Milano che non si arrende alla violenza e al cinismo; altri sono nomi meno noti al grande pubblico ma accomunati dalle stesse caratteristiche di fondo. Uomini e donne. Vi diranno loro direttamente, in poche parole, le motivazioni del loro essere qui con me oggi.
Valerio Onida
Durante la conferenza stampa altri 5 esponenti della società civile milanese hanno dichiarato la loro adesione e collaborazione al progetto per Milano di Valerio Onida: Umberto Ambrosoli (avvocato e scrittore), Lucia Castellano (Direttrice del Carcere di Bollate), Benedetta Tobagi (ricercatrice e scrittrice), Michele Diegoli (insegnante, operatore sociale e attore), Gabriele Rabaiotti (architetto e ricercatore).
Leggi alcune biografie: >>>
Per amministrare bene una città, occorre una visione.
Questi i temi intorno ai quali Valerio Onida costruisce il proprio programma, grazie anche alle proposte e ai suggerimenti che darete nella sezione “Il programma lo costruiamo insieme”.
• Milano, città da vivere
• Milano, città dei giovani
• Milano, città della conoscenza
• Milano, città che produce
• Milano, città che lavora
• Milano, città solidale
• Milano, città plurale
• Milano, città metropolitana
• Milano, città d’Europa e del mondo
• Milano, città che funziona
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 (1):
Chi è Valerio Onida
E’ nato a Milano nel 1936, da padre sardo e madre siciliana – figlio quindi delle “mescolanze” tipiche di questa città - e qui ha vissuto sempre, salvo che nei tre anni dello “sfollamento” durante la guerra. Ha frequentato scuole pubbliche (liceo “Carducci”) e l’Università statale, per la laurea in giurisprudenza, con tesi in diritto costituzionale, relatore uno dei membri dell’assemblea costituente.
La sua socializzazione è avvenuta nella Fuci (universitari cattolici), in cui è stato presidente di circolo e incaricato di zona.
E’ sposato dal 1962, ha cinque figli e cinque nipoti (più uno in arrivo).
Dopo il servizio militare è stato assistente e poi professore di diritto costituzionale in varie sedi, da ultimo alla Statale di Milano, e insieme avvocato specializzato in questioni di diritto costituzionale e amministrativo. Ha vissuto il mitico “Sessantotto” da assistente e giovane professore, come un’epoca di grandi speranze e aspettative, anche di confusione, ma senza perdere mai la fiducia nella possibilità di una Università e di una società migliore.
Dagli anni settanta, con la nascita delle Regioni a statuto ordinario, ha lavorato come esperto per la Regione Lombardia (con la commissione per lo statuto presieduta da Carlo Ripa di Meana, e poi nel comitato legislativo della Giunta, con i presidenti Bassetti, Golfari, Guzzetti, Tabacci, Giovenzana, Ghilardotti, Arrigoni, fino alla nomina a giudice costituzionale), nonché per altre Regioni. Ha lavorato allo statuto del Comune di Milano nei primi anni novanta, e prima ancora al progetto di legge sull’ordinamento dei Comuni e delle Province con Umberto Pototschnig. Conosce dunque da vicino i problemi delle amministrazioni pubbliche, anche locali.
Come avvocato si è occupato di questioni di diritto costituzionale e amministrativo: soprattutto difendendo la Regione Lombardia e altre Regioni in controversie con lo Stato davanti alla Corte costituzionale (li chiamavano, lui e altri, gli “avvocati delle Regioni”), ma anche, per esempio, discutendo questioni di costituzionalità e alcuni conflitti fra il Consiglio superiore della Magistratura e il Ministro di giustizia, o fra la Procura di Milano e le Camere parlamentari.
Alla Corte costituzionale è stato eletto nel 1996, dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza di tre quinti dei componenti, come professore ordinario di diritto, su designazione dei gruppi di centro sinistra. Ma alla Corte le “origini” politiche lasciano il posto alla funzione. Si possono ricordare, negli anni del suo mandato, alcune decisioni adottate dalla Corte che “politicamente” spiacevano o potevano spiacere ai partiti del centro sinistra allora al governo, o magari a tutti i partiti (per esempio sull’abuso dei decreti legge o sulle prerogative parlamentari). Della Corte è stato Presidente dal 22 settembre 2004 al 30 gennaio 2005. Sul sito ufficiale (www.cortecostituzionale.it) si può leggere la sua relazione alla conferenza stampa annuale del 2005.
Finito il mandato di giudice è tornato a insegnare all’Università statale, dove tiene tuttora un corso di giustizia costituzionale nella Facoltà di giurisprudenza, a esercitare l’avvocatura, a lavorare come esperto per alcune Regioni. Per tre anni (2007-2009) ha fatto parte del consiglio di amministrazione di RCS Quotidiani (l’editore del Corriere); dal 2009 è membro del Comitato di consultazione del Consorzio di banche “Pattichiari”, promosso dall’Associazione Bancaria Italiana.Collabora su temi costituzionali al “Sole 24 Ore”.Collabora come volontario allo “sportello giuridico” per i detenuti nel carcere di Bollate. Nel 2009 è stato eletto presidente, per tre anni, dell’Associazione italiana dei costituzionalisti.
Ha pubblicato lavori su diversi argomenti di diritto costituzionale. Ma il libretto cui è più affezionato è quello pubblicato dal “Mulino” che si intitola “La Costituzione”, dove ha cercato di illustrare la storia, i fondamenti e i principi della carta costituzionale in modo accessibile anche ai non addetti ai lavori. Il volumetto è stato distribuito in omaggio alla inaugurazione di un magazzino Coop in Emilia-Romagna, e in seguito distribuito in omaggio con il quotidiano “Il Sole 24 Ore” in occasione del sessantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione.
Non è mai stato iscritto ad alcun partito, ma ha condotto tante “battaglie” anche politiche, da cittadino e da avvocato. Per esempio la battaglia per il no nel referendum sul divorzio del 1974, e la difesa, come avvocato, di referendum di iniziativa radicale negli anni ottanta. La “cosa” più vicina alla politica che ha fatto è stata la partecipazione alla nascita dell’Ulivo nel 1994-95: referente milanese dei comitati per l’Ulivo, poi componente del gruppo di esperti per il programma formato da Prodi, fino a quando l’elezione alla Corte costituzionale, all’inizio del 1996, ha interrotto questa esperienza. Lasciata la Corte dopo i nove anni del mandato, ha preso parte alla campagna per il no nel referendum del 2006 sul progetto di riforma costituzionale (la c.d. devolution) e a tante iniziative, nelle scuole, in incontri pubblici, in sedi culturali, sindacali, politiche, in difesa della Costituzione e per diffondere la cultura costituzionale.
Si sposta in città con i mezzi pubblici. Tessera abbonamento senior per la rete urbana n. 190 316456439 dal 2005 Tessera Bikemi (dai primi mesi di funzionamento del servizio) n. 2036020812. E’ abbonato ad un radiotaxi.

Venerdì, 8 Ottobre, 2010 - 20:02

LETIZIA MORATTI, VIOLATRICE SERIALE DELLE REGOLE SU INCARICHI E CONSULENZE

Per opportuna informazione.
Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin

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DICHIARAZIONE DEL CONSIGLIERE COMUNALE BASILIO RIZZO

LETIZIA MORATTI, VIOLATRICE SERIALE DELLE REGOLE SU INCARICHI E CONSULENZE

Ho  appreso  da un lancio dell’agenzia Radiocor che Letizia Moratti è stata condannata  dalla  Corte  dei Conti del Lazio in appello per una consulenza affidata a Ernst&Young nel 2001 quando era Ministro dell’Istruzione.
Non volevo crederci, ma una verifica sul sito della Corte dei Conti, a meno di improbabile omonimie, lo conferma.
Quando  dunque  la  Corte  dei  Conti  Lombarda  la indagò per i cosiddetti incarichi  d’oro  –noi non sapevamo (ma Lei si)- eravamo in presenza di una “recidiva”.
Al di là dell’entità monetaria della condanna (ovviamente spiccioli per chi può spendere milioni di euro per una campagna elettorale) è determinante il giudizio inequivocabile sulle violazioni delle regole.
Per  i  milanesi  non è certo gradevole sapere che il proprio sindaco ha il “vizietto”  di  affidare incarichi e consulenze al di fuori della legalità, soprattutto   in  vista  del  futuro  ruolo  di  commissario  straordinario all’Expo.
E’  tuttavia  possibile  che  non  tutti soffriranno per questa notizia: si immagini  il  pensiero  dei “signori dei grandi eventi”. Visti i precedenti (L’Aquila,  G8, etc.) quale migliore nuova che sapere che sull’Expo regnerà un  commissario  ben  predisposto ad assegnare incarichi e consulenze senza troppe fisime di rispettare regole, procedure, legalità.
Si saranno congratulati a vicenda: “anche stavolta un’ottima scelta….”.

Milano, 8 ottobre 2010
Lunedì, 27 Settembre, 2010 - 12:07

chi ha paura di politiche sociali di integrazione dei Rom e Sinti?

Il 13 maggio scorso ho presentato una mozione in consiglio di zona 3, qui allegata, dal titolo “politica efficace di integrazione delle minoranze etniche dei Rom e dei Sinti”: dopo 3 anni di sgomberi costosi  e inutili che hanno solo spostato persone da una periferia all’altra senza alcuna prospettiva di soluzione, ho voluto stimolare la maggioranza di centro destra in consiglio di zona a riflettere e confrontarsi sulle possibili soluzioni al problema, soluzioni che non sono nuove e originali, ma sono prassi di buon senso in numerosi comuni d’Italia e in altri paesi europei da anni.
La mozione, come molte altre, è ancora in attesa di essere esaminata in consiglio di zona, ma dal 9 settembre u.s. è avvenuto un fatto grave: la mozione è stata “saltata” e sono state poste all’ordine del giorno mozioni presentate successivamente.
Il fatto è grave, perché il Presidente del Consiglio di Zona, Pietro Viola, in circostanze analoghe aveva sempre assicurato che le mozioni giacenti sarebbero state esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione, onde non fare né favoritismi né discriminazioni.
Il fatto è grave, perché nella Conferenza dei Capigruppo di luglio il Presidente del Consiglio di Zona, d’intesa con tutti i Capigruppo presenti, aveva nuovamente assicurato che le mozioni in sospeso sarebbero state esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione.
Invece, la mozione non è stata posta all’ordine del giorno né del 9 settembre, né del 16 settembre, né del 23 settembre; altre mozioni di data successiva sono state poste all’ordine del giorno delle predette sedute di consiglio.
Personalmente sono convinta che il Consiglio di Zona 3 dovrebbe dare un diverso e nuovo segnale al Comune in tema di “emergenza Rom”: la società civile in zona 3, costituita da maestre, genitori, volontari e cittadini, ha saputo dare un esempio concreto, non solo di solidarietà nell’emergenza degli sgomberi, ma soprattutto di rete di socialità permanente in favore di un percorso di integrazione attraverso un fattivo accompagnamento delle famiglie Rom nei processi di scolarizzazione e di avviamento lavorativo e abitativo: ha realizzato borse di studio e borse lavoro e molto altro.
Il Consiglio di Zona 3 non deve essere da meno e, per il ruolo istituzionale di ente territoriale, deve dare una risposta politica: la “politica” è l’arte del governo della città e questo è il segnale che il Consiglio di zona, se vuole, può dare alla città di Milano.
Tuttavia la maggioranza di centro destra, cui ho anche trasmesso il documento qui allegato dal titolo “Rom e Sinti: POLITICHE POSSIBILI NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO. MODELLI E PROPOSTE”, rifiuta pavidamente il confronto su questo argomento, pare sotto la pressione della Lega Nord che vuole parlare solo alla pancia delle persone, ma non alla loro intelligenza e al loro buon senso.
Come consigliera di zona non ho molti strumenti per protestare contro questo sopruso ai principi democratici e alle regole che il Presidente di Zona e la conferenza dei capigruppo si  sono dati.
Ad ogni consiglio di zona mi presento puntale, come sempre del resto, al primo appello delle 18.30 e dichiaro, come ho già fatto nei consigli del 16 e del 23 settembre, di non rispondere al secondo appello delle 19.00 per protesta contro questa azione subdola che elude il confronto sul tema e impedisce ai 41 consiglieri di zona di assumersi le proprie responsabilità nell’accogliere o nel rifiutare proposte ragionevoli ed efficaci –perché già sperimentate con successo altrove- per risolvere una situazione volutamente cronicizzata a Milano.
Il Comune di Milano, infatti, si rifiuta di svolgere quel ruolo di "regia pubblica", di coordinamento degli interventi  sul territorio che avrebbe potuto attivare da anni utilizzando efficacemente i 13 milioni di euro assegnati dal Ministro degli interni (ma dei quali sono già stati sperperati oltre 10 milioni di euro in sgomberi inutili e disumani) tramite politiche sociali in grado di prevenire/ridurre/eliminare il disagio e la conflittualità sociale: il comune di Milano preferisce perseguire approcci meramente ideologici ma non vuole risolvere concretamente il problema (per il definitivo benessere loro e nostro).
Il Comune di Milano, in questo campo come in molti altri settori di rilevanza sociale, "scarica" sui privati cittadini umanamente volenterosi e sui volontari di associazioni no profit, il peso dell'integrazione, che invece deve essere un obiettivo dell'intera comunità, della famigerata "società civile" attraverso l’egida del Comune.
A queste dinamiche mi rifiuto di farvi parte e continuerò a non rispondere al secondo appello, in attesa che la mozione venga sottoposta all’esame del consiglio di zona e nella speranza che poi i consiglieri di maggioranza non si defilino, uno alla volta (“quatti quatti, zitti zitti”) per far cadere il numero legale e non esaminare nel merito la mozione.
Il gettone di presenza, a prescindere che il Consiglio di Zona raggiunga o non raggiunga il numero legale di 21 (su 41 consiglieri!!), l’ho già devoluto e lo devolverò anche in futuro, all’associazione di volontari che da anni si occupa –in assenza di alcuna regia pubblica, ma solo per “buona volontà” e spirito di comunità- di progetti di lavoro e studio per le famiglie Rom del Rubattino:
Comunità di Sant’Egidio Milano ONLUS
Unicredit Banca, via Carducci 10, Milano
IT 73J02 008 01739 000 10090 9828
Causale: Borse per Rom
Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin

Venerdì, 24 Settembre, 2010 - 21:22

impariamo la Costituzione

Da ChiamaMilano del 24 settembre 2010.

Cari saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Lista civica Uniti con Dario Fo per Milano
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A SCUOLA DI COSTITUZIONE
Il Negozio civico di Chiamamilano ospita “Impariamo la Costituzione…incontriamoci”

Insegnanti, magistrati, professionisti, cittadini comuni ma anche, soprattutto, nonni e nonne volenterosi.
A tutti loro si rivolge l’Associazione “Impariamo la Costituzione, incontriamoci…” battezzata lo scorso anno da un gruppo di studenti, lavoratori e ricercatori e coordinata da Marilisa D’Amico, professore ordinario di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Un appello alla responsabilità civile, quello lanciato dall’Associazione, rivolto a tutti coloro abbiano voglia di mettersi in gioco e cimentarsi nell’insegnamento della Costituzione italiana ai bambini della scuola primaria.
“Trascurata, ignorata, non applicata in alcune sue parti, emendata, sotto continuo processo davanti ad un potere, che difficilmente riconosce in essa un legittimo limite, questa oggi è la nostra Costituzione. Secondo noi è molto altro e per questo stiamo lavorando affinchè venga riscoperta”, spiegano i promotori del progetto che si incontreranno
Giovedì 30 settembre alle ore 18 presso il negozio Civico di Chiamamilano. Un incontro a cui, per l’appunto, sono invitati a partecipare tutti gli aspiranti “maestri del diritto”, non necessariamente esperti del settore, cui verranno spiegate le modalità di insegnamento più idonee al target di riferimento. L’idea è quella di riuscire a calendarizzare una serie di incontri pubblici nelle librerie, nei circoli di quartiere e nelle scuole della città, coinvolgendo ragazzi e bambini nell’apprendimento dei valori portanti della nostra Costituzione: la convivenza civile, il rispetto, la tolleranza e il vivere onestamente.

Per tutte le informazioni: impariamolacostituzione.milano@gmail.com
 G.C.

Lunedì, 20 Settembre, 2010 - 20:04

LETTERA DEL FIGLIO DI UN OPERAIO

LETTERA DEL FIGLIO DI UN OPERAIO
Ero tornato da poche ore, l'ho visto, per la prima volta, era alto, bello,
forte e odorava di olio e lamiera.
Per anni l'ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua
bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica.
L'ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato
dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo.
L'ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie.
L'ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli
permetteva di farmi frequentare l'università.
L'ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per
ogni ora di lavoro.
L'ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha
detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.
Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l'età
lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma
dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali
affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli
operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire
che la modernità richiede di tornare indietro.
Ma mi è mancata l'aria, quando lunedì 26 luglio 2010,  su " La Stampa" di
Torino, ho letto l'editoriale del Prof . Mario Deaglio. Nell'esposizione
del professore, i "diritti dei lavoratori" diventano "componenti non
monetarie della retribuzione", la "difesa del posto di lavoro" doveva essere
sostituita da una volatile "garanzia della continuità delle occasioni da
lavoro", ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al
minimo, non necessitava più del "tempo libero in cui spendere quei salari",
ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte
(teoria ripetuta dal Prof.  Deaglio a Radio 24 tra le 17,30  e la 18,00 di
Martedì 27 luglio 2010).
Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è
capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun
valore, perché non è correlato al denaro, mi ha tolto l'aria.
Sono salito sull'auto costruita dagli operai della Mirafiori di Torino.
Sono corso a casa dei miei genitori, l'ho visto per l'ennesima volta. Era
curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva
barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al
reparto presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo
libero con la sua famiglia, quello era gratis.
Odorava di dignità.
(Luca Mazzucco)

Giovedì, 9 Settembre, 2010 - 08:50

9 settembre, ore 14.30: Consiglio provinciale discute mozioni su inceneritori!!!

Carissime/i,

come potete leggere anche nella newsletter qui sotto, il Consiglio provinciale di domani, alle ore 14.30, tratterà tre mozioni molto importanti sul tema rifiuti (v.allegati):

- contro ipotesi di raddoppio dell'impianto di termovalorizzazione di Trezzo sull'Adda

- contro costruzione di un inceneritore nel Parco Agricolo Sud Milano

- contro costruzione dell’ inceneritore di rifiuti sul territorio di Paderno Dugnano.

Tutte e tre le mozioni pongono l’obiettivo prioritario di una politica alternativa sulla gestione dei rifiuti.

Vista l'importanza degli argomenti sarebbe molto importante la presenza in aula di tutti coloro che in questi mesi si sono battuti contro questi interventi. Vi chiedo pertanto di far girare questa comunicazione anche ai vostri amici e conoscenti.

Un caro saluto.  

Antonella Fachin


Da: Massimo Gatti - per un'Altra Provincia [mailto:gattialtraprovincia@gmail.com]
Inviato: lunedì 6 settembre 2010 18.19
A: gattialtraprovincia@gmail.com
Oggetto: Newsletter n. 20 - Provincia di Milano - Gruppo consiliare un'Altra Provincia - PRC - PdCI

Newsletter del gruppo consiliare in Provincia di Milano

 

Lista Civica un’Altra Provincia – Partito della Rifondazione Comunista – Partito dei Comunisti Italiani

 

Numero 20 – lunedì 6 settembre 2010

 

Acqua pubblica: basta ipocrisie! A sostegno di tutte le iniziative in corso contro la privatizzazione dell’acqua e in vista del referendum pubblichiamo le posizioni assunte in merito dal Capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia-Prc-Pdci, Massimo Gatti, riportate dal quotidiano "Liberazione", in data 10 agosto 2010, e dal “Cittadino” in data 7 agosto 2010 e dal periodico “7 Giorni” in data 2 settembre 2010.

 

“Il Presidente della Provincia di Milano Podestà e vari esponenti di Pdl e Lega, si affannano a dichiarare che non vogliono privatizzare l’acqua. Niente di più falso dal punto di vista pratico e non ideologico, visti i provvedimenti assunti dal centrodestra a livello nazionale e locale! Il Governo, la Regione Lombardia e le province lombarde, a partire da quella di Milano, vogliono vanificare la richiesta di referendum per l’acqua pubblica e accelerare gli obblighi di privatizzazione, per paura del voto popolare richiesto da un milione e 400 mila cittadini.

 

Dopo aver indebolito in questi anni il sistema pubblico, facendo spezzatino di aziende grandi ed efficienti, inventando una divisione innaturale tra patrimonio, gestione ed erogazione, e moltiplicando posti e seggiole dei consigli di amministrazione, oggi, come minimo, vogliono consegnare il 40% del sistema idrico in ogni provincia a un privato, sicuramente dominante rispetto alla molteplicità dei comuni. Sono totalmente incuranti dell’aumento delle tariffe e del calo degli investimenti e dell’occupazione che i privati hanno già causato nelle varie zone d’Italia in cui hanno operato.

 

Per la Provincia di Milano l’alternativa vera è rappresentata dalla costituzione rapida di un’unica azienda totalmente pubblica, che riunisca in sé patrimonio, gestione ed erogazione del sistema idrico, in grado di aggregarsi efficacemente con la città di Milano e con le province confinanti, prevedendo uno spazio anche nel consiglio d’amministrazione per una rappresentanza diretta dei cittadini e delle cittadine.

 

Il Comune di Milano, per essere credibile, oltre a risolvere dopo vent’anni i problemi dell’esondazione periodica del Seveso, deve chiarire se il modello dei servizi pubblici è quello dichiarato in questi giorni per l’acqua oppure quello perseguito da tanti anni con la privatizzazione di A2A (ex AEM). Le forze politiche del centrosinistra, a partire dal PD, devono verificare e dove è il caso contestare, anche nelle regioni in cui sono maggioranza, la deriva verso il modello unico delle società miste, in cui il privato diventa dominante.

 

Per evitare i blitz e le aggressioni sistematiche al sistema idrico pubblico, la partecipazione massiccia e competente delle persone, dei movimenti, delle forze politiche e dei comuni deve essere continua. Si tratta di una battaglia irrinunciabile di valori e di lavoro, per un servizio universale essenziale e per il controllo diretto di reti fondamentali del sottosuolo che Pdl e Lega non possono svendere a Confindustria, alla Borsa e alle multinazionali”.

 

Consiglio provinciale, si parla di inceneritori e della S.P. Rho-Monza Nella riunione di giovedì 9 settembre 2010, convocata alle ore 14.30 presso la sede di via Vivaio 1, il Consiglio provinciale tratterà i seguenti argomenti: una mozione contraria all’ipotesi di raddoppio dell'impianto di termovalorizzazione di Trezzo sull'Adda; una mozione che si oppone alla costruzione di un inceneritore nel Parco Agricolo Sud Milano e una mozione contro la costruzione dell’ inceneritore di rifiuti sul territorio di Paderno Dugnano. Tutte le mozioni pongono l’obiettivo prioritario di una politica alternativa sulla gestione dei rifiuti.

 

Inoltre verranno trattate due mozioni riguardanti i lavori di riqualificazione della Strada Provinciale 44 Rho-Monza presentate dal Capogruppo in provincia di Milano per Lista Civica un’Altra Provincia-Prc-Pdci, Massimo Gatti e dagli altri gruppi di opposizione, per l’interramento totale della nuova strada nel tratto di attraversamento dell’abitato di Paderno Dugnano. Considerata l’importanza fondamentale dei temi in discussione si invitano i cittadini e i rappresentanti dei Comuni interessati a partecipare ai lavori del Consiglio Provinciale.

 

Trasporti, la Provincia alza le tariffe dei bus Il capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia–PRC–PdCI, Massimo Gatti, ha presentato il 6 settembre in Consiglio provinciale un’interrogazione urgente rivolta al Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, e all’Assessore provinciale alla Viabilità e Trasporti, Giovanni De Nicola, in merito all’aumento delle tariffe del trasporto pubblico locale su gomma per il territorio provinciale che verrà discusso nella Giunta provinciale di domani.

 

Nell’interrogazione urgente il Capogruppo Massimo Gatti chiede: “Per quali ragioni non è stata ulteriormente prorogata la Convenzione tra la Provincia di Milano e Azienda Trasporti Milanesi S.p.A. (A.T.M.) che prevedeva la riduzione delle tariffe degli abbonamenti mensili studenti e settimanali 2x6, nell’ordine del 10%; per quale motivo risultano all’ordine del giorno della Giunta del 7/09/2010 provvedimenti di adeguamento tariffario per l’anno 2010, assolutamente dannosi per la popolazione e senza nemmeno rispettare il dovere istituzionale e la buona educazione di rispondere alla mia interrogazione n. 47, con oggetto “Trasporto pubblico locale - Lotto 4 della Provincia di Milano: abbandono del SITAM da parte di Autoguidovie”, presentata in data 7/07/2010; se è intenzione di questa amministrazione provinciale, come ritengo opportuno, intervenire presso Governo, Regione Lombardia e ATM per favorire il reale potenziamento del trasporto pubblico su ferro e gomma, e nell’immediato per ricercare soluzioni tariffarie che non danneggino economicamente gli utenti del servizio pubblico, scongiurando pertanto qualsiasi aumento dei costi di biglietti e abbonamenti.

 

“Quelli del governo del fare e contro l’aumento delle tasse, PDL e Lega Nord – dichiara Massimo Gatti – ancora una volta predicano bene e razzolano male ed aumentano le tariffe dei bus sul territorio provinciale con una media per ora del 2,5% (in attesa di altre batoste). Un’altra gabella imposta sulle tasche già quasi vuote dei cittadini ed in particolare dei pendolari, del nostro territorio. E’ una vergogna che la Giunta provinciale e il suo Presidente abbiano abbassato la testa di fronte all’aumento delle tariffe imposto dai tagli di Tremonti e da Formigoni senza nemmeno fiatare.

 

Mi aspetto risposte concrete ed immediate alla mia interrogazione nell’interesse dei cittadini e dei pendolari della Provincia di Milano che da troppo tempo subiscono aumenti delle tariffe a fronte di un peggioramento del servizio”.

 

S.P. 157 e “Quattro strade”, Podestà e De Nicola dimenticano i doveri della manutenzione stradale Il capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia–PRC–PdCI, Massimo Gatti, ha presentato il 3 settembre 2010 due interrogazioni urgenti rivolte al Presidente della Provincia di Milano e all’Assessore provinciale alla Viabilità e Trasporti in merito alla riqualificazione della Strada Provinciale 157 (Mediglia – San Giuliano) e alla riqualificazione della località Quattro strade di Mediglia.

 

“Nella prima interrogazione, con oggetto “Riqualificazione S.P. 157”, - dichiara Massimo Gatti – ho chiesto a Presidente e Assessore di attuare al più presto e per quanto di competenza della Provincia di Milano un intervento di riqualificazione della Strada Provinciale 157 con il ripristino del manto stradale, della segnaletica, degli argini e dei guardrail.

 

Nella seconda, con oggetto “Riqualificazione Quattro strade di Mediglia”, ho chiesto, invece, che la Provincia intervenga al più presto, per quanto di sua competenza, per la riqualificazione della località Quattro strade di Mediglia con il ripristino dell’illuminazione stradale, la predisposizione di passaggi pedonali e la costruzione di una pensilina alla fermata del bus, considerato anche l’utilizzo del bus da parte degli anziani e degli studenti per raggiungere la scuole.

 

Mi aspetto immediate risposte concrete nell’interesse dei cittadini che da tempo aspettano invano un segnale positivo dall’Amministrazione provinciale”.

 

Novaceta, La Provincia si impegni per far ripartire l’Azienda Nel pomeriggio del 31 agosto, presso la sede della Provincia di Milano, si è riunita la commissione Lavoro provinciale che aveva come unico punto all’ordine del giorno l’audizione dei lavoratori della società Novaceta di Magenta in merito alla situazione aziendale e occupazionale.

 

Alla commissione hanno partecipato e preso la parola i lavoratori e i delegati sindacali dell’Azienda, dichiarata fallita, che hanno aggiornato i consiglieri provinciali sulla drammatica situazione che stanno vivendo e hanno proposto la bozza di un piano di rilancio dell’azienda stessa chiedendo un intervento fattivo delle Istituzioni in tal senso.

 

Il Capogruppo in Provincia di Milano per Lista Civica un’Altra Provincia-Prc-Pdci, Massimo Gatti, intervenendo in Commissione ha dichiarato:

 

“Siamo innanzi al fallimento dell’azienda, all’ennesimo caso di comportamento truffaldino di cosiddetti imprenditori. Se ancora oggi parliamo della Novaceta lo si deve alla stoica resistenza delle lavoratrici e lavoratori che da mesi stanno mantenendo un presidio davanti alla fabbrica.

 

La Provincia non può stare solo a guardare, ma, in collaborazione con le altre Istituzioni, ha il dovere di intervenire e pretendere che chi ha le responsabilità del fallimento di Novaceta paghi. Non è più ammissibile che a pagare siano sempre e solo le lavoratrici e i lavoratori.

 

I lavoratori non chiedono assistenza, ma dignità e lavoro. La cassa integrazione non può essere la soluzione né dal punto di vista economico né, tantomeno, dal punto di vista della dignità di professionisti seri che nell’arco di oltre cinquanta anni hanno contribuito a costruire un’azienda che, fin quando ha operato, è stata leader mondiale per la produzione del filo d’acetato.

 

Novaceta può e deve ripartire, non è un’utopia e il piano presentato oggi dai lavoratori lo sta a dimostrare, contenendo anche proposte innovative per la produzione di energia. Ora le Istituzioni devono fare la loro parte.

 

Il Comune di Magenta deve mantenere, senza deroghe, il vincolo produttivo delle aree. Provincia di Milano e Regione Lombardia devono investire nel lavoro produttivo, richiamando il Governo nazionale, oggi completamente assente, a svolgere la propria parte.

 

Vi è l’obbligo civile e morale di entrare nel merito delle proposte fatte e dare un esempio costruttivo affinché si giunga, al più presto, ad una proposta fattiva da presentare al curatore fallimentare e, tramite lui, ad una nuova proprietà”.

 

Moria di pesci, presentaTA UN’ interrogazione urgente In merito alla straordinaria moria di pesci che si è verificata nel colatore Addetta e nelle rogge tra Paullo e Tribiano, il capogruppo in Provincia di Milano per Lista Civica un’Altra Provincia-Prc-Pdci, Massimo Gatti, il 6 agosto, ha presentato un’interrogazione urgente rivolta al Presidente della Provincia e agli Assessori provinciali competenti.

 

“Dopo il gravissimo disastro del mese di febbraio, - ha dichiarato Massimo Gatti – con l’ingente sversamento di materiale inquinante nelle acque del fiume Lambro, ancora una volta dobbiamo registrare le carenze del sistema di prevenzione e di controllo dell’inquinamento da parte delle istituzioni competenti. Per questo ho presentato un’interrogazione al Presidente e agli Assessori competenti, per chiedere cosa ha già fatto o ha intenzione di fare questa Amministrazione provinciale per verificare la natura e la causa di questa straordinaria moria di pesci; se l’Amministrazione provinciale si è attivata con gli Enti preposti per verificare eventuali problemi di inquinamento della falda acquifera e del territorio circostante; quali interventi e quante risorse ha destinato la Provincia di Milano per azioni di prevenzione e controllo di questi eventi, che mettono a grave rischio l’ambiente e la salute dei cittadini”.

 

Case Aler quartiere di via Salomone, presentata un’interrogazione urgente Il capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia-PRC-PdCI, Massimo Gatti, ha presentato, il 2 agosto, un’interrogazione rivolta al Presidente della Provincia di Milano e all’Assessore provinciale alla Casa, in merito alle case Aler del quartiere di via Salomone, a Milano.

 

“Preso atto che ad oggi non sono ancora stati avviati i lavori di sostituzione dell’impianto di riscaldamento, con la relativa manutenzione e pulizia dei singoli caloriferi, determinando il rischio oggettivo del mancato funzionamento del nuovo impianto per il prossimo inverno – ha dichiarato Massimo Gatti – e considerato che la Provincia di Milano ha un proprio rappresentante nel consiglio di Amministrazione di Aler Milano, ho chiesto al Presidente della Provincia e all’Assessore alla Pianificazione del territorio, Piano Casa/Edilizia, Housing sociale, se il Consiglio di Amministrazione di Aler ha approvato l’intervento di sostituzione dell’impianto di riscaldamento citato e con quale crono programma e se è intenzione dell’Amministrazione provinciale intervenire per evitare un ulteriore peggioramento dei disagi già subiti dai residenti del Quartiere Salomone, soprattutto in vista dei mesi invernali.

 

Mi aspetto immediate risposte concrete nell’interesse dei cittadini considerato anche che numerose organizzazioni sociali e sindacali, hanno avviato da tempo un grande lavoro di riqualificazione del Quartiere Salomone per migliorare la qualità della vita e delle condizioni abitative e considerato che negli edifici in Edilizia Residenziale Pubblica del Quartiere Salomone, dal civico 28 al 66, abitano 477 nuclei familiari, per un totale di 1.800 inquilini che da troppo tempo ormai attendono un intervento delle Istituzioni”.

 

Scuola, Massimo Gatti ha partecipato al presidio dei precari davanti al Provveditorato Il capogruppo in Provincia di Milano per Lista civica un’Altra Provincia–PRC–PdCI, Massimo Gatti, ha partecipato l’ 1 settembre 2010 al presidio indetto davanti all’Ufficio Scolastico Regionale in via Ripamonti 85 a Milano dal Movimento Scuola Precaria per protestare contro i tagli del governo alla scuola pubblica.

 

“Solo sul territorio di Milano e provincia saranno più di mille i lavoratori precari della scuola che quest’anno rimarranno disoccupati – ha dichiarato Massimo Gatti – Se consideriamo tutto il Pese, invece, saranno decine di migliaia i docenti e gli ATA che rimarranno senza lavoro. Quelli imposti dal duo Gelmini-Tremonti sono tagli inaccettabili. Noi siamo stati e saremo in piazza con i precari per sostenere l'importantissima battaglia di queste lavoratrici e lavoratori per la difesa della scuola pubblica, per il lavoro e per la democrazia”.

 

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Martedì, 7 Settembre, 2010 - 12:06

sgombero di via Rubattino, sotto la pioggia

Oggi 7 settembre 2010 la notizia ANSA riporta: "Lo sgombero era stato autorizzato dalla Prefettura e previsto da tempo"

... già, ma ci sono modi e modi per fare le cose: un modo giusto e rispettoso delle persone, che individua preventivamente delle soluzioni alternative e tiene conto delle esigenze delle famiglie con bambini frequentanti le scuole “dell’obbligo” della zona già da un paio d’anni; un modo crudele e disumano.

Ebbene, De Corato, Moratti & C., la polizia municipale e tutti gli operatori coinvolti tra tutti i giorni che potevano scegliere hanno deciso di procedere in un giorno di pioggia (ha iniziato a piovere ieri sera, quindi non è un fatto meteorico improvviso), così come l'anno scorso, il 18 novembre 2009, costrinsero le famiglie rom ad abbandonare un immobile privato abbandonato da anni, sotto la neve.

Questa è crudeltà mentale: è odio etnico; è disprezzo allo stato puro.
Questo è il genere umano che governa Milano nel 3° millennio:
è forse diverso dalle lotte tribali dei cavernicoli? E’ diverso dall’epurazione etnica perpetrata dalla Germania, dalla Serbia? .. non credo proprio: a Milano il livello diffuso di umanità è ancora a quello stadio…, anzi è ritornato indietro a quello stadio.

Adesso si sta ripetendo l'ennesima storia degli altri 300 e passa sgomberi prima di questo: i servizi sociali del Comune propongono la separazione delle famiglie, la separazione delle donne dagli uomini, dei minori dai padri e talvolta anche dalle madri (e che nessuno mi venga a parlare di rispetto dei valori della famiglia a Milano, perchè è una squallida ipocrisia!!).

Adesso i servizi sociali offriranno alle madri i luoghi più lontani possibili: in provincia di Milano, in provincia di Como (!), dall'altra parte della città, operando deliberatamente per ostacolare la frequentazione della scuola primaria da parte dei bimbi che da due anni frequentano le scuole di via Feltre, via Pini, via Cima (e che nessuno mi venga a parlare dei diritti dell'infanzia e dei minori a Milano, perchè è una squallida ipocrisia!!).

Questo non è rigore e non è rispetto delle leggi, perché a Milano le forme di illegalità, di collusione, di tolleranza verso le irregolarità sono tantissime e non vengono perseguite con analogo rigore e fermezza, …. ma è molto più facile puntare il dito contro il diverso, lo straniero, l'altro, il debole, l'emarginato, che farsi autocritica e puntare il dito verso se stessi e le proprie forme di illegalità diffusa.
Questo è solo accanimento e deliberata volontà di emarginare anche coloro che hanno avviato un processo di integrazione ..... e che nessuno mi venga a parlare di furti, di paura e di emarginazione ... perchè tutto questo è proprio ciò che si vuole continuare ad avere a Milano, dato che tutti i tentativi dei volontari e dei privati di togliere dall'emarginazione le giovani generazioni  e le loro famiglie rom viene intenzionalmente vanificato, interrotto, ostacolato, boicottato, …. dato che non solo nulla si fa per cambiare le cose, ma addirittura si fa di tutto per buttare nell’emarginazione e nel degrado più assoluto queste persone: quel poco che avevano viene letteralmente distrutto (e che nessuno mi venga a parlare del diritto alla proprietà privata e ai beni personali, all’inviolabilità delle proprie cose, perchè a Milano è una squallida ipocrisia!!).

Questo sgombero, come tutti gli altri in passato, è solo fine a se stesso: quasi 10 milioni di euro spesi solo per spostare delle persone da un luogo a un altro, senza alcuna alternativa e senza alcuna politica sociale di integrazione nel medio/lungo periodo.

... che tristezza per una città, Milano, che da troppi anni non sa e non vuole avere una politica sociale di sviluppo delle relazioni umane e della socialità, di superamento dei conflitti sociali attraverso interventi programmati e costanti di integrazione!!
… che tristezza per l’aridità diffusa di molte, troppe coscienze …

Ci sono
aiuti pubblici alle imprese di ogni settore,
aiuti pubblici alle banche,
aiuti pubblici ai teatri e al cinema,
aiuti pubblici all'editoria e ai giornali di partito,
aiuti pubblici alle famiglie che iscrivono i loro figli a scuole private,
aiuti pubblici agli inceneritori e alle centrali elettriche (v. CIP6),  
aiuti pubblici a pioggia agli amici degli amici, insomma a "cani e porci",
ma alle minoranze etniche NO!!
.. per risolvere una conflittualità sociale che si è incancrenita negli ultimi anni: NO!!
ai bambini emarginati, NO!


... meglio farli vagare per la città come cani randagi, anche se sono persone, ..

Chissà quanti sono soddisfatti e diranno: "sono stati cacciati via i rom"!! … “cacciati”…. Le parole hanno significato: quanto odio, quanto livore, quanto disprezzo in queste parole….

E' più facile che delinqua un giovane rom con il diploma di terza media o con il diploma tecnico in tasca oppure un giovane rom analfabeta, “senza arte né parte” ed emarginato?


Bene, da domani potremo smettere di parlare di emergenza rom: il problema è stato risolto!!!


Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Lista civica "Uniti con Dario Fo per Milano"
Facebook: Antonella Fachin

Martedì, 7 Settembre, 2010 - 09:51

PERCHÉ MILANO HA BISOGNO DI UNA MOSCHEA

Riporto il comunicato di Luciano Muhlbauer, che sottoscrivo in toto. Cari saluti a tutte/i Antonella Fachin -------------- PERCHÉ MILANO HA BISOGNO DI UNA MOSCHEA Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer Milano ha bisogno di luoghi di culto islamici. Non in omaggio al famigerato buonismo e nemmeno perché lo dice Tettamanzi, ma semplicemente perché lo esige il buon senso e il buon governo. Milano ha bisogno che possano esistere legalmente e formalmente delle moschee perché a Milano c’è un numero significativo di lavoratori e residenti di fede musulmana. Secondo gli ultimi dati della Camera di Commercio, sul territorio del comune di Milano sarebbero attive oltre 1.500 ditte i cui proprietari sono di religione islamica. Chi oggi sostiene, come la Lega e De Corato, che Milano non ha bisogno di una moschea o propone assurdi e pericolosi referendum, dovrebbe spiegare invece ai milanesi qual è l’alternativa e che futuro intende costruire per la città. Perché non consentire che possano esistere legalmente dei luoghi di culto non significa affatto che i fedeli non si riuniscano per pregare, ma unicamente che lo facciano dove capita, dalle cantine ai marciapiedi, fino ai capannoni eccetera eccetera. Ed è esattamente quello che succede a Milano da tempo, come ben sanno Lega e Pdl che governano la città da 17 anni. Dire che ci si oppone all’esistenza legale di moschee e contemporaneamente capeggiare le campagne contro le “moschee abusive” è ipocrita e irresponsabile. È ipocrita perché tanto le “moschee abusive”, in assenza di quelle legali, esistono comunque ed è irresponsabile perché non offre una via d’uscita condivisa e condivisibile e, pertanto, avvelena il clima e coltiva i rancori. Chi dice sempre e comunque soltanto dei “no”, oggi deve parlare chiaro. Deve chiarire se ritiene che ci debba essere una pulizia etnico-religiosa, per cui tutti i musulmani vadano espulsi da Milano e dall’Italia. Ebbene sì, perché questa sarebbe l’unica alternativa reale, sebbene da incubo, all’esistenza di luoghi di culto islamici. Se invece la Lega, De Corato e la Moratti non sono favorevoli all’espulsione di massa su base religiosa, allora devono spiegare cosa intendono fare perché i milanesi di fede islamica possano praticare legalmente e alla luce del sole la loro fede. E lo devono fare ora, all’inizio della campagna elettorale e senza la pericolosa furbizia dei referendum. Lo devono fare perché governano Milano da 17 anni e non possono continuare a prendere per i fondelli i milanesi.

Lunedì, 6 Settembre, 2010 - 22:18

Si può uccidere un uomo, ma non le sue idee

Si può uccidere un uomo, ma non le sue idee

6
set2010 


di Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio
La notizia dell’uccisione di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica (SA), ci ha lasciati sconvolti come tutte le persone impegnate nella difesa della legalità e dell’ambiente, ma con una nota di dolore e di coinvolgimento particolare, dato che nel prossimo fine settimana si sarebbe dovuta svolgere ad Acciaroli, una frazione del comune salernitano, la festa denominata “U’viecchiu”. L’evento, che il nostro Movimento per la Decrescita Felice aveva contribuito ad organizzare e di cui avevamo parlato in un precedente post, sarebbe stata anche l’occasione per far convergere nella cittadina cilentana i nostri circoli del centro-sud, in modo da costruire un momento di confronto e di approfondimento della conoscenza reciproca.
Non era certo per caso che si era creata questa forma di collaborazione con l’Amministrazione comunale di Pollica. Infatti il sindaco Vassallo, un ex pescatore della frazione Acciaroli al suo secondo mandato, oltre a essere impegnato sui problemi della legalità, aveva una sensibilità ecologica molto spiccata e la volontà di valorizzare le specificità del suo territorio. Angelo Vassallo era noto alla cittadinanza per l’attaccamento alla sua terra e l’attenzione al civismo.
Arrivati ad Acciaroli si percepiscono felicità ed armonia con la natura. Questo anche grazie ai cittadini di Pollica, attaccati ai valori della propria terra, orgogliosi di essere una comunità rurale che rispetta la natura prodiga di doni, come i prodotti ittici, l’olio, il grano, le viti e la diffusione di cibi autoprodotti. La pasta fatta in casa qui da sempre si serve nei ristoranti. La genuinità non è mai mancata, anzi, è un valore da tutelare e promuovere. La dieta mediterranea? È stata inventata da Ancel Keys a Pioppi, un’altra frazione del comune di Pollica. La tradizione del cibo di qualità è un patrimonio nazionale non misurabile che trova la sua culla proprio qui.
E dimenticatevi l’Italia arretrata. Pollica, città slow food, è anche il comune coordinatore di un progetto politico all’avanguardia (Accordi di Reciprocità) finalizzato all’indipendenza energetica del territorio e dei 73 comuni rientranti nel Parco del Cilento e del Vallo di Diano. Questo progetto si fonda su tre pilastri: il risparmio energetico e la riduzione dell’uso di fonti fossili; l’uso razionale dell’energia e l’efficienza energetica; l’uso delle fonti energetiche rinnovabili.
Questa impostazione metodologica, che MDF condivide e promuove da anni, consentirà di sostenere le conseguenze prossime di una riduzione della disponibilità di petrolio ed un aumento dei prezzi dello stesso senza sacrifici da parte delle popolazioni. Nella visione lungimirante del sindaco Vassallo, l’autonomia energetica doveva essere affiancata dalla sovranità alimentare, cioè da una valorizzazione della produzione locale, dell’uso delle risorse del territorio e delle filiere corte.
Piani ed idee politiche che neanche il sistema Italia ha saputo avviare, mentre nel Cilento si cerca di praticare, sostenere, ricercare, condividere ed usare quanto più possibile le migliori tecnologie anche nel campo energetico. Vassallo ed altri Sindaci cilentani sono il simbolo di un’idea di sviluppo diversa da quello industriale, uno sviluppo non materiale ma in armonia con la natura. Nel Cilento il turismo sostenibile è una realtà: riuso di vecchi casolari di pietra, prodotti tipici locali, energie rinnovabili, raccolta differenziata (che a Pollica ha raggiunto il 70%), sono solo alcune delle buone pratiche amministrative avviate da anni nel territorio.
Chi pensa di poter arrestare un processo di questo genere stroncando brutalmente la vita di chi se ne è fatto promotore non tiene conto che queste idee sono ormai penetrate profondamente nella popolazione, e che l’impegno di chi ha votato Vassallo sindaco, in una lista civica orientata a sinistra, troverà nuovo impulso e nuove persone in grado di portarle avanti.
pubblicato su: Il Fatto Quotidiano
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