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.: Il Blog di Antonella Fachin
Venerdì, 24 Luglio, 2009 - 13:48

HUMOR: il rilancio dell'economia

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Mercoledì, 15 Luglio, 2009 - 11:08

La decrescita e le emissioni zero

Dal sito di ADUC.: www.aduc.it


Saluti
Antonella Fachin

15 Luglio 2009
La decrescita e le emissioni zero
  di Giuseppe Parisi
I "grandi" del mondo si sono riuniti, ancora una volta. Le tematiche da affrontare sarebbero state tante, se qualcuna di esse non avesse preso il sopravvento, vista l'urgenza, poiche' il pianeta e la sua lenta agonia sono sotto i disastri ambientali a cagione delle politiche degli interessi.
Il principio da eleggere viene edulcorato sotto le emergenze, ad esempio la produzione della CO2. Gli obbiettivi da raggiungere sarebbero ben altri, di ampia scala , anch'essi urgenti, iniziando da quella basilare, la "decrescita" intelligente. I Paesi illusoriamente considerati emergenti, dovrebbero essere guidati finanziariamente in tale percorso, tanto che rivendicano i tassi troppo bassi di CO2, quale invalidanti al loro benessere sociale ed economico, nella direzione degli anacronistici e superati sviluppi economici dei capitali.
Nei cosiddetti Paesi evoluti dell'Occidente, sono anni che si programmano investimenti di studio e per progetti alternativi di produzione di energie, come ad esempio le rinnovabili, nonche' ogni progettualita' utile e necessaria al risparmio energetico ed alla diminuzione di scarti, compresa la famigerata CO2.
Le tematiche che ci saremmo attesi di ascoltare, al vertice dei G8, sarebbero state quelle delle strategie su come pianificare e modificare le politiche economiche per attivare una decrescita intelligente delle economie e delle produttivita', incoraggiando e sostenendo con aiuti finanziari soprattutto quei Paesi con standard bassi di progettualita' e di investimenti.
Un ruolo straordinario e peculiare, e' quello del Paese Italia. Per mancanza cronica di fondi, assorbiti da uno strabiliante quanto sospetto costo della politica (qualcuno si affannerebbe della democrazia...) nonche' ulteriori aggravi come qualche 8 per mille al puro fanatismo, il nostro Paese ha una cronica mancanza di validi ed energici finanziamenti sullo studio delle risorse da fonti rinnovabili, malgrado siamo, come pochi altri, il Paese del sole e del vento.
In Italia siamo ormai alla farsa, soprattutto sul palcoscenico internazionale.
Restiamo paladini difensori del Pianeta febbricitante, quando in casa giochiamo al nucleare. Tutti conoscono il solito fare "double-face" del Presidente Silvio Berlusconi: un Paese dalle megalomani follie nucleari e dei progetti strabilianti per strabiliare, con i soldi dei cittadini Italiani. Sicure centrali nucleari che producono scarti e scorie sicure, che saranno posizionate in aree sicure, con tutto sicuro.
Sembra una barzelletta.
Tutto il mondo si sforza nella direzione opposta, i Paesi con standard meno occidentali -come Cina, Brasile e India- vengono incoraggiati alla produzione piu' bassa di CO2, e noi, invece che Co2, secondo questo governo, dovremmo produrre ottime scorie nucleari, per la nostra sicurezza e quella di tutta Europa, per i secoli dei secoli.
Accadra' che il prossimo costoso libro che il Presidente Berlusconi regalera' ai suoi ospiti rischiera' di essere radioattivo.
Noi non possiamo non credere che, dietro i sorrisi e le strette di mano di circostanza, tra il Presidente Berlusconi e il Presidente Usa Barack Obama, non si saranno alimentate in quest'ultimo velati dubbi e nascosti sospetti su certi bizzarri comportamenti e su tante direzioni politiche del governo Italiano.
Tutto cio' lo sospettiamo, fortemente.
Crediamo che il progetto nucleare all'Italiana non piacera' affatto all'Europa. Tuttavia, a parte il Governatore del Veneto Giancarlo Galan, che si e' reso disponibile per appoggiare una delle cinque centrali nella sua Regione (non sa dove collocarla……), crediamo che nessun altro di buon senso si potra' mai assumere le responsabilita' nei confronti dei cittadini, ospitando nel proprio territorio la centrale nucleare. Ne vedremo delle belle, a cominciare dalle propulsioni mediatiche di proprieta' del Premier Berlusconi, che cercheranno di convincere, soprattutto i piu' distratti, della bonta' del progetto nucleare.
Aduc seguira' lo sviluppo Italiano del nucleare con peculiare attenzione.
Uno dei progetti che maggiormente sta a cuore al Presidente Barack Obama, e' la denuclearizzazione degli armamenti di ogni Paese del mondo. Non potra' che seguirne la messa a bando di ogni strumento nucleare, compresi quelli all'accaparramento energetico.
La politica ad emissione zero non potra' discernere dalla logica lucida della decrescita intelligente, la sola utile alla febbre del pianeta, delle malattie e della fame nel mondo. Ci saremmo attesi posizioni piu' incisive da parte del Presidente Usa che, per sensibilita', umanita' e intelligenza conosce bene la direzione da prendere. Creativa ed intelligente anche la scelta della localita' del vertice G8, dove si e' mostrato al mondo intero che in questo Paese avvengono sempre i miracoli, quelli che a radere al suolo la vita, intere citta', generazioni e futuro, non sono i terremoti, bensi' l'indiscriminata corruzione dei condoni edilizi e la interessata e cinica tolleranza verso le criminalita' organizzate.

Approfondimenti
- Galan: centrale nucleare in Veneto
http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/galan:-centrale-nucleare-in-veneto/1596292
- Centrali nucleari di quarta generazione, meta lontana. E ora la grande suggestione della quarta generazione, con la soluzione alla principale incombenza imposta dal nucleare: la gestione delle scorie. ...
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Economia%20e%20
Lavoro/risparmio-energetico/business/italia-
nucleare-centrali-quarta-generazione.shtml?uuid=8e5e28
b8-6e20-11de-b2f5-5915ea1e729c&DocRulesView=Libero

- Nucleare in Sicilia, Lombardo prende tempo. Il via libera del Senato al disegno di legge sulle centrali nucleari apre le porte a ricchissimi investimenti in Sicilia nel campo energetico. ...
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Centrali-nucleari-Lombardo-frena--Prima-serve-un-referendum/1671796
- Un approccio regionale allo stoccaggio delle scorie nucleari. Dove e come stoccare il combustibile nucleare esausto e le scorie nucleari di alto livello? Dopo lo stop al sito di Yucca Mountain, in Nevada, ...
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/titolo/1339229
- Energia. Le centrali nucleari non servono (sen. Donatella Poretti. Testo dell’intervento pronunciato in Aula al Senato l'8 luglio durante la discussione del Ddl 1195- B, Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonche' in materia di energia).
http://www.aduc.it/dyn/salute/arti.php?id=265317

Mercoledì, 15 Luglio, 2009 - 09:12

Il Giudice di Pace

Scheda informativa tratta dal sito di ADUC on line: www.aduc.it

Cari saluti
Antonella Fachin
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03.07.2009IL GIUDICE DI PACEa cura di Rita Sabelli, Domenico Murrone

 Il Giudice di Pace e' l'organo giurisdizionale preposto a dirimere le controversie civili di piccola entita'. Ha specifiche competenze in materia civile, penale e amministrativa. La competenza civile e' ampia, praticamente analoga a quella del Tribunale e regolata per valore.
Quella amministrativa riguarda sanzioni e multe (comminate ai sensi della legge 689/81 e del codice della strada), quindi verbali, ordinanze/ingiunzioni e, in alcuni casi, cartelle esattoriali.
Di quella penale trattiamo a parte, in scheda diversa da questa.
 
COMPETENZA IN MATERIA CIVILE
Per quanto riguarda la materia civile, e' recentemente intervenuta la legge 69/2009 che ha alzato i tetti di competenza.
Dal 4/7/2009, infatti, si puo' andare dal giudice di pace per cause di valore fino a 5.000 euro (in precedenza 2.582,28), innalzati a 20.000 (in precedenza 15.493,71) se la controversia riguarda rimborsi danni da circolazione veicoli.
Tali limiti non sussistono in caso di conciliazione (vedi sotto).
Il giudice di pace, poi, ha competenza esclusiva (senza limiti di valore):
- alle cause relative ad apposizione di termini ed osservanza delle distanze stabilite dalla legge, dai regolamenti o dagli usi riguardo al piantamento degli alberi e delle siepi;
- alle cause relative alla misura ed alle modalita' d'uso dei servizi di condominio di case;
- alle cause relative a rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione in materia di immissioni di fumo o di calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e simili propagazioni che superino la normale tollerabilita'.
- alle cause relative agli interessi o accessori da ritardato pagamento di prestazioni previdenziali o assistenziali.
 
CONTENZIOSO O CONCILIAZIONE?
Davanti al giudice di pace si possono attivare due tipi di procedure.
 
Nel contenzioso si apre una vera e propria causa a cui le parti devono presentarsi obbligatoriamente. Alla prima udienza il giudice interroga le parti e tenta una conciliazione, ovvero cerca di far giungere le stesse ad un "accordo".
Se questo non viene raggiunto le parti devono precisare i fatti, le difese, le eccezioni, con presentazione delle eventuali documentazioni e prove. In casi particolari, a decisione del giudice, puo' essere fissata una seconda udienza.
Quando il giudice decide che il procedimento e' giunto al termine, invita le parti a precisare le conclusioni. Alla fine il giudice decide ed emette sentenza.
Le parti sono obbligate a sottostare alla stessa e possono, volendo, presentare appello in Tribunale entro 30 giorni.
Essendo una causa, il rischio di perderla c'e' sempre, quindi occorre essere prudenti e occorre valutare con l'ottica del proprio avvocato del diavolo. Infatti, la sentenza non solo potrebbe essere avversa, ma potrebbe potenzialmente aggravare il danno nel caso preveda l'addebito delle spese legali della controparte.
Se il valore della controversia non supera i 516,46 euro e si pensa di avere le necessarie competenze tecniche per gestire la causa si puo' procedere senza avvocato; se si supera tale importo sara' il giudice a valutare caso per caso se autorizzare la parte a stare in giudizio da sola.
Per cause di valore fino 1.100 euro, se le parti interessate ne fanno richiesta, il Giudice di Pace decide secondo equita'/congruita', cioe' senza attenersi strettamente le norme di diritto e seguendo, in parte, criteri soggettivi.
In questo particolare caso la sentenza e' appellabile solo per violazione delle norme sul procedimento o di norme costituzionali o comunitarie.
 
In conciliazione, invece, il giudice ha un ruolo di paciere. L'unico rischio della conciliazione e' che si perda tempo. Infatti, la controparte non e' obbligata a presentarsi e un accordo potrebbe non essere trovato. In questi casi si ha un nulla di fatto e al soggetto che ha provveduto ad attivare la procedura (attore) non gli resta che ricorrere in contenzioso. Nel caso l'accordo venisse trovato viene redatto e sottoscritto un verbale di conciliazione.
Se la materia trattata e' di competenza del giudice di pace, il verbale di conciliazione, sia che viene firmato durante una causa od a seguito del tentativo conciliativo "stra-giudiziale", e' titolo esecutivo vincolante per ambedue le parti, come una sentenza. In caso contrario esso ha comunque la validita' di una scrittura privata riconosciuta in giudizio.
Nella conciliazione i rischi sono limitati (non possono essere addebitate le spese legali della controparte, salvo che cio' non rientri nell'accordo) e non e' necessario essere assistiti da un legale.
La conciliazione NON e' obbligatoria ma consigliata, soprattutto per questioni "semplici" di lieve entita'.
Alla conciliazione che si conclude senza successo puo' ovviamente esser fatta seguire la causa.
Ricordiamo che, in alternativa, e' possibile tentare la conciliazioneanche davanti alle camere di commercio, le cui commissioni sono competenti in tutte le materie inerenti il commercio.
In caso di controversie inerenti contratti di telefonia o di servizi di telecomunicazione (tipo Sky), la conciliazione e' obbligatoria e deve essere fatta presso i CORECOM regionali, organi dell'Autorita' garante delle telecomunicazioni.
Per approfondimenti si vedano le schede riportate tra i link utili.
 
COME AGIRE
In ambedue i casi -contenzioso e conciliazione- va presentata un'istanza all'ufficio del giudice di pace competente per territorio, utilizzando i moduli che spesso lo stesso ufficio (cancelleria) fornisce.
Di solito, quando ad agire e' un consumatore, e' competente il giudice della zona di residenza dello stesso. In casi particolari, come tipicamente i ricorsi avverso le multe, e' competente il giudice del luogo ove e' avvenuta l'infrazione.
Indirizzi e recapiti possono essere trovati sull'elenco telefonico alla voce "uffici giudiziari" o sul sito internet del Ministero della Giustizia (vedi link utili).
A parte particolari eccezioni (sempre i ricorsi avverso le sanzioni amministrative, multe, etc.) il ricorso va presentato di persona recandosi presso l'ufficio. Se non si risiede nel Comune ove ha sede l'ufficio si deve eleggere un domicilio "temporaneo" presso un legale o un conoscente di fiducia oppure direttamente presso la cancelleria del giudice, avendo poi cura di verificare le varie comunicazioni che vi giungeranno (come la fissazione dell'udienza, etc.).
E' bene informarsi sulle procedure in uso presso la cancelleria dello specifico giudice di pace. L'operativita', infatti, puo' cambiare da ufficio a ufficio.
Per affrontare bene la controversia potrebbe anche essere utile la lettura di questa scheda su come imbastire una pratica legale:
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=40717
 
Nota importante
In generale prima di presentare istanza davanti al giudice di pace e' utile richiedere un determinato adempimento/comportamento tramite un'intimazione ufficiale, inviando una raccomandata a/r di messa in mora o diffida alla controparte (vedi istruzioni tra i link utili).
La prova di aver inviato una diffida alla controparte, evidentemente inascoltata, e magari di aver anche tentato una conciliazione, puo' pesare a nostro favore nell'eventuale causa. In tal modo, infatti, si dimostra al giudice che la controparte -per esempio- si e' rifiutata di risolvere la questione in modo "amichevole" o ha proposto soluzioni inadeguate.
 
SULLA COMPETENZA IN MATERIA AMMINISTRATIVA (sanzioni, multe)
Ci si puo' opporre davanti al giudice di pace anche per fare opposizione alle sanzioni amministrative entro il limite di 15.493,71 euro. Per sanzioni di importo maggiore ci si deve rivolgere al tribunale.
Le sanzioni amministrative sono le pene pecuniarie, le cosiddette “multe”, che siamo tenuti a pagare quando, per esempio, abbiamo violato il codice della strada o un regolamento comunale (eccesso di velocita', sosta vietata, apertura di un negozio in un locale troppo piccolo). Se si ritiene che il vigile urbano o la polizia stradale abbiano sbagliato, ci si puo' rivolgere al Giudice di Pace per chiedere che annulli la sanzione.
A seconda del caso ci si puo' quindi opporre ad un verbale, ad un'ordinanza/ingiunzione o ad una cartella esattoriale.
Bisogna, invece, rivolgersi SEMPRE al Tribunale nel caso che la sanzione riguardi le infrazioni in materia di urbanistica ed edilizia e di tutela del lavoro, di previdenza, di tutela dell'ambiente, di igiene degli alimenti e bevande, di societa' ed intermediari finanziari, di antiriciclaggio, tributaria e valutaria.
Facendo ricorso contro una sanzione amministrativa si puo', in deroga alla regola generale, presentare l'istanza tramite raccomandata a/r. In questi casi, proprio perche' e' facile doversi rivolgere ad un ufficio fuori dal nostro Comune, e' necessario domiciliarsi nel distretto del Giudice, presso un legale, un conoscente di fiducia o direttamente in cancelleria.
Contro la sentenza avversa del giudice di pace e' possibile, dal 2/3/2006 (per effetto dell'entrata in vigore del d.lgs. 40/06) fare appello in Tribunale. La Corte di Cassazione rimane competente nei casi di voglia agire contro le sentenze che hanno decretato l'inammissibilita' del ricorso.
Le disposizioni che regolano i ricorsi contro le multe al codice della strada (legge 689/81 e codice della strada) e tutti i consigli pratici del caso (inclusa nostra modulistica) possono essere trovati sulla scheda inserita tra i link utili.
 
Nota importante sulle cartelle esattoriali
Le regole suddette inerenti la competenza in materia amministrativa, valgono anche per le cartelle esattoriali. Vi sono pero' delle precisazioni da fare, soprattutto per le cartelle che riguardano multe al c.d.s.
La piu' importante proviene da una recente sentenza di Cassazione (n. 8200 del 03/04/2009) che ha precisato che la competenza del Giudice di pace vale solo se la cartella e' il PRIMO atto con cui si viene a conoscenza della multa, ovvero solo se vi e' un VIZIO DI NOTIFICA che riguarda il verbale. In altre occasioni la Cassazione ha anche specificato che in questo caso (sentenze 17445/2007, 15149/2005, etc.) insieme alla cartella e' contestabile anche il contenuto del verbale, ovvero la questione di merito inerente la multa (non e' vero che sono passato col rosso, il verbale e' incompleto, etc. etc.). Per capire se sia contestabile il vizio di notifica del verbale si vede verificare come essa risulti fatta. In alcuni casi potrebbe essere regolare, infatti, la notifica per giacenza o quella effettuata in mano di terzi.
In caso contrario, quindi se il verbale risulta correttamente notificato e la motivazione del ricorso e' diversa (vizio di notifica della cartella o errore nella stessa) la competenza e' del giudice ordinario nella figura del giudice dell'esecuzione (ai sensi degli art.615 e 617 c.p.c.). Cio' in quanto in questo caso la cartella costituisce il "primo atto esecutivo". Stessa cosa, a maggior ragione, se si contesta un vero e proprio provvedimento esecutivo successivo alla cartella che riguarda una sanzione amministrativa (ipoteca, fermo amministrativo, etc.).
 
Si vedano, per approfondimenti, questi documenti:
http://www.aduc.it/dyn/osservatoriolegale/art/singolo.php?id=261495
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=40773
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=210370
 
QUANTO COSTA
- Per ricorsi contro le sanzioni per infrazione al codice della strada: nulla.
- Processi (compresi attivita' conciliative in sede non contenziosa) fino a 1.033 euro: 30 euro.
- Processi (compresi attivita' conciliative in sede non contenziosa) tra 1.033 e 1.100 euro: 30 euro + 8 euro in marche.
- Processi tra 1.100 e 5.200 euro: 70 euro + 8 euro in marche.
- Processi tra 5.200 e 26.000 euro e per i quelli di valore indeterminabile di competenza esclusiva del Giudice di Pace: 170 euro + 8 euro in marche.
- Processi in materia di locazione, comodato, occupazione senza titolo e di impugnazione di delibere condominiali: 103,30 euro + 8 euro in marche.
 
Nota: Le cifre suddette costituiscono, rispettivamente, il contributo unificato e l'anticipazione forfettaria dei diritti, indennita' di trasferta e spese di spedizione per la notificazione degli atti (art.13 e 30 del DPR 115/02). Ovviamente restano a parte gli oneri eventualmente dovuti al legale coinvolto.
 
SOSPENSIONE FERIALE
Ricordiamo brevemente che l'ufficio del giudice di pace, cosi' come tutti gli uffici giudiziari, resta chiuso nel periodo 1/8 - 15/9 di ogni anno.
Ovviamente tutti i termini di ricorso, di multe, cartelle, ordinanze, etc. etc. che intaccano tale periodo sono a loro volta sospesi fino al 15/9. Ovvero, per dirla in altre parole, ai fini del calcolo del termine utile per ricorrere, il periodo di sospensione non deve essere computato.
Chiariamo che tale sospensione non riguarda i termini per notificare verbali, cartelle, etc., ne' riguarda il termine di pagamento delle sanzioni. Essa riguarda UNICAMENTE il termine per la presentazione delle cause e dei ricorsi.
Fonte: Legge 742/69 art.1
 
FONTI NORMATIVE:
- Legge 374/1991 "Istituzione del giudice di pace" , modificata dalla legge 673/1994, d.lgs.51/98, legge 84/1999, legge 468/1999, legge 479/1999, legge 4/2001, legge 259/2002, legge 1/2003, legge 271/2004, legge 311/2004, legge 168/2005 e vari regolamenti di esecuzione (dpr 404/1992, legge 477/1992, etc.).
- Codice di procedura civile art. 7 (competenze), art.8 comma 1 (competenze), art. 40 (connessione), art. 82 (patrocinio), art. 113 comma 2 (giudizio secondo equita'), art.dal 311 al 322 ("Del procedimento davanti al giudice di pace"), art. 325 comma 1 (termine per impugnazioni), art.339 (appellabilita' delle sentenze), art.341 (giudice dell'appello).
- Legge 689/81 art.22/22bis/23 e codice della strada art.204bis per quanto riguarda i ricorsi avverso le sanzioni amministrative e le multe.
 - D.P.R. 115/2002 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia
 
LINK UTILI
** Per informazioni e per trovare l'ufficio del giudice di pace della propria zona:
- http://www.giustizia.it/uffici/info/giudici_pace.htm
- http://www.giustizia.it/uffici/info/05_fin1.htm
** Schede collegate:
- LA MESSA IN MORA
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=111051
- LA CONCILIAZIONE IN CAMERA DI COMMERCIO
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=40708
- CONCILIAZIONE OBBLIGATORIA DAVANTI AL CORECOM
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=252166
- MULTE PER VIOLAZIONI AL CODICE DELLA STRADA: COSA FARE (pagamento o ricorso)
http://www.aduc.it/dyn/sosonline/schedapratica/sche_mostra.php?Scheda=40753

Lunedì, 13 Luglio, 2009 - 13:36

PRIMO SCIOPERO DEI BLOGGER contro DDL Alfano sui siti informatici

 il giornale dei laici italiani
IL 14 LUGLIO IL PRIMO SCIOPERO DEI BLOGGER
E IL RUMOROSO SILENZIO DELLA RETE!!
CONTRO IL DDL ALFANO E L’OBBLIGO DI RETTIFICA PER I GESTORI DI TUTTI I “SITI INFORMATICI”.
L’iniziativa nata in Rete e per la Rete ha avuto un insperato successo raccogliendo l’adesione di migliaia di blogger, gestori di siti internet di informazione non professionistica e molte associazioni di categoria.
A questo punto il 14 luglio si avvicina e bisogna prepararsi per il rumoroso silenzio.
Ecco cosa fare:
-          alla mezzanotte del 13 luglio, se hai un blog o un sito internet pubblica il logo dell’iniziativa che puoi scaricare attraverso il sito www.dirittoallarete.ning.com con un link all’iniziativa.
- il 14 luglio, alle 19, quindi, non mancare all’appuntamento a Roma, in Piazza Navona dove la blogosfera e la Rete si siederà in circolo a fare una chiacchierata su quello che sta accadendo, perché così possiamo ancora parlare e poi ci imbavaglieremo simbolicamente per qualche minuto per far capire a tutti cosa potrebbe accadere alla libertà di informazione on-line se le disposizioni del DDL Alfano in materia di obbligo di rettifica venissero approvate.
Nel corso della manifestazione tanti giornalisti e blogger scatteranno foto e riprenderanno la manifestazione così da consegnarla poi alla memoria della Rete e consentire a quanti non potranno esserci di partecipare comunque all’iniziativa facendone rimbalzare on-line le immagini.
Ci vediamo a Roma!
(Alessandro Gilioli, Gudo Scorza, Enzo Di Frenna)
Per maggiori informazioni consulta il sito www.dirittoallarete.ning.com o scrivi a dirittoallarete@gmail.com
Venerdì, 10 Luglio, 2009 - 11:59

Il nemico della stampa... e della nostra democrazia

Per riflettere … e diffondere.
(le evidenziazioni in neretto sono mie).
Saluti
Antonella
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Il nemico della stampa
Umberto Eco, L' espresso, 09-07-2009

Sarà il pessimismo della tarda età, sarà la lucidità che l'età porta con sé, ma provo una certa esitazione, frammista a scetticismo, a intervenire, su invito della redazione, in difesa della libertà di stampa. Voglio dire: quando qualcuno deve intervenire a difesa della libertà di stampa vuole dire che la società, e con essa gran parte della stampa, è già malata. Nelle democrazie che definiremo 'robuste' non c'è bisogno di difendere la libertà di stampa, perché a nessuno viene in mente di limitarla.
Questa la prima ragione del mio scetticismo, da cui discende un corollario. Il problema italiano non è Silvio Berlusconi. La storia (vorrei dire da Catilina in avanti) è stata ricca di uomini avventurosi, non privi di carisma, con scarso senso dello Stato ma senso altissimo dei propri interessi, che hanno desiderato instaurare un potere personale, scavalcando parlamenti, magistrature e costituzioni, distribuendo favori ai propri cortigiani e (talora) alle proprie cortigiane, identificando il proprio piacere con l'interesse della comunità. È che non sempre questi uomini hanno conquistato il potere a cui aspiravano, perché la società non glielo ha permesso. 
Quando la società glielo ha permesso, perché prendersela con questi uomini e non con la società che li ha lasciati fare?
Ricorderò sempre una storia che raccontava mia mamma che, ventenne, aveva trovato un bell'impiego come segretaria e dattilografa di un onorevole liberale - e dico liberale. Il giorno dopo la salita di Mussolini al potere quest'uomo aveva detto: "Ma in fondo, con la situazione in cui si trovava l'Italia, forse quest'Uomo troverà il modo di rimettere un po' d'ordine". Ecco, a instaurare il fascismo non è stata l'energia di Mussolini (occasione e pretesto) ma l'indulgenza e la rilassatezza di quell'onorevole liberale (rappresentante esemplare di un Paese in crisi).
E quindi è inutile prendersela con Berlusconi che fa, per così dire, il proprio mestiere. È la maggioranza degli italiani che ha accettato il conflitto di interessi, che accetta le ronde, che accetta il lodo Alfano, e che ora avrebbe accettato abbastanza tranquillamente - se il presidente della Repubblica non avesse alzato un sopracciglio – la mordacchia messa (per ora sperimentalmente) alla stampa. La stessa nazione accetterebbe senza esitazione, e anzi con una certa maliziosa complicità, che Berlusconi andasse a veline, se ora non intervenisse a turbare la pubblica coscienza una cauta censura della Chiesa – che sarà però ben presto superata perché è da quel dì che gli italiani, e i buoni cristiani in genere, vanno a mignotte anche se il parroco dice che non si dovrebbe.
Allora perché dedicare a questi allarmi un numero de 'L'espresso' se sappiamo che esso arriverà a chi di questi rischi della democrazia è già convinto, ma non sarà letto da chi è disposto ad accettarli purché non gli manchi la sua quota di Grande Fratello - e di molte vicende politico-sessuali sa in fondo pochissimo, perché una informazione in gran parte sotto controllo non gliene parla neppure?
Già, perché farlo? Il perché è molto semplice.
Nel 1931 il fascismo aveva imposto ai professori universitari, che erano allora 1.200, un giuramento di fedeltà al regime. Solo 12 (1 per cento) rifiutarono e persero il posto. Alcuni dicono 14, ma questo ci conferma quanto il fenomeno sia all'epoca passato inosservato lasciando memorie vaghe. 
Tanti altri, che poi sarebbero stati personaggi eminenti dell'antifascismo postbellico, consigliati persino da Palmiro Togliatti o da Benedetto Croce, giurarono, per poter continuare a diffondere il loro insegnamento. Forse i 1.188 che sono rimasti avevano ragione loro, per ragioni diverse e tutte onorevoli. Però quei 12 che hanno detto di no hanno salvato l'onore dell'Università e in definitiva l'onore del Paese.
Ecco perché bisogna talora dire di no anche se, pessimisticamente, si sa che non servirà a niente.

Almeno che un giorno si possa dire che lo si è detto.

Giovedì, 9 Luglio, 2009 - 13:25

11 luglio:Assemblea di adesione a vertenza per rimborso CIP6

Per partecipazione e adesione!
Io aderirò
Cari saluti
Antonella
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Milano: Assemblea di adesione alla vertenza per il rimborso del CIP6
In occasione delle tre settimane di mobilitazione indetta dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero e dall’Associazione Diritto al Futuro per l’adesione alla vertenza contro il CIP6, si svolgerà un assemblea pubblica sabato 11 Luglio 2009 alle ore 17.00, presso l’ Associazione Culturale Punto Rosso, Via Guglielmo Pepe, 14 - Milano -MM2 Linea Verde – Passante Ferroviario Stazione FFSS Gari! baldi – uscita di Via Pepe.
L’incontro è organizzato da:
Associazione Progetto Civile di Milano,
Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Desio,
Comitato per l’alternativa al nuovo inceneritore di Desio,
Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Monza,
Sindaco di Cassinetta di Lugagnano Domenico Finiguerra,
con la partecipazione del Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Brescia.
All’assemblea sono invitati tutti i cittadini, i comitati, le forze politiche, sindacali e tutte le realtà interessate alla buona gestione dei rifiuti e dell’ambiente.
Oltre il 7% dell’importo della bolletta elettrica alla voce Cip6, che avrebbe dovuto finanziare la diffusione delle fonti rinnovabili, è utilizzato invece per pagare impianti di incenerimento (definiti in modo truffaldino ‘assimilati’ alle rinnovabili), che bruciano sostanze inquinanti, contribuendo all’incremento di malattie respiratorie e tumori. L’Italia è stata a tal proposito sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’UE ed è stata condannata.
Se il cittadino è quindi titolare, privato o aziendale, di un contratto di energia elettrica, può chiedere, tramite la vertenza che promuoviamo, la restituzione della somma che dal 2001 al 2007 è stata illecitamente utilizzata, e pretendere di non pagarla in futuro.
L’Assemblea si propone di essere uno start up per organizzare la raccolta di adesioni alla vertenza contro il Cip6 nell’area milanese e più in generale in Lombardia.
Chiediamo quindi ad ogni realtà interessata di inviare un proprio rappresentante.
Sabato avremo inoltre già a disposizione la modulistica della vertenza: è importante che da subito come singoli abbracciamo questa iniziativa e vi invitiamo quindi ad aderire personalmente!
Coloro che vogliono aderire dovranno fornire:
· fotocopia del documento d’identità (ante e retro)
· fotocopia bolletta del fornitore di energia elettrica (Enel, etc.)
· contributo di € 10,00 (dieci) di sostegno alle spese legali che l’Associazione Diritto al Futuro dovrà sostenere
Associazione Progetto Civile
adesioni e info: donofrio.eleonora@gmail.com
per saperne di più sulla vertenza contro l’incenerimento dei nostri diritti:
http://www.dirittoalfuturo.it/vertenza.html

Mercoledì, 8 Luglio, 2009 - 16:48

MARATONA DELLO SHOPPING: saldi e consigli di MC

Per opportuna informazione pubblico una nota dedl Movimento Consumatori con alcuni consigli in materia di saldi.
Cari saluti
Antonella
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MARATONA DELLO SHOPPING: I CONSIGLI DI MC MILANO
 
In occasione della “Maratona dello shopping”, evento che si svolgerà a Milano giovedì 9 luglio, i negozi di alcune zone della nostra città resteranno aperti fino alle 2 di notte, dando la possibilità ai cittadini di approfittare delle vendite promozionali iniziate lo scorso sabato.
Ricordiamo che i saldi di fine stagione, pur essendo una possibilità concreta di risparmiare per il consumatore, possono nascondere brutte sorprese se non si conoscono alcune regole importanti.
 
E’ bene sapere, infatti, che gli esercenti sono obbligati ad indicare chiaramente informazioni quali lo sconto praticato, il prezzo di vendita originario barrato e il prezzo di vendita a seguito dello sconto. Inoltre, la merce scontata deve essere adeguatamente separata dalla merce non in sconto e la differenza deve essere facilmente identificabile per i clienti.
Esistono poi vincoli anche sui messaggi pubblicitari che riguardano gli sconti, che non devono in nessun modo essere ingannevoli per il consumatore.

Il negoziante non può rifiutare il pagamento con bancomat o carta di credito nel periodo dei saldi, se espongono le relative vetrofanie.

E’ particolarmente importante ricordare che il diritto alla sostituzione o al rimborso di quanto pagato nel caso di prodotti difettosi, riguarda anche la merce in saldo (art.130 Codice del Consumo). E’ possibile ottenere la sostituzione nel caso di ripensamenti su colori e taglie solo se il commerciante è disponibile a farlo: non esiste infatti un obbligo alla sostituzione di merce non difettosa. In entrambi i casi, ricordate di conservare lo scontrino.
 
Tutti queste informazioni a tutela del consumatore sono stabilite da una legge della Regione Lombardia (LR 20/2000). Qualora queste regole non venissero rispettate, o semplicemente per risolvere i vostri dubbi in merito, è possibile rivolgersi alla nostra associazione segnalando la violazioni al numero 0280583136 o all’indirizo mail info@movimentoconsumatorimilano.it.
 
Infine consigliamo di effettuare sempre acquisti razionali, evitando di lasciarsi abbagliare dalla percentuale di sconto praticata e prediligendo invece i capi che davvero ci sono utili e di diffidare di percentuali di sconto superiori al 50%, solitamente riservate a fondi di magazzino degli anni precedenti o a capi di scarsa qualità acquistati appositamente per i saldi.

 
Movimento Consumatori - Sezione di Milano
via Morigi 8
20123 Milano
tel 0280583136
fax 0286910660
email ufficiostampa@movimentoconsumatorimilano.it
www.movimentoconsumatori.it
Martedì, 7 Luglio, 2009 - 09:52

Baschi azzurri con il cuore nero: ecco chi c'è dietro i Blue Bere

Si usa il termine "volontari" con riferimento ai Blue Berets.
Incominciamo a dire che i Blue Berets saranno volontari... ma l'associzione si intasca 220.000 euro (mezzo miliardo delle vecchie lire!) di soldi pubblici!!!  COMPLIMENTI!!! e meno male che non è a scopo di lucro!!!
Io ho fatto per anni volontariato... ma le associazioni non si sono mai intascate così tanti soldi pubblici!!!
Aggiungo qualche ulteriore considerazione.
Durante una recente assemblea cittadina in zona 4 il vice sindaco De Corato si è rifiutato di dare risposte ai cittadini sulla mancanza di luoghi di socialità, per giovani e per anziani, di eventi zonali che possano diffondere quello spirito di comunità che è il miglior antidoto contro la solitudine, l’emarginazione e la trasformazione della periferia come quartiere dormitorio, senza spazi e luoghi per il tempo libero delle famiglie e dei ragazzi.
In compenso De Corato ha presentato il BLUE BERET seduto al suo fianco come il rimedio contro i mali dell’insicurezza: una ronda di Blue Berets avrebbe a breve percorso le vie Salomone, Mecenate e dintorni e tutti si sarebbe sentiti rassicurati.
Personalmente ritengo che l’ordine pubblico sia e debba rimanere appannaggio delle Forze dell’ordine, alle quali non vanno ridotte le risorse, ma al contrario vanno potenziate per avere delle Forze dell’ordine all’altezza dei loro compiti. Agli enti locali spetta, invece, fare prevenzione mediante investimenti sul territorio, dato che la “sicurezza” è l’ultimo anello di una lunga catena e pochi soggetti si preoccupano degli anelli che stanno prima per prevenire i disagi e le reazioni di rifiuto ed emarginazione: la scuola, i centri socio-educativi, i centri psico-sociali, i luoghi di aggregazione e di socialità, per non rischiare di intervenire quando i “buoi sono scappati dalla stalla”.
Il Comune sta da anni venendo meno a questi suoi obblighi e rincorre i buoi o meglio, fa finta di rincorrerli! La vera criminalità rimane “sconosciuta” a nostri politici di centro destra, dato che –nonostante le evidenze di infiltrazioni malavitose in molte attività imprenditoriali- continua a negare la necessità di una presa di coscienza politica del fenomeno; infatti, la commissione antimafie, fortemente voluta dalle opposizioni, è stata sciolta!
In città cosa è rimasto?!? E’ rimasto l’impegno del vice sindaco De Corato a tenere in palmo di mano i “suoi” Blue Berets come unica soluzione a tutti i mali delle periferie.
Ma chi sono questi Blue Berets? Ecco un articolo molto illuminante, pubblicato si repubblica online.
Un'altra conferma della pericolosità di queste ronde. Che siano nere o verdi poco cambia...il lupo (o la lupa romana?) perde il pelo ma non il vizio!
Pare che il servizio, che ci costa ben 220.000 euro (mezzo miliardo delle vecchie lire!), sia stato sospeso……
 
Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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Baschi azzurri con il cuore nero: ecco chi c'è dietro i Blue Berets
 
Vincenzo Scavo, presidente dei Blue Berets, è il tesserato numero 090203 del partito Destra nazionale Msi, la stessa formazione politica che organizza le "ronde nere" con divise da Ventennio fascista
di Franco Vanni
http://locali.data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/gloc/rep-milano/2009/07/04/jpg_1667029.jpg
 
In testa porta il berretto azzurro, ma il suo cuore è nero. Vincenzo Scavo, presidente dei Blue Berets, è il tesserato numero 090203 del partito Destra nazionale Msi, la stessa formazione politica che organizza le "ronde nere" con divise da Ventennio fascista. L'iscrizione di Scavo al partito è del 16 agosto 2003 e scadrà nel 2013. Fino a quel giorno, il capo dell'associazione a cui il Comune dà 220mila euro per fare vigilanza in metropolitana è "dirigente nazionale" del Msi di Gaetano Saya.
L'uomo che guida le ronde regolari, che il vicesindaco Riccardo De Corato definisce «un contributo importante per la sicurezza delle fasce più deboli e indifese», appartiene a un movimento politico che per simboli ha l'aquila imperiale e il sole nero, stemma del misticismo nazista. E Scavo non è solo. Altro ex iscritto al Msi passato anche per i Blue Berets è Riccardo Sindoca, accusato nel 2005 dalla procura di Genova del tentativo di costituire un servizio segreto parallelo. Sul banco degli imputati c'era anche Saya, fondatore del partito. L'inchiesta è ancora aperta. Sulla tessera di iscrizione ai berretti blu, del 3 marzo 2004, Sindoca è registrato con il grado di "Colonnello".
 
http://milano.repubblica.it/multimedia/home/6433821>
 
Il sospetto che i Blue Berets, cui il Comune affida da due anni servizi di ronda, potessero avere simpatie estremiste era stato sollevato dal Pd, che in un'interrogazione parlamentare del 26 giugno segnala «la vicinanza dei berretti blu ad Azione sociale, il partito di Alessandra Mussolini». Lo stesso giorno, De Corato risponde che «l'associazione non ha alcun legame politico». E sfida l'opposizione: «Tirino fuori le prove». La Mussolini non sembra entrarci, il Pd ha sbagliato mira, ma di poco.
A provare invece l'appartenenza di Scavo al Msi, oltre a tessera e modulo di adesione, c'è la conferma di Maria Antonietta Cannizzaro, presidente del partito: «È un nostro dirigente nazionale - dice - non partecipa più alla vita del movimento, ma non avendo restituito la tessera resta in carica fino al 2013».
 
http://oas.repubblica.it/RealMedia/ads/click_nx.ads/local.repubblica.it/rg/milano/interna/1523395100@Top,TopLeft,Left,Right,Middle,Left1,x41,x42,x43,x44,Position1%21Middle
 
Nel manifesto dei Blue Berets, Scavo traccia il profilo del perfetto volontario: «È colui che per scelta di vita dona gratuitamente parte del suo tempo per gli altri, che lavora in silenzio senza aspettarsi gratificazione». Ma la gratificazione alla fine è arrivata: dieci giorni fa il Comune ha affidato all'a ssociazione la vigilanza notturna nel metrò. Fino a 26 "agenti" disarmati che controllano i treni dalle 22.30 a fine corsa. Per il servizio, vinto con gara, ai Blue Berets vanno 220mila euro, presi dal bilancio di Atm. E proprio su quei soldi ieri l'opposizione in Consiglio comunale ha chiesto spiegazioni.
 
Francesco Rizzati del Pdci scrive a De Corato e al presidente di Atm, Elio Catania: «È possibile sprecare risorse, quando Atm non riesce nemmeno a rispettare il piano di investimenti?». Il Comune ha più volte indicato nell'efficienza dei Blue Berets la ragione del loro coinvolgimento nel piano sicurezza, per il quale nel 2009 sono stati stanziati complessivamente 850mila euro. I report di Palazzo Marino parlano di 1.421 interventi fatti dai berretti blu fra il giugno 2008 e l'aprile 2009, di cui 324 alla stazione Centrale. Tutte situazioni in cui i rondisti hanno segnalato alle forze dell'ordine reati, oppure hanno immobilizzato chi li commetteva aspettando poi l'arrivo degli agenti.
 
Mentre i Blue Berets di Scavo lavorano per il Comune con l'a utorizzazione della prefettura, anche la Guardia Nazionale, la ronda nera, si prepara ad aprire una sede milanese. «Il pacchetto sicurezza ci autorizza a farlo - dice Cannizzaro - la inaugureremo tra due settimane». Quartier generale al piano terra di Palazzo Rapisarda, in via Chiaravalle. Una sala con bagni e camerini per indossare le divise. «Dalle giubbe faremo sparire il sole nero, almeno durante il servizio di vigilanza in strada, ma non l'a quila», aggiunge la presidentessa.
 
L'edificio, che ospita anche la sede del partito, è di proprietà dell'ex craxiano Angelo Fiaccabrino ed è stato scelto «perché lì è nata Forza Italia - precisa Cannizzaro - e vogliamo dimostrare a Berlusconi il nostro appoggio». Dopo la presentazione delle ronde nere, un mese fa, le procure di Milano e Torino hanno aperto fascicoli. E tutta la politica, con Palazzo Marino in testa, aveva bollato come «aberrante» l'iniziativa. «Queste ronde di partito - diceva De Corato - sono una cosa molto diversa dalle associazioni sane che operano per la sicurezza». «Come i Blue Berets», appunto.
(04 luglio 2009)

Lunedì, 29 Giugno, 2009 - 11:55

Class action:ulteriore rinvio, l'Italia è la barzelletta d'Europa

Class action: ulteriore rinvio, rischiamo di diventare la barzelletta d'Europa
Dalla newsletter di Altro consumo del  26 giugno 2009

 
Il Governo si appresta a far slittare di ulteriori sei mesi l'entrata in vigore della normativa sulle class action. Si tratta di una notizia assolutamente negativa non solo per i consumatori ma anche per lo sviluppo moderno dell'economia del nostro Paese. Mentre viene così ancora una volta calpestato l'interesse generale, la maggioranza dichiara di volersi impegnare a discutere delle modifiche da apportare alla normativa con le associazioni di consumatori: non c'è da esserne felici, considerato che le nostre proposte migliorative da tempo consegnate a governo e maggioranza sono rimaste inascoltate.
 
Un rinvio dopo l'altro
Dopo due successivi rinvii, l'entrata in vigore delle class action era fissato per il 1° luglio. Ora ecco altri 6 mesi di rinvio. Senza contare che di recente il Senato, sulla base di un emendamento governativo, aveva svuotato di efficacia e impatto la normativa cancellando anche la retroattività delle class action. Una presa in giro bella e buona per i cittadini e un ulteriore regalo alla lobby di quelle parti più retrograde dell'industria nazionale che, anche in questo periodo di crisi, continuano a rifugiarsi nella protezione del governo, arroccate nelle loro posizioni di privilegio. Ci troviamo di fronte allo scontro fra chi sta dalla parte dei consumatori (e che chiede di poter disporre di uno strumento che non penalizza ma responsabilizza le imprese) e del diritto e chi vuole che le aziende, anche se commettono illeciti a loro danno, restino protette da un sistema giudiziario che funziona male.
 
L'importanza delle azioni di gruppo
Perché è importante l'introduzione delle class action? Perché un consumatore danneggiato dal comportamento illecito di un'azienda subisce un danno che, individualmente, può essere poco rilevante dal punto di vista economico. E quindi può subentrare un atteggiamento remissivo da parte del singolo. La portata economica del danno diventa invece di un certo peso se si considera l'impatto che il comportamento illecito produce sulla collettività dei consumatori. Le azioni collettive risarcitorie, la class action, non sono una minaccia per le imprese, ma uno strumento efficace di controllo diffuso del rispetto delle regole e della responsabilità sociale dell'impresa. Uno strumento che già esiste in Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Olanda, Norvegia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito. Contiunuano peraltro a livello europeo i lavori che porteranno a una normativa europea sulle class action, anche per questo il terzo e probabilmente non ultimo rinvio della class action all'italiana rischia di far diventare il nostro Paese la barzelletta d'Europa.
 
Riteniamo che un'azione collettiva debba poter essere allargata al più ampio numero di soggetti: la class action dovrà essere applicabile a tutti i consumatori vittime di illeciti diffusi. Diventa importante che tutti i cittadini facciano sentire la loro voce, per questo vi invitiamo a continuare a sottoscrivere il nostro appello al quale aderisce anche il Centro Tutela Consumatori Utenti.
 
Dalle bollette gonfiate ai mutui: molti i casi da class action
Se il nostro appello rimanesse inascoltato, i consumatori che hanno ricevuto negli ultimi anni le bollette gonfiate di Telecom Italia non potranno usufruire dello strumento della class action per far valere i propri diritti. Stesso trattamento per tutti coloro che illegittimamente non hanno potuto esercitare la surroga gratuita del mutuo a causa delle pratiche commerciali scorrette delle banche. Anche i cittadini di Roma e provincia che hanno pagato per anni un sovrapprezzo per il pane, nonostante la recente decisione dell'Antitrust contro il cartello dei panificatori, non potranno essere risarciti.
 
La class action non sarà utilizzabile nemmeno per gli oltre 4000 risparmiatori coinvolti nella vicenda Parmalat che si sono rivolti a Altroconsumo.
 
Se anche tu, come noi, sei indignato dal rinvio deciso a fine 2008, iscriviti a questo gruppo su Facebook Class action: ulteriore rinvio, beffa per i cittadini - indigniamoci!", dove ti aggiorneremo sulle nostre prossime iniziative in merito alla legge sulle class action.
 
Leggi il testo dell'appello:
Appello per l'entrata in vigore in Italia dell'azione collettiva risarcitoria (Class Action)
Il 2009 avrebbe potuto iniziare con il festeggiamento da parte dei cittadini italiani di un'importante conquista per la tutela dei loro diritti: l'entrata in vigore anche nel nostro Ordinamento dell'istituto della class action.
Come è noto, purtroppo così non è stato. Il governo è intervenuto, infatti, in extremis, e ancora per decreto, con un rinvio di ulteriori sei mesi, dopo il primo rinvio deciso a giugno scorso e la promessa, non mantenuta, che il testo sarebbe stato migliorato e definitivamente approvato entro fine 2008.
Per ALTROCONSUMO, associazione indipendente di consumatori , si è trattato di una straordinaria occasione perduta per rendere finalmente effettiva la tutela per tutte quelle situazioni nelle quali i consumatori, avendo subito ingiuste vessazioni avrebbero potuto difendere collettivamente i loro diritti, considerato anche che, allo stato, non vi sono strumenti veramente efficaci ed accessibili sul piano dell'azione individuale.
1) Una normativa sulle class action che sia facilmente azionabile, accessibile, equa, percorribile in tempi rapidi e certi è utile per i consumatori, ma anche per la modernizzazione del nostro sistema economico e per le imprese che intendono misurarsi correttamente sul mercato
La gravità della mancata entrata in vigore della normativa sulle class action risulta in tutta la sua evidenza se solo si prova a pensare a quante e quali volte - solo nel corso dell'ultimo anno - si sono verificati comportamenti illeciti plurioffensivi posti in essere da parte di aziende nell'ambito di rapporti contrattuali, extracontrattuali, derivanti da abusi di posizione dominante e/o da intese anticoncorrenziali o da pratiche commerciali scorrette come gli addebiti in bolletta per servizi telefonici non richiesti, gli abusi di banche e assicurazioni, i sempre più frequenti disservizi nel trasporto aereo e ferroviario, la pubblicità ingannevole, che hanno leso in maniera seriale i diritti di tanti cittadini, consumatori e utenti i quali non si sono attivati con cause individuali in quanto non lo hanno giudicato conveniente visto l'importo prevalentemente poco elevato della questione e l'inefficienza della giustizia civile.
Occorre inoltre rilevare che se i danni di ogni singolo consumatore sono spesso modesti, ove computati individualmente, essi hanno invece una portata economica rilevante se considerati nel loro insieme, per l'impatto economico che il comportamento illecito di un'impresa può produrre sulla collettività dei consumatori e sul mercato. In tal senso l'atteggiamento remissivo del singolo danneggiato ricade, più in generale, sull'efficienza stessa del mercato. Siamo, infatti, convinti che le azioni collettive contro i comportamenti scorretti nel sistema economico non costituiscano una "minaccia" per le imprese, ma che, al contrario, oltre ad essere un valido strumento per la tutela dei consumatori, possano rivelarsi un'utile leva di private enforcement per una più efficace regolazione del mercato. La class action, insomma, non è contraria agli interessi delle aziende, ma è anzi confacente allo sviluppo di un mercato più sano ed efficiente, in questo senso dovrebbe essere vista favorevolmente da parte delle imprese più virtuose, corrette e competitive.
L'istituto della class action, infatti, colmando il divario tra il riconoscimento statico dei diritti individuali e la possibilità di loro effettiva tutela in via giudiziale, costituisce anche un incentivo al maggior rispetto delle regole e un mezzo per prevenire, o almeno contenere, il compimento di illeciti per effetto dell'onere finanziario che esse possono comportare a carico del responsabile. Sotto questo profilo la class action appare pienamente funzionale all'esigenza di una vigilanza e controllo diffuso e della responsabilità sociale d'impresa.
L'introduzione delle azioni collettive risarcitorie nel nostro Ordinamento, inoltre, porrebbe l'Italia al passo con quei Paesi membri dell'Unione europea, quali ad esempio Portogallo, Francia, Spagna, Olanda, Inghilterra, dove tale strumento è già in vigore da tempo con ottimi risultati per i consumatori e il mercato .
2) Un iter legislativo confuso e fuorviante - il tempo è scaduto, che il governo dica francamente in Parlamento e al Paese, al di là delle cortine fumogene, quale è la sua visione in materia di azioni collettive e si comporti di conseguenza
Sebbene non abbia ancora conosciuto la luce, la storia della class action made in Italy è già lunga e controversa. Dopo un primo tentativo con una proposta di legge nella XIV Legislatura, approvato pressoché all'unanimità alla Camera ma poi arenatosi al Senato, dove non è stato mai avviato l'esame da parte delle commissioni competenti, è nella scorsa Legislatura che, a seguito di varie e articolate discussioni su altre proposte di legge, è arrivata l'approvazione nel dicembre 2007 a mezzo della legge finanziaria che ha introdotto il nuovo art. 140-bis, rubricato "Azione collettiva risarcitoria" nel Codice del Consumo.
Secondo tale norma la class action sarebbe dovuta diventare applicabile a partire dal 30 giugno 2008 sennonché soli cinque giorni prima, quando già i vari soggetti legittimati - ivi compresa Altroconsumo - si erano attivati anche presso i consumatori per il tempestivo avvio delle prime azioni collettive, il governo decideva di intervenire con un decreto facendo slittare l'appuntamento al gennaio 2009 "al fine di individuare e coordinare specifici strumenti di tutela risarcitoria collettiva, anche in forma specifica nei confronti delle pubbliche amministrazioni".
Peccato che, malgrado si fosse ravvisata la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza atti ad intervenire per decreto, e nonostante il governo attualmente in carica disponga di una ampissima maggioranza parlamentare i sessanta giorni successivi all'approvazione del provvedimento non venivano utilizzati per inserire in sede di conversione gli emendamenti intesi a "migliorare" il testo della normativa vigente e allargare il campo dell'azione collettiva risarcitoria anche alla Pubblica Amministrazione. Né si utilizzavano i quattro mesi successivi per approvare in Parlamento una norma che modificasse in tempo utile per la nuova scadenza di dicembre 2008 il testo vigente, tantomeno in questo periodo il governo e/o le commissioni parlamentari competenti si degnavano di consultare le associazioni dei consumatori e/o di acquisire il parere del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti che veniva così evidentemente svuotato di una sua prerogativa in una materia di sua specifica competenza.
Giungeva così in dicembre, attraverso l'art. 19 del c.d. decreto milleproroghe, l'ulteriore rinvio, ancora per decreto, ancora con un provvedimento che si limitava a far slittare di altri sei mesi l'entrata in vigore della normativa sulle class action nulla dicendo circa le modifiche da introdurre. Di lì a poco, il 23 dicembre, il governo presentava sì finalmente i propri emendamenti ma tali modifiche al testo di legge vigente, nel merito e sugli aspetti negativi dei quali diremo in conclusione, non venivano presentati in sede di conversione del decreto legge milleproroghe bensì quale emendamento al disegno di legge n. 1195 pendente in Senato.
La questione, si badi bene, non è di poco momento, infatti, un governo cosciente di avere già lasciato scadere una proroga introdotta per decreto all'entrata in vigore di un importante provvedimento legislativo, e che si veda così costretto ad introdurre una successiva proroga, qualora abbia finalmente preso una posizione sulle modifiche da apportare al testo di legge dovrebbe affrettarsi a introdurre gli emendamenti in sede di conversione del decreto di proroga. Così non è stato e questo ci conduce purtroppo a ritenere che probabilmente, nelle intenzioni dell'esecutivo, questa ulteriore proroga all'entrata in vigore delle class action è solo la seconda di una lunga serie e che si stia utilizzando una altrimenti assurda tecnica legislativa nel preciso obiettivo di dare luogo ad un rinvio sine die evitando di affrontare l'opinione pubblica su quella che è la propria visione in materia di azioni collettive, ovvero che non ci debbono essere.
3) L'emendamento presentato dal governo al Senato introduce quasi esclusivamente elementi peggiorativi rispetto al testo vigente e volti a ridurre l'efficacia e l'ambito di applicabilità della class action
Potremmo fermarci qui, ma vogliamo nutrire ancora qualche flebile speranza che vi possa essere un ravvedimento da parte del governo e, quindi, non ci esimiamo dal commentare nel merito, seppure in sintesi, l'ultimo emendamento, frutto della pressione lobbistica dell'industria operata nelle segrete stanze e non in consultazione pubblica nelle più consone sedi istituzionali, presentato dall'esecutivo il 23 dicembre 2008 in Senato al disegno di legge n. 1195 che modifica l'art. 140 bis del Codice del Consumo, ora rubricato "Azione di classe".
  • L'unico aspetto positivo che ravvisiamo è l'introduzione, al comma 12, dell'esecutività della sentenza di condanna, considerato che nel testo vigente si parla, invece, solo di accertamento di un diritto.
  • L'eventuale deposito cautelativo della somma dovuta da parte dell'impresa dopo la sentenza di primo grado, di cui al comma 13, è, in realtà, una misura a favore dell'impresa condannata, non certo dei consumatori, di regola il debitore dovrebbe, infatti, pagare il dovuto, anche in pendenza di appello, essendo la sentenza di primo grado provvisoriamente esecutiva per legge, principio che deve essere rispettato anche per quanto concerne le class action.
  • Non siamo contrari neanche all'allargamento della legittimazione attiva, di cui all'art.1. Sia chiaro, non abbiamo mai chiesto la legittimazione esclusiva in capo alle associazioni di consumatori iscritte all'Elenco nazionale ai sensi dell'art. 137 del Codice del Consumo, in quanto siamo sempre stati fermamente convinti che la class action debba consentire un più efficace accesso alla giustizia per il cittadino-consumatore in caso di illeciti plurioffensivi, non certo creare una cerchia ristretta di soggetti legittimati ad agire che, oltre a rischiare di rivelarsi un collo di bottiglia per le molteplici possibili azioni avrebbe una sgradevole accezione protezionistica che spesso contestiamo a ragione in alcuni settori di mercato per quanto concerne le imprese.
Vi sono poi due modifiche notevolmente peggiorative rispetto al testo vigente:
  • E' improprio e fuorviante parlare di "retroattività" (o meno) della legge. Su questo punto il comma 2 dell'art. 30bis che stabilisce che la class action si applica "anche retroattivamente, agli illeciti compiuti successivamente al 1° luglio 2008" appare di rara grossolanità. Tutte le leggi processuali si applicano alle azioni esercitabili successivamente alla loro entrata in vigore secondo il principio generale "tempus regit actum". Una deroga a tale principio comporterebbe che domande identiche, introdotte nello stesso momento e originate dallo stesso fatto risulterebbero soggette a due diverse procedure (azione collettiva o individuale) a seconda di quando è avvenuto l'illecito, il che, a nostro avviso, pone seri problemi di costituzionalità, rispetto ai principi di cui all'art.3 e 24 Cost. Conseguentemente chiediamo non tanto che l'azione collettiva risarcitoria sia "retroattiva" (senza limitazioni di tempo, come invece previsto dall'emendamento) ma, molto più semplicemente, che essa sia applicabile, a partire dalla sua data di entrata in vigore, a tutti i soggetti legittimati che hanno validi diritti da azionare, ovvero che essa possa operare per tutti i consumatori vittime di illeciti plurioffensivi, senza discriminazioni di ordine "cronologico", cioè derivanti dal momento in cui essi hanno subito il torto.
  • La pubblicazione a spese del soccombente dell'eventuale ordinanza di inammissibilità dell'azione collettiva (come previsto dal paragrafo 8 del comma 1 dell'emendamento del Governo) è una disposizione assurda, punitiva e assolutamente da eliminare. Da parte nostra non abbiamo mai chiesto l'introduzione dei danni punitivi in favore dei consumatori e a danno delle imprese, che pur esistono nell'esperienza statunitense, in quanto non concepiamo la class action come strumento punitivo delle imprese e vogliamo che sia introdotto in Italia un istituto giuridico equilibrato e non strumentalizzabile. Ciò detto, appare a dir poco peculiare l'introduzione, ai sensi del paragrafo 8, di una sorta di danno punitivo a contrario. In caso di ordinanza di ammissibilità dell'azione collettiva, bisognerebbe, invece, prevedere che i costi di informazione ai consumatori siano messi a carico dell'impresa e non del soggetto promotore dell'azione collettiva.
Infine, siamo consci che nell'altra ala del Parlamento, presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, è stata presentata ed è in discussione una proposta di testo unificato in materia di azione risarcitoria collettiva redatta essenzialmente sulla base della proposta di legge n. 410 e tenendo conto di taluni aspetti della proposta di legge n. 1824, si tratta di un testo forse più articolato di quello proposto dal governo in Senato, ma non intendiamo in ogni caso qui prenderlo in esame. Piuttosto, quale parte sociale interessata e per poter presentare ulteriori e più dettagliate osservazioni rivendichiamo la necessità di sapere al più presto dal governo quali siano le sue reali intenzioni, se intende cioè procedere con l'emendamento introdotto al Senato ovvero con il disegno di legge pendente alla Camera. A leggere le relazioni dei lavori della Commissione Giustizia della Camera sembra che anche gli stessi deputati di maggioranza e opposizione abbiano questa stessa necessità di chiarezza e si sentono un po' in balia di questo iter legislativo a dir poco peculiare e della cortina fumogena messa in atto dal governo sulla class action.
Tutto ciò premesso e considerato, Altroconsumo e gli aderenti al presente appello chiedono al governo di fare in modo che l'ennesimo rinvio circa l'entrata in vigore della normativa sulle class action sia effettivamente l'ultimo e che, quindi, una volta introdotti i miglioramenti sopra esposti, anche in Italia sia possibile utilizzare un'azione di classe facilmente azionabile, accessibile, equa, percorribile in tempi rapidi e certi, a partire dal 1° luglio 2009 o prima.
 
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Martedì, 9 Giugno, 2009 - 13:36

Provinciali... il giorno dopo

Carissimi/e,un po' di più potevamo anche avere quanto a voti, ma
-          per la sobria campagna elettorale che abbiamo fatto,
-          per la novità della lista civica e quindi
-          per la scarsa conoscenza cui hanno anche contribuito in negativo i media,
-          per la solitudine, in cui molti di noi si sono trovati a lavorare, perché pochi hanno avuto tempo e voglia per volantinare, attacchinare, stare tra le persone
,.. a me pare che i risultati non siano da disprezzare.Ci hanno permesso di mandare in consiglio provinciale Massimo Gatti, cioè le nostre idee, il che non è poco, e abbiamo iniziato anche a livello provinciale a far parlare la politica con un linguaggio nuovo, il linguaggio della democrazia e della partecipazione, della etica e della sobrietà, di una vera qualità della vita, del risparmio delle risorse, della tutela dei beni pubblici, della conservazione del territorio, della affermazione dei diritti e dell'accoglienza.
Di queste intense settimane ringrazio quanti si sono impegnati con noi e vorranno continuare o iniziare a impegnarsi per proseguire nel progetto di nuova politica, dal basso, dal territorio.
Un caro saluto a tutti/e
Antonella Fachin

Lista Fo 
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comunicato stampa

Milano, 8 giugno 2009. In merito al risultato elettorale delle elezioni provinciali il candidato Presidente alla Provincia di Milano per la coalizione di Sinistra (Lista un’Altra Provincia, PRC e PdCI), Massimo Gatti, dichiara:“Quando mancano ancora 500 sezioni sulle 2905 si conferma una presenza autonoma e importante della colazione alternativa che si attesta oltre 3,5. Un segnale in controtendenza alla tentazione del pensiero unico che vorrebbe un paese bipolare se non bipartitico.Colgo l’occasione per ringraziare le elettrici, gli elettori, i candidati, e tutte le persone che ci hanno dato la loro fiducia e si sono impegnate in una campagna elettorale difficilissima anche per la sproporzione dei mezzi in campo che ci ha svantaggiato ed oscurato.Il nostro progetto e il nostro programma sono a disposizione di tutta la popolazione della Provincia di Milano. Ci batteremo in Consiglio provinciale e nella società per rilanciare il ruolo pubblico della più grande provincia d’Italia secondo i principi di una nuova etica per contrastare, senza alcuna subordinazione, il peso invasivo dei poteri forti che grava sul nostro territorio a partire dall’Expo degli immobiliaristi”.

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