
HUMOR: la legge del più forte
HUMOR: appalto all'italiana....
Un sindaco chiede un preventivo per pitturare la facciata del municipio e gli arrivano tre offerte.
Quella di un tedesco di 3.000 euro, quella di un francese di 6.000 e quella di un italiano di 9.000 euro.
Davanti a tali differenze convoca una riunione con i tre concorrenti affinchè giustifichino i loro preventivi.
pennelli si spendono altri 1.000 euro ed il resto è il suo guadagno.
dare tre mani.
La pittura viene quindi 3.000 euro, tra impalcature e pennelli si spendono altri 2.000 euro e gli altri 1.000 sono il suo guadagno.
facciata..."
Questa non è l’Italia che i Partigiani sognavano.
Questa non è l’Italia che i Partigiani sognavano.
La situazione in Italia, in quest’ultimo periodo, è sempre più complicata, sembrerebbe che la metropoli Milanese e quella Romana, stiano tracciando una strada per un completo rientro nella “norma” di fascisti e razzisti, si susseguono raduni, manifestazioni, eventi, dove i simboli e i saluti romani si sprecano, il tutto con l’appoggio di forze politiche e dei loro rappresentanti che si mostrano forza trainante e di pressione anche verso le Istituzioni, che dimenticando il loro ruolo di garanti della democrazia partecipano, concedendo patrocini ed aiuti.
Complicati esercizi di trasformismo, un giorno con le regole della Costituzione, con i valori e i riconoscimenti alla Resistenza alla Liberazione, ed il giorno dopo con l’adesione e spesso con la sotterranea convivenza con movimenti, persone, ideali che ripropongono razzismo, fascismo, nazismo, xenofobia.. Il tutto dunque come normalità, accettata come un semplice gioco politico e poi.. suvvia una telecamera, un articolo sul giornale non lo si nega a nessuno… La storia è di nuovo stravolta, verità confuse, distorte, una palude di revisioni, negazioni, falsità che tutto intorpidiscono, annebbiano… E di nuovo l’ANPI è al centro del ciclone, strattonata, denigrata, accusata di colpe, posizioni, indicazioni… La storia si ripete, ancora una volta soli, Partigiani ed antifascisti, accusati di tutti i mali che la brutta politica Italiana, getta quotidianamente sul tavolo della comunicazione.
E noi… NO,non ci stiamo.
Non ci stiamo, con Istituzioni trasformiste, che ci accusano di fomentare estremismi, e di non rappresentare più nessuno, non ci stiamo a “litigare” con movimenti giovanili che ci urlano di immobilismo. Non ci stiamo a chi ci indica solo come portatori di demagogia, Non ci stiamo a chi ci accusa di convivenze, e di essere fuori dalla vita politica e sociale di questa “nuova” Italia.
Eppure basterebbe così poco per capirci, un libro di storia, di quelli veri e sinceri… una chiacchiera con un Partigiano, un giro per le vie delle città, per i sentieri di montagna, leggendo nomi e date su lapidi e cippi… e magari anche informandosi senza preconcetti, su cosa è l’ANPI, su cosa fa l’ANPI, in questo sempre più completo mondo virtuale della rete Internet, o meglio ancora nel mondo reale delle sezioni ANPI che in tutta Italia, lavorano, propongono, elaborano, discutono, di donne e uomini, che da sempre senza alcun compenso ne economico, ne di carriera politica, ne di voler apparire a tutti i costi, continuano imperterriti a credere in un “mondo migliore” dove ancora una volta le parole, Libertà, Eguaglianza, Diritti, sono radici di un pensiero, dove ancora ideali ed esempi concreti, aiutano a costruire comportamenti e regole, dove ancora la nostra Costituzione è carta viva e attuale per indicare strade e ragionamenti…
Noi dell’ANPI ci siamo… non ci tiriamo indietro, siamo da sempre disposti ad offrire tutto il possibile, e la nostra storia anche quella degli anni del dopoguerra, ci vede spesso e purtroppo da soli a ragionare, confrontarci, lavorare… non temiamo dunque le critiche, le accuse, rispondiamo con il sacrificio supremo di centomila morti, che ha permesso anche a chi ci denigra ed accusa di poter esprimere liberamente il loro triste e confuso pensiero..
Denunciamo ancora una volta chi appoggia il fascismo, ricordiamo che esistono leggi d’applicare contro chi ne fa ancora uso e pratica, chiediamo ad Istituzioni e garanti il rispetto di tali leggi e dunque limpidi e certi comportamenti.
Denunciamo l’uso distorto della storia, per fini che nulla hanno a che fare con il nostro pensiero, i nostri ideali. Denunciamo i comportamenti ostili di chi ci pensa “vecchi” e incompetenti per gestire ancora una parola che ricordo è nata con noi, noi non siamo antifascisti. Noi siamo l’ANTIFASCISMO.
Chiediamo ai vertici della nostra associazione di rendere reale la nuova stagione dell’ANPI, di non attendere oltre, d’evitare immobilismi e ragionamenti , di confrontarsi senza fraintendimenti con tutti soprattutto con i giovani che sono tanti, oggi, che chiedono la nostra tessera, chiedono immediate risposte, chiedono suggerimenti ed indirizzi senza la solita logica del “partito” ma con la semplicità di rapportarsi alla pari, con voglia di continuare a seminare semi per far crescere fiori.. Dimostriamo con i fatti, evitiamo il tutto ci è dovuto… scaliamo di nuovo ripide montagne, cantiamo ancora “fischia il vento”.
Noi ci siamo….
Noi continueremo, sempre a lottare, scendere in piazza, manifestare, applicando le regole della democrazia, noi sempre ci saremo, tutti insieme, continueremo senza alcun timore e remore a costruire sulle fondamenta della nostra Repubblica, La Resistenza, è per noi stimolo sempre attuale. Per chi pensa il contrario, per chi pensa l’inutilità, per chi attualizza falsità, per chi pensa solo all’odio… un suggerimento, venite a conoscerci.!
“A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente non dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo nuovo corso della libertà e stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata.” - (Norberto Bobbio).
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
Sezione Barona. Milano.
Adesioni:
ANPI sezione Lambrate Ortica.
ANPI sezione Corsico.
ANPI sezione Monza.
ANPI Monza & Brianza.
ANPI sezione Precotto.
ANPI sezione Voghera.
ANPI sezione Quarto Oggiaro.
ANPI sezione Sempione Certosa.
ANPI sezione Lainate.
ANPI Zavattarello.
20mag,ore18:Triboniano, Rom, Ong e operatori in presidio davanti a Palazzo Marino
L'ALTERNATIVA AGLI INCENERITORI, Paul Connett
Venerdì 16 aprile 2010 Camera di Commercio Parma
Estratto dall’intervento di PAUL CONNET, Consulente ONU per la gestione dei rifiuti
Come spiegheremmo a Leonardo l’attuale gestione dei rifiuti in Italia?
Guarda la versione integrale
ESISTE UN'ALTRA ITALIA
Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
-----------------------------
Facciamo girare queste parole. Perchè sono le parole che mancavano. Quelle che in molti pensavano ma non hanno avuto la possibilità, la forza o il coraggio di urlare.
Le ha scritte un giovane sindaco, Domenico Finiguerra, ai cittadini di Cassinetta di Lugagnano, ma sono rivolte a tutti. O almeno a tutti quelli che vorrebbero davvero un'altra Italia.
_________________
Negli ultimi 8 anni sono state molte le occasioni per scrivere, commentare, riflettere a voce alta.
Ho condiviso con dei fantastici compagni di viaggio, il gruppo “Per Cassinetta”, protagonisti dell’esperienza di rinnovamento del nostro comune, l’orgoglio e l’onore di guidare Cassinetta di Lugagnano, la sua comunità e il suo territorio, nella difesa dell’ambiente, del paesaggio e dei beni comuni, per la terra e per l’acqua.
Ho condiviso la speranza e la volontà di contribuire alla costruzione di un futuro migliore e diverso per i nostri figli.
Insieme alla mia giunta ho sempre manifestato pensieri e idee con la massima sincerità.
Oggi, non posso non fare altrettanto.
Spesso i politici dicono e fanno cose con lo scopo di accattivarsi la simpatia dei cittadini elettori. Prestando molta attenzione a non urtare le sensibilità e le suscettibilità. Evitando scomodi argomenti che potrebbero far perdere qualche voto al loro partito.
Sono stato eletto nel 2002 e riconfermato nel 2007 alla guida di una lista civica. Senza nessun legame con i partiti. Ma la mia storia personale e le mie idee mi collocano nella parte del campo che si contrappone (o sarebbe meglio dire dovrebbe farlo), all’attuale maggioranza di Governo guidata da Silvio Berlusconi e da Umberto Bossi.
Per l’affetto o per il rispetto che devo a tutti i cittadini di Cassineta e a tutti coloro che mi seguono in rete o che mi hanno ascoltato in qualche sala pubblica, cinema o teatro, è per me indispensabile manifestare apertamente il mio pensiero rispetto alla deriva culturale e all’impoverimento civile che sta interessando l’Italia.
Negli ultimi anni, lentamente, giorno dopo giorno, si è diffuso un amaro rancore preventivo nei confronti di chi è straniero, di chi professa altre religioni rispetto a quella cattolica, di chi è diventato nostro vicino di casa. “Andate via, a calci nel c…!”, “L’Italia agli Italiani!”,“Giù la mani dalle nostre donne, dal nostro lavoro, dal nostro crocifisso!”
Quante volte abbiamo udito queste frasi? Alla televisione, alla radio o in comizi elettorali.
Ma nelle ultime settimane l’accelerazione di questo processo e l’affermazione di prassi e comportamenti indegni di un paese che vuole definirsi civile, ha assunto un carattere davvero insopportabile. Ha cominciato a coinvolgere in maniera diretta i bambini. E cosa ancor più grave, per me, ha visto sindaci e assessori agitare spettri e propaganda per far venire ai cittadini la bava del livore alla bocca, sperando di interpretare questi istinti primordiali e alimentare così il proprio consenso.
Un comune in Provincia di Verona ha lasciato a piedi i bambini (figli di stranieri) non in regola con il pagamento dello scuolabus. Così, se le porte del pulmino giallo si aprivano per taluni, per altri si chiudevano. “Tu sali! Tu resti giù!”
In un altro comune in Provincia di Brescia alcuni bambini (sempre figli di stranieri) non in regola con il pagamento della refezione sono stati lasciati a digiuno. Proprio così. Mentre i loro compagni venivano serviti con pastasciutta, bistecca e insalata, questi piccoli esseri umani si sono trovati davanti un semplice pezzo di pane e dell’acqua. Quando un imprenditore, volendo separare le sue responsabilità da quelle del suo sindaco, ha voluto saldare il debito per conto delle famiglie morose, gli sono giunti messaggi indispettiti, raccolte di firme contro la sua donazione. Perché? Perché si era azzardato a guastare il clima di ritorsione collettiva e vendicativa… a sporcarlo con un gesto di buona volontà?
Una vergogna. Una vera e propria vergogna. Ho provato ad immaginare mio figlio, seduto ad un banchetto. L’ho immaginato guardare il suo compagno mangiare ed abbassare lo sguardo, umiliato, senza sapere perché. Ho provato ad immaginarlo con lo zainetto in spalla tornare mestamente e a piedi verso casa. Il capo chino e l’etichetta di diverso sulla giacchettina.
Cari cittadini e cari amici,
di fronte a questi episodi, cartine di tornasole di cosa è diventato il nostro paese, non posso tacere. Non posso non gridare il mio disprezzo umano e politico per chi nell’intento di ottenere voti e approvazione, non riuscendo a far pagare genitori morosi, si inorgoglisce nel prenderne a calci i figli. Si inorgoglisce. Invece di mettere in campo un’azione doverosa di recupero e verifica dell’evasione, cavalca tale occasione per raccogliere i frutti dall’albero dell’insofferenza diffusa.
Io sento il dovere morale di dire e fare la mia parte. Innanzitutto non voltandomi, per opportunismo, dall’altra parte, diventando così complice. Corresponsabile morale di una classe politica di aspiranti gerarchi che cercano visibilità in un regime culturale fondato sulla ripugnanza, sull’egoismo e sulle povertà ideali e materiali. Sospinti da cittadini che hanno smarrito, sono stati spogliati o si sono liberati dei sentimenti di fraternità e pietà.
Sul mio sito si parla molto di temi ambientali. Ma di fronte ai respingimenti in alto mare di donne e bambini in fuga dalla fame e dalla guerra, di fronte ai cadaveri di stranieri ammassati nel deserto libico perché non idonei ad avere un pezzo di carta, di fronte alle scene di razzismo e deportazione cui abbiamo assistito alcuni mesi fa a Rosarno, di fronte a tutto questo, non me la sento di cambiare discorso per parlare di nucleare o risparmio energetico.
Di fronte alle rivoltanti e spregevoli parole di politici che incitano alla caccia al diverso, sia esso musulmano, nero o omosessuale, di fronte a questa deriva barbarica, che sta gettando le basi, e forse ha già costruito, una società della violenza, dell’invidia e dell’iperindividualismo, di fronte agli sguardi di giustificazione (se non addirittura di approvazione) delle parole cariche di retorica razzista, di fronte ai fatti prodotti da un clima che ricorda quello preparatorio dei tempi bui del nazi-fascismo, di fronte a tutto questo, non me la sento di cambiare discorso per parlare di inceneritori o autostrade.
Di fronte al degrado civile e morale del mio paese, l’Italia, che sta mostrando in questi giorni il suo lato peggiore, mi sento in dovere di manifestarvi tutto il mio disagio e la mia indignazione. Affinché tutti voi sappiate da che parte sto. Anche se, e ne sono consapevole, ciò comporterà da parte di alcuni di voi, ma spero di pochi, l’abbandono di sentimenti di simpatia nei miei confronti.
Ma ciò che io vi chiedo non è la simpatia. Osservando insieme a voi gli occhi di un bambino che implora pietà su un gommone o quelli di un uomo abbassato su una pianta di pomodori, ciò che io vi chiedo è la comprensione e la solidarietà, per loro.
Da pochi giorni è passata la Pasqua. La gran maggioranza di voi ha festeggiato la Resurrezione di Gesù. Lo stesso Gesù che se fosse nato oggi, in Italia, magari in una catapecchia della periferia milanese, non sarebbe stato salutato con riunioni di gioia e cori di giubilo, bensì con presidi di protesta e cori razzisti.
Se siete credenti e cristiani e vi recate in chiesa tutte le domeniche, udirete parole che invitano all’amore. Ascoltatele.
Non prestate orecchio a chi, ostentando un fazzoletto verde nel taschino o una spilletta con uno spadone puntato in alto, a pochi metri del sagrato della chiesa, vi indica come unica strada da percorrere quella della paura, dell’odio e dell’intolleranza.
Pensate invece ai vostri figli e alle prossime generazioni. Cercate di non trasmettere sensazioni di lontananza rispetto a chi ha il colore della pelle diversa, a chi prega un dio diverso, a chi viene da un paese diverso. Perché non sarà né bello né piacevole per i vostri figli, vivere in un paese dove ci si guarda con diffidenza o indifferenza. Dove il pregiudizio annega ogni stimolo alla reciproca conoscenza. Dove il benessere individuale viene prima di ogni regola di giustizia sociale e collettiva.
Forse non ho nessun diritto di dirvi tutto questo, e mi scuso se ciò è vissuto da parte vostra come una sorta di predica. Ma io sono un sindaco e, seppur piccolo, sono un rappresentante delle istituzioni ed è bene che i cittadini che rappresento e quelli che si soffermano ad ascoltare ciò che dico e propongo in rete, sappiano quali sono i sentimenti che si agitano nel mio cuore.
Io sto dalla parte delle sorelle e dei fratelli stranieri. Quelli che arrivano disperati in cerca di speranza. Quelli che muoiono di stenti implorando accettazione. Quelli che sono sfruttati senza ritegno da delinquenti e criminali. Quelli che tutti i giorni accompagnano i nostri figli a scuola, quelli che curano i nostri anziani e che cureranno noi tra qualche anno, quelli che lavano i nostri gabinetti, quelli che si sporcano le mani di grasso per noi.
Io sto dalla parte dei bambini che non hanno colpa o peccato e che, pur avendo un genitore che non vuole o magari semplicemente non può pagare la mensa scolastica, hanno comunque diritto, come tutti i bambini del mondo, alla serenità e a vedersi riconosciuti pari dignità e diritti dei loro compagni di banco.
Io sto da questa parte e sarebbe bene che tutti, i piccoli e i grandi sindaci, gli assessori o i consiglieri comunali, le liste civiche, quelle democratiche, quelle progressiste, di centrosinistra o semplicemente di ispirazione civile o addirittura quelle di centrodestra che non condividono questa deriva di ostentata disumanità, così come i militanti, gli uomini di cultura, i blogger, i pastori, i cantanti, i contadini, i lavoratori, gli imprenditori,i cittadini, insomma tutti quelli che stanno da questa parte, liberassero i loro pensieri e li proponessero con fierezza, a dimostrare che esiste anche un’altra Italia.
domenico finiguerra
sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Milano, Italia
*****************************
Anpi, un modello che fa proseliti.
Non solo commemorazioni e resistenza ma proposte.
Nel 2009 l'Anpi, l'associazione dei partigiani, ha raggiunto il numero di 110 mila iscritti. Un boom mai visto.
Nel giro di tre anni si è passati da 83 a 110 mila iscritti (+32%) e se si considera il calo fisiologico dei partigiani storici (-10%), il tutto si rivela come un evento ancora più grande.
Di quei partigiani che hanno combattuto moltissimi non sono più presenti e questa è una assenza che ci rende tutti più deboli, un impoverimento culturale che ha dato spazio a folli dichiarazioni di disprezzo che definiscono “la Resistenza come evento di parte, incapace di unire e di pacificare”.
A riconferma invece della validità dei valori della Resistenza di unione e di pace vi è la quota di nuovi iscritti (10%) di giovani fra i 18 e i 30 anni, mentre il grosso (60-65%) appartiene alla fascia dei 35-65enni, cioè quelli nati nel periodo della democrazia consolidata.
Tutto ciò è stato reso possibile dal nuovo statuto che dal 2006 ha aperto le porte a chiunque dichiari e sottoscriva di essere antifascista, ma questo non sarebbe sufficiente a spiegare la voglia dei molti a identificarsi nell’Anpi.
I giovani e perfino giovanissimi, le nuove leve di "ragazzi partigiani", vogliono oggi contribuire alla causa per la quale i partigiani lottarono e morirono allora: la democrazia e la Costituzione.
Perché questa convinzione di un bisogno di nuova resistenza, loro che di Resistenza ne hanno sentito parlare solo vagamente?
Forse è proprio per questo, per il fatto che non se ne parla ne si studia a scuola, e vogliono che lo sia.
Forse perché troppe sono oggi le affermazioni, urlate e convogliate nel comune senso del televisore, di attacco alla Costituzione, di negazione o condanna della Resistenza, di manifestazioni di odio etnico, e questo non lo accettano.
Hanno capito che è in discussione il loro futuro, la convivenza civile, quei valori che hanno già imparato a riconoscere.
Anche i meno giovani, quelli che nati e vissuti negli anni del dopoguerra, della crescita economica prima e del benessere poi, sino a quelli attuali della recessione, sentono il bisogno di identificarsi come antifascisti.
Hanno visto attorno a sé la crescita, in una metamorfosi culturale, di una comunità che richiede una leadership forte, che accetta e idealizza la mistificazione, se espressa dal potente, come una nuova libertà, che esprime volontà e capacità di esercitare il disprezzo per mantenersi vitale, che tende all'autoritarismo tipico della cultura italiana che rifugge dal confronto delle idee e predilige invece la disciplina dello stato forte.
Come antifascisti moderni non si figurano certo un futuro di camice nere in giro per la città, squadristi, parate militari, arresti o quant’altro, ma sono più semplicemente consci di un presente democratico fatto però anche di una preoccupante e crescente illegalità legalizzata, di una licenziosità fatta vanto, della prepotenza del potere, della nuova popular culture: la penisola dei famosi, il capolavoro della spensieratezza.
È il fascismo che ritorna e nessuno si scandalizza, anzi, tutto questo fa curriculum e la politica si sta riempiendo di sindaci e ministri legati chi al culto del potere, chi a quello del Duce, chi del favore sessuale o della violenza verbale; tutti eletti con il consenso popolare.
Chi ha deciso di iscriversi all’Anpi oggi può averlo fatto anche perché non riesce più ad identificarsi con le forze politiche democratiche, oggi immobili o risucchiate nel gorgo delle contese intestine, che hanno lasciato estinguere inesorabilmente la propria missione politica regalando spazio ad una destra gretta e ostile e dimostrando così tutto il ritardo con la storia e con l’intelligenza.
Chi ha deciso di iscriversi all’Anpi può averlo fatto perché l’Anpi non è solo un ente morale ma è uno stile di vita.
L’Anpi è sempre stato un modello culturale limpido, pulito, senza arrivismi, fatto non solo di commemorazioni e ricordi, ma di operosità e correttezza morale; non solo resistenza quindi, ma anche proposte, programmi, iniziative atte ad affermare i propri valori e a rilanciare la propria cultura.
L’aumento degli iscritti ha riportato entusiasmo nelle sezioni di tutta Italia; si è verificata una vera rivoluzione anagrafica e culturale che deve essere sostenuta e guidata.
Ora ci sono queste nuove e giovani forze dalle quali attingere energia e idee per prendere i giovani, tutti i giovani, anche quelli che hanno votato con entusiasmo a destra, dove la scuola li ha lasciati, vuoti di storia, e portarli ad una riflessione e che poi votino per chi credono, ma da antifascisti.
Questo stanno facendo molte sezioni soprattutto nella nostra zona, che stanno lavorando tanto e lavorando bene, che hanno aperto le porte ad associazioni e partiti per costruire una importante rete di iniziative.
Hanno lasciato a casa un po’ di riserbo e portato in strada persone con le loro idee, partiti con le loro bandiere, associazioni con i loro obiettivi, senza vincoli pregiudiziali; d’altronde non credo si possa immaginare una manifestazione del 25 aprile senza associazioni e bandiere, anche quelle dei partiti.
Cercano di aprire di più il dialogo generazionale, di costruire un nuovo linguaggio, responsabilizzando tutti sulle proprie azioni, sia giovani che anziani, sia junior che senior, un po’ meno commemorazione e un po’ più esuberanza: d’altronde anche la Resistenza sarebbe stata meno incisiva senza l’esuberanza dei giovani di allora.
L’esuberanza porta anche alla contestazione rumorosa, ma se è giusto che tutti possano parlare dal palco è anche giusto poter esprimerne il dissenso, purché rimanga nei limiti del lecito, se ciò serve a preservare i valori.
L’attualità della politica ci porta a riflettere sulla questione posta da un avveduto Sandro Pertini che si domandava “Verrà il giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo, e costituirà colpa l’essere stati in carcere, torturati, uccisi o messi al confino?".
No, Sandro, credo che non avverrà mai almeno finché ci saranno nuovi partigiani.
Giorgio Ruffolo"L'Unità di Italia? Non è ancora in pericolo. Non credo nel federalismo fiscale
Giorgio Ruffolo, economista, esponente del riformismo italiano: intervista su Tiscali news
“Bossi non è nuovo a dichiarazioni totalmente incompatibili con il ruolo di ministro della Repubblica. Non so Napolitano lo inviterà: credo che non ci sarà alcun invito. Per quanto riguarda le minacce di secessione o di separazione, non penso che siano imminenti e che possano essere prese sul serio. Credo però che nel medio e nel lungo periodo queste avvisaglie possano manifestarsi in modi più gravi: mai come adesso il Nord e il Sud sono apparsi così distanti e non è detto che si possano separare – come direbbe uno storico romano – “in un Belgio grasso e un Sud mafioso””.
“La Chiesa 150 anni fa si è battuta contro l’unificazione d’Italia. Ora invece ha assunto una posizione positiva, responsabile, importante rispetto alle pretese leghiste. Quanto a Fini, ho preso molto sul serio quella che io chiamo l’ “eterogenesi” di Fini: mi pare che venga da un processo di intimo, reale e sincero convincimento democratico. Che non interpreto, e non voglio assolutamente interpretarla, come una futura alleanza politica con il centrosinistra. Ritengo che l’ex segretario di Alleanza Nazionale la escluda, e fa bene ad escluderla. Il problema è avere una destra responsabile e seria, una destra normale. Quella di Berlusconi si basa su una specie di populismo privatistico che non ha niente a che fare con il liberalismo. Credo che Fini desideri giungere ad effettiva contrapposizione tra due forze democratiche, una di destra e l’altra di sinistra. Mi auguro che il tentativo di Fini, che giudico sincero e opportuno, abbia successo”.
“Non apprezzo il cosiddetto federalismo fiscale: è il contrario del federalismo storico, che prefigura una aggregazione di unità indipendenti in una unità superiore alla quale si devolvono poteri sovrani. Il federalismo dei leghisti è invece un tentativo di sottrarre competenze dallo Stato nazionale per distribuirle alle unità subnazionali sulla base del principio che ognuno tiene per sé le sue risorse: questo è un separatismo che minaccia di diventare secessione. La proposta contenuta nel mio libro, forse utopistica, sicuramente provocatoria, si rifà all’interpretazione che del federalismo hanno dato i grandi meridionalisti del risorgimento e al Nord lo stesso Carlo Cattaneo. Il grande merito di questi studiosi è stato di aver saputo sviluppare una concezione in cui il Sud è parte integrante dell'Italia. E non una specie di intervento assistenziale che si traduce in sovvenzioni corporative e soprattutto e in corruzione e mafia.
Come si può realizzare il suo federalismo?
“Credo che si possa realizzare in un patto fra due macro regioni con una mediazione come avviene negli Stati Uniti. Quindi con un potere nazionale che è rappresentato soprattutto dalla capitale. Una riforma che potrebbe anche dar luogo ad un’altra rivendicazione, che è stata promossa e sostenuta dalla destra, ma che potrebbe essere declinata in altro modo, promuovendo un presidenzialismo garante di questo accordo e mediatore di una Italia che ritrovi le ragioni della propria unità nazionale attraverso questo patto”.
REFRESH: APPELLO DELL'ISTITUTO PEDAGOGICO DELLA RESISTENZA: firmiamolo tutti/e!
vi ricordo la necessità di sottoscrivere l'appello affinché un istituto che sta tenendo viva la memoria storica della resistenza non sia chiuso.
Quindi vi invito a entrare nel mio precedente blog: cliccate qui e avrete tutti i riferimenti.
Con l'occasione ringrazio Roberto ed Enrico delle loro testimonianze umane, che sono più significative di tante mie parole.
Cordiali saluti
Antonella Fachin