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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 10 Aprile, 2010 - 11:43

APPELLO PER IL RICONOSCIMENTO MATRIMONIO CIVILE TRA PERSONE STESSO SESSO

APPELLO PER IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO AL MATRIMONIO CIVILE TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO COME PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA

http://www.affermazionecivile.it/

Martedì 23 marzo 2010 sarà un giorno importante per la storia italiana.

Il 23 Marzo la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità di alcune norme del Codice Civile (Articoli 93, 96, 98, 107, 108, 143, 143-bis, 156-bis) che, in materia di matrimonio e famiglia, nel riferirsi genericamente a “marito” e “moglie”, discriminano le coppie di persone dello stesso sesso.

È da sottolineare che in Italia non esiste una definizione legale di matrimonio, né un divieto espresso al matrimonio tra persone dello stesso sesso, né la differenza di sesso è esplicitamente richiesta quale condizione per contrarre matrimonio.

Al contrario sono molti i principi costituzionali che ammoniscono contro l’esclusività del paradigma eterosessuale del matrimonio civile. Tra i più importanti la tutela della dignità di ognuno di cui all’art. 2, quindi il principio imperativo di uguaglianza, affermato dall’art. 3, infine le disposizioni della Carta di Nizza, patrimonio anche dell’Italia grazie all’art. 117.

Inoltre il diritto a sposarsi è sancito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Carta di Nizza.

Perciò dichiariamo che siamo profondamente convinti che a tutti i cittadini e a tutte le cittadine debba essere garantita parità e uguaglianza e pertanto anche il diritto di sposarsi, indipendentemente dal loro sesso e dal loro orientamento sessuale.

Il 23 marzo la Corte costituzionale potrà finalmente ribadire la distinzione tra matrimonio religioso e matrimonio civile e affermare che il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso non è un tema eticamente sensibile, ma semplicemente un diritto fondamentale della persona che non può essere negato.

Occorre affermare che il matrimonio civile è un istituto giuridico non sostituibile, né surrogabile da altri, e che solo con l’accesso anche delle coppie dello stesso sesso a tale istituto sono rispettati e pienamente applicati i principi fondamentali di eguaglianza e pari dignità sociale di tutti i cittadini, sanciti dalla nostra Costituzione.

Per questa ragione, congiuntamente a questo appello di cui siamo primi firmatari, si sta promovuendo la costituzione di un Comitato nazionale per il riconoscimento del diritto al matrimonio civile tra persone dello stesso sesso.

È quindi a tutti i cittadini che condividono e vivono i valori della piena democrazia, sanciti solennemente nella nostra Carta costituzionale, che rivolgiamo l’invito a sottoscrivere questo appello e a unirsi a noi nella richiesta di sostenere il riconoscimento del diritto di tutti i cittadini, senza distinzioni basate sull’orientamento sessuale, a poter creare la propria famiglia e ad assumere davanti alla legge i diritti e gli obblighi che derivano dal matrimonio.

È giunto il tempo che certi diritti, come il diritto al matrimonio e a costituire una famiglia, diventino diritti certi per tutti!

IVAN SCALFAROTTO
Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico
SERGIO  ROVASIO
Segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti

 

ADESIONE DEL SOTTOSCRITTO

  1. Alessandro Rizzo (Milano, consigliere di zona 4)
    Credo sia giunto il momento di riconoscere un diritto esistente nell'ordinamento ma ostacolato nella sua applicazione da una gran parte della classe politica istituzionale irresponsabile, affetta da pregiudizi, confessionalista, spesso ignorante le esigenze e le necessità di un'intera comunità lgbt
Per info.

Unioni gay. I diritti si ampliano solo attraverso “un lungo e faticoso processo culturale”
Il commento della pastora valdese Letizia Tomassone dopo il no della Consulta alle unioni civili omosessuali
Roma (NEV), 14 aprile 2010 - “Non era giusto aspettarsi che la Corte Costituzionale cambiasse i codici morali attraverso i quali si interpretano la famiglia e la Costituzione in Italia”. E' la dichiarazione a caldo della pastora Letizia Tomassone, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) a poche ore dalla decisione della Consulta che ha respinto i ricorsi per il riconoscimento del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, rimandando la questione al Parlamento. Secondo Tomassone, un tale riconoscimento arriverà solo attraverso “un processo culturale lungo e faticoso, che porti a riconoscere i diritti civili di ogni persona, compreso il diritto di stringere un patto di convivenza e amore con un’altra persona. Le nostre chiese sono impegnate in questo processo di allargamento dei diritti civili”. E se da un lato “molti paesi europei ammettono l’unione civile e molte chiese protestanti l’accompagnano invocando la benedizione di Dio sul patto d’amore”, in Italia, precisa Tomassone ,”è ancora in atto una riflessione nelle chiese, che richiede il coraggio della chiarezza e il porsi accanto a chi vede calpestata la propria vita. Ci sembra quindi importante affermare – ha concluso Tomassone - la pienezza della dignità delle persone omosessuali in questo momento in cui, non solo si chiudono alcuni spiragli legislativi, ma viene esercitata nei loro confronti da parte delle gerarchie cattoliche la denigrazione e il disprezzo che in passato sono stati all’origine di atti violenti e discriminatori”.
La FCEI aveva aderito all'appello del comitato “Sì, lo voglio”, sostenendo “il diritto delle persone di creare vincoli e legami responsabili e riconosciuti legalmente con coloro che amano”.
Commento di Antonella Fachin inserito Gio, 15/04/2010 07:22