

Plastic: una chiusura che preoccupa
In una risposta della società proprietaria dello stabile dvoe sorgeva il locale Plastic, Casa Rosa srl, a una mia interrogazione in cui chiedevo notizie in merito alla sua chiusura e ia progetti inerenti l'area di natura edilizia, i proprietari esprimono esserci imprecisioni "generate probabilmente da notizie che sono state strumentalmente e artatamente diffuse", ritenendo "corretto informare su quali sono gli esatti termini della questione". Il testo della mia interrogazione è possibile reperirlo sul mio blog nella sezione appositamente dedicata alle interrogazioni, ma riporto in allegato il file. In sintesi nella mia interrogazione, allarmato per le notizie apprese riguardanti la sospensione del servizio commerciale della discoteca Plastic, che non è solo discoteca come definita dalla proprietà, ma spazio di aggregazione culturale di rilevante portata e interesse, ho chiesto notizie e informazioni circa possibili interventi strutturali interessanti l'area, eliminando un'occasione e un'opportunità culturale di rilevante interesse internazionale. Ricordo che il 6 marzo prossimo i responsabili del locale saranno invitati alla serata di saluto delle associazioni della zona 4 insignite quest’anno della Civica Benemerenza da parte del Comune di Milano. Voglio ricordare, dato che spesso la memoria storica in questa città rischia die ssere drasticamente cancellata, che "il Plastic è stato luogo di avanguardia soprattutto musicale negli ultimi anni, ospitando nella sua lunga attività Andy Warholl, nella fase personale in cui era alla ricerca di nuovi stili di vita passando dalla città alla Factory e di stimoli artistici girando l’Europa". Mi piace sottolineare come "nel 1980 l’esordio del locale avvenga con l’organizzazione delle prime serate gay milanesi, rientrando nei pilastri fondativi della gay life meneghina, dal titolo "Man To Man"". E', finalmente importante, che "il locale non aveva nulla da invidiare, essendo uno dei primi in Italia, ai tanti pub londinesi, dal momento che ha sempre ospitato nella sua fase iniziale serate London Loves, frutto della percezione dell‘importanza che avrebbe assunto il rock inglese con gli anni".
E' conseguenziale l'allarme deriato dalla chiusura e dalla cessazione del servizio del locale, dato che "determina una diminuzione della qualità della vita della città, inficiandone la portata di impatto sociale di alto contenuto e valore, aumentando alienazione e dispersione, soprattutto nelle fasce giovanili".
La proprietà mi ricorda che il contratto di locazione con il sig. Nisi, titolare del locale, è terminato il 31/12/2004 e che, come prevede la legge, a dicembre 2003 la proprietà abbia comunicato la relativa disdetta, computando un lasso di tempo di 6 anni in cui il Sig. Nisi avrebbe dovuto trovare altra localizzazione per la sua discoteca. Si aggiunge nella stessa lettera di risposta che al sig. Nisi sia stato spiegato molto chiaramente che i lavori di consolidamento dell'immobile, le cui condizioni fatiscenti sono ben note alla zona, e la sua successiva affittanza degli appartamenti ristrutturati erano "assolutamente incompatibili con l'esistenza di una discoteca al piano di sotto".
Mi si informa di una proroga del contratto di locazione di 5 anni, portando la disdetta e lo scioglimento del contratto al 30/6/2010, essendo la sospensione del servizio, avutasi dal novembre 2008 al marzo 2009, dovuta esclusivamente a un controllo dell'Annonaria che aveva rilevato irregolarità del locale. Mi si precisano alcune "caratteristiche dell'intervento edilizio che intendono portare avanti".
Si parla nella risposta di opere volte alla manutenzione di tutto l'immobile, con lavori di manutenzione straordinaria sulle parti di abitazione conservate nella loro tipologia, e realizzanti una nuova copertura con il recupero abitativo del sottotetto. Manutenzione che si verificherà anche per quanto concerne il piano terra, sottolinea sempre la prprietà, considerando infondate le notizie riguardanti a una demolizione dello stabile. Infine la proprietà parla di diritti propri di volere che "lo stabile possa riacquistare un aspetto più decoroso anzichè lasciarlo deperire".
Si augura la proprietà che il Plastic possa trovare, anche con la collaborazione dell'amministrazione, una nuova localizzazione, e che il Sig. Nisi rispetti le norme e che possa, così, onorare "la benemenrenza recentemente ricevuta".
Questo è a titolo di cronaca, essendo giusto rendere pubblica la risposta ricevuta dalla proprietà, che ringrazio per il sollecito riscontro. Fatto, è questo, straordinario visti i lunghi tempi dell'amministrazione nel dare riscontro alle varie interrogazioni. Rimangono, però, forti perplessità in merito e che sottoporrò in Consiglio di Zona 4 nella prossima seduta di giovedì 11 marzo. Sono abbastanza convinto sui termini legislativi, i termini di decorrenza del contratto, la scadenza del medesimo, il dilazionamento nel tempo dello sfratto del locale. Ma mi sovviene un dubbio ancora: perchè proprio oggi la proprietà ha assunto questa volontàò, legittima e direi anche plausibile, di intervenire per riqualificare lo stabile. Da quanto Casa Rosa srl è proprietaria dello stabile? E' subentrata ad altro proprietario precedente, autore di tale degrado strutturale dello stabile, così come viene descritto dalla società, oppure è proprietaria da sempre? Ma come mai e perchè avrebbe dovuto succedere a un altro proprietario, qualora la proprietà fosse stata trasferita a Casa Rosa srl da soli pochi anni, se lo stabile versava già in condizioni miserevoli, quindi poco appetibili per garantire cospicue entrate?
Mi sovviene un'altra questione: quali sono effettivamente i progetti di riqualificazione dello stabile? Esistono già degli appartamenti? Finora la destinazione dello stabile, a parte il piano terra destinato alla discoteca, quindi uso commerciale, a quali utilizzi era indirizzata? Chiedo, con maggiore determinazione, quali siano gli appartamenti previsti, quanti siano gli appartamenti previsti, i costi e i tempi dei lavori di intervento, i canoni di locazione e di cessione degli appartamenti? Mi viene con maggiore determinazione da chiedere cosa si intenda quando la prorpietà assicura per quanto riguarda il piano terra che "le opere previste consisteranno in manutenzione stroardinaria per conservare l'edificio nel modo più opportuno e risolvere tutti gli elementi di degrado".
Rimango fortemente dubbioso su molti passaggi, che sono a parere del sottoscritto, ma credo anche da una lettura oggettiva, insoluti. Alcune definizioni mi sembrano fortemente astratte, molto evasive, se non addirittura generiche. Mi riferisco soprattutto all'intervento inerente il piano terra.
Prego veramente si faccia risposta a tali dubbi che permangono, considerando fortemente legittimi i diritti della proprietà, ma considerando anche assiomatico il principio secondo cui si debba cercare di garantire la gestione della proprietà privata con la promozione e la tutela dell'interesse collettivo. Lungi da me, sia chiaro, definire la società proprietaria come soggetto che promuova interessi individuali, ripeto legittimi, a discapito dolosamente voluto della collettività. Non è questa mia itnenzione. Ma sarebbe opportuno constatare, come premesso nel presente intervento, che un intervento di riqualificazione dello stabile debba essere contestualizzato alla dimensione della situazione in cui esso viene inserito: esiste un locale, il Plastic, da decenni considerato punta di diamante culturale a livello internazionale. Tale questione non può essere risolta solamente con termini giuridici riguardanti la cessazione del contratto di locazione. Non avrebbe senso, dato che assume rilavenza pubblica, di forte impatto sociale e aggregativo. Mi domado cosa ostacoli la volontà di rinnovare il contratto. Non è, questa, questione meramente commerciale dovuta alla liberale dimensione dei contratti tra privati: deve assumersi tale problematica come fortemente interessante l'amministrazione comunale in tutti i suoi livelli, come scrive anche la prorpietà dello stabile alla fine della sua lettera di risposta alla mia interrogazione. Le questioni devono essere poste in consiglio di zona: sono molte, rimangono inevase, fortemente generiche.
Alessandro Rizzo
Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano
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Internazionale d’arte LGBT 2010
19/02/2010 - Redazione arcigay In occasione del 25° Torino LGBT Film Festival, l’Associazione Koinè in collaborazione con la Fondazione Artèvision ed AV Art Gallerie, il contributo della Regione Piemonte e il patrocinio di Arcigay presenta la 4° edizione dell’Internazionale d’arte LGBT. Nell’edizione 2009 hanno partecipato artisti qualiMoxy Hart e Martha Cecilia Meza, favorendo il contatto e la contaminazione fra stili e culture differenti; ma anche giovani talenti comeAlessandro Capurso e Walter Rossignolo, permettendo così di raggiungere sempre più il grande pubblico. L’internazionale d’Arte nasce con l’intento di dar vita a un evento artistico che permetta la scoperta di nuovi punti di vista, promuovendo l’emergere di una coscienza civile e di sensibilizzazione al mondo LGBT quale parte integrante della società contemporanea presente in qualsiasi fascia sociale ed economica. Si tratta del primo evento tematico dedicato unicamente alle arti visive LGBT. La tematica dell’Internazionale d’Arte di quest’anno sarà: “Sono come sono”. Crediamo sia arrivato il momento di andare oltre stereotipi e pregiudizi; lasciamo che l’arte ci racconti l’essenza di coloro che hanno avuto il coraggio “to be themself”.
L’alto valore artistico, le location e il contesto urbano torinese che ne sarà teatro, faranno dell’evento qualcosa di unico nel panorama internazionale.
Siamo alla ricerca di artisti che vogliano mettersi in discussione, “disfare” il concetto di genere.
Perché i generi sono sempre e solo due?
Perché tutto il resto eccede dalla norma?
Gli uomini non sono tutte singolarità?
Nel momento in cui si è costretti a rappresentarsi attraverso un ruolo di genere si è obbligati a rinunciare a tutto quel che fa di ognuno di noi un’identità; la società si crea delle “aspettative” sul ruolo che tutti si augurano vederci recitare, pena il mancato riconoscimento sociale e in alcuni casi persino giuridico.
Tutti gli artisti interessati possono inviare portfolio e curriculum vitae a:
arts.lgbt@associazionekoine.i
specificando nell’oggetto “Internazionale d’arte LGBT_artista”
entro il 28 febbraio 2010
Liberi Amori Possibili - Rassegna di Teatro Omosessuale
MERCOLEDI' LETTERARIO ARCI 50
Mercoledì 18 novembre
alle ore 20,30
Circolo Arci50
Via Benaco 1
Incontro con
Enzo Maria Napolillo
Remo contro
Remo vuole cominciare a vivere davvero, per non lasciarsi marcire in un ufficio di una Milano fredda e inospitale. Allora inizia a remare contro, rischiando tutto, fino a perdersi nella corrente.
Andrea Ferrari
Milano A. Brandelli
Milano A. Brandelli è un noir cittadino, inserito nel perpetuo moto della metropoli. Andrea Brandelli è un detective privato. Vive a Milano e ha con la sua città un rapporto al limite del morboso. La ama e non riesce a fare a meno di lei. Andrea Brandelli è astemio, non fuma e va a letto presto la sera. È sempre incazzato.
Ricordiamo Mercoledì 2 dicembre appuntamento con Francesco Gallone e Claudio Morandini
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IL QUEER LION 2009 A "A SINGLE MAN" DI TOM FORD
12/09/2009 - Redazione - www.cinemagay.it
Un'edizione, quella di Venezia 66, ricca di opere di alta qualità, dove anche il cinema italiano fa una decorosa figura e dove il cinema gay è stato protagonista. Lo stilista gay Tom Ford sorprende tutti rivelandosi un ottimo regista.
Una Mostra, questa di Venezia 66, che ha fatto parlare di sè, arrivando fino alle prime pagine dei quotidiani, per le tematiche politiche in primo luogo (culminate nella visita del presidente Chavez, cosa mai vista prima a Venezia) e per l'abbondanza di film con tematiche e personaggi omosessuali, spesso diretti da registi dichiaratamente gay.
In più c'è stata tutta una giornata, quello dell'arrivo a Venezia di George Clooney, dedicata al gossip sulla sua presunta omosessualità, in attesa di una sua dichiarazione o smentita ufficiale, che non c'è stata, anche se ha danzato intorno alla bellissima fidanzata Elisabetta Canalis (senza però mai baciarla). In merito noi abbiamo già detto la nostra (vedi news del 18/8/2009) e Clooney continua ad essere uno dei nostri divi preferiti.
Meritatissimo il premio Queer Lion all'incredibile film di Tom Ford "A Single Man" tratto dall'omonimo libro di Christopher Isherwood. Incredibile perchè è l'opera prima di un autore che fino ad oggi si era dedicato al mondo della moda e ancora più incredibile perchè riesce splendidamente a portare sullo schermo un libro difficile, fatto quasi tutto di riflessioni e commenti personali del protagonista lungo l'evolversi di una sola giornata. Efficacissima l'intuizione di Ford che lo trasforma in un aspirante suicida, struggenti i momenti ricostruiti della sua storia d'amore passata che ci rubano gli occhi e il cuore, come quelli dell'incontro con lo studente gay velato che ci fanno capire come l'amore sia dentro e non fuori da noi, basta sapergli dare spazio e vita.
Grande prova d'attore di Colin Firth, continuamente presente sullo schermo, che ha saputo entrare così bene nel personaggio che quasi ce lo sentiamo respirare addosso. Fotografia e musiche superlative, per niente da spot (come hanno insinuato alcuni critici che dovevano per forza trovarci qualcosa di negativo), contribuiscono a creare un film che è quasi un oggetto d'arte, per niente freddo o staccato, ma vivo e penetrante, impossibile da dimenticare. La motivazione del premio Queer Lion ne sottolinea anche gli aspetti politici, sottolinenando come si tratti di un'opera ricca e completa: "La giuria ha assegnato il Queer Lion 2009 all'unanimità al film di Tom Ford per la perfezione formale con cui viene raccontata la storia di un uomo che vive con dignita' la perdita del proprio amore e perche' ci ricorda l'urgenza di leggi che garantiscano la parita' di diritti, affinche' gli omosessuali possano vivere i loro amori alla luce del sole".
Tra gli altri film che più hanno colpito pubblico e critica per il contenuto gay c'è stato senz'altro il bellissimo e solare "L'amore e basta" di Stefano Consiglio, già nelle nostre sale dal 4 settembre, dove purtroppo non sta ottenendo il successo che merita (ma è stato distribuito da Lucky Red solo in 9 copie, più come fiore all'occhiello che come titolo su cui puntare). Non vale la giustificazione che il genere documentario ha tradizionalmente uno scarso pubblico, perchè "Videocracy", uscito lo stesso giorno (ma con 69 copie ora aumentate) ha guadagnato un sorprendente quarto posto in classifica con una media per sala di 3.032 spettatori contro i 790 de "L'amore e basta". Il film di Consiglio riesce ad essere bello e originale anche se affronta un tema, quello delle coppie omosessuali, che i frequentatori dei festival gay conoscono già molto bene. La freschezza e semplicità con cui ci vengono presentate le storie di nove coppie lgbt ci cattura e coinvolge come stessimo vedendo nove piccoli film. Ogni coppia ha qualcosa di peculiare, dalla storia individuale, alla modalità del loro incontro, al tipo di famiglia in cui credono, allo stile di vita, alle aspettative sul futuro, sui figli, ecc. Quello che tutte hanno in comune è la "normalità" e intensità del loro amore, la sicurezza senza indecisioni sulla scelta di vivere apertamente la loro unione, e la gioia che questa scelta ha loro regalato, unita all'orgoglio di essere delle avanguardie e dei riferimenti in una società ancora in trasformazione.
Persécution di Patrice Chéreau ha conquistato tutta la critica (ma anche il pubblico), con le uniche 4 stelle assegnategli dal critico del Corriere (Paolo Mereghetti), con una storia coinvolgente e disarmante che ci racconta la solitudine e l'insicurezza dell'uomo contemporaneo, incapace non solo di percepire le persone che gli stanno intorno ma nemmeno se stesso. La grandezza del film è che si presta a diversi livelli di lettura e ognuno può trovarci dentro quello che vuole, quello che più gli assomiglia. Il tema di fondo, come ha detto lo stesso regista in conferenza stampa, è quello della paura d'amare, una paura che, purtroppo, a volte ci fa preferire la solitudine all'amore. La persecuzione del titolo è quella di un "matto" (Jean Hugues Anglade) che dice di essere innamorato del protagonista, facendosi trovare anche nel suo letto, e perseguitandolo per tutto il film. In realtà potrebbe essere l'unico "sano", quello che non ha paura di esprimere i propri sentimenti ma che proprio per questo è quello che fa più paura a chi non è capace di essere se stesso. Bellissimo il finale sulle note della canzone "Mystery of Love", scritta da Angelo Badalamenti e cantata da Antony and the Johnsons.
"Il compleanno", opera seconda di Marco Filiberti dopo l'autobiografico "Poco più di un anno fa", ci ha sorpresi per la maturità registica raggiunta dall'autore che, coraggiosamente, s'imbarca con successo nelle complicate trame di un melodramma contemporaneo, un genere che, come ha dichiarato lo stesso Filiberti, è molto affine alla sua sensibilità personale e creatrice. Con un cast di primordine (Alessandro Gassman, Massimo Poggio, Maria de Medeiros, Michela Cescon e il bellissimo esordiente modello Thyago Alves) il film ci racconta, tra dotte citazioni e iconiche scene (la masturbazione di David accompagnata dalle note di Maledetta primavera di Loretta Goggi), la scoperta di una passione omosessuale all'interno di due nuclei famigliari che si ritrovano uniti sotto lo stesso tetto in occasione di una vacanza al mare. Il tema della passione e della bellezza e della loro forza travolgente è il filo conduttore del film, quasi una tragedia greca. Stona forse un poco, per il fatto di richiamarsi più alla commedia all'italiana che alla tragedia greca, la figura interpretata da Gassman, machista e donnaiolo dalla battuta facile. Peccato che la grande stampa abbia trascurato di soffermarsi su quest'opera che speriamo possa trovare presto una distribuzione italiana.
Bello ma deludente sotto l'aspetto queer ci è sembrato "Choi voi" ("Adrift" - Alla deriva) dal quale ci aspettavamo una intensa storia d'amore lesbico che invece resta chiusa nel desiderio e nella passione dell'amica della bellissima sposa. Quest'ultima non riesce a consumare le nozze col pur bellissimo giovane sposo (che sembra un bell'addormentato e, a noi, un probabile gay represso) e che finirà tra le braccia del primo ragazzo "sveglio". Il film è comunque assai interessante e coraggioso, opera seconda del vietnamita Bui Thac Chuyen che ci racconta, senza moralismi e didascalismi, una bella metafora della società vietnamita contemporanea che fatica a liberarsi dal vecchio e ormai inadeguato tradizionalismo famigliare.
Qui sotto l'autore e i protagonisti di "A Single Man" a Venezia 66
L'AMORE E BASTA
Gender Bender Festival
consiglia
L'AMORE E BASTA
un film di
STEFANO CONSIGLIO
Distribuito da Lucky Red
L'amore e basta uscirà il 4 settembre 2009 nelle seguenti sale:
Bologna Cinema Lumiere
Napoli Cinema Filangieri
Firenze Cinema Fiorella
Roma Cinema Fiamma
Milano Cinema Anteo
Torino Cinema Fratelli Marx e Cinema Due Giardini
Padova Porto Cinema Astra
Il film racconta le storie d'amore di nove coppie gay e lesbiche con un'introduzione di Luca Zingaretti e le animazioni di Ursula Ferrara che legano le diverse storie.
Inizia da Alessandro e Marco, due studenti universitari di Catania, e continua con le quarantenni Nathalie e Valérie (e la loro figlioletta Sasha) che vivono a Versailles.
Poco distanti, a Parigi, vivono Catherine e Christine, due sessantenni che stanno insieme da vent'anni.
Poi ci sono Lillo e Claudio, che da diciassette anni vivono insieme a Sutri, un piccolo paese vicino a Roma.
Ci si sposta quindi a Berlino, dove da diversi anni vivono felicemente i quarantacinquenni Thomas e Johan.
Da sette anni, altrettanto felicemente, stanno insieme Emiliana e Lorenza nella loro bella casetta, con tanto di giardino, nella Bassa Padana tra Parma e Mantova.
Sono addirittura trenta gli anni del sodalizio amoroso e professionale di Gino e Massimo che incontriamo nel loro negozio/laboratorio di oggetti in pelle nel cuore di un quartiere popolare di Palermo.
Un'altra coppia che vive e lavora insieme da tanti anni è quella formata da Gaël e William, filmati nel loro ristorante nel 14° arondissement di Parigi.
E infine le coniugi spagnole Maria e Marisol (legalmente unite in matrimonio non appena è stato possibile) che vivono in campagna a Vic, vicino a Barcellona, con la loro prole formata da un maschietto di circa otto anni e due gemelline di sei.
Buona visione.
Gender Bender è il festival internazionale che presenta al pubblico gli immaginari prodotti dalla cultura contemporanea legati alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale.
Gender Bender è promosso da Il Cassero, gay lesbian center di Bologna.
23° FESTIVAL MIX MILANO
DI CINEMA GAYLESBICO E QUEER CULTURE
4 // 11 giugno 2009
Teatro Strehler Largo Greppi 1 Milano
PROGRAMMA
Giovedi 4 giugno
19.00 – 20.00 Cocktail d’inaugurazione
Film di apertura - Opening Film:
21.00 The Way I See Things
Brian Pera, USA 2008, 87’
Per anticipazioni e schede informative sui film e sulla schedule dei DJ set:
http://www.cinemagaylesbico.com/
http://www.musiconthesteps.com
Facebook group: FESTIVAL MIX MILANO
http://www.facebook.com/group.php?gid=81469351021
IL TEATRO DELL'ANIMA/[NERA]
C.I.G CENTRO D'INIZIATIVA GAY Arcigay Milano & ANIMANERA
www.animanera.net
PRESENTANO
IL TEATRO DELL'ANIMA/[NERA]
Incontri Spettacoli Performance Video Musica
PiM OFF - Via Selvanesco, 75 - Mi (ang. via Missaglia)
VEN 8 maggio
ore 20.30 - ANIMANERA - Try Creampie! Vuoi venire a letto con me? (ogni 20’)
ore 21.00 - ANIMANERA - TRY CREAMPIE! Vuoi venire a letto con me? (ogni 20’ fino alle 24)
ore 21.20 - RICCI/FORTE – WUNDERKAMMER SOAP #4_edoardo II (ogni 40’ fino alle 24)
ore 21.40 - SORAYA PEREZ – EL CUARTO (replica 23:20)
ore 22.00 - BARBARA TOMA – OSCENO (replica 24:00)
ore 22.15 - Brindisi creativo: "TEATRO dell'ANIMA/[NERA]"
L’anima/[nera] che ispira l’azione, impalpabile respiro che invade i luoghi metropolitani e li rende ventre molle della società; soffiando sul caos e sfidando i tabù… e il teatro come strumento dell’anima, per svelare la fragile nudità dei sentimenti… destabilizzante, commovente, disturbante, intimo… teatro che scava tra le macerie del nostro quotidiano, tra le pieghe dell'ortodossia sessuale e fa i conti con la mutevolezza delle identità contemporanee… teatro che ama il delirio, l'ossesso, il folle, il complesso... l'archetipo intricato di un uomo moderno alle prese con se stesso
a seguire BUFFET by A. Turkmen
ore 22.45 - BANDA DELLE DONNE - Quadro I Passion - (seguono Quadro II Outcry, III Resistance e IV Dream)
ore 23.00 - OPERA OFF Pillola (ATIR / Teatro Ringhiera) di F. MICHELI
dalle 23:20 - repliche di Soraya Perez, Banda delle Donne, Barbara Toma, Jovica Balval
a seguire - BIG PARTY -
VIDEO by MAIVIDEO - MUSIC by REVERENDO ENZIMA & PSYCOCANDY
ore 21.00 - ANIMANERA - TRY CREAMPIE! Vuoi venire a letto con me? (ogni 20’)
ore 21.20 - SORAYA PEREZ – EL CUARTO (replica 22:20)
ore 21.50 - BARBARA TOMA – OSCENO (replica 22:50)
Animanera 345-2429866 (14.30 - 18.30) - info@animanera.net
(TRY CREAMPIE! prenotazione obbligatoria)
PiM OFF via Selvanesco 75, ang. via Missaglia
MM2 Abbiategrasso + tram 3 o 15 per 5 fermate
Servizio navetta gratuito sabato 9:
da PiM a PiM OFF ore 22
da PiM OFF a MM2 Abbiategrasso dalle 23:45 alle 01:15 ogni 30’
BIGLIETTI / TICKETS
PiM OFF - x tutta la serata: Intero 10€ - Soci Arcigay 7€
TRY CREAMPIE! - Vuoi venire a letto con me?
Storie di amori diversi, di passioni, di desideri ardenti, travolgenti, totali. Amori che scorrono sulla sottile linea rossa che separa vita e morte, eros e violenza, autocoscienza e confusione. Un mondo proibito. Un punto di non ritorno. Un boudoir onirico che vedrà gli avventori entrare uno ad uno in morbidi letti, a stretto contatto, con i personaggi mitici della letteratura omosessuale del '900. Dalle parole, intimamente ascoltate, si reificano fantasmi amati o temuti, travolti e travolgenti, di quel desiderio che non trova facilmente possibilità di essere vissuto e comunicato.
Regia: Aldo Cassano
Drammaturgia: Antonio Spitaleri, Elena Cerasetti
Al via la III Rassegna di Teatro Omosessuale
A partire dal 4 maggio debutta a Teatro Libero Liberi Amori Possibili, rassegna di teatro omosessuale che dopo un primo anno di sperimentazione, un secondo anno ricco di soddisfazioni, attenzione di pubblico e dei media, è giunta ormai alla sua terza edizione.
Per l'occasione, il 29 aprile alle ore 11.30 presso lo spazio Kinesis di via Savona 45 si terrà la conferenza stampa di presentazione dell'evento.
La manifestazione artistica, di circa 2 settimane, propone un programma di 9 spettacoli al fine di introdurre un confronto sul tema dell'omosessualità.
Quale modo migliore dell'arte e di tutto ciò che concerne lo spettacolo dal vivo per parlare di omosessualità senza tabù e aprirsi a nuove prospettive lasciando da parte pregiudizi e paure?
Un progetto che nasce da un desiderio civile e culturale di presentare, attraverso questi spettacoli, i diversi aspetti dell'omosessualità, il rapporto uomo-uomo, quello donna-donna, il transgender, la bisessualità considerando la pièce teatrale come immediato spunto di riflessione. Un approccio inconsueto ma quanto mai vivace e stimolante a testi e situazioni che prendono in esame le tensioni, i risvolti affettivi e la condizione omosessuale alla luce dei più recenti modelli scenico-letterari.
Un'iniziativa che vuole essere una risposta concreta alla necessità di dare voce anche alle minoranze sociali con tutta la forza culturale che il teatro è in grado di offrire.
Questo appuntamento annuale crede nella convinzione che l'arte non regoli le ingiustizie e le discriminazioni, ma che abbia almeno il merito di denunciarle e mostrarle.
Nostro scopo è creare uno spazio che possa dare rilevanza a problematiche spesso sottovalutate o ritenute inadeguate per il palcoscenico e per il pubblico teatrale, dando anche un eccellente contributo per dare nuove opportunità ad un genere di teatro che spesso incontra difficoltà distributive.
Questa esperienza è nata sul modello di quanto accade da diversi anni negli Usa e a Dublino, ma anche in evidente concomitanza con il Théâtre Côté Cour di Parigi, ugualmente alla sua prima esperienza nella stagione 06/07. Anche a Milano ha ottenuto grande successo il Festival di Cinema Gay-lesbo presentato a settembre 2006, per la prima volta in una prestigiosa sede istituzionale, come il Teatro Strehler.
Desideriamo che anche Milano, come Roma già da tempo con la manifestazione “Garofano Verde – Scenari di teatro omosessuale”, collaudata esperienza con il sostegno istituzionale dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, possa diventare sede di un diffondersi necessario di poetiche e di modelli di teatro che non si rivolgano nello specifico ad “una” comunità ma a tutta la comunità umana di un paese.
Perché le barriere, i pregiudizi, i distinguo e i moralismi ideologico-religiosi lascino spazio al dialogo, alla comprensione, a una serena e cosciente unica appartenenza... magari attraverso un’inquietudine, un’intuizione teatrale.
In stretta collaborazione con le maggiori associazioni omosessuali, tra cui l'Arcigay, in particolare il C.I.G. (Comitato Provinciale Arcigay Milano), l'Arcilesbica, che ci hanno ampiamente sostenuto già dallo scorso anno, le istituzioni, in primis la Provincia di Milano che ha concesso il Patrocinio in tutte le edizioni.
Di grande aiuto anche la partnership con Milk, Capogiro e Pier Pour Hom che grazie al loro elevato numero di soci e allo specifico inserimento nell'area GLBT, ci permettono di entrare in contatto con numerosi interlocutori.
L'edizione 2009 è supportata per tutta la comunicazione dall'agenzia 6x6 adv. Agenzia di pubblicità molto nota nell'area GLBT, per avere creato campagne e appoggiato numerose iniziative. Questo per sottolineare la volontà di crescita della rassegna stessa che punta ad avere una immagine professionale, riconosciuta e
ben inserita nel suo contesto.
La selezione degli spettacoli è avvenuta durante l'anno 2008. Già a dicembre ci erano stati sottoposti una settantina di titoli. A febbraio 2009 la rosa si è stretta su 20 titoli per poi arrivare alla scelta definitiva.
Questo il programma dettagliato:
● 4 maggio
Millelire presenta “Sono diventato etero!” di Lorenzo De Feo, regia di Lorenzo De Feo, con Alessandro Cassoni, Susanna Cantelmo e Antonio Lupi;
● 5 maggio
La Città Invisibile presenta “Lo specchio dell'amore” tratto dall'opera di Alan Moore e José Villarrubia, regia di Tobia Rossi, con Elena Forlino, Monica Massone e Andrea Nerguzzo;
● 6 maggio
Skenè presenta “Oberon” di Ugo Chiti , regia di Nanny Schifino, con Federica Capuano, Livia Trama, Nanny Schifino e Giovanni Scura, coreografie di Ricky Bonavita;
● 7 maggio
Zauberteatro e NoirDesir.it presentano “Attrazione dell'abisso” di Massimo Stinco, regia di Massimo Stinco, con Massimo Stinco, Niccolò Gaggio, Dejan Djordjevic, Jacopo Bartaloni e Cesare Mascitelli;
● 8 maggio
Beat 72 presenta “Sotto il convento... niente!” di Flavio Mazzini, regia di Marco Medelin, con Angelo Curci, Stefano De Santis, Giuliana Di Marco, Fabrizio Foligno, Riccardo Laurina e Silvana Spina;
● 9 maggio
Piccolo Teatro Campo d'Arte e Diverbia et Cantica presentano “Le luci di Laramie” di Moises
Kaufman, regia di Gianluca Ferrato, con Gabriele Colferai, Annabella Calabrese, Monica Maroncelli Cerquitelli, Gianpiero Pumo, Guido Saudelli, Igor Petrotto, Imma Dante e Valentina Chisci;
● 10 maggio
Quinta Tinta presenta “Benzina” di Daniele Falleri, regia di Roberto Zunino, con Laura Renaldo, Lia Lopomo, Simona Guandalini e Roberto Zunino;
● 11 maggio
Spazi Vuoti presenta “Anch'io come te” di Gianluca De Col, regia di Marta Arosio, con Sara Corso, Denis Michallet, Lorenzo Piccolo e Laura Pozone;
● 12 maggio
Decimopianeta e I Teatrini presentano “12 baci sulla bocca” di Mario Geraldi , regia di Giuseppe Miale di Mauro, con Francesco Di Leva, Stefano Meglio e Andrea Vellotti.
Fonte: Ufficio Stampa del Teatro Libero Milano
Un comitato può rilanciare la cultura a Milano?
Non mi pronuncio in merito alle nomine, dato che molte di queste sono chiaramente rispettabili per importanza e per conformazione intellettuale. Direi che ci siano nomi di tutto rispetto. Ma non è un problema personalistico ma, bensì, un problema di metodo. Si pensa davvero, assessore, che basti una commisione di saggi per rilanciare la cultura a Milano. Gli Stati Generali sono interessanti: ma chi partecipa? Quanti partecipano? E chi partecipa a questi lavori, che si terranno nell'incantevole scenario di Chiaravalle, possono definirsi rappresentativi di un ampio mondo vivace e plurale che nutre la città di appuntamenti e di iniziative di un certo calibro, spesso non riconosciute dall'amministrazione?
Milano ha bisogno di rilanciare la cultura ripartendo da chi la cultura la vive e la promuove, con senso di dedizione e di sperimentazione, basandosi sull'esigenza di congiungere espressività dei pensieri e delle creatività, nonchè opportunità per le nuove generazioni, sono molte, diverse, che si affacciano in questa città e che richiedono attenzione. Non parlo di sostegno, utile e necessario per qualsiasi attività: parlo di attenzione, riconoscimento, conoscenza e conoscibilità.
Questo a Milano non avviene. Qualche mese fa definii assurdo il fatto che a Milano i teatri importanti, sono diversi e vari, che sorgono in città vengano afidati sempre alle solite compagnie, sempre alle solite gestioni, valide, chiaramente autorevoli, ma comunque appartenenti a un "ancien régime", rispettabile, ma avulso dalle esigenze della contemporaneità. Nel resto di Europa vediamo compagnie giovanili teatrali avere la gestione di importanti teatri cittadini. Mi viene in mente Berlino, Parigi, Londra, ma anche New York. A Milano questo non è possibile a caua di una gerontocrazia permanente che non libera, signore assessore Finazzer Flory, le vere e libere energie culturali.
La cultura fa parte, ormai, di un contesto interno allo stato sociale: diventa una sorta di esigenza politica di sviluppo collettivo tanto quanto lo è il servizio sanitario, scolastico, medico assistenziale, previdenziale.
Per soddisfare questa vasta esigenza e domanda occorre una pluralità delle offerte e una capillarità delle medesime al fine di garantire uno spettro complesso e completo funzionale a garantire una domanda sempre più duttile e variegata.
Esterni ha lanciato il Comitato dei "30 piscinella", 30 piccoletti, che, insieme a 20 giovanissimi, i "bei fioeu" e di bambini, "i piscinitt", costruirà una proposta di diversi punti utile ad affiancare e corroborare il Comitato dei saggi, in uno spirito di dialogo costruttivo, di confronto con l'assessorato, ma certamente di stimolo per lavori che rischierebbero di diventare autoreferenziali e poco rispondenti alle esigenze sociologiche e culturali della Milano contemporanea, post moderna, ma per questo non decadente nella dedizione e nella capacità di innovazione sperimentale.
Vediamo se oltre al libro bianco si costruirà un progetto partecipato e coinvolgente le nuove energie.
Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano
LO "STUDIO CASTIGLIONI" - Una storia lunga un secolo
LO "STUDIO CASTIGLIONI" - Una storia lunga un secolo
di Carlo Livio Castiglioni
Risulta molto difficile far partecipi altri degli eventi che banalmente ti sono accaduti attorno, a volte senza poterli comprendere nella loro immediata complessità; solo a consuntivo, dopo anni, quasi una intera vita, ti rendi conto della loro importanza, del fatto che pur nella loro semplicità quotidiana hanno però segnato un epoca. Oggi, anno 2007, mi accorgo che lo studio di mio padre non rappresenta solo un momento della sua vita, ma è un sogno che si è realizzato e si è evoluto nel tempo, in un tempo lunghissimo, oltre un secolo, con la partecipazione delle fantasie, dell’intelligenza e delle volontà di quanti nella nostra famiglia hanno contribuito non solo alla storia del design, ma anche alla vita di questa città, Milano.
Fuori target - le nuove generazioni si raccontano in video
Fuori target - le nuove generazioni si raccontano in video
Edizione 2008
I giovani, il loro mondo, le loro abitudini, le loro passioni. Un argomento che viene analizzato e studiato, descritto e definito molto spesso attraverso stereotipi e cliché che non fanno altro che immobilizzare un universo che, per sua natura, è in continua evoluzione. E troppo spesso le nuove generazioni sono bersaglio inconsapevole dei media, subendo passivamente i messaggi senza sapere come reagire a questi attacchi. Manca un momento in cui la parola passa ai giovani, in cui possano esprimersi e raccontare in prima persona i propri pensieri, le proprie emozioni, senza che questo sia giudicato "utile per fini commerciali".
Fuori Target nasce da questa mancanza, con queste esigenze. Un momento liberatorio e provocatorio, rivolto a tutti quei giovani che non vogliono sentirsi ingabbiati, che non si accontentano di come vengono descritti dai media, che sentono l'esigenza di esprimersi e di raccontarsi. Fuori Target offre la possibilità di maturare critica e autonomia, e li incoraggia a non accettare passivamente orientamenti e modelli stereotipati, ponendosi come soggetti attivi della comunicazione. Non solo li spinge a sviluppare la creatività, a sperimentare e a mettere in gioco le proprie capacità, ma anche a porsi in modo critico nei confronti della dilagante cultura delle immagini.
Fuori Target è:
- un festival di cinema rivolto alle opere di registi, videomaker e operatori dell'immagine di prima generazione;
- una rassegna in cui i giovani raccontano in video il loro mondo, le loro storie, il loro immaginario;
- un laboratorio dove approfondire le tematiche legate all'immagine
La prima edizione di Fuori Target si è svolta dal 10 al 12 novembre 2006, presso la Fabbrica del Vapore a Milano. Tre giorni in cui centinaia di studenti provenienti da tutta Italia hanno potuto partecipare ad un vero e proprio laboratorio aperto alla discussione, al confronto e al dialogo, un cantiere creativo in cui si sono sviluppate e approfondite tematiche diverse, legate all'uso dell'immagine.
Circa 200 le opere iscritte; oltre 40 i film presentati direttamente dai giovani registi, presenti alla manifestazione; oltre 20 incontri, seminari e workshop tenuti da esperti del settore, che hanno raccontato le professioni legate al cinema e all'arte visuale.
L'edizione 2008
La seconda edizione di Fuori Target si svolgerà dal 28 al 30 marzo 2008. L'obiettivo principale rimane quello di approfondire il mondo dei giovani attraverso il linguaggio delle immagini. Ma non solo cinema dei giovani ma anche cinema per i giovani: incontri e workshop con esperti, professori e tecnici; occasioni di scambio e di confronto fra i registi di nuova generazione e personalità dello spettacolo; rassegne tematiche legate al mondo dell'animazione e della musica; concerti e dj set per momenti di festa e di aggregazione.
La nuova edizione è ancora in costruzione e aperta alla collaborazione e al suggerimento di tutti, perché questa sia un'iniziativa che veramente appartenga ai giovani, che sia lo specchio di un mondo ancora sconosciuto, un'occasione di conoscenza e presa di coscienza, per chi guarda ma soprattutto per chi fa l'immagine.
Il bando
Il bando di partecipazione è rivolto a opere video prodotte in ambito scolastico ed extrascolastico, realizzate da giovani di età compresa tra i 14 e i 20 anni, in Italia, ed ultimate dopo il 1° gennaio 2007. Sono ammesse al concorso opere di ogni genere ( fiction, video inchiesta, animazione, videoclip, spot, mobile phone movie…) e formato. Il bando si chiuderà alla fine di febbraio 2008.
Stefano Zicchieri - 333 3892294
Stefania Redaelli - 334 9869610
tel/fax 02 713 613
via Paladini, 8
20133 Milano
www.esterni.org
www.designpubblico.it
www.milanofilmfestival.it
media@esterni.org
allo spazio Forma ... Goldblatt
Periodo
dal 28 Giugno
al 26 Agosto 2007Orario
tutti i giorni dalle 11 alle 21
giovedì dalle 11 alle 23
chiuso il lunedìCosto biglietto
Intero: 6,50 euro
Ridotto: 5 euro
Scuole: 3 euro
Elenco delle riduzioni
Per informazioni
02.5811.8067
Maestro del fotogiornalismo, David Goldblatt è il più importante fotografo sudafricano e presenta per la prima volta in Italia il suo lavoro in una mostra curata da Martin Parr: un esaustivo rapporto sulla storia del Sud Africa durante e dopo l’apartheid, un’attenta documentazione di quella che Goldblatt chiama l’era del “Baasskap”, la dominazione bianca. Con le sue immagini, all’apparenza semplici ma folgoranti, ispirate alla quotidianità, David Goldblatt riesce a rendere le vite sudafricane visibili in tutta la loro complessità. Le sue sono fotografie di denuncia e rivelano tutto l’impegno morale e la forte empatia dell’autore con la storia dei neri sudafricani, pur non ricercando mai situazioni particolarmente spettacolari o violente. Come dice lo stesso autore, “anche dove sembrava non accadesse niente, in qualche modo queste mie foto ribadivano le differenze e irritavano l’establishment”. Ma il suo lavoro non si limita a una denuncia o una registrazione del regime dell’Apartheid. Alla ricerca sempre di nuovi modi per interpretare la realtà che lo circonda, David Goldblatt negli ultimi anni ha saputo creare delle nuove serie fotografiche misurandosi con una realtà in continua evoluzione e con l’esigenza, quindi, di raccontarla con uno stile sempre nuovo, moderno, in grado di comprendere ma anche di stupire.

Le prime icone
Una panoramica delle sue prime fotografie tratte dai libri On the Mines (Nelle miniere), 1973 e Some Afrikaners Photographed (Ritratti di Afrikaners), 1975. La selezione mostra un Goldblatt giovane, che documenta con stile e voce forti, la vita quotidiana dei primi tempi dell’apartheid.
I trasportati
Una selezione di immagini scattate nel 1983/1984 che ritraggono gruppi di pendolari neri. Per poter lavorare, a milioni erano costretti a spostarsi dalle homelands alle città. Goldblatt ha fotografato la gente di KwaNdebele che doveva affrontare ogni giorno 8 ore di viaggio: 4 per essere a Pretoria alle 7 del mattino e 4 per rientrare a casa la sera tardi.
Boksburg
Questo importante progetto del 1979/1980 descrive la middle class bianca della piccola cittadina di Boksburg, vicino a Johannesburg. Nella loro apparente freddezza, le immagini sono ancora più incisive per la diretta crudezza delle situazioni ritratte.
I particolari
Scattate verso la metà degli anni Settanta, Queste fotografie si concentrano su dettagli di bianchi e neri mentre si riposano al parco. Goldblatt esplora i corpi, i vestiti e quello che evocano. Il libro di questo progetto, pubblicato nel 2004, ha vinto il premio del libro al festival di fotografia Rencontre d’Arles.
Sudafrica: la struttura delle cose com’erano
Questa importante serie di fotografie è stata realizzata prevalentemente negli anni Ottanta, nel periodo più buio dell’apartheid. Qui Goldblatt rivolge la sua macchina fotografica non tanto verso le persone, quanto verso le strutture costruite dalle persone. Ancora una volta, le sue immagini ci raccontano la gente e la società sudafricana.
Johannesburg oggi: gli artigiani e le loro insegne
Nei quartieri residenziali di Johannesburg spuntano piccoli annunci di imbianchini e artigiani neri che Goldblatt fotografa come parte integrante del paesaggio urbano. Alcuni sono stati da lui contattati, incontrati e quindi ritratti.
Le strade di Johannesburg
Diverse sono le situazioni che appaiono per le strade di Johannesburg, fotografate con una macchina di grande formato. Una dimensione di metropoli ampia, varia, caotica.
Funzionari statali Parte del nuovo sistema di governo del paese prevede un nuovo ordinamento per gli enti locali. Goldblatt ritrae impiegati statali, bianchi e neri, da soli o in gruppo, nei loro uffici o sul posto di lavoro. Le fotografie mostrano aree urbane e rurali e rivelano la progressiva emancipazione della società sudafricana.


16° Mittelfest
Quest'anno il tema sarà dedicato ai diritti dell'uomo, così come questi sono stati definiti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del dicembre del 1948. In un momento storico e culturale in cui in molte parti del mondo, anche nel nostro occidente così civilizzato, molti troppi sono i diritti calpestati e disattesi, ci sembrava doveroso riproporre anche sotto forma di espressione spettacolare una riflessione su questo tema di fondamentale centralità nella vita dei singoli individui e linfa vitale di ogni paese che si voglia dire civile e democratico.
A ispirare dunque alcuni degli eventi portanti del Festival saranno i trenta articoli di cui è composta la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, attorno ai quali saranno create delle situazioni spettacolari tese a coinvolgere tutta la città di Cividale, partendo da una suggestione performativa ispirata a quel 1789, anno in cui per la prima volta in Europa tali diritti vennero proclamati a seguito di un'insurrezione popolare come quella della Rivoluzione Francese, per sfociare poi in una grande festa conclusiva nel teatro di pietra dove la stessa Dichiarazione troverà forma spettacolare nelle azioni e nelle performances di artisti provenienti da diversi ambiti espressivi.
Dalla musica contemporanea, con la presentazione in prima assoluta mondiale delle nuove composizioni di alcuni tra i più prestigiosi musicisti della scena contemporanea internazionale, alla musica popolare dell'est europeo, oggi uno dei fenomeni musicali tra i più seguiti, senza escludere incontri con i grandi maestri del passato come Liszt e Beethoven, affidati all'esecuzioni di importanti solisti e formazioni nazionali ed europee.
Per quanto riguarda il teatro di prosa saranno presentati, in prima assoluta, spettacoli nei quali, accanto alla parola e alla scrittura drammaturgica, trovino ampio risalto i nuovi linguaggi della comunicazione (video, computer, nuove tecnologie, ....).
E infine il teatro danza presente, come di consueto, nelle diverse accezioni e configurazioni coreografiche che questa nuovo genere ha via via assunto nelle ultime stagioni. Mittelfest intende essere sì una "vetrina" rappresentativa delle realtà artistiche più stimolanti della Mitteleuropa, ma si propone anche come luogo di incontro e di conoscenza reciproca attraverso l'universalità dei linguaggi artistici, che proprio in questi anni nella ricerca di modelli comunicativi alternativi si propongono di infrangere alcune barriere, come quelle costituite, ad esempio, dalle differenze linguistiche.
VADE RETRO: ARTE E OMOSESSUALITA` IN MOSTRA A MILANO
150 artisti presenti con le loro opere nel ricchissimo catalogo: Alberto Abate, EVA&ADELE, Nobuyoshi Araki, Arbour, Agostino Arrivabene, Assume Vivid Astrofocus, Franko B, Matteo Basilè, Betty Bee, James Bedgood, Jacopo Benassi, Louise Bourgeois, Carlo Bertocci, Antje Blumenstein, Louise Bourgeois, Daniele Buetti, Jeff Burton, Davide Cantoni, Maurizio Cannavacciuolo, Felipe Cardeña, Jota Castro, Maurizio Cattelan, Eleonora Ciroli, Larry Clark, Lovett&Codognone, Mataro Da Vergato, Edwin David, Filippo de Pisis, Mark Dermond, Sebastiano Deva, Gulio Durini, Tracey Emin, Rainer Fetting, Leonor Finì, Tom of Finland, Fischerspooner, Samuel Fosso, Jim French, Lino Frongia, Anna Fusco, Pierre et Gilles, Gilbert&George, Luis Gispert, Nicola Gobbetto, Anthony Goicolea, Nan Goldin, Steven Gontarski, Ettore Greco, David Hilliard, David Hockney, Harry Holland, Nir Hod, Francesco Impellizzeri, Anna Keen, John Kirby, Micha Klein, Steven Klein, Terence Koh\Asian Punk Boy, Yayoi Kusama, Bruce La Bruce, David LaChapelle, Annika Larsson, Alex Lee,
Palazzo della Ragione, piazza dei Mercanti, Milano
Orario:lunedì dalle 14,30 alle 19,30; altri giorni: 9,30 – 19,30; giovedì apertura prolungata sino alle 22,30. Ingresso: 7 euro, ridotto: 5 euro.
DARFUR/DARFUR
Periodo
dal 3 Luglio
al 8 Luglio 2007Orario
tutti i giorni dalle 11 alle 21
giovedì dalle 11 alle 23
chiuso il lunedìCosto biglietto
ingresso libero
Elenco delle riduzioni
Per informazioni
02.5811.8067
Martedì 3 Luglio alle ore 18,30, presso il bookshop di FORMA, sarà presentata un’iniziativa legata all’emergenza in Darfur. Tra le 300.000 e 400.000 persone uccise e due milioni di profughi dall’inizio del conflitto (2003), il Darfur rappresenta oggi una grave emergenza umanitaria. L’iniziativa DARFUR/DARFUR è un progetto digitale realizzato grazie al contributo di fotografi di fama internazionale, quali Lynsey Addario, Mark Brecke, Helene Caux, Ron Haviv di VII, Ryan Spencer Reed/Group M35, Paolo Pellegrin di Magnum, Michal Ronnen Safdie, e l’ex marine americano Marine Brian Steidle che hanno documentato la vita degli abitanti di questa martoriata regione del Sudan.
Per maggior informazioni sul progetto contattare www.darfurdarfur.org
100 azioni per
Milano culturale? Vedo solo oscurantismo
Consiglio di Zona 4 Milano
Hammond Trio in concerto
Circolo Arci Corvetto, Via Oglio 21, MM Brenta - Milano
Milano come città delle effervescenze letterarie
Una Fiera del Libro anche per Milano? Il dibattito si è aperto nella città, ospitante già in diversi periodi dell'anno mostre, fiere di carattere internazionale, come la Fiera del Mobile, come, mi viene in mente, la Fiera dell'artigianato, la Fiera dell'informatica. Ma Torino ha un suo appuntamento che ogni anno vede confermarsi un risultato di ritorno eccellente, con momenti di conversazione e di incontro con autori e scrittori, editori, di diverso tipo, per diverse fasce di pubblico, di lettori, dai più piccoli ai più grandi. Milano, scriveva Leopardi in una sua lettera al vescovo, è città di editoria, di creatività, di scrittura, di ricerca bibliografica, di spinte autorali di autorevole spessore, di energie e risorse intellettuali di grande padronanza e di forte caratura innovativa, sperimentale. Eravamo nel 18° e nel 19° secolo, ma oggi possiamo dire che la situazione non è cambiata: anzi si è moltiplicata nella sua dimensione. Abbiamo diverse espressioni artistiche che contaminano la città, che si intersecano, che si producono, autoproducono, che si esprimono con canali e modalità differenti, utilizzando in largo spazio ciò che la nuova tecnologia può offrire alle nuove forme di comunicazione, anche a "banda larga".
Il problema è uno: non riescono a trovare momenti istituzionali, spazi, dove ufficialmente uscire dalle proprie "grotte", cantine autoreferenziali, mantenute tali non per un "egocentrismo" ed "egoreferenzialismo" artistico, ma per un'assenza totale di momenti comuni, collettivi,. ufficiali, istituzionali, diffusi di aggregazione culturale e artistica. Milano diventa sempre di più la città delle gallerie: eventi interessanti, anche con firme degne di nota, ma sempre d'elite, sempre mercantilizzate, ossia sottoposte a costi inadeguati per una diffusione pubblica del messaggio artistico. E poi abbiamo la spettacolarizzazione degli eventi, momentanei, temporanei, estemporanei, magari atomizzati e atomizzanti un campo che deve essere il più possibile universale, dinamico, di contaminazione, appunto.
Ebbene Milano può scippare Torino di un evento che è diventato tutto torinese? Ma può imitare eventi internazionali londinesi che rendono la capitale britannica città di cultura letteraria, con il suo Festival Internazionale di Letteratura? Io penso che le copie finiscono per svilire ogni spinta di proposta culturale e artistica, che deve essere la base della ricerca di canali diversi e nuovi per diffondere messaggi e per dare all'arte uno spazio adeguato e accessibile alla moltitudine. Pensare a Milano fiere del libro, dei scrittori, come suggerisce Mauri, Presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e rappresentante italiano nella Federazione Europea degli Editori - aperte e dinamiche, che siano presenti in diversi contesti della città, e che diano opportunità al visitatore di accedere ad agorà di discussione e di confronto con autori nuovi, affermati, meno affermati, giovani, creativi, sperimentali, adottanti le nuove tecnologie, quindi includendo i blogger, includendo gli scrittori nei forum , includendo le nuove tipologie di espressione artistica dell'era della nwe tecnology, e dando anche spazio a quel punto di incontro, aggiungo io, di domanda e di offerta tra le tendenze e le esigenze del pubblico, le strategie editoriali delle case, sono molte, prinvilegiando quelle indipendenti e quelle piccolo - medie, spesso soggette a un silenzio assordante circa le loro attività e le loro proposte, e le nuove espressioni creativo - sperimentali dell'arte letteraria, delle nuove letterature, delle diverse letterature. Non ha senso, concordo con Mauri, parlare di un doppione di Torino, cercando di togliere a Torino i riflettori di un giusto spazio internazionale che si è conquistata con anni e anni sedimentati di organizzazione di un evento che cresce sempre maggiormente: si rischierebbe di fare ciò che a Roma è avvenuto con il Roma doc fest, un momento che doveva essere di promozione di nuove energie cinematografiche ma che, essenzialmente, seppure in modo brillante e interessante, è finito per essere un "doppione" più ristretto per la portata della Mostra del Cinema Biennale di Venezia. Occorre pensare a un'alternativa che sappia creare competizione e anche confronto attivo con altre esperienze. Perchè non pensare a un periodo che innondi, letteralmente parlando, la città di cultura letteraria, magari anche framistata con altre tipologie di arte,m dove dagli abbinamenti possano scaturire scenari vitali e creativi di stimoli emotivo culturali di grande rilievo. Ebbene: che cosa ha intenzione di fare l'amministrazione? Che cosa ne pensa l'assessore alla cultura Sgarbi, oltre a impegnarsi a rilasciare interviste roboanti di grandi impegni futuri ma rimanenti, almeno fino a oggi, a la carte?
Si scuota questa città facendo scaturire le effervescenze artistiche, che sono esistenti, ma che rimangono tappate in un grande contenitore non visibile al suo interno, e che necessitano di esprimersi e di fuori uscire, trasboccando e trasbordando con forza e dirompenza. C'è bisogno di cultura: una manifestazione ultima dedicata alla filosofia dei nuovi tempi, come metodo di vita, promossa a Roma con insigni intellettuali attuali, Eco, Augias, Severino, Vattimo, ha visto una fiorente partecipazione di pubblico, cosa che, qualche anno fa, sarebbe stato impossibile crederci, data la portata elevata e, spesso, accademica, del contenuto della manifestazione. Questo vorrà dire che sociologicamente esiste una richiesta di cultura, di confronto e di consocenza: per vivere meglio. Possiamo dire anche per crescere meglio e per sentirsi meglio nella collettività e nelle ricerca di sè stessi e dell'altro.
Maieuticamente si deve procedere, non con colpi di scenografici eventi, magari solo modaioli, di grande fashion, ma di poca efficacia e di irrilevante contenuto e spessore per la collettività e la crescita della città.
Alessandro Rizzo
Presidente del Guppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
prima fiera metropolitana dell'autoproduzione
11 - 12 - 13 maggio 2007
Cavalcavia Bussa, FS/MM2 Garibaldi
Rebel8
EL SUC DE MILAN
prima fiera metropolitana dell'autoproduzione
REBEL8: la prima fiera metropolitana dell'autoproduzione: una fiera nel senso nobile del termine, arricchita di tanti desideri mai realizzati.
L'idea nasce durante la vicenda degli O-bej O-bej, quando la giunta comunale decide di spostare "la fiera per eccellenza" dei milanesi, un appuntamento annuale che da tempo remoto prende spazio nella storia e nelle strade di questa città.
Di questo appuntamento meneghino ci sono visioni completamente opposte. Da un lato la giunta e una parte della popolazione che propongono un mercato della tipologia standard (tipo quelli che si vedono alle feste di quartiere organizzate dalle associazioni di commercianti,in cui spesso sono oggetti comuni dozzinali a farla da padrona). Dall'altro un nutrito insieme colorato e ciarliero di artigiani, riciclatori, robivecchi, saltimbanchi e pinco palli vari che vedono nei giorni della fiera, un'occasione di incrocio fra creature simili e cittadini festosi e una possibilità di scambiare o vendere le loro amate produzioni.
Un REBELOT come si dice a Milano, che è per noi è il vero 'suc de Milan'.
Di qui l'intento e la voglia di creare un evento in cui rendere agibili in questa città momenti di partecipazione e incontro altrimenti negati, fornendo spazio alla presentazione e promozione di autoproduzioni.
Per partecipare sarà richiesta un'autocertificazione che garantisce un'alta qualità dell'offerta.
All'interno della Prima Fiera dell'Autoproduzione è allestito uno speciale spazio Musica.
Per tre giorni dalle 14 alle 24 il Cavalcavia Bussa trasmetterà ritmi e melodie selezionate da differenti crew. Rappresentanti delle più vivaci scene musicali milanesi si alterneranno alla consolle per rendere il passaggio all'interno della fiera semplicemente perfetto...
Venerdì 11
Scaldano i subwoofer i djs del B-TEAM, il collettivo musicale cittadino più attivo del momento nella realtà underground cittadina. Si continua con una selezione ad hoc di DJ EM. A seguire dalla Guidancekrw, pionieri dello stile drum and bass nelle mitiche notti del danceflor di Pergola e attuali conduttori della trasmissione Guida nella Giungla sulle frequenze di Popolare network, SKYWALKER. Verso sera il tappeto sonoro di Supalova dj CHIOVO a preparare il mood giusto per ricevere ALIOSCIA & friends 'inna bridge style'.
Sabato 12
Nel primo pomeriggio ci sono le ladies dj GIANNA con il suo hip hop raffinato e dj WINGS con sonorità soul-ragga-rnb. Lo street party continua con MON C (tuttofatto) e TOMOYOGHI (cckz). L'instancabile ESA presenta la sua nuova creatura con lo showcase dell'etichetta Funkyamama. Per finire DJ INDI e DJ DAIS si incontrano sui piatti per fornire il meglio delle vibrazioni dancehall-reggae.
Domenica 13
Una festa per i bimbi da 0 a X anni con la musica più bella degli ultimo secolo: a scaldare gli animi BRAVI RAGAZZI, PINK VIOLENCE SQUAD, POSTUMIA VIBRATIONS
Dal tramonto fino alla fine dell'evento 'grand finale' con SPAZIO PETARDO.
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Tumba Tumba in missione di pace
Naufragarmedolce
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spargete la voce o veniteci a trovare
PESCI FUOR D’ACQUA?
di e con Chiara Casarico e Tiziana Scrocca
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che un uomo possa fare,
che ammalarsi di malinconia…”
Lo smog? E' arte!
Lo smog? E' arte!
A Corsico le opere create da Katerina Gutierrez con... l'aria inquinata di Santiago - da Affari Italiani del 15.03.2007
“Un giorno – racconta l’artista che attualmente sta lavorando a un progetto con 12 artisti per la costruzione di una galleria mobile - ho assistito ad un fenomeno; guardando la televisione notai qualcuno che puliva lo schermo dell’apparecchio con un straccio. Quando vidi lo sporco lasciato dall’operazione, mi accorsi che lo smog e la polvere erano in grado di formare uno spessore scuro e grigio e che queste particelle sono ovunque intorno a noi. Incuriosita dalla materia in questione, tanto criticata, quanto inutilizzata, iniziai ad elaborare un sistema di lavoro per utilizzarla, in maniera da poterla trasformare in 'altra cosa' decidere di decontestualizzarla ed elevarla a un contesto pittorico, come materia di lavoro.”
Paragonata al processo d’impressione della serigrafia o della fotografia analogica, questa tecnica è una specie di “Eoliografia”, perché è un’immagine grafica prodotta dall’estrazione di aria inquinata per mezzo di un ventilatore.
Si tratta, infatti, di opere derivanti da un processo manuale e meccanico che consiste nella formazione delle immagini per mezzo di un sistema di estrazione d’aria. La tela su cui rimane impressa l’immagine filtra lo smog attratto dal ventilatore. Tra ventilatore e tela e’ posta una matrice perforata che ogni volta può essere diversa e fabbricata con differenti materiali. L’aria passa attraverso le perforazioni della matrice, in modo che le particelle inquinanti si fermano aggrappate alla tela, impregnando questa di smog.
Le immagini prodotte sono uniche e irripetibili, poiché le matrici, lo smog che contiene l’aria, la tela sulla quale si impregna l’immagine, il clima in cui e’ situata l’installazione, il mese dell’anno nel quale è stato svolto il lavoro, sono fattori che provocano infinite variabili.
La mostra presenta sei tele di diverse dimensioni e per la prima volta verrà creato un polittico con una cinquantina di lavori di piccolo formato, ognuno di differente materiale, con supporti trattati con distinti tempi di esposizione all’aria inquinata. Le tele una volta assemblate formeranno un’unica grande immagine. Ma non è tutto. L’artista realizzerà un’opera servendosi dell’aria milanese, rivelando così, al pubblico il processo artistico del suo lavoro.
Silvana Santoro
Liberare la musica giovanile
Intervista ad un esponente di un'associazione di gruppi musicali che si propone di smuovere un po' le acque in un settore caratterizzato dallo strapotere delle multinazionali e dalla chiusura del sistema verso i giovani e i loro bisogni. REDS. Aprile 2001.
2. Che tipo di musica fanno i gruppi che aderiscono all'associazione?
3. La musica è un momento importante della particolare cultura giovanile, e spesso veicola, magari indirettamente, una forte carica di opposizione al sistema. Forse per questo il mondo "adulto" non facilita in nulla la possibilità per i giovani di suonare, anzi. Secondo te quali dovrebbero essere le rivendicazioni che un movimento politico che volesse battersi per gli specifici interessi dei giovani, dovrebbe portare avanti per facilitarne l'espressione musicale?
5. I fenomeni musicali dei quali stiamo parlando in questa intervista sono profondamente legati al mondo dei giovani, ma, per quanto riguarda la "produzione", ci pare di vedere una netta discriminazione delle ragazze: di band musicali femminili se ne vedono pochine in giro. Cosa è che tiene lontane le ragazze dall'espressione musicale? Cosa si potrebbe fare per facilitare loro l'accesso?
6. I centri sociali hanno rappresentato nella prima metà degli anni novanta un momento importante dello scontro generazionale e dunque hanno rappresentato anche un momento di liberazione dell'espressività, anche musicale, dei giovani. E' ancora così oggi?
7. Ultimamente ha fatto parecchio rumore la questione di Napster, che richiama più in generale la questione del potere delle multinazionali e della possibilità di accesso da parte dei giovani alla musica. Ce ne puoi parlare?
8. Abbiamo approfittato di questa intervista per approfondire i temi di interesse di questa rivista (che considera esistano più piani di oppressione sociale, ognuno con la propria specificità, e tra queste l'oppressione generazionale). Ora per concludere però torniamo a bomba.
Poniamo che esista un circolo del PRC o un sindacato o una associazione che abbia letto questa intervista e che si stia domandando: "bene, c'è questa associazione di gruppi musicali, per noi che vogliamo organizzare una festa con concerti, che ha da offrirci?" Puoi essere molto pratico nella risposta?
starpes@yahoo.com o telefonare al 347/4824871
BARACCA DEI PAZZI: http://baraccadeipazzi.freewe
MERCANTI DI LIQUORE: http://www.musicamezzanima.ne
STREETBEATERS: http://www.geocities.com/cstr
CIAORINO: http://www.ciaorino.com
cos'è Lillinet un'altra rete in costruzione
http://www.lillinet.org/index
Lillinet e' una iniziativa nata nel corso del 2003 all'interno della Rete di Lilliput con lo scopo di fare raccolta fondi per le attività della Rete. Il meccanismo utilizzato è quello della sottoscrizione di un servizio di connessione a internet di tipo “DialUp”, una cosiddetta freenet: un servizio analogo a quello di molti provider, in cui l'utente finale non paga un canone di abbonamento, ma paga solo il tempo che rimane connesso; per chi offre il servizio, vi è un introito direttamente proporzionale alla spesa dell'utente.
L’impegno culturale come impegno civile
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
A Milano inizia questo percorso, questo lungo viatico che vuole apportare una voce fuori dal coro, anche se corale, unanime, universale, la voce di un’agorà greca, la voce di una piazza partecipata, molto viva, vivace, ricca di opportunità di confronto, di dialogo, di conoscenza, di confronto libero e aperto, nell’asfittico mondo circondante del pensiero unico e omologante, del pensiero di mercato, affaristico che inquina e tanto ha inquinato la cittadella dell’arte. Milano è la città che da sempre ha avuto un ruolo fondamentale nella ricerca artistica e culturale, soprattutto nel campo dell’editoria: lo scrive come testimonianza di questo fatto Leopardi in una lettera inviata all’abate della curia Meneghina, dove definisce la metropoli essere un teatro di opportunità per i giovani artisti e scrittori. Proprio in questo spirito, oggi ormai perso, quasi svanito, in un contesto attuale tutto finalizzato alla ricerca del lucro, del guadagno, del profitto, tutto ricercato alla forma dell’arte come dispensatrice di guadagni, accessibile solamente a una particolare elite, solo a un particolare ceto benpensante e con grandi disponibilità economiche, oggi vogliamo creare con questa rivista l’Agorà artistica, dove chiunque abbia meriti, esperienze e sia preso dall’instancabile e insopprimibile voglia di gridare e proporre la propria opera, la propria poetica in ogni settore culturale, possa trovare spazio, giusta visibilità, giusto luogo. Le Voci dell’Agorà è la rivista che diviene anche laboratorio artistico, diventa non solo incontro tra poetiche differenti, ma anche contaminazione positiva e ricerca di una via nuova da percorrere, sperimentare, assaggiare. Dal confronto artistico nasce certamente un nuovo viatico, un nuovo viaggio, un nuovo iter verso lidi differenti, sempre nuovi e rinnovati, mai definiti, ma sempre aperti e disponibili a essere messi in discussione, rivisti, riletti. Penso che non ci siano certezze finchè c’è la vivacità intellettuale di migliorare e migliorarsi: migliorando la comunità alla ricerca dei messaggi si migliora anche la propria persona, la propria conoscenza. Ed è proprio in questo spirito che abbiamo voluto inaugurare il primo numero, il numero 0 della nostra rivista, al tema del viaggio. Proprio perché viaggiare con i sogni, con il pensiero, con l’analisi della realtà, che l’arte sa condurre in modo complesso e diretto, incisivo, con la sua facoltà e liceità di essere dissacrante, vera, reale, riusciamo a meglio comprendere il mondo, la geografia del mondo, la varietà della comunità, della collettività. "La geografia è più importante della storia perché la contiene", diceva Guillermo Cabrera Infante, e quanto mai è vero che l’arte può essere il mezzo e lo strumento che possa testimoniare tramite il viatico tra i mondi diversi la testimonianza della storia, dell’attualità, ma anche del passato e del futuro. Il viaggio non solo è necessità dell’essere umano, non solo è il desiderio incolmabile di capire e di scoprire, e l’arte riassume questo immane e insaziabile bisogno di conoscenza, ma anche è il viaggio che costruisce la persona, non la persona che fa il viaggio, come diceva John Steinbeck : ”Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”.
Vogliamo iniziare questo viaggio lungo, magari senza fine, perché infinito è il messaggio che esprime l’arte? Io direi che è l’occasione buona per intraprendere un lungo itinerario che porterà a liberarsi e autodeterminarsi, che porterà a incontrare nuove facce, nuove figure, nuovi esperimenti artistici e culturali, nuove geografie, nuove figure, nuove proposte, nuove idee.
Dobbiamo stimolare ciò che non è stimolato dall’asfittica omologazione del sapere oggi esistente, che toglie ogni speranza, ogni fiducia in un riscatto liberatorio ed emancipatorio del cittadino.
Abbiamo lanciato una sfida con questa rivista: una nuova esperienza, forse esperimento necessario da condurre con costanza, nell’impervie difficoltà che il mondo affaristico delle grandi lobby editoriali ci presenta e gli ostacoli insormontabili che il mercato dell’arte, oggi imperante, ci pone dinnanzi.
Non vogliamo accedere a un’arte elitaria, ma a un’arte comprensibile perché nasce dal quotidiano, dal vissuto, dalla realtà oggettiva, dalla capacità del cittadino di analizzare ed esaminare le contraddizioni, senza nessuna pretesa, ma con spirito di militanza e di forte consapevolezza sociale. Il messaggio dell’arte deve condurre a generare circoli virtuosi che possano infondere negli animi quello spirito critico e autocritico forte da permettere di meglio conoscere la complessità del genere umano, della collettività, della comunità, della società. Partiamo con determinazione e con una maggiore incentivazione: fare de “Le Voci dell’Agorà” il luogo aperto che possa dare voce a coloro che voce non hanno, coloro che saranno ricercati tramite un viatico, un itinerario lungo che vuole partire dalla consapevolezza che fare arte oggi è un bisogno sociale e civile avvertito come imponente.
Plastic di Milano, il mistero si infittisce
Seconda tappa dell'indagine conoscitiva che GAY.tv sta effettuando con il consigliere di zona Alessandro Rizzo sullo storico club, destinato alla chiusura.
Il Plastic dovrà chiudere ci si domanda ancora, mentre prosegue il mio impegno amministrativo a fare chiarezza su questo passaggio. Il locale è storicamente rilevante, tutte e tutti noi ne siamo convinti, e interrompere l'esercizio commerciale, con un forte risvolto aggregativo e culturale di qualità, sarebbe un grave peccato per la città e il tessuto sociale.
Eravamo rimasti alle famose domande che si ponevano come urgenti a cui occorreva ci fossero altrettante risposte che rendessero trasparente la situazione complessiva. Due collezioni fotografiche di forte impatto estetico e contenutistico con didascalie e descrizioni puntuali descrivono la storia del Plastic, raffigurando i volti, sono migliaia, di uomini e donne dello spettacolo e della musica, dell'arte internazionale, avvicendatisi sul palco del locale. Ho pensato, come consigliere di zona 4, di fare un sopralluogo sul posto per vedere in che stato versa l'edificio dove sorge il Plastic e quali siano le problematiche che la società proprietaria afferma esserci. La domanda su come mai solo oggi ci sia l'intenzione di avanzare lavori di ritstrutturazione dello stabile rimane inevasa, così come sorge un altro quesito alquanto più consistente.
All'interno dell'edificio abbiamo, al primo piano, quindi sopra il locale e il ristorante sottostante, un cantiere che occupa un braccio dello stabile di Viale Umbria 120. In questo spazio sembrano procedere lavori di ristrutturazione, mentre all’entrata dello stabile è riportata una tabella con l’indicazione delle informazioni utili per conoscere i responsabili degli interventi manutentivi, la proprietà, Casa Rosa srl, il progettista Arch. Caminada, il direttore dei lavori, Arch. Golinelli, e la data di inizio dei lavori, 3 febbraio 2010, senza indicazione circa i tempi di durata dell’intervento.
Questo intervento ha finora arrecato una sola conseguenza: quella di avere fatto cedere una parte del soffitto dei servizi del ristorante sottostante. Nessuna iniziativa è stata intrapresa per sanare un problema che diventa alquanto gravoso: la presenza di eternit sul terrazzo retrostante dello stabile.
Ho chiesto in consiglio di zona alla società proprietaria, Casa Rosa srl, di informare la cittadinanza e gli organi consiliari sull’entità dei lavori previsti, la loro durata dei lavori non specificata sulla tabella informativa del cantiere, e, infine, i motivi della chiusura dei cantieri presenti al primo piano. Sarebbe opportuno, per fare chiarezza e per comprendere il destino dello storico locale, interesse collettivo della società, poter visionare la convenzione esistente con la società che ha in carico i lavori di intervento e quali siano le misure di controllo della qualità e della sicurezza per i lavoratori operanti in cantiere.
Non ho ancora appreso quali siano le funzioni a cui parti dello stabile, una volta ritrutturato, dovrebbero essere disposte: a uso abitativo, commerciale, oppure terzo settore. Se è a uso abitativo vorrei sapere i canoni previsti di locazione e di vendita al pubblico e vorrei comprendere, pertanto, le ragioni per cui la società proprietaria afferma nella risposta alla mia precedente interrogazione, che la coabitazione del locale al piano terra sarebbe impossibile con le nuove destinazioni d'uso degli spazi dell'edificio, dal momento che non mi si informa sulla destinazione del piano terra, una volta completati i lavori di intervento.
E' un lungo percorso, questo, che vorrei intraprendere, ovviamente non da solo, in cui mi pongo come obiettivo finale la trasparenza sulla gestione dell'edificio e del suo futuro e sulla prospettiva di un locale che non può essere derubricato e cancellato come fosse un esercizio commerciale come tanti, molti. Il Plastic ha segnato pagine di storia della vita culturale milanese ed europea, internazionale. La sua presenza deve essere assicurata e la sua permanenza in quello stabile ha un valore infinito per quella memoria collettiva a cui tutte e tutti noi abbiamo diritto di mantenere viva.
Pensavo proprio in questi giorni come un città che si chiude in sé stessa, che non offre occasioni aggregative alternative, che non garantisce luoghi e spazi da vivere e agire insieme, che porta i propri residenti a vivere in una tranquillità assordante, rinchiusi nelle proprie abitazioni, volti solamente a consumare e a produrre, è una città volta al declino civile e sociale. Proprio per evitare che questo avvenga, in nome di interessi speculativi o di guadagno esterni, penso sia necessario che la richiesta di mantenere in vita il Plastic, senza affidarlo a temporanee e precarie proroghe della scadenza del contratto di locazione, sia nell'interesse collettivo di crescita e di maturazione di una metropoli che ambisce a diventare cosmopolita, ricca di opportunità di contaminazioni culturale e di idee.
Alessandro Rizzo
Capogruppo La Sinistra - Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano