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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 31 Ottobre, 2008 - 19:36

Un camion carico di spranghe

Un camion carico di spranghe
e in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti
di CURZIO MALTESE

(Embedded image moved to file: pic27753.jpg)Un camion carico di spranghe e
in piazza Navona è stato il caos

Gli scontri di ieri a Roma
AVEVA l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che
vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il
mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione
degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai siamo abituati, va avanti
da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi
minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle
di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati,
paonazzi.

Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono
arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente
ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo,
menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o
quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si
muove.

Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni,
spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei
tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata". Dicono di essere
studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra
i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il capo è uno
sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da
gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica colpisce un gruppo
di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell'università
di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito
alla testa, cade e gli tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!"
dicono le professoresse.

Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il
funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei
studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza
la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il
funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa
incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del
funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è
un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La
professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta
al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto
un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe
che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra?
È un reato e voi dovete intervenire".

Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino:
"Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra". Monica, studentessa di Roma
Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere, Berlusconi?".
"Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare
passare l'equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". La
professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico,
è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti
mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non
sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente
parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione,
mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo
allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i
bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete
scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto
letto sul giornale, non ci avrei mai creduto".

Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo
Francesco Cossiga. "È contento, eh?" gli urla in faccia un anziano
professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un
intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare quel che feci io
quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti
pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti
devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono
delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della
polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza
pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i
docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine
sì".

È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri,
negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce
dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di
polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di
seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di
essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il
tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La
battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati".

Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro:
"Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora si
va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il vice
questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e
aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il
finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della
Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige
contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza.
Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le
saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.

Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di
scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai
sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di
sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano
riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s'avvicina
ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le
braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente,
Stefano, uno dell'Onda di scienze politiche, viene colpito con una
manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si
ritrae.

A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con
la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo
e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di
un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica
che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla ricerca del fratello
più piccolo. "Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai
voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in
piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare
le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da
stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo
giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il
metodo Cossiga. Ci stanno fottendo".
(30 ottobre 2008)

«Facciamo l'ipotesi»
Piero Calamandrei

Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un
partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la
Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su
Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole
istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per
impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di
partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere
imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino
sotto il fascismo c'è stata.

Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi
teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a
screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire
le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito,
di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste
scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a
consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono
migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei
cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle
scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la
scuola privata diventa una scuola privilegiata. .

Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di
stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la
prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa
in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che
vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non
controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno
i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare
alle scuole priva te denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole
private denaro pubblico.

(in Scuola Democratica, 20 marzo 1950)

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80419

Minsitero dell’Interno. “Gli scontri più duri di Piazza Navona dell’altro ieri sono stati avviati da un gruppo di circa 400-500 giovani dei collettivi universitari e della sinistra antagonista che e’ venuto a contatto con gli esponenti di Blocco Studentesco (giovani di destra). Lo ha detto il sottosegretario all’Interno, Francesco Nitto Palma, nell’informativa urgente del Governo alla Camera sugli scontri legati alle proteste contro la riforma Gelmini. Nitto Palma ha spiegato che in piazza quel giorno c’erano un centinaio di persone del Blocco Studentesco, con un camioncino. ‘’E’ usuale - ha sottolineato - che durante le manifestazioni i mezzi con altoparlanti raggiungano piazza Navona'’. Prima dell’arrivo del gruppo dei 400-500, ha ricostruito il sottosegretario, c’erano stati momenti di tensione e contatti tra i manifestanti del Blocco Studentesco e quelli di sinistra, ma ‘’l'interposizione del personale di polizia in abiti civili ha evitato possibili tafferugli. In questo frangente - ha sottolineato - il personale di polizia non ha udito cori apologetici del fascismo, ma slogan contrapposti'’. In seguito, molti studenti hanno cominciato ad abbandonare la piazza. ‘’Quelli del Blocco Studentesco, raggruppati intorno al camioncino ed invitati piu’ volte ad allontanarsi dalla piazza dalle forze di polizia - ha proseguito Nitto Palma - avevano iniziato a spostarsi portandosi verso piazza delle Cinque Lune con l’intenzione di andare verso il ministero della Pubblica istruzione. Ma arrivati nella piazza il gruppo ha deciso di fermarsi'’. Nel frattempo, ha riferito, ‘’da Corso Vittorio sono giunti circa 400-500 persone appartenenti a collettivi universitari ed alla sinistra antagonista che si sono uniti agli altri studenti. Alcuni indossavano caschi di motociclista e, invece di attestarsi nella piazza a manifestare, si sono fatti largo tra i ragazzi e, arrivati all’altezza di piazza delle Cinque Lune si sono dapprima schierati urlando slogan contro i fascisti e poi hanno iniziato un fitto lancio di oggetti, sedie e tavolini prelevati dai bar della piazza'’. Alcuni esponenti del Blocco, ha continuato il sottosegretario, ‘’ma in numero molto minore, si sono schierati ed hanno preso bastoni dal camioncino, mentre i ragazzi dei Collettivi sono avanzati venendo a contatto. Le forze dell’ordine hanno quindi separato i contendenti'’.

Per complemento: eccovi tutti i link ai video della verità

http://it.youtube.com/watch?v=5wTeI_tatoY
http://it.youtube.com/watch?v=hFtUMqREeNY
http://www.matrix.mediaset.it/index.shtml
http://www.youtube.com/watch?v=huKyyU3anO0

Commento di Roberto Jonghi Lavarini inserito Lun, 03/11/2008 11:02

Leggo nelle parole del sottosegretario al Ministero degli Interni gravi omissis, molte imprecisioni, alcuni black out che riguardano determinati momenti della mattinata, nonchè, infine, una dichiarazione che direi essere preconfezionata, precostituita e intrisa di ideologismo inquietante.
Dico questo in quanto, gli omissis derivano dal fatto che verso le 11 della mattina dal resoconto del sottosegretari i fatti vengono semplicemente liquidati come momenti di tensione tra gli studenti di «diverse fazioni» che si lanciano «reciproche accuse di aggressione». Non si comprende bene la dinamica dell'arrivo del caminoncino del Blocco Studentesco, nè la loro identificazione da parte della Polizia. Si evince solamente che, dopo avere ripetutamente picchiato alcuni studenti dei collettivi presenti in corteo, che giustamente tutelavano il pacifico proseguimento del corteo, è testimoniato che il Blocco cercava di sfondare il corteo, composto da studentesse e studenti, genitori e bambini, insegnanti e docenti, personale della scuola pubblica, in modo totalmente provocatorio, e dopo che per difendersi molti attivisti ei Collettivi abbiano risposto prendendo varie suppellettili presenti nei tavolini dei bar, i militanti di estrema destra si sono aguerriti di bastoni e spranghe già in loro posesso, in quanto raccolti dagli interni dei propri camioncini. L'intentio, pertanto, di creare tensione e di provvedere a proseguire nel corteo con mani occupate da tali materiali offensivi era più che chiara tra i militanti del Blocco.
Non solo: ma è testimoniato quanto fosse preoccupante e fortmente violenta l'offensiva degli attivisti del Blocco nei riguardi degli studenti dei Collettivi, tant'è, signor Jonghi, lo stesso TG2, telegiornale chiaramente non eccepibile come canale di informazione progressista, nelle figure di alcuni redattori hanno reso disponibili i documenti filmati per procedere giudiziariamente nei processi che saranno istruiti in merito agli episodi di aggressione preordinata a danni di diversi manifestanti, ricoverati in Ospedale, sono solo quelli dei Collettivi, ci sarà un motivo, per gravi contusioni e in prgnosi riservata per alcuni giorni (10 in determinati casi).
14 ragazzi tra gli indagati appartengono al Blocco studentesco, mentre solo 1 dell'opposto gruppo è stato sottoposto a tale procedura giudiziaria.
La gravità del fatto deriva anche, come testimoniano gli stessi filmati mandati in onda dal TG2 e oggi oggetti di atti probatori per procedere nella ricostruzione dei fatti in sede processuale, dal fatto che molti esponenti del Blocco venivano chiamati per nome da alcuni agenti di Polizia, come se ci fossero rapporti confidenziali o, perlomeno e quanto meno, amichevoli tra gli interessati.
Io confido sempre nella Magistratura e penso che il corso che il procedimento debba fare il suo corso, e debba essere garantito nel suo svolgimento, vista la tendenza attuale di alcuni ministeri di inventare leggi ad hoc utili e funzionali a sospendere i procedimenti meno "interessanti", vedi i fatti di Genova, abbastanza analoghi oserei dire.
Vorrei ricordare, infine, signor Jonghi, nella sua lacunosa e direi alquanto omissiva ricostruzione, che riprende in senso direi alquanto propagandistico e fazioso l'intervento del sottosegretario, giudicato alquanto insufficiente in sede di dibattimento parlamentare da diverse parti, che negli stessi istanti in cui libere e liberi cittadine e cittadini, sudentesse e studenti, insegnanti, genitori, dipendenti del settore scolastico, manifestavano pacificamente la propria contrarietà a un decreto devastante in merito per il futuro della scuola pubblica, nonchè insostenibile dal punto di vista del metodo con cui è stato approvato, il Senatore a vita, Francesco Cossiga, precisava una tecnica conosciuta negli ambienti della cosidetta e ancora in voga "maggioranza silenziosa": alzare la tensione nell'ambito delle mobilitazioni di popolo, per "giustificare" qualsiasi atto di intervento repressivo e di soffocamento delle stesse. E', questa, una tecnica tanto antica quanto inquietante, alla luce di una rinnovata "strategia" che tende a creare confusione tramite una disinformazione istituzionale, è lampante la ricostruzione inadeguata, omissiva e imprecisa del sottosegretario, dove si appellano con aggettivazioni varie di contenuto politico fazioso gli attivisti dei Collettivi studenteschi, dipinti come soggetti indirizzati ad "assediare il Senato", termine di grave portata. Una strategia è questa che viene esperita da chi desidera delegittimare ogni movimento di popolo, attraverso atti denigratori di vario genere e azioni funzionali a discreditare la parte oppositrice e critica come facinorosa, immettendo nei cortei gruppi organizzati, e spesso eterodiretti, ne sono esempi i fatti del G8 a Genova, persone volte a scompaginare e ad alzare la tensione all'interno di un contesto politicamente pacifico.
Vecchie pratiche che inquietantemente si presentano sull'orizzonte attuale, all'ombra di un Gelli che conduce una trasmissione televisiva e che elogia l'attuale governo come portatore e giusto erede del suo Piano di Rinascita.

Alessandro Rizzo

Commento di Alessandro Rizzo inserito Lun, 03/11/2008 17:57