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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 24 Ottobre, 2008 - 16:52

Appello Uniriot : non pagheremo noi la crisi!

Per un autunno di conflitto e autonomia!

http://www.uniriot.org

Un’assemblea Uniriot particolare quella tenutasi alla Sapienza il 1 ottobre: perché la rete organizzata della cooperazione sociale delle facoltà ribelli cresce e si diffonde da anni e soprattutto perché all’interno di una crisi globale ci troviamo ad affrontare una riforma che di sicuro segna il superamento definitivo dell’Università pubblica così come l’abbiamo conosciuta fino adesso.

Eppure non è una riforma organica quella che ci troviamo davanti, non un progetto alternativo all’Università pubblica, semplicemente una dismissione dell’Università stessa, un’ulteriore precarizzazione  della ricerca, che trova nelle fondazioni private il salto al buio nelle mani di quegli stessi privati parassitari che non hanno mai avuto e non hanno tuttora interesse ad investire nella formazione e nella ricerca. 
Una manovra che, se è vero che colpisce in modo variabile e differenziato le Università italiane, incide però profondamente sul mondo della formazione: atenei costretti a mutare in fondazioni, creazione di poli che si autodefiniscono d’eccellenza ( la spaccatura nella CRUI che ha determinato la nascita dell’Aquis ci parla non di una vera trasformazione, ma di un tentativo lobbistico di accaparrarsi i pochi fondi da parte di alcune Università dentro il progetto di Confindustria), declassamento del lavoro cognitivo e paralisi della ricerca. La sfida è allora delineare una strategia comune e incidere nelle differenze, creare conflitto anche laddove la situazione nei vari atenei si presenta diversificata: coscienti che la differenziazione dei tagli è un problema dei baroni e dei rettori, sappiamo che la dismissione segna tutta l’Università italiana e oggi studenti e precari sono l'unica istanza unitaria di conflitto e l'unica alternativa possibile alla crisi.
Le linee-guida della riforma vengono ricalcate sulla base dell’esigenza di flessibilità del mercato, per cui la formazione deve mantenere da un lato il carattere alienante di una istituzione che è direttamente apparato di cattura del sapere e dall’altro è il tentativo di garantire al massimo la possibilità di normare i comportamenti, di non farsi sfuggire eccedenze e voci fuori dal coro. 
 
Ma negli anni i movimenti, le pratiche di conflitto e di autoformazione, le forme di resistenza ed esodo dalle costrizioni della riforma del 3+2, hanno contribuito in gran parte al suo fallimento: si tratta oggi di costruire, e non più solo di enunciare, la forma organizzata della cooperazione sociale, istituzioni autonome nel disastro dell’università e della ricerca italiana. Si tratta di costruire l’opposizione alla manovra del governo, di dare voce all’indignazione dei precari nelle Università: riappropriazione e costruzione di istituzioni autonome come campo di battaglia, assumendo che non è l’Università statale e baronale che difendiamo, avendo contribuito alla sua crisi e non avendone chiaramente nessuna nostalgia, ma gli spazi che abbiamo costruito, la possibilità di uno spazio pubblico non statale in cui progetti di ricerca autonoma e rivendicazione di reddito costituiscano i punti nevralgici. Non c’è alternativa tra privatizzazione selvaggia e parassitaria, dismissione dell’Università da una parte e autonomia della cooperazione sociale organizzata dall’altra: ai ministri Tremonti e Gelmini diciamo fin da adesso che li contesteremo e li allontaneremo da tutte le Università!
 E in una fase di crisi finanziaria, poi, alla parola d’ordine dell’inflazionamento dei crediti che già pratichiamo ne aggiungiamo un’altra, per noi oggi centrale: non pagheremo i debiti, dispositivo di regolazione salariale che si sta affermando nei processi di déclassement, e non li pagheremo né in quanto aumenti delle tasse universitarie (ormai certi e imminenti nei diversi atenei) né sotto forma di debiti formativi, altro dispositivo di precarizzazione e ricatto nei confronti degli studenti, filtro di inclusione differenziale che osteggia la mobilità studentesca.
 
Siamo le forze produttive e intelligenti dell’Università e della ricerca, indignati rispondiamo ai continui ricatti, ai blocchi, alla precarizzazione, rompendo i filtri dell’inclusione differenziale, opponendoci alla subordinazione, rivendicando reddito e praticando conflitto: non abbiamo niente da perdere, ma tutto da guadagnare! Reclamare  reddito e praticare autonomia, rompere i meccanismi di subordinazione feudale, rivendicare  fondi per le attività autogestite di studenti e precari, salario per gli stage e per il lavoro fino ad ora gratuito degli studenti, accesso incondizionato al sapere prodotto: questo vogliamo e su questo apriamo, a partire dalla giornata del 15 ottobre, con mobilitazione e azioni diffuse in tutte le facoltà, un autunno di mobilitazioni e conflitto. Proponiamo inoltre la costruzione comune e allargata di una manifestazione nazionale nella prima metà di novembre, intorno ai temi della formazione e della ricerca; parteciperemo e invitiamo tutti ad esserci alla grande assemblea di movimento su questi temi il prossimo 11 ottobre al cso Rivolta a Marghera in modo da incontrare gli altri nodi di confitto nel mondo della formazione, dai ricercatori agli studenti medi protagonisti della grande giornata di mobilitazione dello scorso 3 ottobre.

Il nostro desiderio di autonomia contro sacrifici e miseria! Non abbiamo alternative!

ASSEMBLEA DELLE FACOLTA’ RIBELLI – UNIRIOT  _ Roma 1 ottobre 2008