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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 8 Agosto, 2008 - 10:57

Testamento biologico bloccato

Discuterne sì. Ma approvare un testo sarà diverso. L'ordine del giorno del Senato con il quale maggioranza e opposizione si sono impegnate a trovare in Parlamento lo spazio per approvare entro il 2008 un disegno di legge sul testamento biologico è ben lontano dal costituire una garanzia di successo. Troppo forti, e trasversali, le differenze che percorrono gli schieramenti politici. Differenze che poi non rappresentano altro che il riflesso delle divisioni all'interno delle rappresentanze sociali e professionali: se l'associazione «Scienza e vita», dopo qualche timida apertura, ha ieri ribadito il suo no a qualsiasi forma di legislazione, l'Associazione dei medici cattolici ammette una forma di disciplina normativa che tenga fermo però il divieto di eutanasia e che non vincoli in maniera assoluta il medico alla volontà del paziente.
E visto che si dovrà partire da Palazzo Madama, il punto di riferimento per la discussione sarà verosimilmente il disegno di legge sottoscritto da 101 senatori (circa un terzo del totale), appartenenti in gran parte all'opposizione. Il provvedi- mento è stato predisposto dall'ex presidente della commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino, oggi senatore del Pd, e prevede una «dichiarazione anticipata di trattamento» cui sono tenuti i cittadini, disponendo sui trattamenti sanitari che dovranno essere somministrati in futuro l'istituzione di un fiduciario, cui è affidato il compito di eseguire quanto disposto dall'interessato quando quest'ultimo non fosse più nelle condizioni di intendere e volere. Con la necessità di un consenso realmente informato, cui è condizionata l'applicazione del trattamento sanitario. Tutti aspetti sui quali un'approvazione allargata non appare né facile né scontata. Tanto più tenendo conto degli spigoli più ardui da smussare. Come quelli del disaccordo tra fiduciario e medico (chi prevale? Su quali basi? E chi decide: un giudice, uno specifico comitato etico?). Oppure la possibilità per il medico di fare obiezione di coscienza rispetto alla decisione del malato di sospensione del trattamento terapeutico. O ancora la considerazione da dare ai trattamenti artificiali di nutrizione e idratazione: vanno considerati alla stregua di vere e proprie terapie, rinunciabili dall'interessato, o no?

Il Sole 24 Ore