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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Giovedì, 29 Maggio, 2008 - 11:19

All'Università di Roma un'aggressione di matrice neofascista

Si sta discutendo a Roma se intitolare una via ad Almirante, il segretario dell'MSI, deputato dello stesso partito. La giunta Alemanno è già in procinto a presentare la proposta che desta alcune perplessità. Nessuno ricorda chi era Almirante prima del 1945? Era il direttore di redazione della rivista "Per la difesa della razza", quel compendio di assurdità e brutalità barbare che avvallavano la necessità di annientare tutto ciò che non fosse ariano, cercando di dare "supporti" scientifici, alimentanti l'odio razziale e xenofobo, prodromici per l'accettazione delle leggi razziste varate da Mussolini e la persecuzione di ebrei, nomadi, slavi e altre categorie.
E' abbastanza improponibile dedicare una via di una città Medaglia d'Oro della Resistenza a colui che ha lavorato esclusivamente per l'affermazione delle drammatiche conseguenze derivanti dal fascismo.
In Università, La Sapienza di Roma, sempre nella stessa capitale, il preside della facoltà di lettere e filosofia ha dato il permesso a un'organizzazione di studenti di destra di organizzare un convegno sulle foibe. Il permesso era stato respinto dal rettorato, il cui vicerettore era fortemente contrario alla realizzazione di un appuntamento che sarebbe stato alquanto pericoloso per il mantenimento dell'ordine pubblico e della quiete sociale e pacifica dell'Accademia. L'organizzazione neofascista, non si può che considerarla tale dato che nelle sue fila abbiamo esponenti di nazirock, proponente l'incontro non aveva recesso dalla volontà di fare l'assemblea sulle foibe, nonostante il parere della massima autorità dell'Università. La prepotenza e l'arroganza, tipiche caratteristiche di quete falangi, si evidenziano in ogni momento, come anche a Milano dove, di fronte alla revoca dell'autorizzazione da parte della Prefettura di organizzare un concerto nazirock, gli organizzatori, Cuore Nero, "cugini di Casa Pound" di Roma, Forza Nuova, non recessero dal voler fare la manifestazione apologetica.
E' chiaro che l'iniziativa romana della destra neofascista non era altro che un'assemblea totalmente impermeabile al confronto aperto e laico, dato anche il titolo del convegno, se così si può dire, "La verità sulle foibe", e dati i relatori presenti, ossia Fiore segretario di Forza Nuova con precedenti vari di atti di forte violenza e di apologia negli anni 70 e 80.
In un clima di questa portata si spiega l'aggressione avutasi l'altro ieri alla Sapienza di Roma. E' un'aggressione niente altro quella che è stata perpetrata da un gruppo di giovani trentenni, esterni all'Università, neofascisti che con le automobili hanno bloccato il traffico nella via De Lollis, limitrofa all'Università e hanno potuto, così, agire indisturbati per quindici minuti ad aggredire con mazze puntate e chiodate e catene un gruppo di giovani antifascisti appartenenti ai Collettivi universitari mentre stavano attaccando manifesti di protesta e di denuncia oscurando, giustamente, i manifesti presenti e illeciti, dato il parere negativo del rettorato, promuoventi l'iniziativa sulle foibe.
Due dei giovani dei collettivi sono stati trasportati all'Ospedale, insieme a uno del gruppo neofascista. La propaganda neofascista ha subito cercato di scaricare la "colpa" della provocazione ai giovani dei collettivi, mentre era chiaro che la risposta tenutasi dai collettivi contro l'autovettura degli aggressori era conseguenza di un atto scientificamente preparato dai militanti forzanovisti di aggressione. Il traffico viene fermato, la macchina si apposta vicino ai giovani attivisti nell'atto di attaccare i manifesti di denuncia della vergognosa iniziativa, e il clima preparato permette di agire indisturbati. Il tutto era chiaramente organizzato e premeditato da parte del gruppo di Forza Nuova.
La stampa ha subito cercare di "degradare" e minimizzare la portata del fatto considerandolo immediatamente una semplice "rissa" tra studenti di fazioni diverse, in una funzione di equiparazione, oggi molto di moda, soprattutto nei settori revisionistici dei salotti benpensanti, tra aggressori e aggrediti, tra organizzatori di iniziative provocatorie e anticostituzionali e attivisti antifascisti e democratici. Come avviene per chi dice "anche i repubblichini hanno fatto una scelta ideale per la propria Patria, così come i Partigiani", così ieri sulle pagine dei maggiori quotidiani si è subito parlato di condanna alla violenza, cosa giusta e sana, da qualsiasi parte, però, provenga, non capendo bene che la dinamica dei fatti testimonia come l'incitamento all'aggressione sia stato ordito da una compagnia di scagnozzi neofascisti, fascisti, forzanovisti, apologetici, come dir si voglia.
Una semplice rissa tra due legittime fazioni, tutte e due autorizzate a contrastare reciprocamente, una goliardica "ragazzata" da non considerare e da ritenere ininfluente: sono stati i toni di editorialisti accomodanti.
Non è stata una semplice rissa,nè tanto meno una goliardica ragazzata: è stata un'aggressione premeditata e preparata a fronte di un atto di prepotenza indescrivibile che ha visto gli organizzatori neofascisti non recedere, a fronte del diniego del rettorato, a eseguire un convegno con la presenza di chi ha condanne precedenti per fatti di apologia di fascismo e di istigazione alla violenza.
Occorre vigilare sempre con massima attenzione affinchè si prevengano situazioni simili. Occorre che il responsabile dell'autorizzazione rilasciata e respinta dal rettorato, ossia il Preside di facoltà di Lettere e Filosofia, provveda ad assumersi le conseguenze deleterie di un atto sconsiderato e alquanto infondato nel permettere che un convegno di quella portata, fazioso e pericoloso per la pace sociale dell'accademia. Pensare di avere elevato un convegno di facinorosi sediziosi neofascisti alla portata di un'iniziativa dove il dibattito era negato e dove il confronto era silentito è alquanto ingenuo, da un lato, se non addirittura irresponsabile e funzionale alla creazione di un precedente che avrebbe legittimato futuri eventi di eguale portata. Occorre difendere l'Università, come fatto dai collettivi studenteschi, come luogo democratico di confronto vivace e pacifico, in un'ottica di crescita e di maturazione di quel senso civico e civile che è impresso nel rispetto della nostra Lex Fundamentalis quale la Costituzione. La mia solidarietà alle ragazze e ai ragazzi che hanno difeso la democrazia e l'antifascismo in Università è massima e totale, unendomi alla loro denuncia verso chi vuole degradare l'accademia a laboratorio di sperimentazione di legittimazioni verso forme di apologia di fascismo e di istigazione alla violenza.

Alessandro Rizzo

Roberto Fiore, Spinoza e il preside Pescosolido
Augusto Illuminati
Il Manifesto 31 maggio 2008

Il Preside di Lettere Guido Pescosolido, professore ordinario di Storia, è stato «sequestrato» giovedì scorso per venti minuti dai guerriglieri delle Farc, pardon dai collettivi della Rete per l'autoformazione. Nei giorni precedenti però, narra nella stessa intervista-denuncia al Corriere della sera di venerdì, aveva dato vita a una consultazione con anonimi colleghi per capire meglio chi erano coloro che gli avevano chiesto l'autorizzazione per un convegno sulle foibe. Il pur corrivo intervistatore azzarda come mai non avesse notato la vistosa presenza dell'on. Roberto Fiore. Risposta virgolettata: «Ho chiesto ad alcuni colleghi se lo conoscessero, la maggior parte non sapeva chi fosse, non è un nome ancora segnato sui libri di storia...». Forse non c'era bisogno di una consultazione, visto che il Preside è, oltre tutto, membro del comitato scientifico delle riviste Clio, Nuova Storia Contemporanea e della sezione Eredità del Novecento dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana - i neo-nazi non sono appunto un'eredità di quel secolo? Ma tant'è.
Cerco di immaginarmi la scena dell'incontro. Faccio ricorso alle poche nozioni che ho della storia del pensiero: una discussione del tipo di quelle che si svolgevano fra grammatici monofisiti siriaci e intellettuali islamici intorno alla traduzione in arabo dei testi aristotelici, alla Casa della Saggezza (Bayt al-Hikma) di Baghdad IX secolo, o una conversazione di quell'Accademia Platonica, fondata da Ficino, che si teneva prima a Careggi e poi agli Orti Oricellari, Firenze XV secolo? Non mi torna. Mi vengono piuttosto in mente i verbali e la docu-fiction Conspiracy sulla conferenza del Wannsee, fine gennaio 1942. Nella sala da pranzo della villa gli alti gerarchi banchettavano a ostriche e champagne pianificando la Soluzione finale - parliamo di Göring, Heydrich, Freisler (i cui nomi sono indubbiamente «segnati sui libri di storia») - mentre nelle salette attigue mediocri burocrati ministeriali della Giustizia, dell'Economia e dei Trasporti si abbuffavano di panini e birra, arrovellandosi sui dettagli tecnici: quanto basta per definire un Ebreo, 1/16 o 1/32 di sangue? Ci starà una stazione ferroviaria nei pressi di Auschwitz-Birkenau? Ecco, la discussione sulla misteriosa sigla Lotta universitaria e sul relatore Roberto Fiore deve essere stata di questo tipo. A mezza strada fra asinina ignoranza e ottusa complicità.
Ma non prendiamocela troppo con gli ignoranti. Il sommo filosofo Spinoza - lo ha ricordato in apertura di un concerto all'Olimpico qualcuno ben più autorevole di me, grande Blasco, ha denunciato le passioni tristi come un prodotto del Potere che vuol comandare su un gregge spaventato, rancoroso e arrendevole. Però pensava che suscitando affetti positivi negli ignoranti, parte come i saggi del comune genere umano, anch'essi potessero essere condotti alla salvezza. C'è speranza per il boss tatuato del Pigneto. E perfino per il prof. Pescosolido. Forse.

Commento di Alessandro Rizzo inserito Lun, 02/06/2008 16:20