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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Mercoledì, 14 Maggio, 2008 - 14:30

Nicola è ognuno di noi

Alle cittadine e ai cittadini veronesi
alle ragazze e ai ragazzi,studentesse e studenti, i primi ad essere coinvolti in questa tragedia,
 alle migranti e ai migranti, i nuovi cittadini, che conoscono bene parole come intolleranza e razzismo,
 alle tante realtà formali ed informali che da tutta italia hanno espresso indignazione e solidarietà
 

Sabato 17 Maggio 2008

MANIFESTAZIONE

concentramento Stazione Verona Porta Nuova ore 14.00

partenza corteo dalla Stazione Verona Porta Nuova ore 15.00

 
Nicola è ognuno di noi

Per sconfiggere insieme la paura.
 Scendiamo in piazza per svegliare una città che troppe volte ha girato la testa. Non deve farlo questa volta.
 Non deve farlo mai più.
 Mobilitiamoci e riprendiamo la parola prima che l'ipocrisia riscriva anche questa storia.

Per una Verona libera dalla paura e dall'odio,
 per una Verona libera da vecchi e nuovi fascismi,
 per una città libera dall'intolleranza, dal razzismo, dall'ignoranza.
 Perché esiste una Verona coraggiosa, aperta, indignata.
 Perché guardarsi all'interno, riconoscere il male profondo del nostro tempo e della nostra città è crescere.
 Liberi.

Costruiamo assieme un corteo che attraversi e viva la città
 in una giornata aperta alle iniziative e ai contributi positivi di tutte e tutti.

Nel 2008 a Verona si muore ancora di fascismo.

Al posto di Nicola poteva esserci ognuno di noi.

________________________________________________________
 Assemblea cittadina promotrice della manifestazione
per adesioni: adesioni17maggio@gmail.com <mailto:adesioni17maggio@gmail.com>
 _______________________________________________________

 

Vorremmo che il corteo venisse aperto dalle ragazze e dai ragazzi della città, dagli abitanti della Valpolicella e da tutti quelli che a Nicola erano vicini, loro i volti loro le voci a pretendere che mai più si ripeta

Vorremmo che seguissero i migranti, di Verona e non solo, con loro dobbiamo costruire una città diversa
 
 Vogliamo che sia un corteo assolutamente pacifico e determinato da un'unica modalità ed un unico obbiettivo comune: parlare e comunicare alla e con la città per non dimenticare un ragazzo ucciso dall'odio e dall'ignoranza.
 
 
Invitiamo tutte e tutti a costruire insieme la giornata, a partire
 dall'assemblea cittadina

che si terrà a verona

martedì 13 maggio alle 20.30,

in sala Lucchi (accanto allo Stadio).


E' la città ad essere protagonista della giornata del 17 maggio,
 con il supporto e il contributo delle realtà antirazziste e antifasciste,
 perché solo la città può cambiare se stessa
 

Assemblea cittadina promotrice

 

Appello, adesioni e altro materiale su        http://verona17maggio.noblogs.org/ <http://verona17maggio.noblogs.org/>


 Prime adesioni

Prof. Cristina Stevanoni - Docente Università di Verona
 Prof. Novello Paglianti - Docente Università di Padova
 Prof. Roberto Leone - Docente Università di Verona
 Associazione Culturale Teatro Origine di Negrar - Verona
 Collettivo Universitario Verona
 Circolo Pink Verona
 csoa la chimica - Verona
 Arcilesbica Verona
 Arcigay Verona
 Sinistra Critica Verona
 Associazione di Amicizia Italia-Cuba di Verona
 RdB Comune di Verona
 PDCI Verona
 Federazione di Verona di Rifondazione Comunista
 Fgci Verona
 Graziano Perini consigliere comunale Pdci Verona
 Roberto Bussola detto Bob- Verona
 Manuela Giarola RsU Comune di Verona
 d.ssa Rosa Lovati - COMUNE DI VERONA CDR CULTURA DELLE DIFFERENZE 
 PARI OPPORTUNITA'
 Armando Zenorini, Segreteria Fillea-CGIL di Verona, RSU e RLS 
 Quarella Spa, stabilimento di Pescantina(VR)
 
 Associazione familiari e amici di Fausto e Iaio
 Comitato Madri per Roma Città Aperta
 Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus
 Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza nella città - Bologna
 Claudia Cernigoi, giornalista - Trieste
 Claudio Venza - Docente di Storia contemporanea, Università di Trieste.
 Alberto Suni di Castelfranco Veneto (TV) - Studente precario - Università di Padova
 Michele Scapin di Castelfranco Veneto (TV) - Studente medio
 Segreteria Nazionale Attac
 Marco Calzavara, Venezia, Direttivo Regionale PdCI del Veneto
 Maurizio Angelini, iscritto a Sinistra democratica, Consigliere 
 Comunale di Cadoneghe - Padova
 Circolo lesbico Drasticamente - Padova
 Antagonismogay - Bologna
 Di'Gay Project onlus - Roma
 Circolo Maurice GLBT - Torino
 Open Mind - Catania
 Vittorio Agnoletto, europarlamentare Sinistra Europea
 Sinistra Critica Nazionale
 Nadia Agustoni
 Laura Zanussi
 Collettivo femminista Maistat@zitt
<mailto:Maistat@zitt> @ - Milano
 Collettivo Malefimmine - Palermo
 Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana - FAI
 Ludovica Fales (documentarista, Roma)
 Facciamo Breccia
 Collettivo studentesco 'aca toro - Mantova
 Federazione Giovanile Comunisti Italiani Coordinamento Regionale della Liguria
 Sinistra Critica - Mantova
 Alberto (CN)
 Flavia D'Angeli (Sinistra Critica)
 Antifa Milano
 Collettivo Femminista&Lesbico VengoPrima! - Venezia
 Csoa Forte Prenestino - Roma
 l.o.a. Acrobax – Roma
 Comitato cittadino di lotta per la casa – Roma.
 Rete Antifascista Metropolitana – Roma
 ASSO assemblea studenti statale - Milano
 Lazzaretto occupato - Bologna
 Compagne e i compagni del GpCaaav - Schio, Vicenza
 CSA Baraonda di Segrate (MI)
 Centro sociale Zonabandita - Venezia
 Rete Antifascista Metropolitana – Roma
 Gigi Malabarba, ex senatore Sinistra Critica
 Nicola Atalmi - consigliere regionale veneto comunisti italiani
 Jacopo Ricciardi: Portavoce Provinciale Giovani Comunisti/e La Spezia
 Gli antifascisti e le antifasciste di Roma
 Studenti e studentesse antifascisti di Roma
 Cordinamento dei Collettivi de La Sapienza - Roma
 Fgci Veneto
 Movimento Teppa
 Cinzia Abramo, PRC Foligno (PG)
 Doriana Goracci, Capranica (Vt)
 Centro Sociale Occupato Autogestito CloroRosso -Taranto
 Silvia Manderino - Mestre
 Manuela Palestri della Segreteria Nazionale Pdci
 Filippo Pangallo, insegnante - Bologna
 Farfalle Rosse
 Marco Simionato, Sinistra Critica - Quarto d'Altino (VE)
 Sinistra Critica Napoli
 Collettivo Femminista Degeneri (Napoli)
 Fulvio "Devil" Pinto
 Roberto Musacchio - capogruppo di Rifondazione Comunista al 
 Parlamento Europeo
 Rifondazione Comunista - Padova
 Marco dell'ereticollettivo di Orbassano - Torino
 Luciano Muhlbauer - Consigliere regionale della Lombardia, Prc
 c.p.o.a. Rialzo - Cosenza
 PRC Federazione provinciale di Padova.
 PdCI Federazione provinciali di Padova.
 Giorgio Cremaschi – segreteria FIOM /CGIL
 Rete 28 aprile – area programmatica CGIL
 Comitato politico Nazionale – P.R.C.
 Bruno Paciale, Caraffa del Bianco (RC), neo laureato in ingegneria
 Alberto, Carbonera (TV)
 Collettivo Sinistra Critica, Bari
 Valsusa Antifascista
Alessandro Rizzo - Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano - CDZ 4 Milano

lettera aperta - madri per Roma città aperta

Ancora una volta, nel nostro paese, a Verona, una vita è perduta per l'aggressione
da parte di giovani che hanno come idea guida il razzismo, l'intolleranza del diverso.

L’uso della violenza fisica e verbale è segno di una scomparsa della capacità critica che spinge il violento a proclamarsi giudice e boia del suo avversario dichiarato o anche di qualsiasi categoria egli senta come nemica.
Il razzismo,come caccia al diverso, allo straniero, al povero, al deviante, a chi non accetta di appartenere al gruppo;
la cultura sessista, omofoba, intollerante, escludente che nasconde la paura e l’incapacità di misurarsi con altre culture, di mettersi in discussione; 
la mitizzazione e l’uso della forza, delle armi, dei coltelli che vengono sfoderati e mostrati in ogni occasione;
la diffusione di numerose bande di adolescenti che incombono sui quartieri di periferia; portano un unico segno, quello dell’ideologia della sopraffazione, dell’odio per le minoranze e le diversità. Sono figli di una mistica razzista che si richiama ai principi fondanti dell’ideologia fascista e nazista.
Nelle stanze di chi ha ucciso Nicola Tomassoli a Verona sono stati trovati i simboli del fascismo e del nazismo. Sulle braccia di chi ha ucciso Renato Biagetti a Roma  erano tatuati i simboli della estrema destra.
Non vedere le dimensioni di questi fenomeni, anzi continuare a darne interpretazioni riduttive significa non capire che non stiamo parlando di ‘gruppetti’ e meno che mai di nostalgici ma di una parte di giovani italiani che guarda al passato non solo come insieme di simboli ma come prova che si può passare all’azione contro un mondo che non funziona e non può funzionare proprio perché è democratico e tollerante.
Eppure questa  violenza non si cancella con le rivisitazioni della nostra storia ma piuttosto nel cercare di conoscere e capire come e perchè  si senta "escluso" e "potente" chi  vive come una gara e una sfida costante la  vita della polis, qualunque sia la sua situazione geografica e anagrafica.
Le istituzioni, i massmedia, gli uomini di cultura sono chiamati a rispondere rispettivamente della loro inerzia e dei tanti opportunismi che anche in queste ore permettono di dare dignità di analisi socio-politica a quelle che sono solo pericolose farneticazioni.
Se solo, al primo assalto, alla prima aggressione, al primo saluto romano, fossero state applicate tempestivamente le leggi che in Italia mettono al bando il fascismo e il razzismo,.
Se solo la parola sicurezza  fosse interpretata come battaglia per una cultura della tolleranza e del rispetto delle diversità.
Se solo la parola antifascismo invece di essere messa ad equa distanza dalla parola fascismo, fosse interpretata come l’azione continua dei cittadini democratici contro ogni forma di razzismo e intolleranza. Se continuassimo a considerarlo un valore fondante
Nicola e Renato sarebbero ancora qui con noi.
E’ necessario interrogarci su cosa è oggi o che cosa può essere oggi l'antifascismo.
Noi ne siamo convinte: l’antifascismo oggi significa   diritti, uguaglianza,  partecipazione,  pace.
                                                                               Comitato Madri per Roma Città Aperta
http://madrixromacittaperta.noblogs.org/

Commento di Alessandro Rizzo inserito Mer, 14/05/2008 14:36
DALL’INTOLLERANZA AL RAZZISMO.
Il dovere di ricordare
 
di Laura Tussi
 
L'intolleranza consiste nell'atteggiamento abituale di chi avversa le opinioni altrui, specialmente in materia politica e religiosa.
È un atteggiamento improntato ad una rigida e risentita chiusura dogmatica nei confronti degli altri, che si manifesta dalle origini dell'uomo, con la sottomissione degli schiavi, le persecuzioni degli eretici, l'antisemitismo e con fatti di violenza verso i migranti e i non comunitari.
L'intolleranza si manifesta anche contro i Sinti e i Rom perché gli abitanti delle nazioni che li ospitano si considerano appartenenti ad una patria costituita da una sola razza, poiché lo spirito nazionalistico li rende ostili a razze diverse.
Attualmente l'intolleranza ha raggiunto livelli non più sopportabili a causa della convivenza tra popoli differenti ed è motivata da un'ignoranza diffusa rispetto alle persone che la società reputa diverse, perché la gente ha sempre paura dell'ignoto e di tutto ciò che è estraneo e sconosciuto.
Un motivo che alimenta l'intolleranza è la mancanza di valori da parte delle persone che maltrattano i migranti e i non comunitari.
Anche in politica è diffusa l'ostilità.
Infatti, in modo frequente, in televisione, nei dibattiti e nei telegiornali si può assistere a discussioni molto animate tra uomini politici e anche queste sono forme di intolleranza.
Sembra impossibile che dalle scoperte di Mendel, il mondo debba ancora essere turbato dal prolungato uso del concetto di razza, reso insostenibile dallo sviluppo della genetica moderna.
 
La complessa opera di educazione e istruzione dello Stato popolare deve trovare il proprio coronamento nel riuscire a far diventare istintivo il sentimento di razza nel cuore e nel cervello della gioventù. Nessun fanciullo e nessuna fanciulla deve lasciare la scuola senza essersi reso conto fino in fondo dell'essenza della necessità della purezza del sangue.
 
Queste parole di Adolfo Hitler nel Mein Kampf inducevano alle incredibili crudeltà dei campi di concentramento e di sterminio.
La biologia moderna ha dimostrato che il concetto di razza e di sangue sono infondati.
La genetica ha mostrato come non esiste una purezza di caratteri ereditari entro popolazioni umane. Nonostante questi fondamentali principi scientifici, si manifestano attualmente forme di razzismo nei confronti degli ebrei e di tutti i “meridionali” e i diversi del mondo.
Il termine razzismo indica l'ideologia che distingue la razza umana divisa in razze superiori ed inferiori e che prevede la supremazia della razza forte su quella più debole.
Attualmente e in passato, le vittime di questa ideologia razzista sono state la razza nera e quella ebrea.
Il razzismo comporta pregiudizi, stereotipi mentali, presenti nella società, che se anche non necessariamente si esprimono in discriminazioni, possono essere sfruttati da movimenti politici radicali, che tentano di mobilitare in lotte assurde e incivili, in nome della supremazia del più forte sul più debole.
In Germania avvengono ancora manifestazioni neonaziste, dove, da una parte, si distinguono i nostalgici, i veterani di guerra, e dall'altra stanno invece giovani estremisti per cui il nazismo è un elemento di aggregazione.
Questi ultimi, detti naziskin, hanno bisogno dell'autorità di un capo che li guidi e abbia capacità di scelta e dia loro l'impressione di essere forti e non avere paura di niente.
L'intolleranza è diffusa e radicata nella nostra società, come violenza morale e fisica manifestata contro le persone portatrici di una diversità, tra cui gli ebrei, gli immigrati, le persone di colore, gli omosessuali.
L'intolleranza si manifesta in forma violenta e pericolosa.
I naziskin si rifanno agli ideali nazisti di violenza e intolleranza contro una vasta gamma di tipologie di persone considerate inferiori e diverse.
In Italia, oltre al problema naziskin, esiste il razzismo che rappresenta l'intolleranza per eccellenza. Cosa è possibile fare per escludere questo problema dalla società? Risulta necessario eliminare le discriminazioni anche all'interno di uno stesso popolo, per esempio in Italia, tra settentrionali e meridionali, perché prima di giudicare occorre conoscere.
Il razzismo, che per anni è rimasto sotterraneo, tenuto a bada perché combattuto dai partiti di sinistra, dall'associazionismo cattolico, trova adesso legittimità, in un momento di crisi economica, politica e culturale, nei fenomeni di violenza di gruppo, nei gruppi di tifosi intolleranti, nelle ronde organizzate, che fomentano raduni per eliminare lo straniero, l'immigrato, il diverso.
La crisi economica, morale e culturale che colpisce il nostro paese rischia di travolgere anche le ultime trincee della solidarietà e dell'aiuto reciproco, dove il vero problema è quella sorta di indifferenza e di silenzio che ottenebra le persone.
Ciò che più meraviglia è che proprio l'Italia, un Paese risorto sulle ceneri del regime fascista, trova difficoltà a reagire al problema del razzismo e non riesce a trovare nella propria storia e nella sua memoria gli anticorpi per risolverlo.
Stiamo perdendo la memoria storica e un popolo senza memoria non ha futuro.
Cresce sempre il rischio che si diffondano maggiormente atteggiamenti razzisti come conseguenza dell'insicurezza generale che si vive con la crisi economica, morale e culturale.
In un periodo di profonda incertezza politica, le paure vengono amplificate e cresce così la necessità di difesa.
Tutti in un certo senso siamo razzisti, almeno implicitamente nei fatti, nel silenzio, nella debolezza delle reazioni, nella scarsa volontà di capire, nell'esibire striscioni razzisti allo stadio.
Il paradosso di questo nostro Paese è che la parola solidarietà appare vuota e inutile anche se viene costantemente ripetuta e gridata.
Il razzismo si deve affrontare non solo sul piano politico e psicosociale, ma anche sul piano globale, a livello culturale.
L'oscuramento della ragione si deve all'aver accolto, forse all'inizio inconsapevolmente, per una scarsa coscienza morale, i miti dell'intolleranza fanatica, della disuguaglianza tra gli uomini e della conseguente riduzione dell'avversario a una condizione subumana e della convinzione della sovrumana qualità del proprio gruppo perennemente costretto a difendersi dall'oscura congiura dei sottouomini corruttori della propria razza primigenia e perfetta.
L'ignoranza degli avvenimenti della nostra storia recente è causata non soltanto dai programmi scolastici e nemmeno dal poco tempo che rimane all'insegnante di storia, oppresso dalla vastità della materia, ma dalla coscienza civica di ogni singolo individuo nella scelta di trasmettere quanto è avvenuto con il dovere di ricordare.
Il contatto diretto con i protagonisti dei lager è l'aspetto più affascinante, ma anche pericoloso della storia orale perché inevitabilmente soggetto all'emotività.
Quello che manca delle testimonianze è un quadro complessivo, una serie di narrazioni che permettano un paragone, un confronto tra diverse storie ed una racconto del quotidiano, delle giornate sempre uguali e spossanti, nell'obiettivo e nel fine ultimi del deportato: arrivare a sera, rimanendo vivo.
La resistenza alla spersonalizzazione e all'annientamento era costituita da piccoli episodi, che si presentavano ogni giorno e dovevano essere superati se si voleva, e poteva, evitare di essere sommersi.
È possibile essere nazisti, in maniera praticamente inconsapevole, anche in un paese democratico, attraverso quella promozione istituzionale dell'aggressività che consiste nel far parte delle forze armate e di sicurezza, le quali sono considerate indispensabili anche in un paese che voglia mantenersi neutrale.
Forze di polizia ed eserciti rappresentano una riserva di aggressività istituzionalizzata e autorizzata, con il fine di conservare il sistema, generando dimestichezza e abitudine all'aggressività, confermando una cultura della violenza suffragata e dimostrata dai mass media.
Un altro esempio di promozione istituzionale è l'emarginazione.
In ogni paese considerato civile sussistono organizzazioni pubbliche e private che si occupano istituzionalmente del controllo della devianza, che viene così messa sotto controllo per non nuocere e non creare problemi.
Dunque occorrono dei devianti per attribuire al resto dei cittadini la patente di normalità.
Questo accade nel nostro mondo equilibrato e civile come ha assunto connotazioni drammatiche nell'Europa nazista e attualmente ancora negli Stati in cui i diritti umani vengono sistematicamente negati e violati.
Il disimpegno è un altro esempio di promozione istituzionale che privilegia lo status quo, il noto, il già collaudato, le mode e la non partecipazione attiva, la stasi e la non consapevolezza.
In questa mentalità sono inserite anche la scuola, le istituzioni politiche, culturali e religiose quasi a sottolineare che il pensiero sociale, progressista e lungimirante non paga, sia a livello individuale, sia collettivo.
Questo atteggiamento molto diffuso ha vantaggi in termini di governabilità, perché la banalizzazione dell'esistenza, la minaccia dell'emarginazione, se non si seguono le leggi della subcultura del proprio gruppo di appartenenza, l'aggressività e la violenza vissute come valore accettabile in determinati contesti, sono la risoluzione per governi mediocri, in lotta per la supremazia e per garantire a chi detiene il potere la minore opposizione possibile, dove i mass media sono in grado di pubblicizzare rapidamente il nemico e il capro espiatorio, come la minoranza etnica, l'atto terroristico, la catastrofe ecologica, fino al più banale dei fatti di cronaca.
 
Laura Tussi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Commento di Laura Tussi inserito Ven, 08/05/2009 18:08