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Giovedì, 10 Aprile, 2008 - 10:16

La differenza al governo

La differenza al governo
rossana rossanda
il manifesto

Annoso il discorso sul rapporto delle donne con la politica. Scendendo al concreto, come è andata alle donne presenti nel breve governo Prodi? Lo raccontano le elette alla Camera e al Senato di Rifondazione comunista nell'instant book «La differenza in gioco», diretto da Maria Luisa Boccia, coordinato da Isabella Peretti e con le schede di Stefania Vulterini, la stessa Peretti e Federica Resta (Coordinamento delle parlamentari di Rifondazione comunista e Sinistra europea e sul web www.ladifferenzaingioco.it).
Il loro giudizio è severo. Un'occasione perduta (Boccia), un fallimento (Haidi Giuliani), parole appena più temperate nelle altre (Daniela Alfonzi, Giovanna Capelli, Elettra Deiana, Titti De Simone, Daniela Dioguardi, Mercedes Frias, Erminia Emprin, Haidi Giuliani, Vladimir Luxuria, Lidia Menapace, Maria Celeste Nardini, Anna Maria Palermo, Marilde Provera, Sabrina Siniscalchi, Tiziana Valpiana, Olimpia Vano). La brevità della legislatura non ha permesso ad alcuni risultati di arrivare in porto. E la fragilità della coalizione, disunita su questioni fondamentali, per cui il governo è stato continuamente per cadere in Senato, sul rinnovo delle missioni militari, sul protocollo del welfare. Sulle unioni civili si sono dovute contentare d'un progetto al ribasso. Della revisione della legge sulla fecondazione assistita neanche il tempo di parlare. Le cifre sono le cifre, i rapporti di forza erano quelli, ma la sofferenza è stata forte. Poche avevano una esperienza delle assemblee elettive, molte venivano perlopiù da un impegno nella società civile, e si sono sentite imbrigliate e frustrate. Tanto più in quanto non è stata l'opposizione a sconfiggerle ma la destra della coalizione vincente e l'ambigua linea di confine del «maschile». Che non hanno incontrato soltanto sui chiari «no» o « non ancora» dei compagni, ma nelle regole. Oltre che nei riti. Il morbido Senato, così lontano dal quartiere o dal scuola, così verboso da inquietare l'insegnante che vede la sua classe in visita, e si chiede che ne potranno pensare. A spostare questo molle tenace confine non basterebbe Sisifo, e anche quelle che si prefiggevano obiettivi apparentemente più raggiungibili si sono sentite bloccate. E con la sensazione di venir meno a se stesse e alla promessa implicita fatta alla loro gente accettando l'incarico. E sentendo la distanza dei movimenti e delle altre donne, come erano state all'inizio loro di fronte a un sistema parlamentare di cui nessuno spiega la complessità - on solo la complicatezza. C'è anche di questo, ma sono consapevoli tutte, ringhiando, di come sia difficile rappresentare una società percorsa da conflitti profondi, a cominciare dalla permanente sproporzione fra maschi e femmine là dove si legifera. utte col sopracciglio aggrottato, nessuna la fa facile, nessuna è stata sedotta. Ma tutte, anche quelle entrate più di malavoglia in un luogo dove ogni grande intento è ridimensionato, e molto è strumentalizzato - perfino la libertà di parola, ha dovuto constatare Lidia Menapace - dicono che l'esperienza è stata utile, non per alzare maschilmente la cresta ma per «essere». Ambivalente. Deludente ma anche gratificante. Su due livelli: uno modesto, gli interventi su situazioni gravi nelle quali come parlamentari hanno potuto penetrare e dove sono riuscite a modificare alcune situazioni e diverse vite, l'altro più prezioso, l'aver lavorato in comune, senza dilaniarsi, creando relazioni indistruttibili. E allegre. Il Coordinamento è stato un'accumulazione positiva e in qualche misura per sempre. Boccia lo dice nell'introduzione. Per noi c'è un diverso criterio di misura rispetto agli uomini - non solo i risultati, ma l'essere noi, spesso sconfitte mai vinte, donne che hanno visto molto e visto assieme. Più forti e meno sole. Più scafate, più scettiche, non abbattute. Tenute fuori per secoli dai luoghi delle decisioni pubbliche, eravamo esperte della distanza dei poteri dalla vita quotidiana, ora sappiamo anche che il legiferare non è soltanto la somma dei poteri quotidiani. È più ed è meno. La traversata delle istituzioni - per usare una definizione di Rudi Duschke - non ha catturato nessuna e le ha agguerrite tutte. Non era scritto. rossana rossanda