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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Mercoledì, 28 Novembre, 2007 - 20:28

Risposta a Clio in merito alla sua tesi su EXPO 2015

Cara Clio,
interessante l'argomento che tratta la tua tesi. E' base di una democrazia municipale, di un'idea di municipalità che parta da quel presupposto che è scritto anche nella parola "municipio", ossia dono di tutti e per tutti. Il Comune, che è comunità, è anche dono e patrimonio, ricchezza territoriale, sociale, civile, culturale, disponibile pubblicamente in modo giusto ed equo da parte di tutti.
Il ruolo dei mega eventi tu citi come fonte di analisi della tua tesi: io penso che la fonte che hai scelto sia assolutamente importante perchè, soprattutto calibrata su Milano, denota contraddizioni inaspettate e impreviste. La prassi dei mega eventi, delle manifestazioni oceaniche e mirabolanti, delle iniziative dal grande impatto mediatico, dall'immagine fortemente avvincente, non sono altro che occasioni che denotano come il Comune sia privo di una progettualità che sappia apportare contenuti, sappia apportare proposte, idee innovative e assolutamente sostenibili.
Expo 2015 sì o no? Ma io non mi fermerei a questa diatriba, in quanto con sano senso di realismo non posso che evidenziare oggi esserci a Milano un'assenza di investimento collettivo e responsabile, avvertito collegialmente, partecipato, ritorniamo al quesito strutturante l'oggetto della tua tesi, su un evento che poteva essere gestito diversamente, doveva essere gestito diversamente.
Io ho ancora negli occhi e nella memoria le grandi opere strutturali di cui l'amministrazione nella fine degli anni 80 andava a decantare in occasione dei mondiali 90: ebbene che cosa ne è rimasto di queste strutture, quelle che sono rimaste in piedi, se non, in alcuni casi, edifici non utilizzabili o edifici neppure terminati, nonostante appaltati, veri e propri mostri ecologici, mi sovviene l'ecomostro di ponte Lambro, sito nella zona di mia pertinenza, ancora oggi non soggetto a un progetto di recupero completo.

La prassi istituzionale avrebbe voluto, come denuncia De Albertis, che non è, come sottolinea il Corriere della Sera, un agitatore di folle massimalista ma è un imprenditore, una diversa cabina di regia: amministrazione, attori sociali, attori imprenditoriali, ma soprattutto comitati e cittadinanza uniti da un senso di condivisione in ottica partecipata del progetto. Questo passo non è stato fatto: è stata presentata la relazione previsionale in Consiglio Comunale, da parte della sindaca Moratti, senza nessun previo coinvolgimento dello stesso organo democratico, il consiglio comunale, composto da maggioranza e da opposizione, nella fase di analisi delle scelte, delle strategie, della portata economica della realizzazione dell'evento, della sua rilevanza sociale e culturale, dei tempi di costruzione di nuove strutture, della loro localizzazione, della loro dimensione, della loro volumetria, destinazione, dei criteri e delle linee guida delle gare d'appalto e bandi di gara per affidare a questa o a quell'altra società i progetti di edificazione strutturale. Non c'è stata una previa analisi dei costi, ma anche, e soprattutto, della capacità di Milano di poter assorbire una presenza elevata, moltiplicata, di avventori, di turisti, di ospitanti, di nuove persone, di viandanti, di espositori. Nessun tavolo è stato attivato.
Vedi, Clio, come consigliere di Zona 4, non posso che essere severamente preoccupato sia per la fase di realizzazione dei progetti, sia per la fase posteriore a questo stadio, sia nella fase di governo dell'evento nella sua portata. Milano così, rebus sic stantibus, non può ospitare EXPO 2015. Non ha le strutture adeguate. Io credo che un evento di questo calibro se deve diventare occasione di rilancio strategico ed europeo della nostra metropoli deve essere preparato in modo partecipato ma, soprattutto, con cognizione logistica della portata dello stesso. Dove sono gli spazi fisici che possano assorbire una richiesta elevata di ubicazione, di spostamento, di mobilità? Le infrastrutture pubbliche dove sono previste e quando vengono attivate?

Io non posso dirmi contrario all'EXPO 2015, ossia all'evento in sè e per sè ma, bensì, sono preoccupato di quello che in questa strategia gestionale autoreferenziale e solitaria da parte dell'amministrazione, Milano diventerà nel 2016, nonchè delle procedure che si seguiranno nell'ansia progettuale edificatrice che già ha avuto il prioprio inizio.
EXPO 2015 ha voluto significare fino a oggi due criteri precisi:
- privare la cittadinanza di una possizbilità di partecipare alla gestione e al governo del proprio territorio;
- eliminare le regole ristrettive interne al regolamento edilizio, che prevederà addirittura nessun tipo di parere consultivo di competenza non solo per i consigli di zona, anche in merito a cambiamenti volumetrici, ma anche per il consiglio comunale stesso: le DIA e le SUPERDIA, non saranno oggetto di discussione degli organi elettivi ma, bensì, solamente sottoposte a pareri di legalità da parte delle strutture tecniche, degli uffici tecnici.

Bisogna cambiare rotta? Esiste ancora margine e tempo?

Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Hai pienamente ragione sull'expo, Alessandro. Voglio ricordare ai visitatori che non c'è solo il Comune tra i "responsabili" di questa gestione accentrata ed esclusivamente affaristica, ma anche il presidente della P"rovincia, Filippo penati, ha votato col suo PD insieme alle destre sull'approvazione immediata del permesso all'Expo.
Come dire: "superiamo le ideologie, i soldi son soldi..."

Commento di Luca Angelo Rodilosso inserito Ven, 30/11/2007 15:28

Caro Luca,
tu giustamente scrivi "Voglio ricordare ai visitatori che non c'è solo il Comune tra i "responsabili" di questa gestione accentrata ed esclusivamente affaristica, ma anche il presidente della Provincia, Filippo Penati". Vedi per questa partita esistono diversi appetiti che si stanno muovendo. Da ultima la rimostranza dell'edificatore per antonomasia De Albertis che lamentava il fatto che dalla spartizione delle torte lui è stato totalmente tagliato fuori e, pertanto, assumeva su di sè principi del tipo "partecipazione" assente al momento della definizione delle regole e dei contenuti dei progetti che riguarderanno gli interventi strutturali nell'ambito territoriale. Ripeto ci sono diversi appetiti che sono trasversali: la differenza sta nell'opporsi a svendere il territorio, fatto di suolo e di sottosuolo, ai migliori offerenti a cui appaltare mirabolanti progetti edilizi a discapito di uno sviluppo sociale, culturale, civile e ambientale compatibile. Ma quello che mi chiedo dopo il 2015 cosa sarà di Milano? Sarà come nel 1991, quando diverse costruzioni sono rimaste delle vere e proprie "cattedrali nel deserto"? E cosa sarà, soprattutto, delle regole inerenti gli interventi urbanistici, sia di tipo integrativo, i PII, sia di tipo edilizio, apportanti modifiche considerevoli e sostanziali volumetriche alle costruzioni già esistenti, quando già oggi il nuovo regolamento prevede una cessione di compravendita tra costruttori e proprietari i diritti di costruzione e di edificazione: come per dire questa variazione di volumetria nel mio edificio non mi serve e, pertanto, la cedo al mio vicino che potrà costruire ed edificare magari altri piani del propri stabile seza nessun tipo di regola e logica territoriale e di programmazione territoriale. Questo accade all'alba dell'apertura dei "giochi" in vista dell'EXPO 2015. Opporsi a questa logica ora, altrimenti quando?

Un caro saluto
Alessandro

Commento di Alessandro Rizzo inserito Sab, 05/01/2008 15:30