.: Il Blog di Alessandro Rizzo

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Il Comune di Rimini contro l'omofobia: ma Milano cosa fa?
Milano può fare qualcosa, come Comune, prendendo esempio da Rimini e da altre buone pratiche amministrative che hanno garantito l'abbattimento progressivo di un pregiudizio diffuso da un'ignoranza che colpisce, soprattutto, alcuni che dovrebbero essere definiti come "rappresentanti della collettività". Ma Milano non ha saputo ancora dare risposta a riguardo. Non ha saputo riprendere l'esame della proposta di delibera di istituire un registro delle convivenze affettive, così come licenziato dalle Commissioni Politiche Sociali e Pari Opoortunità. L'ISTAT ha deliberato di inserire nei moduli per la dichiarazione dei redditi l'opzione "conviventi omosessuali", garantendo un'uniformità nella modalità di dichiarazione alle coppie eterosessuali di diritto. E', questo, un passo in avanti che precede, come sempre, una legislazione stantia, anacronistica, fortemente ridotta ai pregiudizi ideologici e ai confessionalismi disumani. La società civile, cosiddetta, fatta di realtà, istituzioni giudiziarie, enti amministrativi palesa una sensibilità politica di rappresentanza della comunità lgbt maggiore di un Parlamento fermo e immobile nell'assicurare l'applicazione dell'Articolo 3 della Costituzione e nel recepire e comprendere, intelligere, le necessità e le identità di una comunità di cittadine e di cittadini che non possono essere considerati di livello inferiore rispetto ad altri. Milano ha visto diversi atti di intolleranza omofobica contro sedi, locali gay e lesbo, diverse aggressioni a danno di persone, ma ha rigettato una proposta di delibera con pretesti assurdi e infondati, con un voto negativo che ha visto appartenenze trasversali. E' certamente un problema culturale, ma la città non può attendere se viene definita europea, se viene definita civile, se viene definita come realtà dove la concentrazione di persone lgbt è ancora più forte, prevalente.
Ma quanto occorre aspettare ancora per vedere una riforma amministrativa che sappia garantire un riconoscimento di opportunità e di diritti e garanzie per le persone lgbt, che lavorano, che consumano, che pagano le tasse, che contribuiscono allo sviluppo collettivo della collettività? Ma è ancora tollerabile questo stato di cose immobile e fermo? Ma è ancora sopportabile sentire affermazioni di alcuni consiglieri, regionali e provinciali, che negano esserci un pregiudizio omofobico in alcune manifestazioni indegne della società, e che definiscono alcune proposte di buon senso di estensione delle opportunità a omosessuali e trans con epiteti denigratori e diffamatori senza precedenti? Ma come tollerare simili atteggiamenti di omofobia e di ignoranza da parte di alcuni che dovrebbero essere "rappresentanti della cittadinanza"? Ma chi credono di rappresentare così facendo?
Io attendo una svolta e credo che dai territori e dalla base sociale questa svolta può giungere, può essere detonata. Presenterò un'istanza, un livello di atto amministrativo del Consiglio di Zona che incide propositivamente ai livelli comunali, nel prossimo consiglio di giovedì 8 aprile per sollecitare un riesame della proposta di istituire il registro delle convivenze affettive e per assicurare un percorso che porti al recepimento di pratiche e provvedimenti simili a quelli adottati dal Comune di Rimini per fronteggiare coi contenuti e la determinazione una piaga sociale insopportabile e presente nel tessuto del nostro Paese, spesso incancrenito da pregiudizi e da discriminazioni verso il "diverso" di turno. Io non sono intenzionato ad attendere ancora molto, però. Io penso che sia giunta l'ora di fare sentire una voce soffocata dalle istituzioni, silentita, ignorata, la peggiore risposta data finora. Tutto questo deve avvenire sotto forme differenti di mobilitazione e di manifestazione della propria denuncia. Nella legalità, sia chiaro, ma con determinazione e inflessibile costanza.
Alessandro Rizzo
Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano