.: Il Blog di Alessandro Rizzo

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Dalla scuola alla cultura: da Milano la mobilitazione
La scuola pubblica riceve un colpo mortale da parte del Governo Berlusconi, il quale autoritariamente approva in procedura d'urgenza un decreto, il 133, passato come formalmente decreto Gelmini, ma in realtà scritto e predisposto dal ministro Tremonti, che potremmo scherzosamente chiamare "mani di forbice", verso cui tutto il mondo scolastico ha palesato opposizione, critica e contrasto, dagli insegnanti ai genitori, dalle ricercatrici e ricercatori ai docenti, ai rettori, alle studentesse e agli studenti che ogni giorno esprimono la propria contrarietà propositiva con mobilitazioni coinvolgenti e lezioni in piazza. La scuola pubblica è affossata. E' un corpo posto in una bara, come bene hanno inscenato nell'ultima manifestazioni diverse studentesse e diversi studenti di varie università italiane.
E' estremismo chiedere che il contenuto devastante della ormai legge Tremonti, scusate Gelmini, venga totalmente rivisto, in quanto taglia, non risparmia, fondi cospicui alle voci di spesa per il sostegno alla didattica scolastica e universitaria, alle strutture scolastiche e alla ricerca scientifica? Coloro che vivono il mondo della scuola e delle università rivendiano una loro titolarità: essere protagonisti della propria dimensione, che non è particolare interesse corporativo ma, bensì, un valore istituzionale, mi si passi questo termine prestato dal discorso fatto da Calamandrei nel 1950 in difesa della scuola pubblica, da tutelare per il benessere futuro comune e per la crescita sociale e civica della cittadinanza, del Paese.
Mentre un corteo di manifestanti a Milano, stamattina, all'alba di una giornata uggiosa sia per quanto concerne il tempo, sia per quanto concerne il destino di questo nostro stato in declino, la sindaca Moratti si trovava a Roma in un vertice di maggioranza di governo e ha dato pubblica comunicazione della nomina del prossimo asessore alla cultura a Milano. Non solo le crisi di maggioranza si risolvono ormai in stanze e luoghi diversi dal Parlamento, come insegna Berlusconi e i suoi accoliti fedeli al governo; non solo le leggi si scrivono in piena estate, quelle meno popolari, posiamo dire anche se non si comprende cosa sia popolare in questo centrodestra anomalo, sulla scrivania di casa Tremonti: ma anche le questioni che concernono l'amministrazione comunale, il suo futuro, le scelte di governo, vengono prse fuori dai contesti consiliari, o in "apparati tecnici" ad hoc formati, come per i parcheggi e la valutazione della loro sostenibilità, oppure in sale affrescate da meravigliosi dipinti nei Palazzi romani. L'assessore, ha deciso la Moratti, scusate la Brichetto, è Finazzer Flory, una eclettica espressione del mondo dell'arte, uomo dalla fervida creatività e inventività, sopratutto nella creazione di circuiti piuttosto lucrosi del mondo della cultura memneghina, sempre più degradato a mero spettacolo.
Nessuna discussione previa è stata fatta, come in un feudo in cui la qualifica di vasallo o di valvassore veniva gentilmente concessa e revocata dall'illustre e magnanima figura del potente territoriale. Oppure come nello Stato del Vaticano del 1700 quando le qualifiche di nobile venivano concesse a questo o quell'altro servizievole individuo o casata familiare, a discrezione totale della divina volontà papalina.
Così è avvenuto. Tanto è che lo stesso Assessore Sgarbi, ormai liquidato dalla sindaca, sorpreso da tale nomina repentina sia uscito con la frase:"La Moratti non può nominare nessun mio successore alla guida dell'Assessorato alla Cultura, in quanto nessuna revoca della delega formalmente è giunta nei miei confronti".
Ci si chiede come mai lo stato della cultura a Milano e in Italia sia in totale decadenza. Oltre ai fondi che vengono sempre più soppressi dal governo per tale voce, vuoi per fare fronte alla normativa che abroga l'ICI indistintamente e a beneficio dei più ricchi, come sottolineava giustamente l'onorevole Di Pietro nella trasmissione di Ballarò di ieri sera, la politica culturale a Milano viene guidata e costruita a tavolino dai soliti noti, escludendo quel variegato e vivace panorama esistente di vitalità creativa indipendente.
Non esiste a Milano, a differenza di Torino, Bologna, Firenze, Venezia, un momento di eccellenza dove comunemente si metta insieme esperienze diverse in specifici campi creando contaminazioni positive e con valenza e di qualità internazionale. Iniziative atomizzate, totalmente incoerenti, fortemente uniche, non nell'esclusività ma nella capacità di esclusione, non in rete: è il panorama inquietante di un modello culturale che dissepa ogni possibilità di creazione di un circolo virtuoso a favore di uno sviluppo e di una fruizione universale dell'offerta culturale.
Occorre invertire la rotta, creando la proposta con il coinvolgimento dei soggetti attivi e partecipativi del tessuto civico e culturale della città.
E' arrivato il momento.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano