.: Il Blog di Alessandro Rizzo

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sottoscrivete l'appello per Pegah per evitare la barbarie
In Iran l'omosessualità è reato. Ma non solo viene punito, perseguito, diventa oggetto di procedimento penale: l'omosessualità prevede delle pene capitali, ossia la pena di morte.
Nel 2005 due adolescenti reputati essere gay e sospettati di avere stuprato un coetaneo, senza alcuna prova, sono stati impiccati in pubblica piazza: la pena esemplare che denigra la persona, che la annienta, per una colpa inesistente, per il fatto di scegliere liberamente il proprio orientamento sessuale. Oggi Pegah Emambakhsh, una donna di 40 anni rischia di essere rimpatriata in Iran, nella propria terra natia, dal governo britannico. Pegah è trattenuta in un centro di accoglienza Yarlswood di Bedford, dopo un decreto di espulsione emesso dopo l'arresto della ragazza. Il diritto di asilo in questo caso non sussiste? Pegah rischia di essere uccisa da una pena da definirsi barbarica: i diritti umani vengono elusi costantemente dall'Iran, fin dai tempi della nascita del regime vicino alle ideologie di Komeini, confessionale. La pena capitale a cui è stata condannata Pegah è la lapidazione lenta, ossia un modo sadico e veramente disumano di uccidere una persona, lanciando alla stessa prima pietre di media dimensione, che possano produrre contusoni dolorose, poi pietre di dimensione sempre maggiore, fino ad arrivare al colpo finale, se sussiste, in quanto, spesso, si tiene la vittima agonizzante fino allo stremo delle sue forze, all'ultimo respiro. Pegah rischia di essere rimaptriata solamente perchè arrestata, considerata non beneficiante del diritto di soggiornare in Gran Bretagna, nonostante si sia in presenza di una causa chiara che determina l'ascrivibilità del caso nella piena titolarità di beneficiare il soggetto richiedente di diritto di asilo, quindi di soggiorno assicurato, di piena e indiscutibile accoglienza. Le organizzazioni per i diritti civili e umani internazionali e britanniche si stanno mobilitando per chiedere al governo Brown di rivedere e modificare la propria decisione che risulterebbe essere stridente, assai antitetica e fortemente contrastante con la storia di un Paese che è civile, in quanto primo al mondo ad avere garantito una carta costituzionale, la Magna Charta, e ad avere istituito un Parlamento rappresentativo, una Monarchia costituzionale, grande conquista di democrazia per l'Europa dei regni dei sovrani assoluti. Aderire all'appello che riporto a piè di pagina è un dovere se, in un futuro ormai prossimo, rischieremmo di vedere i nostri diritti, quelli di altre categorie, di altre persone, a rischio: occorre tutelare un diritto ormai acquisito come indiscutibile della libertà di orientamento sessuale e di eguaglianza, giustizia sociale e civile a prescindere dalle proprie inclinazioni sessuali e preferenze. Non è ammissibile che nel Terzo Millennio ci siano ancora episodi di questa portata medioevale che facciano di una personale scelta un caso perseguibile: credo che sia condannabile oltremodo se l'atteggiamento della Gran Bretagna perdurasse indistintamente, aprendo una gorssa falda nella storia democratica e civile di questo Paese, che ancora vorrei considerare, come fino a oggi fatto, Paese dei diritti umani.
Fermare questa onta è un dovere se vogliamo un mondo dove l'umanità non possa più vedere ripetersi i gravi crimini efferati di un passato fatto di sangue e di repressione di innocenti.
La Gran Bretagna rifiuta l’asilo ad una cittadina iraniana lesbica condannata a morte
http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=1815
matteo.pegoraro@infinito.it
roberto.malini@annesdoor.com