.: Il Blog di Alessandro Rizzo

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Pensare il vestito in modo ecologico
Un interessante articolo di Carnazzi di Lifegate invita a pensare ecologico nella moda e nella cultura dell'abbigliamento, lanciando un comportamento etico nel rispetto della natura e di noi stessi. Non abbiamo mai immaginato che molti nostri indumenti possano essere intollerabili per il nostro fisico nonchè per l'intero sistema ambientale e naturale, data la modalità di produzione dei medesimi.
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Nudi, nell'intimità
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Nudi, col cuore che batte avvolti alla persona che si ama. E poi sotto la doccia.
Pensateci bene. Sono gli unici momenti di tutta la vita in cui il nostro corpo non è coperto da un qualche indumento...
...Che siano i pochi centimetri quadrati del costume da bagno o i pesanti pastrani in cui ci s’imbacucca goffamente d’inverno. I vestiti sono una “seconda pelle” che copre, protegge dalle intemperie, riscalda. Che sfoggiamo per motivi estetici, culturali, rituali ed edonistici. Un lembo di stoffa ci accompagna ovunque, comunque, e l’industria della moda, economicamente prepotente e appariscente in tutti i paesi ricchi, ne studia tagli, linee, colori e tendenze.
Nulla di tutto ciò è scritto sull’etichetta dei vestiti.
È da notare che le reazioni paiono provocate soprattutto dai colori aptenici usati per ottenere il “blu scuro”, e molta parte delle persone allergiche sembrano non tollerare proprio i capi tinti di questo colore.
Dopo il raccolto, le fibre vengono filate e tinte esclusivamente con puro indaco e trattate con processi in linea coi dettami del più grande e rigoroso standard internazionale, l’Oeko-Tex 100, che garantisce la totale assenza di rilascio per sfregamento di sostanze tossiche. Perfino il filo per cucire, il cosiddetto cucirino, dev’essere in puro cotone, così come bottoni, cerniere e rivetti sono privi di contaminanti.