.: Il Blog di Alessandro Rizzo

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Bush a Roma - alternativa nonviolenta
La scadenza del 9 giugno, visita di Bush a Roma: una proposta di iniziativa e di metodo nonviolenti per affrontarla
di Alfonso Navarra
I due appelli contro Bush
Per "accogliere" Bush a Roma il 9 giugno sono gia' stati lanciati due appelli.
Il primo e' quello del Partito comunista di Ferrando, Sinistra Critica, Officina Comunista, senatori e intellettuali "disobbedienti", Forum Palestina, Cobas, Centri sociali, "Disarmiamoli" .
Mi permetto di ipotizzare che trae la sua spinta propulsiva non da una violonta' pacifista ma da coloro che sentono l'esigenza di "rifondare Rifondazione Comunista".
L'obiettivo principale e' quello di attaccare il govrerno italiano e Rifondazione che lo sostiene.
Il secondo e' quello della stessa Rifondazione, con Arci, Fiom, Sinistra Democratica di Mussi, il Pdci di Diliberto...
Anche qui ho l'impressione che il tentativo sia quello di rassicurare la base militante ed elettorale sul DNA antiamericano delle forze promotrici, negando che vi sia "subordinazione" del governo Prodi alla politica di Bush. In questo caso si vuole una manifestazione solo "contro Bush, non contro Prodi".
Leggo sul Manifesto di oggi una dichiarazione di Alessandra Mecozzi, responsabile dell'ufficio internazionale della FIOM:
"Quello che conta e' che ad accogliere Bush ci saranno manifestazioni capaci di manifestare un energico dissenso a tutta la sua politica, a partire dalla guerra per finire con il liberismo e le politiche ambientali".
Per quanto riguarda questo appello di Rifondazione, Arci, Fiom e compagnia cantante e concertante, osserverei che e' sin troppo facile scaricare tutte le responsabilita' della guerra globale in Medio Oriente sul cattivissimo Bush dimenticando quelle - sicuramente inferiori, ma pur sempre consistenti - del nostro "governo amico", che e' andato su - e va benissimo contro il "pericolo Berlusconi" - con il voto determinante, esplicitamente richiesto, dei "pacifisti".
La politica di Prodi, a mio avviso, per le ragioni che spiega benissimo Riccardo Petrella nel suo ultimo libro "Una nuova narrazione del mondo" (EMI edizioni), e' attivamente promotrice della oppressione del Sud del mondo basato sullo scambio ineguale e sulla rapina delle materie prime, sull'usura del debito estero e sui vincoli strutturali imposti dal FMI, dalla Banca Mondiale, dalla OMC, sullo sfruttamento della forza lavoro "delocalizzata" e/o immigrata, sulla finanziarizzazione parassitaria dell'economia.
Questa politica merita oggi la nostra opposizione a tutto campo, e non solo sugli aspetti specifici in materia di difesa e sicurezza, che sono di natura bellica, inutile girarci ipocritamente intorno: e' infatti pienamente ispirata alla "narrazione dominante del mondo", oggi sospinta da tre forze: la fede nella tecnologia e nella "forza" intesa come capacita' distruttiva, la fiducia nel capitalismo finanziario, la convinzione della impossibilita' di alternative al sistema attuale.
Crediamo forse, per fare un esempio, che l'Italia si sia ritirata dall'Iraq solo perchè ha richiamato indietro i soldati in divisa? O non stia ancora brigando, tramite l'ENI, di prendersi la sua fetta di torta petrolifera con i giacimenti di Nassyria?
Nel secondo appello, chiamiamolo "antigovernativo", che si discutera' il 18 maggio (alle 16.30 presso la Facolta' di Lettere la Sapienza) non noto - a dire il vero - una particolare profondita' e complessita' di analisi, che possa tradursi in un dissenso credibile e condivisibile da parte della piu' ampia opinione pubblica.
Il testo potrebbe benissimo essere stato scritto 40 anni fa (circa) quando nelle piazze gli extraparlamentari di sinistra (incluso il sottoscritto) gridavano: NIXON BOIA, ANDREOTTI E' LA TUA TROIA".
Oggi un titolo azzecatissimo, per il testo in questione, dalle parole e toni identici a quelli degli anni '70 (cambia solo qualche particolare: ad es. si contestano i caccia F35 al posto degli F16) e': BUSH BOIA, PRODI E' LA TUA TROIA".
La LDU, nonostante il coinvolgimento di soggetti con cui stiamo proficuamente collaborando nell'iniziativa della "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace", propone che il Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO" non vi aderisca per i seguenti motivi:
1- non ci interessa il festival protestatario del NO che non e' capace di proporre soluzioni alternative ai problemi che denuncia;
2- suscita inestinguibili dubbi lo strabismo analitico che non individua il ruolo attivo (e non semplicemente derivato e reattivo) del terrorismo islamico nella "tendenza alla guerra globale";
3- il moderatismo che critica il militarismo governativo dal punto di vista di chi rifiuta il "dominio americano" non e' all'altezza della drammaticita' dei problemi che la crisi della civilta' della violenza, della potenza e della guerra ci prospetta;
4- il ritualismo comportamentale di chi saltabecca da un corteo all'altro, inseguendo le scadenze fissate dall'agenda dei potenti, non e' un fondamento solido per costruire percorsi di pace (essi si radicano meglio su gesti di lunga durata, che possibilmente cambino stabilmente la vita quotidiana e/o definiscano condizioni giuridiche permanenti, tipo l'obiezione di coscienza).
Una frase e' purtroppo rivelatrice su come gli estensori dell'appello siano sensibili ai problemi di potere (e quindi inconsapevolmente assetati di potere) ma non al grido di dolore delle vittime della macchina economico-politico-militare che opprime e schiaccia la maggioranza dei "dannati", dei diseredati della Terra.
E' quando viene detto:
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un´altra Italia".
AMBASCIATE DI PACE PER IL DISARMO EUROMEDITERRANEO
OVVERO: COME ATTUARE DAL BASSO BARCELLONA 1995
Il progetto consiste nell'individuare ed aprire uffici a Teheran, Gerusalemme, Mogadiscio, etc., contrassegnati da bandiere iridate che, raccordando ONG autenticamente indipendenti e neutrali, devono perseguire l'attuazione dal basso della Dichiarazione di Barcellona (1995): i governi di Europa, Mediterraneo e Medio Oriente (allargato) devono decidere di liberarsi subito dalle armi di sterminio di massa stipulando un Trattato come quelli di Africa, America Latina, Sud Est Asiatico, Pacifico del Sud.
Una prima tappa significativa è stata individuata per l'attuazione del progetto: una Conferenza delle città emule della Firenze di La Pira, aderenti all'idea della denuclearizzazione, che sottoscrivano un Trattato di disarmo "dal basso" impegnativo per i cittadini animati da volontà di pace: vale a dire, la stragrande maggioranza.
In tale prospettiva il Coordinamento, ed i soggetti con i quali esso collabora, sostengono l'iniziativa, proveniente dalla società civile iraniana e annunciata in Italia da Shirin Ebadi, Nobel per la pace 2003, di un referendum popolare sul progetto uranio. A tale scopo propone di far nascere in Italia (e nel mondo) un Comitato di Solidarietà col movimento antinucleare iraniano.
venerdì 1 GIUGNO - ore 11.30 Roma o Milano