.: Il Blog di Alessandro Rizzo

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Il 17 febbraio a Reggio Calabria contro la mafia
I ragazzi scendono in piazza, a Reggio Calabria, il 17 febbraio contro la mafia, per manifestare contro la preopotenza delle famiglie, per dire BASTA e invitare lo stato a prendere provvedimenti ancora più chiari e incisivi contro ogni forma di crimine, di illegalità, di sopruso, di violenza, che insanguinano la Calabria, la Locride, il nostro Sud, l'Italia intera. Per un cultura di pace, di democrazia, per la giustizia, la libertà, la dignità dell'uomo. Dopo più di un anno dalla barbara uccisione del Vicepresidente della Calabria, Fortugno: per contrastare e negare il consenso a una situazione micidiale
L’impegno che abbiamo portato avanti, concretamente e con coscienza, per restituire alla Calabria ed ai calabresi la dignità di vivere in maniera normale nella propria regione, continua giorno dopo giorno, così come il nostro porci come massa critica per monitorare e denunciare quanto c’è di poco chiaro nelle nostre massime amministrazioni.
Spesso, proprio qui, abbiamo fatto fatica a farci comprendere, sentire e ad accreditarci, ma, nonostante questo, abbiamo scelto di non arrenderci.
Perché nelle nostre orecchie risuonano ancora gli spari del 16 ottobre del 2005, perché i nostri cuori sono rimasti trafitti dalle lacrime dei parenti dei tanti morti ammazzati nelle strade, perché le nostre coscienze non possono permettere che si continui ad uccidere rimanendo impuniti e le nostre voci non possono rimanere mute davanti agli innumerevoli casi di “lupara bianca“, di persone scomparse, di famiglie straziate.
Perché cose del genere non accadano più.
Molto spesso ci si sente immuni al problema ‘ndrangheta, finché non ci troviamo a doverne affrontare la prepotenza.
Tutto normale, preventivato, anche se completamente assurdo.
Tutto consumato in silenzio.
Come quando ammazzano qualcuno a te caro e sai chi è stato, ma quel nome è troppo pesante da dire, così come diventa troppo rischioso chiedere che sia fatta giustizia, perché certi nomi sono impronunciabili. E allora si ingoiano bocconi amari e si continua la solita vita.
In silenzio.
Perché, sia chiaro, alla fine chi ci rimette è la povera gente, non “lorsignori“.
No, quelli guardano dall’alto delle loro ville al Nord, sicuri ed al calduccio! C’è chi paga per loro.
In Calabria è rimasta solo la spietata manovalanza, quella che si occupa di tenere sotto controllo il territorio e soggiogare, sostituendosi allo Stato, i calabresi. E’ quella a cui ci si rivolge per comprare i propri diritti, quella che alimentiamo con l’ignoranza e la paura.
Noi vogliamo mettere in pratica le parole del Giudice Borsellino: <>.
Dobbiamo essere noi i primi a volerlo, noi i primi a ripudiarla, noi i primi a capire che le alternative ci sono, anche se costano fatica, anche se si penserà di essere da soli a crederci.
Perché non è così. Noi stiamo combattendo per questo, ci crediamo e la speranza che voi siate con noi è la forza che anima le nostre scelte.
La scelta sta a noi.
Vedete, è facile dire “no alla mafia“.
Il difficile è scegliere davvero da che parte stare, rinunciare a quella vita facile che “lorsignori” vendono al prezzo della dignità, sporcarsi le mani per la collettività senza avere nulla in cambio se non la consapevolezza di essere dalla parte del giusto.
Purtroppo, se qui viviamo a stretto contatto con la violenza della ‘ndrangheta, piangendo morti su morti e ricercando senza tregua la giustizia, nel resto d’Italia la malavita ha già messo le radici nei Palazzi ed ovunque girino i soldi, corrompendo, taglieggiando e minacciando gli imprenditori così come avviene dalle nostre parti, solo che se succede a Locri, è scontato, se accade in provincia di Milano inizia a diventare assurdo quanto inquietante.
Per questo il nostro appello non vuole fermarsi solo ai calabresi, ma vuole essere un richiamo per TUTTI gli italiani onesti, perché c’è sempre, in ogni regione, qualcosa che prende il nome di “mafiosità di comportamento“. E’ il pensare di poter essere diversi rispetto agli altri, il pretendere di poter comprare e vendere dei diritti, il curarsi esclusivamente del proprio bene anche a scapito degli altri.
Abbiamo avuto grandi esempi non solo in Calabria, persone che sono morte per vivere nella legalità compiendo con coscienza il proprio dovere. Tanti, troppi nomi dimenticati.
E continuiamo ad aggiungere volti e nomi alla lunga lista dei giovani morti ammazzati o scomparsi.
E nella disgrazia, non mancano degli esempi eroici, come quello di Liliana Carbone, mamma simbolo della Locride, che con forza chiede giustizia per suo figlio Massimiliano, ucciso da mano mafiosa il 24 settembre del 2004. Ma non è la sola, c’è la moglie di Renato Vettrice, scomparso sempre nella Locride da quasi due anni, c’è il coraggioso esempio della mamma e del fratello di Francesco Aloi, scomparso in provincia di Vibo, morto a dire degli organi competenti, ma senza che se ne sia stato trovato il movente.
Casi di “lupara bianca” come quello del giovane Valentino.
Casi che devono spingerci ad unire le nostre voci a quelle disperate di queste donne che chiedono semplicemente che la giustizia e la verità non siano solo termini sul vocabolario.
Perchè tutto questo non è normale. Non dobbiamo permettere che lo sia o lo diventi.
Il 17 febbraio noi scenderemo per le strade di Reggio, saremo ragazzi, ma vorremmo che con noi ci fossero sia quella società civile che si dice indignata davanti a tutto questo, sia le Istituzioni che promettono di impegnarsi contro le mafie, ma che più delle volte, purtroppo, ci accompagnano solo ai funerali dei nostri morti.
Vorremmo che ci fossero tutti quei giovani che ci hanno incoraggiati da tutta Italia, quelli che si sono arrabbiati con noi dopo l’omicidio Fortugno, quelli che credono che sia un diritto ed un dovere cambiare questa terra e questa mentalità, quelli che sentono nel cuore, davvero, di voler NEGARE IL CONSENSO ALLE MAFIE.
http://17febbraio.ammazzateci