Due precedenti abbastanza chiari ...
Due casi che possono diventare antecedenti giudiziari contro l'omossione di intervento da parte degli amministratori locali contro l'inquinamento da emissioni da traffico cittadino ...
Gli interventi sono inerenti a un articolo di Vincenzo Brancatisano pubblicato sulla Gazzetta di Modena
Buona lettura e visione ...
“Il presidente della Regione Toscana, Martini, e i sindaci di Firenze e di altri Comuni, con i rispettivi assessori all'ambiente, non avrebbero contrastato come avrebbero dovuto l'inquinamento atmosferico e non avrebbero difeso come avrebbero dovuto la salute pubblica. Lo sostiene la Procura della Repubblica di Firenze, che ha chiuso le indagini sull'inquinamento atmosferico nell'area fiorentina iniziate nel 2005. Il pm Prodomo contesta a Martini e Artusa il rifiuto e l'omissione di atti d' ufficio. Gli stessi, insieme con i sindaci e gli assessori comunali, sono accusati di «getto pericoloso di cose». Gli amministratori hanno ricevuto gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari e tra 15 giorni il pm deciderà a carico di chi formulare le richieste di rinvio a giudizio.”
“Modena città capitale regionale delle polveri sottili. Talmente sottili che non si sentono e non si vedono. Anzi, non si vedevano. Finora infatti ci dovevamo accontentare di numeri e percentuali e questo autorizzava tutti a far finta di niente. Ma ora siamo in grado di mostrare l’immagine terrificante di uno dei filtri utilizzati dalle aziende detentrici del controllo delle polveri sottili, le Pm10, presso le centraline d’allarme istituite nelle città e nelle periferie. Siamo entrati in possesso del filtro della centralina di una zona centrale di Modena e basterebbe osservarlo per rendere superflui comunicati e ordinanze di blocco traffico. Si tratta di un dischetto di tessuto di colore bianchissimo che dopo l’uso ha assunto, solo da una parte, un colore topo scuro, tendente al nero. La consistenza della sinistra sostanza depositata sul filtro fa pensare a una moquette scura. Sono state sufficienti le rituali 12 ore di esposizione all’aria aperta per renderlo così. La centralina è munita di un aspiratore che simula la respirazione umana, ha la stessa potenza, e ciò ci fa ritenere che ciascuno di noi immette in mezza giornata nel proprio organismo - dal naso o dalla bocca, passando per la trachea e i bronchi – una corrispondente quantità di particolato killer."
ATTENDERE ANCORA DIVENTA MICIDIALE
Si parla di 800000 macchine che vengono vomitate ogni mattina nella città di Milano: dico bene, 80000. Questo è un primo dato: cosa c'è di allarmante? Bene tenete conto che ognuna di queste autovetture sono delle "bombe" chimiche che si riversano nelle strade della nostra città, ogni giorno, la percorrono e a ogni passo riversano nell'aria un numero elevato di polveri sottili, PM10. Ma oltre a questo fatto aggiungiamo l'assenza totale di predisposizioni regolamentari e normative che siano indirizzate a risolvere questa piaga che mette in pericolo la vita di noi cittadine e cittadini. Voi sapete cosa sono le polveri sottili, giusto? Sono delle particelle molto piccole, infinitamente piccole, che riescono a entrare nell'organismo non solo attraverso la bocca, il naso, ossia le vie respiratorie, ma anche riescono a ingfiltrarsi nei pori della pelle, a entrare data la loro dimensione assolutamente ridotta, non percepibile all'occhio umano, e neppure con telescopi ad alta dimensione. Esistono e non si vedono: come gli acari, ma queste particelle sono scientificamente appurate nella loro esistenza, che arreca nocumento alla salute di ogni essere vivente, oltre che per la vegetazione e l'ambiente naturale. Sul blog di Beppe Grillo abbiamo una foto che documenta in modo reale e inquietante questo dato: un filtro viene posto all'aperto in una strada trafficata, in quel caso il centro di Modena. Ebbene dopo 12 ore di esposizione il filtro da bianco che era è diventato colore nerastro, grigio scuro. E sapete cosa è dovuto questo camaleontico cambiamento cromatico: alla presenza delle polveri sottili. L'Europa invita le amministrazioni LOCALI, sindaci, presidenti di Regione, Provincia, a predisporre misure che possano evitare l'acuirsi di una problematica ormai già irrimediabile in alcuni suoi aspetti. Ma a Milano non si muove niente, l'assoluta calma, la perdita di tempo a discuisire se è utile chiudere il traffico per un giorno, se è importante mettere i ticket di ingresso, la pollution charge, se è utile costruire altri parcheggi NON PERTINENZIALI in pieno centro città, come miele per le api per il riversarsi ancora maggiore di automobili nel centro della città. Una proposta era stata fatta, dalla Lista che rappresento in Consiglio di Zona 4, la Lista Uniti con Dario Fo per Milano: rendiamo le aree dismesse nell'estrema periferia della città parcheggi di interscambio dove poter parcheggiare le automobili e prendere la navetta che conduca in città, agevolando nelle tariffe per l'utilizzo dei mezzi pubblici coloro i quali, facendo questa scelta importante, contribuiscono a non apportare un altro alto tasso di PM10 nella città, quindi nei nostri polmoni. Se n'è parlato? No! Si parla di parcheggi sotterranei, di grande calibratura, 2000 posti auto in una zona semicentrale come Porta Vittoria, per richiamare altre autovetture nella città, dare a loro tutti i confort possibili, e, magari, tenere aperta l'autorimessa anche nelle ore notturne. Croci, l'assessore, considera: meno auto per strada maggiori auto sottoterra. Ma dico io come è possibile pensare a questo? Ma che senso ha spostare le automobili da un posto all'altro, se il problema è LA PRESENZA DELLE MEDESIME IN CITTA'! Livingstone docet: occorre rendere AGEVOLATO, CONVENIENTE E UTILE L'UTILIZZO DEI MEZZI PUBBLICI! Ma come? Rottamando gli automezzi che sono FUORI NORMA, vuoi per emissioni da traffico che sprigionano nell'aria, vuoi anche per sicurezza delle strutture stesse, a volte pericolanti (ci sono ancora TRAM risalenti al 1920 e che ogni 2 per 3 sono soggetti a deragliamento!): non è una buona idea? Non è una buona idea costruire nelle aree dismesse della megalopoli in epoca post fordista parcheggi non pertinenziali di interscambio? E le tariffe per utilizzare il mezzo pubblico non possono essere abbassate? E per chi sceglie di abbandonare l'automobile in periferia non può avere la possibilità di utilizzare i mezzi per tutto il servizio giornaliero usufruendo solamente del ticket del parcheggio come documento per salire sui mezzi? Poi sì, quindi, procediamo pure con la pollution charge, ma pensiamo anche al car sharing che garantisce una DIMINUZIONE ESPONENZIALE dell'autovettura e del tempo del suo utilizzo, senza scarrozzare tutto il giorno da destra a manca per la città, magari solo per fare 300 METRI! Pensiamo all'uso del taxi collettivo. Pensiamo alla rottamazione dei vecchi taxi inquinanti e alla loro sostituzione con macchine EURO 4, EURO 5 appena saranno poste sul mercato, data la direttiva europea che è un toccasana per il futuro dell'industria automobilistica secondo criteri di eco compatibilità. Ma dico di questo se ne parla in Comune, in Giunta? Oppure si continua a pugnare su questioni IRRILEVANTI e INSIGNIFICANTI? Non vorrei, perchè spero si possa proporre istituzionalmente qualcosa che cambi questa SITUAZIONE LETTERALMENTE MICIDIALE, vedermi cittadine e cittadini che ricorrano al GIUDICE per chiedere di procedere, dico PROCEDERE, contro assessori e amministratori per rifiuto e omissione di atti d' ufficio, dovuta all'INADEMPIENZA di procedure attuative delle disposizioni EUROPEE in tema di traffico, mobilità e tutela dell'ambiente. Gli estremi ci sono, come in altri contesti cittadini hanno dimostrato alcuni PM, per esempio a Firenze e a Modena, dove esiste una minima risposta, dico MINIMA non totalmente ASSENTE COME A MILANO, ma INSUFFICENTE, per risolvere questa piaga umano - ambientale.
La rivolta del popolo al FORNO DELLE GRUCCE di certo non appartiene alla memoria storica letteraria, ma può riproporsi in ogni istante. Io direi che cominciare SERIAMENTE e non con butade dell'ultimo minuto dichiarate alla stampa per garantirsi la visibilità sulla prima pagina locale, dico MISERAMENTE LOCALE, del giorno, A PARLARE DI DISPOSIZIONI URGENTI DA PRENDERE SUL TEMA DEL TRAFFICO CITTADINO E SUYLLA TUTELA DELL'AMBIENTE E DELLA SALUTE DELLA CITTADINANZA sia fondamentale quanto meno un inizio per assumersi la responsabilità tutta e la volontà politica di risolvere questo mostro tentacolare che si erige sopra le nostre teste. PARTIAMO ORA?
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
UNA RIFORMA PER LA PERIFERIA
International Workshop Ferrara, 6 Marzo 2007 http://www.edilbase.com/argom
Ad un anno dal lancio della Campagna Europea dedicata alla Rinascita della Periferia nata sull'onda delle rivolte nelle periferie francesi di Evry, Aulny -sous-Bois, Ivry, la Corneuve nell'inverno del 2005, politici, amministratori pubblici e privati, imprenditori, tecnici e cittadini si incontrano nuovamente nel secondo Workshop dedicato alle più recenti tecniche di recupero urbano delle periferie europee e statunitensi.
La crescita accelerata di Ipermercati e Mega-centri commerciali al di fuori delle aree urbane, fenomeno che si è diffuso dagli Stati Uniti al resto del mondo, sta causando danni notevoli al sistema economico, ambientale e sociale della maggior parte delle città, impoverendo i centri storici e allargando a macchia d'olio l'estensione delle periferie sub-urbane.
Il livello di crisi del sistema del traffico e i valori d'inquinamento ambientale in aumento con cui le nostre amministrazioni si devono confrontare, sono le manifestazioni più evidenti di una profonda patologia che determina, come ultimo risultato, il crescente senso d'insicurezza nelle strade sempre più desertificate a causa della sparizione del commercio diffuso.
L'esperienza americana e il fallimento dei "Petrol-Slums" - i sobborghi periferici che dipendono per la loro sopravvivenza dal petrolio - ci dimostrano come siamo entrati in una nuova fase di sviluppo, in cui molti grandi centri commerciali periferici, complessi di stecconi, grattacieli e villettopoli vengono demoliti e trasformati in quartieri urbani integrati.
Galina Tahchieva, direttore dello studio Duany & Plater-Zyberk (DPZ), esporrà numerosi esempi di interventi strategici di Sub-urban Retrofit (trtasformazione di aree periferiche orientate all'uso dell'automobile in comunità basate sul principio del quartiere tradizionale). DPZ è autore di più di 250 progetti di nuove città e villaggi negli Stati Uniti, Canada, Germania, Spagna, Belgio, Turchia, Messico, Brasile, Argentina, Filippine, Cina. Co-fondatore del Congress for the New Urbanism (CNU), lo studio è consulente urbanistico della senatrice Hillary Rodham Clinton, vincitore di
numerosissimi concorsi e premi internazionali tra cui 2 National AIA Awards e 2 Governor's Urban Design Awards for Excellence, nonché attualmente coordinatore di oltre 100 architetti e urbanisti nel progetto di ricostruzione delle coste del Golfo del Messico dopo l'uragano Katrina su incarico del Governatore.
Charles Bohl, direttore del Knight Program in Community Building presso l' University of Miami e membro della Task Forces del CNU, mostrerà il percorso progettuale che porta alla realizzazione delle operazioni di Mall-Retrofit (Ri-urbanizzazione della aree periferiche dei Centri Commerciali) attraverso un approccio interdisciplinare, indispensabile per la risoluzione dei molteplici problemi di natura tecnica, economica, ambientale, sociale e burocratica che le amministrazioni si trovano a dover affrontare per il recupero di queste aree sub-urbane. Mizner Park in Florida, Mashpee Commons nel Maryland, The Crossing, Eastgate nel Tennessee, Redmonton in California, sono
solo alcuni degli esempi che verranno esaminati.
Sviluppatosi negli ultimi 15 anni, il New Urbanism presenta una piattaforma operativa per una riforma radicale delle periferie sub-urbane. Riconoscendo il fallimento del sistema sub-urbano caratterizzato dalla triade villettopoli-centro commerciale-autostrade, la principale fonte d'inquinamento e di spreco di risorse, il New Urbanism propone il recupero delle aree degradate periferiche e lo sviluppo di un sistema metropolitano basato su una federazione organica di città, quartieri, distretti, borghi e villaggi in equilibrio con l'ambiente naturale.
Oltre ad avere al suo attivo il recupero di centinaia di quartieri sub-urbani e la fondazione di nuovi insediamenti, il New Urbanism è oggi diventato il riferimento normativo per la progettazione e il finanziamento d'interventi di edilizia economico-popolare negli Stati Uniti attraverso il programma Hope.
I principi del New Urbanism sono già condivisi e applicati nella realizzazione di numerosi interventi di ri-vitalizzazione delle periferie europee, attraverso la costruzione di nuovi centri urbani, nuovi quartieri, nuove città: a Plessis-Robinson in Francia, come spiegherà Maurice Culot, Presidente della Fondation pour l'Architecture di Bruxelles e Direttore del Dipartimento Archives Histoire all'Institut Français d'Architecture, nonché attuale consulente del ministro per le Aree Urbane Jean Louis Borloo, sono stati costruiti un nuovo centro urbano con piazze e servizi di qualità accanto ad edifici economico
popolari; Brandevoort nei Paesi Bassi è una nuova città sorta nel rispetto della tradizione fiamminga fedele ai principi della Carta del New Urbanism; in Germania sono state recentemente demolite alcune brutali torri e sostituite da edifici tradizionali;
in Spagna come nel Regno Unito o in Belgio come nella Penisola Balcanica nuovi villaggi vengono realizzati in linea con quanto indicato dal New Urbanism. L'architettura del New Urbanism rispetta le tradizioni e le tipologie locali, offrendo alla comunità un'alternativa sostenibile per la vita quotidiana. I numerosi esempi realizzati che verranno esposti e i milioni di metri cubi costruiti, sono la dimostrazione che questa scelta è una realtà concreta anche nel mondo della Governance e dello
Sviluppo Territoriale europeo.
Il Workshop Internazionale ha lo scopo di fornire a politici, amministratori pubblici e privati, imprenditori, tecnici e cittadini una serie di casi di studio relativi a interventi di successo in città europee e statunitensi basati sul nuovo modello di sviluppo di comunità compatte ed efficienti: il quartiere urbano integrato.
Si affronteranno numerosi casi di studio a differenti scale:
- il completamento urbano di aree periferiche e la loro trasformazione in quartieri integrati
- l'ampliamento di una città media
- la realizzazione di nuovi centri urbani in comuni periferici all'interno di un'area metropolitana
- la fondazione di una nuova città
Ing. ALESSANDRO BUCCI, PhD
University of Ferrara
ENDIF - Engineering Department in Ferrara
CIVICARCH - Laboratory of Architectural Design and Building Technology
Office 28, ground floor
Via Saragat 1 - 44100 Ferrara
Phone 0532-1912089
Mobile 349-1278580
Fax 0532-974870
e-mail CIVICARCH: civicarch@unife.it
personal e-mail: alessandro.bucci@unife.it
http://www.avoe.org/civicarch
www.avoe.org/civicarch.html
Analisi e proposte per la periferia milanese
http://www.aim.milano.it/aim/ index.html
Il caso di Affori e della Martesana
a cura di Carlo Cagli, Roberto Camagni, Giorgio Panella, Mario Giorcelli, Alberto Mioni, Alberto Roccella, Felice Perussia, Elisa Bianchi, Società Laris, Pier Giuseppe Torrani
La sfida lanciata dall'AIM con questo studio è stata quella di valutare, con un metodo interdisciplinare messo a punto dal gruppo di lavoro, le potenzialità di funzioni, di risorse e di valori che si nascondono nelle aree marginali come aiuto importante non solo per il riscatto delle periferie, ma anche per lo sviluppo armonico della città nel suo complesso. Un altro aspetto che viene messo in luce dall'indagine è che la congestione del centro, l'inquinamento, la crisi dell'abitazione non possono essere risolti senza considerare la continuità fisica ed economica della città nel suo complesso. Centro e periferie sono un bene unitario: risolvere i problemi delle zone periferiche significa anche migliorare il centro.
Lo studio AIM ha concentrato l'analisi sulla zona di Affori e sull'asta della Martesana da Gorla a Crescenzago esplorandone in dettaglio le caratteristiche demografiche e socio-economiche, mettendo in risalto - a seguito di un'indagine diretta nelle due zone - i bisogni espressi dalla gente e alcune idee-guida attorno a cui organizzare scelte operative.
Non mancano i dati sui servizi pubblici, sui trasporti, sulle attività produttive e terziarie, sulla rete stradale e sulle aree a verde. La parte fortemente innovativa della ricerca è inoltre quella propositiva, contraddistinta da circa venti idee di intervento adatte ad entrambe le zone o specifiche per l'una o per l'altra. Fra queste ricordiamo la proposta dell'Hotel Industriale per Affori e quella del Centro d'Incontro per la Martesana.
Cambiamo aria, miglioriamo la nostra vita!
Più verde per Milano, più salute per noi
Milano è poverissima di verde soprattutto se posta in confronto con città come Roma, Londra, Bruxelles e Berlino.
La Fondazione Ambiente Milano intende promuovere un programma quinquennale finalizzato all’aumento del 50% delle superfici destinate a verde pubblico.
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LIBRO BIANCO ....CTPC.....disagi ATM.....
Ieri, 23 gennaio 2007, per un guasto agli impianti di Cascina Gobba (negli ultimi mesi succede frequentemente) la circolazione dei treni ha subito pesanti ritardi.
Come se non bastasse, la pioggia di ieri ha creato allagamenti nelle stazioni di Garibaldi e Lambrate.
Un paio di mesi fa ti avevo inviato delle fotografie della stazione di Gorgonzola. Ebbene, in quei punti scendeva copiosa l'acqua.
Un saluto e buon lavoro.
Mauro G.
... anno nuovo ... soliti disagi!!!!!!!
vi prego vivamente di verificare xchè se l'autobus non rispettta l'orario saltano tutte le successive coincidenze con metrò/treno ..... la gente si sposta con atm per andare a lavorare non certo a giocare
3 messaggio
Vorrei segnalarvi i continui disagi subiti in questa settimana, da lunedì 15 gennaio il solito treno in arrivo a gessate alle 16.37 ha accumulato costantemente un ritardo di almeno 7 minuti ogni giorno causando la costante mancanza di coincidenza con il bus per trezzo delle 16.42 causando una pausa di attesa di altri 25 minuti. Nonostante la continua richiesta di posticipare la partenza del bus di almeno 3 minuti ad ATM non ha avuto nessuna risposta
BISCEGLIE/SESTO MARELLI IL TRENO DELLE 7:20/7:25 è ARRIVATO A SESTO ALLE
08:00 PASSATE ED AI TORNELLI (MA PROPRIO DAVANTI A BLOCCARE L'USCITA) TRE
CONTROLLORI KE HANNO CREATO COSì UN INGORGO DI GENTE.
GRAZIE A VOI TUTTI DALLO STIPENDIO MI VERRANNO TOLTI 8 MINUTI.... CHI PAGA?
SEMPRE NOI UTENTI KE OLTRE A PAGARE X UN SERVIZIO MOLTO SCADENTE LO PAGHIAMO
ANCHE SUL LAVORO!!!!!
SONO STRAINCAZZATA STAMATTINA!!!
Giorno: 19/01/2007
Ora: 18
Minuti: 31
Mezzo: Bus Interurbano
Linea: 920
Numero vettura: 5347
8
Giorno: 22/01/2007
Mezzo: Bus Interurbano
Linea: 924
9
17 febbraio Manifestazione a Vicenza.....
SABATO 17 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE A VICENZA, CONTRO LA GUERRA
E LE BASI DI GUERRA, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA
Una mobilitazione unitaria che pone al suo centro il NO alla base Usa a
Vicenza, uno degli strumenti di guerra.
Il popolo dei vicentini è contrario alla decisione assunta dal Presidente
del consiglio Romano Prodi, dal Sindaco di Vicenza Enrico Hullweck e dalla
Presidente della provincia Manu ela Dal Lago di concedere il territorio
vicentino per la costruzione di una base militare con un impatto ambientale
e sociale devastante. La contrarietà è ampia e coinvolge tutti: cittadini,
movimenti, sindacati, partiti, associazioni, membri nelle istituzioni ed
Enti locali.
Sulla base di Vicenza si pongono due questioni:
- la pace, l’Italia sta facendo passi importanti per restituire
all’Europa protagonismo ed autonomia, mentre sul “caso” Vicenza il governo
è in contraddizione con gli atti fin’ora compiuti rispetto alla politica
estera e inficia l’esercizio della stessa sovranità nazionale ;
- il rapporto con la comunità locale, la quale non può essere irrisa
ma va ascoltata. La politica non può alzare un muro tra se stessa e la
comunità. I cittadini devono potersi esprimere e contare.
Per questo noi, invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i
ragazzi, le organizzazioni della società civile, i sindacati, i movimenti e
gli Enti Locali a partecipare alla manifestazione internazionale che si
terrà sabato 17 febbraio a Vicenza.
Una manifestazione pacifica, di popolo, non violenta e colorata che
ribadisce che la democrazia non significa imporre le decisioni dall’alto, ma
si costruisce partendo dall’ascolto delle comunità che vogliono un futuro di
pace, di sviluppo di qualità e di buona occupazione.
Chiediamo ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e
tenacia per scongiurare il malcontento che ha imboccato la strada
dell’antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni. Il
governo non può non assumersi la responsabilità del confronto con la diffusa
ostilità della popolazione a questa decisione, espressa dalla richiesta
referendaria e da numerose mobilitazioni.
Chiediamo infine al governo che sia coerente col proprio programma al cui
centro c’è la pace, anche opporsi alla nuova base Usa a Vicenza, strumento
di guerra, significa compiere un passo avanti per costruire un mondo
diverso, fatto di pace e non di guerra.
Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin
Rifugiati Via Forlanini Milano
Al Sig. Ministro
degli Affari interni
e p.c.
al Sig. Ministro
della Solidarietà sociale
Milano, 23.1.2007
Sottoponiamo alla vostra attenzione una situazione che vi dovrebbe essere nota a grandi linee, ma che qui riepiloghiamo in modo più analitico, perché la esaminiate e possiate porvi rimedio.
I fatti: dalla fine della scorsa estate, circa 200 rifugiati dal Corno d’Africa (prevalentemente eritrei, ma anche etiopi, somali e sudanesi, in prevalenza giovani maschi, sfuggiti alla coscrizione militare obbligatoria, ma con una piccola presenza anche di donne e bambini) si sono accampati alla periferia di Milano, nella caserma dismessa di viale Forlanini, lungo la strada che porta all’aeroporto; in precedenza, quando il clima era più mite, dormivano all’aperto nei giardini pubblici della città.
Si tratta di uomini e donne tutti protetti dall’asilo (in prevalenza umanitario, in piccola parte politico), provenienti da sistemi politico repressivi, arrivati per la maggior parte a Lampedusa e da lì, istradati dalle autorità di pubblica sicurezza dopo la concessione del titolo di protezione verso Milano, con la promessa esplicita – rivelatasi ben presto menzognera – di un rifugio, di un lavoro e dell’acquisizione della lingua.
Le associazioni e le organizzazioni firmatarie di questo documento si sono adoperate, a livello politico e umanitario, per garantire ascolto e risoluzione alla situazione dei rifugiati di via Forlanini.
Nei mesi di ottobre-novembre 2006 si sono tenuti cinque incontri in Prefettura alla presenza dei tre livelli istituzionali lombardi, Anci regionale, Terzo settore, Sindacati, Prefettura e Questura, per definire un piano di accoglienza definitivo per 160 persone, censite dalla Questura nel mese di settembre.
Riteniamo utile segnalare che il concetto di programmazione partecipata e di costruzione di risposte condivise non siano ancora “pratica” delle Amministrazione pubbliche lombarde e che ai tavoli non è mai stato “accettato” un attore essenziale come il Comitato dei rifugiati di via Forlanini.
Nel frattempo, il Governo italiano e l’Anci nazionale hanno veicolato per risolvere l’”emergenza profughi” circa 1.9000.000 euro, accanto al finanziamento previsto dall’ex PNA. Se non ricordiamo male soldi pubblici, il cui impiego non è trasparente per i cittadini. Risulta evidente che 160 persone a Milano non riescono ad essere accolte con i soldi stanziati!.
Siamo a gennaio 2007 e dobbiamo registrare l’inserimento in strutture di accoglienza solo di 80 persone, l’abbandono totale delle 80 persone prese in carico ufficialmente dalle Istituzioni lombarde e con essi di tutti gli altri rifugiati politici che nel frattempo sono arrivati a Milano.
Oggi, la situazione è disperata e senza prospettive: questi uomini e queste donne vivono all’addiaccio; le condizioni igieniche e sanitarie, oltre che la salute psichica di queste persone protette dal Governo Italiano, sono messe a durissima prova, e iniziano a comparire sintomi di evidente cedimento.
Ci rendiamo perfettamente conto che la situazione milanese, con i fatti recenti di Opera e via Triboniano, ma anche con i precedenti tragici di via Adda e via Lecco (quest’ultimo episodio, giusto un anno fa, presentava la stessa fenomenologia: rifugiati del Corno d’Africa alla disperata ricerca di un riparo, sgomberati e lasciati per strada; alcuni di loro li abbiamo ritrovati, dopo varie loro peripezie, in via Forlanini), è quanto mai critica.
Una situazione come quella di via Forlanini, più silenziosa nel suo decorso – fuori dall’occhio dei mass media e dell’interesse politico per la marginalità dei soggetti che vi sono coinvolti, letteralmente senza voce – certo è non meno drammatica.
Si riconferma, purtroppo, la vanità del riconoscimento dell’asilo – che formalmente li dovrebbe tutelare – a fronte di una situazione realmente catastrofica.
Siamo a un anno dall’emergenza di via Lecco e le Amministrazioni, pur sostenute economicamente dal Governo centrale, non sono riuscite a esprimere delle politiche di accoglienza non emergenziale e a programmare, stabilizzare e implementare un sistema pubblico di accoglienza degno di questa parola.
Siamo consapevoli che Il Governo italiano non ha funzioni e responsabilità nella programmazione e gestione dell’accoglienza locale, ma riteniamo utile segnalarvi delle richieste e dei piani di ragionamenti:
· Occorre porre fine alla mancanza di una legge organica sull’asilo politico.
· Occorre porre rimedio urgentemente all’anomalia milanese, già segnalata alla Commissione CPT nella sua vista a Milano, della convivenza, regolata dal medesimo regime di regole e di violazione di diritti, del Centro d’Identificazione per richiedenti asilo all’interno del CPT di via Corelli.
· Occorre che il Governo nazionale sviluppi interventi di informazione e di sensibilizzazione sui temi dell’accoglienza, degli strumenti e delle risorse disponibili verso le Amministrazioni pubbliche, coinvolgendo l’Anci nazionale.
· Occorre costruire organismi di monitoraggio nazionale di analisi e di studio del fenomeno dei richiedenti asilo politico e del sistema di accoglienza presente su tutto il territorio nazionale. Questo forse farebbe terminare la” pantomima “dell’emergenza rifugiati a cui assistiamo inermi tutti gli anni.
Sullo sfondo – è doveroso tenerne conto – esiste il gravissimo contesto della crisi del Corno d’Africa, precipitata da tempo in specifici fronti di guerra, negli ultimi giorni tragicamente intensificata tra Somalia ed Etiopia; masse ingenti di popolazione senza difesa, obbligate all’esodo davanti all’estensione dei conflitti e degli arbitri delle forze in campo, sono spinte – anche a costo di gravissimi sacrifici – a fuggire, cercando rifugio anche in Italia.
L’estensione delle guerre porterà quindi a nuove fughe e nuovi arrivi, che meritano risposte degne di un paese civile. Di qui, la necessità di una risposta strutturale, organica e non emergenziale e di politiche estere chiare.
Auspichiamo con forza che la situazione qui riepilogata trovi adeguata considerazione e rimedio, nelle varie articolazioni dei pubblici poteri e delle istituzioni che vi sono coinvolte.
Associazione immigrati eritrei in Italia – Milano; Coordinamento democratici eritrei in Italia
Naga – Milano; Arci – Milano; Circoli Porta Vittoria e Forlanini del Partito della rifondazione comunista – Milano; Social forum zona 4 – Milano; Coordinamento Nord-Sud – Milano;
Rete Radiè Resch – Milano; SdL Intercategoriale (Sincobas-Sult) – Milano; Comitato Molise Calvairate- Ponti; Partito Umanista- Milano; BastaGuerra- Milano; Rete scuole senza permesso ( Milano)
Gore Vidal scrive sul futuro del nostro pianeta
Scrive Gore Vidal una lettera a Beppe Grillo: è chiara, puntuale, leggibile senza "baroccali e arcadici" termini intellettual-scientifici. Ma questa lettera e intrisa di una forza oratoriale quanto mai unica: perchè nella sua semplicità espositiva è quanto meno DIRETTA, INCISIVA, ALLARMANTE, per certi versi TERRORIZZANTE. Ci preoccupano le parole di Gore: è vero sono molto forti, dette senza filtri, senza edulcoranti perifrasi retoriche: ma non sono parole dichiarate da un pazzo visionario, magari un mitomane di turno, un personaggio alquanto eccentrico da paragonarsi a un moralista del calibro di Savonarola, con epiteti del tipo "Guai a voi", oppure "vredrete il male". Gore Vidal non è nè un moralista, nè un predicatore pazzo e solitario da Hyde Park. E' un intellettuale di buona fama mondiale che non ha altro che proposto comportamenti virtuosi e l'urgenza di unire le forze umane, dal BASSO, per generare altrettanti comportamenti ripetuti ecosostenibili, in quanto il capitale, quell'insieme di multinazionali dipinte, oserei dire giustamente in quanto le tesi che venivano delineate erano avvallate dalle scienze psichiatriche, nel film documentario di Moore come soggetti autoreferenziali e autistici fortemente propensi ad azioni di stampo crimonoso e dalla mente perversa, quindi se esseri umani sarebbero come pazzi pericolosi da isolamento, non ha NESSUNA REGOLA se non quella del gioco DOMANDA E OFFERTA, quindi del mero PROFITTO, a scapito di ogni valore, non solo legge di convivenza civile, come viene definita nel contratto di Rousseau. E questi comportamenti folli generano niente altro che conseguenze drammatiche per la nostra salute, la nostra sopravvivenza, la tutela delle risorse presenti nel mondo, la loro distribuzione equa, la tutela della terra e della sua esistenza, permanenza. L'ONU ha dichiarato che nel 2050 il mondo è in SCADENZA: visto il tasso di crescita del genere umano e vista la sovrapopolazione in atto accadrà che tra qualche anno, mantenendo lo stesso livello di consumo irresponsabile, dovremmo avere ben 3 mondi per poter soddisfare minimamente la domanda pressante della popolazione. Il mondo è in SCADENZA! E noi ancora consumiamo materiali inutili, li gettiamo senza riciclarli, noi continuiamo a inquinare, continuiamo a spendere senza pensare le terribili conseguenze derivanti dalla nostra scelta di consumo, continuiamo ad avere impianti termoelettrici inquinanti, continuiamo a usare automobili che vanno a pertolio. Domandavano a Gore:"Sai qual'è la risorsa materiale più preziosa?" Trovandosi in Russia Gore Vidal risponde sorridendo:"La vodka". Rsiposta errata! L'acqua. Anche questo elemento naturale, come considerava Eraclito, fondamentale pertanto per la vita di noi tutte e tutti è limitato. Ma viene ancora sprecata, viene inquinata, viene addirittura considerata come fonte di profitto, con il processo di privatizzazione dilagante. Rendiamoci conto, leggendo la lettera di Vidal, di quello che stiamo andando incontro: tra 20 anni massimo noi saremo moribondi. E le future generazioni quale futuro avranno se non potranno neppure esistere e sopravvivere? Un po' di responsabilità, un po' di razionalità, un po' di scrupoloso sentimento civile e sociale non nuoce. Chi cerca il profitto fine a sè stesso si uccide con le proprie mani, oltre a uccidere i propri simili e l'ambiente. Noi siamo parte integrante della natura, non voglio essere considerato un panista, ma lo siamo: se la natura soffre e giunge al suo declino noi giungiamo al declino insieme a essa. Senza alcun tipo di "appello": essa è matrigna implacabile nella sua ira, nelle sue manifestazioni, nei suoi fenomeni. Gli Indios d'America la temevano, oltre al considerarla come madre divina: sapevano bene che nostri comportamenti individualisti ed egoreferenziali potevano scatenare fenomeni naturali dalla potenza indomabile e non preventivabili. Noi, invece, non la temiamo, nè la consideriamo PATRIMONIO VITALE. Gore dice che per cambiare qualcosa occorrerà rispondere alla reazione violenta del grande capitale, che è fonte di questo pericolo ormai chiaro ed evidente, e che certamente non sarà disposto a tollerare controlli nei propri movimenti senza regole: ma se dal basso la spinta unitaria e la risposta alternativa si va a creare qualcosa è possibile scalfire, come tante guttae quae cavant lapidem.
Alessandro
LA LETTERA DI GORE VIDALE ex.html
http://www.beppegrillo.it/ind
“Caro Beppe,
l’umanità – e con essa il mondo intero – è a un bivio. Dobbiamo cominciare ad agire ora, perché se non cambiamo rotta vi sono buone probabilità che non ci sarà un mondo di cui preoccuparci tra dieci o quindici anni. E noi saremo morti, o moribondi. E la cosa più triste è che questo non accadrebbe a causa di un destino ineluttabile, ma per semplice mancanza di volontà politica...
Vi è bisogno di un impulso primitivo, di uno spirito di sopravvivenza, di cui non vi è traccia oggi. Nel 1957 scrissi una commedia intitolata: 'Visit to a Small Planet', e tutti rimasero sconvolti. Al tempo il pianeta era ancora considerato una fonte di eterna ricchezza, e tutt’altro che piccolo. Ovviamente oggi sappiamo che non è così. Recentemente ho avuto una conversazione con Gorbaciov, che mi ha chiesto: “Sai qual è il liquido più importante della terra?” "La vodka?”, ho risposto. “Il petrolio?” “No, l’acqua”, mi ha detto. Ed è vero. Anche l’acqua è una risorsa limitata. Ma l’umanità si è sempre crogiolata nelle sue illusioni di eternità...
L’umanità – e l’Occidente in particolare – deve cambiare radicalmente il proprio stile di vita se non vuole estinguersi. E un cambio di rotta deve venire prima di tutto dagli Stati Uniti, i primi consumatori e inquinatori al mondo. Il problema è convincere il nostro governo, o meglio il governo ombra che lo controlla, che risponde solo alle leggi di un capitalismo delirante. Che, in parole povere, consistono nel creare prodotti di cui non abbiamo bisogno e trovare il modo di venderceli, incuranti delle conseguenze. Per di più, il capitalismo non può sopravvivere che nell’assenza di leggi. Non obbedisce a nessuna legge eccetto quelle fittizie che il sistema stesso ha creato, come la 'domanda e l’offerta'. È per questo che non possiamo aspettarci nessun cambiamento dall’alto, se non sotto il peso di una spinta popolare. È paradossale che molti governi, come quello degli Stati Uniti, si sentano legittimati a immischiarsi nella nostra libertà riproduttiva ma non spendano una parola sull’elettricità che consumiamo. È per questo che il cambiamento deve iniziare dal basso.
Quest’anno comincerò ad alimentare la mia casa, in California, esclusivamente a energia solare. Ma non vedo come lo possa fare il cittadino medio. È ancora molto costoso, almeno negli Stati Uniti. È per questo che l’azione individuale – per quanto importante – deve avere come obiettivo un cambiamento istituzionale. E oggi la nostra causa è sostenuta da una serie di strumenti potenti e innovativi, come Internet...
E dobbiamo andare ancora più in là nel riorganizzare le nostre vite. Ed è questa la parte difficile: rinunciare a quello che ci procura piacere non ha mai fatto parte della nostra natura. Pensate ai milioni di fumatori nel mondo. Io ho recentemente perso un carissimo amico che ha continuato a fumare fino al giorno della sua morte, nonostante sapesse che il fumo lo stava uccidendo...
La gente – anche gli americani – comincia a svegliarsi. Vi è un crescente sentimento rivoluzionario nell’aria. I governi cominciano a svegliarsi: guardo con ammirazione a quello che sta facendo Hugo Chavez, per esempio. È un’ispirazione per il mondo intero, a differenza degli Stati Uniti, che non sono un’ispirazione per nessuno, tranne per potenziali dittatori. Anche i nostri politici sanno molto bene quello che sta accadendo nel mondo, ma sono pagati per stare in silenzio. Questo non toglie che un giorno possano ribellarsi ai loro padroni. Ma vi avverto: il processo di cambiamento sarà anche un processo violento. Le élites – le corporation – non rinunceranno facilmente ai loro privilegi. Comunque, voi iniziate la rivoluzione e io sarò felice di essere il vostro Trotsky”.
Gore Vidal.