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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Mercoledì, 24 Gennaio, 2007 - 22:30

Rifugiati Via Forlanini Milano

Al Sig. Ministro
degli Affari interni
 
e p.c.
al Sig. Ministro
della Solidarietà sociale
 
 
Milano, 23.1.2007
 
Sottoponiamo alla vostra attenzione una situazione che vi dovrebbe essere nota a grandi linee, ma che qui riepiloghiamo in modo più analitico, perché la esaminiate e possiate porvi rimedio.
 
I fatti: dalla fine della scorsa estate, circa 200 rifugiati dal Corno d’Africa (prevalentemente eritrei, ma anche etiopi, somali e sudanesi, in prevalenza giovani maschi, sfuggiti alla coscrizione militare obbligatoria, ma con una piccola presenza anche di donne e bambini) si sono accampati alla periferia di Milano, nella caserma dismessa di viale Forlanini, lungo la strada che porta all’aeroporto; in precedenza, quando il clima era più mite, dormivano all’aperto nei giardini pubblici della città.
Si tratta di uomini e donne tutti protetti dall’asilo (in prevalenza umanitario, in piccola parte politico), provenienti da sistemi politico repressivi, arrivati per la maggior parte a Lampedusa e da lì, istradati dalle autorità di pubblica sicurezza dopo la concessione del titolo di protezione  verso Milano, con la promessa esplicita – rivelatasi ben presto menzognera – di un rifugio, di un lavoro e dell’acquisizione della lingua.
 
Le associazioni e le organizzazioni firmatarie di questo documento si sono adoperate, a livello politico e umanitario, per garantire ascolto e risoluzione alla  situazione dei rifugiati di via Forlanini.
 
Nei mesi di ottobre-novembre 2006 si sono tenuti cinque incontri in Prefettura alla presenza dei tre livelli istituzionali lombardi, Anci regionale, Terzo settore, Sindacati,  Prefettura e Questura, per definire un piano di accoglienza definitivo per 160 persone, censite dalla Questura nel mese di settembre.
 
Riteniamo utile segnalare che il concetto di programmazione partecipata e di costruzione di risposte condivise non siano ancora “pratica” delle Amministrazione pubbliche lombarde e che ai tavoli non è mai stato “accettato” un attore essenziale come il Comitato dei rifugiati di via Forlanini.
 
Nel frattempo, il Governo italiano e l’Anci nazionale hanno veicolato per risolvere l’”emergenza profughi” circa 1.9000.000 euro, accanto al finanziamento previsto dall’ex PNA. Se non ricordiamo male soldi pubblici, il cui impiego non è trasparente per  i cittadini. Risulta evidente che 160 persone a Milano non riescono ad essere accolte con i soldi stanziati!.
 
Siamo a gennaio 2007 e dobbiamo registrare l’inserimento in strutture di accoglienza solo di 80 persone, l’abbandono totale delle 80 persone prese in carico ufficialmente dalle Istituzioni lombarde e con essi di tutti gli altri rifugiati politici che nel frattempo sono arrivati a Milano. 
 
Oggi, la situazione è disperata e senza prospettive: questi uomini e queste donne vivono all’addiaccio; le condizioni igieniche e sanitarie, oltre che la salute psichica di queste persone protette dal Governo Italiano, sono messe a durissima prova, e iniziano a comparire sintomi di evidente cedimento.
 
Ci rendiamo perfettamente conto che la situazione milanese, con i fatti recenti di Opera e via Triboniano, ma anche con i precedenti tragici di via Adda e via Lecco (quest’ultimo episodio, giusto un anno fa, presentava la stessa fenomenologia: rifugiati del Corno d’Africa alla disperata ricerca di un riparo, sgomberati e lasciati per strada; alcuni di loro li abbiamo ritrovati, dopo varie loro peripezie, in via Forlanini), è quanto mai critica.
 
Una situazione come quella di via Forlanini, più silenziosa nel suo decorso – fuori dall’occhio dei mass media e dell’interesse politico per la marginalità dei soggetti che vi sono coinvolti, letteralmente senza voce – certo è non meno drammatica.
 
Si riconferma, purtroppo, la vanità del riconoscimento dell’asilo – che formalmente li dovrebbe tutelare – a fronte di una situazione realmente catastrofica.
 
Siamo a un anno dall’emergenza di via Lecco e le Amministrazioni, pur sostenute economicamente dal Governo centrale, non sono riuscite a esprimere delle politiche di accoglienza non emergenziale e a programmare, stabilizzare e implementare un sistema pubblico di accoglienza degno di questa parola.
 
Siamo consapevoli che Il Governo italiano non ha funzioni e responsabilità nella programmazione e gestione dell’accoglienza locale, ma riteniamo utile segnalarvi delle richieste e dei piani di ragionamenti:
 
·         Occorre porre fine alla mancanza di una legge organica sull’asilo politico.
·         Occorre porre rimedio urgentemente all’anomalia milanese, già segnalata alla Commissione CPT nella sua vista a Milano, della convivenza, regolata dal medesimo regime di regole e di violazione di diritti,  del Centro d’Identificazione per richiedenti asilo all’interno del CPT di via Corelli.
·         Occorre che il Governo nazionale sviluppi interventi di informazione e di sensibilizzazione sui temi dell’accoglienza, degli strumenti e delle risorse disponibili verso le Amministrazioni pubbliche, coinvolgendo l’Anci nazionale.
·         Occorre costruire organismi di monitoraggio nazionale di analisi e di studio del fenomeno dei richiedenti asilo politico e del sistema di accoglienza presente su tutto il territorio nazionale. Questo forse farebbe terminare la” pantomima “dell’emergenza rifugiati a cui assistiamo inermi tutti gli anni.
 
Sullo sfondo – è doveroso tenerne conto – esiste il gravissimo contesto della crisi del Corno d’Africa, precipitata da tempo in specifici fronti di guerra, negli ultimi giorni tragicamente intensificata tra Somalia ed Etiopia; masse ingenti di popolazione senza difesa, obbligate all’esodo davanti all’estensione dei conflitti e degli arbitri delle forze in campo, sono spinte – anche a costo di gravissimi sacrifici – a fuggire, cercando rifugio anche in Italia.
 
L’estensione delle guerre porterà quindi a nuove fughe e nuovi arrivi, che meritano risposte degne di un paese civile. Di qui, la necessità di una risposta strutturale, organica e non emergenziale e di politiche estere chiare.
 
Auspichiamo con forza che la situazione qui riepilogata trovi adeguata considerazione e rimedio, nelle varie articolazioni dei pubblici poteri e delle istituzioni che vi sono coinvolte.
 
Associazione immigrati eritrei in Italia – Milano; Coordinamento democratici eritrei in Italia
Naga – Milano; Arci – Milano; Circoli Porta Vittoria e Forlanini del Partito della rifondazione comunista – Milano; Social forum zona 4 – Milano; Coordinamento Nord-Sud – Milano;
Rete Radiè Resch – Milano; SdL Intercategoriale (Sincobas-Sult) – Milano; Comitato Molise Calvairate- Ponti; Partito Umanista- Milano; BastaGuerra- Milano; Rete scuole senza permesso ( Milano)