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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Domenica, 28 Gennaio, 2007 - 15:28

SALVIAMO IL CLIMA CON IL CONSUMO CRITICO

Come contribuire a ridurre l'effetto serra attraverso le nostre scelte di acquisto quotidiane
di Giuliano Guglielmo
http://vaslombardia.org/

L’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto e dei relativi obblighi di riduzione delle emissioni di gas-serra, rappresentano un’occasione unica per cominciare a porre le basi per la creazione di una società a minore impatto ambientale, meno dipendente dai combustibili fossili e più attenta all’uso delle risorse naturali. Per rendere possibile ciò è necessario, non solo un forte impegno da parte delle istituzioni e delle imprese, ma anche da parte dei singoli cittadini, a partire dai piccoli gesti quotidiani. Ogni nostra azione, anche se apparentemente trascurabile, se moltiplicata per milioni di persone, può avere degli effetti di vasta portata.
Tra i comportamenti che tutti noi dovremmo cominciare a cambiare spiccano in particolare le nostre scelte di acquisto quotidiane che, pur apparendo ai nostri occhi come innocue, comportano spesso un impatto ambientale notevole. Ogni bene che comperiamo porta infatti con sé un “bagaglio” di anidride carbonica (il principale gas responsabile dei cambiamenti climatici), dovuto ai consumi di energia e di combustibili fossili connessi al suo processo produttivo, al suo trasporto del prodotto dal produttore al consumatore, alla sua gestione e conservazione, e al suo smaltimento finale. Ecco perché è necessario che ognuno di noi diventi maggiormente consapevole delle proprie scelte al momento di fare la spesa, e le orienti verso quei beni che riducono al minimo l’impatto sul clima. Il consumo critico rappresenta inoltre una leva potentissima in grado di condizionare le dinamiche dei mercati e di indurre le imprese ad adottare comportamenti più attenti nei confronti dell’ambiente.
Qui di seguito troverete degli utili consigli che potrete mettere in pratica fin da subito al momento di fare la spesa. Rappresentano solo un inizio per “cominciare a calare la barca in acqua e partire verso un a grande rotta”.
1. La prima regola che dovremmo mettere in pratica consiste nel ridurre gli sprechi, stando attenti a consumare tutti i prodotti alimentari entro la data di scadenza ed evitando di “cestinare” con eccessiva facilità gli avanzi. Lo stesso criterio vale per gli altri tipi di beni (scarpe, vestiti, apparecchiature elettriche ecc.) che, una volta danneggiati, gettiamo via con estrema facilità, ma la cui vita potrebbe essere allungata attraverso piccoli interventi di riparazione. Oggi purtroppo il sistema economico in cui viviamo rende spesso più conveniente sostituire i prodotti danneggiati o difettosi con altri nuovi di zecca, piuttosto che ripararli. Un consumatore responsabile dovrebbe però guardare non solo al costo dei prodotti espresso dal loro prezzo di mercato, ma anche al loro “costo ambientale”, rilevabile dal consumo di risorse e di energia necessari per produrlo. Consumare meno e meglio, recuperare, riparare, riutilizzare e riciclare dovrebbero pertanto diventare i “comandamenti” di un eco-consumatore.
2. Per i beni di largo consumo (acqua, frutta, verdura, latte ecc.) sarebbe meglio preferire quelli la cui zona di produzione è più vicina possibile a quella di acquisto. Così facendo si eviterà di contribuire ad accrescere l’inquinamento atmosferico connesso al trasporto dei beni, che quasi sempre avviene “su gomma”, dal luogo di origine e produzione al luogo di acquisto e consumo. Si stima ad esempio che negli Stati uniti le derrate agricole percorrano in media 2000 chilometri dal produttore al consumatore, con evidenti effetti negativi in termini di congestionamento delle strade e di peggioramento della qualità dell’aria.
3. Un’altra regola importantissima consiste nel comprare esclusivamente frutta e verdura di stagione. Molti ortaggi tipici dei periodi estivi (peperoni, pomodori, zucchine ecc.) che ormai troviamo nei supermercati in qualsiasi periodo dell’anno vengono spesso coltivati, nei periodi freddi, all’interno di serre che per essere riscaldate consumano tantissima energia. Preferiamo inoltre frutta e verdura proveniente da coltivazioni biologiche in quanto, oltre a non far uso di pesticidi e concimi di sintesi, preservano la naturale fertilità del suolo e la permanenza in esso di una notevole quantità di sostanza organica, che rappresenta un naturale “magazzino” di anidride carbonica. Basti pensare che un aumento del solo 0,15% della sostanza organica presente nel suolo consentirebbe di fissare in esso una quantità di CO2 corrispondente alle emissioni complessive dell’Italia per un anno!!!
4. Evitiamo l’acquisto di prodotti surgelati che comportano degli enormi costi energetici per il sostenimento della “catena del freddo”. Sarebbe inoltre preferibile comprare prodotti semplici, da utilizzare come materie prime per ricette casalinghe (zuppe di verdure, pizze, biscotti, dolci, marmellate ecc.) invece di quelli eccessivamente elaborati, come piatti preconfezionati, cibi liofilizzati, merendine e snack prodotti industrialmente. Ne trarranno benefici la salute, l’ambiente e le nostre tasche!
5. Se proprio non possiamo fare a meno di acquistare acqua imbottigliata preferiamo il vuoto a rendere (riciclare una bottiglia integra consente un risparmio energetico cinque volte superiore alla fusione del vetro rottamato) oppure informiamoci sulla possibilità di installare al proprio rubinetto un depuratore. I migliori sono quelli ad “osmosi inversa” in quanto, facendo passare l’acqua attraverso una membrana semipermeabile dai pori infinitesimali, trattengono ogni possibile fonte di inquinamento (nitrati, tensioattivi, cloro, tracce di pesticidi ecc.). Così facendo avremo ogni giorno acqua pura a disposizione , senza dover ogni volta andarla a comprare, ed eviteremo il notevole lo spreco di energia e petrolio connesso alla produzione delle bottiglie e al loro trasporto. La spesa viene oltretutto ammortizzata nell’arco di pochissimi anni.
6. Limitiamo i nostri consumi di carne in quanto per produrla è necessario adibire a pascolo o a produzione di foraggio estese aree di territorio, a discapito delle foreste, che rappresentano i principali assorbitori naturali di CO2. Questo problema è particolarmente rilevante nelle zone equatoriali dove ogni anno migliaia di ettari di foresta vengono tagliati per creare pascoli per il bestiame al fine di soddisfare la crescente domanda di carne dei paesi ricchi. La produzione di carne comporta inoltre uno spreco di risorse in quanto la stessa superficie di terra che, se usata per allevare bestiame, può sfamare una sola persona, coltivata a cereali e legumi ne potrebbe sfamare dieci! Infine anche le mucche, con le loro flatulenze, producono gas-serra che contribuiscono sensibilmente all’alterazione climatica.
7. Un altro modo per contribuire a salvare il patrimonio forestale è connesso ai nostri consumi di carta e legno. Per l’acquisto di prodotti cartacei (risme di fogli per fotocopie, quaderni, tovaglioli, fazzoletti e carta igienica) preferiamo quelli realizzati in carta riciclata, possibilmente non sbiancata con cloro (ogni tonnellata di carta riciclata consente infatti di risparmiare circa 1600 litri di petrolio ed evita l’abbattimento di diversi alberi). Sarebbe inoltre buona regola sostituire i tovaglioli ed i fazzolettini di carta con quelli di stoffa, riutilizzabili centinaia di volte. Per ciò che riguarda i prodotti in legno (mobili, tavole, porte, finestre, parquet ecc.) prima di acquistarli controlliamo che abbiano la certificazione di provenienza da foreste coltivate in modo sostenibile (in cui gli alberi abbattuti vengono sostituiti da giovani piante). In linea di massima è preferibile comprare il legno europeo (betulla, rovere, faggio, acero, robinia ecc.) rispetto a quello proveniente da foreste tropicali, spesso tagliate in modo illegale. Per ciò che concerne l’acquisto di mobili esistono inoltre delle aziende che producono pannelli in truciolato utilizzando come materia prima esclusivamente legno di scarto, che altrimenti finirebbe in discarica.
8. Un’efficace espediente che permette di risparmiare soldi salvaguardando l’ambiente consiste anche nella condivisione dei beni. Potremmo ad esempio contribuire a limitare il numero di giornali, libri e riviste che invadono sempre più le nostre case attraverso la creazione di una rete di scambio tra amici, oppure recandoci presso le biblioteche comunali, dove possono essere liberamente consultati ed in molti casi anche presi in prestito, a costo zero.
9. Evitiamo l’acquisto di bombolette spray che, pur non contenendo più come gas propellenti i famigerati clorofluorocarburi, responsabili dell’assottigliamento dell’ozonosfera, hanno al loro posto altri gas il cui “potere climalterante” (consistente nella capacità di trattenere il calore), risulta essere oltre 20 volte superiore all’anidride carbonica. Al loro posto è quindi preferibile acquistare i prodotti “no-gas”.
10. Durante i nostri acquisti è inoltre importante fare attenzione agli imballaggi e agli involucri in cui sono confezionati i prodotti, la cui produzione e smaltimento comporta il consumo di notevoli quantità di risorse e di energia. Spesso risultano essere composti da materiali difficilmente riciclabili ed occupano un volume che molte volte è maggiore dello stesso prodotto che contengono. Sarebbe pertanto importante seguire alcune fondamentali regole: evitare di acquistare prodotti usa e getta (come piatti e bicchieri di “carta”), preferendo quelli riutilizzabili; comprare confezioni “formato famiglia” anziché quelle monodose; scegliere i prodotti sfusi al banco al posto di quelli preconfezionati; preferire prodotti con minor imballaggio e confezionati con materiale riciclato o facilmente riciclabile (cartoncino, vetro, P.E.T. ecc.); per i saponi liquidi e i detersivi scegliere le ricariche da svuotare nel contenitore acquistato la prima volta; portare con sé borse riutilizzabili in cui riporre la spesa, invece di farsi dare alla cassa nuovi sacchetti in plastica; evitare di acquistare rotoli e vaschette di allumino per avvolgere e contenere il cibo (la produzione di questo metallo comporta infatti consumi elevati di energia e causa molte emissioni nocive) preferendo invece altre soluzioni come la carta per il pane, i vasetti vuoti della marmellata o le comode vaschette riutilizzabili in plastica alimentare.
11. Preferire i prodotti che riportano il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea (ecolabel) riconoscibile da una margherita costituita da una “E” circondata da 12 stelle. Questo marchio contraddistingue quei prodotti che, durante l’intero ciclo di vita (produzione, utilizzo e smaltimento finale), consentono un ridotto inquinamento dell’aria e dell’acqua, un basso consumo di energia, un uso limitato di sostanze nocive, una minore produzione di rifiuti, ecc. In Italia sono attualmente presenti sul mercato oltre 800 prodotti appartenenti a 11 categorie merceologiche: carta, vernici, concimi, detersivi, lampadine, lavatrici, lavastoviglie, calzature, ecc.
…MI RACCOMANDO ALLORA: RICORDIAMO SEMPRE DI METTERE NEL CARRELLO DELLA SPESA ANCHE UNA BUONA DOSE DI SENSIBILITA’ E COSCIENZA!!!
Domenica, 28 Gennaio, 2007 - 15:15

Dall'Agenda 21 sul rapporto mobilità locale

La politica dei trasporti degli ultimi anni ha visto progressivi interventi di regolazione e limitazione del traffico che ha innescato un’inversione di tendenza per quanto concerne i volumi di traffico sulla rete stradale, molto chiara nel centro storico della città e di più modesta entità, anche a fronte di diverse dinamiche del territorio, nelle fasce più esterne.

Leggo, così, nel rapporto Agenda 21 sullo stato della mobilità e sul rapporto sul traffico e la qualità dell'aria a Milano. E considero il testo del rapporto alquanto scarno in punti importanti che diano rilevanza alla politica perseguita fino a oggi dal Comune sul tema del traffico, della mobilità e della qualità dell'aria.
Credo che questa frase sia esemplificativa di quanto sia percepibile come linea di amministrazione nella politica del traffico e della mobilità il non allineamento dehli obiettivi con le priorità di un cambiamento complessivo della gestione della rete complessiva in base anche alla pressante domanda esistente e all'inefficente e nsufficiente risposta data in merito dal Comune: ma è anche chiaro che esiste un limite forte in mterito derivante dal fatto che a Milano le periferie sono sempre maggiormente abbandonate da una mancanza assoluta di un adeguato servizio pubblico di trasporto che possa mettere, come succede a Londra e a Barcellona soprattutto, in comunicazione diverse zone esterne tra di loro, ossia una rete infrastrutturale di trasporto pubblico che non sia solo a "stella", ossia centripeta, ma che possa anche essere a "maglie", ossia mettere in relazione anche punti esterni dell cinta milanese, periferici, tra di loro direttamente connessi da un percorso. E' assurdo che ancora oggi per muoversi da Rogoredo verso Gratosglio si debba prendere la metrò, che porti verso il centro e, poi, prendere un tram che porti verso Gratosoglio: due zone che in linea d'aria sono piuttosto vicine si trovano divise da una non congiunzione diretta di linea di mezzi pubblici che possa direttamente trasportare la persona dalla prima alla seconda zona, senza dover passare per il centro. Il rapporto Agenda 21 lo statuisce chiaramente: molto si è fatto per il centro in termini di riduzione del traffico ma ancora poco, anzi ancora niente, per le zone esterne, ossia quelle periferiche. Una grave falda nel complessivo programma inesistente di intervento sul tema della mobilità e del traffico.

Nell’ambito dell’Agenda 21 locale del Comune di Milano ...  si sono individuati un insieme di indicatori di stato, pressione e risposta, dove a volte il limite tra una definizione e l’altra è di difficile definizione ma che mostrano da un lato la complessità della realtà milanese, dall’altro l’articolazione e l’efficacia degli interventi che l’Amministrazione sta ponendo in atto.

Vorrei bene comprendere che cosa si intende per questa ultima espressione, ossia "l’articolazione e l’efficacia degli interventi che l’Amministrazione sta ponendo in atto" se la gestione precedente del commissariato assoluto in capo all'ex sindaco Albertini non ha promosso nessun tipo di intervento per fare fronte alla crisi di mobilità esistente a Milano, sempre più impermeabile e non percorribile in ogni fascia oraria, anche in quelle non definibili come fasce di punta? Vorrei sapere anche che cosa l'ìassessorato alla mobilità, Croci, e la sindaca "in comune" poco comune abbia intenzione di predisporre in merito alla soluzione della questione: sì, ci sono slogan e proposte estemporanee, magari mediatiche, magari piuttosto spettacolari nell'impatto pubblicitario che garantiscono, ma assolutamente non trovo nessun tipo di intervento chiaro e delineato, discusso e valutato complessivamente di organico intervento e progetto in merito alla questione concernente la mobilità e il sistema di trasporto pubblico, pedonale e ciclabile da approntarsi in una realtà, come sottolinea il rapporto, complessa di Milano, dove gli idnicatori sono di difficile interpretazione circa la reale relazione esistente tra pressione e risposta in merito al trasporto e alla viabilità. Attendiamo il 30? Attendiamo cosa dirà la signora Moratti in merito all'insufficienza ancora persistente di una rete visiblistica pedonale e ciclistica continuativa nel territorio urbano? In merito all'insufficente copertura della rete metropolitana esistente dal 1960 in base al territorio e all'estensione della città e del comune?
Nella domanda di mobilità sostenibile ricordiamo che non esistono solo le cittadine e i cittadini di Milano, ma una complessità di residenti presso altri comuni della Provincia, che ogni giorno si riversano nel nostro comune. A costoro rispondiamo solo con la politica, per me fallimentare, stante così la situazione dei ticket, inutili gabelle non deterrenti per l'utilizzo dell'autovettura?
Rispondiamo come oggi, domenica peraltro, giornata dove già diminuisce il traffico automobilistico in città, con una simbolica, quasi festiva, giornata del blocco del traffico automobilistico, goccia nel mar Baltico inefficente e insufficiente, risibile e ridicola, insignificante e ininfluente sui livelli di emissione di PM10 e polveri sottili?
Si prosegue nel rapporto Agenda 21 locale ...

Elemento di rilievo è la ripartizione modale, che evidenzia come Milano si ponga a livelli elevati per la quota di utilizzo del trasporto pubblico.

Si: tante persone utilizzano i mezzi pubblici, è vero. Ma ci sono altrettante persone che si recano con l'automobile fino al marciapiedi presente dinnanzi al portone di entrata del proprio luogo di lavoro. Ci sono mezzi pesanti che circolano liberamente in pinea città, intasando il traffico, bloccando i mezzi pubblici, posteggiando per qualche minuto, anche mezz'ora, in seconda fila per scaricare materiale o merce da portare in questo o in quell'altro negozio di distribuzione. Ma che cosa si è fatto sulla costruzione di nuovi parcheggi di snodo nelle zone periferiche della città tali da poter dare opportunità all'automobilista entrante e all'autotrasportatore di lasciare il primo la propria macchina in questi spazi immensi prendendo, poi, il mezzo pubblico, di lasciare le merci a un servizio di alta distribuzione sulla città con mezzi ecocompatibili e particolari, promuovibile dal Comune e in convenzione con le aziende e i negozi presenti internamente alla città, tale da non permettere l'entrata del mezzo pesante nella città, congestionante il traffico e la mobilità.

Ora mi domando? Ma quali sono i progetti e le proposte presenti sul tavolo dell'assessorato e delle direzioni di servizio centrali del Comune, in merito alla questione? Ma quando si deciderà di indire delle riunioni pubbliche nelle zone e in Comune per discutere con la cittadinanza utente, con gli attori sociali interessati, aziende, imprese, negozi, associazioni, comitati di quartiere, collettivi e tante altre realtà, professionisti, professori, sociologi, urbanisti, per dare vita a un tavolo vrtuoso di confronto società civile e istituzioni che dia come conseguenze proposte condivise e possibili in merito?
Le domande continuano, per ora, a rimanere evase. Quo usque tandem? chiedeva qualcuno nei fori romani a Catilina.

Sabato, 27 Gennaio, 2007 - 22:12

Iraq.......34mila civili morti in un anno

 

Iraq, più di 34mila civili morti in un anno 
L’ultimo rapporto della missione Onu in Iraq sulla situazione dei diritti umani traccia il bilancio sanguinoso del 2006. Nel corso dell’ultimo anno, sono stati uccisi 34.452 civili, con una media di 94 al giorno. Un andamento costante, confermato nei mesi di novembre e dicembre, quando le vittime sono arrivate a 6.376. I più colpiti sono gli abitanti di Baghdad (4.731 morti solo nell’ultimo bimestre, la maggior parte per ferite da arma da fuoco), ma la violenza non risparmia nessuna parte del Paese.

Sabato, 27 Gennaio, 2007 - 22:08

Giorno della memoria

27 gennaio -

SE QUESTO E' UN UOMO

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

    Considerate se questo è un uomo

    Che lavora nel fango

    Che non conosce pace

    Che lotta per mezzo pane

    Che muore per un si o per un no.

    Considerate se questa è una donna,

    Senza capelli e senza nome

    Senza piii forza di ricordare

    Vuoti gli occhi e freddo il grembo

    Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

    O vi si sfaccia la casa,

    La malattia vi impedisca,

    I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi

Per rispondere all'orrore, uomini e donne si unirono nella Resistenza
al
nazifascismo. Molti rimasero senza volto, ignoti, e sacrificarono la
propria vita come Kim.

"Io non sono che una cosa piccola. Il mio nome sarà presto dimenticato,
ma
l'amore, l'ispirazione che mi guidarono continueranno a vivere. Li
incontrerai ovunque: sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo
cammino, in un breve dolce sorriso. Incontrerai ciò che ebbe un valore
per
me, l'amerai e non mi dimenticherai".

Kim, partigiano danese ventenne

Venerdì, 26 Gennaio, 2007 - 18:33

Associazione Utenti del Trasporto Pubblico

Presentazione


http://www.geocities.com/utputputp/UTPpresenta.html
CHE COS’E’ L’ U.T.P.
L’ U.T.P. - Associazione Utenti del Trasporto Pubblico, è una associazione nata nel 1982, senza fini di lucro ed apartitica, con il preciso scopo di tutelare gli interessi economici e normativi degli utenti dei trasporti nel nostro Paese, facendosi portavoce dei loro interessi e dei loro bisogni.
QUALI FORME DI TUTELA
La prima e più immediata forma di tutela è la denuncia aperta, anche alle Autorità competenti, di tutti i casi in cui i diritti di chi viaggia vengono violati.
In secondo luogo l’ U.T.P. propone studi, progetti, proposte, in sostanza nuove idee, per la soluzione dei problemi degli utenti-viaggiatori e per offrire loro nuovi e migliori servizi.
Infine l’U.T.P. svolge un ruolo di informazione, promuovendo la conoscenza e l’uso delle diverse modalità di trasporto pubblico, anche con pubbliche manifestazioni.
LE QUESTIONI FONDAMENTALI
I sistemi di trasporto pubblico, ed in particolare quelli urbani e su ferro a guida vincolata, rappresentano un elemento insostituibile per soddisfare in modo intelligente e razionale le esigenze ed i bisogni di mobilità in un Paese moderno.
Il viaggiatore-utente, è stato, ed è tuttora l’anello debole in una catena nella quale le aziende, lo stato, ed i lavoratori con le loro organizzazioni, costituivano e costituiscono gli elementi forti, i detentori del potere contrattuale.
E’ invece fondamentale che anche gli utenti abbiano voce in capitolo.
INSIEME PER VIAGGIARE MEGLIO
Sicuramente un sistema di trasporti equilibrato, capillare, efficace ed efficiente, non può privilegiare la sola automobile od il trasporto su strada in generale.
I mezzi pubblici, ed in particolare quelli su ferro ed a trazione elettrica, hanno un impatto più dolce a parità di persone trasportate.
Il risparmio energetico è e sarà sempre di più un fatto vitale.
Inoltre è ampiamente documentato che i trasporti pubblici, soprattutto il treno ed il tram, offrono maggiori garanzie in fatto di sicurezza oltre che di riduzione dell’inquinamento e dei costi sia ambientali che economici.
I VANTAGGI DI ESSERE SOCIO U.T.P.
Diventare socio dell’U.T.P. è un atto di consapevolezza e maturità sociale.
Significa contribuire alla crescita dei servizi di trasporto pubblico in Italia.
Inoltre ogni socio può contribuire, all’interno dell’Associazione stessa, portando la propria esperienza e le sue conoscenze al fine di sviluppare nuove idee.
DOVE SIAMO?
L’Associazione U.T.P. ha la propria sede nazionale a Milano, ma in quasi tutte le regioni ha proprie strutture e delegati per seguire da vicino i problemi locali a tutti i livelli.
Chi fosse interessato ad associarsi può inviare la propria adesione o domanda ai seguenti indirizzi:
(Presidenza) Via Ozanam, 11 - 20129 MILANO
(Segreteria Nazionale) c/o Ciclobby - F.I.A.B.
via Borsieri, 4 - Milano ; FS Garibaldi, Passante, ATM 4-11-29/30-33-82-83-M2 Garibaldi

Venerdì, 26 Gennaio, 2007 - 18:25

Idee guida di un programma per Milano

Premessa
Questo documento per punti estremamente sintetici vuole essere un contributo per la stesura di un programma di sinistra alternativa per le elezioni comunali di Milano del 2006. Esso NON può essere il programma, ne la sua base “ideologica”, perché ancora troppo incompatibile con le possibilità politiche interne all’Unione, ma contiene le linee politiche di orientamento che devono e possono guidare, da parte del Prc, la stesura di un programma articolato, specifico e realizzabile, con tutte le forme di mediazione necessarie, via via discusse con gli altri interlocutori politici. Questo perché siamo convinti del fatto che occorre dire qual è l’orizzonte politico a cui ci si riferisce e rispetto al quale si fanno gli accordi, anche per chiarezza nei confronti dei movimenti sociali e delle associazioni della società civile che potrebbero essere il fondamento (anche, e soprattutto, contenutistico) della sinistra di alternativa. Oltremodo se si indica lucidamente la direzione che si vuole percorrere, la forma della trattativa politica per stipulare accordi programmatici assume un valore politico più alto rispetto alla semplice mediazione del possibile nella fase politica attuale. Contro la reificazione della città. Prima le Persone, poi le Cose Il modello di fondo che spinge il saccheggio di Milano e il suo degrado è la preminenza delle cose (profitto) sulle persone (soggetti sociali). Il territorio va organizzato e usato in funzione della sua valorizzazione massima, non in rapporto a chi lo abita; così le scelte economiche, così il traffico, ecc.. Occorre ribaltare l’ottica: prima le persone, poi le cose. La domanda è per Chi? e non per Che cosa…. Ma le persone non sono tutte uguali….purtroppo. Chi abita Milano? Bisogna partire dal Chi del disagio, dai comuni problemi delle classi sociali subalterne della città. Nel rilancio di un processo di riconoscimento dei bisogni di chi sta male e fa fatica a vivere in questa città, contro la logica della “guerra tra i poveri”, oltre la frattura generazionale, etnica, culturale. Una lente per guardare la città e la sua trasformazione: Diritti di cittadinanza e Beni comuni In funzione orientativa non serve fare il solito elenco di problemi, ricalcato sulle funzioni amministrative. Bisogna stabilire un ordine di priorità a seguito di una scelta di valore. Per questo va indicata una lente di lettura, riconoscimento e interpretazione della realtà. Questa lente ha due poli: i Diritti di cittadinanza fondamentali e la difesa e valorizzazione dei Beni Comuni essenziali. I Diritti di Cittadinanza fondamentali sono: Diritto al lavoro Diritto alla casa Diritto alla salute Diritto alla cultura Diritto alla partecipazione I Beni Comuni essenziali sono: Acqua Aria Energia Trasporti Sanità Scuola Sicurezza Cultura Territorio pubblico (Demanio) Informazione Il perno dei Diritti di Cittadinanza sta nel Diritto al Lavoro, Non perché questo diritto è superiore agli altri, ma perché, nello specifico di Milano, chiama al nodo più importante per la città, e cioè alla sua Economia produttiva. A come tutti i suoi assetti sono intrecciati alla produzione di beni e servizi e alla loro distribuzione, a partire dalle persone, da come esse sono inserite in tale processo con funzione produttiva, come lavoratori attivi o come lavoratori passivi, garantiti o precari, subordinati, autonomi o eterodiretti, intellettuali o manuali, etc… Tutti i comparti della produzione metropolitana devono trovare un nesso comune nella difesa di condizioni di lavoro minime e decenti. Dal raggiungimento di tale obiettivo dipende la costruzione di un diritto sociale al reddito (non sono due cose separate e non possono essere nell’ordine inverso). Così coniugato il Diritto al Lavoro diventa subito la questione della Qualità del Lavoro (e non del generico diritto a lavorare – sottinteso:quasi in qualsiasi modo). Così si deve costruire una modalità di partecipazione e di decisione specifica che interconnetta in modo permanente le Istituzioni della Città e il mondo sindacale (a Milano con un occhio specifico sul precariato). La difesa dei Beni Comuni e in prospettiva la loro centralità per uno sviluppo alternativo della città rimanda ad una politica concentrata sullo spazio pubblico, come sottrazione progressiva della parte fondamentale delle condizioni di vita alla logica del mercato capitalistico e della mercificazione. La proprietà sociale e collettiva dei Beni Comuni, la loro fruizione in una logica comunitaria, non è utopia rivoluzionaria, ma progetto qui ed ora per il rilancio del ruolo economico della città intesa come collettività coesa e a misura di cittadino. La pubbicità dei beni comuni è essenziale al loro uso sociale. Quindi assoluto no alle privatizzazioni. Ma l’uso sociale presuppone una logica economica diversa da quella del mercato; quindi abbandono degli strumenti di gestione aziendale e privatistica come le Spa, benché a capitale pubblico. Ritorno alle municipalizzate con nuova gestione partecipata. La difesa dei Beni Comuni di una Città vieta eticamente l’autofinanziamento attraverso lo sfruttamento privatistico dei beni comuni di qualcun altro: quindi no alle “multinazionali” comunali o simili. Da qui la proposta di un welfare state cittadino a base individuale (non famigliare) dove la garanzia dell’accesso a tutti ai beni comuni (a tendenziale gratuità) rappresenti il punto di partenza per politica di assistenza e dei servizi sociali ad alta qualità. I soldi L’obiezione più comune ad un impianto politico e sociale del tipo sopradescritto riguarda il reperimento delle risorse economiche. L’obiezione è fondata, visto il quadro politico generale e i trasferimenti sempre più ridotti dello Stato agli Enti Locali. Ma questa condizione non è una legge di natura insuperabile.
E soprattutto non può essere la gabbia d’acciaio ideologica per sostenere l’ineluttabilità delle politiche liberiste locali. In primo luogo la battaglia politica per un municipalismo sociale, egualitario e democratico non può essere disgiunta da una battaglia generale per una distribuzione/produzione diversa delle risorse generali (cosa che non c’entra affatto con il federalismo dei ricchi, oggi tanto sostenuto, e con l’assistenzialismo dei poveri attraverso il clientelismo dei finanziamenti a pioggia). In secondo luogo occorre riformulare un sistema fiscale cittadino, su criteri egualitari e progressivi In terzo luogo istituire una politica seria di risparmio e riduzione degli sprechi. Tutto ciò non basta, ma si comincia così. Le Istituzioni della partecipazione Tutto questo funziona e può concretizzarsi compiutamente (in una decina d’anni) se viene sostenuto, realizzato e controllato da alcuni fondamentali strumenti di partecipazione, in grado di renderla permanente, in progressivo allargamento e funzionante. La partecipazione deve superare i confini della consultazione, per diventare davvero strumento di costruzione politica, cioè vera e proprio democrazia partecipativa.
Allo scopo deve avere dei luoghi pubblici sanciti come reali Istituzioni.
Le Istituzioni della partecipazione sono (Gli strumenti)
1) Bilancio partecipativo e Piano regolatore partecipato
2) Censimento pubblico e partecipato delle risorse Ricerca popolare in continuo aggiornamento per individuare precisamente le risorse economiche e sociali della Città
3) Inchiesta sociale metropolitana Mandato a organismi sociali popolari per compiere inchieste sociali precise e specifiche in cui la voce dei cittadini divenga reale espressione dei problemi, oltre la statistica e la dittatura del sondaggio (Gli Istituti)
4) L’istituto mediano sui Diritti di Cittadinanza
5) L’istituto mediano sui Beni Comuni “Istituzioni di movimento” permanenti in grado di funzionare come osservatori e luoghi di produzione di proposta che lavorino in stretto contatto con gli assessorati e la giunta
6) Consultazione popolare vincolante In casi di particolare rilevanza politica sperimentare forme di democrazia diretta attraverso la consultazione generale dei cittadini con potere vincolante.
7) Il biennale Forum sociale della città Un appuntamento di discussione generale della società civile in cui fare il bilancio del lavoro svolto e in cui indicare le linee guida del lavoro futuro, dotato di un “gruppo di continuità” concretizzato in una Radio della Città autogestita con funzione di servizio pubblico. “L’acqua che io prensi, giammai non si corse” (Dante, Paradiso) “Senza idej, senza on cervell Che regola i paroll in del descor, Tutt i lenguagg del mond hin come quell Che parla on umilissem servidor” (Carlo Porta)
Venerdì, 26 Gennaio, 2007 - 17:54

Sulla mobilità cosa risponderà la singora Moratti?

Il 30 al Consiglio Comunale vedremo cosa risponderà la signora Moratti sulle varie interrogazioni sollevate in tema di mobilità e trasporto. Sì vedremo, nella speranza che alle interrogazioni facciano seguito non sterili slogan plebiscitari ma chiari intenti fattibili, perseguibili e importanti per sanare la difficile situazione. In Consiglio di Zona 4 avremmo intenzione di presentare delle mozioni sul tema del trafico e della qualità dell'aria, come opposizione. Il tema talmente è di grave entità e portata che rende tutte le forze istituzionali vincolate nel collaborare per risolvere immediatamente questa piaga eterna, questo problema che attanaglia le vite e le esistenze di milioni di cittadine e di cittadini. Ripeto occorre analizzare le proposte, cercare di vedere le soluzioni, calibrandole e comparandole, cercando di rendere evidenti le conseguenze varie e possibili che potrebbero derivare. Io credo che occorra quanto mai rendere partecipe la cittadinanza, i comitati, le associazioni e le varie realtà della città, gli utenti dei mezzi pubblici, i ciclisti, i pedoni, le mamme contro lo smog, nella ricerca della soluzione e del percorso politico da intraprendere per dare alla questione mobilità, che è sinonimo di ambiente, di sostenibilità dell'aria, di non inquinamento, di eliminazione di ogni possibile emissione, di contenimento progressivo del PM10, livello del quale assume connotati preoccupanti e, per diversi motivi, possiamo dire dalla gravità irreversibile, di eliminazione delle polveri sottili, una risposta alternativa a quella, assente, fino a oggi data. Non penso che sia possibile proseguire su questa strada e su saltuarie dichiarazioni discordanti, incongruenti e quanto mai insostenibili, insufficienti, parziali, monche, lacunose. Come penso che occorra avere un quadro generale su cui operare e attivarsi affinchè si delinei una proposta organica che dia alla mobilità e al traffico connotati di maggiore valenza complessiva, implicanti misure che siano risolvibili la questione annosa della qualità dell'aria e della vivibilità della città in una chiave politica generale. Manca un progetto generale, universale, comprensivo: occorre avere una visione di insieme, che sappia dare alla questione della mobilità e del traffico un progetto complessivo e generale che sappia superare alla radice e con lungimirante attuazione la difficile situazione di gravosa portata in cui noi viviamo quotidianamente. Parlo di una politica complessiva sul trasporto pubblico, che incentivi l'utilizzo dei mezzi pubblici, che aumenti ed estenda le line metropolitane; parlo di una politica economica che sappia estendere ammortizzatori e sconti per il sistema delle tariffe per l'utilizzo dei mezzi pubblici; parlo di una politica dei parcheggi pubblici di snodo nelle zone periferiche e di interscambio; parlo di una politica sulle piste ciclabili che dia diffusione a una rete cittadina coerente e continuativa con il tessuto urbano e che garantisca ai ciclisti la continua prosecuzione e viabilità del ciclista; parlo di una politica che sappia creare corridoi continuativi e non interrotti tra marciapiedi; parlo di misure che possano tutelare i pedoni e che sappiano fare rispettare le norme di vieto per la permanenza in zone di sosta vietata; parlo di un aumento dell'orario di servizio dei mezzi pubblici. Parlo di un'ottica più metropolitana e meno cittadina di studio e di riflessione, analisi sulle strategie comuni da perseguire sul tema del trasporto pubblico e della mobilità, da promuoversi tramite un dialogo tra i comuni e abbattendo le differenze tariffarie esistenti tra comune e comune, per le quali si impone l'assurda situazione per cui per andare dal Duomo a Sesto Marelli si debba pagare una quota aggiuntiva: si deve rendere omogenei i livelli tariffari tra i comuni della provincia. Nessun balzello, nessuna chiusura doganale decretata in chiave totalmente autarchica da un Comune, senza prima intavolare un dialogo e un confronto operativo e decisionale, virtuoso e unificante tra città della stessa provincia, futura dimensione, se passano i diversi livelli decisionali a riguardo, della città metropolitana.

Proseguiamo signora Moratti? Oppure continuiamo a rilasciare dichiarazioni estemporanee senza alcun risultato su questo o quell'altro giornale, cercando di instaurare dispute agoniche con questo o quell'altro assessore, o con questo e quell'altro governatore di Regione?
Una cosa è certa: la cittadinanza non può attende e vuole seria volontà poltiica conseguente e coerente con un programma di cambiamento della drammatica e fallimentare linea di intervento assente sul tema.

Alessandro Rizzo

Venerdì, 26 Gennaio, 2007 - 16:54

Una guerra civile contro ciclisti e pedoni

 
I dati sono quanto mai inquietanti e sono di elevata portata, tanto da rendere urgente un intervento per risolvere la questione della mobilità. Ciò che èp naturale diventa quanto meno innaturale e ciò che dovrebbe essere innaturale diventa naturale: ossia andare in automobile diventa normale e da tutelare, andare a piedi o in bicicletta diventa pratica assurda, poco contemplata, ancora meno alla moda, ossia all'omologazione comportamentale esistente e persistente a livello mediatico e cultural - popolare. E' un esempio tipico di come gli interessi delle grandi lobby pertolifere condizionino le scelte degli individui, "elevandole" a comportamenti di massa, massificanti e massificati: occorre un'inversione culturale di tendenza, ossia radicare con una campagna infromativa e formativa il sentimento riguardante l'estrema necessità di proporre sistemi di mobilità e di trasporto compatibili con l'essere umano, l'ecologia, l'ambiente, la vegetazione, la salute, la sostenibilità economica, la tutela del risparmio energetico, delle risorse sociali. Insegnare a usare la canna da pesca per sfamare la popolazione, diceva un autore eccellente del famoso "Libretto di Mao": insegnare a considerare come utile e insostituibile l'utilizzo dei mezzi ecocompatibili. Le cifre che vengono pubblicate sul blog di Beppe Grillo sul numero delle vittime per investimento di ciclisti e pedoni da parte di autovetture e da parte di automezzi di grande cilindrata, autocarri, è abbastanza sostanzioso, tanto da fare supporre che esiste una guerra civile latente e non considerata dai media e dall'informazione, ma dal forte impatto.
Il petrolio uccide: uccide in Iraq, in quanto muoiono sia i militari posti al presidio dei pozzi petroliferi, sia, e sono maggiori, i civili che vengono uccisi barbaramente dalle bombe, dagli attentati terroristici, conseguenze di una guerra disastrosa e fatta per interessi economici legati all'approvvigionamento assoluto delle fonti petrolifere energetiche. Uccide in Italia e nelle grandi città mondiali non solo perchè soggetti ad affezioni e patologie micidiali alle vie bronchiali e polmonari, ma anche perchè sottoposti a dover muoversi per le strade circondati da sfreccianti automobili, magari ad alta velocità, che potrebbero travolgerli in ogni istante per diversi motivi e diverse cause, magari perchè il rosso del semaforo non viene rispettato, magari perchè si è in preda alla distrazione mentre si è al telefono cellulare senza auricolare, magari perchè si è intenti a osservare dove poter fermarsi. Tutto concorre a porre in pericolo l'incolumità dei ciclisti e dei pedoni, che sono la parte più debole presente nell'ambito della mobilità stradale cittadina. I dati, ripeto, sono inquietanti, reali, ma anche fortemente singificativi perchè denunciano un'emergenza tale da fare assumere da parte del governo della città un impegno istituzionale serio e coerente finalizzato a sostituire la centralità del mezzo privato con la centralità della persona, del cittadino, della sua sistenza, della sua libertà di movimento senza alcun limite, senza alcun ostacolo, senza alcun pericolo per la propria sopravvivenza e la propria esistenza.

ciclisti 812 feriti e 11 morti. Per i pedoni 1.290 feriti e 26 morti. 37 morti in totale, ma manca ancora il periodo natalizio. Negli ultimi giorni una ragazza è stata uccisa da un autobus dell’Atm sulle strisce pedonali. Un signore in bicicletta è stato stritolato da un autotreno in pieno centro. Un ragazzo di 13 anni è stato travolto con la sua bici da un autocarro. Ma è gente così. Che ama il rischio. Altro che i parà. E chi rischia paga.
Il numero di ciclisti morti per incidente è raddoppiato in un anno a Milano.

Dati allarmanti: vogliamo che questi numeri continuino a salire anche nei prossimi anni, oppure vogliamo porre un rimedio radicale?

Alessandro Rizzo

Venerdì, 26 Gennaio, 2007 - 16:02

I veleni nelle città

www.beppegrillo.it

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Da qualcosa bisogna iniziare per fare RESET. Partiamo da ciò che ci circonda ogni giorno nelle nostre città. Dal veleno che respiriamo. Del quale bisogna essere grati ai padroni dei media. Alla loro ossessiva pubblicità di automobili. I giornali e la televisione fanno ormai concorrenza a Quattroruote. Chi detta la linea petrolindustriale ai media? Lo Stato che vive di tasse sul carburante, i petrolieri e i fabbricanti di automobili. I politici, come diceva Mattei, sono solo tassisti che si liquidano con una mancia dopo la corsa. Che fare?
Scriviamo un dodecalogo per il dipendente sindaco, chiediamo e pretendiamo un incontro nel quale firma tutti o in parte i punti proposti, o anche nessuno se non è d'accordo. Si potrà filmare l’incontro e sentire le ragioni del dipendente su questo blog.
Ho ascoltato dei veri esperti di veleni in città: due mamme con bambini piccoli. Quelli che il tubo di scappamento lo respirano dal passeggino. Quelli che se va bene hanno la tosse cronica e se va male la leucemia.

Ecco i loro consigli:
1.Ticket di ingresso per le auto
2.Pista ciclabile che attraversi ogni percorso cittadino
3.Eliminazione progressiva dei parcheggi in città
4.Creazione di zone verdi dove ora ci sono parcheggi
5.Car sharing pubblicizzato e incentivato dai Comuni
6.Autobus e taxi elettrici
7.Diminuzione dell’Ici del 30% al residente che non possiede una macchina
8.Tempo di attesa al semaforo per le macchine doppio rispetto ai pedoni
9.Carico e scarico dalle 5 alle 7 del mattino
10.Mezzi pubblici gratuiti
11.Tassa per l’occupazione di suolo pubblico per le macchine parcheggiate
12.Uffici pubblici di nuova costruzione tassativamente senza parcheggi.

Le nostre città sono cimiteri di automobili e discariche di gas.
Cambiamole.

Ps: Il Corriere della Sera ha oggi pubblicato la classifica di Legambiente-Sole 24 Ore per l’inquinamento nelle città con il vergognoso titolo: ‘Ambiente, la rivincita delle grandi città’.

Venerdì, 26 Gennaio, 2007 - 13:04

Comuni a 5 stelle

http://www.beppegrillo.it

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Vedo una sola possibilità. Per riappropriarci dei nostri diritti naturali. Del territorio, dell’acqua, dell’aria, della luce, della salute, dei trasporti, dell’ambiente. Tutta roba nostra di cui siamo stati espropriati dai partiti. Ripartire dai Comuni. I partiti sono anacronistici. Finiti e autoreferenziali. Lontani da Vicenza e dalla Val di Susa. Lontani dagli inceneritori e dal Pm10. Lontani dai cittadini con leggi elettorali, condoni, conflitti di interessi, tutti ad hoc. Sono un mondo a parte. Un club che legge i giornali e va in televisione. Che pensa al Libano e all’Afghanistan. Al Pil, ma non alle pensioni. Al lavoro, ma non al precariato. Cose già dette, sulle quali il consenso nazionale è ormai assoluto. I partiti sono il passato. Zombie di Romero a caccia di elettori.
Esprimete liste civiche in ogni Comune. Un programma che tuteli voi, i vostri figli, il futuro. Non permettete che una sola decisione venga presa senza consultarvi. E su questo punto siate chiari, duri, intransigenti, con sindaci e assessori. Vostri dipendenti. Chi viola la regola, fuori a calci nel culo.
Il blog inaugura da oggi l’iniziativa “Comuni a 5 stelle”. Una stella per l’energia, una per la connettività, una per l’acqua, una per la raccolta rifiuti, una per i servizi sociali.
Per ogni stella il blog proporrà dei modelli reali.
Invito i sindaci a segnalarmi le loro stelle.
Chi non vorrebbe vivere in un Comune a 5 stelle?
Nel blog darò visibilità ai migliori esempi attuati dai Comuni e entro l’anno pubblicherò la “Guida Grillo ai Comuni”.
Meglio della Michelin.

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