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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Lunedì, 12 Gennaio, 2009 - 20:25

Dal letame nascono i fior...

11/01/2009 - Riccardo Gottardi

www.arcigay.it

Il coraggio, la forza, la libertà praticata prima ancora che desiderata, la sperimentazione artistica, l’esplorazione di percorsi umani, l’indipendenza e il desiderio di umanità – tutto questo e molto di più era Fabrizio De André, un poeta unico, un uomo da ricordare, per chi ha avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo, e da scoprire per i tanti e le tante che poco lo conoscono a dieci anni dalla sua scomparsa.

È triste pensare che non avremo da lui altre canzoni, dopo che ci ha regalato alcune delle canzoni, delle poesie, più belle e importanti per noi lesbiche, gay trans, esclusi tra gli esclusi.

Oggi forse è difficile pensare a cosa volesse dire essere gay nel 1978 quando è stata scritta “Andrea”, un “figlio della luna” che “perde l’amore” in guerra, “soldato del regno”, una storia d’amore così comune a tante vedove della guerra, così normale quando “normalità” è rivoluzione.

Ma non è certo la prima volta che Faber affrontava un tema “difficile”, tutta la sua poetica riguarda gli esclusi. Ricordiamo solo “Via del Campo” del 1967, la strada delle prostitute, le “graziose”,  strada proibita di giorno e frequentatissima di notte nella città vecchia di Genova – quartieri tanto cambiati da allora e allo stesso tempo rimasti così uguali.

Sembra che proprio la “graziosa” cantata in “Via del Campo” fosse in realtà un travestito, Mario, in arte Morena. La sua una delle storie che Faber ha raccolto tra i vicoli e il porto di Genova ed ha cantato.

“Via del Campo” offre poi una delle frasi forse più famose di Faber e che per certi versi è centrale “dai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fior”, gli esclusi come sale vero della terra.

Non solo di omosessuali parla De André, ma dei tanti e delle tante che sono ai margini, di Marinella, nella “Canzone di Marinella”, orfana, cacciata dalla famiglia e che batteva sulle sponde del Tanaro fino a che non è stata ucciso da un ladro, a cui Faber regala l’eternità e non potendole restituire la vita ha “cercato di cambiarle la morte”; canta di quelli messi in un angolo, perfino costretti al delitto come l’assassino della canzone “Il pescatore” che verso il disgraziato che gli chiede un tozzo di pane non si tira indietro, ma si comporta come Gesù con la Maddalena.

Nelle sue canzoni si sente Genova, si sente il ritmo delle vogate dei pescatori, si sente una città bella e complessa, timida e da scoprire, si sente l’anima di un’Italia che vorrebbe essere capace di guardare in faccia la realtà e affrontarla a testa alta, di aprire le braccia agli esclusi senza timore, di essere migliore.

Nelle sue canzoni si incontra “Princesa” (1996), la giovane ragazza, il suo percorso difficile, doloroso, determinato, così forte che non si può descrivere, si può solo ascoltare e leggere.

E questo è l’invito a tutte e tutti, a scoprire De André, per chi non lo conosce, e a ritrovarlo per chi già lo ama. A Genova una mostra eccezionale offre l’occasione imperdibile di un romantico incontro con Faber, le sue canzoni, la sua poesia, la sua vita.

http://www.palazzoducale.genova.it/deandre/index.htm

Lunedì, 12 Gennaio, 2009 - 14:26

112: Numero europeo per le emergenze

"Numero europeo per le emergenze"
(Il Sole 24 Ore: pag. 9 - 12 gennaio 2009)
Il numero di emergenza unico, il 112, è operativo in tutti i Paesi dell'Unione Europea. L'ultima ad adeguarsi è stata la Bulgaria. Il processo è comunque lento. In Italia mancano ancora operatori capaci di parlare inglese e servizi di interpretariato.

Il numero si affianca al 113, al 115 ed al 118 senza sostituirli.

Lunedì, 12 Gennaio, 2009 - 10:20

GAZA …anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti

GAZA …
Sono dense di significato, purtroppo, le parole che Fabrizio De André cantava:
Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.
E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Canzone del maggio
(In "Storia di un impiegato", Produttori associati, 1973)
“Si tratta di una canzone di protesta, liberamente tratta da un canto degli studenti parigini del maggio '68, quando si registrarono scioperi operai e manifestazioni studentesche contro il sistema capitalistico, accusato di produrre sfruttamento e ingiustizie sociali e di manipolare le coscienze con le verità dei mass-media.
Rievoca gli avvenimenti accaduti e, rivolgendosi a quelli che alla lotta non hanno partecipato, li accusa e ricorda loro che chiunque - anche chi, in quelle giornate, si è chiuso in casa per paura, menefreghismo o avversione - è ugualmente coinvolto negli avvenimenti. Il finale sostiene che la rivolta, lungi dall'essere esaurita, ci sarà ancora, ed ancora più forte, in futuro.
Esprimendo le motivazioni più profonde della protesta e della rivolta sessantottina, De André dichiara la propria adesione al movimento attraverso l'uso dell'aggettivo nostro e si schiera, come sempre del resto, contro i benpensanti che videro minacciato l'ordine stabilito.
Il ceto medio, opportunista e formalista, è rappresentato con grande efficacia attraverso pochi elementi: la millecento, la fiducia nella televisione, il desiderio di non compromettersi votando ancora la sicurezza, la disciplina.”
Commento tratto da http://www.giuseppecirigliano.it/Canzone_del_maggio.htm

Sabato, 10 Gennaio, 2009 - 17:20

L'arretratezza e l'autoritarismo del ministro Matteoli

E' indicativo della caratteristica e della portata di assenza totale da parte dell'attuale governo di rispetto dei territori, delle autonomie delle comunità, molteplici, che costituiscono il nostro Paese, della condivisione delle scelte, il comportamento che il Ministro delle Infrastrutture, AlteroMatteoli, ha dimostrato circa la realizzazione del progetto dell'autostrada maremmana, che dovrebbe congiungere l'Autostrada del Sole con le riviere laziali e toscane, oltrepassando l'attuale Aurelia, che vive chiaramente una situazione di disagio nell'ambito della percorribilità.
Dico questo in quanto ho avuto modo di assistere a un'intervista rilasciata da Matteoli ad Ambiente Italia, trasmissione del sabato pomeriggio su RaiTre, che invito a seguire perchè molto puntuale e attenta alle dinamiche territoriali delle varie città, dei vari comuni.
La trasmissione di quest'oggi era dedicata al tema del progetto di costruzione di un raccordo autostradale in Maremma di 350 Km che dovrebbe percorrere paesaggi ambientali, naturali e architettonici storici di indubbia rilevanza internazionale, molti dei quali soggetti a protettorato dell'UNICEF.
A Capalbio un cospicuo numero di cittadine e di cittadini si sono organizzati in Comitato, Terra di Maremma, funzionale a tutelare uno spazio di verde e di bellezze storiche e artistiche, invidiabile a livello mondiale, riunitisi per discutere del progetto ormai approvato nella sua fase definitiva, si aspetta quella esecutiva, alla presenza di Anna Donati, ex senatrice e presidente della Commissione Infrastrutture nella scorsa Legislatura, il critico letterario Alberto Asor Rosa, e tante persone di diversa estrazione sociale e culturale, da ambientalisti a nobili, da operaie ed operai a studentesse e studenti, da esponenti del mondo politico istituzionale a rappresentanti di associazioni ambientaliste e civiche.
Da ultimo volevo informare che, sull'onda di questa nutrita assemblea, Anna Donati è diventata promotrice di Altri Fasti, http://www.altritasti.it, Rete di Enti e organizzazioni, comitati contro la cementificazione in atto sul territorio nazionale, fortemente sostenuta dall'attuale governo e dal Ministro Matteoli, copertura di diversi conflitti d'interesse anzichè di edulcorati benefici nei confronti della popolazione e della cittadinanza.
Ed è proprio di questo che si tratta, dato che nel 1996, dopo diversi anni di palese opposizione a un'opera che avrebbe recato scempio a una meravigliosa porzione del nostro territorio, si incaricò Antonio Di Pietro ad amministrare il Ministero dei Lavori Pubblici, cercando di portare un po' di chiarezza nelle dinamiche fosche delle procedure di assegnazione bandi e appalti alle varie ditte interessate.
Il progetto come dicevamo è stato varato nella sua prima fase, anticipatrice di una ricezione a livello esecutivo, ultimo stadio opportuno prima di dare avvio alla realizzazione dell'opera.
Non solo questione di tutela ambientale, ma anche di poca chiarezza nei 38 anni ultimi della procedura di appalto alle varie ditte susseguitesi per la realizzazione dei lavori.
Secondo il Ministro Matteoli, però, tutto questo non sussiste e si lamenta nell'intervista rilasciata ad Ambiente Italia di oggi di un continuo ostracismo da parte di comitati locali e territoriali di cittadine e di cittadini dell'inizio dei lavori e dell'insipegabile, a suo parere, opposizione alla realizzazione dell'autostrada.
L'Aurelia presente, dice Matteoli, non è sicura: poco è lo spazio tra una fila di autovetture in corsa e l'altra, spesso teatro di incidenti. Spesso, avverte Matteoli, si hanno trattori che si innestano dai campi vicini nella strada Aurelia per raggiungere l'altro campo dove portare il materiale raccolto e le sementi. E questo arreca indubbiamente pregiudizio alla fluidità del traffico veicolare.
Fino a questo punto la fotografia della situazione presente è oggettivamente reale. Ma che fare? Secondo Matteoli occorre proseguire ad avviare le ultime procedure amministrative per rendere esecutivo il pogetto approvato preliminarmente dalla Regione Toscana, ossia la realizzazione del tratto di autostrada Maremma verso il litorale, prescindendo dal dato, a parere mio abbastanza significativo, che ci sono diversi comuni, con giunte, sindaci, diversi comitati spontanei e organizzati di cittadine e di cittadini che si oppongano a tale proposta, perchè coscienti loro direttamente del devasto "atomico", come dice poeticamente Asor Rosa, impegnato intellettualmente nella battaglia, che ne deriverebbe da tale opera, grande opera, come si suole erroneamente definire.
Ma il fatto paradossale si evidenzia nella parole di Matteoli sulla totale assenza e mancanza di rispetto dei processi deliberativi partecipati e condivisi, non comprendendo, ma penso sia cosa difficile perchè non appartiene a certa "cultura cesaristica"del Ministro e di molti colleghi di governo, il fatto che se per 38 anni si discute dell'opera è perchè da 38 anni cittadine e cittadini, enti locali e comuni si sono opposti a un progetto non necessario, sostituibile, nonchè devastante a livello urbanistico, sociale, cultruale.
Esiste un progetto che era stato approvato dalla Regione Lazio, che prevedeva l'estensione e il potenziamento dell'attuale Aurelia, soprattutto nei tratti tra Tarquinia e Civitavecchia, al fine di rendere i flussi veicolari più scorrevoli e meno impattanti. Questo progetto, ripeto approvato dalla Regione Lazio, interessata comunque alla presenza dell'opera, nonostante il ministro minimizzi sul fatto che riguardi solo 38 Km del territorio laziale, non è stato minimamente considerato dall'attuale ministero e governo, intenzionato con determinazione e decisionismo volitivo a proseguire sulla proposta di costruire l'ulteriore autostrada, senza verificare gli impatti negativi su diversi fattori territoriali del luogo.
Una miopia, è questa, sia dal punto di vista culturale, sociale e politico, ma soprattutto dal punto di vista squisitamente "imprenditoriale", dato che il sindaco di Capalbio, comune maggiormente interessato dal devastante progetto, ha previsto una riduzione notevole della domanda di turismo, oggi ricchezza di questi territori in senso primario, oltre che alle conseguenze inopportune a livello ambientale e agricolo. Capalbio vedrebbe un quarto del proprio territorio municipale assorbito da un'opera di cementificazione senza precedenti, con le conseguenze di dubbia utilità sul contesto cittadino generale. Non siamo nella logica Nimby, ossia del tutto è accettabile basta che non sia nel mio vicinato, ma siamo nella necessaria opposizione a una proposta di eliminazione totale e fisica di uno spazio ambientale e sociale unico a livello internazionale e globale. La battaglia di opposizione a simile proposta deriva anche da un principio: affermare il concetto di PARTECIPAZIONE nelle scelte decisionali che riguardano il futuro collettivo e comune di una comunità: il territorio in cui una comunità vive è MUNICIPALE, patrimonio di tutte e di tutti, ed è in questa ottica che occorrerebbe proseguire. Ma che fine ha fatto il tanto decantato "federalismo" nel programma della cosidetta Casa delle Libertà, se al primo ostacolo a decisioni centrali di natura locale, le delibere dei comuni e delle regioni, ci si oppone fermamente e a livello centralistico si proceda con forza e direi autorità?
Non è la prima volta che è dato vedere il senso altamente nominalistico e superficiale di affermazioni sedicenti cattaniane nelle pratiche governative attuali. Un caso è il conflitto tra Regione Friuli Venezia Giulia e Stato sul caso Englaro. Maquesta è un'altra dolorosa e inaccettabile storia italiana degli ultimi tempi.
Infine è assurdo che il Ministro non abbia compreso una chiave necessaria di svolta nella soluzione del congestionamento del traffico veicolare lungo l'Aurelia: il sostegno a vie di trasporto urbano e civile alternative a quelle automobilistiche e private.
L'Italia è ricca di fiumi, ogni città ne possiede uno, è attraversata da un corso d'acqua, nonchè ha una rete ferroviaria che da diversi anni necessita di un ampliamento, di un miglioramento, di un investimento adeguato a creare congiunture e comunicazioni adeguate tra comune e comune, in modo più capillare. Esistono ancora oggi molti paesi, certo non di rilevante portata, ma comunque importanti e frequentati, che non sono serviti da una stazione ferroviaria. Mi viene in mente il fatto che diversi comuni delle province italiane non abbiano servizi ferroviari adeguati alla domanda. Non solo, ma occorrerebbe anche promuovere un programma di messa in sicurezza delle vetture, di adeguamento infrastrutturale delle vie di trasporto su rotaie, nonchè, infine, di aumento delle corse e di una copertura giornaliera piùampia del servizio, essendo che dalle 24 alle 4,30 non ci sono in tutta Italia treni in partenza, a differenza di Paesi come la Francia e la Svezia dove il servizio dura ed è efficente per tutto il periodo diurno e notturno.
Ma è possibile che ancora si preveda una politica dei trasporti basata su linee progettuali lacunose e inadeguate, deleterie dal punto di vista ambientale e del benessere collettivo delle persone, dispendioso in termini economici, sia nel brevissimo periodo a livellomanutentivo e di realizzazione delle opere, sia nel lungo periodo per la pericolosità derivante dalla mobilità su ruote e dall'impatto sulla salute delle persone, data l'elevata portata delle emissioni aeree e inquinatrici derivante.

Da qui non posso che dedurre la pericolosità di certe opere che vengono definite grandi solo per il lauto guadagno possibile per le ditte appaltatrici e per l'alimentazione di certi conflitti di interesse, come il caso del Ministro Lunardi sulla vicenda del Ponte sullo Stretto e della sua realizzazione, progetto ancora in agenda, progetto che sembrava imminente nella legislatura 2001/2006.
La pericolosità è maggiore nel constatare l'assenza totale di responsabilità e di cognizione di causa, di senso istituzionale e culturale, di tutela e di rispetto delle autonomie locali e dei principi della partecipazione, da parte di chi amministrerebbe il Paese, come il Ministro Matteoli, che ha saputo palesare con grande chiarezza e con grande trasparenza politica la drammaticità di progetti da lui sostenuti sui territori piacevoli e unici d'Italia.

Quo usque tandem, qualcuno direbbe.

Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 9 Gennaio, 2009 - 17:44

Milano: Farmer Market anche al sabato

Il Farmer Market, il mercato per la vendita diretta di prodotti alimentari da parte degli agricoltori-produttori, dal 10 gennaio 2009 si tiene, oltre che al mercoledì, anche al sabato mattina negli spazi interni del Consorzio Agrario di Milano in via Ripamonti 37, a Milano.
“Tanti consumatori hanno chiesto di organizzarlo nel fine settimana in modo da facilitare chi lavora – spiega Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi – abbiamo cercato di soddisfare questa necessità e agevolare le famiglie”. Intanto si fanno i primi bilanci dell’iniziativa: da settembre a metà dicembre almeno 45mila persone si sono rivolte agli agricoltori per la spesa. Ogni mercoledì mattina sono stati offerti 400 litri di latte fresco, 50 quintali di frutta e verdura, 400 chili di formaggi, cinque quintali di carne bovina e suina, oltre a salumi nostrani, cotechini, insaccati di struzzo, ravioli d’anatra e oca, miele, riso a prezzi inferiori alle quotazioni rilevate nel nord Italia dal sito “smsconsumatori” del Ministero delle Politiche agricole.
Il Farmer Market, il mercato per la vendita diretta di prodotti alimentari da parte degli agricoltori-produttori, dal 10 gennaio 2009 si tiene, oltre che al mercoledì, anche al sabato mattina negli spazi interni del Consorzio Agrario di Milano in via Ripamonti 37, a Milano.
“Tanti consumatori hanno chiesto di organizzarlo nel fine settimana in modo da facilitare chi lavora – spiega Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi – abbiamo cercato di soddisfare questa necessità e agevolare le famiglie”. Intanto si fanno i primi bilanci dell’iniziativa: da settembre a metà dicembre almeno 45mila persone si sono rivolte agli agricoltori per la spesa. Ogni mercoledì mattina sono stati offerti 400 litri di latte fresco, 50 quintali di frutta e verdura, 400 chili di formaggi, cinque quintali di carne bovina e suina, oltre a salumi nostrani, cotechini, insaccati di struzzo, ravioli d’anatra e oca, miele, riso a prezzi inferiori alle quotazioni rilevate nel nord Italia dal sito “smsconsumatori” del Ministero delle Politiche agricole.
 
http://www.mercatidelcontadino.it
Venerdì, 9 Gennaio, 2009 - 15:20

Nessun riconoscimento ai repubblichini: nemici dello Stato

Come ha detto un mio caro amico:
"Vogliono appropriarsi anche della storia, non si accontentano di fregarci il presente."
Antonella Fachin

Una proposta di legge assegna lo status di combattente a chi aderì a Salò.

Intervista a Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte Costituzionale

"Nessun riconoscimento ai repubblichini. Erano e restano nemici dello Stato"

(da www.Repubblica.it)

di MATTEO TONELLI
<b>"Nessun riconoscimento ai repubblichini<br></b>Erano e restano nemici dello Stato" </b> Giuliano Vassalli
ROMA - "Che vuole che le dica, la situazione è difficile ma bisogna fare di tutto per far sapere come stanno realmente le cose. Chiarire a chi non l'ha vissuto cosa è stato quel periodo storico". Giuliano Vassalli, presidente emerito della Corte Costituzionale, classe 1915, è amareggiato ma non rassegnato. A lui, arrestato e torturato durante il fascismo, il nuovo tentativo di "equiparare" per legge partigiani, deportati e militari ai repubblichini di Salò, proprio non piace.

Per farlo il Pdl ha presentato una proposta che ha come primo firmatario Lucio Barani del Nuovo Psi (schierato con il centrodestra). Un disegno di legge, il numero 1360, con il quale la maggioranza pretende di istituire l'Ordine del Tricolore, con tanto di assegno vitalizio. Assegnandolo indistintamente sia ai partigiani, sia "ai combattenti che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente e aderirono a Salò". Un testo che l'Anpi bolla come "l'ennesimo tentativo della destra di sovvertire la Storia d'Italia e le radici stesse della Repubblica"

Presidente Vassalli un'operazione analoga fu tentata anche nelle precedenti legislature, ma venne respinta. Adesso il tentativo riprende vigore. Perché è contrario?
"Perché è assolutamente chiaro che c'è stata la continuità dello Stato anche dopo l'8 settembre e la caduta del fascismo. E non si può riconoscere a chi ha contrastato lo stato italiano sovrano schierandosi con la Repubblica sociale il titolo di combattente. La Cassazione è chiara in merito. Tutte quelle pronunce sono concordi nel definire i repubblichini come nemici".

Lo scorso 2 giugno il ministro della Difesa Ignazio Larussa chiese di accomunare i morti "di entrambe le parti". I firmatari parlano di "un progetto coerente con la cultura di pace della nuova Italia".
"Ma cosa vogliono ancora? Hanno avuto tutto, l'amnistia di Togliatti, la legittimazione democratica immediata, l'Msi in Parlamento, adesso sono al potere. Eppure vanno avanti, incuranti del fatto che non esiste paese in Europa dove i collaborazionisti del nazismo sono premiati".

La formulazione del testo apre la porta anche alla legittimazione a tutti coloro che "facevano parte delle formazioni che facevano riferimento alla Rsi". Non solo dunque agli appartenenti delle 4 divisioni dell'esercito ma anche a chi faceva parte delle "brigate nere".
"E' vero ma non c'è spazio per sottilizzare troppo. Lo status di combattente non va riconosciuto a nessuno di coloro che fecero parte della Rsi. Bisogna dire no e non solo per ragioni politiche ma anche dal punto di vista costituzionale".

Martedi 13 gennaio alle 16, Giuliano Vassalli interverrà all'iniziativa organizzata dall'Anpi dal titolo "Totalitarismo e democrazia, occorre rispettare la lezione della storia".

Nell'incontro, che si terrà nella sala del Cenacolo della Camera dei Deputati (vicolo Valdina 3/a), si parlerà della proposta di legge 1360. Intervengono, tra gli altri, lo storico Claudio Pavone, il vicepresidente dell'Anpi Raimondi Ricci e la presidente della commissione difesa della Camera Marina Sereni.
(8 gennaio 2009)

Venerdì, 9 Gennaio, 2009 - 10:17

9 gennaio 2009: Presidio-fiaccolata per la pace in Palestina

Presidio-fiaccolata per la pace in Palestina     
Venerdì 9 gennaio, dalle ore 18.30, in piazza Duomo, a Milano.
Acli, Arci, Cgil, Cisl, Legambiente e altre associazioni di Milano promuovono un presidio con fiaccolata per chiedere la pace in Palestina. L'iniziativa, che si ispira all'appello lanciato a livello nazionale "Non si può rimanere a guardare", è in programma domani, venerdì 9 gennaio, dalle ore 18.30, in piazza Duomo.
NON SI PUO' RIMANERE A GUARDARE
C'è un modo per evitare il massacro di civili.
C'è un modo per salvare il popolo palestinese.
C'è un modo per garantire la sicurezza di Israele e del suo popolo.
C'è un modo per dare una possibilità alla pace in Medio Oriente.
C'è un modo per non arrendersi alla legge del più forte e affermare il diritto internazionale.
CESSATE IL FUOCO IN TUTTA L'AREA
RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ISRAELIANE
FINE DELL'ASSEDIO DI GAZA
PROTEZIONE UMANITARIA INTERNAZIONALE
Facciamo appello a chi ha responsabilità politiche e a chi sente il dovere civile perché sia rotto il silenzio e si agisca. Le Nazioni Unite e l'Unione Europea escano dall'immobilismo e si attivino per imporre il pieno rispetto del diritto internazionale.
L'Italia democratica faccia la sua parte.
Le nostre organizzazioni si impegnano, insieme a chi lo vorrà, per raccogliere e dare voce alla coscienza civile del nostro paese. 
*ACLI, ARCI, LEGAMBIENTE, CGIL, AUSER, LIBERA, RETE LILLIPUT, Associazione ONG Italiane – Piattaforma Medio Oriente, Fondazione Angelo Frammartino, Beati i Costruttori di Pace, FIOM, CGIL Funzione Pubblica, Un ponte per…, AIAB, CIES, GRUPPO ABELE, CIPAX – PRC- Centro Interconfessionale per la pace, Donne in Nero, A Sud, FAIR, Fairtrade Italia, Forum Ambientalista, UCODEP, Terres des Hommes International, Armadilla Onlus, SDL Intercategoriale, Tavola Sarda per la pace, ANPI Lambrate Ortica - Coordinamento Nord sud del mondo, Famiglia di Angelo Frammartino, Luigi Ciotti, Flavio Lotti, Luciana Castellina, Giuliana Sgrena, Enzo Mazzi - Isolotto Firenze, Luisa Morgantini, Vittorio Agnoletto, Giovanni Berlinguer, Sergio Staino, tanti gruppi locali, docenti, amministratori locali, pacifisti e pacifiste, cittadini e cittadine….*

Venerdì, 9 Gennaio, 2009 - 09:22

Cantiere del Nuovo di via Soderini

Presentata ieri sera l'interrogazione sulle mancate risposte a seguito della delibera di Consiglio di Zona 6 del novembre scorso, sulla richiesta di utilizzo di alcuini spazi all'interno del "Cantiere del Nuovo" di via Soderini.

INTERROGAZIONE URGENTE
Cantiere del Nuovo di via Soderini
Premesso che:

-          il Consiglio di Zona 6 ha approvato - il 6/11/2008 con delibera n° 122 – alcune delle proposte avanzate dai cittadini e dal Comitato Soderini su alcuni aspetti dell’intervento relativo alla nuova realizzazione del Cantiere del Nuovo di via Soderini;

-          dette proposte sono state formulate e fatte proprie dalla Zona, condivise anche ad un tavolo con l’Assessorato allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano d’intesa con l’Assessorato al lavoro della Provincia;

Posto che:

-          la realizzazione e la gestione attuativa dell’intervento condiviso, avverrà a cura dei citati Assessorati, secondo le competenze di ciascuno di essi.

Constatato che:

-         a tutt’oggi non risultano pervenute le conferme scritte per gli impegni assunti da ciascuna delle parti coinvolte, Comune di Milano e Provincia.
SI CHIEDE
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI ZONA 6di attivarsi presso gli Assessorati allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano e l’Assessorato al Lavoro della Provincia di Milano affinché confermino per iscritto, per quanto di competenza, gli impegni assunti al tavolo di lavoro.

Milano 8 gennaio 2009
Angelo Valdameri Lista Uniti con Dario Fo

Mercoledì, 7 Gennaio, 2009 - 19:21

Nonostante le assicurazioni di De Corato, oggi la città + in tilt

Milano vive in uno stato di perenne e continuativa emergenza. L'emergenza è dovuta a ripetute situazioni che si verificano e che non sono preventivate nella loro portata conseguenziale in modo adeguato da parte dell'amministrazione.
L'estate porta il caldo, si sà: ma come ogni anno ci si riduce in agosto a dover intensificare i servizi di assistenza sociale e sanitaria per gli anziani.
L'inverno porta il freddo, non sempre, ma quest'anno il fenomeno è intenso e si è dimostrato con largo anticipo: anche questo, nonostante fantomatici sedicenti scienziati dicano che il surriscaldamento del pianeta sia un'invenzione di catastrofici verdi, indica lo squilibrio del sistema bioclimatico esistente per l'eccessività della manifestazione.
Ma da qualche mese si sapeva che avremmo avuto un inverno rigido, diciamo che i preludi geotermici erano tutti presenti anzitempo.
Nonostante questo l'amministrazione si è prodigata solamente ieri nel tardo pomeriggio ad assicurare che a Milano il 7 gennaio, il giorno della ripresa delle attività lavorative e scolastiche, dopo una pausa natalizia, sarebbe tutto funzionato, sia dal punto di vista della mobilità, il vicesindaco De Corato parlava di mezzi efficenti, sia dal punto di vista dei servizi, scolastici, sanitari, educativi.
Il 7 gennaio alle ore 8 le strade erano completamente coperte da una coltre di neve, si stima essere alta 30 cm, le autovetture in entrata viaggiavano a passo d'uomo, mentre i tram e la circolazione superficiale dei mezzi di trasporto hanno subito forti ritardi e intoppi, si testimoniano situazioni di alto disagio dovute a soste prolungate di tram in fila, intasando la circolazione urbana.
Non solo: ma stamattina nel mentre si evidenzia un aumento esponenziale di utenti nella fascia di punta, diverse linee metropolitane hanno subito rallentamenti, hanno persino dovuto evacuare delle vetture perchè il carico era insopportabile per i veicoli.
Il servizio di pulitura dell'AMSA delle strade questa mattina non è stato puntuale ed efficente, tant'è che diverse zone erano completamente coperte dalla neve nelle proprie strade, nonchè i marciapiedi, se non per volontà di qualche privato commerciante, erano ghiacciati e privi di quello strato di sale utile a sciogliere la neve ed evitare complicazioni alla mobilità pedonale.
Non parliamo, infine, per i servizi sanitari: cliniche e ospedali non hanno disponibilità di posti letto, mentre il 118 si trova sovraccarico di richieste e domande di aiuto e soccorso senza avere le disponibilità di servizio utili per assorbirne la portata.
Per ultimo mi si avverte, e sarà oggetto di una mia interrogazione nel prossimo consiglio, di problemi e interruzioni di servizio per quanto riguarda l'ambito della ristorazione per le mense scolastiche, gestito dall'ormai conosciuta Milano Ristorazione spa. In molti istituti scolastici di primo grado e in diversi asili e scuole dell'infanzia addirittura quest'oggi, mi si informa, le mense scolastiche sono chiuse e non dispongono di vivande a causa di interruzioni del servizio di fornitura.
Ma mi domando: tutto questo disagio diffuso era prevedibile? Non poteva essere preventivato nei suoi effetti odiosi da parte dell'amministrazione? Ma quali sono i rapporti tra il Comune di Milano e i diversi enti societari a cui sono stati appaltati diversi servizi di primaria necessità: dal servizio ristorazione scolastico al servizio di trasporto, dal servizio di centralino per le chiamate in entrata per il 118, così come per il servizio di assistenza alla clientela del Comune di Milano stesso, appaltato a un'azienda con sede a Napoli, lontano dalla situazione locale e contestuale, spesso non raggiungibile e non funzionabile.
Questi disagi potevano essere chiaramente preventivati dall'amministrazione e governati con una capacità di intercettarne la portata che avrebbero avuto sulla cittadinanza, così come si è palesata alle 8 di stamattina.
Non c'era bisogno prodigarsi, come ha fatto il sindaco Moratti e il suo vicesindaco De Corato, nell'assicurare tramite comunicazioni mediatiche che tutto sarebbe funzionato il giorno seguente, addirittura invitando a utilizzare i mezzi pubblici, cosa saggia e giusta se funzionassero adeguatamente e su traiettorie libere da cumuli di neve, oppure con vetture adeguate ad assorbire l'alta presenza ipotizzabile di utenti nella fascia di punta mattutina: la situazione che si è presentata agli occhi delle persone è stata totalmente diversa dalle assicurazioni pervenute il giorno precedente.
Ma sono state prese disposizioni adeguate a livello amministrativo, intendo dire direttive assessorili, soprattutto l'assessorato alla mobilità e quello ai servizi sociali, funzionali a garantire un'amministrazione adeguata e utile a evitare spiacevole disagi e inconvenienti, quali si sono verificati puntualmente.
Le domande rimangono aperte, in attesa ci siano dovute e necessarie risposte da parte dei diretti responsabili, amministrazione comunale e società di servizi interessate.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

Mercoledì, 7 Gennaio, 2009 - 19:03

Arcigay: Lippi non vede, non sente, non parla

Comunicato stampa Arcigay 07.01.09
Arcigay: Lippi non vede, non sente, non parla
Invitiamo il CT della Nazionale di calcio a partecipare ad un pubblico confronto in preparazione del Pride nazionale di Genova

http://www.arcigay.it

Davvero gustose le dichiarazioni di Marcello Lippi, allenatore della Nazionale, sull’omosessualità nel calcio. Si vede che questi sono giorni frizzanti nell’ambiente calcistico, se dopo le perle di saggezza di Fabio Cannavaro ora siamo a commentare l’intervista a KlausCondicio di Marcello Lippi, che non ha mai conosciuto un calciatore gay, e soprattutto che crede che non ne esistano.

Davvero gustose le dichiarazioni di Marcello Lippi, allenatore della Nazionale, sull’omosessualità nel calcio. Si vede che questi sono giorni frizzanti nell’ambiente calcistico, se .
Sarebbe assai semplice confutare queste impressioni personali, ma il punto non è dimostrare quanti e quali calciatori di serie A e di tutte le altre categorie vi siano, la questione vera è che questo continuo negare, oltre ad esser ridicolo (cosi come ben raccontato da una recente trasmissione di Paolo Colombo su La7), comincia ad esser fastidioso.
Gli omosessuali sono persone che praticano tutti gli sport, sono impiegati in tutte le professioni, vivono dentro questa società come tutti. In ambienti particolarmente machisti come quello del calcio, gli omosessuali si nascondono ancor di più e visto che non presentano tratti somatici o d’atteggiamento differenti (a meno di fermarsi ai soliti stereotipi) è evidente che siano risultati invisibili anche a  Lippi.
Ci permettiamo però di dubitare che l’allenatore mondiale non abbia mai sentito, nella sua lunga esperienza di importanti club, di diversi episodi e storie omosessuali.

Insomma Lippi fa come le tre scimmiette: non vede, non sente, non parla, favorendo nei fatti il clima ostile nell’ambiente calcistico italiano nei confronti delle persone omosessuali. Siccome  però, Marcello Lippi è noto per essere persona equilibrata ed aperta, lo invitiamo ad un pubblico confronto  da tenersi nei prossimi mesi, in preparazione del Pride nazionale di Genova, così per poter parlare con franchezza di calico italiano ed omosessualità.
Ci fa naturalmente piacere che Lippi non escluderebbe calciatori gay dalla Nazionale, atteggiamento questo che in tutti i paesi civili parrebbe normale, ma in Italia sarebbe considerato coraggioso. Siamo certi, quindi, che come molti suoi omologhi europei vorrà così dare un segno inequivocabile contro ogni tipo di discriminazione omofoba, impegno tra l’altro tanto più importante nel nostro Paese, dove in diversi ambienti ultras si professa la violenza contro i gay.
Aurelio Mancuso, Presidente Nazionale Arcigay
Nota stampa Arcigay 06.01.09
CANNAVARO: COSI' CI SPEZZI IL CUORE...

Ci rimarrannno male i tantissimi maschi gay che ammirano da sempre le beltà partenopee del pallone d’oro Cannavaro, nell’apprendere che a lui non piacciono i matrimoni gay, ma apprezza tutte le altre riforme spagnole. Così il mondiale calciatore ci ha sicuramente spezzato il cuore, per non dire di tutti gli abiti da sposi andati distrutti nelle ultime ore.

Ci rimarrannno male i tantissimi maschi gay che ammirano da sempre le beltà partenopee del pallone d’oro Cannavaro, nell’apprendere che a lui non piacciono i matrimoni gay, ma apprezza tutte le altre riforme spagnole. Così il mondiale calciatore ci ha sicuramente spezzato il cuore, per non dire di tutti gli abiti da sposi andati distrutti nelle ultime ore.
Le sue opinioni, che fanno il paio con quelle dell’altro sex symbol Gattuso, non ci faranno dormire per notti intere! Attendiamo che un po’ di capacità cognitiva lo aiuti a comprendere meglio perché in un paese come la Spagna (e decine di altri in Europa e nel mondo) si vive meglio, rispetto a questo ormai mediovale nostro Paese.
Nel frattempo ci consoleremo riguardando con attenzione le centinaia di filmati di abbracci amorosi ed ammiccanti di tanti giocatori italiani che in campo sfogano le loro maschie cameratesche gioie, e nascondono con grande cura, come sappiamo da sempre, le loro diverse storie gay.
Come sempre esser omosessuale deve esser un fatto privato, nascostissimo; questi amori devono esser sofferenti e senza alcuna tutela e diritti. Cannavaro riassume bene il machismo del calcio italiano: bello e prevedibile.

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Articolo di Aurelio Mancuso su Liberazione del 07.01.09
MANCUSO: CANNAVARO, VIENI AL PRIDE DI GENOVA!

Il fascino indiscreto del maschio latino, tutto muscoli, (non grande altezza), corsa, agonismo, successo…

Come si fa a negare che a tanti gay Fabio Cannavaro faccia sangue?
Difficile…Il fascino indiscreto del maschio latino, tutto muscoli, (non grande altezza), corsa, agonismo, successo… Quel testosterone sprizzante, che sollecita i più reconditi istinti squisitamente maschili, che nei gay non mancano proprio. E subito ci vengono in mente le pose plastiche negli spogliatoi per la pubblicità dei noti stilisti omosessuali Dolce e Gabbana, che per la loro linea intimo, hanno messo insieme la summa dei sogni erotici gay (e naturalmente di moltissime donne) tutti ammonticchiati e con la pelle lucida effetto sudore, da far venire mancamenti per strada.
Calciatori italiani seminudi in bella vista per tutta Italia! Si racconta che diversi gay metropolitani nel cozzare negli enormi tabelloni nei vialoni milanesi o sul raccordo romano, abbiano provocato diversi incidenti con tamponamenti a catena. Ma è l'occhio vivido azzurro partenopeo che ammalia, quel sorriso provocante, disarma, e il Fabio Cannavaro, campione del mondo, pallone d'oro, ora emigrato in terra spagnola, nessuno proprio se lo può scordare.

E poi il nostro beniamino non è stato sguaiato come altri suoi orrendi colleghi, ha solo detto: «La Spagna sta bene, ha investito nel rinnovamento delle grandi città. I matrimoni gay? Mmmh, su quello, forse, sono più italiano». Eh sì lui è più italiano, come il disastroso governo, la insipiente sinistra, la solidarietà sociale in frantumi, l'assenza di diritti civili, le mafie, ecc ecc. Bravo Fabietto nostro, finalmente uno scatto d'orgoglio e su un argomento topico: i matrimoni gay.
In queste ore molti gay sono assaliti dalla disperazione, perché questa dichiarazione di Cannavaro distrugge tutti i loro sogni che il loro idolo, impossibile da circuire, almeno potesse presenziare ad un loro (lontanissimo) matrimonio. Va beh ci consoleremo in qualche modo, evidenziando quanta ipocrisia avvolga il calcio italiano, dove molti calciatori gay, si devono nascondere per paura di esser cacciati via.
In questo senso rimandiamo all'istruttiva trasmissione di Paolo Colombo, andata in onda su La7 qualche tempo fa su calcio ed omosessualità.
Comunque, siccome a Cannavaro ed altri famosissimi calciatori italiani non ha fatto impressione posare ed esser testimonial per una firma di moda notoriamente gay, facciamo una bella propostona: Fabio nostro, vieni a Genova al Pride nazionale a farci da padrino! Se riesci porta pure qualche altro bel calciatore, che so Gattuso, Del Piero, ecc ecc., così magari da dimostrare, che quello che avviene in altri paesi d'Europa da parte di tanti club di calcio, è possibile anche in Italia: un impegno contro ogni forma di discriminazione ed omofobia e per la tutela dei diritti civili. Dai, ti aspettiamo a Genova, a giugno…

Aurelio Mancuso presidente nazionale Arcigay

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