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Lunedì, 12 Gennaio, 2009 - 20:25

Dal letame nascono i fior...

11/01/2009 - Riccardo Gottardi

www.arcigay.it

Il coraggio, la forza, la libertà praticata prima ancora che desiderata, la sperimentazione artistica, l’esplorazione di percorsi umani, l’indipendenza e il desiderio di umanità – tutto questo e molto di più era Fabrizio De André, un poeta unico, un uomo da ricordare, per chi ha avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo, e da scoprire per i tanti e le tante che poco lo conoscono a dieci anni dalla sua scomparsa.

È triste pensare che non avremo da lui altre canzoni, dopo che ci ha regalato alcune delle canzoni, delle poesie, più belle e importanti per noi lesbiche, gay trans, esclusi tra gli esclusi.

Oggi forse è difficile pensare a cosa volesse dire essere gay nel 1978 quando è stata scritta “Andrea”, un “figlio della luna” che “perde l’amore” in guerra, “soldato del regno”, una storia d’amore così comune a tante vedove della guerra, così normale quando “normalità” è rivoluzione.

Ma non è certo la prima volta che Faber affrontava un tema “difficile”, tutta la sua poetica riguarda gli esclusi. Ricordiamo solo “Via del Campo” del 1967, la strada delle prostitute, le “graziose”,  strada proibita di giorno e frequentatissima di notte nella città vecchia di Genova – quartieri tanto cambiati da allora e allo stesso tempo rimasti così uguali.

Sembra che proprio la “graziosa” cantata in “Via del Campo” fosse in realtà un travestito, Mario, in arte Morena. La sua una delle storie che Faber ha raccolto tra i vicoli e il porto di Genova ed ha cantato.

“Via del Campo” offre poi una delle frasi forse più famose di Faber e che per certi versi è centrale “dai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fior”, gli esclusi come sale vero della terra.

Non solo di omosessuali parla De André, ma dei tanti e delle tante che sono ai margini, di Marinella, nella “Canzone di Marinella”, orfana, cacciata dalla famiglia e che batteva sulle sponde del Tanaro fino a che non è stata ucciso da un ladro, a cui Faber regala l’eternità e non potendole restituire la vita ha “cercato di cambiarle la morte”; canta di quelli messi in un angolo, perfino costretti al delitto come l’assassino della canzone “Il pescatore” che verso il disgraziato che gli chiede un tozzo di pane non si tira indietro, ma si comporta come Gesù con la Maddalena.

Nelle sue canzoni si sente Genova, si sente il ritmo delle vogate dei pescatori, si sente una città bella e complessa, timida e da scoprire, si sente l’anima di un’Italia che vorrebbe essere capace di guardare in faccia la realtà e affrontarla a testa alta, di aprire le braccia agli esclusi senza timore, di essere migliore.

Nelle sue canzoni si incontra “Princesa” (1996), la giovane ragazza, il suo percorso difficile, doloroso, determinato, così forte che non si può descrivere, si può solo ascoltare e leggere.

E questo è l’invito a tutte e tutti, a scoprire De André, per chi non lo conosce, e a ritrovarlo per chi già lo ama. A Genova una mostra eccezionale offre l’occasione imperdibile di un romantico incontro con Faber, le sue canzoni, la sua poesia, la sua vita.

http://www.palazzoducale.genova.it/deandre/index.htm