
Precariato e dirigenza scolastica...
della VII Commissione alla Camera
L’incontro odierno è stato l’occasione per un approfondimento nel
merito della risoluzione sul precariato approvata dalla VII Commissione
della Camera la settimana scorsa e per affrontare le questioni relative al
reclutamento dei dirigenti scolastici.
La CISL Scuola ancora una volta ha rappresentato l’emergenza precariato
nella scuola, rivendicando che dalle parole e dalle promesse si passi
celermente a concretizzare scelte ed azioni che portino alla risoluzione
del problema.
In particolare ha messo in luce:
- l’assoluta necessità di un piano pluriennale che consenta di assumere
su tutti i posti vacanti e disponibili;
- l’urgenza di soluzioni strutturali che limitino il determinansi del
precariato, a partire da una riflessione seria sugli degli organici per
garantire le assunzioni in ruolo anche sui posti oggi determinati in
fatto. In tale direzione è necessaria una modifica dei criteri per la
determinazione dei posti di sostegno;
- la modifica e la delegificazione della tabella di valutazione dei
titoli allegati alle graduatorie permanenti, in particolare per quanto
riguarda scuole di montagna e mercato dei titoli universitari.
Accanto ai problemi più contingenti la CISL Scuola ha rappresentato
l’esigenza di riprendere una riflessione sulla formazione iniziale
connessa alle questioni del precariato ed in particolare ha sottolineato il
difficile rapporto con l’Università; ha chiesto ai politici presenti di
sostenere la battaglia che la CISL Scuola, con altre OO.SS. sta
sviluppando sul problema dei corsi universitari abilitanti previsti dal D.M.
85/05 condannando le speculazioni che numerose facoltà universitarie
stanno perpetrando a danno di lavoratori precari.
Convenendo sulle questioni poste Alba Sasso a nome del gruppo ha
proposto di riprendere i temi più strutturali in un seminario a settembre.
Relativamente al secondo punto all’o.d.g. dell’audizione, la Cisl
Scuola ha sottolineato la necessità di rivedere la normativa sul
reclutamento dei dirigenti scolastici ed ha avanzato le seguenti proposte:
1) eliminazione dei settori; motivo di contenzioso nella ripartizione
dei posti nell’attuale concorso ordinario e, soprattutto, in forte
contraddizione con l’unicità della funzione dirigenziale;
2) abolizione della selezione per titoli; una fase di dubbia
costituzionalità in quanto non consente l’accesso universale;
3) semplificazione del percorso concorsuale; test e/o quiz, prova
scritta, prova orale, valutazione dei titoli, graduatoria, nomina,
formazione in servizio; nell’ambito del nuovo concorso ordinario prevedere una
qualche forma di riconoscimento (ammissione diretta alla prova orale) ai
colleghi partecipanti all’attuale concorso ordinario che hanno superato
la fase della selezione per titoli, due scritti e due orali, dando
sicuramente prova di capacità tecnico-professionali;
4) esatta determinazione dei posti da mettere a concorso; finora c’è
stato un computo forfettario e arbitrario affidato al MEF che li
autorizza. Può essere mantenuto il regime autorizzatorio del MEF ma sull’esatto
numero dei posti messi a concorso. Detta situazione di forte
approssimazione ha favorito l’istituto degli incarichi di presidenza con tutto
quello che ne consegue e l’istituto della reggenza molto avversato dai ds
per ovvi motivi;
5) rigorosa periodicità (triennale) dei concorsi
6) requisiti di ammissione al concorso; personale proveniente dal
comparto, laurea e 5 anni di ruolo (segnale di attenzione ai giovani).
Delegazione della società civile italiana a Beirut
Una delegazione di organizzazioni della società civile italiana si recherà in Libano per solidarizzare con la popolazione bombardata e sostenere la società civile libanese impegnata nel difficile lavoro di informazione indipendente sulla guerra e di assistenza alla popolazione
In Libano non ci sono solo guerra e vittime, c’e’ anche una società civile che in questi difficili anni si e’ rimboccata le maniche e ha lavorato per ricostruire il Paese, consolidare la convivenza, promuovere i diritti umani e la democrazia, e ristabilire la sovranita’ nazionale.
“Nulla può descrivere la sensazione di aver lavorato senza sosta per 15 anni per ricostruire un paese dalle rovine della guerra, solo per vederlo ancora una volta ridotto in macerie in pochi giorni”.
Questa frase era riportata in un appello di un gruppo di organizzazioni non governative libanesi che chiedevano alla società civile internazionale di mobilitarsi contro la guerra e di sostenere la loro opera. Per affrontare l’emergenza si sono costituiti reti e coordinamenti di ONG libanesi e palestinesi che, senza distinzione di appartenenza, stanno facendo fronte comune impegnandosi per l’accoglienza e l’assistenza ai profughi e agli sfollati. Questo, più di ogni altra circostanza, dimostra la maturità della società civile libanese.
Rispondendo a questo e ad altri appelli, una delegazione di associazioni pacifiste e di ONG italiane che si riconoscono nel movimento per la pace e nel processo dei Forum sociali, e che sono state attive in questi ultimi anni in Libano con progetti di ricostruzione e sviluppo, si recherà a Beirut per incontrare interlocutori locali e:
verificare come sostenerli nella loro richiesta di un cessate il fuoco immediato e nell’attività di assistenza agli sfollati e alle popolazioni colpite;
assicurare la presenza al loro fianco per fornire un concreto aiuto all’assistenza delle fasce più vulnerabili della popolazione anche dopo la fine della guerra.
La delegazione:
condanna con fermezza l’ingiustificato attacco israeliano contro un paese sovrano e denuncia come crimini di guerra l’ uso di armi proibite e l’indiscriminato bombardamento della popolazione e di obiettivi civili, di cui il massacro di Cana è una delle manifestazioni più sconvolgenti;
esprime solidarietà a tutte le vittime, libanesi, palestinesi e israeliane:ogni attacco contro i civili è inaccettabile.
richiede a tutte le parti in conflitto l’immediato cessate il fuoco senza condizioni e l’apertura di negoziati: che la parola torni immediatamente alla diplomazia;
ritiene che una pace duratura in Medio Oriente possa solo basarsi sul rispetto del diritto internazionale e di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite, a partire da quelle che richiedono a Israele il ritiro dai territori occupati in Palestina, Siria e Libano;
richiede il rispetto di tutte le convenzioni umanitarie internazionali.
La delegazione si recherà a Beirut dal 5 al 9 agosto e:
incontrerà i rappresentanti delle associazioni e delle reti della società civile libanese e palestinese, laiche e religiose, le istituzioni libanesi, l’Ambasciata italiana e la Delegazione della Commissione Europea, le agenzie internazionali umanitarie.
Visiterà ospedali e installazioni di emergenza in cui è ospitata la popolazione sfollata;
Illustrerà i risultati della missione attraverso una conferenza stampa indirizzata agli organi di informazione locali ed internazionali.
La delegazione sarà composta da:
Un ponte per
Arci
Assopace
Libera
Pax Christi
Rete di Lilliput
Servizio Civile Internazionale
CISS e ARCS in rappresentanza del Gruppo Libano – Piattaforma Palestina (AOI)
CRIC
Appello del Comitato
distruggere interi stati. Una simile presenza dovrebbe inquietarci e
scandalizzarci. Dovrebbe essere argomento di discussione non solo tra
gli attivisti, ma nei bar, nelle chiese, nei posti di lavoro. E invece,
su Aviano e le sue atomiche, regna il silenzio, tra l’indifferenza
figlia dell’ignoranza e la rassegnazione di chi si sente impotente,
mentre quei pochi che si ostinano a tirar fuori il problema sono
tacciati di estremismo.
Secondo uno studio autorevole del Natural Resource Defence Council,
"U.S. Nuclear Weapons in Europe", gli shelters della Base USAF di Aviano
ospitano almeno 50 bombe nucleari di tipo B61, alcune delle quali hanno
una potenza di oltre dieci volte superiore all’atomica sganciata su
Hiroshima.
La presenza di quelle armi è chiaramente in contrasto con il Trattato di
Non Proliferazione (NPT) ed è una minaccia per tutti, vicini e lontani.
Quelle bombe non servono a difenderci, né a rendere più sicuro il
pianeta. Al contrario, contribuiscono pesantemente a vanificare lo
spirito dell’NPT, che mira alla totale eliminazione delle atomiche, e ad
aumentare così il rischio globale della proliferazione nucleare.
Come cittadini di questo paese, e al tempo stesso cittadini del mondo,
non possiamo accettare questa situazione. Non possiamo lasciare che
vinca la rassegnazione, che si faccia strame del Diritto Internazionale
e della nostra Costituzione. La pace, la libertà, la fratellanza tra i
popoli non possono crescere all’ombra della sopraffazione e della menzogna.
La questione nucleare non può essere lasciata in mano agli esperti,
quasi fosse un argomento che non ci riguarda, che non ha nessun impatto
con la nostra vita quotidiana. Al contrario, quelle armi sono un
tassello fondamentale nel progetto di dominazione planetaria da parte di
una piccola élite, intenzionata a mantenersi ben stretti i propri
privilegi, mentre i diritti fondamentali di gran parte dell’umanità sono
quotidianamente vilipesi, ed anche conquiste sociali che consideravamo
definitive sono messe in discussione.
Per questo, appoggiamo la causa intentata contro il Governo USA per la
rimozione delle atomiche dal territorio italiano.
Per questo, dal 6 al 9 agosto 2006 (nei giorni del 61° anniversario di
Hiroshima e Nagasaki), saremo ad Aviano, di fronte alla Base Usaf.
Riempiremo quei quattro giorni con dibattiti, iniziative culturali,
azioni di coinvolgimento popolare...
Ma il segno principale che vogliamo porre è quello di un’Ispezione di
Cittadini all’interno della Base, con una delegazione qualificata di
Cittadini-Ispettori composta da Parlamentari, esponenti della Società
Civile e degli Enti Locali, tecnici e scienziati, attivisti dei
movimenti per la pace e i diritti umani. Le Citizens’ Inspections sono
una forma di azione diretta nonviolenta nata alcuni anni fa e già
utilizzata in altri paesi (Belgio, Inghilterra, Stati Uniti...) per far
emergere la contraddizione di quei governi che, in nome della pace,
della sicurezza e della democrazia, fanno la guerra, alimentano il
terrore, nascondono la verità ai loro cittadini.
Chiederemo quindi di visitare la Base, ed in particolare gli shelters
che ospitano le atomiche; metteremo insieme la nostra pacifica
determinazione e comportamenti rigorosamente nonviolenti, cercando il
dialogo e non lo scontro; tenteremo di interrogare il personale militare
e civile della Base e di interagire con la popolazione locale; filmeremo
e renderemo pubblica l’intera azione.
Vogliamo usare i mesi che ci separano da agosto, per costruire questo
appuntamento in maniera partecipata e coinvolgente. Nell’organizzazione
e nella gestione di quei giorni c’è posto per tutte e tutti coloro che
vorranno spendersi in questa impresa. Le cose da fare sono molte, e quelle da inventare ancora di più. Se sapremo mettere insieme i nostri
sogni, le nostre speranze, le nostre esperienze, insieme riusciremo ad
avvicinare il giorno in cui non solo ad Aviano ma nel mondo intero non
ci sarà più posto per le armi nucleari.
Chi volesse partecipare all’iniziativa o collaborare in qualsiasi
maniera alla sua riuscita, è pregato di mettersi in contatto con:
Non scaricate le vostre colpe sull'Onu
Assunzione già libere per i neocumunitari
ui di seguito inviamo nota relativa al superamento di ogni moratoria in materia assunzione di lavoratori neocomunitari conseguente a recente decisione governativa
Centro Immigrati CGIL Milano
La circolare
Assunzioni già libere per i neocomunitari
I lavoratori polacchi, ungheresi o degli altri nuovi Paesi Ue possono accedere liberamente al mercato del lavoro. La moratoria sulla libera circolazione è finita
ROMA - Chi vuole assumere un cittadino polacco, ungherese o di uno degli altri Paesi dell'allargamento Ue non deve più presentare alcuna domanda di nulla osta allo Sportello unico per l'immigrazione: i lavoratori neocomunitari sono ormai equiparati a tutti gli effetti ai lavoratori della vecchia Europa e quindi come loro possono accedere liberamente al mercato del lavoro in Italia.
Lo spiega oggi in una breve circolare il ministero della Solidarietà sociale, sancendo definitivamente la fine delle procedure che da maggio 2004 hanno imbrigliato le assunzioni dei nuovi cittadini europei. Queste non sono più circoscritte in speciali quote definite con un decreto flussi ad hoc, ma regolate semplicemente dalle esigenze di imprese e famiglie e dalla disponibilità dei lavoratori a rispondere a questa domanda.
La decisione di interrompere la moratoria sulla libera circolazione dei lavoratori neocomunitari è stata presa dal Consiglio dei Ministri il 21 luglio, ma solo giovedì scorso il governo l'ha comunicata ufficialmente alla Commissione Europa, che tra l'altro ha sempre "spinto" in questa direzione. Da quella data, sono cadute tutte le restrizioni:
"Si rende noto - spiega nella circolare il direttore dell'Immigrazione Giuseppe Silveri - che in data 27 luglio 2006 è stata notificata alla Commissione Europea la decisione del Governo Italiano di rinunciare ad avvalersi del regime transitorio in materia di libera circolazione dei lavoratori subordinati provenienti da otto Stati membri dell'Unione Europea di nuova adesione (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca), dando in tal modo piena applicazione al libero ingresso di tutti i cittadini neocomunitari al mercato del lavoro italiano.
"Tale atto - conclude Silveri - determina la cessazione immediata delle procedure di richiesta di nulla osta lavoro per l'assunzione di lavoratori neocomunitari".
(31 luglio 2006)
Opporsi a tutte le guerre, occupazioni militari, terrorismo,torture,violazioni diritti umani
Come puo' un governo che ha appena rifinanziato la partecipazione
militare
del proprio paese alla guerra afgana in alleanza e al servizio delle
truppe
di occupazione stragiste e torturatrici pensare di essere credibile
quando
chiede a un altro governo di rinunciare alla guerra, all'occupazione
militare di territori altrui, alle stragi e alle torture?
Con quale credibilita' possono protestare contro i crimini di guerra e
contro l'umanita' compiuti dal governo di un altro paese coloro che non
hanno mosso un dito per contrastare i crimini di guerra e contro
l'umanita'
compiuti dall'alleanza bellica di cui fa parte il proprio paese?
Come possono appellarsi al diritto coloro che non piu' tardi della
scorsa
settimana hanno nuovamente infranto la legge fondamentale
dell'ordinamento
giuridico in nome di cui governano il proprio paese?
E perche' ci sembra cosi' ambiguo, ipocrita e strumentale il
proclamarsi
contro la guerra, le stragi e le atrocita' in Libano, in Palestina e in
Israele di coloro che tacciono sulla guerra e le atrocita' in
Afghanistan?
*
Occorre opporsi a tutte le guerre, a tutte le occupazioni militari, a
tutte
le torture, a tutti i terrorismi, a tutte le violazioni dei diritti
umani di
tutti gli esseri umani.
"Voce Alternativa in Galilea" remymen@gmail.com
Mercoledì 26 luglio un gruppo di attivisti, militanti in varie associazioni pacifiste ebraiche ed arabe, ed in particolare nei movimenti "Voce Alternativa in Galilea" e "Coesistenza Partecipata Ebraica ed Araba", hanno emesso e pubblicato il seguente appello:
Noi, residenti della Galilea e delle Valli, non crediamo al governo d'Israele ed ai suoi generali.
Noi, residenti della Galilea e delle Valli, arabi ed ebrei, non crediamo al
governo d'Israele ed al suo esercito, secondo i quali la guerra è stata
intrapresa per auto-difesa e con l'obiettivo di liberare i soldati
catturati.
Non crediamo loro perché è ormai di dominio pubblico che i piani militari
erano pronti da molto tempo.
Sappiamo che più di un mese prima dell'attacco di Hezbollah contro la
pattuglia dell'esercito, si effettuavano esercitazioni di prova per un
attacco al Libano.
Così pure, il rapimento dei ministri e dei parlamentari dell'Autorità
Palestinese era stato pianificato diverse settimane prima della cattura del
soldato Gilad Shalit da parte di Hamas.
Non crediamo al governo d'Israele ed ai suoi generali, perché c'è un abisso
tra gli obiettivi militari dichiarati e le operazioni messe in atto
dall'esercito.
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati e la distruzione di Beirut?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il demolire una fabbrica
di alimenti per neonati?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati e la distruzione della città
di Nabatiyeh?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il bombardare la centrale
elettrica di Gaza?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarato ed il distruggere le
infrastrutture civili in Libano e a Gaza?
Qual è il rapporto tra gli obiettivi dichiarati ed il trasformare in
profughi più di mezzo milione di civili libanesi?
Non possiamo credere loro, perché non si può sostenere di difendere una
popolazione civile per mezzo di un attacco, crudele e deliberato, ad un'altra
popolazione civile.
Ci rifiutiamo di permettere al governo d'Israele ed ai suoi generali di
agire in nome nostro, che abitiamo in Galilea e nelle Valli, per distruggere
un intero stato confinante: il Libano.
Questa politica crudele ed assassina non sarà in nostro nome!
Non si difende così la popolazione della Galilea e delle Valli!
Abbiamo già appreso, dalle precedenti guerre in Libano, che la strategia
aggressiva, che conduce a crimini di guerra e contro l'umanità, alla totale
distruzione di uno stato, porta anche ad annientare qualsiasi prospettiva di
pace e di quiete.
La tragica situazione attuale non è altro che il prodotto di una simile
politica, quella portata avanti in Libano nel 1982 da Ariel Sharon.
Ogni azione militare intrapresa dall'esercito israeliano finisce con il
danneggiare le popolazioni civili da entrambi le parti, pur facendo pagare
innanzitutto, e principalmente, un intollerabile prezzo ai civili del lato
libanese.
Non crediamo al governo d'Israele ed ai suoi generali, perché siamo convinti
che questa guerra serva principalmente agli interessi della politica degli
Stati Uniti in Medio Oriente.
Il governo libanese ha chiesto un cessate di fuoco.
Hezbollah ha concordato con la richiesta.
La Comunità Europea ha chiesto il cessate di fuoco.
Solamente il governo d'Israele ha rifiutato di prenderlo in considerazione.
L'amministrazione Bush continua ad incoraggiare il governo d'Israele a non
interrompere le operazioni belliche.
Noi, residenti della Galilea e delle Valli, assieme a tutti i popoli della
regione, siamo vittime dei piani per ridisegnare il Medio Oriente, del
progetto di instaurare in Medio Oriente un nuovo ordine, che non serve agli
interessi di chi vi abita.
L'esercito americano non ha portato la pace in Iraq.
L'esercito israeliano non porterà la pace in Libano.
L'esercito americano non instaurerà la democrazia in Iraq.
L'esercito israeliano non porterà la democrazia in Libano.
Le politiche americane hanno portato all'Iraq caos e distruzione.
Il fatto che l'esercito israeliano implementi politiche simili in Libano porterà soltanto altro caos, altre distruzioni.
Non accettiamo che in nostro nome provochino disastri ad un'altra
popolazione civile.
Anche se il governo d'Israele ed i suoi generali potessero convincerci che
la loro politica è la via più breve per rimuovere dal confine nord la
minaccia posta da Hezbollah, non la accetteremmo per motivi etici.
Rifiutiamo di accettare una strategia che giustifica l'offesa deliberata ad
una qualunque popolazione - indipendentemente dal fatto che prenda di mira
i civili a Gaza, in Libano o in Galilea!
Crediamo che ci sia un'alternativa a questa politica aggressiva, che si basa
sul continuo violare le Convenzioni di Ginevra.
Chiediamo al governo d'Israele di dichiarare un immediato cessate il fuoco.
Ogni minuto di combattimento crea solo nuove vittime.
Riteniamo che un cessate il fuoco da parte di Israele possa portare ad un
cessate il fuoco su tutti gli altri fronti.
Chiediamo che il cessate il fuoco sia usato per l'immediata liberazione,
senza condizioni, di tutti i prigionieri politici, e per negoziare il
rilascio di tutti i prigionieri di guerra: palestinesi, libanesi ed
israeliani.
Il problema dei prigionieri politici e dei prigionieri di guerra è ora la
questione cruciale.
Solamente l'immediato rilascio, senza condizioni, di tutti i prigionieri
politici, e l'avvio di un negoziato per lo scambio dei prigionieri di
guerra, possono allontanare lo spettro di una guerra generalizzata, portando
la pace e la calma a cui agognano tutti i popoli della regione.
Noi, arabi ed ebrei che abitiamo in Galilea e nelle Valli e ci opponiamo a
questa guerra:
Rafik Bakri (B'eina)
Uri Davis (Skhnin)
Bilha Golan (Beit She'arim)
Rémy Mendelwzeig (Manof - Misgav)
Nakad Nakad (Shfaramer)
Vi invitiamo ad aderire a questo appello inviando il vostro nome
all'indirizzo e-mail
remymen@gmail.com
Si possono ottenere ulteriori informazioni firmando la petizione
Un'altra occasione mancata
CONFERENZA DI ROMA:
Dopo il sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan, l’esito della conferenza di Roma sul Libano rappresenta una nuova prova di viltà e ipocrisia e l’ennesima occasione perduta per varare una politica internazionale in grado di rompere con le logiche di guerra finora seguite.
L’Italia non è stata l’unica a chinare la testa davanti ai diktat degli Stati Uniti, sempre pronti a difendere il loro fedele alleato Israele. A rimangiarsi l’impegno per un cessate il fuoco immediato sono stati infatti anche l’ONU e praticamente tutti i paesi partecipanti alla conferenza. La Gran Bretagna di Blair come al solito si è accodata al potente padrone statunitense, salvo poi chiedere insieme a Bush una tregua tardiva.
L’ONU e la comunità internazionale non hanno neanche avuto il coraggio di condannare con fermezza il massacro dei 4 caschi blu uccisi a Khiam da un missile israeliano, limitandosi a una dichiarazione timida e fiacca.
Israele ha ringraziato per il via libera e proseguito gli spaventosi bombardamenti sul Libano e su Gaza, impiegando contro i civili armi chimiche proibite, devastanti cluster bombs e ordigni sconosciuti, che provocano ferite spaventose.
La richiesta di un cessate il fuoco immediato è più urgente che mai, ma ad essa vanno aggiunti il blocco della cooperazione militare tra Italia e Israele e un’indagine internazionale sull’uso delle armi israeliane, come chiesto da Alex Zanotelli.
La forza internazionale da mandare in Medio Oriente, infine, deve essere una missione ONU e comprendere, oltre al Libano, anche Gaza e la Cisgiordania, escludendo nel modo più assoluto l’invio di truppe della Nato.
Partito Umanista
30.7.2006
Precariato, Il parlamento si è espresso........
SNALS-CONFSAL: PRECARIATO, IL PARLAMENTO SI E’ ESPRESSO. L’INIZIATIVA,
ORA, PASSA AL GOVERNO
Roma, 27 luglio 2006. Lo Snals-Confsal prende atto con soddisfazione
che la questione del precariato del personale della scuola è stata
affrontata dal Parlamento con correttezza nell’analisi del fenomeno e con
concretezza nelle soluzioni prospettate.
“E’ stata smentita dal Parlamento – ha dichiarato il segretario
generale vicario dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi, - la falsa convinzione
secondo cui il precariato scolastico comporta minore spesa pubblica ed
è stato affermato, finalmente, che la stabilità del posto di lavoro
determina una ricaduta positiva in termini di qualità del servizio
didattico e scolastico generale”.
“La proposta – conclude Nigi – di un piano straordinario di assunzioni
a tempo indeterminato sui posti vacanti e disponibili e secondo le
esigenze delle scuole autonome deve trovare, ora, una risposta immediata da
parte del Governo
Il ministro Fioroni...
discussa nel Consiglio dei ministri. Le reazioni dei sindacati. Fondi
per le borse di studio.
Ammissione agli esami e commissioni
ecco le nuove regole della maturità
Ritorna l'ammissione e cambiano le commissioni dei prossimi esami di
Stato. Ecco le novità più importanti che il ministro della Pubblica
Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha illustrato ai sindacati e che
venerdì presenterà al Consiglio dei ministri per l'approvazione da
parte del Governo. Cambia, quindi, quasi certamente la maturità per i
circa 480 mila studenti italiani che dovranno affrontarla l'anno
prossimo.
L'ammissione agli esami. Dopo sei anni, se lo schema proposto da
Fioroni diventerà legge, ritorna l'ammissione agli esami di stato
abolita di fatto dalla riforma Berlinguer del 1999. Sarà il Consiglio
di classe, come avviene per tutte le deliberazioni riguardanti gli
aspetti didattici, a stabilire se uno studente possiede la
preparazione sufficiente per sostenere l'esame di maturità. E sarà
negato l'accesso alla maturità a tutti coloro che non avranno
superato il debito formativo relativo alle discipline del penultimo
anno di corso. Se un ragazzo, per fare un esempio, non ha colmato il
debito di Matematica o Latino relativo agli argomenti del quarto
anno, non potrà presentarsi davanti alla commissione giudicatrice.
Le commissioni. Cambia, come ha più volte preannunciato il ministro,
la composizione delle commissioni giudicatrici. Si ritorna alla
commissione composta per metà (3 o 4 professori) da docenti esterni e
per la rimanente metà da membri interni. Cambia anche la modalità di
assegnazione del presidente, che fino a quest'anno - dovendo seguire
anche i lavori di 15 classi - era ridotto al ruolo di un semplice
notaio. La proposta del nuovo inquilino di viale Trastevere è quella
di prevedere un presidente (possibilmente docente universitario) ogni
due classi, o al massimo 70 candidati.
Le prove. Novità anche nelle prove d'esame. I destinatari delle
novità saranno gli studenti degli istituti tecnici e professionali,
che rappresentano comunque la maggioranza dei maturandi. La seconda
prova, quella di indirizzo - che in genere prevede lo svolgimento di
un progetto o la risoluzione di un problema riguardante le materie
specifiche dell'ultimo anno - diventerà una prova da svolgere in
laboratorio anche in più di un solo giorno. Un modello simile a
quello attualmente in vigore per i licei artistici e gli istituti
d'arte che svolgono la seconda prova i tre giorni. Saranno inoltre
abolite le cosiddette prove Invalsi - test uguali per tutte le scuole
superiori della Penisola - introdotte, ma ancora mai attivate,
dall'ex ministro Moratti nella riforma della scuola secondaria di
secondo grado.
Esterni e 'saltanti'. Nuove regole anche per i candidati esterni
(coloro che si presentano agli esami senza avere seguito neppure un
giorno di lezione) e per i cosiddetti 'saltanti' per merito (coloro
che, ottenuta la promozione al quarto anno con almeno 8 in tutte le
discipline, dopo qualche settimana si possono presentare direttamente
agli esami di Stato senza frequentare la quinta classe. Questi
ultimi, oltre ad avere riportato 8 in tutte le discipline in quarta,
dovranno avere la media del 7 negli anni precedenti e avere una
carriera scolastica immacolata: neppure una bocciatura.
I decreti delegati. Il ministro Fioroni ha inoltre illustrato le
linee generali di due decreti delegati che proporrà al Parlamento. Il
primo riguarda borse di studio (per circa 5 milioni di euro)
riguardanti i diplomati più meritevoli, le cui modalità saranno come
è ovvio stabilite successivamente. Il secondo riguarda una più
stretta collaborazione tra i ministeri della Pubblica istruzione e
quello dell'Università. All'ultimo anno della scuola superiore per
meglio orientare le scelte dei ragazzi in vista della facoltà,
docenti universitari dovrebbero recarsi a scuola per spiegare
direttamente ai ragazzi materie e prospettive di lavoro delle varie
facoltà universitarie. E professori della scuola dovrebbero
contribuire alla formulazione dei test di ammissione all'università
che tanto fanno discutere per la selezione che fanno anche degli
alunni che sono usciti col massimo dei voti dalla scuola.
Le reazioni. Positive le reazioni dei sindacati della scuola. Per
Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil, "fermo restando
che occorrerà leggere l'articolato della propostà la modifica delle
commissioni è un fatto di grande soddisfazione". "Nel 2001 abbiamo
fatto uno sciopero generale proprio contro le commissioni della
Moratti", spiega Panini. Accolta positivamente anche dalla Uil scuola
la proposta di modica della maturità. "Si va nella giusta direzione",
commenta Massimo Di Menna. "Il collegamento più stretto fra scuola e
università e la modifica della seconda prova per gli istituti tecnici
e professionali mi sembrano le novità più interessanti", dichiara.
Anche se il capo della Uil-scuola vede una strada lastricata di
difficoltà per via di gruppi di potere "università e scuole private
che sono interessati dalla possibile riforma".
(2 agosto 2006)
Dichiarazione di F. Scrima, Segretario Generale CISL Scuola
Sugli esiti dell’odierno incontro richiesto dalle OO.SS. con il
Ministro Fioroni relativo alle modifiche degli esami di maturità e sulle
problematiche relative all’inizio dell’anno scolastico. La CISL Scuola
esprime una valutazione positiva in quanto accolgono alcune nostre richieste
da tempo avanzate.
Sugli esami di stato è sicuramente condiviso l’obiettivo di fondo di
restituire ad essi la dovuta serietà.
È importante che un momento così particolare nella vita dei giovani sia
vissuto come un impegno forte, anche a salvaguardia del suo valore
legale ai fini della prosecuzione degli studi.
Le annunciate modifiche riguardano:
- la costituzione delle commissioni esaminatrici che ritorneranno ad
una composizione mista di docenti interni ed esterni;
- il ripristino del giudizio di ammissione;
- il saldo di tutti gli eventuali debiti degli studenti;
- il riconoscimento della valutazione finale di maturità ai fini delle
prove d’ingresso all’Università;
- le norme di contrasto alle speculazioni dei diplomifici, evitando
afflussi di massa e di comodo di candidati privatisti presso le
istituzioni non statali;
- una integrazione tra scuola e Università nell’ultimo semestre
dell’anno scolastico ai fini di una più consapevole scelta dei successivi
percorsi universitari;
- criteri più rigorosi per i “saltatori” (cosiddetti ottisti);
- riconoscimento agli studenti che raggiungono livelli di eccellenza
(es.: valutazione finale, olimpiadi disciplinari, crediti particolari)
attraverso borse di studio o stage formativi, rispetto ai quali il
ministero ha comunicato il reperimento di 5 milioni di euro.
Oltre ai problemi del precariato la CISL Scuola ha chiesto al Ministro
di garantire per il nuovo anno scolastico tutti quegli interventi
finalizzati ad assicurare le migliori condizioni organizzative e
professionali, in un contesto di chiarezza e in un clima di serenità a partire
dalle questioni relative a portfolio, “orario spezzatino”, indicazioni
nazionali. (Roma, 2 agosto 2006)