scuola Araba bilingue di Via Ventura Milano
9 FEBBRAIO 2007
dalle 15 alle 17
via Ventura 4
le mamme delle scuola araba bilingue Nagib Mahfuz
ti invitano alla presentazione del progetto di integrazione
L’ora del tè in via Ventura 4
un ciclo di incontri con cadenza mensile per aprire un dialogo con la cittadinanza milanese allo scopo di fare conoscere la cultura araba e avviare un confronto sereno e costruttivo tra persone di diverse nazionalità che sentono la necessità di aprirsi al diverso, che hanno a cuore la pacifica convivenza tra i popoli e desiderano partecipare e contribuire alla costruzione di momenti scambio culturale
durante il percorso ci si confronterà sui seguenti argomenti
l’educazione dei figli a scuola e in famiglia
il ruolo della donna in famiglia e nella società
il rapporto di coppia: ruoli e responsabilità
donne e religione
il ciclo di incontri si concluderà a fine anno scolastico con una
FESTA MULTIETNICA
partecipano al progetto le seguenti organizzazioni che si occupano di difesa del diritto allo studio, lotta al razzismo, tutela dei diritti degli immigrati, integrazione degli stranieri e promozione della pace nel mondo e della solidarietà tra i popoli:
Retescuole
Il Centro delle Culture
Associazione Todo Cambia Associazione Antirazzista e Interetnica 3 Febbraio
Associazione Insieme per la Pace Asociaciòn Cultural de Chile
Action for Peace Italia
Partito Umanista
OGGETTO: Destinazione del TFR ai sensi del DL n° 2
Al Direttore di Settore Zona 4 Dr. Carlo Premoselli
Al Presidente del Consiglio di Zona 4 Dr. Paolo Zanichelli
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
MM3 Paullese - San Donato - un incontro
DAR: Una cooperativa per il diritto alla casa
DAR opera ristrutturando alloggi di proprietà o, molto più numerosi, alloggi ottenuti in affitto o in comodato da enti pubblici (ALER, Comuni) per poi riaffittarlii ai soci a un canone "moderato". In poco più di dieci anni di attività DAR ha risanato e assegnato alloggi ad oltre duecentotrenta famiglie.
DAR si caratterizza per l’impegno sociale: tutti possono essere soci della cooperativa e partecipare alla sua attività, ma non tutti i soci hanno diritto all’alloggio cooperativo, riservato a persone economicamente svantaggiate.
DAR, accanto al tradizionale impegno per il reperimento di alloggi dignitosi da offrire in affitto, ha avviato un progetto per consentire l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa a persone che normalmente hanno difficoltà ad accedere a prestiti bancari (lavoratori stranieri, lavoratori precarî ed altri).
Milano - Molise
Caratteristiche: 2 bilocali collocati in case popolari di 38 e 49 mq.
"QUANDO L'ECONOMIA UCCIDE BISOGNA CAMBIARE!"
Con questo slogan "Beati i Costruttori di Pace", in occasione del quinto raduno del movimento tenutosi a Verona il 19 settembre 1993, lanciano la campagna "Bilanci di Giustizia" rivolta alle famiglie, intese come soggetto micro-economico. Ad oggi le famiglie impegnate sono più di 500.
Cosa si prefigge la campagna? In sintesi, l’obiettivo delle famiglie è modificare secondo giustizia la struttura dei propri consumi e l’utilizzo dei propri risparmi, cioè l’economia quotidiana. Parlare di "giustizia" è impegnativo, perché suppone un orizzonte etico condiviso in buona parte ancora da costruire, ma la sfida è proprio quella di combattere l’invadenza e lo strapotere della "razionalità economica" a partire dal carrello del supermercato e dallo sportello di una banca. Da qui l’adesione convinta al consumo critico e alla finanza alternativa (MAG e Banca Etica) a favore di uno sviluppo che risulti sostenibile per i poveri del pianeta, per il pianeta stesso e - perché no - anche per noi.
Ciò che però contraddistingue Bilanci di Giustizia è l’idea che questi obiettivi si possano realizzare efficacemente solo insieme, in modo organizzato, mediante una comunicazione costante e un’azione comune. Lo strumento ideato sia per "auto-misurare" il proprio impegno che per socializzarlo nel movimento e all’esterno, in funzione politica, è quello del bilancio familiare; lì si rendono visibili e si quantificano i cambiamenti effettuati nelle scelte economiche.
I bilanci mensili degli aderenti alla Campagna sono inviati alla segreteria nazionale, che ne cura l'elaborazione statistica e redige un rapporto annuale. La segreteria pubblica inoltre una circolare periodica che serve a tenere in collegamento le famiglie impegnate nell'operazione.
Un primo obiettivo è il contenimento dei consumi. Le famiglie che hanno inviato i bilanci nel 1999 docuentano un consumo mensile individuale medio di £. 1.378.000 a fonte di un pari dato ISTAT di £. 1.766.000. Quindi un risparmio medio mensile individuale di £. 386.000. L'obiettivo principale però è scegliere i consumi tenendo presente anche "la giustizia". Tale atteggiamento è stato documentato nel 1999 con uno spostamento di consumi, da parte delle famiglie partecipanti, per una percentuale del 27,9% sulla totalità dei consumi.
Nel contesto dei 6,8 miliardi di consumi rilevati, 1.815 milioni sono stati spostati, trasferendo la spesa da acquisti giudicati dannosi per la salute, per l'ambiente e per i popoli del Sud del mondo a prodotti alternativi, che non danneggiano cicli biologici o che non rappresentano uno sfruttamento ingiusto di persone e di risorse naturali.
Le famiglie impegnate nella campagna hanno dimostrato la possibilità di condurre una vita sobria senza compiere sacrifici eccessivi: prova ne sia che la spesa media mensile risulta di 150.000 lire inferiore al dato ISTAT '95 sui consumi degli italiani e che, nella sua composizione, è stato rilevato un minore esborso per generi voluttuari, quali l'abbigliamento e i regali.
Comportamenti ormai consolidati sono risultati la raccolta differenziata dei rifiuti e l'acquisto di prodotti delle Botteghe del Mondo, messi in atto dal 60% degli aderenti, insieme alla preferenza per alimenti di stagione e il riuso e scambio di vestiti, abitudini acquisite da quasi il 50%.
Di fronte ai meccanismi economici dominanti e al miraggio di rendite elevate, 604 milioni sono stati invece destinati ad investimenti finanziari nelle MAG, in Banca Etica e nelle cooperative sociali. Con una media di 4 milioni di lire a famiglia nel '96, tanto la formazione di capitale sociale di cooperative quanto depositi e prestiti, con possibilità di autoriduzione del tasso d'interesse, sono il primo forse timido segnale di una nascente domanda di finanza etica
Per il sostegno economico ai progetti di cooperazione e sviluppo, così come per le adozioni a distanza, simboli di una globalizzazione della gratuità e di un'equa redistribuzione delle risorse, sono stati destinati dalle famiglie 128 milioni.
Interventi strutturali sulla casa, con la posa di pannelli solari o la coibentazione delle pareti, o sull'auto, con l'installazione dell'impianto a gas, hanno comportato una spesa complessiva di alcune decine di milioni; altrettanti ne sono stati impiegati per l'auto-formazione, attraverso la sottoscrizione di abbonamenti a riviste "alternative" e l'appoggio a gruppi ed associazioni pacifiste ed ambientaliste.
A che cifre arriveremmo se vi potessimo aggiungere quelle di tutti i soggetti impegnati nel consumo critico e nella finanza etica che non sono ancora collegati fra loro?
cos'è Lillinet un'altra rete in costruzione
http://www.lillinet.org/index
Lillinet e' una iniziativa nata nel corso del 2003 all'interno della Rete di Lilliput con lo scopo di fare raccolta fondi per le attività della Rete. Il meccanismo utilizzato è quello della sottoscrizione di un servizio di connessione a internet di tipo “DialUp”, una cosiddetta freenet: un servizio analogo a quello di molti provider, in cui l'utente finale non paga un canone di abbonamento, ma paga solo il tempo che rimane connesso; per chi offre il servizio, vi è un introito direttamente proporzionale alla spesa dell'utente.
Impariamo a leggere le etichette alimentari
Il risultato è che tutti, o quasi, non badano a quello che mangiano e sono costretti a fidarsi delle proposte del mercato. A parte alcune cose banali come zucchero, farina di grano tenero, sale, latte in povere e poco altro, la lista degli ingredienti è costituita da sigle e numeri o da parole che non forniscono di fatto alcuna informazione. Quante persone associano alla sigla E 202 il sorbato di potassio? E se anche fosse riportata, come spesso accade, la dizione sorbato di potassio, quanti consumatori sono in grado di capire a cosa serve e quanto sia innocuo?
Pochi. Pochissimi. Siamo tutti costretti a fidarci e a delegare ad altri la nostra salute.
In questo numero proviamo a fare chiarezza su cosa prevede la legge e sul significato delle sigle che sono riportate sulle etichette alimentari. Nei numeri che seguiranno proveremo a dare un senso più specifico ad ognuno degli ingredienti che compaiono sull’etichetta.
L’elenco degli ingredienti è obbligatorio per le etichette alimentari solo dal 1982; successivamente è stato stabilito, con il Decreto legislativo 109 del 27 gennaio 1992, che l’etichetta deve inoltre contenere queste informazioni: nome del prodotto; ingredienti; peso netto e peso sgocciolato; scadenza temporale; nome del produttore, lotto di appartenenza; modalità di conservazione:
La legge stabilisce che l’etichetta alimentare non deve generare confusione sulle caratteristiche del prodotto anche se le figure utilizzate per stimolare il consumatore all’acquisto possono essere libere. In questo caso l’etichetta deve avvisare il potenziale acquirente che l’immagine ha il solo scopo di attirare la sua attenzione.
In etichetta deve essere riportata la data di scadenza che può avere due forme: “da consumarsi preferibilmente entro ..” e “da consumarsi entro ..”. Il significato è fortunatamente banale ed intuitivo. Nel primo caso si tratta di prodotti che non si alterano facilmente come la pasta e significa che se l’alimento viene consumato alcuni giorni dopo la data di scadenza non dobbiamo preoccuparci. Il secondo caso è invece riferito a quei prodotti facilmente deperibili come i latticini che devono assolutamente essere consumati non oltre la data indicata.
La data viene espressa con giorno e mese per i prodotti che si conservano per meno di 3 mesi; con mese e anno per quelli che si conservano per più di 3 mesi ma per meno di 18; con anno per quelli che si conservano per almeno di 18 mesi.
Il peso deve essere espresso semplicemente col termine “peso netto” e con anche la dizione “peso sgocciolato” quando l’alimento è solido ed immerso in un liquido.
Per quanto riguarda la sicurezza alimentare sono state introdotte recentemente delle norme. Ad esempio i prodotti ortofrutticoli devono avere delle indicazioni chiare che riguardano la tracciabilità come la loro natura, l’origine e la categoria. Anche il codice a barre riporta in questo senso delle interessanti informazioni sulla provenienza del prodotto. Quando accanto alle barrette compare il numero 80 significa che la merce è prodotta in Italia, 40 Germania, 30 Francia, 76 Svizzera, 45 Giappone, 87 Olanda, 90 Norvegia, 57 Danimarca ecc.
Il nostro prodotto confezionato deve anche fornire indicazioni che riguardano il materiale con il quale si trova in contatto: PVC significa polivinilcloruro, CA cartone, Al alluminio, ACC banda stagnata.
Ma veniamo agli ingredienti che sicuramente rappresentano l’elemento più importante per orientare le nostre scelte di acquisto.
In primo luogo è fondamentale sapere che l’ordine con il quale sono riportati non è casuale ma è decrescente: il primo ingrediente è il principale costituente del prodotto.
In fondo all’etichetta troviamo gli additivi ovvero un’eterogenea classe di sostanze che servono per colorare, conservare e insaporire l’alimento. Si tratta di sostanze non sempre innocue. Sono identificate in base alla loro funzione (colorante, antiossidante ecc), da una lettera e da un numero. La lettera E significa che l’utilizzo dell’additivo è permesso in tutti i paesi dell’Unione Europea. Il numero indica la categoria: coloranti da E100 a E199, conservanti da E200 a E299, antiossidanti da E300 a E322, correttori di acidità da E325 a E385, addensanti – emulsionanti – stabilizzanti da E400 a E495.
“IDEE PER UN AMBIENTE SANO NELLA GRANDE MILANO
Solo in tempi recenti la natura ha cessato di essere unanimemente considerata al servizio esclusivo dell’uomo, ma il saccheggio dell’ambiente continua sistematicamente a perpetrasi se non in nome dell’ignoranza ora sicuramente in quello del profitto, nonostante in molte nazioni si siano fatti strada negli ultimi decenni dei movimenti che propongono una coscienza ambientale contro la distruzione di suolo, acqua e aria e per una migliore qualità della vita.
Malgrado si sia affrontato seriamente il discorso sull’ambiente, in una imbarazzante lacuna molti ecologisti “di professione” dimenticano di considerare il ruolo chiave costituito dal mondo animale. Per una sorta di rimozione ancora utilitaristica questo basilare anello della catena, la vita animale, viene ignorato, lasciandolo colposamente “in gestione” a chi ha interesse a sfruttare gli animali; evidentemente non si ritiene utile divulgare un modo di pensare che comporta un diverso criterio di relazionarsi eticamente con gli animali al fine di ritrovare il proprio posto tra le specie viventi verso un nuovo equilibro naturale, condizione fondamentale per la sopravvivenza.
Solo nel rispetto dell'UNITA' e, al tempo stesso, della DIVERSITA' degli esseri viventi, con l'impegno ad una lotta non violenta per ridurre ed eliminare la sofferenza, la tortura, la distruzione nell'ambito della comunità biologica a cui l'uomo appartiene e dalla quale dipende ogni specie, ogni individuo può contribuire ad assicurare la stabilità del pianeta e la sopravvivenza di tutti i suoi componenti.
Ogni specie, ogni individuo possiede DIRITTI NATURALI ad un'esistenza degna. La specie umana ha invece iniziato un'autoritaria gestione dell'economia biologica, gestione che è assicurata da una continua gerarchizzazione delle specie e degli individui, riferita esclusivamente alle possibilità di un gruppo culturale usato come unità di misura.
L'addomesticazione totalitaria della Natura da parte dell'uomo è avvenuta a prezzo di sofferenze, distruzioni e uccisioni di specie ed individui fino a minacciare d'estinzione l'evoluzione e l'esistenza del pianeta.
Poiché l'uomo ha superato il limite oltre il quale l'equilibrio naturale può essere definitivamente sconvolto, con danno irreversibile anche per tutte le specie compresa quella umana, è necessario eliminare quel diritto arbitrario che l’uomo si è sconsideratamente arrogato sulla natura tenendo conto solamente del proprio interesse miope.
La cultura occidentale è ancora basata sull'antropocentrismo, cioè sullo sfruttamento delle risorse della natura, la natura sottoposta al padrone uomo il quale ha il potere di decidere sugli equilibri naturali e stravolgerli, risorse da sfruttare sino ad esaurimento, senza alcuna distinzione fra persone, animali o vegetali.
· Come hanno ben spiegato molte personalità, dai filosofi greci fino a Voltaire, l’uomo non e' altro che una forma di vita fra altre forme di vita, e autoproclamarsi padrone di ciò che lo circonda risulta grottesco dato il suo campo visivo assai ristretto: l’uomo è un tassello della natura e in quanto tale per sopravvivere ha bisogno di trovarsi in un rapporto equilibrato sia con le forze più grandi di lui che con le entità piccole che invece soggioga e piega ai suoi interessi. Non più dunque al centro del pianeta l'UOMO ma la VITA, la natura con tutti gli esseri viventi, la biosfera nella varietà, originalità, molteplicità, diversità delle specie e degli individui di ogni specie.
Non più l'uomo presuntuosamente al di fuori e sopra la natura, ma l'interdipendenza, la parentela tra tutti i soggetti viventi di cui fa parte anche la specie umana.
La cultura occidentale è ancora basata sul razzismo, se pensiamo alle guerre che si avvicendano continuamente, agli uomini spinti dal potere alla conquista di altri uomini e di altre terre, all'imposizione dei propri costumi, delle proprie tradizioni, delle proprie religioni, allo sfruttamento e/o alla distruzione di popoli e persone, giustificati dalla DISCRIMINAZIONE di razza, di sesso, di classe sociale, di pelle, di linguaggio, di condizioni psico-fisiche, di opinione, ecc.
Figlio di questa ottica distorta è lo squilibrio con il quale ci si relaziona con gli animali. Molte persone si credono amanti degli animali perché si prendono cura di alcuni animali (ad esempio quelli da compagnia, oppure i soli animali selvatici in via di estinzione) in maniera paterna, ovvero partendo dalla considerazione che l'uomo e' comunque un animale superiore a tutti gli altri, e che decide di non sfruttare e far soffrire alcuni fra gli altri animali inferiori.
Questo atteggiamento in realtà si chiama zoofilia, cioè una serie di azioni e scelte non coerenti fra loro che hanno come soggetto di interesse gli animali, ma non il loro benessere: dispiacersi per una moria di pesci nell’acquario e mentre ci si cucina una cernia, coccolare il proprio cagnolino e fargli fare ripetutamente i cuccioli senza preoccuparsi delle conseguenze di questo suo gesto.
Da qualche tempo si fa strada a fatica ma tenacemente una corrente di pensiero rispettosa del mondo animale che si chiama animalismo, e si basa sul concetto di RISPETTO per gli animali non-umani.
La filosofia animalista compie un passo avanti nella coscienza di un pieno comportamento etico, abbattendo anche l’idea per cui l'uomo sia superiore alle altre specie animali contro lo specismo, neologismo che significa razzismo tra tutte le specie viventi e consiste nell'adottare un atteggiamento differente secondo le specie, nel distruggerne alcune proteggendone altre, nel dichiarare che certe specie sono "utili", altre "nocive", o "crudeli". e quindi possa trarne beneficio sfruttandoli al pari di un qualsiasi oggetto.
Per causa dello SPECISMO quindi alcuni proteggono il cane e il gatto, mentre non si preoccupano degli animali imprigionati negli zoo, oppure si proteggono le aquile e perseguitano le talpe.
Per specismo si è riservata "l'intelligenza" all'uomo e si è concesso "l'istinto" all'animale. Lo specismo ha anche indotto l'uomo a ritenere che l'animale non soffrisse come lui, per poterlo usare e sfruttare Come il "razzismo", che nega a certi uomini quei diritti che altri uomini si attribuiscono, si può definire un CRIMINE CONTRO L' UMANITA', così lo "specismo", che stabilisce una gerarchia di diritti nel mondo, è un CRIMINE CONTRO LA VITA al RISPETTO PER LA VITA , perché l' uomo ha il DOVERE, per il bene di tutta la COMUNITA' BIOLOGICA alla quale APPARTIENE e dalla quale DIPENDE, di rispettare la vita in tutte le sue forme.
La differenza tra zoofilia e animalismo sembra ancora una differenza da poco? Poiché tutti si ritengono amanti degli animali difficilmente si interrogano su questa differenza, senza accorgersi che un corretto rapporto con gli animali non è basato sul settarismo o sulla compassione bensì sulla giustizia.
L'innovazione del pensiero animalista e' quella di porre, per la prima volta, sullo stesso piano tutti gli animali: per cui l'uomo non e' il padrone che può decidere di come disporre di tutti gli altri esseri viventi, ma viene visto come un animale al pari degli altri, che in quanto tale deve a tutti il medesimo rispetto, e riconosce a tutti il diritto alla vita e a non essere sfruttati.
Percorrendo la strada dello sfruttamento e della distruzione, l'uomo otterrà un mondo funzionale al profitto di pochi ma anche brullo e sterile, dove sarà costretto a vivere in maniera sempre più arida e globalizzata.
Oggi più che mai e' necessaria la diffusione di una visione del mondo che ponga il fulcro di tutto sul concetto di vita, che riesca a far comprendere che senza il rispetto per il mondo in cui viviamo non c'e' alcun futuro, come chiaramente dimostrano i disastri “innaturali” che avvengono a causa delle alterazioni compiute dall'uomo, e i danni irreparabili inflitti sempre per le stesse cause al nostro mondo (ad esempio il buco dell'ozono o la diga cinese sul fiume Azzurro che formando il lago artificiale più grande del pianeta ha sommerso sotto 70 metri d’acqua uno dei più bei paesaggi cinesi agricoli cambiando il clima in più umido e più caldo evacuando più di 1 milione di persone con conseguenze di distruzione ecologica ancora da quantificare ).
Nonostante i danni irreversibili ambientali come quelli sopra citati, la ricerca di una vita in armonia con la natura e di un maggior rispetto per tutte le forme di vita rimane ancora l’unica soluzione per migliorare le condizioni di vita di tutti. Il futuro della civiltà dipende da tutti noi!
Da alcuni decenni associazioni, volontari e singoli cittadini si battono per una sorta di rivoluzione culturale che porti al riconoscimento anche giuridico dei diritti naturali dell'animale, in modo che abbiano lo stesso peso e vengano condannate le violenze di ogni tipo e di ogni genere sugli umani e sui non umani in nome della conoscenza, rispetto, considerazione e coesistenza nei confronti dell' "altro", principi sui quali tutte le forze della non violenza devono confluire sia a livello giuridico che economico e politico.
- mantenimento della natura e degli habitat
- abolizione di caccia e pesca
- divieto di uso di animali negli zoo e negli acquari a fini pseudo-culturali
- divieto di uso e tortura di animali per il divertimento e gli spettacoli: corride, rodei, corse, feste sadiche religiose, combattimento fra cani,
- abolizione dell’addomesticamento autoritario di molte specie:
per fini alimentari (allevamenti intensivi, trasporti, macellazioni)
per fini commerciali (cani, gatti, cavalli e animali esotici)
per fini di abbigliamento (allevamenti e uccisioni di animali da pelliccia, bachi da seta ecc.)
- divieto di uso di animali per la ricerca biomedica, industriale (bellica), cosmetica, didattica ecc.
- fine dei maltrattamenti verso gli animali, crudeltà e abbandoni.
Questa rivoluzione, questo futuro di civiltà che auspichiamo, che deve essere prima individuale e poi collettiva, deve partire dalla consapevolezza che bisogna abolire il dominio di una specie sull’altra, perché gli esseri viventi umani e non umani sono uguali di fronte alla vita e capaci di provare gioia e dolore.
Il cambiamento individuale significa impostare la propria vita nel rispetto dell'ambiente, di altre vite umane e non umane, rifiutare il consumismo, lo spreco delle risorse, individuare i beni essenziali da quelli superflui, conservare della propria salute psico-fisica, attraverso la messa in discussione della propria alimentazione, dei diversi tempi e modi di lavorare e divertirsi, passare insomma dall’”avere” all'”essere”. (La civiltà dei consumi era già stata stigmatizzata da Pier Paolo Pasolini 30 anni fa.)
Il cambiamento collettivo richiede un progetto dei governi per una equa e corretta gestione delle risorse , in modo che ogni vivente possa condurre una vita degna e una coesistenza serena: tutela del suolo, dell'acqua e dell'aria per il rispetto della storia e del patrimonio dei popoli e dell’habitat naturale, la semplificazione e la riqualificazione dei consumi (contro la globalizzazione), l'eliminazione di energie e produzioni inquinanti, (lotta ai veleni chimici e proposta di agricoltura biologica), campagne contro la fame per un vegetalismo globale (necessità economica e eliminazione della sofferenza animale), il rifiuto di una ricerca (tutela della salute impostata sull'informazione e sulla prevenzione e abolizione dello strapotere delle industrie farmaceutiche, abolizione della sperimentazione animale, animali transgenici, clonazione, predazione di organi, manipolazioni genetiche), ecc.
Spesso questo "volontariato animalista" viene culturalmente emarginato e minimizzato anche all’interno del partiti che si battono per i diritti degli uomini, dimostrando una incredibile indisponibilità verso quegli esseri "viventi e senzienti" che nonostante le leggi, gli scritti e le opinioni, sono ancora emarginati, come lo erano (e ancor oggi spesso di fatto lo sono) gli esseri umani improduttivi perché poveri, malati, handicappati, vecchi, trascurati dalle istituzioni.
L’obiettivo del gruppo Vita Animale è quello di divulgare la filosofia animalista a tutti i livelli, con particolare riferimento al randagismo, ovvero alle problematiche legate a una gestione scorretta degli animali di proprietà. Fino a quando non si metteranno in discussione individualmente le proprie abitudini culturali non ci sarà giustizia per gli animali.
Il randagismo è purtroppo un fenomeno assai diffuso, non solo nel periodo estivo. Questo fenomeno nasce dalla mancanza di sensibilità, dall’ignoranza, dalla leggerezza, dalla superficialità con cui si acquista un animale, per il compleanno per natale,senza pensare agli obblighi che ne derivano, all’impegno che comporta. Non ci si preoccupa della sterilizzazione, costa ed è contro natura, non lo è invece abbandonare l’animale per strada o sopprimere i cuccioli?
Crediamo che solo con una crescita di coscienza, con il cambiamento di cui sopra,sarà possibile arginare il problema.
Il potere politico ha, secondo noi, l’obbligo di emanare normative in tal senso, e soprattutto mettere in atto quegli accorgimenti che servano a farle rispettare, non siamo carenti in fatto legislativo, ma lo siamo nel farlo rispettare,
Nel nostro caso, in Lombardia, non si è ancora recepita la l. 281/91, che darebbe uno strumento per poter meglio operare, dando ad ASL , Provincia e Comuni strumenti per il rispetto di tali dettami.
Necessitano corsi di aggiornamenti a chi è deputato a questo compiti (vigili, carabinieri e polizia)
- conoscere le normative vigenti
- conoscere le razze canine e gli altri animali
- a quali organi fare riferimento
- come operare
La realtà milanese e del suo hinterland non è così drammatica come in atre città, soprattutto al sud, ma i cani accalappiati e ancora presso i canili sono ancora tanti, troppi, la maggior parte delle persone quando pensa di prendere un cane, va ad acquistarlo, non pensa di andare in canile, così facendo si incrementano le nascite, e di conseguenza l’aumentare del randagismo.
Il comune di Milano non ha una struttura protetta per i propri randagi, e si appoggia, come la maggior parte dei Comuni, a strutture private, che per bene che lavorino, il loro interesse non è certo l’affido degli animali.
L’importanza di avere una propria struttura ed un controllo più puntuale, ha una grande valenza, un miglior benessere di chi resta ed una maggior celerità di affidi, non va sottovalutato questo aspetto, non solo sotto il profilo del benessere animale ma anche del risparmio economico.
Va detto che ormai la maggior parte degli italiani convive con un animale d’affezione, soprattutto dove ci sono bambini, per compagnia, per gioco, per crescita, o persone anziane rimaste sole, che trovano in un gatto o in un cane il compagno che allontana la malinconia, la solitudine.
Le cose da fare e con urgenza sono molte, vediamo le priorità.
· Campagne di sensibilizzazione, anche nelle scuole, atte a portare a conoscenza del problema
· Affidare il controllo delle strutture e gli affidi ad associazioni
· TUTTI gli animali che transitano nelle strutture, cani o gatti che siano, non DEVONO essere affidati se non preventivamente sterilizzati.
· Dotarsi di strutture pubbliche, con gestione pubblica, o di associazioni
· Per le sterilizzazioni, convenzioni con ASL e/o veterinari liberi professionisti, per tariffe ridotte a persone anziane o a basso reddito.
· Non ultima la necessità che la Regione Lombardia recepisca la l. 281/91
Prospetti di entrate e uscite dei cani accalappiati nel comune di Milano.
Ultima gara di appalto avvenuta nel luglio 2005
· il costo di ricovero e mantenimento di ogni cane è pari € 3,75 + Iva 20% cane/die.
· Per ogni gatto è pari € 2,00 gatto/die (esente da Iva).
Attualmente i canili rifugio convenzionati con il comune d Milano sono:
Canile Rifugio c/o Il Girasole - via Redecesio 5 - Segrate (MI)
Canile Rifugio c/o Casa Russo - via Emilia sn - Vignate (MI)
Gattile Rifugio c/o Associazione Mondo Gatto onlus - via Schievano 15 – MI
Costi annuali sostenuti dal comune di Milano
· € 645.502,5 per i cani
· € 65.700,00 per gatti
in allegato:
- Riepilogo presenze nei Canili Rifugio convenzionati. ANNO 2005
- Riepilogo presenze nel Gattile convenzionato. ANNO 2003
- Riepilogo presenze nel Gattile convenzionato. ANNO 2004
-Riepilogo presenze nel Gattile convenzionato. ANNO 2005
Nell’attività del Gruppo Vita Animale dell’Associazione Sinistra Ecologista vi è da annoverare tra l’altro il contributo fornito al Gruppo Consiliare DS della Regione Lombardia nella redazione di un Progetto di Legge riguardante la “Lotta al randagismo e tutela degli animali d’affezione”.
E’ opportuno ricordare che l’attuale normativa regionale, la l.r. n.30/87, è inadeguata.
Lo Stato con la Legge-quadro n. 281/91 ha assegnato fra l’altro alle Regioni e ai Comuni precisi compiti per la realizzazione e il risanamento di strutture di ricovero e ha istituito un apposito fondo per il finanziamento degli interventi.
L’obiettivo fondamentale di questa proposta di legge è la tutela degli animali d’affezione quali esseri viventi dotati di dignità e al rispetto delle loro esigenze fisiologiche ed etologiche.
Vengono inoltre proposte norme volte alla repressione di ogni tipo di maltrattamento, ivi compreso l’abbandono e le mutilazioni. Viene sottolineata la necessità dei controllo demografico delle specie canine o feline attraverso la sterilizzazione degli animali rinvenuti.
Ed ancora altre norme con l’intento di adeguarsi con normative simili e già in vigore in altre Regioni d’Italia quali la Liguria e l’Emilia Romagna.
In collaborazione con altre associazioni protezioniste ci si augura al più presto che la Regione Lombardia approvi il testo normativo per colmare un vuoto che è divenuto oramai enorme.
Legambiente presenta l'abbonamento alla città
In attesa che le istituzioni locali e le aziende di trasporto esplicitino le proprie iniziative nel convegno che Provincia di Milano e Legambiente hanno promosso per venerdì 13 ottobre, Pollution Charge di Milano e nuova mobilità per la metropoli (Sala Barozzi - Istituti dei Ciechi di Milano - via Vivaio 7) Legambiente lancia la propria proposta: Abbonamento alla città. Non più limitazioni e ticket ma accesso facilitato alla città nei modi e con i mezzi più opportuni. Ovviamente l'abbonamento prevede l'accettazione di regole e tariffe ma garantisce anche servizi (trasporto pubblico, noleggio mezzi, assistenza e assicurazione) e infrastrutture (strade, marciapiedi, parcheggi, binari).L'abbonamento prevede una forte integrazione tra le offerte dei servizi pubblici su scala regionale, ma anche tra le diverse modalità di trasporto: in altre parole, una sola tessera di trasporto pubblico, convenzionata con servizi privati di taxi, carsharing, bikesharing e con le strutture al servizio dei ciclisti. Sportelli, reali e virtuali, mobility management, sconti e agevolazioni per la mobilità ai dipendenti e agenzie specializzate per offrire assistenza e orientamento alla domanda di mobilità dei cittadini di Milano e di tutta la Lombardia."L'auto non è un diritto, ma la mobilità sì.
La chiave del successo dell'offerta di trasporto futura - ne è certo Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente - non sarà nel possesso dei veicoli, ma nella disponibilità della miglior combinazione possibile tra mezzi collettivi - treni, metro e autobus - e mezzi individuali - bici, moto e auto ecologiche -. Ed è proprio così che si viaggerà nelle città del futuro tra divieti antinquinamento (gli "Euro 0" saranno definitivamente fuori legge in Lombardia e in molte città italiane dal 2007), caro parcheggio, pedaggi e mezzi pubblici che, speriamo diventino sempre più efficienti e integrati".E l'abbonamento comprende anche la Pollution charge per le auto. Per costruire un sistema integrato di trasporti è necessario prevedere anche forme di pedaggio con limiti all'accesso di alcuni quartieri o mezzi pericolosi e ingombranti come camion e SUV. Legambiente, che ha già formulato le proprie proposte a marzo (dossier di Ambiente Italia su www.legambiente.org), ribadisce oggi i principi guida di una buona applicazione degli stessi anche a Milano:
- l'area interessata deve essere ben servita da mezzi pubblici all'avvio dell'applicazione delle tariffa,
- paghino tutti si possono pensare forme di abbonamento, convenzioni e anche forti sconti a residenti, tanto più se l'area è ristretta,· -
- tutti i proventi vanno destinati ad incrementare l'offerta di mezzi pubblici, mobilità ciclabile e sostenibile,·
- ha senso una tariffa proporzionale all'inquinamento generato dai mezzi, ma anche proporzionale all'ingombro (che è una forma di inquinamento cittadino).
In concreto, l'offerta di Abbonamento alla città di Legambiente, oggi."Legambiente si propone nel ruolo di facilitatore - dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia - per giungere a un vero "abbonamento alla città", ma in attesa che la proposta venga adottata dalle istituzioni pubbliche preposte (Comune, Provincia e Regione), dalle grandi imprese di trasporto pubblico (ATM, Trenitalia, FNM) ci diamo da fare per rendere concreta questa oppurtunità".Già da oggi Legambiente ha definito una serie di convenzioni con operatori pubblici e privati che offrono servizi di mobilità: sconti sul servizio di carsharing, ai mezzi pubblici, all'autonoleggio e per i ciclisti. Come si vede nella scheda allegata. Il CarSharing, ad esempio, è nato per la prima volta in Italia da un'iniziativa di Legambiente, a Milano. "Il Carsharing è fondamentale nell'abbonamento alla città - afferma Nicoletta Morrone, direttore di Car Sharing Italia - società che gestisce Milano Car Sharing e Rimini Car Sharing-, perché anche il sistema di trasporto integrato più efficiente non garantisce alcuni spostamenti (ad esempio per fare la spesa settimanale, accompagnare i figli a scuola) per i quali è necessaria l'auto. Il CarSharing, auto in condivisione tra più associati, soddisfa queste esigenze colmando il gap che fino ad oggi ha impedito al trasporto alternativo di essere competitivo con l'auto privata".In quest'ottica Il servizio di Milano Car Sharing dimostra con i numeri che una mobilità diversa è possibile:
1.più di 900 utenti, e di questi quasi l'80% ha dismesso almeno un'auto (da un sondaggio risulta che prima dell'iscrizione il 65% degli interpellati era proprietario di un'auto, dopo l'iscrizione oltre il 78% non ne possiede più),
2.35 auto, di cui quasi il 70% ecologiche (ibride elettrico-benzina, bimodali metano-benzina, diesel con filtro antiparticolato),
3.16 aree di sosta, 2 in Provincia (Cinisello, Carugate),
4.entro il 2007 diffusione su tutta l'area metropolitana.
AVVIO CAMPAGNA NAZIONALE SOCI LEGAMBIENTE "ABBONAMENTO ALLA CITTÀ
"Per garantire una mobilità realmente alternativa al possesso dell'auto, Legambiente offre ai propri abbonati una serie di convenzioni che permettono di utilizzare modalità di trasporto diverse dall'auto privata a prezzi scontati. Ad esempio:SCONTI SUI SERVIZI DI CAR SHARING - AUTO IN CONDIVISIONE.Per i servizi di Milano CarSharing, di Rimini CarSharing e di Bolzano Car Sharing sono previsti, per i soci Legambiente, sconti del 35% sulla quota di iscrizione annuale (quasi 40 euro di sconto) e del 10% sugli utilizzi. Sconto sull'iscrizione anche a Roma e Genova.ACCESSO ALLA TESSERA EUROPEA CAR SHARINGL'abbonamento a MilanoCarSharing permette di utilizzare i servizi carsharing in tutta Italia ed in tutta la Svizzera e la Germania, pagando solo le tariffe d'uso, senza alcun costo fisso.AGEVOLAZIONI SULL'USO DEI MEZZI PUBBLICI (Milano e provincia). Con Legambiente puoi accedere ad una serie di agevolazioni sull'abbonamento annuale ai mezzi pubblici locali, siano questi cittadini o regionali (abbonamento urbano, area piccola, media, grande e plus).AGEVOLAZIONI SULL'USO DELL'AUTONOLEGGIONei weekend, per utilizzi superiori ai tre giorni, i soci Legambiente godono si una tariffa scontata del 20% sulle auto EUROPCAR. Ad esempio, se hai bisogno dell'auto per 3 o 4 giorni (partendo il giovedì, venerdì o sabato) paghi, per una Lancia Y, circa 20 euro al giorno inclusa IVA e 100 chilometri. Le auto noleggiate dai soci Legambiente inoltre, possono essere coperte da kasko integrale ed essere prese in una città e lasciate in un altra con uno sconto del 30% rispetto ai costi standard.SCONTI SULL'ABBONAMENTO "BICI + TRENO" (Lombardia)Se sei un ciclista, sai che ogni giorno che porti la tua bici sul treno devi pagare 3,50 euro! Come iscritto a Legambiente hai diritto ad una tessera che per 12 mesi ti permette di portare la tua bici sul treno ad un prezzo di 42 euro.PARCHEGGIO GRATUITO BICI NEI PARCHEGGI MCSgli abbonati a MCS, quando prendono l'auto in car sharing, possono usare la loro bici per andare al parcheggio e lasciarla nel garage gratuitamente.PARCHEGGIO GRATUITO AUTO MCS NELLE AREE CON LE STRISCE BLUle auto MCS possono essere parcheggiate nelle zone a pagamento (delimitate dalle strisce blu) senza alcun costo per l'utente.SCONTI SULLA TESSERA VAI CLUBSe sei iscritto a Legambiente puoi avere la tessera VAI Club a soli 21 euro, con uno sconto del 25% rispetto al costo normale. Questa tessera ti permette di beneficiare, per un anno solare, in Italia, delle prestazioni e dei servizi seguenti (solo per autovetture e motocicli ad uso privato):a - Soccorso stradale, su strade urbane ed extra-urbane,b - Spese d'albergo,c - Consulenza Medica,d - Informazioni turistiche (lunedì-venerdì, ore 9.00 - 18.00).e - accordi privilegiati a beneficio dei clienti, come specificato nel sito www.vai803803.it.IL SERVIZIO CAR SHARINGMilano Car Sharing è un innovativo servizio di mobilità nato nel 2001 per iniziativa di Legambiente Lombardia. Dal 1 marzo 2005 il servizio è gestito da Car Sharing Italia Srl (CSI), società partecipata da Legambiente, costituita nel novembre 2004 insieme ad un gruppo di soci utilizzatori.Il principale elemento distintivo è il suo essere percepito non come un servizio fatto per l'utente, ma come un servizio fatto insieme all'utente.I numeri di CSI:-quasi 1.000 utenti tra Milano, Rimini e le relative provincie-35 auto a Milano, 5 auto a Rimini, 15 nuove auto in arrivo-16 aree di sosta a Milano e Provincia, 4 aree di sosta a Rimini e Provincia-nuove aperture entro l'anno a Monza, Sesto, Vimercate, Cattolica-30/40 iscritti al mese senza pubblicità (solo con il passaparola)Gli utenti CSI· si iscrivono per risparmiare stress e tempo (40%), soldi (28%), e per aiutare l'ambiente (32%)· modificano le proprie abitudini di mobilità (66%), più mezzi pubblici (44%), moto e scooter -(32%), bicicletta (19%) e piedi (5%)·eliminano almeno un'auto (prima dell'iscrizione il 65% degli interpellati era proprietario di un'auto, dopo l'iscrizione oltre il 78% non ne possiede più)Le auto CSI·sono ecologiche (il 70% propulsione ibrida -elettrico/benzina, bimodale -metano/benzina, o diesel con filtro antiparticolato)·girano quando c'è il blocco del traffico·parcheggiano gratis sulle strisce bluL'abbonamento europeo CSI:·interoperabilità con gli altri carsharing italiani (ti abboni a Milano e usi anche a Torino, Genova, Roma, ecc)·stessa opzione con sistema carsharing tedesco e svizzero
Per informazioni www.milanocarsharing.it
L'ufficio Stampa 02 45475777 - 328 7579798
Rifugiati Via Forlanini Milano
Al Sig. Ministro
degli Affari interni
e p.c.
al Sig. Ministro
della Solidarietà sociale
Milano, 23.1.2007
Sottoponiamo alla vostra attenzione una situazione che vi dovrebbe essere nota a grandi linee, ma che qui riepiloghiamo in modo più analitico, perché la esaminiate e possiate porvi rimedio.
I fatti: dalla fine della scorsa estate, circa 200 rifugiati dal Corno d’Africa (prevalentemente eritrei, ma anche etiopi, somali e sudanesi, in prevalenza giovani maschi, sfuggiti alla coscrizione militare obbligatoria, ma con una piccola presenza anche di donne e bambini) si sono accampati alla periferia di Milano, nella caserma dismessa di viale Forlanini, lungo la strada che porta all’aeroporto; in precedenza, quando il clima era più mite, dormivano all’aperto nei giardini pubblici della città.
Si tratta di uomini e donne tutti protetti dall’asilo (in prevalenza umanitario, in piccola parte politico), provenienti da sistemi politico repressivi, arrivati per la maggior parte a Lampedusa e da lì, istradati dalle autorità di pubblica sicurezza dopo la concessione del titolo di protezione verso Milano, con la promessa esplicita – rivelatasi ben presto menzognera – di un rifugio, di un lavoro e dell’acquisizione della lingua.
Le associazioni e le organizzazioni firmatarie di questo documento si sono adoperate, a livello politico e umanitario, per garantire ascolto e risoluzione alla situazione dei rifugiati di via Forlanini.
Nei mesi di ottobre-novembre 2006 si sono tenuti cinque incontri in Prefettura alla presenza dei tre livelli istituzionali lombardi, Anci regionale, Terzo settore, Sindacati, Prefettura e Questura, per definire un piano di accoglienza definitivo per 160 persone, censite dalla Questura nel mese di settembre.
Riteniamo utile segnalare che il concetto di programmazione partecipata e di costruzione di risposte condivise non siano ancora “pratica” delle Amministrazione pubbliche lombarde e che ai tavoli non è mai stato “accettato” un attore essenziale come il Comitato dei rifugiati di via Forlanini.
Nel frattempo, il Governo italiano e l’Anci nazionale hanno veicolato per risolvere l’”emergenza profughi” circa 1.9000.000 euro, accanto al finanziamento previsto dall’ex PNA. Se non ricordiamo male soldi pubblici, il cui impiego non è trasparente per i cittadini. Risulta evidente che 160 persone a Milano non riescono ad essere accolte con i soldi stanziati!.
Siamo a gennaio 2007 e dobbiamo registrare l’inserimento in strutture di accoglienza solo di 80 persone, l’abbandono totale delle 80 persone prese in carico ufficialmente dalle Istituzioni lombarde e con essi di tutti gli altri rifugiati politici che nel frattempo sono arrivati a Milano.
Oggi, la situazione è disperata e senza prospettive: questi uomini e queste donne vivono all’addiaccio; le condizioni igieniche e sanitarie, oltre che la salute psichica di queste persone protette dal Governo Italiano, sono messe a durissima prova, e iniziano a comparire sintomi di evidente cedimento.
Ci rendiamo perfettamente conto che la situazione milanese, con i fatti recenti di Opera e via Triboniano, ma anche con i precedenti tragici di via Adda e via Lecco (quest’ultimo episodio, giusto un anno fa, presentava la stessa fenomenologia: rifugiati del Corno d’Africa alla disperata ricerca di un riparo, sgomberati e lasciati per strada; alcuni di loro li abbiamo ritrovati, dopo varie loro peripezie, in via Forlanini), è quanto mai critica.
Una situazione come quella di via Forlanini, più silenziosa nel suo decorso – fuori dall’occhio dei mass media e dell’interesse politico per la marginalità dei soggetti che vi sono coinvolti, letteralmente senza voce – certo è non meno drammatica.
Si riconferma, purtroppo, la vanità del riconoscimento dell’asilo – che formalmente li dovrebbe tutelare – a fronte di una situazione realmente catastrofica.
Siamo a un anno dall’emergenza di via Lecco e le Amministrazioni, pur sostenute economicamente dal Governo centrale, non sono riuscite a esprimere delle politiche di accoglienza non emergenziale e a programmare, stabilizzare e implementare un sistema pubblico di accoglienza degno di questa parola.
Siamo consapevoli che Il Governo italiano non ha funzioni e responsabilità nella programmazione e gestione dell’accoglienza locale, ma riteniamo utile segnalarvi delle richieste e dei piani di ragionamenti:
· Occorre porre fine alla mancanza di una legge organica sull’asilo politico.
· Occorre porre rimedio urgentemente all’anomalia milanese, già segnalata alla Commissione CPT nella sua vista a Milano, della convivenza, regolata dal medesimo regime di regole e di violazione di diritti, del Centro d’Identificazione per richiedenti asilo all’interno del CPT di via Corelli.
· Occorre che il Governo nazionale sviluppi interventi di informazione e di sensibilizzazione sui temi dell’accoglienza, degli strumenti e delle risorse disponibili verso le Amministrazioni pubbliche, coinvolgendo l’Anci nazionale.
· Occorre costruire organismi di monitoraggio nazionale di analisi e di studio del fenomeno dei richiedenti asilo politico e del sistema di accoglienza presente su tutto il territorio nazionale. Questo forse farebbe terminare la” pantomima “dell’emergenza rifugiati a cui assistiamo inermi tutti gli anni.
Sullo sfondo – è doveroso tenerne conto – esiste il gravissimo contesto della crisi del Corno d’Africa, precipitata da tempo in specifici fronti di guerra, negli ultimi giorni tragicamente intensificata tra Somalia ed Etiopia; masse ingenti di popolazione senza difesa, obbligate all’esodo davanti all’estensione dei conflitti e degli arbitri delle forze in campo, sono spinte – anche a costo di gravissimi sacrifici – a fuggire, cercando rifugio anche in Italia.
L’estensione delle guerre porterà quindi a nuove fughe e nuovi arrivi, che meritano risposte degne di un paese civile. Di qui, la necessità di una risposta strutturale, organica e non emergenziale e di politiche estere chiare.
Auspichiamo con forza che la situazione qui riepilogata trovi adeguata considerazione e rimedio, nelle varie articolazioni dei pubblici poteri e delle istituzioni che vi sono coinvolte.
Associazione immigrati eritrei in Italia – Milano; Coordinamento democratici eritrei in Italia
Naga – Milano; Arci – Milano; Circoli Porta Vittoria e Forlanini del Partito della rifondazione comunista – Milano; Social forum zona 4 – Milano; Coordinamento Nord-Sud – Milano;
Rete Radiè Resch – Milano; SdL Intercategoriale (Sincobas-Sult) – Milano; Comitato Molise Calvairate- Ponti; Partito Umanista- Milano; BastaGuerra- Milano; Rete scuole senza permesso ( Milano)