Tutta colpa dei sindacati contro le libere pensioni
Care e cari,
vi allego un mio articolo sul tema delle pensioni, pubblicato su "Libero Mercato" del 22 settembre u.s.
Grazie per l'attenzione!
Giancarlo Pagliarini
Occorre una battaglia per spazi liberi di comunicazione civica
Care e cari,
ho presentato in Consiglio di Zona nell'ultima riunione di giovedì 27 settembre, un'interrogazione in merito alla richiesta ai Settori competenti, Demanio e Arredo Urbano e Aree Cittadine, di avere
maggiori informazioni circa la sussistenza di un progetto che possa risolvere un problema che ritengo essere assolutamente grave per la democrazia nella città: l'assenza di spazi pubblici, dalle fioriere alle bacheche, dove poter affiggere comunicazioni sociali e civiche, politiche e culturali, da parte di associazioni, comitati, fondazioni, partiti, oggi angariati da pene pecuniarie di alta entità nel caso di affissioni fuori dagli spazi consentiti dalla normativa. Spazi, questi, oggi inesistenti. Il problema trova una mobilitazione ampia da parte di organizzazioni di varia tipologia e genere, riuniti in un gruppo di lavoro cittadino in cui si stanno delineando le prossime iniziative in merito, sia a livello istituzionale, interrogazioni e mozioni da definirsi in merito nelle sedi consiliari comunale e circoscrizionali, sia a livello di mobilitazione sociale, di divulgazione tramite stampa della vertenza che stiamo definendo.
Io credo che questa situazione sia intollerabile dal punto di vista costituzionale, la nostra Carta sancisce il diritto di libera espressione del pensiero, sia dal punto di vista del pluralismo
dell'informazione e della comunicazione politica, dato che solo chi ha i soldi e i fondi, vedi i partiti del centrodestra, possono permettersi inserzioni pubblicitarie di grandi dimensioni in luoghi
visibili. Io credo che, come dice l'architetto Boatti, a Milano vi sia una sovrabbondante presenza di affissioni pubblicitarie che imperano e che tolgono spazi utili e idonei per la comunicazione
sociale e politica, civica, non lucrativa e non fatta a scopi commerciali e di profitto. Pongo in sezione "documenti" il testo dell'interrogazione da me fatta in consiglio di zona, a cui seguirà
una mozione se dai settori competenti non ci saranno risposte. Penso che su un tema di tale urgenza si debba prevedere forme e modi di mobilitazione: una mobilitazione per sancire normativamente a livello comunale, oggi in totale assenza di un effettivo riconoscimento, il diritto di libertà di espressione del pensiero, privando e arginando le realtà più potenti economicamente di poter prevalere nella comunicazione rispetto a quelle più deboli ma importanti e fondamentali per l'azione di aggregazione sociale, civica e politica. Penso, infine, che il diritto alla libera informazione valga anche in senso contrario, in nome della trasparenza amministrativa: dal Comune e dai consigli di zona verso la cittadinanza. In diversi contesti comunali la
trasparenza dell'informazione pubblica garantisce luoghi visibili e pubblici dove vengono affisse comunicazioni inerenti l'attività consiliare e istituzionale, finanziamenti per attività e,
soprattutto, il bilancio delle attività in senso anche economico, sia nella fase di elaborazione, sia in quella di approvazione. A Milano tutto rimane nascosto in merito. Occorre, per avvicinare la
cittadinanza alle istituzioni, dare rilievo anche a questa particolare problematica.
Questo percorso istituzionale trova già una buona attenzione da parte di alcuni consiglieri de L'Unione: pensare di attivarsi anche su questo fronte per cercare forme e modi che possano essere condivisi in modo più ampio, quindi con testi che possano trovare un appoggio da parte di alcuni settori della maggioranza, delle maggioranze di centrodestra esistenti nei vari contesti, tranne in zona 9 dove il centrosinistra governa, e in cui non ci saranno problemi politici di sorta. Credo che l'urgenza della problematica non possa trovare forme dilatorie nei tempi e nei modi, dato che esiste l'esigenza di libera espressione del pensiero, che è sancita dalla Costituzione, ma anche dalla Carta dei Diritti dell'Uomo dell'ONU. Non si può impostare una battaglia istituzionale ideologica, che possa trovare avversione da parte delle componenti della maggioranza: vorrei che su questo tema, come cercherò di fare in consiglio di zona 4, ci sia la possibilità di trovare la convergenza in quanto voglio portare a casa un risultato politico che sancisca definitivamente la valorizzazione e il reperimento di spazi pubblici nuovi per dare e garantire libertà di espressione del pensiero.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
solidarietà alla protesta nonviolenta in Birmania
Documento di Arcilettore sulla Bibliodiversità
Documento di Arcilettore sulla Bibliodiversità
La difesa della bibliodiversità non può limitarsi ad un
riconoscimento ideale, tantomeno è solo una dichiarazione di
principio.
Se così fosse la battaglia sarebbe già persa.
Se si riconosce la Bibliodiversità come un elemento essenziale e
ineliminabile della nostra libertà di cittadini è necessario,
allora, sostenerla con una strategia concreta che permetta a tutti i
soggetti della filiera editoriale, dallo scrittore al lettore, di
vedere realizzato nei fatti questo sacrosanto diritto.
Qualunque sia la strategia che si vorrà mettere in atto, tuttavia,
non potrà che partire da un dato di fatto e cioè che l’attuale
mercato editoriale italiano è sostanzialmente asfittico a causa
della scarsità di lettori, quindi la Bibliodiversità non significa
solo la libertà di far entrare nel mercato nuovi scrittori o di
aprire nuove case editrici, ma soprattutto di conquistare nuovi
consumatori di libri.
Qualsiasi politica d’incentivazione della lettura e,
conseguentemente, di nuovi consumatori di libri passa attraverso un
incremento delle copie vendute.
È indispensabile superare una visione ottocentesca ed elitaria della
lettura per calarsi nella nostra realtà che è quella di un mercato
nel quale la lettura deve diventare un bisogno che soddisfa il
lettore-consumatore mediante il bene-libro.
Il cittadino che compra un libro per leggerlo o regalarlo è un
consumatore di cultura.
Se, dunque, il libero mercato è lo scenario nel quale si colloca il
principio della Bibliodiversità, allora è necessario superare
qualsiasi logica assistenziale che finirebbe per porre la piccola e
media editoria in una “riserva naturale” che finirebbe per
negarle qualsiasi possibilità di sviluppo.
La piena realizzazione della Bibliodiversità passa solo attraverso
un allargamento della domanda che individua il libro come un bene di
consumo di massa.
I punti fondamentali di questa battaglia sono:
la vendita del libro deve essere sostenuta da strategie di marketing
occorre il coinvolgimento del Ministero per i beni culturali, del
Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero del Tesoro per
ottenere da loro specifici comportamenti
rivedere l’annosa questione della distribuzione
ripensare il problema delle rese
Il libro, per quanto bello sia, non si vende da solo. Anche le grandi
case editrici mettono in campo strategie di vendita, a maggior ragione
ciò vale per la piccola e media editoria.
Il Marchio di qualità, con tutte le operazioni che prevede,
l’attività di promozione televisiva di Leggendario sono operazioni
di marketing che, senza perdere la propria connotazione culturale,
servono a conquistare nuovi consumatori di libri e a vendere più
copie.
Cosa c’è di nobile in un libro che non viene letto? Qualcuno può
davvero credere che un libro inveduto aumenti la nostra libertà?
Garantiamo realmente l’attuazione del principio della
bibliodiversità con la vendita di trecento copie del libro che è
stato prodotto?
Pur essendo la figura di Don Chisciotte una bellissima figura
romantica, nessuno apre una casa editrice con l’obiettivo di
buttarsi contro i mulini a vento.
Tuttavia sappiamo che le capacità del mercato attuale sono quelle
che sono: scarse. Così come sappiamo che il suo andamento subisce
variazioni insignificanti. Ma una società progredita che vuole
restare tra le prime otto nel mondo non può accettare questa
condizione di drammatica arretratezza culturale.
Proprio per questo è essenziale l’intervento del Governo tramite
il Ministero per i beni culturali e il Ministero della Pubblica
Istruzione.
Al Ministero per i beni culturali va chiesta la realizzazione di
campagne pubblicitarie televisive, magari anche con testimonial
popolari, che rivalutino il libro e infondano a un pubblico crescente
il bisogno di comprarlo.
Al Ministero della Pubblica Istruzione e al Ministero del Tesoro va
chiesto che adottino provvedimenti che consentano agli insegnanti e
agli alunni di poter scaricare, dalla dichiarazione dei redditi, i
libri non scolastici acquistati.
Altra questione che va affrontata è la figura del distributore che
fa poco o nulla per garantire all’editore che il suo libro ha avuto
un adeguato trattamento, tale da facilitarne la vendita, ma, d’altra
parte, il problema specifico del distributore va collegato
direttamente a quello delle rese. Di fatto l’elemento di rischio
che è proprio di ogni attività imprenditoriale finisce per essere
esclusivo appannaggio dell’editore che riceve l’invenduto senza
che nessuna azione di promozione sia stata realmente fatta per
vendere il prodotto-libro.
Il libro non ha una scadenza, non deperisce con il tempo e, non a
caso, esiste un fiorente mercato dei reimanders. Allora perché il
libraio e il distributore non collaborano con sconti che possano
convincere il consumatore-lettore ad acquistare il libro?
La bibliodiversità è una necessità nella nostra società e
tuttavia va pensata con una mentalità nuova, aperta a soluzioni che
non si limitino al puro e semplice riconoscimento formale di un
principio, ma che muovano da esso per cambiare concretamente una
realtà che lo nega.
informa giovani: quale progetto?
della Direzione di Settore Sport e Tempo Libero del Comune di Milano
Oggetto: Richiesta di informazioni in merito alla presentazione del progetto Informa Giovani
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
chiusura estiva piscina CAIMI
della Direzione di Settore Sport e Tempo Libero del Comune di Milano;
della commissione sport e tempo libero del consiglio di zona 4;
dell’assessorato alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici;
della Direzione Centrale Infrastrutture e Lavori Pubblici;
della Commissione Territorio del consiglio di zona 4
- ottenere dal settore centrale sport del Comune di Milano le motivazioni che hanno apportato alla chiusura nei mesi estivi della struttura sportiva, unico luogo di aggregazione e di ristoro per nuclei familiari che non abbandonano la città;
- di rivedere l’entità economica della convenzione comunale di cessione della gestione dello spazio sportivo, e di verificare la sussistenza di possibili modifiche del progetto in itinere di ristrutturazione e ampliamento del Teatro, affinchè non arrechi danno alla piscina
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
informazioni in merito alla localizzazione fermate ATM Via Cadore
della Direzione di Settore Arredo Urbano del Comune di Milano;
Oggetto: Richiesta di informazioni in merito alla localizzazione delle fermate ATM Via Cadore angolo Marinai d’Italia
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
nuovi spazi pubblici riservati alla comunicazione
della Direzione di Settore Sport e Tempo Libero del Comune di Milano;
della commissione sport e tempo libero del consiglio di zona 4;
dell’assessorato alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici;
della Direzione Centrale Infrastrutture e Lavori Pubblici;
Oggetto: Interrogazione in merito alla presenza di nuovi spazi pubblici riservati alla comunicazione sociale, politica e civica nella circoscrizione
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Appello ai buoni, di Dijana Pavlovic
APPELLO AI BUONI
In questa città ricca, opulenta, ambiziosa, piove.
Se non fosse per l’incattivirsi del traffico, per un appesantirsi dell’abbigliamento che problema sarebbe? Le case, gli uffici, i bar, i ristoranti e i negozi della nostra città sono comunque caldi e accoglienti.
Ma non per tutti. C’è un popolo di reietti da questa città, marginali ed emarginati per i quali la pioggia diventa non un fastidio passeggero ma un problema di sopravvivenza. Tra questi ci sono gli oltre 500 rom sgomberati negli ultimi mesi: uomini, donne, bambini senza un ricovero, senza un riparo se non il telo di una tenda appoggiata per terra, terra che diventa fango ai margini di una discarica, di un terrapieno ferroviario.
Questi esseri umani, venuti da una terra infelice per cercare un brandello di felicità nel paese dei ricchi, sono oggi oggetto di una campagna violenta in cui si scarica l’egoismo e la solitudine di una città che sembra aver perso la propria identità e il senso di essere una comunità accogliente e fraterna soprattutto nei confronti dei più deboli e infelici.
Le istituzioni devono applicare e far rispettare le leggi e questo è il loro compito ma hanno anche la responsabilità del bene di una collettività più ampia che non può escludere, cancellare persone che sono nostri concittadini, nostri fratelli.
Ma oggi le istituzioni non si occupano di chi vive nel fango e non ha un tetto sotto il quale riparare i propri figli.
Per questo faccio un appello ai buoni di questa città, a quelli che non chiudono gli occhi di fronte a chi sta male perché si compia un gesto di semplice solidarietà umana. Non permettete di essere vittime di ipocrisia, a quella ci sta già pensando la politica. Non preoccupatevi dei bambini Rom solo quando li vedete nella metropolitana e sui telegiornali guadagnarsi qualche spicciolo per un panino suonando, elemosinando e anche rubando. Pensate al fatto che una volta finito il loro “lavoro” vanno a dormire nel fango e al freddo e che il loro benessere dipende dal benessere dei loro genitori. Per questo popolo che soffre, per il mio popolo, qualcuno trovi, adesso, un riparo, provvisorio ma sicuro che lo aiuti ad affrontare una stagione che può essere crudele per chi tra loro è più debole come le donne e i bambini.
Dijana Pavlovic, cittadina italiana e rom
dijana.pavlovic@fastwebnet.it
OGM: alcune precisazioni