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Il Blog di Angelo Valdameri | www.partecipaMi.it
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Giovedì, 12 Giugno, 2008 - 22:25

22 Giugno 2008 Giornata Mondiale sciopero della fame ....

22 giugno – Giornata mondiale di sciopero della fame contro lo scudo
UnAltroMondo ONLUS aderisce alla campagna “No scudo” contro l'istallazione della base radar degli Stati Uniti in Repubblica Ceca.
Puoi firmare la petizione online su www.nonviolence.cz, collegarti al sito www.nonviolenza.net e infine aderire con noi alla giornata mondiale di sciopero della fame contro lo scudo spaziale, per dire con noi ai potenti del mondo: “Smettetela di alimentare la macchina della guerra e cominciate a nutrire la gente!”
Spot di Fiorello contro lo Scudo spaziale

http://it.youtube.com/watch?v=uUfIUwmdlKs

Giovedì, 12 Giugno, 2008 - 14:17

Marco Roveda. L'ecobusiness ci salverà?

www.lifegate.it

E' in libreria il nuovo saggio della collana “I Sostenibili”, Salerno Editrice, dedicato alla storia di Marco Roveda. Le idee, l'ispirazione, le strategie di LifeGate in una nuova luce.

La collana di libri 'i Sostenibili' appena lanciata dalla prestigiosa Salerno Editrice è interamente dedicata a storie, vite e persone che hanno lasciato un segno.
Il nuovo saggio, un libro-intervista-biografia a firma di Enzo Argante, si intitola “Marco Roveda. L’ecobusiness ci salverà?”. Dopo Oliviero Toscani ed Ermete Realacci, innovatori nei loro campi, è la volta dell’eco-imprenditore Marco Roveda, l’uomo che ha saputo conciliare etica e profitto, che ha tracciato la via del business nel rispetto dell’ambiente.
Il fondatore di LifeGate è oggi un "punto di riferimento per il mondo dell’eco-sostenibilità - così Enzo Argante chiarisce la scelta del protagonista del suo terzo libro-storia - e l’obiettivo è individuare i nuovi leader, figure esemplari che rappresentino un modello di riferimento per gli altri”.
Continua Argante: “Marco Roveda raffigura la quintessenza della nuova impresa sociale: l’impresa che lavora sui profitti finalizzati all’evoluzione del sistema, ai nuovi equilibri e alla sostenibilità. Quello di Marco Roveda è un percorso cristallino: per l’imprenditore esiste la possibilità di fare business puntando al risanamento e ai valori”. Infine Argante sottolinea: “La storia e l’esperienza di Roveda segnano il tempo di un’evoluzione di mercato. Marco dimostra in maniera inequivocabile che questo non è opportunismo, ma è un sano e genuino spirito imprenditoriale. Uno, dieci, cento Roveda farebbero la differenza e segnerebbero il confine che c’è tra l’opportunismo e quest’opportunità concreta”.
La penna di Argante ci regala un ritratto di esperienze e svolte: il quadro di una vita alla ricerca di un significato. La ricerca di un valore, che Marco Roveda individua nella legge dell’armonia e dell’equilibrio: l’alchimia che unisce azienda e consapevolezza, desiderio di affermazione e senso di appartenenza al mondo. L’incontro tra l’ingegno dell’imprenditore e la forza dell’uomo, tra la crescita economica e la salvaguardia ambientale.
Numerosi i temi affrontati: emergono argomenti di attualità, modi inediti e alternativi di guardare ai meccanismi dell’imprenditoria e della società. Sullo sfondo, l’impegno di conciliare azione e pensiero, la volontà di tendere a un nuovo modo di stare nel mondo, di essere felice.
E' così che Marco Roveda cambia vita e diventa pioniere: dall'esperienza di Fattoria Scaldasole alla creazione di LifeGate, che promuove verso aziende e persone la strada per lo sviluppo sostenibile, in equilibrio tra profitto e pianeta. Perché produrre fa rima con sapere. E il sapere deriva dal vivere nel mondo, per il mondo.
Francesca Crippa, Matteo Aiolfi

Mercoledì, 11 Giugno, 2008 - 18:05

Tagli l'ICI? Penalizzi lo spettacolo a la cultura

ALLARMI - Ci risiamo. Tagli a Fus e cultura
Stefano Miliani
29 maggio 2008, L'Unità

Il neo ministro per i Beni e le attività culturali può metterci tutta la buona volontà, però - come succedeva ai suoi predecessori con il precedente governo Berlusconi e con il precedente ministro Tremonti - anche Bondi deve sottostare alla minaccia o all’esecuzione bruta di tagli «tremontiani » al dicastero. Avverte la Uil che gli «importi cosiddetti incrementali » previsti dalla Finanziaria per il2008, aumenti automatici o quasi, vengono o eliminati o, quando va bene, ridimensionati. Si parte dal Fus: sul Fondo unico dello spettacolo grava come primo incubo una sforbiciata di una cinquantina di milioni di euro dopo che il Fus era risalito, dopo i progressivi dimagrimenti sotto Berlusconi, a 511 milioni con Rutelli. Rischiano ad esempio la costruzione del nuovo auditorium e teatro musicale del Maggio fiorentino, legato alle manifestazioni per i 150 anni dell’Italia, e il festival pucciniano di Torre del Lago(Lucca)pianificato per i 150 anni dalla nascita di Puccini. Quanto al cinema, reduce dal successo a Cannes di due film come Il divo e Gomorra, entrambi finanziati dallo Stato, potrebbe perdere per strada cinque milioni di euro, quelli a favore degli investimenti nel cinema chiamati tax credit: ciò non farà un baffo a cinepanettoni o fiction, però ferirà autori del tipo Sorrentino o unGarrone. Risposta di Bondi: i tagli ci sono perché il governo deve coprire il decreto legge sull’Ici, sono meno sostanziosi di quanto dichiarato, il 6,78% per l’anno 2010 (ma la Uil conferma la propria versione), quelli al tax credit sono dolorosi e il ministro confida in un ripensamento. Intanto Cerami, ministro ombra Pd, scrive a Bondi: Prodi e Rutelli avevano fatto detassare parte degli utili per chi investe nel cinema (tax shelter), la Commissione europea esamina il provvedimento a giorni, collaboriamo, il governo non interrompa l’azione. Sulla salvaguardia del paesaggio e gli «ecomostri» brilla un’autentica perla. Accompagnando il Codice dei beni culturali riscritto e approvato in extremis e bi-partisan, Rutelli aveva trovato15milioni di euro per demolire le costruzioni abusive: essenziali perché buttar giù costa. Le norme restano, quei soldino, e senza chi potrà accollarsi le spese? Non i Comuni.Altre robuste sforbiciate feriranno istituti culturali per 3,4 milioni di euro (esempio: l’accademia della Crusca), il funzionamento di soprintendenze, musei, archivi e biblioteche di quasi 5 milioni di euro per il 2008 e di 11,8 per il 2010...
Risuonano note già sentite in passato, speriamo vengano intonate meglio.

Mercoledì, 11 Giugno, 2008 - 17:47

12 giugno presidio associazioni ROM con conferenza stampa

COMUNICATO STAMPA
12 GIUGNO ORE 12 LE ASSOCIAZIONI ROM PROMUOVONO UN PRESIDIO CON CONFERENZA STAMPA DAVANTI ALLA PREFETTURA DI MILANO CONTRO I PROVVEDIMENTI DISCRIMINATORI VERSO ROM E STRANIERI
Giovedì 12 giugno alle ore 12 le associazioni rom – Opera Nomadi, OsservAzione, Federazione Rom e Sinti insieme, Romanodrom – promuovono un presidio davanti alla prefettura per protestare contro i gravissimi atti discriminatori nei confronti di cittadini italiani di etnia rom e una caccia ai diversi che favorisce spinte xenofobe e razziste nel nostro paese.
Contestualmente chiedono un incontro con il prefetto di Milano, nominato commissario straordinario per la “questione rom” per avere informazioni sui compiti e sugli obiettivi del suo incarico, per chiedere certezza del rispetto dei diritti e delle libertà civili delle persone di qualunque etnia siano, per impedire occasioni di strumentalizzazione e conflitto come il raduno dell’estrema destra previsto presso il campo di via Triboniano.
Molte sono le adesioni, di persone e di associazioni questa iniziativa che ha l’obiettivo di avviare una campagna pacifica per costruire un percorso insieme con tutti coloro - forze politiche e sociali, cittadini, senza pregiudizi di schieramento - che ritengono necessario riportare il dialogo nelle realtà concrete del malessere, non lasciare soli gli esclusi, confrontarsi con le radici del disagio sociale e insieme costruire le ragioni e i valori di una cittadinanza che considera la legge uguale per tutti e protegge chi cerca accoglienza e dignità.
Promuovono:
Opera Nomadi, OsservAzione, Federazione Rom e Sinti insieme, Romanodrom
Aderiscono:
Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Alfredo Alietti, ALJ onlus, ANED Milano e Torino, ARCI Milano, Associazione Enzo Tortora, Associazione Peppino Impastato, Associazione UnaltroMondo onlus,  Associazione"Watching The Sky, Aven Amentza, Fulvio Bella, Giulio Bonali, Paolo Cagna Ninchi, Ionit Calderaru, Camera del Lavoro di Milano, Sandra Cangemi, Flora Capelluti, CDEC, Guido Ciappino, Eleonora Cirant, Udila Ciurar, Comitato per le libertà e i diritti sociali, Coordinamento nazionale per la Jugoslvia, Rebecca Covaciu, Stelian Covaciu, Bianca Dacomo Annoni, Paola Ferroni, Elena Gaetti, Steed Gamero, Nico Grancea, Gruppo EveryOne Ivana Kerecki, Alessandro Iosa, Roberto Malini, Corrado Mandreoli, Adriano Martellosio, Graziella Mascia, Manilio Mele, Stefano Menzio, Mondo Senza Guerre, Luciano Muhlbauer, NAGA, Moni Ovadia, Partito umanista, Luigia Pasi, Fabio Patronelli, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Leonardo Ragozzino, Alessandro Rizzo, Glenys Robinson, Ernesto Rossi, SDL intercategoriale, Sergio Segio, Sinistra critica, Sucar Drom, Raffaele Taddeo, Laura Todisco, Unaltralombardia, Unione delle comunità ebraiche italiane, Pino Vanacore, Roberto Veneziani, Tommaso Vitale, Daniela Zucchi
Grazie per l’attenzione
Per informazioni: Dijana Pavlovic   339.7608728
                               Maurizio Pagani  339.3684212

Mercoledì, 11 Giugno, 2008 - 16:08

Piste ciclabili in Corso Lodi

Chi volesse percorrere in bicicletta, mezzo sostenibile ed ecologicamente compatibile, il tratto da Piazzale Lodi per dirigersi verso Piazzale Corvetto, impatterebbe certamente con un tratto dove la pista ciclabile è letteralmente interrotta. Mi riferisco alla parte di strada del corso che intercorre tra Piazzale Lodi e Viale Brenta. In questo percorso di strada il ciclista dovrebbe percorrere il tratto della carreggiata, rischiando non solo di avere un corso tempestato da un alto flusso di autoveicoli privati, ma anche di cadere dalla bicicletta a causa dei continui sussulti dettati dal manto stradale costituito da sampietrini. L'altra opzione consisterebbe nel percorrere questo tratto di strada sul marciapiedi, rischiando di essere soggetti a multe e pene pecuniarie in quanto non consentito dal codice della strada. La situazione per i ciclisti è davvero pericolosa nonchè difficile nell'ambito della mobilità cittadina. Il Consiglio di Zona 4, nella consliatura precedente, aveva approvato all'unanimità una mozione che richiedeva il completamento della pista ciclabile nel tratto in cui essa è sospesa. E' paradossale che per un certo percorso essa sia presente, venendo meno in un altro tratto, obbligando, così, il ciclista a muoversi in modo discontinuo e disagiato.
Nessuna risposta è stata data dall'amministrazione comunale: molti asseriscono, dato di fatto, che la competenza gestionale e la proprietà del tratto in cui la pista ciclabile è ancora potenziale e non in atto, ossia nel tratto da Piazzale Lodi a Via Tagliamento, sia delle Ferrovie dello Stato, e che, pertanto, qualsiasi intervento sia necessario eseguirlo con preventivo permesso dell'ente proprietario.
E' possibile, quindi, prevedere una forma di coordinamento tra amministrazione comunale ed ente ferroviario al fine di garantire uno stanziamento di fondi utile a rendere eseguibile il lavoro di intervento per il completamento della pista ciclabile nel tratto suddetto? Utilizzo questo importante portale, sicurezza stradale di partecipami, per rendere pubblico il disagio e per richiedere all'amministrazione comunale di provvedere a disporre misure e progetti, con relativi finanziamenti, per fare fronte a questo intervento urgente. Provvederò a sollecitare a livello istituzionale l'amministrazione comunale medesima tramite interrogazione in consiglio di zona 4, organo competente territorialmente e in cui sono consigliere in qualità di capogruppo della Lista Uniti con Dario Fo per Milano.
Attendendo risposte, un cordialissimo saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Mercoledì, 11 Giugno, 2008 - 15:39

Recensioni e visioni del XXII Festival MIX

Dai nostri corrispondenti "nero rosa" ... alcune recensioni interessanti dei film della XXII edizione del Festival Gay Lesbico e Culture Queer

Buona lettura

fonte: http://noirpink.blogspot.com

Cinema - Otto; or Up with Dead People

Ora non so voi come vi immaginiate una recensione cinematografica. Io questa me la immagino così, come un esperimento. Allora, iniziamo. Su, dico su serio.
Fase numero uno. Mano sul petto. In alto a sinistra. Sì, la vostra sinistra, non la mia. Sentite battere qualcosa? Ok, ok... Aspettate ancora un attimo.
Fase numero due. Inspirate bene. Allora, percepite qualche odore penetrante, rancido, sgradevole, nauseabondo? Come di un topo morto? No, eh?
E allora passiamo alla fase numero tre. Specchio. Osservatevi attentamente. Vedete nulla di strano? No, quella nuova ruga al lato dell'occhio non conta. Tesoro, è la vecchiaia e il botulino mica te lo puoi permettere. Quello che volevo dire è: non vedete nessun grumo di sangue o qualche interiora schizzata fuori da chissà dove? Neppure un angolino di carne in putrefazione?
Carissim*, la diagnosi non è buona. Eccessivo adattamento a questa società consumistica, che tutto produce e tutto trasforma in rifiuto, in spazzatura: la carta, la plastica, la carne dei polli e delle persone, i sentimenti. Avete fatto talmente tanta abitudine alla puzza della decomposizione di questa società da non sentirvela più addosso, da percepirla come un odore cosmico di sottofondo. E la putrefazione di questo mondo malato è penetrata così profondamente in voi che non riuscite più a leggervela in faccia.
E allora resuscitate dal mondo dei vivi, entrate nel regno dei non-vivi (e non-morti)! Seguite il cammino che vi indica Bruce LaBruce, lo scandaloso, geniale, sgradevole e sorprendente regista, attore, scrittore, fotografo e guru della pornografia gay indipendente e underground!
Dopo “Super 8 1/2” (1993), dopo “Hustler White” (1996) e dopo il pluripremiato “The Raspberry Reich” (2004), ecco a voi “Otto; or Up with Dead People”, la storia di Otto (interpretato da un giovane attore, Crisfar Jeremy, scelto tramite un provino su MySpace), zombie diciottenne e gay in crisi di identità reclutato dalla regista lesbica dark Medea (Katharina Klewinghaus) per realizzare il suo capolavoro: un film porno-politico in cui una banda di non-morti omosessuali ribelli scopa, uccide e assolda (“non necessariamente in questo ordine”) altri uomini in opposizione alla società eterofascista.
Lo zombie diventa simbolo di tutti gli oppressi del mondo, ma anche di chi ha “venduto l'anima” alla società dei consumi. È proprio il capitalismo consumistico a svuotare la vita delle persone, a rendere tutti omologati e conformisti, a imporre silenziosamente nuovi limiti alla fantasia e alla sessualità. Insomma, siamo diventati tutti un po' dei morti viventi. Vaghiamo senza meta e senza consapevolezza per gran parte della nostra vita: nei supermercati, alla ricerca di merci; nelle discoteche e nelle chat, alla ricerca di corpi ridotti a merce; in manifestazioni politiche svuotate di senso, alla ricerca di ideali mercificati. In questa realtà vischiosa, non offre salvezza né la cultura né la contro-cultura. Il disadattamento è l'unica via di fuga.
Insomma, un film che ha molto da dire, sebbene sia stato creato con pochi mezzi (si vede, e va benissimo così), ma con tanta fantasia (come dimostrano anche gli inserti di animazione, di danza, di cinema muto inseriti qua e là). “Otto” rappresenta una tappa perfetta di quel percorso delirante intrapreso con “The Raspberry Reich”, anche se, rispetto a quest'ultimo, pare più una tappa precedente che una successiva. La “intifada omosessuale” (perché "non esiste rivoluzione senza la rivoluzione sessuale, e non esiste rivoluzione sessuale senza la rivoluzione omosessuale") annunciata nel 2004 raggiungeva incisività, linearità e potenza rivoluzionarie e sovversive qui purtroppo non eguagliate.

Cinema - Gay... et aprés?

Identità post: post gay? O postmoderno? Anche postcapitalista. Oltre che postesistenziale. Una serie di post, lunghi lunghissimi. Scene di vita come post it, lungo la linea del globo, che si intrecciano attraverso un'unica domanda: qual è l'identità gay che si affaccia alla finestra del nuovo Millennio?
Il documentario "Gay... et aprés?" di Jean-Baptiste Erreca (Francia 2007) è tecnicamente molto affascinante, con una inquietante predilezione per le scene notturne, capaci di fondersi: dalle luci al neon di una New York festaiola, al fascio illuminato roteante sopra una Parigi stanca, oltre che i lampioni di una Pechino troppo impegnata a parificarsi con l'Occidente ma incapace di risolvere i conflitti con i propri fantasmi. Ma non solo queste città: anche Madrid, Berlino e L'Havana hanno qualcosa da offrire e da far scoprire. Forse troppo: una nudità che spinge verso la ricerca di un pudore, o di una risoluzione attraverso la concettualizzazione della propria identità.
Perchè, alla fine, quello che emerge non è altro che la contraddizione esistente all'interno del fantomatico (e reale?) movimento gay, lesbico transgender. Tante voci, tante opinioni, una sola realtà: l'identità nominata diventa l'unico mezzo per evitare di perdersi nella miriade di vite ed esistenze che l'epoca postmoderna ha prodotto. Nella paura di perdersi, e nell'angoscia della solitudine, l'unica possibilità risulta quindi l'immedesimazione totale in quel modello che, nato come rivoluzione alla costrizione sociale, diventa anch'esso norma. Risulta quindi emblematica la posizione di Emmanuel Blanc: fondatore di Gaylib in Francia, strenuo sostenitore di Sarkozy e, nello stesso tempo, incapace di rendersi conto che il suo appoggio viene totalmente ignorato. O forse non lo vuole ammettere, specie se la sua vita non diventa altro che quella posizione.
Ma l'accento globale del documentario non viene posto, o interpretato, solo su un piano esistenziale, ma, soprattutto, su un piano economico. Il mondo cambia, cambia in fretta: il mercato e le sue regole si impongono come centro d'attrazione per le generazioni e, nel contempo, nelle identità. Il postgay non può che intrecciarsi nel postcapitalismo: il consumismo dei beni come consumismo delle rivendicazioni. La discriminazione come strumento tecnocratico per sfuggire, ancora una volta, alla paura della solitudine, provocata anch'essa dal new marketing. La discriminazione come oggetto per sentirsi se stessi. Una svendita: e nelle parole di Amanda Lepore, storica trans vip-festaiola nella scena newyorkese (nella foto in alto con il rapper Cazwell), si ritrova il senso stesso di un pensiero ora troppo perseguito. Ossia la generazione di una lobby economica, non solo sociale. I soldi che comprano tutto: la vita, i corpi, la libertà. Venghino signori venghino.
Stessi pensieri, città diversa: Madrid. Epoca zapateriana, la conclamata era della libertà. Una coppia. Trans. Entrambi. Lui scappato dal suo paese. Lei non si capisce nulla di cosa vuole dalla sua vita. Prosegue a vivere cucinando per il suo boy. Lavoricchia qua e là. Non si sa se è felice oppure no. Sa solo che è donna. Con i documenti a posto. Evviva la libertà... se questo è il massimo che il transgender ci offre. A quando il post transgender?
Per questi motivi, gli emblemi del documentario si ergono su due personaggi. Il primo, Cui Zi'en, insegnante di cinema a Pechino esonerato dalla sua attività, fa emergere la sua solitudine senza colpe o senza inganni. Nudo: attorno il mondo. L'altro, Philip Tanzer, il leather man di Berlino (vedi foto a lato), corazzato dai suoi tatuaggi, uno scudo contro la rivendicazione e un processo di postnormalizzazione. Una solitudine suadente, affascinante e tremendamente sexy. Un giorno, dice, ci sarà sulla scena un nuovo movimento gay, ma anche quello non mi piacerà.
Chissà a chi piacerà?

Cinema - Vivere

No tranqui boyz & gals, non è la recensione della soap. Anche se, forse, ci si potrebe divertire di più.
Antonietta, Francesca e Gerlinde sono tre donne. Sole. Sperdute nei meandri della vita in cerca di chissà cosa: l'amore, una ragione per esistere o un modo per sentirsi meno in colpa? Chissà.
Angelina Maccarone prepara un film in cui le storie delle tre protagoniste si intreccano e si modificano. Quest'ultimo aspetto, la modifica delle storie a mano a mano che l'intreccio viene raccontato da diversi punti di vista, è stato poco sfruttato, preferendo comunque una situazione più realistica rispetto a una totalmente surreale. Ed è proprio questo a rendere il film piatto.
La storia di tre persone che non sanno più come vivere è qualcosa di già visto e sentito, specie in ambito lesbico, come se ci fosse una gara a fare il film più deprimente possibile. Forse, una visione più surreale avrebbe reso di più, soprattutto considerando le location, Rotterdam una città in continuo sviluppo e inviluppo, e la preferenza ad usare scene notturne.
Insomma, non un film da buttare. Ma da poter sviluppare.

Mercoledì, 11 Giugno, 2008 - 15:32

MANIFESTO FORUM MILANO 2016: Oltre la città occasionale

MANIFESTO FORUM MILANO 2016: Oltre la città occasionale

 

Siamo donne, uomini, associazioni, forze politiche, movimenti, comitati, centri sociali, impegnati in questi anni nel sociale, nel mondo del lavoro, per la difesa del territorio e una diversa politica urbanistica, per una migliore qualità della vita, per la mobilità sostenibile, per l’inclusione sociale, per la cooperazione e la pace, per la cultura.

Con l’assegnazione dell’EXPO alla città di Milano, nei prossimi sette anni nell’area metropolitana milanese si attueranno scelte e realizzeranno opere in grado di segnare durevolmente il destino del capoluogo, di tutta la nostra area metropolitana e anche oltre.
Secondo noi, scelte, opere e interventi dovranno essere ispirati un’idea di città socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibile, decise e realizzate mettendo in campo un grande concorso di idee, un ampio processo partecipativo, capace di coinvolgere tutte le forze vive dell’area metropolitana, valorizzando sia le competenze culturali e scientifiche, sia l'autorevole rappresentanza delle tante soggettività impegnate nel vivere civile. A queste forze vive l'amministrazione pubblica dovrà riferirsi, accogliendone le proposte e dando loro spazio in termini decisionali e di controllo.
In questi anni si deciderà se avremo una città più bella, meno inquinata, più inclusiva, meno chiusa, più solidale, di quella attuale. Perché ciò diventi realtà sarà necessario abbandonare scelte segnate dall’assenza di programmazione pubblica e dalla subordinazione agli interessi privati, come, purtroppo, dimostrano quelle che sono già state realizzate o in dirittura d’arrivo - Fiera/Citylife, Centro Direzionale/PortaNuova, quartiere Isola, grandi opere autostradali, ecc. -, con procedure che escludono l’apporto partecipativo della collettività ed esposte al rischio di illegittimità amministrativa, contabile e penale, come segnalano le indagini in corso da parte della magistratura. 

Di fronte a questi scenari costituiamo il FORUM MILANO 2016: oltre la città occasionale, un organismo democratico e partecipato, aperto a tutte le soggettività che hanno a cuore i temi posti, un luogo e uno strumento in grado di promuovere iniziative politiche, culturali e d’informazione, campagne di mobilitazione con i cittadini e le tante soggettività con le quali sapremo relazionarci, in ogni ambito territoriale e sociale.

 

L’EXPO va dunque inquadrato in una visione strategica più ampia, capace di perseguire dieci obiettivi fondamentali:

1.      PARTECIPAZIONE E NON POTERI SPECIALI: impedire che la gestione delle scelte sia sottratta a ogni forma di partecipazione e controllo democratico, e soprattutto che l’accelerazione dei tempi sia l’alibi per deroghe e stravolgimenti delle procedure e delle norme in campo urbanistico, ambientale, trasportistico, istituzionale. Attivare da subito forme di coinvolgimento di tutti i cittadini, amministratori, istituzioni che vivono in quest’area vasta, con procedure e strutture partecipative che manifestino alle istituzioni le proposte delle tante rappresentanze sociali e territoriali, e con la costituzione di un Osservatorio composto da personalità riconosciute nell’area metropolitana per la competenza e la qualità culturale, scientifica e morale.
2.      TRASPARENZA E LEGALITÀ: attivare speciali controlli sui giganteschi flussi di denaro che si muoveranno intorno all’evento, in particolar modo negli appalti e nei subappalti, per verificarne la provenienza, l’utilizzo ed impedire l’infiltrazione della finanza criminale. Prevedere forme di controllo adeguate sui flussi di finanziamenti pubblici, per verificarne l’effettivo utilizzo per interventi di interesse generale ed evitarne ogni spreco.
3.      QUALITÀ E SICUREZZA DEL LAVORO: garantire diritti e qualità del lavoro contro ogni precarietà, ogni sfruttamento, attraverso un sistema di controlli che imponga condizioni di sicurezza, regolarità dei contratti e contrasto del lavoro nero. Vanno quindi escluse agenzie, misure o provvedimenti speciali sul mercato del lavoro che legittimino il dumpig sociale nei confronti dei contratti nazionali di categoria. Al termine della manifestazione, promuovere possibili opportunità di ricollocazione dei lavoratori, per impedire che si infoltisca l’esercito degli invisibili.
4.      IL CONSUMO DI SUOLO: contenere ogni ulteriore consumo di suolo e il connesso fenomeno della dispersione abitativa, preservando le aree verdi e agricole ancora esistenti da ogni ulteriore sviluppo urbanistico e infrastrutturale, senza proseguire nella densificazione di una città tra le più edificate d’Europa.
5.      AGRICOLTURA E SOVRANITÀ ALIMENTARE: “Nutrire il pianeta”, lo slogan dell’evento, per noi significa rilanciare l’agricoltura urbana e metropolitana, a partire dalla valorizzazione del Parco agricolo Sud Milano, e difendere la sovranità alimentare e la biodiversità. L’EXPO parli al mondo di agricoltura di qualità, equa, naturale, multifunzionale, e non geneticamente modificata; di produzioni locali, di filiera corta, di mercati locali, di reti solidali.
6.      BENI COMUNI: avviare una nuova politica di tutela e governo pubblico dei beni comuni, come opportunità per garantirne a tutti la fruibilità e come occasione di una diversa economia legata alla valorizzazione del territorio. Garantire proprietà e gestione pubblica partecipata del ciclo integrato dell’acqua. Sperimentare una nuova politica energetica, fondata sul binomio riduzione del consumo/diffusione delle fonti rinnovabili. Investire da subito in interventi per la riduzione dei rifiuti, l’aumento della raccolta differenziata e un migliore sistema di gestione e riciclo.
7.      MOBILITÀ SOSTENIBILE: investire sulla realizzazione di un sistema metropolitano della mobilità sostenibile, soprattutto su ferro, per ridurre le emissioni inquinanti, la congestione del traffico e garantire la salute dei cittadini. Per questo dovrà seriamente essere affrontato il problema dei flussi radiali da e verso il centro dell’area metropolitana e quelli circolari tra comuni, con l’obiettivo di ridurre il traffico privato su gomma, potenziando le aree di interscambio e la rete del trasporto pubblico con mezzi adeguati per frequenza, portata e comfort. Dovranno inoltre essere adottate tutte le strategie necessarie per potenziare la mobilità ciclabile. 
8.      UNA CITTÀ METROPOLITANA DELLA QUALITÀ DEL VIVERE, DELL’ABITARE E DEL LAVORARE: costruire insieme un disegno complessivo e unitario di città che, al centro come in periferia, sia un luogo della qualità di vita delle persone: dai bisogni quotidiani, alla qualità della formazione, al diritto alla cultura e allo svago, rifiutando un’idea di città come pura sommatoria delle spinte al consumo opulento, alla speculazione ed agli affari. Valorizzare la rete delle associazioni e degli spazi pubblici autogestiti presenti nel territorio metropolitano milanese, la loro produzione culturale e di servizi specificamente rivolti alla popolazione giovanile.
9.      UNA CITTÀ METROPOLITANA SOLIDALE, DEI DIRITTI E DELL’ACCOGLIENZA: riqualificare la città, destinando consistenti risorse la costruzione di alloggi popolari, per case in assegnazione e in affitto e per interventi di risanamento urbanistico e sociale delle periferie. Destinare ingenti investimenti per interventi di inclusione sociale e di accoglienza, di contrasto delle vecchie e nuove povertà, per costruire una ricca rete di servizi sociali di qualità, che garantiscano i diritti di tutti alla salute, a una maternità libera e consapevole, all’istruzione, alla formazione, alla cultura.
10.  L’EXPO DOPO L’EXPO: impedire da subito che le aree e le strutture realizzate per la manifestazione vadano ad ingrossare l’elenco degli ecomostri e che si costruiscano nuove inutili e dannose “cattedrali nel deserto”: occorre che le aree destinate ad EXPO, ex Scalo Farini e Centro Direzionale, già ora connesse tra loro da un asse ferroviario, siano progettate come un sistema urbano unitario funzionalmente integrato alla città, a partire dalla ricollocazione delle attività commerciali del quartiere Sarpi.
 

Mercoledì, 11 Giugno, 2008 - 15:14

Il Governo taglia ICI e Fondo sostegno vittime reati sulle donne

Governo: copertura del taglio dell’Ici grazie ai tagli del Fondo per il sostegno alle vittime e la prevenzione dei reati sulle donne

“Vorrei capire cosa intende fare la ministra Mara Carfagna”. Lo dice la senatrice Vittoria Franco, ministra ombra delle Pari Opportunita’ commentando i dati riportati oggi dal Sole 24 ore sulla copertura del taglio dell’Ici.
“E’ davvero molto grave che per coprire il taglio indiscriminato dell’Ici a vantaggio anche delle fasce piu’ abbienti il governo abbia tagliato i fondi a tutta una serie di politiche sociali - sottolinea Vittoria Franco - Tra queste c’è il fondo, istituito con la Finanziaria 2008, che stanziava 20 milioni di euro per il sostegno alle vittime della violenza di genere e la prevenzione contro i reati sulle donne. Si tratta di un fondo molto importante, istituito in risposta ai dati drammatici sulla violenza contro le donne che vedono 14 milioni di vittime in Italia. Appare comunque chiara la visione del governo Berlusconi su questa questione. Si vuole ricondurre il problema della violenza contro le donne all’immigrazione, quando il fenomeno è molto più complesso e riguarda per lo più la violenza familiare”. Franco h annunciato che presenterà oggi stesso un’interrogazione parlamentare rivolta alla ministra Carfagna, al ministro dell’Economia Giulio Tremonti e al Presidente del Consiglio sulla vicenda.
- Fonte: www.asca.it

Martedì, 10 Giugno, 2008 - 21:39

Circolo Mieli LE PAGLIACCIATE DI FAMIGLIA CRISTIANA

LE PAGLIACCIATE DI FAMIGLIA CRISTIANA
 
Da Famiglia Cristiana giungono nuovi attacchi alla comunità GLBT e al
 
Circolo Culturale Mario Mieli
comunicato stampa
 
Il settimanale Cattolico, preoccupato della presenza dei Radicali e di qualche voce laica all'interno del PD, richiama il leader Veltroni all'ordine, invitandolo a mettere alla porta i radicali e a ritrovare una linea di ortodossia cattolica poco percepibile, pena la fuoriuscita dal partito della componente cattolica e il fallimento del progetto originario del partito.
Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli respinge al mittente la scontata e abusata definizione di pagliacciata e invita il settimanale cattolico a maggiore sensibilità e rispetto verso le manifestazioni civili e pacifiche di centinaia di migliaia di cittadini, anche cattolici, in cerca di diritti, parità e laicità.
Ovunque nel mondo occidentale questi sono i valori che reggono la convivenza democratica. Come anche il rispetto per i diversi ambiti e spazi di competenza fra la politica e la religione.
Noi non ci permettiamo di definire pagliacciate le alabarde svizzere, le sottane vescovili e le folkloristiche feste patronali o espressioni di devozione, consapevoli del valore e del significato che questi possono avere per i credenti. E neppure definiamo contro natura pur discutibili aspetti della cattolicità, come invece continuano a fare vescovi e cardinali per le nostre relazioni.
Pretendere il medesimo rispetto per le nostre identità e rivendicazioni, è chiedere troppo? Rispondere a questi attacchi è insulto?
Andrea Maccarrone
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
 

Martedì, 10 Giugno, 2008 - 08:39

ROM. L’AVEVANO GIA’ PENSATO

ROM. L’AVEVANO GIA’ PENSATO

 

“Prima di tutti, vennero a prendere gli zingari

e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto

perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali

e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti

ed io non dissi niente perché ero comunista.

Un giorno vennero a prendermi

e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

 

Così con questi versi Bertold Brecht

descriveva nel 1932 la nascita del nazismo.

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