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.: Il Blog di Antonella Fachin
Sabato, 24 Gennaio, 2009 - 19:50

Arcigay: Non dobbiamo guarire da nulla!

Comunicato Stampa ARCIGAY
24 gennaio 2009
Arcigay: Non dobbiamo guarire da nulla!
Il Gruppo LOT considera esplicitamente l’omosessualità una malattia. Chiediamo al Ministero della Salute di indagare sui metodi utilizzati
Siamo venuti in possesso delle regole di partecipazione al gruppo di “guarigione” organizzato dal Gruppo Lot a Brescia. A differenza di quanto affermano sulla stampa, le loro teorie parlano proprio di “processo di guarigione”, e non di un “gruppo di persone che si riunisce a pregare”.
Questi stregoni manipolatori si approfittano della paura delle persone e giocano con i loro sentimenti, demonizzando quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce una variabile naturale dell’identità e del comportamento umano” – dichiara il presidente nazionale Arcigay  Aurelio Mancuso – “Noi continueremo a renderci visibili – come accaduto oggi alla manifestazione a Brescia - e a portare alla luce la storia di milioni di persone gay e lesbiche che vivono con pienezza e felicità la loro omosessualità. Continueremo a denunciare la volontà di questi predicatori di rendere infelici le persone attraverso la diffusione di idee anti-scientifiche e basate sul terrorismo psicologico che non fanno altro che alimentare l’omofobia in questo Paese”.
”Chiediamo inoltre al Ministero della Salute di intervenire, indagando sui metodi utilizzati da questi gruppi nei loro “corsi di guarigione”.
Nel documento si leggono frasi che inequivocabilmente dimostrano la volontà ideologica e la falsità scientifica delle loro teorie, quali:
”Il nostro obiettivo principale è di proporre a tutti la possibilità ottimale di guarigione”
“Lot mette l’accento su una reale importanza nelle amicizie sane. Crediamo che la chiesa dovrebbe essere il luogo privilegiato, affinché ognuno possa sviluppare delle amicizie ricche e costruttive. Crediamo alla necessità di una sana relazione con persone che hanno la stessa vulnerabilità sessuale.”
“La guarigione che Dio vuole nella tua vita dipende anche dalla tua disponibilità a condividere e confessare le situazioni, i peccati vissuti nel passato e affrontarle nel modo giusto.”
Inoltre obbligano i partecipanti ad un comportamento vincolato nei confronti degli altri partecipanti e del mondo esterno, violando la privacy delle persone:
“La possibilità che tu sia attratto(a) da uno(a) partecipante del gruppo sussiste. E’ per questo motivo che chiediamo di non impegnarsi in nuove amicizie nel gruppo durante il corso. Non devono esserci scambi di n° di telefono, né intrattenimenti personali dopo la sessione. Ognuno dovrebbe rientrare da solo a casa. Delle eccezioni a questa ultima regola possono avvenire con l’accordo del coordinatore.”
“Viene richiesta ad ognuno dei partecipanti, affinché sappia che è rispettato e protetto su quanto esprime, di considerare, tutto quello che viene detto, pregato, condiviso, confessato, vissuto, durante le attività di Living Waters non deve essere ripetuto all’esterno.”
IN ALLEGATO:
- Comunicato stampa
- Volantino della manifestazione di Brescia di oggi Non Guarirete Mai dall'omofobia
***
Matteo Ricci
Ufficio Stampa
Arcigay Associazione Lesbica e Gay Italiana
tel +39.335.1689928
mail ufficiostampa@arcigay.it
web www.arcigay.it

Giovedì, 22 Gennaio, 2009 - 15:55

Darsena: un parcheggio che non s'ha da fare

Ieri, mercoledì 21 gennaio, c’è stato l’ennesimo sopralluogo della commissione Infrastrutture del Comune di Milano sull’area del cantiere Darsena.
Presieduta dal consigliere Giudice con la presenza di numerosi consiglieri di maggioranza e di opposizione, consiglieri di zona 6, rappresentanti dei comitati di quartiere e degli esercenti.
Il presidente della commissione ha brevemente ripercorso l’iter procedurale dall’assegnazione del cantiere, alla concessionaria Darsena S.p.A., ai giorni nostri, auspicando una soluzione della questione e/o si metta una pietra sopra.
Sono passati oltre 5 anni e nulla si è mosso. I lavori della soprintendenza sono andati avanti fino a scoprire, oltre alle mura del 1850, un pavimento ligneo del ‘400, opera unica in Europa.
Il cantiere da alcuni mesi è stato praticamente abbandonato dall’impresa appaltatrice -salvo che per alcuni lavori archeologici che sono proseguiti - e giace in uno stato di degrado pietoso, con uno spettacolo indecoroso per questa zona del centro città.
La recinzione in più punti è stata divelta - non solo dopo la curva di viale D’Annunzio, dove spesso accadono incidenti senza che sia stato posto un guard-rail - ma anche in altri punti vicino al mercato rionale di piazza XXIV Maggio. Macerie sono presenti ovunque e le mura sono coperte da una fitta vegetazione che ha preso il sopravvento. Topi, siringhe, bottiglie di vetro la fanno da padrone ovunque. L’acqua del bacino della darsena è stata interrotta nel suo deflusso con le chiuse, vicino al mercato.
Negli interventi di diversi consiglieri di opposizione è emersa l’esigenza che il Comune metta una pietra sopra al progetto del parcheggio interrato. Qualcuno ha anche avanzato la richiesta che l’avvocatura comunale intervenga e valuti gli eventuali danni derivati dall’immobilismo dopo oltre 6 anni dalla gara.
Inoltre è stata avanzata la richiesta che l’impresa metta in sicurezza l’area e assolva gli obblighi concessionari.  Di contro il Comune preme sull’acceleratore affinché si sblocchi la situazione e il cantiere riparta dal progetto iniziale che prevedeva 700 posti a rotazione, oltre alla richiesta di 300 box per residenti. Occorre che il Comune valuti il progetto definitivo presentato dalla concessionaria, dopo le indicazioni della Soprintendenza ai Beni Archeologici.
La considerazione che facciamo è che in questa brutta vicenda c’è stata un’inerzia del Comune che non ha saputo affrontare la situazione per tempo e decidere cosa andava fatto dell’area ascoltando tutte le parti in causa, residenti e commercianti compresi.
Non ultimo rifacendo la gara, visto che i presupposti si sono modificati, anche  e soprattutto alla luce delle scoperte archeologiche.
Noi siamo stati sempre contrari e lo siamo tuttora. Quest’area è troppo importante per la città per stravolgerla con un parcheggio interrato, che sarà attrattore per ulteriore traffico e vista la vicinanza del parcheggio pubblico di via Valenza di oltre 500 posti vuoto, sminuendo le caratteristiche storico-monumentali ed ambientali di tutta la zona circostante, togliendo all’acqua la funzione principale che Leonardo aveva voluto significare per Milano, anche alla luce delle importanti presenze archeologiche venute alla luce.
Angelo Valdameri, consigliere di zona 6 Lista Fo

Giovedì, 22 Gennaio, 2009 - 14:39

Il Conchetta viene sgomberato: occorre opporsi

Milano è città dell'emergenza continua e degli sgomberi. Campi nomadi vengono trasferiti, chiusi, censiti, con schedature dei propri inquilini, sovente cittadini italiani, residenti a Milano, come testimonia il caso del campo di Rogoredo, ormai da anni presente sul territorio.Vengono sgomberate le associazioni, da sempre rappresentatrici di storie e di esperienze politiche aggregative di grande riliveo e autorevolezza, per fare posto a convenzioni e contrati con istituti finanziari e bancari nel processo ormai delirante e devastante della cartolarizzazione. Mi riferisco al rischio che l'ANPI sia soggetta a sfratto da una sede che è testimonianza della riconquista dell'antifascismo sul fascismo, della vittoria della Liberazione sulla barbarie dittatoriale e sanguinaria: la sede di Via Mascagni non è una sede qualsiasi, ma ha un significato intrinseco, ossia era sede della casa della fascio diventata sede di organizzazioni sindacali e dell'Ente Morale Antifascista per l'Ordine Repubblicano, figlio dei Comitati di Liberazione Nazionale. Ma nello stesso pericolo troviamo la sede dell'ANED, la sede della Lega dei Diritti dei Popoli, e altre organizzazioni democratiche che si trovano negli stabili di Via Bagutta. In questo caso l'intenzione del Comune è decentrare, ossia "spedire" in estrema periferia, raggiungibile se fossimo in una città organicamente sviluppata nell'ambito della mobilità sostenibile, inaccessibile stante la situazione attuale del servizio dei trasporti e di assenza di una rete capillare di comunicabilità.

Vediamo sedi di circoli ARCI, ormai espressione di una cultura aggregativa e creativa giovanile, di avanguardia spesso, di risposta alle sofferenze di quartieri periferici, ricchi di giovani, spesso abbandonati al loro destino, di laboratori contaminanti e interagenti altamente qualificati e vivaci, chiudere per controlli improvvisi da parte dell'annonaria, dopo pochi mesi dall'ottenimento del permesso di svolgere attività di ristorazione o di intrattenimento musicale. Mi riferisco al caso dell'ARCI Bitte, chiuso per motivi a dir poco strumentali, ossia al fatto che i gradini di accesso al palco erano minimamente inferiori alla norma. M ami riferisco anche alla campagna di denigrazione di un centro ormai di alto profilo come il circolo ARCI Magnolia, considerato da certa stampa in modo vilipendioso e ignobile come luogo poco raccomandabile, teatro di spaccio, di prostituzione. La campagna è chiara: voler affossare ogni opportunità di aggregazione alternativa a quella che viene offerta da una città vittima del consumerismo e della speculazione edilizia

Non devono esistere alternative, altre possibilità in una metropoli che vede in aumento esponenziale la popolazione anziana, quella superiore ai 60 anni e che vede un'emorragia di menti giovanili e propositive, che fuggono da un ambiente e contesto a loro ostile, per loro impervio.

La città della solitudine è Milano negli ultimi anni: è questa la reale insicurezza che si avverte. Esiste una paura di rimanere soli, abbandonati, totalmente ignorati, in un individualismo grottesco e micidiale, che annienta la personalità e la propria autodeterminazione in un lago di disperazione e di emarginazione. 

Tutto questo per dirvi che ancora stamattina, dopo l'Orso, la casa occupata di Via Gola, ormai centro di alto richiamo per la zona a livello culturale e sociale, vediamo sgomberare la sede del Cox18, del Centro Sociale Conchetta, di uno spazio di vitalità e di discussione politica, ma anche di divertimento e di esperimenti culturali, artistici, musicali. 

Ma Cox non è solo questo. In esso abbiamo da anni un patrimonio bibliografico senza precedenti, ricco di libri, pubblicazioni di diverso genere e tema, non solo "militanti", di supporti audiovisivi di nuova tecnologia, di documenti, di ciclostilati, che appartengono alla storia di una grande area culturale milanese e nazionale che ha fatt9o e costruito la nostra città. Il patrimonio era custodito ed era accessibile al pubblico presso la Libreria Calusca, e si trovava nell'ambito dell'Archivio primo Moroni, attivista anarchico.

Una lettera della figlia di Primo invita la cittadinanza democratica a fare propria una mobilitazione per resistere a un atto, voluto dalla presente amministrazione di centrodestra, un atto di imperio, un atto di comando, un atto di potere indistinto, che comprometterebbe la ricchezza di questo immenso patrimonio storico e culturale. In un'altra città europea tutto questo non sarebbe accaduto, ma sarebbe diventata occasione di un'istituzione di un centro di ricerca e di accesso al sapere che riguarda la memoria collettiva. A Milano viene tutto incluso in un'azione di intervento repressivo. Lo spazio del Conchetta dovrebbe essere ridestinato, date le intenzioni dell'amministrazione, al Comune che avrebbe ogni possibilità di destinarlo a qualsiasi funzione. Penso non sociale ma di incasso, magari procedendo con cartolarizzazioni varie. 

Il Cox18 verrà chiuso? Dove sarà destinato il patrimonio dell'Archivio, parte integrante di valore per la memoria collettiva? E la sede che destinazione avrà? Le domande rimangono inevase. Ma non è un atto di autorità che lede la libertà di associazione? Non è una volontà che è volta a dissipare e a disperdere un senso di collettività e di aggregazione sempre più in esaurimento nella nostra città? Ma come si può tollerare che spazi di questo calibro storico vengano soppressi, nel mentre si prosegue con il destinare lavori in appalto a ditte che risultano essere insolventi dal punto di vista economico, interrompendo lavori di intervento devastanti e deleteri per l'aspetto paesaggistico e urbanistico di una città, di un quartiere? Ma dove andrà a terminare questa corsa folle verso lo sviluppismo e contro ogni forma alternativa di socialità? Chi guadagna da scenari futuri angoscianti che vedono una città morta culturalmente e socialmente, depressa umanamente, fatta di persone alienate in contesti privati e individuali che alimentano frammentazioni e atomizzazioni deleterie per lo sviluppo sociale della comunità? Che cosa accadrà se per sicurezza si itnende una serie di provvedimenti di superficie volti a reprimere le libertà personali, volti a perseguire espressioni giovanili: il pacchetto contro i writer, il pacchetto contro chi fuma hasisc in pubblico (in privato, invece, è tollerato in una logica assurda), il pacchetto contro la prostituzione sulle strade che colpisce chi deve essere tutelato e aiutato a liberarsi da una condizione di sfruttamento generale e illegale?

Un altro centro viene chiuso a fronte di futuri nuovi scenari di edificazioni di residenze private decontestualizzate dalla zona in cui vengono erette e costruite. Tutto questo merita non una riflessione ma una risposta chiara di opposizione a questa deriva inaccettabile e inconcepibile.

Alessandro Rizzo

Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

Martedì, 20 Gennaio, 2009 - 13:00

Omofobicus: ascoltate la Regione Lombardia sull’omosessualità

Omofobicus: ascoltate cosa dice Regione Lombardia sull’omosessualita’
Grazie veramente al Consigliere dei Verdi Carlo Monguzzi per l'iniziativa di informazione e di denuncia riguardo alle deliranti e omofobiche esternazioni razziste del consigliere leghista Galli.
E' indegno che alcuni esponenti del consiglio regionale si esprimano con termini barbari e volgari. La Giornata contro l'omofobia a livello internazionale è necessaria anche per non permettere che fenomeni di questo tipo possano "legittimare", e quindi autorizzare istituzionalmente, azioni di rappresaglia e di persecuzione omofobiche.

Martedì, 20 Gennaio, 2009 - 12:17

Le culture del mondo mettono su casa a milano

Inserito da comunicazione il Mar, 01/13/2009 - 11:24
Nasce a Milano la Casa delle Culture, punto di riferimento e di partenza per dare senso e visibilità alla Milano che cresce e che si rinnova con la positiva interazione dei vecchi e dei nuovi cittadini. La festa di inaugurazione si terrà sabato 17 gennaio alle ore 15 in via Natta 11 (MM Lampugnano) e vedrà la partecipazione di numerosi artisti.
Interverranno
Banda del Villaggio Solidale. La banda è nata nel giugno 2004, dopo lo sgombero del campo rom di via Capo Rizzuto a Milano e ha partecipato al Progetto "Villaggio Solidale" promosso dalla Casa della Carità di Don Colmegna.
Adele Desideri, scrittrice. Ha pubblicato diverse opere e poesie con cui ha ricevuto vari premi e menzioni in concorsi letterari. E' presente nell'antologia Milano in versi, una città e i suoi poeti (2006).
Dotcha, danzatore del Togo. Vive in Italia dove organizza corsi di danze africane con l'obiettivo di mantenere e valorizzare le tradizioni e le culture del continente nero.
Manuel Ferreira, attore argentino. Dal 1992 è a Milano e lavora con personaggi del calibro di Marco Paolini, Marco Baliani, Franco Quadri. Fa parte della compagnia Alma Rosè con cui produce propri spettacoli.
Gabriella Kuruvilla, scrittrice e pittrice. Nata a Milano da padre indiano e madre italiana, giornalista, nel 2001 ha pubblicato, con lo pseudonimo di Viola Chandra, il romanzo Media chiara e noccioline, mentre nel  2005 è uscita l’antologia Pecore nere, in cui sono presenti due suoi racconti, Ruben e India, che trattano il tema della doppia identità per gli immigrati di seconda generazione.
L’Orchestra di via Padova. L’orchestra è composta da musicisti professionisti italiani e stranieri. L’esperienza dell’Orchestra mira a favorire processi di integrazione e scambio tra le diverse culture presenti sul territorio e ad essere luogo di incontro tra differenti linguaggi musicali e non.
Abdel Malek Smari, scrittore algerino. In Italia dal 1992, dove ha svolto attività di mediazione nelle scuole, ha insegnato la lingua italiana agli stranieri, ha tenuto conferenze presso Università, scuole, associazioni . Ha ricevuto il premio nazionale Lorenzo Montano per la raccolta poetica “Tempora et Mores”.
Mihai Mircea Butcovan, scrittore rumeno in Italia dal 1991. Lavora a Milano come educatore professionale nell’ambito degli interventi di recupero dei tossicodipendenti e dell’interculturalità. Vincitore nel 2003 del premio “Voci e idee migranti”, ha pubblicato il romanzo "Allunaggio di un immigrato innamorato". Con la raccolta di poesie "Borgo Farfalla" ha vinto, nel 2006, la XII edizione del Premio Eks&Tra.
Britta Oling, danzatrice e coreografa svedese. Ha lavorato in numeorsi spettacoli in Italia e all'estero.  
Dijana Pavlovic, attrice serba. Tra il 1995 e il 1997 ha partecipato a Festival Internazionali di Teatro in Romania, Bulgaria, Yugoslavia. In Italia dal 1999 ha recitato in numerose produzioni teatrali.
Coordina la giornata Modou Gueye. Senegalese, vive in Italia dal 1993. Attore, cantante e musicista, ha partecipato a diverse iniziative per la diffusione della cultura africana e la promozione della multiculturalità.
La casa delle culture
Sarà un luogo di incontro ed elaborazione, scambio e proposta che promuoverà atteggiamenti e modi di pensiero interculturali. Un laboratorio di idee ma anche un luogo in cui sostenere le capacità progettuali di singoli o associazione legati all'intercultura, per offrire a loro e ai cittadini un nuovo spazio espressivo.
La programmazione culturale prevederà laboratori di arti dal vivo, spettacoli- evento, rassegne cinematografiche e teatrali, seminari e corsi di formazione, cercando di attraversare i vari codici espressivi e i diversi linguaggi, dall’espressività teatrale a quella musicale, da quella figurativa e visiva a quella culturale e materiale.  
La Casa delle culture sarà gestita da Cooperativa Farsi prossimo – Centro Come e Arci Milano nel biennio 2009-2010, nell'ottica di una integrazione di competenze e professionalità.
L'obiettivo è fare della Casa delle Culture il luogo in cui ripercorrere “i segni”, le tracce di culture diverse, per farne materiali di discussione, di conoscenza e di promozione culturale.
Un impegno particolare sarà dedicato alle attività rivolte ai bambini ed agli adolescenti, oramai pienamente inseriti nella scuola italiana, per mantenere i rapporti con le culture dei genitori.

http://www.arcimilano.it

Martedì, 20 Gennaio, 2009 - 09:25

Dai comitati Navigli: il parcheggio Darsena non si deve fare

 COMUNICATO STAMPA

Siamo a conoscenza dell’iniziativa inerente al sopralluogo da parte della Commissione Infrastrutture del Comune nel bacino della Darsena per verificare il degrado da tempo denunciato. L’attuale situazione in cui versa il bacino è nota e da tutti criticata.   Il cantiere finalizzato all’esecuzione degli scavi archeologici e del progetto di parcheggio a rotazione mostra i segni del completo abbandono nonostante la Società vincitrice del Bando di gara abbia il compito di provvedere alla sua manutenzione e alla sua sicurezza.    Questi compiti sono onerosi, e non manca occasione che “ Darsena S.p.A. ” renda pubbliche  le spese sostenute, che non corrispondono a quanto è ben visibile nell’area recintata.  Ci si dimentica volutamente di accennare agli introiti che Comune e Società costruttrice si dividono equamente, secondo le prescrizioni della Convenzione, derivanti dagli enormi spazi pubblicitari presenti e installati nel bacino immediatamente dopo l’apertura del cantiere , nonostante questo luogo sia soggetto a vincolo ambientale.  La stima è di 100, 120 mila € al mese per il loro affitto, quindi la gestione dell’area potrebbe essere completamente sostenuta utilizzando questi proventi.
Ribadiamo che la scelta di questa localizzazione per la costruzione di un parcheggio, cui i Comitati presenti nell’area del Ticinese si sono da sempre opposti, è e rimane deprecabile sia per l’importanza storica di questo monumento idraulico e per la fragilità delle presenze archeologiche ritrovate, sia per la funzione di richiamo del traffico privato che aumenterebbe l’inquinamento ambientale di un’area che è già in sofferenza per l’alta frequentazione serale e notturna del quartiere dei Navigli.
 Chiediamo che altri progetti si realizzino per un recupero e una valorizzazione reale delle qualità e delle presenze di questo luogo. Progetti possibili e realizzabili che definiscano un parco archeologico in cui si integrino la Darsena e gli altri monumenti storici  presenti nel territorio o che siano  legati alla presenza dell’elemento acqua e alla sua caratteristica di sistema idraulico innovativo.
 Gabriella Valassina   Comitato dei Navigli
 Marina Varriano    Comitato dei Navigli
 Roberto Rivolta   Comitato Abitanti del Naviglio Pavese
  E.mail                   gabval27@hotmail.com                 comitati_cittadini­_navigli@hotmail.it
Cell. 333.4715238

Lunedì, 19 Gennaio, 2009 - 15:04

Un obiettivo primario: difendere il Parco Agricolo Sud

Coldiretti, FAI, Confagricoltori, ma anche le più autorevoli sigle associazionistiche del mondo ambientalista, Legambiente, VAS, Amici della Terra, WWF, hanno presentato lo scorso aprile un documento in cui si denuncia il pericolo che, in assenza di una programmazione territoriale, e in presenza di grandi opere in occasione dell'EXPO 2015, Milano e comuni limitrofi incorrerebbero in materia di sostenibilità dello sviluppo, nel rispetto dei vincoli ambientali ed ecologici, storici e architettonici delle città e del paesaggio, spesso ancora agricolo. Si legge infatti nel documento:"L'Expo 2015, le numerose infrastrutture in via di realizzazione, l'assenza di programmazione territoriale sostenibile - affermano le associazioni -, la corsa alla cementificazione delle aree verdi, considerate aree vuote, rischiano di portare al collasso il nostro sistema produttivo, ambientale, storico e culturale: occorre un patto tra tutte le associazioni  per fronteggiare con forza il disastro annunciato".

Il collasso del nostro sistema produttivo deriverebbe dalle numerose infrastrutture in programmazione. E' vero soprattutto se si legge oggi su Repubblica on-line che il Parco Agricolo Sud potrebbe diventare in futuro scenario di attraversamenti di bretelle autostradali di corrispondenza tra Milano Malpensa in congiunzione con la Tangenziale Est, mentre si è già dato il via libera del Parco e dei 62 Comuni per permettere "ai sindaci di costruire sull’1,5 per cento del territorio comunale che rientra nel parco, per un massimo di 15 ettari".

Questo determina l'avvio di un progetto di edificabilità di altri e ulteriori 470 ettari, che vanno ad aggiungersi ai 400 già previsti dai Piani di cintura urbana da poco definiti.

Il panorama è veramente sconcertante e preoccupante. CIA, Coldiretti e Confagricoltori, insieme a sindaci delle zone limitrofe, tra cui il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, da sempre attivo contro la cementificazione indiscriminata, si sono opposti a questo scenario devastante sia per l'economia, essendo il Parco un'oasi ancora ricca di cascine e di produzioni dirette familiari, sia dal punto di vista ambientale e sistemico, essendoci una prevalenza di progetti di edificazione indistinta di case e di strade e infrastrutture. 

Credo che ci si debba maggiormente opporre a questo progetto in quanto il concetto di "edificazione indistinta" porta a vedere nel Parco Agricolo Sud occasioni per imprese e aziende edificatrici di copiose opportunità di attività industriali a danno della collettività. La Costituzione Repubblicana cita tra i suoi articoli la limitazione della libera impresa privata come principio condizionato e limitato dal fatto di non ledere interessi collettivi che, nella gerarchia dei valori del nostro Stato, sono posti essere superiori rispetto agli altri. Non solo: ma credo che in virtù del fatto che molti altri grandi progetti di edificazioni mastodontiche avessero comportato a Milano degli arenamenti nei lavori di esecuzione dovuti esclusivamente a questioni di indirizzo giurisdizionale da risolvere in merito agli appalti e in merito alle modalità attivate. Mi viene in mente il caso abbastanza recente dei lavori previsti per il quartiere Santa Giulia: case e appartamenti già venduti ma di cui ancora non si conosce bene il termine della loro edificazione e l'approntamento delle nuove strutture. 

Una proposta di delibera in Regione e in Comune di Milano vorrebbe degradare la destinazione dell'area del Parco da "agricola" ad "area a verde" garantendo, così, una maggiore possibilità ulteriore a quella già deliberata di edificazione. Nei progetti differenti esistenti in campo, oltre a quelli riguardanti nuove aree urbane per edilizia privata o convenzionata, sottoposta, quindi, ad alti canoni di affitto e di vendita, abbiamo anche la prospettiva di estendere lo IEO, l'Istituto Europeo per l'oncologia, costituendone un polo di ricerca. Non è ancora compresa la portata volumetrica del progetto, nonchè non è ben evidenziata la funzione dei singoli edifici, che saranno integrati nel piano generale di ricerca, quindi le diverse parti che comporranno il progetto complessivo. 

Il progetto è chiaramente encomiabile, essendo volto alla ricerca scientifica contro le malattie tumorali. Niente può essere detto e opposto nel merito, ma il tema all'ordine del presente post è altro. E' un tema di sostenibilità di singoli progetti a livello urbanistico, ambientale, sociale, culturale, ecologico, economico. Si evidenzia nel comunicato di Legambiente dell'aprile 2008, sottoscritto da altre organizzazioni, che il Piano di Governo del Territorio non è adeguato e non garantisce gli strumenti, che un tempo garantiva, di calibratura dei diversi interventi in merito alle conseguenze derivanti sul territorio in cui gli stessi andavano a inserirsi. Il Piano permetteva, infine, una partecipazione più attiva e consapevole di cittadine e di cittadini all'analisi, prima, dell'opera e all'approvazione o non approvazione della stessa, avendo canali opportuni dove poter palesare le proprie considerazioni e pareri. I consigli di zona a Milano e i comuni potevano avere disponibilità temporali entro le quali poter consultarsi in merito e poter esprimere posizioni ufficiali circa i singoli progetti. Questo, ormai, appartiene al passato. I tempi stessi, parlo di Milano, per esperimere localmente e circoscrizionalmente pareri in merito ai singoli progetti sono stati ulteriormente decurtati, decurtando in complesso la potestà stessa della tipologia di intervento del consiglio circoscrizionale. Possiamo dire che questa potestà è ormai meramente consultiva non vincolante, ossia il Comune può decidere se recepirne la portata o respingerla. 

E' anche interessante come opere di possibile devastazione culturale e sociale di un determinato ambiente, promosse a prescindere dal contesto in cui si collocano, possano essere interpetate come opportune solamente se si evidenziano le iniziative collaterali da esse derivanti. Mi spiego meglio: la proposta recepita dal parco e dai 60 comuni permetterebbe di aumentare la destinazione di area edificabile del parco complessivo anche per promuovere un'opera infrastrutturale di avanzamento della comunicabilità tra l'autostrada Milano Malpensa e la Tangenziale Est. E', questo, un esempio di come indorare la pillola amara con un dolce sapore.

E' possibile, me lo sono chiesto anche in merito alle irricevibili dichiarazioni del ministro per le infrastrutture Matteoli fatte in appoggio al progetto devastante del raccordo maremmano dell'autostrada, che si pensi di procedere con una politica sulla mobilità ormai inconcepibile nel contesto attuale dello sviluppo di pratiche di mobilità alternative e sostenibili, quali il trasporto su ferro o, addirittura, per vie idriche e fluviali, come avviene a Parigi?  Esistono vie alternative che potrebbero, se azionate, garantire un alleggerimento cospicuo del congestionamento autonomobilistico e una maggiore sostenibilità a livello economico e sociale, ambientale ed ecologico. Sono concorde sul fatto che occorra rendere comunicabili diverse vie con l'aereoporto di Malpensa: ma occorre farlo solo incrementando strade e autostrade che tagliano ingenti aree di parco e di paesaggio storico urbanistico, e non, come avviene nel resto d'Europa, ma non solo, incrementando e investendo su vie alternative di trasporto, da quelle ferroviarie a quelle metropolitane, a quelle fluviali?

Opporsi a questa proposta non è indice di "localismo individualistico", la cosidetta sindrome di nimby, nè di luddismo nostalgico, ossia di idiosincrasia con qualsiasi opera che suoni vagamente come "progresso". Opporsi a questo progetto è sinonimo di voler difendere e tutelare un bacino che è un valore e un patrimonio comune, e che in senso collettivo deve essere governato con la consapevolezza di gestione di un'area notevole a livello ambientale e con una responsabilità intergenerazionale utile e congrua a renderci consapevoli che ogni proposta di modifica dello sviluppo urbanistico, oggi nel contesto milanese e metropolitano, potrebbe avere effetti irreversibili, come sottolineato dal direttore generale del FAI, Marco Magnifico.

 

Alessandro Rizzo

Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra

Consiglio di Zona 4 Milano

Lunedì, 19 Gennaio, 2009 - 13:05

di nuovo sui nostri balconi le bandiere della pace!

Tutti noi stiamo vedendo cosa succede a GAZA: migliaia di feriti e di morti tra il popolo palestinese, anche tra donne e bambini.

STOP alla guerra!

Perchè non tiriamo fuori ed esponiamo alle finestre le nostre vecchie bandiere della pace?

All'epoca della guerra "imbroglio" contro le armi di distruzione di massa immaginate in Iraq,  le nostre bandiere arcobaleno non hanno ovviamente evitato il conflitto, ma sono state il segno palpabile di una visione alternativa dei rapporti tra i popoli, anche prescindendo dai giudizi di  merito.
Sono cresciute piano piano, hanno fatto fiorire di colori le nostre città, hanno detto in silenzio che larga parte degli italiani, poco sensibile alla propaganda guerrafondaia, era disposta invece  a schierarsi per la pace.
Oggi, di fronte a questa strage immane di innocenti e alle tragiche immagini  dei bambini massacrati a Gaza, il silenzioso messaggio di queste bandiere, molto più del clamore delle manifestazioni, può essere il modo rispettoso di commemorare ed onorare quei morti.
Esponiamole tutti.
Facciamo rifiorire l'arcobaleno simbolo di pace nelle nostre città.
Se riusciamo a dare la massima diffusione a questo appello, possiamo riuscirci.
OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE!

Cari saluti a tutti/e
Il collettivo "lavoriamo insieme per l'unità della sinistra - zona tre – Milano”, composto da compagni/e di PRC, PdCI, SD, VERDI, LISTA FO e non iscritti/e a partiti.  

Lunedì, 19 Gennaio, 2009 - 12:10

Via ValBavona:un centro direzionale tra le case

Riporto l'articolo di sabato del Corriere della Sera a firma D'Amico sulla nuova edificazione di un centro direzionale tra le case di via ValBavona, la piscina Cardellino e a ridosso del parco del Cardellino. La questione è controversa. E' attivo un comitato di residenti che si batte per un minore impatto ambientale ed una viabilità "sostenibile". Angelo valdameri,consigliere di zona 6 Lista Fo

Sabato, 17 Gennaio, 2009 - 00:03

HUMOR: Social crack....pardon! social card

Social crack.

Posted by Arnald under Diversamente occupati
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Ciao a tutti flessibili e precari,
ieri su Repubblica campeggiava una notizia “non notizia”, nel senso che era più che prevedibile: le social card emesse dal nostro magnifico ministro Tremonti e dall’amatissimo premier Berlusconi sono vuote. Non tutte ci mancherebbe, ma un terzo del totale.
Non male visto che in Italia, notoriamente, le cose non funzionano nella quasi totalità. Certo, chi si è presentato senza soldi alla cassa avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna. Immaginate un po’ di trovarvi lì, col carrello pieno di 40 euro di merce (quindi una busta di insalata, un litro di latte, un pollo geneticamente modificato e se c’è lo sconto un’imitazione della coca-cola) e non poterla pagare.
Non si potrà nemmeno dire “si stava meglio quando si stava peggio”, perché questa carta è praticamente una soluzione figlia della carta annonaria del ventennio.
Tuttavia cari miei, ce le stiamo meritando tutte perché, come mi disse qualcuno, non esiste uomo al mondo che possa farti certe cose se tu non glielo permetti. Quindi, quando vedo qualche vecchia rincoglionita alla posta che comincia a urlare e maledire gli impiegati perché s’è rotta di aspettare, quando vedo che i nostri servizi non funzionano con massimo danno per la nostra vita di cittadini, sul mio volto compare un ghigno di soddisfazione.
Bravi italiani, bravi tutti, me compreso che a trentatre anni ho già sostenuto il sistema dandogli fiducia troppe volte (mai per Berlusconi, ma cambia poco). Stavolta indietro non si torna e se per fortuna non ho una social card con la quale pulirmi il culo, mi resta sempre la tessera elettorale. - Arnald
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