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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Giovedì, 22 Gennaio, 2009 - 14:39

Il Conchetta viene sgomberato: occorre opporsi

Milano è città dell'emergenza continua e degli sgomberi. Campi nomadi vengono trasferiti, chiusi, censiti, con schedature dei propri inquilini, sovente cittadini italiani, residenti a Milano, come testimonia il caso del campo di Rogoredo, ormai da anni presente sul territorio.Vengono sgomberate le associazioni, da sempre rappresentatrici di storie e di esperienze politiche aggregative di grande riliveo e autorevolezza, per fare posto a convenzioni e contrati con istituti finanziari e bancari nel processo ormai delirante e devastante della cartolarizzazione. Mi riferisco al rischio che l'ANPI sia soggetta a sfratto da una sede che è testimonianza della riconquista dell'antifascismo sul fascismo, della vittoria della Liberazione sulla barbarie dittatoriale e sanguinaria: la sede di Via Mascagni non è una sede qualsiasi, ma ha un significato intrinseco, ossia era sede della casa della fascio diventata sede di organizzazioni sindacali e dell'Ente Morale Antifascista per l'Ordine Repubblicano, figlio dei Comitati di Liberazione Nazionale. Ma nello stesso pericolo troviamo la sede dell'ANED, la sede della Lega dei Diritti dei Popoli, e altre organizzazioni democratiche che si trovano negli stabili di Via Bagutta. In questo caso l'intenzione del Comune è decentrare, ossia "spedire" in estrema periferia, raggiungibile se fossimo in una città organicamente sviluppata nell'ambito della mobilità sostenibile, inaccessibile stante la situazione attuale del servizio dei trasporti e di assenza di una rete capillare di comunicabilità.

Vediamo sedi di circoli ARCI, ormai espressione di una cultura aggregativa e creativa giovanile, di avanguardia spesso, di risposta alle sofferenze di quartieri periferici, ricchi di giovani, spesso abbandonati al loro destino, di laboratori contaminanti e interagenti altamente qualificati e vivaci, chiudere per controlli improvvisi da parte dell'annonaria, dopo pochi mesi dall'ottenimento del permesso di svolgere attività di ristorazione o di intrattenimento musicale. Mi riferisco al caso dell'ARCI Bitte, chiuso per motivi a dir poco strumentali, ossia al fatto che i gradini di accesso al palco erano minimamente inferiori alla norma. M ami riferisco anche alla campagna di denigrazione di un centro ormai di alto profilo come il circolo ARCI Magnolia, considerato da certa stampa in modo vilipendioso e ignobile come luogo poco raccomandabile, teatro di spaccio, di prostituzione. La campagna è chiara: voler affossare ogni opportunità di aggregazione alternativa a quella che viene offerta da una città vittima del consumerismo e della speculazione edilizia

Non devono esistere alternative, altre possibilità in una metropoli che vede in aumento esponenziale la popolazione anziana, quella superiore ai 60 anni e che vede un'emorragia di menti giovanili e propositive, che fuggono da un ambiente e contesto a loro ostile, per loro impervio.

La città della solitudine è Milano negli ultimi anni: è questa la reale insicurezza che si avverte. Esiste una paura di rimanere soli, abbandonati, totalmente ignorati, in un individualismo grottesco e micidiale, che annienta la personalità e la propria autodeterminazione in un lago di disperazione e di emarginazione. 

Tutto questo per dirvi che ancora stamattina, dopo l'Orso, la casa occupata di Via Gola, ormai centro di alto richiamo per la zona a livello culturale e sociale, vediamo sgomberare la sede del Cox18, del Centro Sociale Conchetta, di uno spazio di vitalità e di discussione politica, ma anche di divertimento e di esperimenti culturali, artistici, musicali. 

Ma Cox non è solo questo. In esso abbiamo da anni un patrimonio bibliografico senza precedenti, ricco di libri, pubblicazioni di diverso genere e tema, non solo "militanti", di supporti audiovisivi di nuova tecnologia, di documenti, di ciclostilati, che appartengono alla storia di una grande area culturale milanese e nazionale che ha fatt9o e costruito la nostra città. Il patrimonio era custodito ed era accessibile al pubblico presso la Libreria Calusca, e si trovava nell'ambito dell'Archivio primo Moroni, attivista anarchico.

Una lettera della figlia di Primo invita la cittadinanza democratica a fare propria una mobilitazione per resistere a un atto, voluto dalla presente amministrazione di centrodestra, un atto di imperio, un atto di comando, un atto di potere indistinto, che comprometterebbe la ricchezza di questo immenso patrimonio storico e culturale. In un'altra città europea tutto questo non sarebbe accaduto, ma sarebbe diventata occasione di un'istituzione di un centro di ricerca e di accesso al sapere che riguarda la memoria collettiva. A Milano viene tutto incluso in un'azione di intervento repressivo. Lo spazio del Conchetta dovrebbe essere ridestinato, date le intenzioni dell'amministrazione, al Comune che avrebbe ogni possibilità di destinarlo a qualsiasi funzione. Penso non sociale ma di incasso, magari procedendo con cartolarizzazioni varie. 

Il Cox18 verrà chiuso? Dove sarà destinato il patrimonio dell'Archivio, parte integrante di valore per la memoria collettiva? E la sede che destinazione avrà? Le domande rimangono inevase. Ma non è un atto di autorità che lede la libertà di associazione? Non è una volontà che è volta a dissipare e a disperdere un senso di collettività e di aggregazione sempre più in esaurimento nella nostra città? Ma come si può tollerare che spazi di questo calibro storico vengano soppressi, nel mentre si prosegue con il destinare lavori in appalto a ditte che risultano essere insolventi dal punto di vista economico, interrompendo lavori di intervento devastanti e deleteri per l'aspetto paesaggistico e urbanistico di una città, di un quartiere? Ma dove andrà a terminare questa corsa folle verso lo sviluppismo e contro ogni forma alternativa di socialità? Chi guadagna da scenari futuri angoscianti che vedono una città morta culturalmente e socialmente, depressa umanamente, fatta di persone alienate in contesti privati e individuali che alimentano frammentazioni e atomizzazioni deleterie per lo sviluppo sociale della comunità? Che cosa accadrà se per sicurezza si itnende una serie di provvedimenti di superficie volti a reprimere le libertà personali, volti a perseguire espressioni giovanili: il pacchetto contro i writer, il pacchetto contro chi fuma hasisc in pubblico (in privato, invece, è tollerato in una logica assurda), il pacchetto contro la prostituzione sulle strade che colpisce chi deve essere tutelato e aiutato a liberarsi da una condizione di sfruttamento generale e illegale?

Un altro centro viene chiuso a fronte di futuri nuovi scenari di edificazioni di residenze private decontestualizzate dalla zona in cui vengono erette e costruite. Tutto questo merita non una riflessione ma una risposta chiara di opposizione a questa deriva inaccettabile e inconcepibile.

Alessandro Rizzo

Consigliere Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano