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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Mercoledì, 16 Settembre, 2009 - 12:17

MANIFESTARE PER LA LIBERTA' DI INFORMAZIONE: 19 SETTEMBRE 2009

 Con piacere riporto questo messaggio con indicazioni di contatto ...

 

MILANO FUORI DAI GIOCHI? manifestazione del 19.9.09

 

http://manifestazionemilano.blogspot.com/

 

Sono la portavoce di un gruppo che si è creato spontaneamente, in rete, in questi dieci giorni. Abbiamo letto della manifestestazione di Roma e non potendo noi andare, per motivi economici e/o di tempo, abbiamo deciso di incontrarci a Milano, considerando che da Roma si parlava della possibilità di manifestare in piu’ piazze sparse d' Italia.
Più piazze d’Italia però davano un messaggio più dispersivo e meno incisivo, così abbiamo proposto Milano, nello specifico piazza del Duomo, perché è la piazza che rappresenta la città e puo’ ospitare tante persone.
Cosi in tutti questi giorni oltre a divulgare l’incontro tra noi, abbiamo chiesto l’appoggio di partiti e organi competenti, quali anche associazioni importanti. Sebbene tutti inizialmente sembravano felici, entusiasti dell’idea e tutti vogliosi di rendersi utili , ad oggi nessuno si è ufficialmente impegnato con noi, anzi alcuni di essi hanno fatto marcia in dietro in modo evidente ed imbarazzante.
La motivazione non mi è chiara, la posso intuire forse….togliere visibilità ed importanza a Roma?
Abbiamo spiegato più volte che la nostra intenzione non era quella di sminuire la capitale, ma era solo garantire la possibilità e il diritto di far manifestare anche i milanesi nella loro città; inoltre ci piaceva l’idea di creare un filo diretto tra Roma e Milano.
I presidi di Pavia e Como sono stati autorizzati subito, credo senza grossi problemi, il merito di tanta solerzia presumo sia dovuto al fatto che sono rappresentati, guidati, sostenuti, da un partito presente e coraggioso, quale il PD della rispettiva città.
Noi a tutt’oggi rimaniamo da soli, gruppo autogestito, ma confidiamo nella generosità di qualcuno dall’alto.
C’è poi un altro punto che è importante sapere e cioè il seguente:
per manifestare in piazza (con gazebi, tavoli, bandiere, striscioni e tutto cio’ che crea intralcio ai passanti) ci vuole il permesso del comune della città in cui avviene il presidio: ma la lungaggine burocratica ci fa già essere fuori tempo consentito per poterlo fare!
Oltre a questo, sempre che si voglia usare gazebi e altro, bisogna comunicare all’ufficio della questura il presidio , prendendosi la responsabilità di tutti quelli che parteciperanno.
Ma se la manifestazione avviene in modo pacifico, silenzioso, ordinato e che risulti un incontro di più persone, allora si puo’ fare!
DOVE VOGLIO ARRIVARE?

Le possibilità, a tutt’oggi, sono le seguenti:

1) arrendersi , rassegnarsi che Milano non puo’ manifestare e appoggiarci ad altri presidii più lontani.

2) confidare che uno o più partiti ci sostengano, e se voi conoscete qualcuno ben venga…

3) manifestare lo stesso in modo civile, ordinato, senza assolutamente nulla che sia di intralcio (leggere sopra) e che non rechi danno ad alcuno, pena denuncia o sanzione.

E per questo ho pensato che possiamo indossare tutti quanti una maglietta bianca (è economica!) dove sopra con il pennarello ci scriviamo LIBERTA’ DI INFORMAZIONE chiaro e in maiuscolo, e ci presentiamo in piazza del Duomo e sostiamo o camminiamo, ma tutto rigorosamente ordinato e assolutamente pacifico!
In questo modo il messaggio è chiaro, la maglietta simboleggia la nostra voce che non possiamo usare, e nessuno ci puo’ dire nulla, perché non facciamo niente di male.

Come scegliete di muovervi?

Ritengo che Milano (oltre alla capitale) possa rappresentare una buona parte dell’Italia , ma per ora viene messa a tacere…SEMBRA!



Per chi è interessato, consiglio di tenere d’occhio in questi giorni questi link per INFO:
http://manifestazionemilano.blogspot.com/
http://www.new.facebook.com/group.php?gid=156127273134
http://www.facebook.com/event.php?eid=143017567592&ref=mf

VOLETE UNIRVI A MILANO X MANIFESTARE?
http://www.facebook.com/profile.php?id=100000085933790&ref=name#/group.php?gid=129972283228&ref=mf

Mercoledì, 16 Settembre, 2009 - 11:43

Non è un paese per gay

15/09/2009 - Riccardo Bocca - Tommaso Cerno

www.arcigay.it

Dai cuochi agli avvocati, dagli operai agli ingegneri, si moltiplicano i casi di omosessuali discriminati sul lavoro. Un mondo di uomini e donne obbligato a nascondere i propri orientamenti sessuali o ritrovarsi nel mirino. Abbiamo raccolto le loro storie.

Fino a ieri Giovanni, 32 anni, faceva il cameriere in una sala Bingo romana. Al titolare non aveva detto di essere gay, ma non l'aveva neppure nascosto: «Semplicemente sono stato me stesso», spiega. Tanto è bastato a inquadrarlo nel mirino della discriminazione. «Quando il padrone ha capito che ero omosessuale ha iniziato a tormentarmi. Faceva battutine, mi trattava improvvisamente male. Mi ha anche accusato di avere rubato un barattolo di Nutella e un pacchetto di biscotti». Stupidaggini per umiliarlo, per metterlo in difficoltà. «Ma peggio è andata quando mi sono ribellato: "Come ti permetti di aprire bocca, brutto finocchio di merda!", mi ha risposto. Dopodiché, affrontandomi nelle cucine, mi ha minacciato: "Prova a parlare con qualcuno di questa storia, e ti faccio fare una brutta fine!"». Il tutto mentre la moglie, scuotendo la testa, commentava: «Ce ringraziassero, 'sti froci, che je diamo lavoro in mezzo alla crisi...».

Li chiamano i sommersi. Gli sconosciuti. Gli invisibili. In gergo omo, "i velati". L'incalcolabile esercito di gay, lesbiche e transessuali che tutti i giorni subiscono sul posto di lavoro un'intolleranza tanto gretta quanto diffusa. Niente a che vedere con l'attenzione nazionale che, nei giorni scorsi, ha circondato le due bombe carta scagliate contro un locale di via San Giovanni in Laterano, ritrovo gay capitolino a ridosso del Colosseo. Per l'occasione, la politica ha parlato con sincronismo bipartisan di «emergenza civile» (Pierluigi Bersani, Pd) e «intollerabile escalation intimidatoria » (Margherita Boniver, Pdl).

In coro, dalla bandiera antiomofoba Vladimir Luxuria al sindaco Gianni Alemanno, è stato condannato l'ennesimo atto di violenza contro la comunità omosessuale. E mentre nel Paese imperversava l'affair Boffo-il Giornale, fra accuse di molestie e tensioni tra governo e Vaticano, televisioni e giornali hanno rievocato l'incubo di Dino, accoltellato a fine agosto da Alessandro Sardelli (detto Svastichella) mentre baciava un ragazzo al Gay Village dell'Eur.
Tutti hanno sottolineato la gravità dell'incendio provocato, negli stessi giorni, alla discoteca Qube, sede delle serate gay di Muccassassina.

E sono tornati alla mente altri recenti esempi di aggressione omofoba: dalle botte inflitte a una coppia gay riminese (cantante e giornalista, rispettivamente cinque e tre giorni di prognosi), ai pugni del branco contro due turisti omosex a Napoli.

«La politica si muove esclusivamente quando si arriva all'estremo, alla violenza spettacolare», ammette la deputata Paola Concia (Pd), punto di riferimento dell'universo lesbico: «Nel frattempo la maggioranza degli omosessuali vive nel disagio, patisce quotidianamente ingiustizie e nessuno la ascolta. Risultato: in pochi anni si è passati dalla ventilata realizzazione dei Pacs al più oscuro Medioevo». La riprova è tutta in un dato: in Italia non esiste alcuna indagine sulle discriminazioni di gay, lesbiche e transessuali. Nessuna istituzione se ne occupa.
E nessun partito la reclama.

«Da qui parte il clima di impunità con cui i datori di lavoro trattano i dipendenti omosessuali», dice Luca Trentini, responsabile Diritti umani dell'Arcigay. Ogni anno compila un dettagliato "Report dei principali atti di violenza omofoba" nel nostro Paese. E la sintesi è sconsolante: «In questa metà di 2009, ci sono stati otto omicidi, 52 aggressioni, sette estorsioni a sfondo sessuale; per non parlare degli infiniti casi di bullismo e vandalismo contro sedi e locali gay». Uno scenario propedeutico a quello che, giorno dopo giorno, avviene silenziosamente nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali, nelle scuole: sia tra gli alunni che tra gli insegnanti. Ovunque insomma, sport compreso. Senza distinzioni sociali e geografiche.

«Da gennaio a giugno, abbiamo ricevuto una media di 2 mila telefonate al mese, ed è in progressivo aumento il numero di chi richiede consulenza legale per questioni professionali», dice Fabrizio Marrazzo, responsabile dell'Arcigay romana e promotore della Gay help line 800 713 713. «In particolare, il 50 per cento patisce episodi di mobbing o è discriminato, un altro 26 segnala abusi mentre il 20 per cento ritiene che siano stati violati i propri diritti civili».

Certo, va precisato, c'è discriminazione e discriminazione. Non sempre il mondo omosessuale viene calpestato a sberle e parolacce: c'è anche una strada più strisciante, ma non per questo meno offensiva. Caso esemplare quello di Stefano, 36 anni, avvocato rampante in uno studio internazionale. A lui nessuno ha riservato violenze fisiche, ma un palese disprezzo. «Dovevo partecipare a un incontro con il rappresentante di uno Stato straniero», dice, «senonché all'ultimo momento mi è stata fatta una raccomandazione: "Ti prego, tieni le mani in tasca perché questi sono islamici, e se gesticoli come fai di solito... insomma, hai capito... potremmo perdere il cliente" ». A quel punto, per scrupolo, Stefano ha scelto di superare la provocazione e partecipare comunque al meeting.

Ma non è finita. Mesi dopo, quando ha deciso di cambiare lavoro, ha saputo del dialogo tra il numero uno dello studio e un dirigente con cui aveva ottimi rapporti: «Hai visto cosa combina il tuo pupillo?», ha detto sarcastico il titolare: «Ti molla senza dirti niente... Non so chi di voi due l'abbia più preso nel culo!». Oggi Stefano ha un solo rimorso: non avere trovato il coraggio di denunciare l'accaduto. «Mi sono detto: la migliore risposta a quella gente, è il mio successo professionale ». Ma il dubbio resta: eccesso di egoismo e veniale tradimento della causa gay, o lecita autotutela del ruolo sociale?

«Un fatto è certo: le cose vanno ancora peggio, molto peggio, quando a subire la discriminazione omosessuale non è un professionista di grido, ma un lavoratore comune», dice l'avvocato Antonio Rotelli, presidente della rete Lenford, impegnata a tutto campo nella difesa gay. Il vincolo del precariato, insomma, «è il presupposto ideale per alimentare ricatti e panico da disoccupazione. Per non parlare dell'ambigua situazione legislativa». Attualmente, non esiste in Italia una normativa specifica contro le violenze sugli omosessuali.

La legge Mancino (1993) ha introdotto la procedura d'ufficio e le aggravanti della pena per reati razziali, etnici e religiosi, ma non considera l'orientamento sessuale. «In pratica », fa notare Rotelli, «un gay deve per forza sporgere denuncia, e quindi rischiare esponendosi pubblicamente».

Non meglio, poi, va sull'altro fronte: quello del mobbing e delle discriminazioni
. L'Unione europea ha imposto al governo Berlusconi di adeguare la normativa, secondo la quale tocca al datore di lavoro discolparsi dall'accusa di comportamento scorretto. Ma la risposta, anche in questo caso, è stata elusiva: ancora oggi vengono richiesti a chi denuncia indizi «gravi, precisi e concordanti», senza introdurre una totale inversione dell'onere della prova (come chiesto dalla direttiva Ue). Per giunta, la raccolta delle prove passa spesso dalla testimonianza dei colleghi, gli stessi che hanno discriminato o che sono ricattabili.

«Dopodiché», dice Alberto Baliello, responsabile legale dell'Arcigay, «spetta al giudice ritenere sufficienti gli indizi, e non al datore di lavoro dimostrarsi innocente». Logico che, in questo contesto scivoloso, a prevalere siano le ingiustizie e i pregiudizi.

Ne sa qualcosa la ragazza che, coperta da anonimato, ha raccontato sul sito di Gay.tv la sua esperienza da collaboratrice in un villaggio turistico pugliese: «Non ho mai detto di essere gay», scrive, «perché non credo sia il caso di urlare qualcosa che si ritiene naturale. Ma sono stata ripresa e allontanata proprio per le voci che giravano sui miei gusti sessuali. Il tutto, dovuto al fatto di non essere stata con i ragazzi che lavoravano lì, e di avere confidato l'emozione provata in passato per alcune ragazze ». Il che è folle, ripetono le associazioni omosessuali, e anche grottesco nell'Italia del 2009. «Ma non deve stupire», dice Cristina Gramolini, vicepresidente di Arcilesbica: «Un tempo noi omosessuali eravamo considerati ridicoli, macchiette da sbertucciare.

Poi è cresciuta la consapevolezza, abbiamo iniziato a essere visti come pericolosi ed è scattata la reazione». «In particolare», spiega il leader storico del movimento gay italiano, Franco Grillini, «il clima è cambiato nel 2000, dopo il successo del World Pride di Roma. Da quel momento, da quella dimostrazione di forza, l'omofobia è diventata terreno di scontro politico, oltre che di tensione religiosa e sociale. E le conseguenze si vedono». A pagare il clima pesante, negli anni a seguire, sono stati i soggetti più fragili. Come la transessuale Marina, da un decennio operaia in un'azienda di componenti elettronici. «Causa crisi, la fabbrica ha avviato un piano di ristrutturazione modificando i turni di lavoro, e togliendo a Marina la possibilità di lavorare la notte per guadagnare di più», dice Salvatore Marra, ufficio Nuovi diritti Lazio della Cgil. Una decisione con doppia beffa: da una parte il minore guadagno per la transessuale, dall'altra la furibonda reazione dei colleghi di reparto: «L'hai voluto tu! Hai incastrato per il turno serale le madri di famiglia!», le hanno urlato: «Il perché lo sappiamo: preferisci lavorare di giorno per andare a
battere la notte... ».

«Involuzione dei diritti civili», la definisce Sergio Rovasio, segretario dell'associazione radicale Certi diritti. Un incrocio di «ostruzionismo ideologico» e «machismo storico ». Quello sperimentato, in continuazione e sulla propria pelle, da migliaia di omosessuali italiani.

Come Fabio, 20 anni, primo al corso dell'Accademia militare, espulso per avere inserito il suo profilo su un sito gay. Come Antonello, 45 anni, catanese, spostato dalla cassa di un supermercato «per non imbarazzare i clienti». O come Giacomo, 26 anni, infermiere del Nordest, messo in croce dai colleghi per uno scherzoso balletto finito su YouTube.

«Casi frequenti, che in questo immobilismo doloso lo diventeranno ancora di più», dice Sergio Lo Giudice, presidente della Commissione per i diritti degli omosessuali al ministero delle Pari opportunità ». Il riferimento, in particolare, è ai 300 mila euro stanziati dal governo Prodi per la prima indagine Istat sulle discriminazioni gay, bloccati dal ministro Mara Carfagna.

«Svanita anche questa possibilità di chiarezza, rimane impossibile fotografare quanto vasta sia la piaga dell'intolleranza omofoba», dice Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil in Lazio: «Così si aprono le porte al più pericoloso dei fenomeni: l'autoesclusione dal lavoro, a tutti i livelli sociali».

«Un errore, indubbiamente, ma anche una scelta obbligata», racconta Mauro, 53 anni, meccanico in un'officina abruzzese. Per 25 anni, spiega, è stato felicemente sposato. Poi la moglie è morta ed è emersa la sua omosessualità. «Per un po' non l'ho confidata a nessuno, quasi non lo dicevo a me stesso. Finché mi sono sfogato con un collega, amico da una vita, e ho subito la sua pazzesca aggressione. Prima mi ha dato del pervertito, dello schifoso, di quello che era sotto shock per la scomparsa della moglie. Poi mi ha spinto in un angolo e, puntandomi un cacciavite, ha urlato: "Ti scanno! Ti ammazzo!"». Il titolare, informato dei fatti, ha cercato di minimizzare. E fino a questo momento, malgrado un esposto presentato ai carabinieri, niente si è mosso: a parte Mauro, trasferito in un'altra filiale dell'officina.

«Un episodio coerente con gli ultimi dati Eurispes», dicono le associazioni gay: «Appena il 52,5 per cento degli italiani considera l'omosessualità uguale all'amore etero, mentre il 33,3 per cento dichiara di tollerarla solo se non ostentata e un italiano su dieci (9,3 per cento) la definisce immorale». Un quadro che trova conferma già sui banchi di scuola, dove la discriminazione colpisce tanto i docenti quanto gli alunni.

Clamorosa, anche se passata sotto silenzio in Veneto, è la recente disavventura di un insegnante gay in una scuola media inferiore, liquidato dal preside con le seguenti parole: «Io non ho problemi, ma in questa città e in questo istituto non c'è spazio per quelli come lei... La devo trasferire, me lo chiedono i genitori degli studenti». Ancora più pesante, è la tragedia a Benevento di V., 17 anni, scoperta nei bagni della scuola mentre baciava una compagna, segnalata come lesbica ai genitori, picchiata a sangue dal padre e dallo zio, e costretta a trasferirsi in un'altra regione.

«La parola chiave, come sempre, è pregiudizio », dice Fabrizio Marrazzo dell'Arcigay: «Ancora di più, quando l'omosessualità entra in un ambiente maschilista come lo sport agonistico». Da anni, Marrazzo raccoglie testimonianze riguardo a «calciatori, allenatori, massaggiatori e arbitri gay, dalla massima serie alle categorie dilettantistiche »: tutti costretti a vivere in clandestinità i propri amori. «Chi sgarra deve pagare la legge dello spogliatoio», testimonia un atleta professionista dietro promessa di anonimato. «Non solo insulti e minacce. Nel mio caso, anche vestiti sparsi a terra e imbrattati di urina». Con una squallida scritta sull'armadietto: «Qui donnine non ne vogliamo ».

Mercoledì, 16 Settembre, 2009 - 07:59

richiesta di commissariamento alla Provincia da immobiliare

INTERROGAZIONE

Oggetto: richiesta di commissariamento alla Provincia da parte di operatore

Richiesta di commissariamento alla Provincia da parte di operatore immobiliare.

Il  sottoscritto  Basilio Rizzo, consigliere comunale della Lista Uniti con
Dario Fo, ha appreso oggi dalla stampa che un operatore immobiliare avrebbe
adito  l’istituzione  di  rango  superiore  (la  Provincia)  perché ponesse
rimedio  ad  inadempienze  o torti subiti da quella di rango inferiore (nel
caso il Comune di Milano).
Ora  che  il  Comune di Milano non abbia (questa volta) assecondato in modo
rapido  e  pieno  le richieste di un immobiliarista forse è una notizia, ma
non sarebbe una cattiva notizia.
Tuttavia  viene  messo  in  discussione  il buon funzionamento della nostra
macchina  comunale:  e questo non mette certo in buona luce Milano e merita
risposte chiare.
Giova  altresì  ricordare  l’omogeneità  tra la giunta provinciale e quella
comunale  per  cui  i  fatti  non  possono  essere ricondotti a valutazioni
politiche diverse….
E’  allora  un modo perché dall’esterno, tramite commissariamento, si possa
ottenere  ciò  che  dall’istituzione  competente  (in  cui  è  possibile un
controllo democratico dei consiglieri) non è possibile avere?
E la Provincia si presterebbe a questo gioco? (Fra l’altro si creerebbe una
situazione   nella   quale   l’assessore   al  territorio  della  Provincia
interverrebbe su un ente del quale fino a prova contraria fa ancora parte!)
In  ogni  caso  il sottoscritto interroga il Signor Sindaco e gli assessori
competenti per sapere:
   a quali pratiche si riferiscono i fatti sopra descritti;
   quali  misure  l’Amministrazione  intende  porre  in  atto  a tutela del
      rispetto delle regole.
Inoltre, poiché non sembra potersi escludere l’ipotesi che l’immobiliarista
in  questione  sia  la  “importante  risorsa  della  città” che ha comunque
qualche decina di contenziosi con l’Amministrazione comunale, chiede:
   se  sia  possibile  verificare  il  rispetto di tutte le convenzioni tra
      società riconducibili a quell’operatore ed il Comune di Milano;
   se esista la possibilità che i consiglieri comunali, ovvero i cittadini,
      possano    chiedere    alla    Provincia   di   intervenire   laddove
      l’Amministrazione  comunale non è riuscita ad ottenere il rispetto di
      impegnative   e  di  convenzioni  firmate  da  società  del  suddetto
      operatore.

                                                      Basilio Rizzo

Milano, 15 settembre 2009

Martedì, 15 Settembre, 2009 - 16:10

La polizia sgombera il liceo serale Gandhi

Gli studenti avevano trascorso la notte all’interno dell’edificio per protestare "contro l’intenzione del Comune di chiudere in maniera pressoché totale i quattro indirizzi della scuola, fatta eccezione per due classi"
di Lucia Landoni
Sgomberati dalla polizia alle 7.30 del mattino, a Milano, con una procedura che ricorda quelle adottate per i campi nomadi non autorizzati. È finita così l’avventura dei 30 studenti che avevano occupato il liceo civico serale Gandhi. I ragazzi avevano trascorso la notte all’interno dell’edificio per protestare "contro l’intenzione del Comune di chiudere in maniera pressoché totale i quattro indirizzi della scuola, fatta eccezione per due classi".

FOTO http://milano.repubblica.it/multimedia/home/9263628

Non era peraltro la prima iniziativa messa in atto dagli studenti del liceo in piazza XXV Aprile: dallo scorso 7 settembre erano in presidio permanente all’ingresso dell’istituto e avevano cercato di far sentire la loro voce anche tramite manifestazioni di fronte alla sede dell’assessorato all’Istruzione del Comune di Milano. Lo sgombero arriva all’indomani di un primo giorno di scuola caratterizzato da picchetti e volantinaggi anti Gelmini in molti istituti della città

Martedì, 15 Settembre, 2009 - 16:08

Arte salvata 2009

La salvaguardia dei beni culturali dai rischi naturali: Arte salvata è la nuova campagna itinerante che abbiamo pensato insieme al Dipartimento di Protezione Civile e al Nucleo Patrimonio Artistico dell’Arma dei Carabinieri, per promuovere la salvaguardia del nostro patrimonio artistico in qualsiasi condizione, anche in caso di calamità naturali. Da settembre a novembre iniziative in tutta Italia.
Il nostro paese è ricchissimo di opere d’arte e beni culturali: un patrimonio di inestimabile valore diffuso su tutto il territorio nazionale, testimonianza della storia e della tradizione dell’arte italiana e elemento imprescindibile dell’identità culturale del paese. Purtroppo gran parte di questi beni artistici, soprattutto di quelli minori poco conosciuti e quindi poco tutelati, è esposta a gravi pericoli. In un paese ricco di tesori come il nostro gli eventi naturali calamitosi rappresentano una minaccia anche per il patrimonio artistico: terremoti, alluvioni e incendi che hanno procurato purtroppo vittime e ingenti danni hanno messo a rischio anche molte opere d’arte. Inoltre, ogni anno centinaia di opere, testimonianza della cultura, dell’arte e della tradizione millenaria del nostro paese, vengono rubate, trafugate e così sottratte al bene comune.

 

L’arte salvata 2009 è la campagna nazionale itinerante di Legambiente e del Dipartimento della protezione civile, realizzata in collaborazione con il Nucleo Patrimonio Artistico dei Carabinieri con l’obiettivo di sensibilizzare e informare cittadini e Amministrazioni locali sull’importanza di una salvaguardia attenta e di una tutela costante dei beni culturali, soprattutto dei beni minori e poco noti. L’attenta attività di tutela dei beni culturali va realizzata “in tempo di pace” ed è importante essere adeguatamente preparati ad intervenire in emergenza per mettere in sicurezza le opere in caso di calamità . Un attento e costante monitoraggio dei beni culturali è inoltre finalizzato a prevenire il rischio di furti e sottrazioni.

Le iniziative lungo lo stivale

Nel corso della campagna, da settembre a novembre, l’equipaggio di Legambiente darà vita a diverse iniziative tutte finalizzate all’informazione dei cittadini sulla necessità della tutela e della salvaguardia dei beni artistici e culturali. Incontri con i ragazzi delle scuole, visite guidate, convegni per presentare e far conoscere le opere poco note e che pure costituiscono una ricchezza inestimabile per le comunità, ed esercitazioni per testare la reale operatività di tutto il sistema di Enti e soggetti che devono essere pronti ad intervenire in caso di emergenza. Sono le iniziative previste da L’Arte salvata 2009  che nel corso di ogni tappa allestirà un vero e proprio centro operativo della campagna, dove sarà possibile visitare una mostra e ricevere materiale informativo.

Il dossier

Un’indagine conoscitiva in tutte le regioni italiane sulla condizione del patrimonio artistico e sui furti di opere d’arte. L’indagine comprenderà dati inediti per valutare l’entità del fenomeno e presenterà i beni fin qui recuperati e riconsegnati alla fruizione del pubblico.

La formazione dei volontari

Da anni siamo impegnati nella realizzazione di corsi di formazione destinati a volontari di protezione civile. La formazione è elemento indispensabile per operare correttamente in emergenza al fine di mettere in sicurezza i beni culturali mobili danneggiati da calamità naturali. La conoscenza dei beni artistici, delle norme che regolano gli interventi su essi, delle modalità corrette di operare per delocalizzare, ricollocare e catalogare le opere esposte a pericolo sono i temi principali a cui sono dedicati i corsi di formazione. Le esercitazioni rappresentano il momento decisivo per mettere alla prova le reali capacità in caso di intervento. I volontari di Legambiente esperti nella tutela e nella salvaguardia dei beni artistici in caso di calamità hanno partecipano ad alcune delle principali esercitazioni realizza dal Dipartimento della Protezione Civile come Eurosot nel 2005 e Mesimex nel 2006.

I volontari di Legambiente in emergenza

Legambiente da oltre dieci anni è attiva con i suoi volontari in emergenza per la salvaguardia dei beni artistici e culturali: 1997 sisma Umbria e Marche: oltre 500 volontari hanno operato per mettere in sicurezza più di mille opere d’arte presenti in strutture danneggiate dal terremoto.
2001 sisma in Molise: ottanta volontari di Legambiente sono stati presenti in 15 comuni, nella zona maggiormente colpita dal sisma, mettendo in sicurezza oltre 650 opere d’arte presenti in chiese e palazzi danneggiati dal tragico terremoto. 2008 incendio al Teatro Vaccaj di Tolentino: volontari di Legambiente sono stati impegnati nel recupero e nella catalogazione dei frammenti di stucchi e tempere settecenteschi della volta del teatro, distrutto da un incendio nell’estate del 2008.

 

per maggiori informazioni protezionecivile@legambiente.eu
tel. 06.86268320

http://www.legambiente.eu

Martedì, 15 Settembre, 2009 - 07:58

IL GRANDE BLUFF DI BERLUSCONI E VESPA

DOMANI SERA A PARTIRE DALLE 21 ANDRA' IN ONDA LA PUNTATA SPOT DI PORTA A PORTA IN CUI SILVIO BERLUSCONI "CONSEGNERA'" LE CASE AGLI ABITANTI DI ONNA. DALLE 21 ALLE 24 SPEGNI RAIUNO E ACCENDI UNA CANDELA SULLA TUA FINESTRA O SUL TUO BALCONE A DIFESA DELLA LIBERTA' DI STAMPA
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IL GRANDE BLUFF DI BERLUSCONI E VESPA

Chi si muove e cosa c'è dietro la puntata di Porta a Porta di domani. Chi l'ha ideata e perche? Da Publitalia ad Antonio Marano, da Vespa a Berlusconi, tutti i retroscena del più grande bluff dell'Italia televisiva...

E' vero, domani il governo "consegnerà" le case ai terremotati. Le consegnerà in diretta tv, solennemente, nel Vespasiano più famoso d'Italia -"Porta a Porta"- dove andrà in scena, per l'occasione, il solito bluff di Berlusconi che, così, potrà dire di aver mantenuto l'ennesimo impegno. Un grande bluff appunto, poiché, come tutti sanno e soprattutto gli aquilani, Berlusconi consegnerà case - quelle di Onna, unico comune che ha ottenuto una deroga al piano c.a.s.e. tanto sbandierato dal governo - che in realtà sono state donate dalla Provincia di Trento. Case non sue (del governo) insomma. Come non sua (del governo) è la scuola costruita con la sottoscrizione di "Porta a Porta" (che guarda caso verrà inaugurata domani) su cui si spargeranno fiumi di retorica. E come non sue (del governo) sono i prefabbricati di San Demetrio nei Vestini consegnati il 22 agosto e donati dal Trentino. Da notare che il 22 agosto, a San Demetrio nei Vestini, non era presente nessun membro del governo ma soltanto un esponente della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis. Sì, perché il 22 agosto gli italiani sono al mare e il ritorno mediatico della messinscena sarebbe stato minimo rispetto al gran fragore che gli effetti speciali sapranno garantire domani, su Rai1, a settembre inoltrato. Certo, tutto questo ha un costo e lascia tanti cadaveri lungo la strada. Come quello di Ballarò, sacrificato sull'altare della grande mistificazione, di un'operazione pianificata già all'indomani del G8 e in ogni minimo dettaglio dalle teste d'uovo di Publitalia e da Antonio Marano, vicedirettore generale, secondo cui lo spottone di domani serve a "valorizzare un momento importante per il Paese". Che poi Floris non sia d'accordo e che consideri la cancellazione di "Ballarò "un atto immotivato" poco importa. E non importano nemmeno le rimostranze di Ruffini, direttore di RaiTre: "Mi spiace per la Rai non essere stato ascoltato". E mentre per il 19 settembre, la Federazione nazionale della Stampa, convoca tutti a Roma per manifestare a difesa della libertà di stampa, ossia dell'articolo 21 della Costituzione; e mentre piovono adesioni - oltre 300.000- a sostegno della petizione di Repubblica; e mentre la stampa internazionale denuncia giorno dopo giorno la condizione di asfissia che vive la democrazia in Italia, Berlusconi e Vespa domani daranno vita al loro gioco più sporco e pericoloso. Già, perché i rischi ci sono e gli italiani potrebbero accorgersi del grande bluff, del tentativo di giocare sulla pelle degli aquilani e, perdipiù, oltraggiando la memoria delle vittime del terremoto. Ma come si dice: lo spettacolo deve continuare.

Lunedì, 14 Settembre, 2009 - 09:17

IL QUEER LION 2009 A "A SINGLE MAN" DI TOM FORD

12/09/2009 - Redazione - www.cinemagay.it

 

Un'edizione, quella di Venezia 66, ricca di opere di alta qualità, dove anche il cinema italiano fa una decorosa figura e dove il cinema gay è stato protagonista. Lo stilista gay Tom Ford sorprende tutti rivelandosi un ottimo regista.

Una Mostra, questa di Venezia 66, che ha fatto parlare di sè, arrivando fino alle prime pagine dei quotidiani, per le tematiche politiche in primo luogo (culminate nella visita del presidente Chavez, cosa mai vista prima a Venezia) e per l'abbondanza di film con tematiche e personaggi omosessuali, spesso diretti da registi dichiaratamente gay.

In più c'è stata tutta una giornata, quello dell'arrivo a Venezia di George Clooney, dedicata al gossip sulla sua presunta omosessualità, in attesa di una sua dichiarazione o smentita ufficiale, che non c'è stata, anche se ha danzato intorno alla bellissima fidanzata Elisabetta Canalis (senza però mai baciarla). In merito noi abbiamo già detto la nostra (vedi news del 18/8/2009) e Clooney continua ad essere uno dei nostri divi preferiti.

Meritatissimo il premio Queer Lion all'incredibile film di Tom Ford "A Single Man" tratto dall'omonimo libro di Christopher Isherwood. Incredibile perchè è l'opera prima di un autore che fino ad oggi si era dedicato al mondo della moda e ancora più incredibile perchè riesce splendidamente a portare sullo schermo un libro difficile, fatto quasi tutto di riflessioni e commenti personali del protagonista lungo l'evolversi di una sola giornata. Efficacissima l'intuizione di Ford che lo trasforma in un aspirante suicida, struggenti i momenti ricostruiti della sua storia d'amore passata che ci rubano gli occhi e il cuore, come quelli dell'incontro con lo studente gay velato che ci fanno capire come l'amore sia dentro e non fuori da noi, basta sapergli dare spazio e vita.
Grande prova d'attore di Colin Firth, continuamente presente sullo schermo, che ha saputo entrare così bene nel personaggio che quasi ce lo sentiamo respirare addosso. Fotografia e musiche superlative, per niente da spot (come hanno insinuato alcuni critici che dovevano per forza trovarci qualcosa di negativo), contribuiscono a creare un film che è quasi un oggetto d'arte, per niente freddo o staccato, ma vivo e penetrante, impossibile da dimenticare. La motivazione del premio Queer Lion ne sottolinea anche gli aspetti politici, sottolinenando come si tratti di un'opera ricca e completa: "La giuria ha assegnato il Queer Lion 2009 all'unanimità al film di Tom Ford per la perfezione formale con cui viene raccontata la storia di un uomo che vive con dignita' la perdita del proprio amore e perche' ci ricorda l'urgenza di leggi che garantiscano la parita' di diritti, affinche' gli omosessuali possano vivere i loro amori alla luce del sole".

Tra gli altri film che più hanno colpito pubblico e critica per il contenuto gay c'è stato senz'altro il bellissimo e solare "L'amore e basta" di Stefano Consiglio, già nelle nostre sale dal 4 settembre, dove purtroppo non sta ottenendo il successo che merita (ma è stato distribuito da Lucky Red solo in 9 copie, più come fiore all'occhiello che come titolo su cui puntare). Non vale la giustificazione che il genere documentario ha tradizionalmente uno scarso pubblico, perchè "Videocracy", uscito lo stesso giorno (ma con 69 copie ora aumentate) ha guadagnato un sorprendente quarto posto in classifica con una media per sala di 3.032 spettatori contro i 790 de "L'amore e basta". Il film di Consiglio riesce ad essere bello e originale anche se affronta un tema, quello delle coppie omosessuali, che i frequentatori dei festival gay conoscono già molto bene. La freschezza e semplicità con cui ci vengono presentate le storie di nove coppie lgbt ci cattura e coinvolge come stessimo vedendo nove piccoli film. Ogni coppia ha qualcosa di peculiare, dalla storia individuale, alla modalità del loro incontro, al tipo di famiglia in cui credono, allo stile di vita, alle aspettative sul futuro, sui figli, ecc. Quello che tutte hanno in comune è la "normalità" e intensità del loro amore, la sicurezza senza indecisioni sulla scelta di vivere apertamente la loro unione, e la gioia che questa scelta ha loro regalato, unita all'orgoglio di essere delle avanguardie e dei riferimenti in una società ancora in trasformazione.

Persécution di Patrice Chéreau ha conquistato tutta la critica (ma anche il pubblico), con le uniche 4 stelle assegnategli dal critico del Corriere (Paolo Mereghetti), con una storia coinvolgente e disarmante che ci racconta la solitudine e l'insicurezza dell'uomo contemporaneo, incapace non solo di percepire le persone che gli stanno intorno ma nemmeno se stesso. La grandezza del film è che si presta a diversi livelli di lettura e ognuno può trovarci dentro quello che vuole, quello che più gli assomiglia. Il tema di fondo, come ha detto lo stesso regista in conferenza stampa, è quello della paura d'amare, una paura che, purtroppo, a volte ci fa preferire la solitudine all'amore. La persecuzione del titolo è quella di un "matto" (Jean Hugues Anglade) che dice di essere innamorato del protagonista, facendosi trovare anche nel suo letto, e perseguitandolo per tutto il film. In realtà potrebbe essere l'unico "sano", quello che non ha paura di esprimere i propri sentimenti ma che proprio per questo è quello che fa più paura a chi non è capace di essere se stesso. Bellissimo il finale sulle note della canzone "Mystery of Love", scritta da Angelo Badalamenti e cantata da Antony and the Johnsons.

"Il compleanno", opera seconda di Marco Filiberti dopo l'autobiografico "Poco più di un anno fa", ci ha sorpresi per la maturità registica raggiunta dall'autore che, coraggiosamente, s'imbarca con successo nelle complicate trame di un melodramma contemporaneo, un genere che, come ha dichiarato lo stesso Filiberti, è molto affine alla sua sensibilità personale e creatrice. Con un cast di primordine (Alessandro Gassman, Massimo Poggio, Maria de Medeiros, Michela Cescon e il bellissimo esordiente modello Thyago Alves) il film ci racconta, tra dotte citazioni e iconiche scene (la masturbazione di David accompagnata dalle note di Maledetta primavera di Loretta Goggi), la scoperta di una passione omosessuale all'interno di due nuclei famigliari che si ritrovano uniti sotto lo stesso tetto in occasione di una vacanza al mare. Il tema della passione e della bellezza e della loro forza travolgente è il filo conduttore del film, quasi una tragedia greca. Stona forse un poco, per il fatto di richiamarsi più alla commedia all'italiana che alla tragedia greca, la figura interpretata da Gassman, machista e donnaiolo dalla battuta facile. Peccato che la grande stampa abbia trascurato di soffermarsi su quest'opera che speriamo possa trovare presto una distribuzione italiana.

Bello ma deludente sotto l'aspetto queer ci è sembrato "Choi voi" ("Adrift" - Alla deriva) dal quale ci aspettavamo una intensa storia d'amore lesbico che invece resta chiusa nel desiderio e nella passione dell'amica della bellissima sposa. Quest'ultima non riesce a consumare le nozze col pur bellissimo giovane sposo (che sembra un bell'addormentato e, a noi, un probabile gay represso) e che finirà tra le braccia del primo ragazzo "sveglio". Il film è comunque assai interessante e coraggioso, opera seconda del vietnamita Bui Thac Chuyen che ci racconta, senza moralismi e didascalismi, una bella metafora della società vietnamita contemporanea che fatica a liberarsi dal vecchio e ormai inadeguato tradizionalismo famigliare.

Qui sotto l'autore e i protagonisti di "A Single Man" a Venezia 66

Lunedì, 14 Settembre, 2009 - 09:07

Placido infuriato: non sono un parassita denuncio Brunetta

Il caso - Dopo le accuse ai «cineasti che non lavorano»

Placido infuriato: non sono un parassita denuncio Brunetta

Bondi: solidarietà al ministro, la penso come lui

MILANO — Il riferimento fatto venerdì dal ministro Renato Brunetta ai «cineasti parassiti» ha irritato molti. In particolare, quello sull'Italia «placida e leggermente schifosa» ha portato Michele Placido a querelare il ministro per calunnia: «Sono indignato, anzi indignati siamo io e i miei familiari perché ha usato il mio nome», ha commentato da Venezia, dove aveva portato il suo film sul '68, Il grande sogno.

 

Dopo una notte di silenzio, il regista ha affidato il contrattacco ad una lettera aperta al ministro. Si legge: «Ha sbagliato persona, per questo la denuncio. Questo signore che lei chiama Placido, leggermente schifoso, lavora per il comune di Roma, Teatro Tor Bellamonaca, gratis da cinque anni e gratis ha creato un teatro in Calabria. I miei ultimi tre film di sovvenzioni non ne hanno avute e hanno incassato 14 milioni di euro. Non voglio dilungarmi sulla mia carriera come attore con lavori con Monicelli, Rosi, Tornatore, Albertazzi, Strehler, Ronconi: fannulloni anche loro? In Francia sarei un pezzo della cultura francese, qui sono un pezzo come ha detto lei leggermente schifoso. La denuncio per questo, ma forse vengo ingiuriato perché non ho mai votato per Berlusconi?». E ancora: «Ho sempre cercato di servire lo Stato pensando che cinema e teatro hanno una funzione civile importante. La denuncio perché offende il mio nome, la mia dignità e non distingue come non ha distinto 40 anni di lavoro». Infine, un sibillino post scriptum: «Il mio prossimo film è prodotto dalla Fox e l'anno prossimo mi trasferisco in Francia per un contratto come regista già firmato con la Pathé cine. Le voglio ricordare il titolo del film, Miserere!. E non è una battuta».
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A dare una risposta, dopo il «no comment» di Brunetta, ci ha pensato Sandro Bondi: «Piena solidarietà a Brunetta, denunciato da Placido per aver espresso ciò che pensa la maggioranza degli italiani e ciò che penso anche io». Intanto, contro il suggerimento di «chiudere il rubinetto del Fus», sono intervenuti il presidente e il coordinatore di Centoautori, Stefano Rulli e Andrea Purgatori: «La risposta alla becera propaganda di Brunetta è ricordargli che da anni chiediamo una legge che sganci il cinema dalla politica». Alle critiche si è associato Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd: «Le parole di Brunetta entrano in quel sistema intimidatorio che sembra l'unico che il governo conosca. "Via i fondi se non vi comportate bene". Questo è il messaggio».

Chiara Maffioletti
13 settembre 2009

 

www.corriere.it

Domenica, 13 Settembre, 2009 - 10:52

Dario Fo: "Tutti in piazza il 19"

L'adesione di Grass e Pennac
Dario Fo: "Tutti in piazza il 19"

Alla manifestazione l'Arci e i giornalisti della 7. Firma Daniele Luttazzi
Il sì di Margaret Mazzantini, di Wu Ming e di Ivo Garrani

 www.repubblica.it

11 settembre 2009

Lo scrittore tedesco Günter Grass, premio Nobel per la letteratura nel 1999, lo scrittore francese Daniel Pennac, la scrittrice Margaret Mazzantini, il collettivo di scrittori bolognesi Wu Ming, l'attore Ivo Garrani e la sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico aderiscono al nostro appello per la libertà di stampa. Grass si aggiunge a un altro premio Nobel, Dario Fo che ha aderito all'appello ed alla manifestazione del 19 con un lungo intervento.

"Considero la manifestazione per la libertà di stampa una delle più importanti ed essenziali di questi anni; una manifestazione che interpreta un sentimento collettivo, l'urgenza di tanta gente che vuole dare un segno forte in un momento in cui in questo paese la libertà di stampa è a rischio.

La libertà di stampa non riguarda solo l'informazione. In tutte le democrazie libertà di stampa vuol dire soprattutto approfondimento e confronto; confronto di posizioni e idee diverse in modo che chi legge o ascolta i telegiornali possa farsi autonomamente una sua opinione.

Da noi invece stiamo assistendo alla oppressione di questo confronto da parte di un potere sempre più arrogante che vuole zittire le voci a lui invise. È orrenda, è tecnica da terrorismo questa mania di querelare e denunciare chiedendo per di più milioni di risarcimento quando si vuole mettere a tacere i giornali non amici. Come lo è l'ossessione di chiamare "diffamazioni", le notizie: nessun politico o governante di un paese straniero si permetterebbe di aggredire la stampa, i giudici, gli intellettuali come succede in Italia. Qui si arriva a usare il bastone, a frugare nel fondo della vita delle persone per, screditandole, metterle a tacere. Per non parlare dell'informazione televisiva dove se guardi i telegiornali in Rai o i nelle reti private e non trovi le notizie, o se proprio proprio sono costretti a dirle le ascolti capovolte come è avvenuta su tutta la vicenda delle ragazze di Bari.


Sono preoccupato. Con Franca Rame ne abbiamo viste di tutti i colori in 60 anni di satira, ma mai un potere così subdolo nel voler mettere in ginocchio i giornali che vogliono capire, approfondire, tenere alta l'allerta, arrivando perfino a invitare gli industriali a non dare la pubblicità ai giornali che parlano male del premier. All'estero questo è reato. Non lasciamo che in Italia diventi la regola.

Ecco perché è importante manifestare per la libertà di stampa il 19".

Alla raccolta delle firme e alla manifestazione ha aderito anche il comico Daniele Luttazzi. In piazza scenderanno quel giorno anche i giornalisti de La7. Lo ha annunciato il comitato di redazione: "In un momento di continui attacchi all'indipendenza dei media nazionali da parte di esponenti politici e organismi di governo - afferma il Cdr - la libertà di espressione rappresenta un patrimonio irrinunciabile non solo per i giornalisti, ma per tutti i cittadini".

“Sapere è libertà”, è lo slogan che comparirà sugli adesivi e i palloncini che l'Arci distribuirà alla manifestazione del 19. Sì anche dalla Cgil scuola.

John Kampfner, ex direttore dello storico settimanale laburista New Statesman e autore di un libro sulla libertà di stampa intitolato "Freedom for sale" firma l'appello dei tre giuristi. E con lui l'esponente del Pd Matteo Colaninno.

Sabato, 12 Settembre, 2009 - 18:22

Firenze, aggressione omofoba dopo la fiaccolata

11/09/2009 - Ufficio stampa Arcigay

 

A Firenze un ragazzo è stato violentemente aggredito e ripetutamente colpito al volto tanto da rendere necessario un delicato intervento chirurgico che è in corso in queste ore.

L’increscioso episodio di violenza si è svolto nella stessa nottata in cui si è tenuta la grande fiaccolata di protesta contro la dilagante ondata di omofobica che ha colpito il nostro paese.

Si tratta dell’ennesima aggressione rivolta ai danni di una persona omosessuale e purtroppo, come ci dicono i fatti di cronaca, questi episodi negli ultimi tre anni si stanno verificando in tutto il paese con una preoccupante escalation di violenza.

Nel ringraziare la fattiva e immediata collaborazione portata da parte delle forze dell’ordine di Firenze, chiediamo ancora una volta che al più presto il governo e il parlamento mettano in campo strumenti efficaci per la tutela dell’incolumità delle persone lesbiche, gay, trans.


Nell’esprimere al ragazzo e alla sua famiglia la nostra solidarietà e vicinanza
, che si sta concretamente palesando grazie all’interessamento del comitato Arcigay “Il Giglio Rosa” di Firenze, chiediamo a tutte le forze democratiche e civili di questo paese di far sentire la loro voce affinchè quest’ondata d’odio sia realmente isolata e finalmente vinta.

Aurelio Mancuso
Presidente Nazionale Arcigay

 

 

COMUNICATO ARCIGAY IL GIGLIO ROSA - FIRENZE
PESTATO A SANGUE IN PIAZZA SALVEMINI DA DUE ITALIANI. RICOVERATO E OPERATO
 IL RAGAZZO, 26ENNE, OPERATO OGGI POMERIGGIO PER FRATTURE AGLI ZIGOMI, ALLA MANDIBOLA E AL NASO
ARCIGAY FIRENZE: “SIAMO VICINI AL RAGAZZO E ALLA FAMIGLIA. AUTORITA’ E ISTITUZIONI NON LO CONSIDERINO UN EPISODIO ISOLATO”

“Un ragazzo di 26 anni, nella notte tra il 9 e 10 settembre, poche ore dopo il presidio-fiaccolata unitario sui ponti fiorentini contro l’omo/transfobia, è stato pestato a sangue da due italiani in piazza Salvemini, mentre rientrava a casa dopo una serata trascorsa in un locale gay fiorentino”. Lo rende noto Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa”, in contatto diretto con il ragazzo e la famiglia.

“Siamo vicinissimi al ragazzo e alla sua famiglia, e siamo scossi dal fatto che anche la città di Firenze sia protagonista di un episodio di inaudita violenza ai danni di una persona omosessuale, proprio a poche ore dalla grossa mobilitazione  contro la violenza omofobica che aveva visto una straordinaria partecipazione della cittadinanza. Il ragazzo” prosegue l’associazione “era stato avvicinato e minacciato da due uomini nel corso della serata di mercoledì all’interno di un locale gay del centro. I due erano stati allontanati dai gestori. Intorno alle 3 del mattino, il giovane sarebbe uscito dal locale e si sarebbe diretto a piedi verso Piazza Salvemini, dove i due uomini, di circa 35 e 40 anni, lo avrebbero aspettato e gli si sarebbero scagliati contro a mani nude. Il ventiseienne è stato trovato in un bagno di sangue da alcuni amici e accompagnato a casa in auto intorno alle 5. Nella prima mattinata di ieri, giovedì 10 settembre, il ragazzo è stato portato al Pronto Soccorso e successivamente ricoverato d’urgenza. Gli sono state diagnosticate, oltre che contusioni e tumefazioni, molteplici fratture: agli zigomi, alla mandibola e al naso. Questo pomeriggio sarà operato.

Al momento il giovane gay è ancora sotto choc. Chiediamo però la collaborazione di tutte e tutti affinché possano essere individuati dagli inquirenti i due aggressori. Nel frattempo, oltre a fornire alla famiglia un primo aiuto psicologico, abbiamo dato mandato ai legali della nostra associazione, avvocati Alessandro Traversi e Paola Pasquinuzzi, di raccogliere la denuncia del ragazzo”.

Invitiamo autorità e istituzioni a non considerarlo come un episodio isolato e chiediamo agli Inquirenti di indagare accuratamente affinché gli aggressori possano essere identificati e fermati quanto prima.

Chiediamo a tutta la comunità lgbt di non avere paura, ma soprattutto di rimanere compatta e continuare con coraggio e determinazione il percorso di sensibilizzazione e isolamento delle frange violente in città. Valuteremo assieme alle altre sigle e associazioni fiorentine e nazionali quale risposta dare all’ennesimo episodio di violenza ai danni della comunità lgbt che coinvolge il nostro paese.

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