Solaro (MI): spettacolo teatrale "Che pena la morte"
http://www.amnesty.it/flex/cm
Il 30 novembre 1786 è una data fondamentale: è il primo giorno di una storia nuova per tutti gli uomini e per tutte le donne dal XVIII secolo ai nostri tempi. Il Granducato di Toscana divenne il primo Stato al mondo in cui si abolì la pena di morte.
Per celebrare questa ricorrenza e far sentire una volta di più la nostra voce contro una punizione crudele, inumana e degradante, Il Gruppo 135 di Saronno, in collaborazione con Spunk Teatro, è lieta di invitarvi allo spettacolo teatrale "Che pena la morte".
Introduzione di Roberto Decio - Coordinamento Pena di Morte Amnesty International - Sezione Italiana
La rappresentazione intende dare una visione grottesca della realtà sottolineando come la pena di morte sia il sintomo di una cultura violenta e non una soluzione ad essa. Attraverso una panoramica apparentemente scanzonata, vengono illustrate le tecniche di soppressione usate in diverse parti del mondo. Ogni giorno, prigionieri - uomini, donne e perfino bambini - vengono messi a morte e la serata ha l'obiettivo di far luce su una piccola selezione di casi la cui vita è stata "legalmente" tolta da uno Stato.
Qualunque sia il crimine, che siano colpevoli o innocenti, vite umane sono reclamate da un sistema giudiziario che ritiene l'esecuzione più importante della riabilitazione, spesso in seguito a processi iniqui.
Intervenendo alla serata, contribuirete concretamente all'abolizione di questa pratica, inopportuna, inaccettabile e incompatibile con le norme di un comportamento moderno e civile.
Ingresso € 10
Il ricavato sarà devoluto a favore di Amnesty International
Sabato 28 novembre alle ore 21.00
SALA POLIFUNZIONALE
Via della Repubblica 33
Villaggio Brollo
Per informazioni: gr135@amnesty.it
Condominio. Limitazioni nell'uso dell'appartamento e regolamento
tratto da:
http://avvertenze.aduc.it/con
E’ usuale che il regolamento di condominio contenga delle limitazioni alle facoltà d’uso delle unità immobiliari di proprietà esclusiva.
Disabili: agevolazioni fiscali e no
tratto da :
www.http://sosonline.aduc.it/
PREMESSA, DEFINIZIONI
Timore per la vita di uno studioso iraniano in carcere
Mohammad Maleki, uno studioso di 76 anni e primo rettore dell'Università di Teheran è detenuto in incommunicado nel carcere di Evin, a Tehran, da 40 giorni. Ha un cancro alla prostata e soffre di diverse altre malattie. Amnesty International teme che la sua vita sia in pericolo.
Prima del suo arresto, avvenuto ad agosto scorso, Mohammad Maleki ha ricevuto cure regolari, che non gli sono più state somministrate durante la custodia. Oltre a essere malato di cancro alla prostata, soffre di diabete e di problemi cardiaci. Il 23 ottobre sua moglie, Ghodsi Mir Moez, ha espresso le sue preoccupazioni sul deterioramento delle condizioni di salute del marito nel corso di un'intervista a una radio tedesca.
Alla sua famiglia e al suo avvocato è stata concessa un'unica visita il 14 settembre. Ghodsi Mir Moez ha dichiarato: "Ho comunicato al dottore che le condizioni fisiche sono peggiorate e che le sue mani e i suoi piedi tremano costantemente e non ha abbastanza forza per stare in piedi". Ha inoltre affermato che Maleki si è lamentato "di soffrire molto per l'accelerazione del battito cardiaco, per la bassa pressione sanguigna e per una sensazione di bruciore quando urina".
Mohammad Maleki è trattenuto senza accusa e il suo ordine di detenzione temporanea di due mesi è stato rinnovato il 22 ottobre. Secondo quanto riferito a Ghodsi Mir Moez dagli ufficiali che lo hanno arrestato, Maleki è indagato per aver fomentato disordini e per i suoi legami con l'Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano (People's Mojahedin Organization of Iran), un gruppo d'opposizione illegale in esilio. Molti membri di questo gruppo sono accusati di reati simili. Tuttavia, secondo la famiglia Mohammad Maleki non è affilato ad alcun partito politico e non ha votato alle contestate elezioni iraniane del 12 giugno. Ha criticato le modalità di conduzione delle elezioni, ma non ha pubblicamente espresso alcun punto di vista sui quattro candidati. Si ritiene che Mohammad Maleki sia prigioniero di coscienza, detenuto esclusivamente per aver espresso pacificamente le sue opinioni.
Firma l'appello, io l'ho firmato ora tocca a te
Alessandro Rizzo
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Mamme d'azienda
Mamme d'azienda /1
La Repubblica del 14/10/2009 , articolo di CINZIA SASSO ed. Nazionale p. 51
Il cliché è duro a morire. La ragazza, curriculum impeccabile, master all'estero, conoscenza perfetta di tre lingue straniere, si presenta al colloquio di lavoro: «Lei è brava, ma è giovane: poi vorrà fare dei figli...».
Ed ecco che mentre l'ingegnera diventa viola di rabbia, e pensa che tutto può fare meno cambiare di genere, il capo del personale scarta il suo nome e passa oltre. Peccato, sarebbe stata perfetta, ma un maschio è più sicuro, almeno non ci sarà da fare i conti con quello che le aziende temono di più: la maternità. La marcia delle donne verso la conquista del mondo del lavoro finora si è sempre infranto contro questo scoglio: la gravidanza, i figli, le assenze, soprattutto i costi che questo comporta per l'impresa. Ma ora dalla Bocconi arriva il contrordine. «Sono solo pregiudizi da abbattere», dice Simona Cuomo, dell'Osservatorio sul Diversity Managment.
«La maternità non è un costo, è un'opportunità», aggiunge Alessandra Casarico, professore di Scienza delle Finanze. «La maternità incide solo per lo 0,23 per cento sui costi del personale», conclude Chiara Paolino che insegna Gestione delle risorse. È una ricerca con un prestigioso marchio di fabbrica, la Bocconi, che si incarica di demolire quelli che definisce luoghi comuni e di rispondere in modo inaspettato alla domanda su quanto costi alle imprese la maternità: poco più di niente. Anzi, arriva ad aggiungere: la maternità per le aziende può essere un beneficio più ancora che un costo. La ricerca ha interrogato responsabili delle risorse umane, capi e madri lavoratrici ed ha concluso che bisogna fare i conti con tre inossidabili stereotipi, smentiti però dalla realtà. Il primo è che non è vero che in Italia la legislazione sulla maternità sia tra le più protettive e generose. La seconda è che non è vero che più le donne lavorano meno fanno figli: anzi, sono i Paesi con la maggior partecipazione al mercato del lavoro a essere i più fecondi. Il terzo è che il costo "vivo" della maternità è indiretto e molto contenuto. La conclusione, quindi, è che non bisogna aver paura delle donne: e che pratiche come la flessibilità, il part time, l'uso del pc da casa, il telelavoro, consentono di trarre solo i benefici dalla presenza di personale femminile e di sfruttare appieno le loro competenze.
Eppure nel mondo del lavoro il retro pensiero è sempre che la dannazione delle donne sia quella di diventare madri. E poco importa che la Banca d'Italia stimi che una crescita dell'occupazione femminile significhi un aumento del 7 per cento del Pil; né che istituti di ricerca come Catalyst o McKinsey affermino, dati alla mano, che il valore aggiunto delle donne - il loro stile di direzione, l'attenzione alle persone, la gestione delle relazioni, la prevenzione dei conflitti - porta le imprese ad avere risultati migliori.
Perché poi, lì, al momento dell'assunzione, o quando si deve decidere una promozione, il dilemma è la futura maternità e tutto quello che comporta. Solo che "tutto quello che comporta" è una frase senza senso, uno stereotipo che va abbattuto. Simona Cuomo è la coordinatrice del gruppo che il 28 ottobre presenterà alla Bocconi il lavoro di ricerca portato a termine dall'Osservatorio del Diversity Managment. «Bisogna - dice - sfatare il mito che aleggia intorno alla maternità. Un'idea pervicace ma che è frutto di una cultura arretrata e di pregiudizi. Il nostro studio dimostra che invece il problema non esiste, che l'incidenza della maternità sul costo complessivo del lavoro è bassissima».
Cuomo, che è anche madre di tre figli, racconta che la prima cosa curiosa è che in realtà le imprese non sanno quanto pesa la maternità sui costi complessivi: si sa quanto costano le fotocopie, i post-it, i telefoni; ma nessuno prima aveva mai calcolato quanto costa una mamma.
Il luogo comune vuole che si pensi che la legislazione italiana è tra le più favorevoli alle donne, e dunque tra le più penalizzanti per le aziende. Peccato che non sia vero: in Paesi come la Danimarca è possibile restare a casa per sei mesi al cento per cento dello stipendio e in Norvegia i mesi retribuiti di assenza sono addirittura dieci.
Dice Alessandra Casarico: «L'astensione per maternità va vista nel suo complesso, e quando si fanno i raffronti con gli altri Paesi si parte sempre da premesse sbagliate. In Spagna, ad esempio, o in Svezia,è previsto anche un congedo di paternità: anche quello è un costo che riguarda i figli, ma non viene addebitato per forza soltanto alla madre». Limitare i costi della maternità all'universo femminile riduce le possibilità di crescita del Paese: «Le donne hanno dei talenti che vanno sfruttati, decidere di tagliarle fuori dalle carriere perché fanno i figli significa rinunciare a una fetta di competenze». Chiara Paolino ha quantificato (per la prima volta) il costo della maternità: «Ed è - afferma - un costo ridicolo. Una quota che corrisponde allo 0,23 per cento dei costi diretti e indiretti del personale. Quello che pesa è piuttosto il costo dovuto alla gestione dell'incertezza e alla riorganizzazione del lavoro di quelli che rimangono». Variabili, però, che niente hanno a che vedere con l'esborso di denaro, quanto con l'organizzazione del lavoro. «La donna che rientra torna come risorsa più ricca, più efficiente, più produttiva.
Se nelle aziende passasse questo pensiero positivo, porterebbe a un arricchimento generale». Che non sia solo teoria, che trovare una soluzione positiva al binomio maternità e lavoro non sia solo un tema di responsabilità sociale ma anche di sviluppo delle imprese, lo racconta Chiara Bisconti, responsabile delle risorse umane di San Pellegrino-Nestlé, anche lei madre di tre figli. «Noi - racconta - abbiamo impostato una serie di strumenti che consentono di far marciare insieme i bisogni delle donne e quelli dell'azienda: il risultato è un effetto virtuoso, perché ad esempio le donne che chiedono il part time riescono a fare in sei ore quello che normalmente si fa in otto, con il risultato di un risparmio di costi».
Tutt'altre le storie che raccontano le donne d'azienda. M.C. è appena rientrata al lavoro dopo una maternità. Fino al 2005 era una giovane manager in ascesa, con un budget importante da amministrare e un team di 8 persone.
Adesso,a 38 anni, con tre figlie con la voglia di riprendere là dov'era rimasta, si ritrova a non avere più un ufficio, né un ruolo. «Mi trattano - si indigna - come fossi trasparente, ma questaè un'ingiustizia che non posso lasciar passare.
Trovo mostruosa questa mentalità per cui altri ti impongono di scegliere tra maternità e carriera».
R. S., top manager di una media company, ha addirittura dovuto cercarsi un altro lavoro. «L'ostacolo- spiega- non era mia figlia, erano i miei capi che hanno deciso per me: secondo loro siccome ero diventata madre non avrei più potuto essere un capo affidabile».
L'82% delle donne ritiene che la maternità costituisca un ostacolo alla progressione in carriera e il 54% degli italiani pensa che la maternità e i figli siano i limiti principali alla realizzazione professionale delle donne.E queste convinzioni devono pur nascere da qualche dato di fatto. Forse, però, è ora di cominciare a cambiare.....
mail bombing per la Campagna nazionale "Salva l’Acqua"
Per opportuna informazione e partecipazione.
Cari saluti
Antonella
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02 Novembre mail bombing su Senatori e Senatrici
Tale provvedimento se convertito in legge sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.
Noi pensiamo che sia un epilogo da scongiurare, sia per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, ma anche per le ripercussioni disastrose che una privatizzazione potrebbe generare sui cittadini in funzione della crescita delle tariffe.
Pertanto, alla luce di quanto sopra, della conclusione dell’esame del D.L. 135/09 presso la Commissione Affari Costituzionali e in previsione della discussione in Aula al Senato di tale provvedimento, è opportuno attuare un mailbombing sui Senatori e Senatrici, al fine di mettere un po’ di pressione richiedendo che le nostre richieste siano sostenute nel dibattito.
Affinchè sortisca effetto, è importante che l’invio delle mail sia realizzato contemporaneamente dal maggior numero di persone possibili, pertanto concentriamoci tutti sulla giornata di lunedì 02 Novembre.
alberticasellati_m@posta.sena
amato_p@posta.senato.it, paolo@paoloamato.com, amoruso_f@posta.senato.it, andreotti_g@posta.senato.it, andria_a@posta.senato.it,
antezza_m@posta.senato.it, armato_t@posta.senato.it, asciutti_f@posta.senato.it, astore_g@posta.senato.it,
augello_a@posta.senato.it, azzollini_a@posta.senato.it, baiodossi_e@posta.senato.it, balboni_a@posta.senato.it,
baldassarri_m@posta.senato.it
barelli_p@posta.senato.it, bassoli_f@posta.senato.it, bastico_m@posta.senato.it, battaglia_a@posta.senato.it,
belisario_f@posta.senato.it, benedettivalentini_d@posta.se
bertuzzi_m@posta.senato.it, bettamio_g@posta.senato.it, bevilacqua_f@posta.senato.it, bianchi_d@posta.senato.it,
bianco_v@posta.senato.it, bianconi_l@posta.senato.it, biondelli_f@posta.senato.it, blazina_t@posta.senato.it, bodega_l@posta.senato.it,
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Tale provvedimento se convertito in legge sottrarrà ai cittadini ed alla sovranità delle Regioni e dei Comuni l’acqua potabile di rubinetto, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.
chiediamo ai Senatori e alle Senatrici
NEOFASCISTI DI CUORE NERO TENTANO IRRUZIONE IN RADIO POPOLARE
TRANSESSUALI E PROSTITUTE HANNO QUALCOSA DA DIRE….
L’Associazione Radicale Certi Diritti promuove:
CONFERENZA STAMPA - INCONTRO PUBBLICO. Martedì 3 novembre, alle ore 15.30
in Via di Torre Argentina, 76 – Roma
TRANSESSUALI E PROSTITUTE HANNO QUALCOSA DA DIRE….
(E ANCHE I RADICALI CON LE LORO PROPOSTE DI RIFORMA)
con:
- Pia Covre, Presidente Comitato Diritti civili delle Prostitute;
- Monica Rosellini, Presidente La Strega da Bruciare;
- Marco Cappato, Segretario Associazione Luca Coscioni;
- Leila Deianis, Presidente Associazione Libellula;
- Sergio Rovasio, Segretario Associazione Radicale Certi Diritti;
- Porpora Marcasciano, Movimento Italiano Transessuali;
- Donatella Poretti, Senatrice radicale - Pd;
- Andrea Maccarrone, Presidente Circolo Mario Mieli di Roma;
La denigrazione, l’offesa e l’ingiuria verso le prostitute e le transessuali lede la dignità e il rispetto dell’autodeterminazione dei cittadini nell’ambito dei comportamenti e delle scelte sessuali.
Interrogazioni presentate in CDZ 4 il 5 novembre