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Venerdì, 11 Giugno, 2010 - 16:04

acqua potabile: tutela del servizio idrico pubblico di Milano

Gentili tutti/e,

come sapete è in corso la raccolta di firme ai 3 quesiti referendari per la ripubblicizzazione a livello nazionale dei servizi idrici che forniscono l'acqua potabile ed è bello sapere che a distanza di sole 6 settimane dall’inizio della campagna referendaria già 800.000 persone li hanno sottoscritti: di queste, 113.000 raccolte in Lombardia e 22.000 nella nostra città.
Coi 3 quesiti contenuti nel Referendum, si chiede l’abrogazione delle norme che obbligano i comuni a mettere sul mercato la gestione dei servizi idrici, ovvero acquedotti, fognature e depuratori. In primis la norma di cui si richiede la cancellazione è il famigerato art. 23 bis del cosiddetto Decreto Ronchi, col quale si impone la cessione ai privati della conduzione delle reti idriche, entro la scadenza del 31 dicembre 2011.
Con la loro firma a sostegno del Referendum, i cittadini della Lombardia vogliono manifestare la loro contrarietà alla privatizzazione di un bene vitale, qual è l’acqua. Già nel 2007 la voce dei cittadini lombardi aveva contestato una precedente legge regionale che obbligava alla privatizzazione dei servizi idrici: l’azione di protesta, sostenuta da 144 comuni, aveva portato alla modifica della legge lombarda nella direzione del mantenimento della gestione pubblica delle reti idriche.

In Lombardia l’impatto del Decreto Ronchi sarebbe devastante.
Sparirebbero aziende virtuose come Metropolitana Milanese - Servizio Idrico Integrato e Amiacque (ex CAP), che gestiscono gli acquedotti e i depuratori rispettivamente della città e della provincia di Milano.
Queste aziende, oggi totalmente pubbliche, in base al Decreto sarebbero costrette a lasciare il posto ad aziende private o, in alternativa, a mettere sul mercato almeno il 40% delle loro azioni. Si perderebbe in tal modo quel patrimonio di conoscenza e quella riconosciuta capacità di  gestione degli impianti,
conquistato in decenni dalle aziende pubbliche (per chi vuole sapere qualcosa di più dell'acquedotto milanese, che è pubblico sin dalla sua origine, 1889, riporto qui in fondo qualche nota tratte da "Le origini del civico acquedotto di Milano" di Gian Luca Lapini http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/acqua/acquedotto.htm).
Segnalo che nel 1889 fu ampiamente discusso se la gestione dell'acqua potabile dovesse esser pubblica o privata e allora chi promosse -con successo- l'impresa pubblica a Milano per la realizzazione e gestione dell'acquedotto ebbe a dire che non si poteva “convenientemente affidarsi a chi ne voglia fare motivo di lucro”.
PAROLE NON FURONO PIU' VERE DI QUESTE!
Ove i privati hanno la gestione dell'acquedotto (sia all'estero che in Comuni e/o Regioni d'Italia), i cittadini stanno subendo sulla loro pelle, anzi nelle loro tasche, l'aumento vertiginoso delle tariffe (+200%) senza alcun miglioramento del servizio, dato che per aumentare il profitto:
- in alcuni casi i gestori privati hanno non solo aumentato le tariffe ma anche tagliato i COSTI di manutenzione;
- in altri casi (ove la rete idrica è rimasta di proprietà del pubblico) i privati traggono solo profitti, lasciando all'ente locale (e quindi ai cittadini) le spese di ristrutturazione e ammodernamento della rete idrica. Della serie: i profitti a pochi (v. multinazionali francesi e italiane) e i costi a tutti, o meglio ai soliti!!

Alla luce di quanto sopra, oltre ad invitarvi a sottoscrivere i 3 quesiti referendari nei banchetti sparsi per la città, ho ritenuto doveroso presentare in consiglio di zona 3 la mozione allegata, che è stata condivisa da tutta l’opposizione di centro-sinistra. ObiEttivo della mozione è quella di ESPLICITARE NELLO STATUTO DEL COMUNE DI MILANO che il SERVIZIO IDRICO MILANESE DEVE RIMANERE PUBBLICO, dato che è un esempio di efficienza e professionalità, in linea con le performance europee.

Buona giornata a tutti/e
Antonella Fachin
Lista Fo
-------------------------------------

Acquedotto milanese:
.... Così alla fine di questa lunga diatriba prevalsero le modeste, ma concrete e realistiche opinioni dell'Ufficio Tecnico Comunale, in particolare del giovane ingegnere Felice Poggi, che proponeva di attingere alla falda freatica, la tradizionale fonte usata da secoli dai milanesi, costruendo però pozzi profondi, in modo da avere garanzie di purezza e salubrità dell'acqua.
In effetti, durante la costruzione dei primi due pozzi sperimentali, intrapresa nella seconda metà del 1888 nella zona dell'Arena, si constatò che a profondità di 20-30 metri degli strati compatti di argilla proteggevano la falda dalle infiltrazioni superficiali, così che alla profondità raggiunta dallo scavo (il primo pozzo fu spinto fino a 145 metri, il secondo fino a 81m), l'acqua era ottima ed abbondante. In questi pozzi l’acqua risaliva per pressione naturale fino a 3-4 metri dal livello del suolo, ed era così possibile aspirarla facilmente con delle pompe sistemate qualche metro più in basso del livello stradale, ed azionate con cinghie.
All'inizio del 1889 fu di conseguenza decisa la costruzione del primo impianto di pompaggio, che fu denominato "Arena" ed entrò in servizio prima della fine dell'anno stesso. Esso era alimentato dai primi due pozzi sperimentali e da altri quattro scavati nel frattempo. ...omissis...
Questo primo impianto ebbe una notevole importanza, perché il suo successo determinò l'impostazione tecnica che l'acquedotto milanese avrebbe poi conservato fino ad oggi (così come fino ad oggi avrebbe conservato la caratteristica di essere una iniziativa pubblica). Esso diede inizio ad un progressivo e costante sviluppo del servizio di distribuzione dell’acqua potabile, sostenuto dal deciso aumento dei consumi che si innescò via via che i milanesi si accorsero della comodità dell'avere acqua in abbondanza nelle proprie case, e che divenne "naturale" pensare che i nuovi edifici dovessero allacciarsi all'acquedotto. ..omissis...
La rete dell’acqua potabile divenne una sorta di fiore all’occhiello fra le varie attività volte a migliorare le condizioni di vita dei cittadini, che la municipalità intraprese negli anni di fine secolo, in quanto a differenza di altri servizi tecnici a rete, quali il
gas, l’elettricità e successivamente il telefono, fu organizzata fin dall’inizio come impresa pubblica in virtù di un carattere di necessità che, sostenevano i suoi promotori, non poteva “convenientemente affidarsi a chi ne voglia fare motivo di lucro”…..

Venerdì, 11 Giugno, 2010 - 12:03

istanza su provvedimenti da adottarsi contro l'omofobia

Ordine del Giorno, comunicazione e interrogazione in merito all’urgenza di dotare il Comune di Milano di provvedimenti adeguati per una poltica coerente ed efficace nel contrasto, prevenzione e repressione, dell’omofobia, a fronte di un acuirsi di tale fenomeno, in vista del Pride di Milano

  

Un'altra aggressione omofoba è avvenuta e ci ritroviamo a dover nuovamente esprimere solidarietà, prendere posizione, rispondere al fatto ignobile accaduto. Ci troviamo a dover ribadire nuovamente che in Italia necessitiamo di una legge contro l'omofobia. Ci troviamo nuovamente a dire che il Comune di Milano non ha ancora approvato una politica coerente per fronteggiare tale piaga, una violenza che affligge anche la nostra città. Ci troviamo nuovamente a denunciare forme di persecuzione contro persone lgbt, colpevoli solamente di esprimere liberamente il proprio orientamento, il proprio amore, la propria affettività. Ci troviamo nuovamente a ribadire che il Comune di Milano ha respinto nel maggio 2008 una proposta che prevedeva l'istituzione del Registro delle Convivenze Affettive. Ci troviamo nuovamente a dover sottolineare come diverse espressioni da parte di consiglieri della maggioranza di centrodestra, in Provincia di Milano, in Regione Lombardia, siano legittimanti atti di violenza contro persone lgbt. Ribadiamo ancora di più quanto Milano sia lontana da parametri europei dove esistono servizi municipali per aiutare e assistere le vittime dell'omofobia, dove esistono corpi specializzati delle Polizie Municipali volte a reprimere tali violenze, dove esistono servizi di informazione e iniziative nelle scuole funzionali a prevenire una piaga devastante e irrazionale. Ci troviamo nuovamente a dover denunciare chi paragona l'omosessualità a perversioni sessuali di ogni tipo, la necrofilia, la pedofilia, la coprofagia, nel momento in cui considera incostituzionale l'estensione della Legge Mancino alle aggravanti per atti commessi a danno di persone per motivi sessuali e di orientamento sessuale. Paolo Patanè, Presidente Nazionale di Arcigay, alla luce di quanto accaduto nella notte tra il 25 e il 26 maggio a Roma, dove un ragazzo è stato aggredito e percosso in pieno centro, Via Cavour, a pochi passi dal Colosseo, ha espresso chiaramente che il Movimento lgbt deve passare alla fase seconda: dalla protesta, giusta, necessaria nella sua dimensione di mobilitazione, all'incisività nei processi decisionali al fine di varare una legislazione che prevenga e reprima l'omofobia, unica vera malattia devastante. Io aggiungo che tale impegno civico non debba essere lasciato solamente al Movimento, ma a tutta la cittadinanza democratica e civile che vuole vivere un futuro più umano in cui la persona e la sua dignità siano rispettate come principi fondamentli di convivenza pacifica. Vorrei un impegno che non sia solo di indignazione da parte di tutta la cittadinanza in contrasto a ogni forma di persecuzione omofoba. Anche Milano, città dove abbiamo la maggiore presenza di persone lgbt, non è esente da tale violenza, e lo ha dimostrato, amaramente, in modo preoccupante, non solo a danno di Gianvito, il ragazzo 23 enne aggredito, e del suo amico, ma anche qualche mese fa in altre occasioni dove giovani sono stati percossi, derisi e umiliati in pubblico, il 24 ottobre scorso nella nostra zona, in Corso Lodi. Aspetto dal Comune di Milano, dalla Giunta e dai consiglieri una pronta, concreta ed efficace risposta che non può consistere se non nel provvedere a inserire con urgenza nella discussione l'approvazione di misure che condannino l'omofobia e che provvedano a garantire la prevenzione, soprattutto con azioni congiunte nelle scuole, e un'utile repressione del terribile fenomeno odioso. Attendere ancora sarebbe nocivo, lo assicuro, oltreche insipegabilmente assurdo e chiedo alla Commissione Pari Opportunità del Consiglio Comunale di Milano, alla Commissione Politiche Sociali del Comune di Milano, all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano, all’Assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano a quale stato siano le proposte inerenti a politiche di estensione dei diritti e di garanzie alle persone lgbt, in riferimento anche ad azioni volte a rendere più efficaci interventi di prevenzione e di repressione di reati a sfondo omofobico.

Da ultimo il Consiglio Comunale di Livorno ha approvato una delibera in cui sostiene l’iniziativa dell’Italia di aderire alla proposta di decriminalizzazione universale dell’omosessualità presso l’ONU, presentata dalla presidenza di turno francese dell’Unione Europea, e accolta da tutti gli altri Paesi

dell’Unione Europea, sollecitando il Parlamento Italiano all’approvazione di una normativa specifica che tuteli le cittadine ed i cittadini contro ogni forma di manifestazione di tipo omofonico e transfobico. Lo stesso Consiglio Comunale di Livorno invita a promuovere anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica, nonché interventi nella scuola, in collaborazione con gli organismi istituzionali di competenza, affinché l’istituzione deputata all’educazione dei futuri cittadini sviluppi una cultura della diversità e operi quindi quale luogo principale per lo sviluppo di iniziative dedicate alla lotta contro le discriminazioni. Tali proposte potrebbero essere prese come esempio virtuoso di un’amministrazione nel prevenire una forma di intolleranza ignobile e irricevibile per un Paese e una metropoli che si definiscono europee e civili. Sabato alle ore 16 in Piazza Castello ci sarà il concentramento per dare seguito alla Cristopher Street, il Pride di Milano, in attesa di quello nazionale che si terrà sabato 26 giugno a Napoli. E’ forte la speranza che da tale mobilitazione, a cui tutte e tutti sono invitati, si possa dare avvio a una concreta politica volta a promuovere la dignità della persona lgbt, la sua tutela da ogni forma di emarginazione e di discriminazione dettata da pregiudizi.

  

Alessandro Rizzo

Capogruppo La Sinistra – Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4

Venerdì, 11 Giugno, 2010 - 12:00

interrogazioni presentate in consiglio di zona il 10 giugno


Mercoledì, 9 Giugno, 2010 - 01:44

Diritti gay, male l'Italia, vince la Svezia

07/06/2010 - Repubblica.it

 

LA CLASSIFICA
Diritti dei gay, male l'Italia
Gli svedesi i più "omo-friendly"
L'associazione Ilga-Europe stila la graduatoria degli stati che tutelano maggiormente, a livello legislativo, le persone omosessuali. Dominano le nazioni nordiche e la Spagna. Il nostro paese ai livelli di Serbia e Georgia
Da Repubblica.it - Marco Pasqua

E' LA SVEZIA il Paese più gay-friendly d'Europa, che garantisce, a livello legislativo, parità di trattamento alle persone omosessuali, oltre a fornire valide tutele normative contro l'omofobia. Con i suoi 10 punti (su un massimo di 10), guida una classifica redatta da Ilga-Europe (il ramo europeo della International lesbian and gay association).

Per stilare questa vera e propria mappa dei diritti umani riconosciuti alla comunità omosessuale, e denominata Rainbow Europe Country Index, si è tenuto conto della legislazione vigente nei singoli Paesi.

L'Italia si colloca nella fascia delle nazioni più omofobe: è ai livelli di Georgia e Serbia (qui, nel 2009, il governo cancellò all'ultimo momento il Gay Pride). "Siamo un Paese omofobo, e questi dati non mi stupiscono affatto", osserva Paola Concia, deputata del Pd.

Nell'elaborare questa classifica, l'associazione europea che si batte per i diritti delle persone omosessuali e transessuali, ha assegnato un punto a ogni Paese per ognuna delle seguenti occorenze:
- quando la legislazione tutela la discriminazione per motivi di orientamento sessuale.
- quando si riconoscono le unioni tra persone dello stesso sesso
- quando si garantiscono i diritti genitoriali tra partner dello stesso sesso
- quando si giudica l'omofobia in quanto espressione di odio e criminalità

Punti negativi, invece, vengono assegnati nel caso di legislazioni che vietino ancora gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso o che violino i diritti delle persone gay e lesbiche di riunione pacifica e libertà di associazione.

La liberale Svezia è l'unica ad aver raccolto tutti i punti disponibili, seguita (a nove punti), da Belgio, Olanda, Norvegia, Spagna. Terzi classificati, con otto punti, Islanda e Regno Unito. L'Italia, ferma ad appena un punto, è in fondo alla classifica, in decima posizione: a farle compagnia ci sono Georgia, Grecia, Malta, Montenegro, Serbia. Peggio del Belpaese hanno fatto la Città del Vaticano e la Polonia (ferme a 0 punti), la Bielorussia e la Turchia (-1 punto) e, infine, Russia e Ucraina (- 2 punti).

La mappa, che non tiene però conto dei diritti delle persone transessuali (su questo punto Ilga sta lavorando ancora ad una raccolta dati esaustiva), conferma una dura relazione presentata nel marzo dello scorso anno dall'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA): secondo quel documento l'Italia risultava per numero di abitanti, il Paese con il più alto tasso di omofobia sia sociale che politica e istituzionale.

L'indice dell'Ilga, tra l'altro, non prende in esame le frequenti aggressioni omofobe che si registrano a livello nazionale, adottando esclusivamente un approccio di tipo legislativo. L'unico punto che l'Italia si è aggiudicato, è stato merito del recepimento di una direttiva europea, che tutela le persone omosessuali sul luogo di lavoro.

"Inutile negare che siamo un Paese omofobo", dice a Repubblica.it Concia. "All'estero siamo visti come i vecchi Paesi dell'Est. In pratica, i miei colleghi deputati di Francia e Germania ci considerano allo stesso livello dei nuovi ingressi nell'Unione euopea. Non mi stupisce il fatto che siamo in una posizione così bassa". La Concia ricorda anche il travagliato cammino della proposta di legge contro l'omofobia, di cui lei stessa è la relatrice: "Se ne discute dal 10 dicembre in commissione Giustizia. La Lega ha già fatto sapere di essere contraria. Cosa farà il Pdl? Ora dovrà giocare a carte scoperte, e dire da che parte sta realmente".

"L'Italia dimostra di non essere realmente entrata a far parte dell'Unione europea", osserva invece Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay. "Da troppo tempo si fanno solo valutazioni di natura economica, mentre il passaggio nell'Unione dovrebbe tenere conto di questioni sociali e politiche. Siamo di fronte ad un problema, dal punto di vita del riconoscimento dei diritti gay. Un problema della classe politica italiana, che è più indietro della società che rappresenta. Tra i Paesi fondatori dell'Unione europea", continua Patanè, "l'Italia è l'unica ad essere priva di una legge sulle coppie omosessuali e una legge contro l'omofobia e la transfobia".

Stefano Bucaioni, responsabile affari internazionale di Arcigay, fa notare come già il dipartimento esteri americano, nel suo rapporto annuale sui diritti umani, abbia messo in luce l'omofobia tutta italiana: "In quel rapporto, che prendeva in esame anche la aggressioni verso i gay, si evidenziava l'assenza di una legislazione contro l'omofobia".

LA CLASSIFICA COMPLETA

1) Svezia 10
2) Belgio 9
2) Olanda 9
2) Norvegia 9
2) Spagna 9
6) Islanda 8
6) Regno Unito 8
8) Andorra 7
8) Danimarca 7
10) Finlandia 6
11) Francia 5
11) Germania 5
11) Portogallo 5
14) Croazia 4
14) Lussemburgo 4
14) Slovenia 4
14) Svizzera 4
14) Ungheria 4
19) Austria 3
19) Irlanda 3
19) Kosovo 3
19) Repubblica Ceca 3
19) Romania 3
24) Albania 2
24) Bosnia-Erzegovina 2
24) Bulgaria 2
24) Estonia 2
28) Georgia 1
28) Grecia 1
28) Italia 1
28) Malta 1
28) Montenegro 1
28) Serbia 1
34) Armenia 0
34) Azerbaigian 0
34) Cipro 0
34) Città del Vaticano 0
34) Lettonia 0
34) Liechtenstein 0
34) Monaco 0
34) Polonia 0
34) Repubblica di San Marino 0
34) Rep. Ex Jugosl. di Macedonia 0
44) Bielorussia -1
44) Moldova -1
44) Turchia -1
47) Russia -2
47) Ucraina -2

Martedì, 8 Giugno, 2010 - 20:44

9 giugno: manifestazione per dire NO all'inceneritore nel parco AGRICOLO Sud

Per opportuna informazione e diffusione e, se potete, partecipazione.
L'appuntamento per la manifestazione contro l'ipotesi di costruire un inceneritore nel Parco Agricolo Sud Milano è dunque fissato alle ore h.14:00 di domani 9 Giugno 2010 presso la sede della Giunta Regionale della Lombardia in via Pola n.12 in concomitanza con lo svolgimento della citata "Conferenza dei Servizi", dove si deciderà anche del futuro della nostra salute (e del nostro portafogli).
 
Cari saluti
Antonella Fachin
---------------------
Buongiorno a tutti.
 
Ricordo che per domani 9 Giugno 2010 in Regione Lombardia (v.Pola, 12) è prevista la cosiddetta "Conferenza dei Servizi" nella quale verrà chiesta l'opinione dei sindaci coinvolti dal progetto di costruzione dell'inceneritore nel Parco Sud.
In realtà sono già (e da anni...) state sentite le opinioni di esperti della gestione dei rifiuti, come recentemente Paul Connett a Rozzano, i quali hanno autorevolmente bocciato una soluzione che serve (tanto per cambiare) solo ad arricchire l'improprio settore edile che spinge per costruire un mostro ecologico con i finanziamenti del CIP6, con i quali gli esperti della gestione dei contributi pubblici (che nulla sanno di gestione rifiuti) ci fanno pagare le nostre bollette ben il 7% in più del dovuto, per i loro affari che nulla c'entrano con la vera sostenibilità ambientale delle  energie realmente rinnnovabili (geotermico, solare, eolico, etc.).
Ricordo come l'incenerimento non elimina le discariche, bensì richieda addirittura l'apertura di discariche speciali per rifiuti tossici a causa delle ceneri rimaste dopo la combustione (rimangono 300 Kg. di ceneri tossiche per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziati bruciata!), e anche per smaltire i rifiuti tossici non bruciabili e i filtri intasati di schifezze di ogni genere.
Infine la combustione comporta il rilascio di inquinanti di svariata natura: fumi, ceneri, inerti, fanghi reflui, scorie tossiche, diossina e nanoparticelle cancerogene che nessun filtro è in grado di trattenere visto che, per esempio a Brescia vi è il divieto di pascolo nelle zone circostanti l'impianto di incenerimento A2A, dove è stato verificato scientificamente un aumento dei casi tumorali.
Inoltre un inceneritore produce una minima quantità di energia elettrica, funzionale solo alla riscossione del contributo del CIP6 e dei contributi statali, e soprattutto disincentiva la reale raccolta differenziata, quella che può far diminuire davvero la tassa rifiuti in base a quanto si differenzia.
Mercoledì sarà l'ultima occasione per fare sentire la voce dei cittadini contrari alla falsa soluzione dell'inceneritore (per giunta previsto in pieno Parco Agricolo nella periferia Sud di Milano!), che comporterà solo un impoverimento per la zootecnia circostante all'impianto, una diminuzione del valore delle nostre case, uno spaventoso aumento del traffico pesante di camion carichi di indifferenziata lombarda (e di altre regioni), allontanandoci sempre più dall'unica vera sostenibilità di essere responsabili, ognuno per ciascuno, della differenziazione di ciò che si scarta.
A maggior ragione sapendo (ma bisogna informarsi...) che esistono praticabili alternative oggettivamente migliori sotto ogni aspetto e, in particolare, a costi sociali ed economici estremamente inferiori come il centro riciclo di Vedelago (www.centroriciclo.com) creato dalla benemerita Dottoressa Carla Poli, una delle tante realtà concrete che basterebbe copiare nel resto d'Italia...
L'appuntamento per la manifestazione contro l'ipotesi di costruire un inceneritore nel Parco Agricolo del Sud Milano è dunque fissato alle ore h.14:00 di domani 9 Giugno 2010 presso la sede della Giunta Regionale della Lombardia in via Pola n.12 in concomitanza con lo svolgimento della citata "Conferenza dei Servizi", dove si deciderà anche del futuro della nostra salute (e del nostro portafogli).

 
"Salute" a tutti,
alessandro diano

 
--
"Come si fa a ignorare che non è lecito investire per fabbricare prodotti di consumo durevole come quelli dei due secoli scorsi, dato che il Pianeta non è più in grado di metabolizzarne i rifiuti?"
(Pierpaolo Benni, "Bravo Rio", 2 Ottobre 2010)

Lunedì, 7 Giugno, 2010 - 17:17

Il Buon Governo della Cultura a Milano

Roberto Jonghi Lavarini Vi invita a partecipare, Martedì 8 giugno alle 19.00, presso il Circolo di Via Marina (angolo Via Senato a Milano), all'incontro-dibattito con il Prof. Stefano Zecchi (Professore di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano), Massimo Buscemi (Assessore alla Cultura della Regione Lombardia) e il Sen. Marcello Dell’Utri (Presidente dell’Associazione Nazionale “Circolo del Buongoverno”), ricordando ed apprezzando la preparazione culturale, la coerenza politica ed il coraggio intellettuale dei tre personaggi che hanno sempre mostrato grande apertura e sincero interesse anche nei confronti della destra italiana, senza pregiudizi e senza complessi.

Lunedì, 7 Giugno, 2010 - 09:28

Interrogazioni presentate in CDZ 4 - 27 maggio 2010


Domenica, 6 Giugno, 2010 - 11:54

Per la mobilità a Milano un referendum non basta

Il referendum, quattro quesiti lucidi e diretti, per garantire una promozione di una politica della mobilità sostenibile a Milano e una battaglia alle emissioni aeree, proposte presentate dall'ex assessore alla mobilità, Edoardo Croci, dal radicale Marco Cappato e dal consigliere dei Verdi in Comune, Enrico Fedreghini, mi trova nell'ampia misura concorde, sia nella sostanza sia nelle finalità. Sottolineo, però, ampia misura. E' alquanto anormale che in una città come Milano il cambiamento delle strategie fallimentari della Giunta Comunale in materia di traffico e mobilità sia affidato a una proposta articolata di referendum e di consultazione popolare. Croci dice giustamente che a Milano la politica ha bisogno di rinnovamento e che tale canale potrà portare ampia partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza. Ma mi domando che cosa sia stato fatto negli anni in cui a essere assessore era lo stesso Edoardo Croci, dato che i risultati dell'esperimento ecopass ha dato segnali non brillanti. Il problema potrebbe essere, ed è anche vero, al fatto che tale provvedimento ha visto deroghe ed eccezioni continue chehanno vanificato una parte dei risultati. Ma credo che in sè e per sè l'ecopass fosse uno strumento inidoneo a garantire un effetto deterrente per coloro che volessero usare l'autovettura privata anzichè il trasporto pubblico. Si parlava da sempre, dall'insediamento dell'attuale Giunta, che ci sarebbe stato un provvedimento per triplicare le piste ciclabili a Milano: tutto questo è rimasto un delizioso e ameno auspicio, tant'è che è assurdo che in uan città in piena pianura come Milano, ideale per l'utilizzo del mezzo a due ruote non inquinante, si possa rischiare spesso la vita, come testimoniano gli ultimi dati dell'incidentalità stradale dove vittime sono nella maggior parte ciclisti. Nel quesito referendario si parla di attuare nella cerchia dei Bastioni la congestion charge, ossia il pagamento dell'utilizzo del suolo. Una tariffa che io ho sempre sostenuto, e che è stata applicata anche a Londra dal sindaco precedente laburista, Ken Levingstone, e che ha veramente decongestionato un traffico inglese fortemente elevato e caotico in un breve lasso di tempo. Ma si considera opportuno emettere il provvedimento dell'ecopass, la tassa, sostanzialmente è questa, che grava su coloro che entrano in città, sono molte e molti quotidianamente, spesso non muniti di autovettura sostenibile in quanto, magari, la propria economia non lo permette, nel resto della città. Io penso che uno degli errori di tale proposta referendaria sia quella di prescindere da un passaghgio che ritengo fondamentale nelle politiche della mobilità sostenibile: avere un'ottica metropolitana dell'applicazione dei provvedimenti strutturali, perchè di questo necessita la città metropolitana appunto. La maggioranza degli utenti giornalieri a Milano città di un servizio di mobilità efficace, sostenibile, pubblico sono le migliaia e migliaia di lavoratrici e di lavoratori, di studenti che si riversano dai paesi limitrofi, dai comuni delle prim, e non solo prime, circonferenze dell'hinterland. Io penso che parlare ancora di ecopass, anche dopo i dati fallimentari della sua prima applicazione, e non per causa solamente delle molteplici deroghe, molte, emesse, da imputarsi, comunque e certamente non im modo doloso, all'ex assessore Croci, sia errato in quanto la conseguenza finale è quella di non azionare un elemento deterrente per chi utilizza l'auto e di gravare sulle casse di poveri pendolari che sono costretti a utilizzare il proprio mezzo privato, in quanto l'utilizzo del trasporto pubblico rimane non conveniente, non competitivo. Rimane non conveniente perchè, appunto, il problema della mobilità milanese non è solo quella di non avere mai adottato una logica di dialogo e di convergenza armonizzante con le politiche promosse dagli altri comuni dell'area metropolitana, ma è strutturale, come sostiene più volte l'architetto e urbanista Giuseppe Boatti. Occorrono nuove infrastrutture che possano assorbire l'alta richiesta di mobilità all'interno dell'area provinciale. Occorre, quindi, costruire nuove piste ciclabili, di questo giustamente se ne parla in uno dei quesiti, come anche di finire e ultimare le reti metropolitane in sospeso, la linea 4 e la linea 5, magari rivedendo alcuni passaggi che risultano essere vani. Occorre promuovere un collegamento della rete dei trasporti pubblici di tipo circolare e non centripeto, come avviene nella maggioranza delle linee metropolitane. Occorre investirte maggiormente e intensificare le corse del passante ferroviario, come nelle grandi città europee, Parigi, Londra, Berlino. Occorre avanzare una proposta che elimini il prezzo cumulativo, assurdo, insensato nella nostra contemporaneità e nella geografia dei bisogni e delle necessità sociali attuali, che fà sì che per andare a Sesto San Giovanni debba pagare un aggiuntivo. Occorre creare nuovi parcheggi non pertinenziali all'uscita della città e garantire trasporti pubblici per coloro che vengono in città, lasciando l'automezzo all'entrata del Comune di Milano, recandosi con la metropolitana o la navetta alla propria sede lavorativa. Condivido l'esigenza di estendere l'orario della metropolitana, ma perchè non si parla, invece, sempre su esempio delle grandi città europee, di un servizio sostitutivo della metropolitana, che possa essere azionabile tutta la notte, efficace, funzionale, omogeneo, che copra tutte le stazioni, che possa essere individuato nel suo percorso, soggetto a una frequenza maggiore? Ricordo che la linea MM2 della Metropolitana Milanese è sprovvista di servizio sostitutivo tanto che se uno volesse ritornare a Cologno Monzese, per esempio, o a Gessate, dopo le 24,30 non può farlo se non tramite proprio autoveicolo o utilizzo del taxi. Perchè non si parla, infine, di incentivare il car sharing e il car pooling, magari tramite forme associative tra cittadine e cittadini, funzionale, quest'ultimo, a garantire un utilizzo collettivo della macchina, dato che esiste la logica tutta italiana del'uso privato e individuale dell'autovettura? Si potrebbe garantire la promozione di percorsi che possano trovare più persone interessate a utilizzare un unico mezzo privato di trasporto, così da ridurre il numero di veicoli presenti in città. Perchè non si incentivano i mezzi di trasporto pubblico eco sostenibili come ha fatto Firenze che ha addirittura intessuto un rapporto internazionale con Paesi dell'America Latina con intenti cooperativistici e solidali. Temo ancora che, seppure sia un interessante sasso nello stagno, nella stagnante politica assente nell'ambito della mobilità da parte dell'amministrazione comunale, il quesito referendario nel suo insieme organico e completo parta da proposte che sarebbero altamente valide ed efficaci se ci fossero stati passaggi precedenti che potessero soddisfare le esigenze strutturali della rete di trasporto pubblico, in un'ottica metropolitana, tramite anche un impegno virtuoso di rendere l'utilizzo del mezzo pubblico conveniente da ogni punto di vista (temporale, economico, sociale e culturale) rispetto all'utilizzo del mezzo privato. E' necessario fare fronte a tale situazione insostenibile della mobilità cittadina partendo dall'idea che serve dare avvio a una strategia totalmente innovativa e rivoluzionaria tale da dare struttura a percorsi molteplici armonici ed effettivi.

 

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 6 Giugno, 2010 - 11:01

Esempi amministrativi virtuosi contro l'omofobia: il caso Livorno

Livorno. Il Consiglio comunale approva mozione contro l'omofobia

http://www.arcigay.it/livorno-consiglio-comunale-approva-mozione-contro-l039omofobia

 

Livorno, 28 maggio 2010 - Il Consiglio Comunale ha approvato venerdì
28 maggio la mozione sull’Omofobia presentata dal consigliere Lamberto
Giannini. I voti favorevoli  sono stati 28 (SeL Pd IdV, CittavDiversa,
Confronto per Livorno, Rc, PdL.
Di seguito il testo della mozione. 
MOZIONE
per la prevenzione e la lotta all’omofobia e alla transfobia.
Premesso
che:
§ Il Parlamento Europeo il 18 gennaio 2006 ha approvato più
risoluzioni attraverso le quali invita gli Stati membri ad agire per
contrastare i diversi fenomeni in cui la omo-transfobia si manifesta –
P6_TA (2006)0018, P6_TA(2006)0273, P6_TA(2007)0167-;
§ La
Costituzione della Repubblica Italiana (art. 3) stabilisce che:
Ø tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;
Ø è compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
§ La Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani all’articolo 2, comma 1 recita: “Ad ogni individuo
spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente
Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di
colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di
altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o
di altra condizione.”
§ La Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione Europea (2000/C 364/01) all’articolo 1 recita: “La dignità
umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”. E
all’articolo 21 ribadisce: “E’ vietata qualsiasi forma di
discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore
della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche,
la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni
politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza
nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze
sessuali”.
Considerato che:
§ Il 17 maggio del 1991
l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato
l’omosessualità una “variante naturale del comportamento umano”.
§ Presso
il Parlamento Europeo è in preparazione una specifica direttiva sulla
prevenzione e la lotta all’omofobia, mentre presso la Commissione
Giustizia della Camera è allo studio un testo unificato per introdurre
nel Codice Penale il riconoscimento del reato inerente all’orientamento
sessuale della persona offesa dal reato e all’identità di genere.
§ Una
cultura diffusa ancora oggi anche in Italia spinge a considerare le
persone omosessuali, transessuali e transgender come perverse o malate,
rendendole spesso oggetto di scherno e discriminazione e obbligandole a
nascondersi e spesso a rinunciare, per paura di essere scoperte, al
diritto di denunciare maltrattamenti, percosse, furti o ricatti.
Tenuto
conto che:
§ In Italia non ci sono specifiche politiche tese a
contrastare le forme di discriminazione nei confronti delle persone
omosessuali, transessuali o transgender e non esistono dati statistici
utili per valutare il fenomeno.
§ I dati statistici (2009)
dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali dimostrano che l’omofobia è
un fenomeno socialmente in piena diffusione nei paesi europei ed in
molti casi tollerata se non sostenuta apertamente da esponenti politici
ed istituzionali;
§ La lotta all’omofobia e alla transfobia non
riguarda solo le persone omosessuali, transessuali o transgender, ma
interessa l’autorità pubblica e la volontà collettiva della società,
soprattutto se si considera che le difficoltà hanno spesso inizio sin
dalla scuola, non sempre adeguatamente preparata ad affrontare
l’argomento;
§ I ripetuti e recenti episodi di violenza e di
aggressione omofobica e transfobica dimostrano senza ombra di dubbio e
con drammatica evidenza il clima di intolleranza e insicurezza cui è
sottoposta l’intera categoria dei cittadini omosessuali, transessuali o
transgender.
Tutto ciò premesso e considerato,
Il Consiglio
Comunale di Livorno
plaude e sostiene
L’iniziativa dell’Italia
di aderire alla proposta di decriminalizzazione universale
dell’omosessualità presso l’ONU, presentata dalla presidenza di turno
francese dell’Unione Europea, e accolta da tutti gli altri Paesi
dell’Unione Europea.
Sollecita il Parlamento Italiano
All’approvazione
di una normativa specifica che tuteli le cittadine ed i cittadini
contro ogni forma di manifestazione di tipo omofonico e transfobico;
Invita
il Governo Italiano:
Ø a contrastare il fenomeno dell’omofobia e
della transfobia con iniziative formative nelle scuole, nella pubblica
amministrazione, tra le forze dell’ordine nonché nei luoghi di lavoro
con specifici programmi di “diversity management”;
Ø a dotare l’ISTAT
dei fondi necessari per il finanziamento dell’indagine contro le
discriminazioni per orientamento sessuale, cancellando il taglio
apportato per finanziare l’abolizione dell’ICI;
Ø a promuovere
l’introduzione nei programmi di ogni ordine e grado di elementi
formativi che conferiscano agli studenti autonomia e capacità d’analisi,
nonché spirito critico contro ogni forma di violenza e di
discriminazione basata sull’identità di genere o sull’orientamento
sessuale, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione delle
persone e a verificare che le istituzioni scolastiche controllino il
materiale scolastico adottato dai docenti affinché non contenga
stereotipi sessisti o discriminatori.
Impegna la Giunta
Ø ad
adottare iniziative utili a far si che la giornata mondiale contro
l’omofobia abbia nel territorio un’adeguata risonanza e veda il massimo
coinvolgimento delle istituzioni regionali;
Ø a promuovere anche in
coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore,
iniziative destinate a sensibilizzare l’opinione pubblica verso la
cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli
atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica;
Ø a
promuovere interventi nella scuola, in collaborazione con gli organismi
istituzionali di competenza, affinché l’istituzione deputata
all’educazione dei futuri cittadini sviluppi una cultura della diversità
e operi quindi quale luogo principale per lo sviluppo di iniziative
dedicate alla lotta contro le discriminazioni.

Arcigay Livorno
Calogero Cavataio

Venerdì, 4 Giugno, 2010 - 10:59

OGGI 4 giugno: A FIANCO DELLA FREEDOM FLOTILLA, giornata di mobilitazione nazionale

VENERDI’ 4 GIUGNO
GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

MANIFESTAZIONE A MILANO
 ORE 17,30 IN PIAZZA SAN BABILA

A FIANCO DELLA FREEDOM FLOTILLA
SCENDIAMO IN PIAZZA
CONTRO I CRIMINI ISRAELIANI

All’alba del 31 maggio la Marina militare israeliana ha attaccato in acque internazionali le navi della Freedom Flotilla che, con 10.000 tonnellate di aiuti umanitari e circa 700 attivisti internazionali a bordo, si dirigevano verso le coste di Gaza. L’assalto ha provocato una strage tra gli internazionali, decine di feriti e il sequestro degli attivisti; a diverse ore dall’attacco non si hanno ancora notizie sulle loro condizioni, se non che sono ancora rinchiusi nelle prigioni israeliane del deserto del Neghev. 
Con l’arrembaggio delle navi della Freedom Flotilla, cariche di civili, armati unicamente della loro solidarietà alla popolazione palestinese di Gaza da tre anni sotto embargo, Israele ha compiuto un vero e proprio atto di pirateria e di palese violazione del diritto internazionale. Come durante l’operazione Piombo Fuso, che a cavallo tra il 2008 e il 2009 ha provocato l’uccisione di oltre 1.400 palestinesi di Gaza e il ferimento di oltre 5.000, lo Stato di Israele continua a ritenersi sollevato da ogni regola del diritto internazionale, fino a compiere atti di terrorismo di Stato come quello che ha violentemente bloccato le imbarcazioni della Freedom Flotilla.
Nel nostro paese, come in tutto il mondo, tante manifestazioni hanno espresso una determinata protesta contro l’arroganza e la violenza militare israeliana e contro l’atteggiamento di una comunità internazionale che continua a rendersi complice garantendo l’impunità ai crimini di un paese ancora una volta immune da atti concreti di condanna delle sue politiche. Continueremo a scendere in piazza e invitiamo alla mobilitazione in tutte le città italiane finché tutti gli attivisti internazionali sequestrati da Israele non saranno liberati. 
Israele non può rimanere impunita
Basta con il blocco di Gaza
Basta con l’occupazione

Comunità palestinese della Lombardia; Associazione dei palestinesi in Italia;
Reti milanesi di solidarietà con la Palestina

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