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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 10 Marzo, 2007 - 16:28

Vota No alla guerra in Afghanistan!!!

Alla vigilia del voto in Parlamento
Dario Fo, Alex Zanotelli, Beppe Grillo e altri 300: "Votate NO alla guerra in Afghanistan!"
Se lo condividete, vi chiedo di sottoscriverlo inviando il vostro nome, cognome e professione all'indirizzo mail "nobasenoguerra@gmail.com".
Sabina Guzzanti
8 marzo 2007
Ho ricevuto questo intenso appello che chiede al governo di rivedere al più presto la politica estera del nostro paese: ci vuole un coraggioso no alla guerra in Afghanistan e alla base Dal Molin di Vicenza.
L'appello è promosso da Teresa Mattei - Partigiana e membro della Costituente, Padre Alex Zanotelli, Vauro - Emergency e giornalista, Giorgio Cremaschi, segretario nazionale FIOM-CGIL e Mauro Revelli, scrittore.
In queste ore stanno aderendo molti intellettuali e personalità del mondo dell'arte e delle scienze.
Se lo condividete, vi chiedo di sottoscriverlo inviando il vostro nome, cognome e professione all'indirizzo mail "nobasenoguerra@gmail.com".
E' necessario manifestare il nostro dissenso, e quindi importante diffondere questo messaggio, farlo firmare a più persone possibili, affinchè diventi un coro di voci per la pace e la fine di tutte le guerre.
Siamo donne e uomini impegnati da sempre per la pace. Abbiamo marciato in questi anni nelle straordinarie manifestazioni contro la guerra globale divampata in Iraq ma nata nel 2001 in Afghanistan. Lo abbiamo fatto nella convinzione che la guerra deve uscire dalla storia e che la politica si riduce a gestione tecnica se non fa di questo obiettivo, di questa grande aspirazione umana la sua bussola regolatrice.
Quando nel 2006 abbiamo contribuito, ciascuna e ciascuno nel suo ambito e con le modalità proprie, a sconfiggere Berlusconi e le destre lo abbiamo fatto anche in nome della pace di quell'impegno, con la speranza che si sarebbe potuto iniziare a cambiare strada. Il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq ce lo ha fatto sperare. E invece oggi guardiamo con sconcerto alle scelte dell'attuale governo in politica estera e militare: mantenimento delle truppe in Afghanistan, al seguito della guerra statunitense. Piena fedeltà alla Nato, aumento spropositato delle spese militari fino alla sciagurata decisione di permettere la costruzione di una nuova base (e non allargamento!!) Usa a Vicenza; intesa di assemblare in Italia, presso Novara, i micidiali bombardieri Joint Strike Fighter, acquistati dagli Stati Uniti per la bellezza di 13 miliardi di euro! La costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra e che per di più siamo in Afghanistan come missione di pace. E allora che cosa ce ne facciamo di aerei d'attacco e distruzione che possono trasportare testate atomiche? Bisogna fermarsi, fermarsi e riflettere.
Bisogna ricostruire una connessione con il proprio popolo e il proprio elettorato. Crediamo che la sacrosanta protesta della popolazione di Vicenza vada non solo sostenuta ma ascoltata e indurre il governo a cambiare idea. Così come crediamo che l'avventura senza ritorno della guerra in Afghanistan debba cessare.
Invitiamo il governo e i politici tutti ad ascoltare queste parole e invitiamo i deputati e i senatori che hanno creduto alla lotta per la pace di essere conseguenti con le loro idee votando no al rifinanziamento della missione in Afghanistan.
Se qualcuno pensa che dalla base di Vicenza debbano partire le forze d'azione per ogni tipo di guerra mediorientale ed esportare "un cimitero di pace e democrazia"in cambio di petrolio e di quotidiani massacri, noi pensiamo che dalla guerra bisogna invece cominciare a uscire.
On.Teresa Mattei- Partigiana e membro della Costituente,
Padre Alex Zanotelli,
Vauro - emergency, giornalista,
Gianni Minà - giornalista,
Giorgio Cremaschi - segretario nazionale FIOM - CGIL,
Marco Revelli - scrittore
HANNO ADERITO
Beppe Grillo - Partigiano della Comunicazione
Moni Ovadia - attore e autore,
Mario Monicelli - regista,
Giulietto Chiesa - giornalista europarlamentare,
Silvano Agosti- regista,
Paolo Rossi - attore, cantante, autore
Valentino Parlato- giornalista,
Dario Fo- Premio Nobel per la letteratura,
Jacopo Fo - scrittore,
Stefano Benni - scrittore,
Stefano Tassinari - scrittore,
Manlio Dinucci - saggista,
Padre Alberto Maggi - biblista,
Prof.Margherita Rubino - docente universitaria Università di Genova
Prof. Aldo Ferrara, docente universitario Università di Siena presidente CESAER
Prof. Silvia Ferrara PhD Junior Yellow Research Sant John College Oxford
Prof. Domenico Losurdo docente Storia della Filosofia Urbino - Presidente Ass. internazionale Hegel- Marx
Prof. Angelo d'Orsi, storico, docente Università di Torino
Sabina Guzzanti - attrice, scrittrice
Francesco(Pancho) Pardi prof.Universitario
Maria Ricciardi Giannoni, Presidente Associazione Liberacittadinanza
Ascanio Celestini, attore autore
Prof. Gianni Tamino - docente diritto ambientale Università di Padova
Alessanfro Fo- docente di Lingua e Letteratura Latina Università di Siena
Massimo Zucchetti, ingegnere, docente Politecnico di Torino
Anna Nufrio, architetto, Professore Politecnico di Milano
Don Andrea Gallo Coordinatore Comunità S.Benedetto Genova
Beppe Castronovo (Presidente Consiglio Comunale di Torino)
Gentucca Bini, stilista
Stefano Bini, architetto
Mariangela Nova, costumista
Edda Boletti- girotondi,
Umberto Giani Università di Napoli "Federico II
Pasqualini Gianluca consigliere di maggioranza (ds) comune San Benedetto del Tronto (AP)
Fausta Ferraro, docente universitario Napoli "Federico II
Giuseppe Mosconi, Ordinario di Sociologia del diritto, Università di Padova
Laura Baldelli membro esecutivo nazionale di Proteofaresapere FLC CGIL
Dott Giorgio Pederzani Medico di medicina generale Parma
Giovanni Giovannelli, avvocato
Davide Ferrario, regista
Monica Lambrou - avvocato
Lia Grandi - ingegnere
Lucio Coppari - Fotografo
Daniele Salvatore, musicista, docente Conservatorio BO
Pasqualini Sandro Funzionario Pubblico
Ilaria lazzeri redattrice editoriale
Pierpaolo Loi, maestro
Gavina Galleri, maestra
Nelly Cosenza insegnante di S.Media Superiore
Marco Gabbianelli dottore commercialista
Puccini Michele, Operaio
Thea Valentina Gardellin
Doriana Goracci
Livraga Giancarlo
Miola Maria Pia
Livraga Giovanni
Livraga Matteo
Livraga Chiara
Angelo Radaelli
Antonio Bachetti
Silvia Branca
Fabio Baroncini impiegato
Valentina Langella
Nicoletta Oldoni - Impiegata
Claudia Nuozzi, impiegata
Claudio Anselmino
Marco Mureddu, ingegnere
Davide Vottero , insegnante
Francesca Tagliaferro, casalinga
Elvio Omar Serr, chef
Michele Colombino, studente
Irena Pancirov.
Massimo Giorni, impiegato
Clara Sabatini dipendente comunale
Vito Martinelli, impiegato
Valentina Castello, traduttrice freelance
Catalano Daniele, impiegato
carlo tagliacozzo
Luigi Mozzillo, studente
Enrico Parizzi, musicista
Giuseppe Aragno, storico
LeoNilde Barabba, pittrice
Antonio Grasso,
Piero Mucilli, musicista
Tommaso Bertolini, impiegato
Giovanni Rattini- impiegato
Marco Di Tosto, studente universitario
Federica Del Santo, imprenditrice
Carmen Ventura
Irene Campagna
Giovanna Gavelli, coordinatore formazione professionale
Mario Bonica, animatore culturale
Sabrina Mattiola
Marco Zappone, impiegato
Laura Brusisco, infermiera
Monica Masiero, Architetto
Mauro Farris, libero professionista
Pierpaolo Lippi, promotore finanziario
antonio lombardo,impiegato
Lidia Gambino, studentessa
Vicari Guido, operatore informatico
Rossana Cau, insegnante
Marta Gatti, Maestra elementare
Tiziana Nuozzi, Libero professionista
fausto palomba, naturalista e vulcanologo
Jacopo Masi
Pietro Nivoi
Manuela Donati, mamma
Andrea Cacopardo, impiegato
laura lozzi, insegnante
Ada Donno, Docente di Latino e Greco
Antonio Frassini, ginecologo
Renato Lovato, impiegato Tecnico
daniele bottura
Fausto Renaldo, impiegato
Giuseppe Mirabella - insegnante in pensione
Massimo Pedrazzi, impiegato
Alessandro Graziani, studente
Marisa Masucci
Maria Maestrelli, impiegata di banca
Valeria Sanchini, cooperante in Guatemala
Laura Gerevini, Impiegata comunale
Donatella Zandonai, pensionata
Valentina Giannotti, studente
Paolo Gaddini, studente/educatore
Montani Mauro, pensionato
Cristina Tonsig, studentessa
Emanuele Brianti, Ricercatore Universitario
Paolo Albanese - fotografo
Vincenzo Marco Carnazzo, Programmatore informatico
Fiorenza Maria Angela Calonici, consulente legale
Micòl Savia, avvocato
Moser Massimo, educatore
Rita Stella Mobilio, insegnante
Nicola Alessi, sistemista
andrea pinzani, operaio
Maria Menelao
Franca Franchini, insegnante
Elisa Grandi, impiegata.
Maria Grazia Camilletti, insegnante
Andrea Seminatore, impiegato
Di Giacinto Vittorio
Saverio Maggio
Roberta Roberti, insegnante
Pamela Schievenin, studente
Arianna Cominu, studentessa
Fabris Mario pensionato
Barbara Zanetti - insegnante
Annalisa Mantovani - studentessa
Elena Rombi
Giovanni Piero Papanà - attore
Paolo Albucci - cooperante ACRA
Giuliano Bugani - operaio e giornalista
M.Cristina Lauretti
Marco Girotto - Impiegato
Fabio Bovi, Informatico
Galietti Vincenzo
Giorgia Brini, chimico
Crisafi Letteria, pensionata
Caterina d'Elia
Mariagiulia Giuffrè, studentessa
Antonio Grassedonio, assistente universitario
Giuseppe Ivan, Candela
Riccardo Rossi, commerciante
Chiara Scaraggi, studentessa
Vittoria Ravagli, pensionata poeta
Manicardi Monica, barista
Monica Piacentini, impiegata.
Myriam Mereu, studentessa.
Pasquale Vollo
Roberto Marras, Insegnante di Lettere
Giuseppe de Siati bibliotecario/traduttore
Lucio Maccani, ingegnere
Piergiuseppe Moretti, coltivatore diretto
Adriano Meloni, artigiano
Lorenzo Fattori, studente
Ettore Costa, artigiano
Gian Paolo Bandinelli, pensionato
Vittorio Tavini, traduttore
Alice Miglioli, studentessa
Melissa Perrone, giornalista
Gianpaolo Ario, impiegato
Ilaria Tachis
Luigi Porchi, pensionato
Stefano Vincelli, Dottore Forestale.
Monica Stagnaro, disoccupata
Adriano Fico, imprenditore
Maria Martino, studentessa
Aldo Sarnataro, stagista
Alessandro Marescotti, insegnante
Elena Salvati, donna,moglie,ricercatrice, commerciante
e altre centinaia di cui stiamo trascrivendo i nomi!!!!...
SONO ARRIVATE IN POCHE ORE OLTRE 300 ADESIONI. ANCHE BEPPE GRILLO PUBBLICHERA' APPELLO E RACCOGLIERA' FIRME. A CHE NUMERO ARRIVEREMO?
FORZAAAAAA!
DIFFONDERE, DIFFONDERE, DIFFONDERE!

Sabato, 10 Marzo, 2007 - 14:48

Liberare la musica giovanile

Mezzanima.
Intervista ad un esponente di un'associazione di gruppi musicali che si propone di smuovere un po' le acque in un settore caratterizzato dallo strapotere delle multinazionali e dalla chiusura del sistema verso i giovani e i loro bisogni. REDS. Aprile 2001.

1. Ci descrivi le attività della tua associazione, chi siete e cosa vi proponete?
La nostra associazione nasce da artisti per artisti e dal bisogno di diffondere il più possibile l'arte che cresce al di fuori dei consueti canali, rendendola così più visibile e fruibile. La creatività è una componente fondamentale degli individui e il nostro intento è di liberarla da tutto ciò che la comprime sprigionandone tutto l'enorme potenziale. Le attività vanno dalla musica (il settore di cui mi occupo personalmente e che per ora è preminente), al teatro, pittura, scrittura, ecc.

2. Che tipo di musica fanno i gruppi che aderiscono all'associazione?

Siamo agli albori dell'associazione, quindi i gruppi musicali sono quelli che si sono fatti promotori dell'iniziativa: i "GIUDABASSO", storico gruppo reggae di Milano, la "BARACCA DEI PAZZI" (SKA) e "THE BIG FUCKIN' FAMILY" (funky-rock '70) sono gruppi patchanka, che raccolgono e miscelano varie influenze della musica nera afro-americana a ritmi folk; poi i "MERCANTI DI LIQUORE", altro storico gruppo per anni tributo a De André; successivamente si sono aggiunti i "CIAORINO" (cover di Rino Gaetano, anche in situazione teatrale), gli "STREETSBEATERS" (funky) ed i "KECH" (brit-pop). Riassumendo possiamo quindi dire che non esiste un genere particolare a cui facciamo riferimento; le componenti fondamentali per entrare a far parte dell'associazione sono: la qualità, l'originalità (i gruppi cover devono riproporre autori insoliti) e i contenuti culturalmente evoluti. Restano quindi fuori la musica leggera e commerciale in generale.

3. La musica è un momento importante della particolare cultura giovanile, e spesso veicola, magari indirettamente, una forte carica di opposizione al sistema. Forse per questo il mondo "adulto" non facilita in nulla la possibilità per i giovani di suonare, anzi. Secondo te quali dovrebbero essere le rivendicazioni che un movimento politico che volesse battersi per gli specifici interessi dei giovani, dovrebbe portare avanti per facilitarne l'espressione musicale?
Necessiteremmo di una rivoluzione culturale a 360°..sicuramente la cultura è spesso un "disvalore" in questa società, poiché non produce profitti; ribaltare questo concetto è il primo passo da compiere. In questo contesto serve un accesso più facilitato agli strumenti, sale prova a costi minimi per esempio; non è infatti sufficiente fornire la struttura se poi non si mettono in condizione i giovani di poter sostenere le spese così come non basta aprire una biblioteca per far leggere di più. Serve inoltre, in particolare a Milano, la creazione di spazi adatti per concerti. E' evidente, comunque, che tutto si lega ad un discorso più generale anche perché se così non fosse le discoteche sarebbero vuote.
4. Da una parte gli "adulti" ostacolano la libera espressione dei giovani, dall'altra vi sono imprese capitaliste che vi lucrano nelle sue varie fasi (produzione, distribuzione, ecc.). Ci spieghi quali sono i meccanismi attraverso cui l'"economia di mercato" limita e condiziona l'approccio dei giovani alla musica?
Tutto è in funzione del commercio, la musica è un prodotto; per di più in Italia il settore è completamente impreparato ed arroccato su formule standard, ossia ripropongono la stessa solfa da anni. Quando va bene devi aspettare per anni perché prima viene San Remo, poi bisogna promuovere Albano e infine arrivi tu: ma la tua musica non va bene e deve essere mediata dal produttore per essere vendibile. Poi, chissà, se decidono di puntare su di te forse ne trovi una copia da VIRGIN in Duomo, forse no. Autoprodursi è molto meglio (chi tra noi ha già fatto le due esperienze ve lo può confermare conti alla mano) ma anche qui il grosso problema sta nella distribuzione, nonostante esistano realtà isolate in questo campo. L'autoproduzione implica poi una forza che raramente un gruppo ha da solo, per questo l'unione di più gruppi potrebbe essere la nostra forza.

5. I fenomeni musicali dei quali stiamo parlando in questa intervista sono profondamente legati al mondo dei giovani, ma, per quanto riguarda la "produzione", ci pare di vedere una netta discriminazione delle ragazze: di band musicali femminili se ne vedono pochine in giro. Cosa è che tiene lontane le ragazze dall'espressione musicale? Cosa si potrebbe fare per facilitare loro l'accesso?

La musica riflette i problemi della società in cui vive. Se per un maschio l'ostacolo della famiglia è già insopportabile, per una ragazza è quasi sempre insostenibile. E' altrettanto vero che tra i musicisti troppo spesso c'è il luogo comune che le ragazze dividano, o che abbiano una rivalità più accesa nei confronti di altre ragazze della stessa band; ovviamente sono cazzate che nascono da altre parti.

6. I centri sociali hanno rappresentato nella prima metà degli anni novanta un momento importante dello scontro generazionale e dunque hanno rappresentato anche un momento di liberazione dell'espressività, anche musicale, dei giovani. E' ancora così oggi?
Sicuramente. Oggi sono ancora l'unica realtà in cui tutti riescono a trovare uno spazio. Per questo dobbiamo sostenerci a vicenda: se uno dei due perdesse le ragioni di partenza (quella d'aggregazione sociale da una parte e d'espressione libera e critica dall'altra) resterebbe il vuoto. Questo rischio è attuale più che mai.

7. Ultimamente ha fatto parecchio rumore la questione di Napster, che richiama più in generale la questione del potere delle multinazionali e della possibilità di accesso da parte dei giovani alla musica. Ce ne puoi parlare?

Esprimo qui un parere personale: gli autori hanno fatto un gran casino poiché, a loro dire, viene leso il diritto di riscossione per ciò che è il loro lavoro. La musica costa fatica e anni d'impegno, ma le cose non stanno così; in particolar modo in Italia i CD superano il costo di 40.000 Lire e sarebbe bene chiedersi perché e dove finiscono le grosse percentuali di guadagno sulle vendite, piuttosto che negare ad uno studente o ad un lavoratore l'ascolto della propria produzione. Non stravedo per Napster, ma credo che l'arte debba essere per tutti e per tutti i portafogli.

8. Abbiamo approfittato di questa intervista per approfondire i temi di interesse di questa rivista (che considera esistano più piani di oppressione sociale, ognuno con la propria specificità, e tra queste l'oppressione generazionale). Ora per concludere però torniamo a bomba.
Poniamo che esista un circolo del PRC o un sindacato o una associazione che abbia letto questa intervista e che si stia domandando: "bene, c'è questa associazione di gruppi musicali, per noi che vogliamo organizzare una festa con concerti, che ha da offrirci?" Puoi essere molto pratico nella risposta?

Queste realtà sono quelle a cui ci sentiamo più vicini: spesso associazioni o centri sociali sputano sangue per fare iniziative in cui dare visibilità ad un tema, o più semplicemente a se stessi, finendo con l'essere assorbiti dalla gestione organizzativa al punto che non solo chi vede, ma anche chi suona non sa perché è lì e perché lo sta facendo. Per questo, spesso, aiutiamo a costruire un'iniziativa occupandoci del service, del palco, dei gruppi e, purtroppo, anche della S.I.A.E. insomma, ciò che ci ha spinto a costituire l'associazione è il fatto che siamo stanchi di attaccare un "JACK" all'amplificatore e basta...
Al più presto allestiremo un sito dell'associazione, per adesso potete rivolgervi a:
starpes@yahoo.com o telefonare al 347/4824871
o visitare i seguenti siti:

Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 17:47

Aggiornamento Prolungamento M3 a Paullo- Petizione

RAGGIUNTE  2192 Adesioni

NEWS PROLUNGAMENTO M3:•
Il 28 febbraio u.s. vi è stata la prima riunione del costituendo Comitato per il prolungamento M3 a Paullo: "CPM3". 
Si è definito e discusso ampiamente circa il primario obiettivo da perseguire in questa prima fase: vale a dire quali azioni e iniziative mettere in atto al fine di raccogliere il massimo numero di adesioni possibili alla petizione.
E’ stato proposto quanto segue:
Predisposizione di postazioni per la raccolta adesioni in eventi nei quali vi sia un'elevata presenza di persone


Predisposizione di fogli cartacei appositamente predisposti al fine di raccogliere le adesioni di coloro che non hanno possibilità di accedere alla rete.

Queste ultime iniziative verranno trattate, organizzate e poste in essere non appena il Comitato si sarà ufficialmente costituito e avrà una propria "personalità giuridica"  che consentirà, eventualmente, di gestire e affrontare con la massima tranquillità, le necessarie e preventive prassi burocratiche (inoltro dei Permessi al Comune e quantaltro utile).

Si è discusso circa l'importanza che ogni membro del Comitato si impegni  affinché nella propria zona di competenza si raccolgano altri cittadini che, condividendo l’iniziativa, si adoperino e collaborino per la promozione della petizione sul territorio. Sarebbe auspicabile che anche tali persone entrassero a far parte del Comitato, seppure il nucleo direttivo, per ovvie ragioni, si penserebbe di mantenerlo limitato ad una decina di membri al massimo. Almeno in tale fase iniziale.
  affinché nella propria zona di competenza si raccolgano altri cittadini che, condividendo l’iniziativa, si adoperino e collaborino per la promozione della petizione sul territorio. Sarebbe auspicabile che anche tali persone entrassero a far parte del Comitato, seppure il nucleo direttivo, per ovvie ragioni, si penserebbe di mantenerlo limitato ad una decina di membri al massimo. Almeno in tale fase iniziale.
Le zone del territorio attualmente coperte dagli attuali membri sono: Mombretto, Zelo B.P., Merlino, Paullo, Tribiano. Si è convenuto che sarebbe utile ampliare tali attuali aree allargando la partecipazione ad altri collaboratori che risiedano in altre zone dell’asse Paullese (Spino, Peschiera, Crema,  San Donato, Pantigliate ecc.)
Si è convenuto che sarebbe utile ampliare tali attuali aree allargando la partecipazione ad altri collaboratori che risiedano in altre zone dell’asse Paullese ecc.)
Rivolgiamo un'appello in particolare a chi risiede in tali zone: chi fosse interessato, seriamente, puo' ancora entrare a far parte del CPM3.
.
Sarà creato un "Logo" dell’associazione e tutte le comunicazioni dovranno riportarlo insieme alla chiara indicazione della denominazione del Comitato.
Si condivide l’idea di di organizzare una "Rassegna stampa" ben organizzata, cronologica, a disposizione di tutti, diffondendola attraverso il sito e via mail.
Si è convenuto di redarre un documento efficace ed esaustivo contenente i punti di forza  alla base della richiesta del prolungamento della metropolitana Linea 3, attraverso i quali ognuno possa conoscere anche gli aspetti tecnici e le motivazioni meno evidenti, ma non meno importanti, attraverso i quali si possa tutti essere convincenti, sfidanti, sintetici, ma esaustivi nell'affrontare le varie tipologie di pubblici e referenti.
I presenti, o una loro rappresentanza, convengono sia utile partecipare all’incontro del 13 MARZO 2007, organizzato dal movimento di DiPietro, sul tema "Soluzioni possibili nei sistemi di trasporto  " a cui sono invitate le varie associazioni, enti locali. Potrebbe essere un'occasione utile per pubblicizzare i nostri obiettivi e denunciare la situazione in cui versa la "Paullese".
Il convegno si terrà presso:
Auditorium S. Carlo, ore 20.15 (C.so Matteotti 14, zona P.zza S. Babila)
Dott. Giovanni Di Simine, Presidente Regionale Legambiente
Dott. Luigi Riccardi, Presidente FIAB
Dott. Massimo Ferrari, Presidente ATP
Dott. Basilio Rizzo, Consigliere Comune di Milano
Dott. Alberto Tedeschi, Policlinico di Milano
Moderatore: Egidio Pedrini, Commissione Trasporti alla Camera
Egidio Pedrini, Commissione Trasporti alla Camera
Lo stato attuale del progetto prolungamento M3 impone e rivaluta la nostra iniziativa della petizione.

Fatevi a vostra volta promotori e diffondetela quanto piu' possibile.

L'obbiettivo che dobbiamo raggiungere, nel piu' breve tempo possibile, è quello delle 5.000 adesioni.
Non è impossibile se calcoliamo il numero dei Comuni sulla Paullese.

Invio a tutti  un cordiale saluto.
Franco Valenzano
Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 17:19

per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo

Diamoci un appuntamento per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo
Le reti e le associazioni milanesi del movimento per la pace invitano tutte/i a partecipare

Lunedì 12 marzo - dalle ore 18.00 in Piazza S.Babila

Presidio/Manifestazione
LIBERARE LA PACE! LIBERTA’ PER L’INFORMAZIONE!
LIBERTA' PER DANIELE MASTROGIACOMO E PER GLI ALTRI OSTAGGI DELLA GUERRA
PACE E LIBERTA' PER IL POPOLO AFGHANO E TUTTE LE DONNE E GLI UOMINI VITTIME DELLA GUERRA
Invitiamo le associazioni e le reti milanesi, le cittadine e i cittadini  a far circolare l’informazione e a partecipare
Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 16:58

dossier sulla caccia

Italia, Belpaese anche per l’enorme patrimonio di biodiversità, con ben 94.771 specie diverse di animali, ma che ad ogni chiusura della stagione venatoria svela un atteggiamento ‘contronatura’. Italia, paese dove ancora si spara ad aquile e lontre, come è accaduto in questa stagione di caccia, dove decade persino il decreto che tentava di farci entrare in Europa, vietando di sparare nelle aree SIC e ZPS (tutelate dalle norme comunitarie), a causa dell’ostruzionismo in un Parlamento che non fa in tempo a convertirlo in legge, dove ben 13 regioni abusano del meccanismo delle deroghe per uccidere a specie protette come peppole e fringuelli e allungano i periodi di caccia previsti dalla legge nazionale.
Italia dove si è ancora costretti ad attribuire a 3 regioni, Liguria, Veneto e Toscana, la MAGLIA NERA per aver emanato leggi sulla caccia, piani faunistici venatori e attuazione della direttiva Uccelli dell’Unione Europea in totale contrasto con le norme comunitarie. Italia, dove il diritto di chi imbraccia il fucile (e che rappresenta meno dell’1% della popolazione) prevale sugli altri cittadini quando si tratta di entrare in terreni privati in virtù di un assurdo articolo del Codice Civile in palese violazione delle leggi sulla proprietà privata. Italia, paese dove è ancora necessario lo sforzo di centinaia di guardie volontarie venatorie per contrastare il bracconaggio che vede nelle aree più calde, come le Valli Bresciane, lo Stretto di Messina, l’Isola d’Ischia, il Delta del Po, le lagune pugliesi, trasformare l’esercizio della caccia in attività illegale. Italia dove si spara persino da bunker interrati, si seminano trappole, lacci, reti, si ingannano uccelli di pochi grammi con richiami vivi o elettromagnetici vietati dalla legge e che fanno recapitare migliaia di animali feriti o uccisi ai Centri di recupero. Italia dove il bilancio del bracconaggio, un viziaccio tutto italiano, ancora una volta è in nero. Il fenomeno, ricorda il WWF, sta portando sull’orlo dell’estinzione almeno 10 specie protette: orso bruno marsicano, grifone, falco pecchiaiolo e altri uccelli migratori, istrice, lontra, lince, lupo, gallina prataiola e persino il dattero di mare.

E’ questa la triste sintesi del Dossier del WWF “Radiografia di un paese contronatura e fuori dall’Europa” presentato oggi presso il Centro di Recupero Animali Selvatici della Maremma di Semproniano (Grosseto), alla vigilia della chiusura della stagione venatoria 2006-2007 che vedrà sparare l’ultima cartuccia il prossimo 31 gennaio.

“E’ urgente invertire la rotta di un paese dove la quasi totale maggioranza degli italiani è persino contraria a qualsiasi attività venatoria e ricondurre questa attività a semplice esercizio ricreativo riducendo il suo forte impatto, insieme al bracconaggio, sulla fauna” – ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia

Il WWF indica 4 semplici richieste:
- alle Regioni, alle quali chiediamo di rispettare le leggi europee e quelle della natura abbandonando la tentazione di ottenere consensi elettorali in cambio delle concessioni ai cacciatori;
- al Parlamento e al Governo che devono approvare rapidamente le norme che applicano la Direttiva Habitat sulla fauna e habitat naturali (anche per evitare pesanti sanzioni dall’Unione Europea) e appoggiare la proposta di legge di modifica dell’art. 842 del Codice Civile che vieterebbe finalmente di cacciare nei terreni privati anche se non recintati;
- infine ai cacciatori ‘illuminati’ che devono uscire allo scoperto appoggiando le richieste delle associazioni e affrontando anche confronti pubblici sui possibili convergenze con amministratori locali e associazioni venatorie.

“Questo è forse il momento più favorevole per agire e lasciarsi alle spalle le polemiche strumentali e inutili e convergere finalmente tutti su un obiettivo comune che è quello di proteggere il nostro patrimonio comune di biodiversità che passa necessariamente attraverso la rigida regolamentazione dell’attività venatoria ed un appoggio forte con strumenti e mezzi alla lotta al bracconaggio. Il percorso è semplice: si tratta solo di una questione di buona volontà”, ha concluso Pratesi.

BRACCONAGGIO: ANCORA UN ANNO NERO
Al danno enorme dell’attività venatoria ‘legale’ per la fauna si aggiunge quello ben più grave e di proporzioni insostenibili connesso al bracconaggio che si manifesta regolarmente secondo una varietà infinita di pratiche. L’impennata dei ricoveri di animali protetti (migliaia ogni anno), soprattutto uccelli rapaci, in coincidenza con la stagione di caccia, è un segnale inconfutabile della grave commistione tra le due realtà. Quest’anno non sono mancati episodi eclatanti di uccisione o ferimento di aquile reali (Biondino-Lecco a gennaio, a novembre nel Bergamasco), di una lontra in Basilicata. Aperti ancora i ‘fronti’ più caldi, come le valli bresciane, le lagune del delta del Po nonostante siano all’interno della Rete natura 2000, dell’isola d’Ischia, dello stretto di Messina, delle lagune pugliesi. Le oltre 400 guardie volontarie venatorie del WWF, divise in 49 Nuclei provinciali su 4 regioni sono costrette ad un controllo serrato e svolgono funzioni di Polizia Giudiziaria in stretta collaborazione con l’Autorità giudiziaria. Appostamenti per scovare bracconieri e cacciatori poco attenti alle regole in condizioni totalmente disarmate: unici strumenti l radio trasmittenti, binocoli, macchine fotografiche, carta e penna ed un’infinita volontà.

I Campi antibracconaggio più difficili, quelli di Ischia dove dopo 10 anni di intensa attività il fenomeno di bracconaggio si è per fortuna ridotto quasi allo zero, quello delle Valli bresciane, una delle zone ancora a più alta intensità di bracconaggio d’Italia, dove le guardie pattugliano sia le montagne della Val Sabbia, Val Camonica e Val Trompia che le zone collinari e pianeggianti della parte meridionale della provincia. Nel 2006 qui sono stati sequestrati circa 2.000 animali protetti (fringuelli, pettirossi, rari beccofrosoni), 400 archetti (erano 4.000 nel 2002), 26 reti da uccellagione e oltre 500 trappole , 65 richiami elettroacustici in 3.500 ore di servizio.

http://www.wwf.it/Lombardia/news/2912007_8138.asp

Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 12:54

Digital divide: occorre sostenerlo!

www.beppegrillo.it

In Italia il digital divide aumenta implacabilmente rispetto all’Europa. Aumenta insieme agli stipendi e alle stock option dei manager di Telecom Italia. Negli Stati Uniti più del 50% delle famiglie ha la banda larga. La banda larga, non l’ADSL: la BANDALARGAAAA!!! In Italia ci sono zone dove non è coperto neppure il cellulare.
Il presidente dell’AIIP, i provider italiani, mi ha inviato questa lettera. Domani l’ AGCom e il Governo hanno la possibilità di cambiare le cose. Inviamogli una mail di sostegno:Agcom, Gentiloni, Sircana.

Caro Beppe,
come presidente dell’Associazione più rappresentativa dei Provider italiani, sento il dovere ed anche la necessità, di scriverti una lettera, per far conoscere ai tuoi affezionati lettori, le ragioni per cui il mercato della larga banda in Italia, non riesce a decollare, ragioni che abbiamo affrontato con molte iniziative con altre associazioni interessate al settore, dagli utenti agli operatori più piccoli.
I mali di Internet li conosciamo tutti: la copertura territoriale è limitata, ancora assente in numerosi alcune aree, mentre i prezzi rimangono tra i più alti d’Europa. Come se non bastasse, la nostra rete ATM è vetusta e satura al punto che nemmeno Telecom individua più un interesse a farci investimenti sopra. Vedi, caro Beppe, si parla tanto di VoIP e di IPTV ma sono in molti a non accorgersi che, qui da noi, mancano a volte, perfino le condizioni di base per accedere ad Internet.
Spesso associazioni di utenti ed associazioni di imprese hanno interessi contrapposti; in questo caso, invece, gli interessi sono allineati e le iniziative congiunte tra associazioni di operatori ed associazioni di utenti sono state numerose, per cercare di smuovere la situazione evitando che si perpetui quello che diceva Floris nel suo libro 'Monopoli': che il monopolio uscito dalla porta della telefonia rientri dalla finestra della larga banda.
Pensare che ci sono Paesi – dalla Corea al Giappone - che hanno fatto della larga banda una priorità nazionale. E senza andare troppo lontano, gia la vicina Danimarca riesce a vantare il primato di avere il maggior numero di linee a larga banda per abitante. Un esempio vincente che rappresenta un esempio da seguire e da riproporre subito, anche qui in Italia. Come? Semplicissimo.
Nei prossimi giorni l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) e il Governo sono chiamati a valutare l’opportunità di un provvedimento d’urgenza per adottare in Italia gli stessi prezzi applicati in Danimarca per l’offerta all’ingrosso, fatta a noi operatori e meglio nota come ‘Bitstream’. Questa offerta rappresenta un’occasione d’oro per far funzionare Internet in Italia.
La modalità Bitstream è importante, in Europa la maggioranza delle linee in larga banda degli operatori alternativi è realizzata con questa modalità, che ha il vantaggio di non duplicare la rete dove gia c’è, liberarando risorse per portare Internet dove manca.
Ecco spiegato perché decidere oggi i prezzi di vendita che Telecom applicherà agli operatori per l’offerta Bitstream, è un fatto non banale, che ha richiesto decine di riunioni e chilometri di carta, di lettere, di spostamenti e di continui rinvii. Pensa solo che Telecom si era impegnata a farlo entrare in vigore entro dicembre del 2005.
Ci siamo messi a studiare tutte le pratiche europee e finalmente una soluzione l’abbiamo trovata: si chiama Danimarca. Studi tecnici approfonditi ci confermano che quella danese è la migliore offerta di interconnessione, perché ha favorito la crescita del mercato e l’apertura della concorrenza. I fatti ci dicono che abbiamo ragione. Per ricreare in Italia lo stesso ambiente tecnologico danese, dobbiamo partire proprio dai prezzi all’ingrosso del Bitstream. Solo così avremo la speranza che si abbassino i prezzi al pubblico e che il mercato si apra ai benefici della concorrenza, andando a liberare risorse da investire nelle aree scoperte. Basta veramente poco, Beppe, ma non dipende più da noi. Lo deve fare AGCom: vogliamo i prezzi danesi, subito.”
Marco Fiorentino - Presidente AIIP

Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 12:52

Oro alla Patria per l'open source

www.beppegrillo.it

L’Italia ha bisogno di soldi. E io voglio sempre aiutarla. L’iniziativa: “Oro alla Patria” continua.
Le applicazioni software della Pubblica amministrazione non costeranno più niente. Non costano già più niente. Basta passare al software Open Source, software libero che non costa un euro. Nei ministeri, nelle regioni, nelle scuole, negli ospedali pubblici, nei tribunali, eccetera, eccetera.
Quanto spende lo Stato per comprare, aggiornare le applicazioni Microsoft? Da domani potrà costare zeroeuro. L’Europa si sta muovendo, come la Norvegia.
Chavez è già partito e entro il 2007 metà del settore pubblico venezuelano sarà Open Source. L’Open Source si può adottare subito, perchè aspettare?
Le amministrazioni pubbliche che lo hanno fatto, forse ci sono, mi contattino inviando una mail. Le citeremo tutte nel blog dopo una ispezione di tecnici di fiducia dei Meetup. Tutte le altre si diano una mossa perchè stanno buttando nel cesso le nostre tasse. Invito un ministro, chiunque voglia, a battere un colpo, a dare un esempio e scrivere a questo blog quando e come passerà all’Open Source e quanto farà risparmiare ai cittadini.
Belin, mi sto facendo un c..o così a studiare l’informatica per fare un po’ di risparmio. E i nostri dipendenti sono rimasti al pallottoliere. Questo è il vero problema. La loro forza dell’ignoranza unita alla nostra rassegnazione.
RESETTA Microsoft, passa all’Open Source.

Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 12:44

Petizione per favorire distributori di idrogeno

Petition on line e Beppe Grillo - Firma la Petizione per favorire
l'installazione dei distributori di idrogeno
Oggetto: Signature Confirmation - OBBLIGHIAMO LE MULTINAZIONALI DEL
PETROLIO A MIGLIORARE L'AMBIENTE - 126259 - idrogeno

"OBBLIGHIAMO LE MULTINAZIONALI DEL PETROLIO A MIGLIORARE L'AMBIENTE"

Da Beppe Grillo

Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo male
respirare le polveri sottili e vedere persone a cui vuole bene morire
di cancro intorno a sè per il benessere delle multinazionali
petrolifere e ha chiesto alla commissione europea (dipartimento
dell'ambiente) di creare una legge che obblighi i padroni del petrolio
ad installare accanto ad ogni distributore di benzina almeno un
distributore ad idrogeno e di incominciare a produrlo utilizzando
energie rinnovabili.
In parole povere questa legge favorirà introduzione sul mercato delle
automobili ad idrogeno a ***ZERO INQUINAMENTO*** e ad alte prestazioni!!!
Finalmente potremo respirare a pieni polmoni e anche i figli dei nostri
figli!
L'auto del futuro esiste già in vari modelli!
Bastano 800.000 firme per far abbassare la testa ai padroni del petrolio.

Firmate la petizione per voi, i vostri amici e parenti!
Cogliamo questa opportunità e facciamone un'arma, anche per altre piccole
battaglie.

Io l'ho fatto e sono il numero 18531!!

PER FIRMARE LA PETIZIONE SUL LINK QUI SOTTO:
http://www.petitiononline.com/idrogeno/petition-sign.html

Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 12:35

CONVENZIONE - QUADRO PER LE MINORANZE NAZIONALI

CONVENZIONE - QUADRO PER LA PROTEZIONE DELLE MINORANZE NAZIONALI

adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa
il 10 novembre 1994

(la Convenzione è stata sottoscritta il 1 febbraio 1995 dai seguenti Stati: Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Islanda, Italia, Liechtenstein, Lituania, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria)

Gli Stati membri del Consiglio d'Europa e gli altri Stati firmatari della presente Convenzione quadro, considerando che il fine del Consiglio d'Europa è di realizzare un'unione più stretta tra i suoi membri al fine di salvaguardare e di promuovere gli ideali e i principi che costituiscono il loro comune patrimonio;
considerando che uno dei mezzi per realizzare tale fine è la salvaguardia e lo sviluppo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
desiderando dar seguito alla Dichiarazione dei capi di Stato e di governo degli Stati membri del Consiglio d'Europa adottata a Vienna il 9 ottobre 1993;
risoluti a proteggere l'esistenza delle minoranze nazionali sui loro rispettivi territori;
considerando che gli sconvolgimenti della storia europea hanno mostrato che la protezione delle minoranze nazionali è essenziale alla stabilità, alla sicurezza democratica e alla pace del continente;
considerando che una società pluralistica e veramente democratica deve non solo rispettare identità etnica, culturale, linguistica e religiosa di ogni persona appartenente a una minoranza nazionale, ma anche creare delle condizioni adatte a permettere di esprimere, di preservare e di sviluppare questa identità;
considerando che la creazione di un clima di tolleranza e di dialogo è necessaria per permettere alla diversità culturale di essere una fonte oltre che un fattore, non di divisione, ma di arricchimento per ogni società;
considerando che lo sviluppo di un'Europa tollerante e prospera non dipende solo dalla cooperazione tra Stati, ma si fonda anche su di una cooperazione transfrontaliera tra collettività locali e regionali rispettosa e della costituzione e dell'integrità territoriale di ogni Stato;
tenendo in considerazione la Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali e i suoi Protocolli; tenendo in considerazione gli impegni relativi alla protezione delle minoranze nazionali contenuti nelle convenzioni e dichiarazioni delle Nazioni Unite nonché dei documenti della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, specialmente quello di Copenaghen del 29 giugno 1990;
risoluti a definire i principi da rispettare e le obbligazioni che ne derivano per assicurare, nel seno degli Stati membri e degli altri Stati che diverranno parti del presente strumento, la protezione effettiva delle minoranze nazionali e dei diritti e delle libertà delle persone appartenenti a queste ultime nel rispetto del primato del diritto, dell'integrità territoriale e della sovranità nazionale;
essendo decisi a realizzare i principi enunciati nella presente Convenzione quadro a mezzo di legislazioni nazionali e di politiche governative appropriate;
hanno convenuto su quanto segue:
TITOLO I
PRINCIPI FONDAMENTALI

Articolo 1
La protezione delle minoranze nazionali e dei diritti e delle libertà delle persone appartenenti a queste minoranze forma parte integrante della protezione internazionale dei diritti dell'uomo e, come tale, costituisce un settore della cooperazione internazionale.

Articolo 2
Le disposizioni della presente Convenzione quadro saranno applicate secondo buona fede, in uno spirito di comprensione e di tolleranza e nel rispetto dei principi di buon vicinato di amichevoli relazioni e di cooperazione tra gli Stati.

Articolo 3
Ogni persona appartenente a una minoranza nazionale ha il diritto di scegliere liberamente di essere trattata o di non essere trattata come tale e nessun svantaggio deve risultare da questa scelta o dall'esercizio dei diritti che ad essa sono legati.
Le persone appartenenti a minoranze nazionali possono individualmente o in comune con altri esercitare i diritti e le libertà derivanti dai principi enunciati nella presente Convenzione quadro.
TITOLO II
PRINCIPI SPECIFICI

Articolo 4
Le Parti si impegnano a garantire ad ogni persona appartenente a una minoranza nazionale il diritto all'uguaglianza di fronte alla legge e a un'eguale protezione della legge. A questo riguardo, ogni discriminazione basata sull'appartenenza a una minoranza nazionale è vietata.
Le Parti si impegnano ad adottare, se del caso, misure adeguate in vista di promuovere, in tutti i settori della vita economica, sociale, politica e culturale, un'uguaglianza piena ed effettiva tra le persone appartenenti ad una minoranza nazionale e quelle appartenenti alla maggioranza. Esse tengono debitamente conto, a questo proposito, delle specifiche condizioni delle persone appartenenti a minoranze nazionali.
Le misure adottate conformemente al paragrafo 2 non sono considerate come un atto di discriminazione

Articolo 5
Le Parti si impegnano a promuovere le condizioni adatte a permettere alle persone appartenenti a minoranze nazionali di conservare e sviluppare la loro cultura, nonché di preservare gli elementi essenziali della loro identità, cioè la loro religione, la loro lingua, le loro tradizioni e il loro patrimonio culturale.
Senza pregiudizio delle misure prese nel quadro della loro politica generale d'integrazione, le Parti si astengono da ogni politica o pratica tendente a un'assimilazione contro la volontà delle persone appartenenti a delle minoranze nazionali e proteggono queste persone contro ogni azione diretta a una tale assimilazione.

Articolo 6
Le Parti si preoccuperanno di promuovere lo spirito di tolleranza e il dialogo interculturale e di adottare misure efficaci per favorire il rispetto e la comprensione reciproci e la cooperazione tra tutte le persone che vivono sul loro territorio, qualunque sia la loro identità etnica, culturale, linguistica o religiosa, specialmente nei settori dell'educazione, della cultura e dei mezzi di comunicazioni di massa.
Le Parti si impegnano ad adottare tutte le misure appropriate per proteggere le persone che potrebbero essere vittime di minacce o di atti di discriminazione, di ostilità o di violenza in ragione della loro identità etnica, culturale, linguistica o religiosa.

Articolo 7
Le Parti si preoccuperanno di assicurare ad ogni persona appartenente a una minoranza nazionale il rispetto dei diritti alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione, alla libertà di espressione e alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.

Articolo 8
Le Parti si impegnano a riconoscere a ogni persona appartenente a una minoranza nazionale il diritto di manifestare la propria religione o le proprie convinzioni, nonché il diritto di creare istituzioni religiose, organizzazioni e associazioni.

Articolo 9
Le Parti si impegnano a riconoscere che il diritto alla libertà di espressione di ogni persona appartenente a una minoranza nazionale comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee nella lingua minoritaria, senza ingerenza delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiere. Nell'accesso ai mezzi di comunicazione di massa, le Parti si preoccuperanno, nel quadro del loro sistema legislativo, affinché le persone appartenenti a una minoranza nazionale non siano discriminate.
Il primo paragrafo non impedisce alle Parti di sottoporre a un regime di autorizzazione, non discriminatorio e fondato su criteri obiettivi, le imprese di radio, televisione o cinema.
Le Parti non ostacoleranno la creazione e l'utilizzazione di mezzi di comunicazione di massa scritti da parte di persone appartenenti a minoranze nazionali. Nel quadro legale della radio e della televisione, esse si preoccuperanno, per quanto possibile e tenuto conto delle disposizioni del primo paragrafo, di accordare alle persone appartenenti a minoranze nazionali la possibilità di creare e utilizzare i propri mezzi di comunicazione di massa.
Nel quadro del loro sistema legislativo, le parti adotteranno misure adeguate per facilitare l'accesso delle persone appartenenti a minoranze nazionali ai mezzi di comunicazione di massa, per promuovere la tolleranza e permettere il pluralismo culturale.

Articolo 10
Le parti si impegnano a riconoscere a ogni persona appartenente a una minoranza nazionale il diritto di utilizzare liberamente e senza ostacoli la propria lingua minoritaria in privato come in pubblico oralmente e per iscritto.
Nelle aree geografiche di impianto rilevante o tradizionale delle persone appartenenti a minoranze nazionali, allorché queste persone ne facciano richiesta e che quest'ultima risponda ad un reale bisogno, le parti si sforzeranno di assicurare, per quanto possibile, condizioni che permettano di utilizzare la lingua minoritaria nei rapporti tra queste persone e le autorità amministrative.
Le parti si impegnano a garantire il diritto di ogni persona appartenente ad una minoranza nazionale di essere informata, nel più breve termine, ed in una lingua che essa comprende, delle ragioni del suo arresto, della natura e delle motivazioni dell'accusa portata contro di lei, nonché di difendersi in quest'ultima lingua, se necessario con l'assistenza gratuita di un interprete.

Articolo 11
Le Parti si impegnano a riconoscere ad ogni persona appartenente ad una minoranza nazionale il diritto di utilizzare il suo cognome (il suo patronimico) e i suoi nomi nella lingua minoritaria oltre che il diritto al loro riconoscimento ufficiale, secondo le modalità previste dal loro sistema giuridico.
Le Parti si impegnano a riconoscere ad ogni persona appartenente ad una minoranza nazionale il diritto di presentare nella propria lingua minoritaria insegne, iscrizioni e altre informazioni di carattere privato esposte alla vista del pubblico.
Nelle regioni tradizionalmente abitate da un numero rilevante di persone appartenenti ad una minoranza nazionale, le Parti, nel quadro del loro sistema legislativo, non esclusi, se del caso, accordi con altri Stati, si sforzeranno, tenendo conto delle loro condizioni specifiche, di presentare le denominazioni tradizionali locali, i nomi delle strade e altre indicazioni topografiche destinate al pubblico anche nella lingua minoritaria, allorché vi sia una sufficiente domanda per tali indicazioni.

Articolo 12
Le Parti prenderanno, se necessario, misure nel settore dell'educazione e della ricerca per promuovere la conoscenza della cultura, della storia, della lingua e della religione delle loro minoranze nazionali, così come della maggioranza.
In questo contesto, le Parti offriranno specialmente possibilità di formazione per gli insegnanti e di accesso ai manuali scolastici, e faciliteranno i contatti tra alunni e insegnanti di comunità differenti.
Le Parti si impegnano a promuovere l'uguaglianza delle opportunità nell'accesso all'educazione a tutti i livelli per le persone appartenenti a minoranze nazionali.

Articolo 13
Nel quadro del loro sistema educativo, le Parti riconoscono alle persone appartenenti a una minoranza nazionale il diritto di creare e gestire i loro propri stabilimenti privati di insegnamento e di formazione.
L'esercizio di questo diritto non implica alcuna obbligazione finanziaria per le Parti.

Articolo 14
Le Parti si impegnano a riconoscere a ogni persona appartenente a una minoranza nazionale il diritto di apprendere la sua lingua minoritaria.
Nelle aree geografiche di impianto rilevante o tradizionale delle persone appartenenti a minoranze nazionali, se esiste una sufficiente domanda, le Parti si sforzeranno di assicurare, in quanto possibile e nel quadro del loro sistema educativo, che le persone appartenenti a queste minoranze abbiano la possibilità di apprendere la lingua minoritaria o di ricevere un insegnamento in questa lingua.
Il comma 2 del presente articolo sarà attuato senza pregiudizio dell'apprendimento della lingua ufficiale e/o dell'insegnamento in questa lingua.

Articolo 15
Le Parti si impegnano a creare le condizioni necessarie alla partecipazione effettiva delle persone appartenenti a minoranze nazionali alla vita culturale, sociale ed economica, nonché agli affari pubblici, in particolare a quelli che le riguardano.

Articolo 16
Le Parti si astengono dal prendere misure che, modificando le proporzioni della popolazione in un'area geografica ove risiedono persone appartenenti a minoranze nazionali, hanno per scopo di attentare ai diritti e alle libertà derivanti dai principi enunciati nella presente Convenzione quadro.

Articolo 17
Le Parti si impegnano a non ostacolare il diritto delle persone appartenenti a minoranze nazionali di stabilire e mantenere, liberamente e pacificamente, dei contatti al di là delle frontiere con persone che si trovano legalmente in altri Stati, specialmente quelle con le quali esse hanno in comune un'identità etnica, culturale, linguistica o religiosa, o un patrimonio culturale.
Le Parti si impegnano a non ostacolare il diritto delle persone appartenenti a minoranze nazionali di partecipare ai lavori delle organizzazioni non governative tanto sul piano nazionale quanto su quello internazionale.

Articolo 18
Le Parti si sforzeranno di concludere, se necessario, accordi bilaterali e multilaterali con altri Stati, specialmente gli Stati vicini, per assicurare la protezione delle persone appartenenti alle minoranze nazionali interessate.
Se del caso, le Parti prenderanno misure adatte a incoraggiare la cooperazione.

Articolo 19
Le Parti si impegnano a rispettare e a mettere in opera i principi contenuti nella presente Convenzione quadro apportandovi, se necessario, le sole limitazioni, restrizioni o deroghe previste negli strumenti giuridici internazionali, specialmente nella Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e nei suoi Protocolli, in quanto esse sono pertinenti per i diritti e libertà derivanti dai detti principi.
TITOLO III
DISPOSIZIONI CIRCA INTERPRETAZIONE DELLA CONVENZIONE

Articolo 20
Nell'esercizio dei diritti e delle libertà derivanti dai principi enunciati nella presente Convenzione quadro, le persone appartenenti a minoranze nazionali rispettano la legislazione nazionale e i diritti altrui, in particolare quelli delle persone appartenenti alla maggioranza o alle altre minoranze nazionali.

Articolo 21
Nessuna disposizione della presente Convenzione quadro sarà interpretata come implicante per un individuo un qualunque diritto di darsi a un'attività o di realizzare un atto contrario ai principi del diritto internazionale e specialmente alla sovrana uguaglianza, integrità territoriale e alla indipendenza politica degli Stati.

Articolo 22
Nessuna disposizione della presente Convenzione quadro sarà interpretata come limitante o attentatrice dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che potessero essere riconosciuti conformemente alle leggi di ogni Parte o di ogni altra Convenzione della quale questa Parte contraente è parte.

Articolo 23
I diritti e le libertà derivanti dai principi enunciati nella presente Convenzione quadro, nella misura in cui hanno corrispondenza nella Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e nei suoi Protocolli, saranno intesi conformemente a questi ultimi.
TITOLO IV
DISPOSIZIONI CIRCA LA VIGILANZA
SULL'ATTUAZIONE DELLA CONVENZIONE

Articolo 24
Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa è incaricato di vigilare sull'esecuzione della presente Convenzione quadro da parte delle Parti contraenti.
Le Parti che non sono membri del Consiglio d'Europa parteciperanno al meccanismo di attuazione secondo modalità da determinarsi.

Articolo 25
Nel termine di un anno a decorrere dall'entrata in vigore della presente Convenzione quadro nei confronti di una Parte contraente, quest'ultima trasmette al Segretario Generale del Consiglio d'Europa informazioni complete sulle misure legislative e di altro genere che essa avrà preso per dare effetto ai principi enunciati nella presente Convenzione-quadro.
In seguito, ogni Parte trasmette al Segretario Generale, periodicamente e ogni volta che il Comitato dei Ministri lo richiede, ogni altra informazione concernente l'attuazione della presente Convenzione quadro.
Il Segretario Generale trasmette al Comitato dei Ministri ogni informazione comunicata conformemente alle disposizioni del presente articolo.

Articolo 26
Allorché valuta l'adeguatezza delle misure prese da una Parte per dare effetto ai principi enunciati dalla presente Convenzione quadro, il Comitato dei Ministri si fa assistere da un comitato consultivo i cui membri possiedono una riconosciuta competenza nel settore della protezione delle minoranze nazionali.
La composizione di questo comitato consultivo e le sue procedure sono fissate dal Comitato dei Ministri nel termine di un anno a decorrere dall'entrata in vigore della presente Convenzione quadro.
TITOLO V
CLAUSOLE FINALI

Articolo 27
La presente Convenzione - Quadro è aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d'Europa. Fino alla data della sua entrata in vigore, essa è anche aperta alla firma di ogni altro Stato invitato a firmarla dal Comitato dei Ministri. Essa sarà sottoposta a ratifica, accettazione o approvazione. Gli strumenti di ratifica, accettazione o approvazione saranno depositati presso il Segretario Generale del Consiglio d'Europa.

Articolo 28
La presente Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo allo spirare di un periodo di tre mesi seguente alla data alla quale i dodici Stati membri del Consiglio d'Europa avranno espresso il loro consenso ad essere legati dalla Convenzione - Quadro conformemente alle disposizioni dell'articolo 27.
Per ogni Stato membro che esprimerà in seguito il suo consenso ad essere legato dalla Convenzione quadro, quest'ultima entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo allo spirare di un periodo di tre mesi seguente alla data del deposito dello strumento di ratifica, accettazione o approvazione.

Articolo 29
Dopo l'entrata in vigore della presente Convenzione - Quadro e dopo consultazione degli Stati contraenti, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa potrà invitare ad aderire alla presente Convenzione - Quadro, con una decisione presa dalla maggioranza prevista all'articolo 20 dello Statuto del Consiglio d'Europa, ogni Stato non membro del Consiglio d'Europa che, invitato a firmarla conformemente alle disposizioni dell'articolo 27, non l'avrà ancora fatto, e ogni altro Stato non membro.
Per ogni Stato aderente, la Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo allo spirare di un periodo di tre mesi seguente alla data del deposito dello strumento di adesione presso il Segretario Generale del Consiglio d'Europa

Articolo 30
Ogni Stato può, al momento della firma o al momento del deposito del suo strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione, designare il territorio o i territori per i quali assicura le relazioni internazionali, in cui si applicherà la presente Convenzione - Quadro.
Ogni Stato può, in qualsiasi momento successivo, con una dichiarazione indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d'Europa, estendere l'applicazione della presente Convenzione - Quadro ad ogni altro territorio designato nella dichiarazione. La Convenzione - Quadro entrerà in vigore nei confronti di questo territorio il primo giorno del mese successivo allo spirare di un periodo di tre mesi seguente alla data di ricezione della dichiarazione da parte del Segretario Generale.
Ogni dichiarazione fatta in virtù dei paragrafi precedenti potrà essere ritirata, per quanto attiene a ciascun territorio designato in questa dichiarazione, con notifica indirizzata al Segretario Generale. Il ritiro prenderà effetto il primo giorno del mese successivo allo spirare di un periodo di tre mesi seguente alla data di ricezione della notifica da parte del Segretario Generale.

Articolo 31
Ogni Parte può, in qualsiasi momento, denunciare la presente Convenzione - Quadro indirizzando una notifica al Segretario Generale del Consiglio d'Europa.
La denuncia prenderà effetto il primo giorno del mese successivo allo spirare di un periodo di sei mesi seguente alla data di ricezione della notifica da parte del Segretario Generale.

Articolo 32
Il Segretario Generale del Consiglio d'Europa notificherà agli Stati membri del Consiglio, agli altri Stati firmatari e ad ogni Stato che abbia aderito alla presente Convenzione - Quadro:
a) ogni firma;
b) il deposito di ogni strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione;
c) ogni data di entrata in vigore della presente Convenzione - Quadro conformemente ai suoi articoli 28, 29 e 30;
d) ogni altro atto, notifica o comunicazione concernente la presente Convenzione quadro.

 

Venerdì, 9 Marzo, 2007 - 12:27

RACCOMANDAZIONI AL CONSIGLIO D'EUROPA SUI ROM

Bruxelles, 30 gennaio 2007. L'ufficio di informazioni europeo dei Rom (ERIO) ha presentato le “raccomandazioni” alla presidenza dell’Unione Europea, chiedendo misure urgenti per il miglioramento degli stati di vita delle Comunità dei Rom/Sinti ed il rispetto completo dei loro diritti. In particolare, ERIO invita il presidente-UE a promuovere occasioni paritarie per i Rom/Sinti nella formazione scolastica e nel lavoro ed a rispondere ai bisogni particolari dei rifugiati Rom, nei Paesi candidati ed in Kosovo.

ERIO
L'ufficio di informazioni europeo dei Roma (ERIO: European Roma Information Office) è un'organizzazione internazionale che promuove e che difende i diritti dei Rom in Europa. È stato fondato nel 2003 ed ha sede a Bruxelles. ERIO combatte la discriminazione razzista contro i Rom progettando e promuovendo le politiche che sono orientate verso il miglioramento della situazione socio-economica e l'integrazione sociale dei Rom in Europa. Inoltre, ERIO promuove la partecipazione delle Comunità dei Rom nei processi decisionali al livello europeo, nazionale e locale. Attualmente, ERIO sta mettendo a fuoco politiche di anti-discriminazione nei campi di formazione, di occupazione, di sanità e di alloggio

ERIO: European Roma Information Office
RACCOMANDAZIONI AL CONSIGLIO D'EUROPA SUI ROM

Bruxelles, 30 gennaio 2007
I Rom sono la più grande minoranza dell'Unione Europea. Con l'ingresso di Bulgaria e Romania, ci sono oltre 10 milioni di Rom che vivono negli Stati Membri. Le tematiche dei Rom sono state nell'agenda delle istituzioni europee nell'ultima decade, e secondo la Commissione Europea oltre 270 milioni di € sono stati investiti tra il 2001 e il 2006 [...] in progetti destinati esclusivamente alle comunità rom. Sfortunatamente, i risultati non sono stati proporzionali alla mole degli investimenti. Le comunità rom continuano a fronteggiare forti modelli di esclusione sociale e discriminazione in tutti i paesi EU.
La posizione di estremo svantaggio dei Rom mette in questione la compilazione dell'agenda sociale della EU. L'inclusione sociale e il pari trattamento dei Rom devono essere entrambe una priorità delle istituzioni EU e dei governi nazionali. La realizzazione di questa meta richiede sforzi nelle varie aree e necessita l'impegno dei decisori ai livello nazionale e della Commissione Europea. La meta ultima delle politiche EU verso i Rom devono garantire eguale accesso al lavoro, educazione, alloggio, sanità e il necessario quadro per esercitare i diritti civili e partecipare ai processi decisionali. In questo contesto, ERIO ritiene che la Presidenza tedesca della EU debba giocare un ruolo chiave nel miglioramento delle politiche europee verso i Rom.

Politiche anti-discriminatorie e di Inclusione Sociale
La maggior parte dei Rom sono in posizione svantaggiata nei settori dell'impiego e della casa come nei sistemi scolastici e della sanità e non hanno l'opportunità di partecipare ai relativi processi decisionali. Le istituzioni europee ed i governi nazionali devono fare una priorità dell'incorporare nelle loro agende politiche il miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e l'eliminazione della discriminazione costante. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Pre-sidenza EU:
1. Rafforzare gli sforzi per sradicare tutte le forme di razzismo e discriminazione contro i Rom. A livello EU la campagna comunitaria "Per la Diversità, contro la Discriminazione" deve essere più efficace tramite una miglior allocazione dei fondi, focalizzandosi su progetti con obiettivi chiari, rivolti a gruppi definiti e con gli indicatori di suc-cesso. Dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom e l'implementazione di campagne a livello nazionale.
2. Promuovere lo sviluppo di politiche volte all'inclusione dei Rom a livello EU e nazionale. Comprendendo la consultazione delle organiz-zazioni dei Rom nella selezione, progettazione, implementazione e valutazione del Fondo Strutturale dei progetti diretti ai Rom e migliorando l'uso di questi fondi a livello EU.
3. Assicurare che la prevista Agenzia Europea per i Diritti Fonda-mentali si focalizzi con forza sulla lotta contro il razzismo verso i Rom. Dev'essere creata all'interno dell'Agenzia un'unità di lavoro che af-fronti le specifiche tematiche rom e dev'essere assicurata la parte-cipazione delle organizzazioni dei Rom nella Piattaforma delle OnG.
4. Incoraggiare gli Stati Membri a seguire i principi della Risoluzione sui Rom del Parlamento Europeo del 28 aprile 2005.

Bambini Rom e Giovani nel Sistema Educativo
Molti bambini e giovani Rom affrontano discriminazione nel sistema educativo in Europa e non hanno accesso al sistema educativo [...] frequentano scuole segregate e per disturbi mentali. La segre-gazione avviene su basi discriminatorie, e come risultato di questo sistema non sviluppano le necessarie abilità nell'accesso al mercato del lavoro o all'auto-impiego. Quindi la loro integrazione è perciò una delle maggiori sfide che attendono la EU e i governi nazionali nel garantire pari opportunità ai Rom. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
1. La promozione di politiche onnicomprensive di integrazione scolastica. Nei paesi dove a scolarizzazione segregata viene pra-ticata, i governi nazionali devono essere incoraggiati a sviluppare strategie nazionali che rafforzino la integrazione. I governi devono essere anche galvanizzati nel portare avanti campagne di testimonianza sulla discriminazione nelle scuole per assicurare che i bambini e i giovani Rom siano trattati al pari dei loro coetanei della società maggioritaria.
2. Assicurare che le azioni volte ad abolire la discriminazione affrontata dai Rom nelle scuole, diventino prioritarie nei Programmi della Commissione Europea, particolarmente nei campi dell'anti-discriminazione e dell'inclusione sociale. I progetti che promuovono e appoggiano la de-segregazione devono essere fortemente foca-lizzati sui bambini e sui giovani Rom.

I Rom nel Mercato del Lavoro e dell'Auto-Impiego
Secondo diverse ricerche condotte da istituti riconosciuti, istituzioni europee e organizzazioni dei diritti umani, i Rom affrontano grandi difficoltà nel mercato del lavoro e nelle opportunità di auto-impiego. Altissimi tassi di disoccupazione e sotto-impiego, come pure lavori sotto-qualificati e sottopagati, caratterizzano la situazione dei Rom nel mercato lavorale tanto nei paesi membri che in quelli candidati. Secondo i ricercatori e come ampliamente documentati, questa si-tuazione è il risultato dei bassi livelli di scolarizzazione e delle discri-minazioni affrontate nel mercato del lavoro. Garantire ai Rom un pari accesso all'impiego e alla retribuzione è fondamentale per promuo-vere la loro inclusione sociale e combattere gli alti tassi di povertà. Per ottenere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
1. Di incoraggiare la Commissione Europea e i governi nazionali nello sviluppare programmi di formazione vocazionale che forniscano ai Rom le capacità richieste per accedere a un lavoro adeguato e ad opportunità di auto-impiego. Dato che le donne Rom sono le più soggette alla disoccupazione, devono essere creati programmi specifici indirizzati ai loro bisogni particolari e l'inclusione della comunità Rom nella progettazione, sviluppo e valutazione. Occorre favorire l'accesso a misure di micro-credito per l'auto-impiego e dev'essere tenuta in conto l'importanza che questo può avere nell'integrazione. Dev'essere assicurata la focalizzazione su queste tematiche da parte della CE, specialmente attraverso i Programmi di Progresso e i Fondi Strutturali.
2. Affrontare chiaramente la discriminazione nel mercato lavorale. Occorre assicurare che la Comunità promuova campagne di consa-pevolezza e anti-discriminatorie con attenzione ai Rom, partico-larmente nel quadro Programma Progresso della CE. Queste campagne devono indirizzarsi a lavoratori e amministratori, in particolare a quanti lavorano nelle agenzie per l'impiego. [...]

I Rom nel Processo di Allargamento della EU
Grandi comunità di Rom vivono nei Paesi Candidati: Turchia, Macedonia e Croazia. Rapporti intergovernativi e delle organizzazioni dei diritti umani - tra cui il Rapporto sui Progressi dei Paesi Candidati all'Accesso della Comunità Europea - rivelano che i Rom affrontano forti modelli di esclusione sociale e povertà diffusa nei paesi sum-menzionati. Diffuse violazioni dei diritti umani, demolizioni degli insedia-menti rom, condizioni di vita sotto gli standards ed ampli tassi di disoccupazione e assenteismo scolastico sono la prominente caratteristica della situazione dei Rom nei Paesi Candidati. E' vitale facilitare un miglioramento delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:
• Che nei Paesi Candidati prevalga lo stabilizzarsi di un quadro legale e materiale di condizioni necessarie a sviluppare la situazione dei Rom. Il progresso delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi dev'essere un parametro per ottenere l'accesso nella EU. L'agenda per l'accesso nella EU dev'essere sviluppata nello stabilirsi (e raf-forzarsi) gli standard minimi di protezione e rispetto dei diritti umani.

Rom Rifugiati e Richiedenti Asilo
La situazione dei rifugiati dell'ex Yugoslavia, tra loro quanti di origine Rom, è allarmante in diversi Stati Membri nell'Europa Occidentale. In molti Stati Membri, questi rifugiati non possono esercitare i basici diritti civili, sono spesso esclusi dal lavoro e non possono continuare gli studi. In aggiunta alla sperimentazione dell'esclusione sociale nei paesi d'asilo, i Rom sono spesso forzati a tornare nei paesi d'origine, nonostante le inadeguate condizioni per un ritorno. Le ragioni per cui i Rom sono forzati a lasciare i loro paesi d'origine nell'ultimo decennio non si differenziano molto da quelle affrontate dalle popolazioni maggioritarie: conflitti armati, violenze etniche, collasso della coe-sione e delle strutture sociali, povertà economica e sociale. Per ga-rantire la sicurezza ai Rom rifugiati, ERIO richiede alla Presidenza EU:
1. Il richiamo degli Stati Membri a rispettare appieno quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra e alla predisposizione di misure attive a fermare le espulsioni e i ritorni forzati dei Rom verso l'ex Yugoslavia, fintanto che la situazione rimane pericolosa e non ci sono condizioni adeguate al ritorno.
2. Fare in maniera che gli Stati Membri semplifichino le procedure burocratiche per definire lo status legale dei Rom rifugiati, facilitando quindi la loro integrazione e facilitando la loro integrazione e contributo al pari accesso nei campi dell'impiego, educazione, alloggio e sanità per quanto riguarda i loro diritti civili. Le disposizioni legali applicabili ai rifugiati ed agli stranieri dovrebbero rispettare sempre il principio della non-discriminazione.

I Rom in Kosovo
La situazione delle minoranze in Kosovo, particolarmente i Rom Serbi e Kosovari, è ancora molto precaria e si sovrappone ai problemi relati agli spostamenti interni. Sperimentano inoltre condizioni alloggiative inumane, povero o inesistente accesso alla sanità, scolarizzazione e impiego. I Rom sono regolarmente bersaglio di violenze e crimini razzisti. Non è stato sviluppato alcun Piano d'Azione indirizzato alla situazione dei Rom in Kosovo. Un'importante condizione per stabilizzare la regione assicurare l'attuale pericolosa situazione dei Rom Kosovari è il chiarimento dello status del Kosovo - che dev'essere raggiunto il prima possibile dall'amministarzione ad interim dell'UNMIK, assieme alle autorità Serbe e Kosovare. Testi-moniando così il ruolo che la EU può giocare, non soltanto nel processo negoziale, ma anche nell'amplificare lo sviluppo umano nella regione e la stabilizzazione della situazione sociale, ERIO richiede alla Presidenza EU:
1. Di promuovere la partecipazione dei rappresentanti delle comunità Rom nei negoziati sullo status del Kosovo. Il pieno rispetto dei diritti delle minoranze dovrebbe essere argomento dei dialoghi sullo status del Kosovo.
2. Appoggiare le iniziative per progettare un Piano d'Azione per migliorare la situazione dei Rom in Kosovo. Questo Piano d'Azione deve contenere misure volte all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e razzismo contro i Rom, ed incoraggiare lo sviluppo di un effettivo sistema giuridico che protegga i diritti delle minoranze. Devono essere incluse misure per lo sviluppo delle opportunità si scolarizzazione ed impiego per i Rom e per assicurare la loro partecipazione nel processo decisionale.
3. Fare pressione verso l'UNMIK e le autorità perché scrutinino accuratamente le condizioni dei Rom nei campi rifugiati, così da determinare potenziali rischi per la salute e migliorare i servizi per gli abitanti. Dev'essere data particolare attenzione a quei campi dove c'è rischio di contaminazione da piombo (i campi situati a Mitrovica Nord, come Camp Osterode). Indipendentemente da ciò, la EU deve ricordare all'UNMIK e agli amministratori locali che la sistemazione nei campi rifugiati è soltanto una soluzione temporanea, e questi insediamenti per nessuna ragione devono diventare definitivi. Per quanto rimangano le condizioni che forzano i bambini Rom a rimanere nei campi rifugiati, dev'essere data particolare attenzione ai loro bisogni educativi. Dev'essere inoltre confermata la ricostruzione dei quartieri Rom in Serbia e Kosovo andati distrutti.

European Roma Information Office (ERIO)
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