user error: Unknown column '315milano' in 'where clause'
query: SELECT bc.*, buc.weight
									FROM blog_categories bc, blog_user_category buc
									WHERE buc.uid = 315milano AND buc.catid = bc.catid
									ORDER BY buc.weight in /mnt/data/sites/partecipami/includes/database.mysql.inc on line 66.
user error: Unknown column '315milano' in 'where clause'
query: SELECT *
									FROM blog_blocks
									WHERE uid = 315milano AND type = 'candidati'
									ORDER BY weight in /mnt/data/sites/partecipami/includes/database.mysql.inc on line 66.
user error: Unknown column '315milano' in 'where clause'
query: SELECT *
									FROM blog_blocks
									WHERE uid = 315milano AND type = 'links'
									ORDER BY weight in /mnt/data/sites/partecipami/includes/database.mysql.inc on line 66.
user error: Unknown column '315milano' in 'where clause'
query: 	SELECT 	cp.nid AS pagina
												FROM 	users u LEFT JOIN candidati_pagine cp ON u.uid = cp.uid 
												WHERE	u.uid = 315milano in /mnt/data/sites/partecipami/includes/database.mysql.inc on line 66.
user error: Unknown column '315milano' in 'where clause'
query: SELECT nid FROM node WHERE uid = 315milano AND type = 'blog' in /mnt/data/sites/partecipami/includes/database.mysql.inc on line 66.
Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
warning: Cannot modify header information - headers already sent by (output started at /mnt/data/sites/partecipami/includes/common.inc:386) in /mnt/data/sites/partecipami/themes/com06/globals/cookies.php on line 34.

.: Eventi

« Luglio 2024
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        

.: Ultimi 5 commenti


Nessun commento...

.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 08:49

Acqua in Comune 21 marzo 2007 h 17,00

Il Comitato Milanese per l'Acqua, in occasione della settimana   mondiale dell'acqua vi invita al convegno
 
 
Acqua in Comune
 
Mercoledì 21 marzo 2007, h 17.00
Sala Alessi - Palazzo Marino
Piazza della Scala, 2 - Milano
 
Apertura del confronto tra la società civile e le Istituzioni cittadine
 
Il 21 di Marzo a Palazzo Marino il Comitato Milanese per l’Acqua Pubblica, in accordo con la presidenza del Consiglio Comunale e le forze politiche cittadine, ha organizzato un Convegno sulla collocazione amministrativa della gestione del servizio idrico integrato di Milano, sulla natura pubblica o privata di tale gestione.
 
Per il Comitato è l’apertura di un confronto tra le istituzioni cittadine e la società civile. Un confronto prima di tutto di informazione nel merito di questi problemi, di stimolo allo sviluppo di una cultura dell’acqua come bene comune e di inizio di un percorso partecipativo, premessa indispensabile di ogni decisione.
 
Siamo convinti che sia necessario ed urgente avviare questo confronto, che chiami tutti gli attori in campo a misurarsi con la riduzione delle disponibilità idriche e con la necessità di riflettere su cos’è un bene comune, senza il quale non esiste nemmeno l’idea della comunità e della politica.
 

P r o g r a m m a :
 

17,00
Saluti
Manfredi Palmeri
Presidente del Consiglio Comunale
 
Introduzione
“Le sfide dell'acqua a Milano”
Emilio Molinari
Presidente del Comitato Italiano Contratto Mondiale per l’Acqua
 
17.30
Interventi
Bruno Rognoni
Direttore Servizio Idrico Integrato Milano
 
Massimo Gatti
Presidente CAP Gestione SpA
 
 
Massimo Florio
Economista, Facoltà di Scienze politiche, Università degli Studi di Milano
 
Alex Zanotelli
“La cultura dell'acqua”
Padre Comboniano
 
18.30
Interventi dei capigruppo del Consiglio Comunale, di esponenti dei sindacati,
del pubblico.
 
Conclusioni
Per il Comitato Milano Acqua
Giovanna Procacci
 
Modera
Miriam Giovanzana
Direttore di Altreconomia

 

Comitato Milanese Acqua:   Acra, ArciMilano, Attac, Comitato Italiano Contratto Mondiale Acqua, Camera del Lavoro di Milano, ChiAmaMilano, Coord. Nord-Sud del Mondo, Dimensioni Diverse, Fratelli dell’Uomo, Fonti di Pace, Gas di Baggio, Grilli Altoparlanti Milano, Itineraria, Associazione Luca Rossi, Fondazione Roberto Franceschi, Oltretutto, Puntorosso, Rete Lilliput nodo di Milano, ReteScuole Milano, Sinistra Rossoverde, Umanisti per l’Ambiente.

Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 02:07

Eolo, la dea dell’aria

fonte: www.lifegate.it

Brevettata 6 anni fa dal francese Guy Négre, l’auto tutta ecologica che viaggia ad aria compressa sembrava scomparsa nel nulla. E invece, ora, sarà prodotta in serie. In India.  
 
 Doveva entrare in produzione già tra fine 2001 e inizi 2002, in uno stabilimento di Nizza, e quasi contemporaneamente anche in Italia, a Rieti. Sembrava un sogno: 110 Km/h, un’autonomia di 200 chilometri, 10 ore di funzionamento ininterrotto.
E nessun carburante. Solo aria compressa nel motore, contenuta in un paio di bombole. E soprattutto nessuno scarico inquinante. Di nuovo solo aria, che esce, dal tubo di scarico, a una temperatura di –30° C.

Ma per 6 anni Eolo, una monovolume futuristica e geniale, ideata dall’ingegnere progettista di motori di Formula 1 Guy Négre, è scomparsa nel nulla. Fino a che il colosso automobilistico indiano Tata Motors non ha deciso di produrla in serie, firmando un contratto con la MDI (Motor Development International), la società di Guy Négre e di suo figlio.
L’automobile ad aria compressa comparirà sul mercato entro un anno e mezzo. Come prevede il brevetto originale, sarà possibile fare un pieno “fai da te” in circa 4 ore, collegando Eolo ad un generatore elettrico. Solo 3 euro di elettricità  per 100 chilometri percorsi.
Ma vi sono anche migliorie tecnologiche, maturate in sordina durante questi 6 lunghi anni. Come, ad esempio, il fatto che l’auto prodotta dalla Tata Motors avrà un motore ibrido, metà ad aria compressa e metà a gas. Il che non solo consentirà un’autonomia (500 chilometri con un pieno anziché 200) ed una velocità maggiori (150 Km/h), ma garantirà il funzionamento della vettura anche qualora non fosse possibile la ricarica dell’aria compressa, sfruttando i distributori di gas già presenti sulle nostre strade.
Il prezzo è tutto sommato abbordabile: la vettura costerà infatti 12.000 euro circa, poco più di una comunissima monovolume. Eolo, insomma, ci porta nel futuro. Veloce come il vento.
Chiara Boracchi
 

Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 02:02

Sosteniamo "Addiopizzo"

Segue un nostro lungo articolo, scritto per il numero 261 (26 gennaio) della rivista Segno diretta da Nino Fasullo, che contiene la ricostruzione più dettagliata della prima parte della nostra campagna, quella contraddistinta dall’anonimato (termine, secondo noi, improprio, come potrai leggere). Il titolo proposto era: Una comunicazione contro la mafia: gli adesivi antiracket. Molto più semplicemente è diventato: Attacchini contro la mafia.
Il mattino del 29 giugno 2004, su centinaia di piccoli adesivi listati a lutto attaccati dappertutto per le strade del centro, Palermo ha letto per la prima volta questo messaggio:
UN INTERO POPOLO CHE PAGA IL PIZZO È UN POPOLO SENZA DIGNITÀ.
Il giorno dopo tutti i telegiornali regionali aprivano con questa notizia, in Procura i Pm che si occupano delle indagini sul racket si riunivano con i carabinieri per cercare di capire chi fosse l’autore dell’adesivo, e il prefetto di Palermo Giosué Marino convocava in prefettura il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. C'erano il procuratore generale, il comandante provinciale dei carabinieri, quello della guardia di finanza, il questore e i rappresentanti di Confcommercio, Assindustria e Confesercenti. Durante la conferenza stampa che seguì, un rappresentante di Confcommercio dichiarò che avrebbero fatto istituire subito un nuovo numero verde per raccogliere le denunce anonime (la Confesercenti ne aveva disattivato uno poche settimane prima perché non chiamava mai nessuno; quello nuovo non avrebbe avuto migliore fortuna) e la Camera di Commercio fece sapere che avrebbe fatto nascere un comitato di monitoraggio del fenomeno e di sostegno a commercianti e imprenditori.
L’adesivo non era firmato e tutti pensarono all’iniziativa di qualche commerciante. Ma si trattava del clamoroso gesto di sette cittadini poco meno che trentenni.
Noi, gli ideatori dell’iniziativa, spiegammo le nostre motivazioni con un’intervista al Giornale di Sicilia e con una lettera aperta alla città, pubblicata integralmente dall’edizione cittadina di La Repubblica del primo luglio. Per fare un breve e parziale punto della campagna che, tra alti e bassi, continua coinvolgendo numerose decine di cittadini, non possiamo non riproporre la nostra lettera:
“Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità.
Attaccando dei semplici adesivi speriamo di affermare tra le strade della città una verità che pensiamo debba essere di dominio pubblico. La nostra pratica è un piccolo e fragile segno di implicita resistenza.
Si è detto che la mafia, militarmente e non solo, stava per essere sconfitta dallo Stato. Qualche altra volta ci siamo sentiti dire che con i mafiosi in qualche maniera ci dobbiamo convivere, che entro certi limiti la malavita organizzata è una cosa fisiologica. Oggi invece si parla sempre meno di mafia, usura e racket, termini che rischiano di cadere in disuso. Ma la verità noi siciliani la sappiamo bene: ogni esercizio commerciale che fa un buon fatturato, se non è “amico degli amici”, deve pagare il pizzo. Tutti, nessuno escluso. Poco magari, ma tutti versano denaro “per essere protetti”. Tutto ciò è saputo da tutti i siciliani. E quotidianamente dimenticato.
Quando giornalmente facciamo la spesa pensiamo forse che comprandoci semplicemente di che vivere abbiamo appena lasciato denaro anche alla mafia? Certo che no, eppure è così. Se i panifici, i negozi d’abbigliamento, i tabacchi, i bar, le carnezzerie, i negozi di forniture per uffici, le pescherie, le librerie, le gelaterie, i cinema, i fiorai, i negozi di giocattoli, le onoranze funebri e chi più ne ha più ne metta, sono costretti a pagare il pizzo, lo fanno con i soldi che tutti quanti spendiamo in questi esercizi commerciali. Se una percentuale del loro guadagno va alla mafia, una percentuale, seppur minima, dei nostri soldi va alla mafia. I commercianti pagano per non aver bruciato il locale, o perché soggetti a continui atti di intimidazione. Tutti gli altri pagano, paghiamo per “aver protetta” l’integrità della nostra coscienza dalla consapevolezza che siamo schiavi di un sistema capillare di violenta prevaricazione. Paghiamo per dimenticare che l’insieme di tutti i passi che percorriamo quotidianamente per fare la spesa definisce le maglie della rete economica con la quale la mafia si sostenta e ci opprime.
Perché accade tutto ciò? Ci sono molteplici spiegazioni, storiche, sociologiche, psicologiche, economiche e politiche. Ma quasi tutte presuppongono un punto di vista esterno, neutro e oggettivo che non tira mai in ballo il soggetto che cerca di definire il fenomeno mafia. Se un siciliano vuole dare un giudizio sulla mafia, in una maniera o nell’altra, dovrebbe darlo anche su sé stesso, sulla sua maniera di stare insieme agli altri. La mafia è innanzitutto una questione che riguarda i siciliani, e da siciliani, cioè da membri di quella comunità che crea e subisce la mafia, allora pensiamo: il nostro popolo ha creato e si è sottomesso alla mafia. È perverso: si è fatto schiavo di sé stesso. Ma forse in realtà non ci si sente un popolo, cioè veri siciliani, o più probabilmente, non si ha la forza e il coraggio di esserlo. Ognuno pensa per sé e nella migliore delle ipotesi ci aspettiamo che lo Stato arresti tutti i boss, come se non fossimo a conoscenza del retroterra di degrado culturale e sociale nel quale vengono incubati i mafiosi che verranno. Perché tutti quanti, più o meno indirettamente, paghiamo il pizzo? Ci abbiamo pensato su un po’ e abbiamo detto: siamo un popolo senza dignità. Da questa strana risposta abbiamo capito che ci sentiamo parte di una moltitudine che subisce molto e capisce poco. Dalla semplicità di questa risposta, che in realtà è una semplice affermazione di principio, c’è venuta l’idea di attaccare gli adesivi. Vorremmo proporre questo principio per spiegare in maniera diversa il fenomeno mafia, ma prima vogliamo sapere che cosa ne pensano gli altri siciliani. Essendo dei “signor nessuno” ci siamo presi lo spazio che ci serviva per esprimere il nostro pensiero. Abbiamo conservato l’anonimato perché non intendiamo capitalizzare alcun consenso per diventare “qualcuno”, ma soprattutto perché speriamo che siano in tanti a fare la stessa cosa. Per noi non conta che sia un politico, Tizio o Caio, a fare questa affermazione di principio, ma una moltitudine di siciliani. La responsabilità della situazione degenerativa in cui tutti noi viviamo, non è solo dei commercianti, ma di tutta la società di cui anch’essi fanno parte. Non si può chiedere a un singolo cittadino, o commerciante, di immolarsi per la causa. Se tutti noi ci ribellassimo e reagissimo, non ci sarebbe più bisogno di eroi o martiri. Ricordate dopo le stragi del '92 la frase che divenne, in quel frangente storico, il simbolo della lotta alla mafia? Diceva le vostre idee cammineranno sulle nostre gambe. In quei mesi sembrò che qualcosa potesse cambiare, ma se ci fossimo riusciti veramente non saremmo oggi in questa situazione di sudditanza al fenomeno mafioso. Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità: quando questo principio sarà nella testa e nel cuore di tutti i siciliani, riscoprendo l’amor proprio, ci saremo liberati del cancro mafioso.
Questa, almeno, è la nostra convinzione. Siamo uomini e donne abbastanza normali, cioè ribelli, differenti, scomodi, sognatori.
La parola al popolo siciliano.”
Con questa comunicazione, figlia di discussioni, passione, scarsezza di mezzi e ingegno, abbiamo creato uno spazio per un dibattito pubblico. In televisione, alla radio, nei giornali, tra le strade, nei luoghi di lavoro, a scuola e nelle case, la città è stata costretta a infrangere uno dei suoi tabù: parlare di pizzo.
Tutti gli esperti di comunicazione che si sono occupati inizialmente del fenomeno hanno giudicato un’ingenuità il fatto di aver subito rilevato la nostra identità: neolaureati e lavoratori alle prime armi.
Effettivamente se avessimo aspettato una settimana, l’anonimato del gesto avrebbe tenuto la tensione e l’attenzione alte per un periodo più prolungato. Ma avrebbe anche alimentato un’illusione, cioè che qualche commerciante cominciasse a dare segni, se non altro, di insofferenza. Il semiologo Marrone ha sostenuto che: “Dichiarando quasi subito chi erano hanno fatto un errore banale e hanno ucciso il loro mito”.
Effettivamente abbiamo privato il senzazionalismo dei media di un “mito”, ma facendo così abbiamo permesso immediatamente ai nostri coetanei di potersi identificare con gli autori del gesto (e quindi di emularli), e soprattutto abbiamo subito tirato in ballo un soggetto mai tenuto in considerazione quando si parla di pizzo: il consumatore. Gli “attacchini” (fra di noi ci chiamiamo così), rispetto al problema del pizzo non sono altro che consumatori. Questa è una delle principali e più importanti novità di questo fenomeno.
Un sociologo della comunicazione di massa, il professore Abruzzese ha colto nel nostro gesto il rischio dell’approssimazione perché: “ ci sono quelli che pagano il pizzo, ma c’è altrettanta gente che non lo paga”.
Estremizzando questo ragionamento, un esperto di comunicazione molto presente in tv, Kaus Davi, ha sostenuto che la nostra generalizzazione “manda avanti un pregiudizio degno dei nazisti”. Ma a parte questo ultimo ridicolo fraintendimento, se i dati ufficiali dicono che a Palermo otto commercianti su dieci pagano, chi è che non paga? E se è vero, come è vero, che la mafia rappresenta una netta minoranza della società siciliana, perché lasciamo che accada tutto ciò? Perché?
Il nostro anonimato era, ed è, finalizzato alla diffusione della pratica. La riproducibilità del gesto è insita all’idea stessa, e i fatti ci hanno dato, almeno parzialmente, ragione: pochi giorni dopo gli stessi adesivi comparvero a Vibo Valenzia. Dal quel giorno la pratica continua a diffondersi lentamente tramite il passaparola, il web e l’emulazione, e ha coinvolto un numero di cittadini tale che sarebbe forse più corretto parlare di una campagna senza firma, senza copyright, aperta a tutti i cittadini che a titolo individuale vogliano farne parte. Di fronte a questo fenomeno più che sul chi, ci si dovrebbe interrogare sul cosa: una pratica collettiva che coinvolge diverse decine di cittadini/consumatori, organizzati in piccoli gruppi. Gli attacchini che (bene o male) si conoscono reciprocamente, a tutt’oggi, sono più di cinquanta, ma sappiamo per certo che a Palermo ci sono altri gruppi attivi che non conosciamo, come non conosciamo i ragazzi di Alcamo che a settembre hanno attaccato nella loro città gli stessi adesivi (mentre attraverso il passaparola gli adesivi sono arrivati a Bagheria, Casteldaccia e Capaci).
Sull’edizione palermitana di La Repubblica del cinque settembre Nino Alongi pur trovando lodevole l’iniziativa degli adesivi si domandava: “Che si sia inabissata oltre la mafia anche l’antimafia?”. E’ una domanda legittima e pertinente, ma sarebbe forse più produttivo domandarsi: sta forse emergendo una nuova forma di antimafia? Forse, ma comunque è ancora troppo presto per dirlo.
Noi per il momento possiamo solo raccontare che già a fine luglio tra amici, conoscenti e gente dalla quale avevamo deciso di lasciarci trovare eravamo diventati una trentina, e infatti si fecero un altro paio di uscite. Del resto avevamo ancora la gran parte dei 5000 adesivi che avevamo fatto stampare, e molta delle persone che andavamo conoscendo avevano a loro volta degli amici da coinvolgere, fin quando non si trovò un posto abbastanza grande per far incontrare e far discutere una quarantina di persone. Ci si vide due volte, si ragionò a fondo e si decise di fare degli striscioni che poi quattro squadre da cinque misero su alcuni dei ponti lungo la circonvallazione della città, mentre gli altri attaccavano ancora una volta gli adesivi. Tutto ciò per l’anniversario dell’uccisione di Libero Grassi, infatti sugli striscioni c’erano frasi come questa: Un intero popolo che si ribella al pizzo è un popolo Libero.
Quella notte, inoltre, mettemmo on line il sito www.addiopizzo.altervista.org che tra le altre cose contiene la seguente lettera:
“Le azioni portate a termine la notte tra il 28 e il 29 agosto sono state discusse, concepite ed eseguite da alcune decine di individui che si riconoscono nell'affermazione “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, e che condividono la pratica di attaccare tra le strade della Sicilia gli adesivi che riportano questa frase.
Per un anno cercheremo di far diffondere il più possibile questa pratica, mettendo l’adesivo a disposizione di tutti insieme ad altri materiali e informazioni.
Durante quest’anno immaginiamo una gran moltitudine di uomini e donne che, grazie anche alle nostre azioni e a questo sito, potranno riflettere e informarsi sul racket mafioso. E quindi decidere se scaricare, stampare e attaccare a loro volta l’adesivo.
Apparteniamo a due differenti generazioni, ma siamo principalmente studenti, giovani in cerca di una prima occupazione e lavoratori alle prime armi.
Siamo mossi da idealità, entusiasmo, rabbia e amor proprio. E dalla preoccupazione per le difficoltà che ci creerà la mafia quando entreremo (si spera!) nei luoghi produttivi e decisionali della Sicilia.
Ricerchiamo nuove forme di lotta per liberare le nostre menti e tutto il territorio siciliano da ogni forma di dominio mafioso.
Come risulta chiaro dagli studi del Centro Impastato, quando si parla di Cosa Nostra si può senz’altro parlare di “signoria territoriale” come connotazione istituzionale, assolutamente fondamentale per definire il fenomeno mafioso, che risulta dal convergere dei seguenti elementi:
1. un sistema di violenza e di illegalità
2. l’accumulazione del capitale
3. l’acquisizione e la gestione di potere politico
4. un codice culturale e un relativo consenso sociale
Le nostre azioni hanno a che fare con il punto 4, con la speranza che le istituzioni, le forze dell’ordine e i politici onesti rilancino con nuovo vigore la lotta ai primi tre punti.
Il nostro obiettivo è erodere il consenso di cui gode la mafia nell’estesa “zona grigia” della nostra società.
Per l’esattezza, il nostro obiettivo critico è il beneplacito della popolazione di cui si avvantaggia il connivente della Cosa nostra degli assassini.
Le nostre azioni vogliono porre un argine al silenzio, sono atti di ribellione alla sottocultura mafiosa e una forma di dissociazione attiva dall’indegno quietismo che si è consolidato soprattutto attorno al problema delle estorsioni mafiose.
Abbiamo quindi scelto l’anniversario del vile assassinio di Libero Grassi, l’imprenditore che pagò con la vita la sua ribellione al racket, per provare a lanciare in tutta l’Isola una “guerriglia comunicativa a bassa intensità” contro il pizzo, una campagna della durata di un anno.
Per sconfiggere la mafia, la lotta al racket ha un ruolo strategico. Attraverso il pizzo, infatti, la mafia controlla in maniera capillare tutto il territorio. Ecco alcuni eloquenti dati:
• Per la Procura di Palermo, l’80% dei commercianti di Palermo paga il pizzo. E la media regionale si attesta sul 70%.
• Secondo i dati di Confesercenti, in Sicilia le vittime dei ricatti mafiosi sono circa 50mila (160mila in tutt'Italia).
• L'Eurispes calcola che dal pizzo la mafia guadagni circa 10 miliardi di euro l’anno (6 dei quali con il racket delle campagne: restituzione di attrezzature e macchinari rubati nei campi, gestione illegale delle risorse idriche).
Soltanto questi dati dovrebbero fare capire che il pizzo non è solo un problema degl’esercenti e degli industriali.
Noi parliamo di intero popolo per non colpevolizzare a priori nessuna categoria e per richiamare l’attenzione sulle responsabilità collettive di tutti quanti.
Il pizzo rappresenta solo il 16% dei guadagni illegali della mafia, ma la gravità del fenomeno va al di là delle cifre.
Pretendendo il pizzo, la mafia di fatto afferma la sua signoria sul territorio, è come se chiedesse una tassa, perché ritiene il territorio cosa sua, si considera padrona di esso e quindi chiede del denaro per “concedere” il diritto al lavoro.
Il pizzo non è soltanto un danno all’economia dell’intera regione, è il simbolo della negazione della sovranità del popolo siciliano.
A fronte di tutto ciò, con i nostri adesivi e le altre azioni analoghe cerchiamo di dare alla realtà il suo nome, la descriviamo e lasciamo agli interpellati il compito di decidere. Anche sull’opportunità di aderire, in quanto semplici cittadini, alla campagna che intraprendiamo e lanciamo.
Per un anno cercheremo di far diffondere il più possibile la pratica di attaccare tra le strade della città l’adesivo che mettiamo a disposizione di tutti in questo sito, insieme ad altri materiali e informazioni.
La rete che speriamo si verrà a configurare sarà senza vertici, e senza un centro ben definito e stabile.
Attaccare questi adesivi per una anno, quando e dove ogni singolo gruppo o individuo crede e ritiene opportuno, sarà una maniera per scuotere le coscienze e alimentare il confronto critico.
Tutto ciò è il contributo che intendiamo dare a un nuovo corso che speriamo si avvii presto: un processo di autoeducazione popolare finalizzato alla liberazione delle menti e del territorio dalla mafia.”
E il sito è uno dei principali strumenti che i promotori della campagna hanno messo a disposizione di questo processo, infatti contiene anche i recapiti di tutte le associazioni antiracket siciliane, il numero verde del Ministero dell’interno, un file scaricabile che contiene il testo della legge 23 febbraio 1999, n. 44 (Disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura), un po’ di documentazione utile per conoscere meglio il fenomeno e una ricca (sebbene incompleta) rassegna stampa.
Prima di concludere, una menzione meriterebbe anche un altro messaggio meno fortunato. Durante la festa della patrona di Palermo attaccammo vicino a molte chiese e lungo una parte del percorso della processione un adesivo con su scritto: “Santa Rosalia liberaci dal pizzo!”. Questa azione, come era prevedibile, non ha avuto la stessa fortuna mediatica della prima, ma non essendoci mai sopravalutati, non ce ne siamo fatti un particolare cruccio. Anche se questo messaggio non ha funzionato, prima o poi si dovrà discutere ampiamente anche di questo: malgrado molti sacerdoti conducano da anni una lotta individuale contro la mafia, e che i teologi parlino di Cosa nostra come una struttura di peccato, non esiste ancora una Pastorale specifica contro la mafia. Questo fatto è avvertito come una mancanza anche da quei laici che nella lotta alla mafia hanno trovato un importante punto di riferimento anche nei sacerdoti.
Comunque, per concludere: gli attacchini in realtà sono pur sempre un numero insignificante, ma hanno un larghissimo consenso e spingono un gran numero di cittadini a riflettere e a discutere. Non pensiamo certo che ci si possa attendere di più da una pratica del genere. Che tutto ciò sia comunque importante e significativo ci è stato confermato anche dalle tante e-mail ricevute, tra le quali la seguente è una di quelle che ci ha incoraggiato maggiormente:
“Non ho ben capito chi siete, ma ammetto che la cosa non riveste, a mio modo di vedere, determinante importanza. Preferisco immaginarvi come uomini e donne pervasi da elevato spirito civico, spinti da una molla che tutti i siciliani onesti possiedono ma che raramente scatta: quella di urlare ad un popolo intero di riappropriarsi di una dignità che gli spetta di diritto, di gettare le basi per un’unione dalla quale possa scaturire una forza travolgente.
In altre parole qui la sostanza prepondera largamente sull’apparenza. Poco importa se avete i baffi o no, se portate gli occhiali o meno, se siete biondi o bruni… Mi basta l’intento, il messaggio lanciato, il richiamo alla coscienza. È per questo che vi mostro la mia solidarietà, che dico che un esempio come il vostro è certamente degno di apprezzamento, che merita continuità. Io non sono direttamente interessato al problema del pizzo; non possiedo un’attività commerciale né lavoro per una di esse. Però mi sono fermato a riflettere pensando che quando pago il conto della spesa finanzio in una certa misura le casse delle organizzazioni estorsive. Saluti.”
E’ necessario riflettere sulla responsabilità collettiva della società siciliana di fronte a fenomeni largamente diffusi come quello del racket. Infatti, non si può pretendere che gli imprenditori denuncino i loro estorsori se l’ambiente socioculturale in ci vivono è indifferente al problema. Certo è che, se la società civile e la cittadinanza tutta assumessero un comportamento attivo di lotta e contrasto alla signoria di Cosa nostra, l’imprenditore reticente o compiacente avrebbe meno scusanti.
Noi riteniamo quanto è nato dalla nostra iniziativa una delle espressioni di quella intelligenza e passione collettiva che – a fatica – si risveglia e si riorganizza, ci sentiamo parte di una storia popolare che lentamente si sta scrivendo dal basso, siamo parte di quella moltitudine di siciliani senza nome che in un precario equilibrio tra entusiasmo e disincanto in cuor loro sognano comunque una terra endemicamente ribelle ad ogni forma di sopruso, giusta, laboriosa e creativa.

Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 01:59

News da Celim

Mostre itineranti
Mostre fotografiche con video e materiale informativo sono a disposizione di scuole, associazioni e Comuni interessati a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi importanti.

 

MOSTRA "VUOI GIOCARE CON NOI?" sul giocattolo africano
KIT "STOP AIDS"
KIT "ACQUA E TERRA"
KIT "CREDITI DI PACE"

 

I kit sono realizzati da Studio BAG, un’Associazione di giovani professionisti della comunicazione visiva con esperienze di documentario sociale e reportage fotografico in collaborazione con ONG ed Associazioni. 

 

 

"Vuoi giocare con noi?"

 

La mostra espone giocattoli nati in Africa dalle mani e dalla fantasia dei più piccoli, con la finalità di valorizzare la creatività e l’abilità manuale dei bambini africani – troppo spesso stereotipati in immagini di sofferenza che ne ledono la dignità -, far conoscere la cultura di altri popoli ed offrire lo spunto per riflettere sui nostri attuali modelli educativi e di consumo.

 

E’ composta da 22 pannelli plastificati di dimensioni 1m x 2m, montati con tubi in alluminio leggero e corredati da 11 piccole vetrine in plexiglass contenente i giocattoli. I pannelli riportano una descrizione dei paesi di provenienza dei giocattoli e informazioni sui giocattoli presentati nelle vetrine attraverso un fumetto: due bambini africani “guidano” infatti i più piccoli nella visita alla mostra.

 

Ideale all’interno di manifestazioni culturali e rivolte ai bambini, la mostra viene offerta per un periodo minimo di 2 settimane. E' richiesto un contributo di 400 € alle scuole e di 500 € per altri Enti, a copertura delle spese e a sostegno dei progetti educativi di CeLIM.
L’esposizione della mostra può essere arricchita dall’organizzazione di laboratori creativi: CeLIM mette a disposizione esperte educatrici che insegneranno ai bambini a costruire giocattoli con materiali di recupero.

 

Per informazioni e prenotazioni: CeliMondo, tel. 02.86984597, celimondo@celim.org
"Stop AIDS"
L’AIDS continua ad essere un’emergenza, soprattutto nei paesi africani.
CeLIM, con il kit “STOP AIDS”, presenta il fenomeno dell’AIDS in Zambia - dove l’HIV colpisce il 20% della popolazione - e i progetti avviati per contrastarne la diffusione.

 

Il kit comprende un video di 16 minuti, una mostra di 45 foto a colori e in bianco e nero, materiale informativo sulla tematica e su CeLIM. Tutta la documentazione, pur presentando in modo realistico il tema AIDS, affronta con delicatezza ogni aspetto del problema.
E’ richiesto un contributo di 250 € che andrà a coprire le spese e soprattutto offrirà un prezioso sostegno ai programmi integrati di lotta all’AIDS avviati da CeLIM in Zambia.
Per informazioni e prenotazioni: CeLIM, tel.02.58316324, promo@celim.org
"Acqua e Terra"
Siccità e arretratezza di strumenti e tecniche agricole sono i principali ostacoli allo sviluppo rurale in Zambia. Nel Paese il 70% della popolazione vive di agricoltura di sussistenza, e sempre più numerosi sono i giovani che lasciano le campagne per la città, dove però i bagliori di ricchezza immaginati si concretizzano spesso in vite di espedienti.

 

CeLIM, con il kit “Acqua e Terra”, presenta il tema dell’agricoltura sostenibile e i progetti di sviluppo rurale avviati in Zambia per contrastare carestie, disoccupazione e esodo dalle campagne. Il kit comprende un video di 16 minuti, una mostra di 45 foto a colori e in bianco e nero, materiale informativo sulla tematica e su CeLIM.
E’ richiesto un contributo di 250 € che andrà a coprire le spese e soprattutto offrirà un prezioso sostegno ai programmi di sviluppo rurale avviati da CeLIM in Africa.
Per informazioni e prenotazioni: CeLIM, tel.02.58316324, promo@celim.org
"Crediti di Pace"
La guerra lascia il segno: in Kosovo, sul cui sviluppo grava pesantemente la ricostruzione post-bellica, microimprenditori, artigiani e agricoltori vivono un particolare disagio economico ed hanno difficoltà a riavviare le loro attività per l’impossibilità di accedere al credito
CeLIM, con il kit "Crediti di Pace", presenta il contesto socio-economico del Kosovo di oggi, di fatto un protettorato internazionale amministrato dalle Nazioni Unite e controllato dalle forze militari NATO; descrive inoltre il progetto di microcredito di CeLIM, attraverso interviste all’équipe locale e ai beneficiari del progetto. Il kit comprende un video di 26 minuti, una mostra di 45 foto a colori e in bianco e nero, materiale informativo sulla tematica e su CeLIM.
E’ richiesto un contributo di 250 € che andrà a coprire le spese e soprattutto offrirà un prezioso sostegno al progetto di microcredito in Kosovo.
Per informazioni e prenotazioni: CeLIM, tel.02.58316324, promo@celim.org

http://www.celim.org

Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 01:57

Concorso "Homo migrans"

23 febbraio 2007 - 30 aprile 2007 - ore 00:00
Milano (MI)
MANIFESTAZIONE
Concorso "Homo migrans"
Come si rapporta, la nostra società, al fenomeno dell'immigrazione? Cosa si conosce della storia dei flussi migratori di ieri e di oggi?" A partire da queste domande, CeLIM vuole stimolare una riflessione, per sensibilizzare i giovani sul tema dell'emgirazione e dell'immigrazione, italiana e straniera, di ieri e di oggi.

Il concorso, aperto a tutti, è articolato in 4 sezioni: scuola primaria - secondaria inferiore - secondaria superiore - categoria mista (cui può partecipare anche chi non è più studente). Alle prime 3 categorie saranno richiesti lavori creativi in qualsiasi forma sul tema delle migrazioni, alla categoria 4 sono invitati a partecipare soprattutto fotografi, grafici e registi. I lavori dovranno pervenire entro il 30 aprile. Verranno premiati i migliori elaborati per ognuna delle 4 sezioni: la proclamazione dei vincitori avverrà nell'autunno 2007.

Inoltre, tutti gli elaborati premiati o segnalati faranno parte della mostra itinerante "Homo Migrans", che si arricchisce di anno in anno grazie ai numerosi lavori che pervengono in sede ad ogni edizione.

Per informazioni: Celim
Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 01:56

IN MEMORY OF...

9 febbraio 2007 - 30 marzo 2007 - ore 21:00
Piacenza (PC)
sala "Nelson Mandela" della Camera del Lavoro, in via XXIV Maggio
DIBATTITO
IN MEMORY OF...
rassegna culturale gratuita: la necessità della memoria come base di convivenza
1. ven.9 febbraio- "Stragi Italiane"- percorso interattivo nelle pagine buie della storia d'Italia. organizza Reti-Invisibili, partecipa Manlio Milani, pres.ass. "Caduti di Piazza della Loggia"
2. giovedì 15 febbraio- "In un altro paese"- film presentato da ARCI Piacenza
3. ven. 23 febbraio- "3 ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli" di E.Petri & "Genova per noi" due documentari per non dimenticare gli "omicidi di stato" - presenta Giovani Comunisti Piacenza
4. ven.2 marzo- "Stragi dimenticate"- organizza Reti-Invisibili, partecipa Giuliano Bugani, autore del DVD 'I ragazzi del Salvemini'
5. ven. 9 marzo- "Dagli arditi del popolo alla dittatura"- conferenza tenuta dagli autori F.Sprega e I.Tagliaferri con la partecipazione della direttrice dell'istituto storico della resistenza Carla Antonimi
6. ven.16 marzo- "La guerra di spagna"- conferenza tenuta dagli autori F.Sprega e I.Tagliaferri
7. ven.23 marzo- "Hotel Rwanda"- film presentato da Emergency Piacenza
8. ven.30 marzo- "la Resistenza e la nascita della repubblica"- conferenza tenuta dall'autore F.Sprega e dalla direttrice dell'istituto storico della resistenza Carla Antonimi
Tutte le iniziative si terranno a Piacenza, alle ore 21,00, presso la sala "Nelson Mandela" della Camera del Lavoro, in via XXIV Maggio
Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 01:10

Car Sharing

"La vera ricchezza sta nell'uso e non nella proprietà"  - [Aristotele]
Otto città, 4300 utenti, 312.000 chilometri percorsi ogni mese. Il Car Sharing cresce in Italia. Il servizio consente agli abbonati di condividere una flotta di automobili disponibili 24 ore su 24 ore e rappresenta una valida alternativa al veicolo privato. In Italia le auto di car sharing hanno accesso alla ZTL, possono circolare durante i blocchi del traffico, possono utilizzare le corsie preferenziali e sostare gratuitamente nei parcheggi a pagamento.

http://www.ecotrasporti.it/

Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 00:44

Controlla i cambiamenti climatici

Come puoi essere tu a controllare i cambiamenti climatici?

Il cambiamento climatico è un problema globale, eppure il contributo personale di ognuno di noi può fare la differenza. Anche semplici gesti quotidiani possono aiutare a ridurre le emissioni senza pregiudicare la qualità della nostra vita. Anzi, facendoci risparmiare.

clicca

http://ec.europa.eu/environment/climat/campaign/index_it.htm

Giovedì, 15 Marzo, 2007 - 00:39

Milano: Smog, bambini con polmoni da fumatori

Corriere della Sera on-line, Cronache, 19 gen 2006 18:14

MILANO - Lo smog riduce i polmoni dei bambini come quelli dei vecchi
fumatori. "Gli studi scientifici degli ultimi anni - ha detto
Alessandro Fiocchi, direttore della Clinica Pediatrica Melloni di Milano -
hanno dimostrato che l'aumento del PM10 determina nei bambini,
entro il primo anno di vita, un aumento del 22% della mortalita'
a causa di malattie respiratorie".

"Sono sempre di piu' i bambini che dopo 2 o 3 mesi di
tosse continua presentano lesioni del polmone identiche a quelle che si
trovano piu' comunemente nei fumatori o nell'anziano", ha spiegato il
medico durante la conferenza stampa del terzo Meeting di Allergologia
Pediatrica, che riunisce i pediatri a Milano da oggi a domenica. (Agr)

Martedì, 13 Marzo, 2007 - 17:43

LA PARTECIPAZIONE: MODI E PERCORSI

La partecipazione: modi e percorsi
Dai papa boys ai no global
a cura di Bianca Gelli e Terri Mannarini

 

“SocialMente” – n. 19 – pp. 239 – Euro 14,00

 
                                              
Il volume offre una panoramica delle attuali forme di partecipazione, estendendo l’analisi oltre l’azione politica – tradizionalmente assunta come declinazione forte della partecipazione – verso altri ambiti del comportamento collettivo: il riferimento è alla vaste aree dell’azione civica e della religiosità, intesa – quest’ultima – nella sua dimensione sociale e proattiva. Il volume, occupandosi dei fenomeni psicologico-sociali legati ai piccoli gruppi, ai movimenti e alle folle, tocca alcuni temi classici della psicologia collettiva, riattualizzando, per esempio, le domande sul ruolo del capo carismatico e sul rapporto tra emozioni e processi cognitivi. Le questioni sollevate appaiono trasversali all’analisi di tutte le forme aggregative che sottostanno all’azione collettiva, le quali si manifestano oggi in forme liquide e destrutturate, oppure, al contrario, rigide e settarie. Ne emerge, per lo meno sul piano fenomenologico, un quadro vivo e variegato, che rafforza il contributo euristico di un approccio psicologico-sociale al tema della partecipazione.
Bianca Gelli è professore ordinario di Psicologia sociale presso l’Università di Lecce. Studiosa della psicologia delle differenze di genere, si interessa da vari anni alla partecipazione giovanile. Ha curato recentemente un numero monografico della rivista Psicologia di Comunità (n. 2, 2005) dedicato a questo tema.
Terri Mannarini è ricercatrice in Psicologia sociale presso l’Università di Lecce. I suoi più recenti interessi di ricerca vertono sull’analisi dei processi di azione collettiva, argomento sul quale ha pubblicato il volume Comunità e partecipazione (2004, Franco Angeli).
Indice
Introduzione

Parte prima. Militanza

Le forme della partecipazione: dal politico al sociale

Bianca Gelli, Monica Legittimo, Cosimo Talò

Il gap di genere nell’attivismo politico

Bianca Gelli, Terri Mannarini


Deliberazione e protesta
Uno sguardo al mondo dei Forum sociali
Terri Mannarini, Alessia Rochira

Parte seconda. Fede

Dagli oratori alle piazze
Appartenenza religiosa e presenza sociale

Bianca Gelli, Mina Ria, Gaia Carata

Una e molteplice
Identità e partecipazione dei papa boys

Terri Mannarini, Stefania Attanasio, Maria Assunta Calora


Parte terza. Cittadinanza

Il volontariato tra altruismo e azione sociale
Una ricerca sui donatori di sangue

Terri Mannarini, Catia Pacucci, Cosimo Talò

Lavoro di rete e partecipazione
Una questione di metodo nell’intervento psicologico
Ruggero Ruggieri, Maria Cleofe Fasano, Stefania Attanasio
Dalla compliance all’empowerment sociale
Una ricerca con persone affette da anemia mediterranea
Bianca Gelli, Ada Lorenzo, Maria Grazia Cafaro
La partecipazione nei processi di piano
L’esperienza dei contratti di quartiere

Vito Garramone, Alessia Rochira, Mina Ria

 
Edizioni Unicopli, via R. Carriera 11, 20146 Milano
redazione@edizioniunicopli.it

...
229 230 231 232 233 234 235 236 237
...
RSS feed