OMOFOBIA A MILANO, LETTERA APERTA DI CIRRITO
Gentile sindaca Letizia Moratti,
Lo sa, un cittadino di Milano, Paolo Ferigo, presidente del circolo Cig Arcigay di Milano, è stato aggredito verbalmente e fisicamente da dueenergumeni di una municipalizzata che han provato a dare una svolta alla loro melensa serata dando di mani e in forma delinquenziale contro il presidente. Ferigo che conosco e apprezzo, sapendolo persona mite e di valore per le battaglie che conduce anche in Arcigay, è cittadino di Milano. A questa città continua a dare, come moltissimi omosessuali, non solo crescita economica ma anche valori che spesso questa città non sa neppure riconoscere. Il Cig, come spero saprà, svolge attività di volontariato e di sostegno a favore di coloro che non hanno diritti ma solo doveri; a favore di persone sieropositive o che si sentono sole e in pericolo in una città come Milano. Paolo è stato aggredito perché omosessuale, come avviene per tanti altri Paolo omosessuali che non hanno il coraggio di ribellarsi e denunciare atti contro la loro persona. Tutto questo, gentile sindaca, avviene nella città da Lei governata.
celebrato a Milano da più di duecento delegati. Non se ne è dimenticato il Presidente della Repubblica che ha fatto pervenire un suo messaggio; sono arrivati a Milano le ministre Barbara Pollastrini ed Emma Bonino; Piero Fassino, Franco Giordano, Enrico Boselli, Cesare Salvi e tante altre personalità venute a dare testimonianza e non solamente presenza politica. Lei, prima cittadina, occasione ghiotta per dialogare con una fetta importante di suoi amministrati ed illustri ospiti, ha pensato bene di registrarsi tra gli assenti ingiustificati: neppure una riga scritta rivolta a quella importante assise. Perché? Che succede in questa città che non riconosce più i suoi cittadini migliori, anche omosessuali? Non è vero che un sindaco, una volta eletto, deve essere amministratore e tutelatore dei diritti di tutti i suoi cittadini? Perché lei, donna, manager, politica, sensibile da sempre alle tematiche antidiscriminatorie, ci guarda come nemici e non come cittadini del suo governo?
Babilonia
interrogazione contro violenza omofobica
Alla cortese attenzione del Settore Comunale Politiche Sociali
Alla cortese attenzione del Settore Comunale Sicurezza
Alla cortese attenzione dei rispettivi Assessorati competenti
Alla cortese attenzione del Consiglio di Zona
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 - Milano
CONTRO L'OMOFOBIA: GIORNATA INTERNAZIONALE
GIORNATA INTERNAZIONALE
CONTRO L'OMOFOBIA
Incontriamoci e parliamone con
Che cosa è l'omofobia?
Amici del Metrobosco - Parco della Lambretta
ViviMi: Città di città in mostra alla Triennale
La mostra ViviMI Città di Città racconta il cambiamento dell’area metropolitana milanese e dei suoi abitanti, presentando immagini e gli scenari del futuro prossimo visti da Milano e dai 188 comuni dell’area milanese e della Brianza.
L’evento è promosso dalla Provincia di Milano in collaborazione con il Comune, la Camera di Commercio e la Triennale di Milano. La mostra prende spunto dal piano strategico promosso dall’Assessorato provinciale dell’area metropolitana insieme al DiAP - Politecnico di Milano e Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo e si avvale della collaborazione scientifica di A.A.ster.
Attraverso un percorso suddiviso in quattro sezioni, che conduce verso uno spazio teatrale animato da filmati, suoni e musica, si propone una riflessione attorno al futuro della Città di Città, si intendono fornire alcune possibili risposte e guidare il visitatore alla piena conoscenza del territorio.
Per la prima volta si è sperimentato un nuovo modello di collaborazione interistituzionale.
L’idea di fondo del progetto Città di Città è che la metropoli milanese, insieme al territorio della nuova Provincia di Monza e Brianza, debba e possa conquistare una migliore abitabilità, rendendo meno difficile la vita dei cittadini e attirando maggiormente economie e intelletto. Maggiore qualità della vita significa potersi muovere, anche grazie a nuove infrastrutture, respirare aria migliore, avere una casa dove abitare e spazi da condividere, vivere in sicurezza, disporre delle migliori condizioni per fare impresa, fare e fruire cultura, avere istituzioni e servizi più prossimi ai cittadini.
Perché questo insieme di condizioni si realizzino occorre che le istituzioni e i diversi attori che influiscono sulle scelte per la città, siano disponibili a cooperare a favore di scelte concrete, ascoltando e comprendendo i grandi cambiamenti che sono in corso.
A completamento di questo percorso ideale e progettuale merita di essere ricordato il bando lanciato dalla Provincia su idee progettuali e buone pratiche, volte alla ricerca di una maggiore abitabilità, che ha visto la straordinaria risposta di oltre duecento tra Enti, Associazioni e privati cittadini.
Questi progetti, oltre ad alimentare molti dei contenuti della mostra, sono presentati attraverso un database di consultazione all’interno della mostra stessa.
Città di città, immagini e scenari in mostra
Il futuro visto da Milano e dai 188 comuni dell’area milanese e della Brianza
Triennale di Milano
16 maggio – 1 luglio 2007
Promossa da: Provincia di Milano in collaborazione con Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano e Triennale di Milano
A cura di: DiAP - Politecnico di Milano, Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo, A.A.ster
Allestimento e grafica: Carmi e Ubertis Milano
Installazione sonora Voce delle parole: Silvio Wolf, con Tiziano Crotti e Andrea Malavasi
http://www.triennale.it/index
non è possibile tollerare la violenza omofoba
Esprimo la mia solidarietà politica e umana a Paolo Ferigo, Presidente dell'Arcigay di Milano per l'aggressione verbale e fisica di cui è stato oggetto in una pizzeria in Via Cadore da parte di sconosciuti. Quello che in questi giorni sta avvenendo in questa città risulta preoccupante: prima le scritte omofobe sulle saracinesche delle sedi associazionistiche omosessuali, poi ancora attacchi incendiari, poi ancora si sono avui in altre città pestaggi organizzati contro omosessuali che esprimevano liberamnete il loro amore, poi ancora scritte omofobe, miacce, lettera intimidatorie: l'altro giorno l'ennesimo fatto che registra l'acuirsi intollerabile e preoccupante di una situazione gravosa e di forte entità, che non può essere liquidata come semplice "ragazzata", ammesso che si possa tollerare anche questo stadio. E' preoccupante quanto stia avvenendo e si va aggiungere ad altri fenomeni di intolleranza e di disciriminazione che spesso e quotidianamente abbiamo nella nostra "civile città" occidentale, come tanti tengono a sbandierare. Ricordiamo ancora le violenze contro i più deboli, barboni e clochard picchiati, bambini seviziati: adesso omosessuali derisi e oggetto di atti di persecuzione di malvagia entità e di matrice chiaramente politica. Non è più tollerabile un clima di questa portata: occorre agire. L'interrogazione di Grillini, Luxuria formulata al Ministro degli Interni, Giuliano Amato, tendono giustamente a chiedere misure urgenti atte a prevenire questi attacchi vilipendiosi e offensivi, violenti e di odio discriminatorio, fenomeni patologici da rimuovere e debellare, nonchè a tutelare una comunità oggetto ogni giorno di attacchi che rieccheggiano terrificanti e inquietanti campagne dal gusto antico ma non remoto, di natura eversiva e revanscista di estrema destra reazionaria e dalle tinte nazifasciste. Nell'interrogazione si parla di provvedimenti atti a dare alla polizia di stato strumenti e uffici, servizi preposti ad hoc, ossia alla prevenzione, alla perseguibilità e anche all'informazione e alla comunicazione, all'assistenza delle vittime di reati penali dalla portata discrimnatoria con intenti violenti e omofobi. Si parla di una polizia che segua l'esempio delle polizie nordamericane ed europee che prevedono sezioni atte a garantire questa finalità e funzione, a cui adire denunciando fatti e atti dalla portata discriminatoria di genere sessista e omofobo.
Credo che occorra agire subito e presto: il Comune stesso di Milano, che dovrebbe essere città dell'accoglienza e dell'inclusione sociale, della promozione dei diritti e delle differenze, non può rimanere indifferente dinnanzi a questa recriminazione sempre più minacciosa e inquietante, pericolosa e violenta. Un ordine del giorno che determini una netta condanna di questi fatti brutali e barbari, nonchè delinei provvedimenti da prendersi immediatamente forse potrebbero riportare lo stato di convivenza a uno stadio di pace e di civiltà.
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
ancora pericolosa omofobia rigurgitante
tram 16: permane una strana fermata
Alla cortese attenzione del Settore viabilità del Comune di Milano
Alla cortese attenzione della Direzione dell’ATM
Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione Territorio e Viabilità
Giorgio Tomellini
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
riflessioni da "Eletti: di nome e di fatto?"
Il decentramento, una chimera dolce e lontana per Milano? Io credo che sia difficile oggi operare con le mani legate, lo dico chiaramente. Si è fatto un azzonamento, nuova planimetria della città, nuove divisioni amministrative: si diceva, ricordo Lucchini, l'autore del primo regolamento sul decentramento, che in questo modo si poteva garantire la nascita di municipalità, a cui decentrare risorse, dico risorse, utili ad attivare una seria atribuzione di competenze e di poteri decisionali. La boutade fu accolta con una certa speranza nel futuro: ma tutto è fermo da allora, parlo del 1998-1999. Tutto è bloccato. Anzi mi si permetta di dire che molti passi sono stati fati certamente ma nella direzione opposta a quelli che dovevano essere fatti: ossia una riduzione continua, uno svuotamento progressivo delle attribuzioni ai consigli di zona e, di converso, una diminuzione delle risorse, delle capacità di incidere politicamente nelle scelte valutative che riguardano il territorio circoscrizionale, ossia gli interventi di riqualificazione, ossia gli interventi in materia di viabilità, ossia gli inerventi in materia sociale, una rete efficente dei servizi per la cittadinanza, sportelli informativi e di reclamo utili a dare accesso alla conoscenza di quanto il consiglio promuova, decida, predisponga per la propria vita quotidiana. Ma vi ricordate che esisteva un ufficio tecnico in ogni consiglio di zona, composto da architetti, ingegneri, geometri, che erano disponibili anche per interventi urgenti strutturali, di piccola dimensione e portata, nelle varie scuole, per esempio, oppure centri di aggregazione multifunzionale, al tempo CTS, nelle varie strade. Una troupe veniva interpellata se una finestra della scuola si rompeva e subito, dopo poche ore, la stessa si arrecava sul luogo e procedeva ad aggiustare. Ora quanto ci vuole per fare aggiustare una finestra rotta in una scuola? Bisogna passare dall'ufficio tecnico di zona, il quale a sua volta passa e solleva la questione a quello centrale, il uale a sua volta parla con il settore preposto, il quale a sua volta definisce i criteri dell'intervento e, dopo questa trafila burocratica, si riprocede in senso inverso, attendendo che la troupe si mobiliti, magari nelle regole predisposte, dal centro e venga in zona. Il tutto comporta diciamo 3 mesi, quando va bene. Un caso analogo è avvenuto in zona 4 per cercare di tappare una crepa nel soffitto della scuola materna di Via Sulmona, da cui cadeva l'acqua piovana quando pioveva, con rischi di allagamento: non so dirvi quanto tempo si è atteso prima di ovviare questo inconveniente abbastanza intollerabile vita anche l'utenza, molto piccola, della struttura, degna di tutele e attenzioni.
Qualcuno ha detto nella giusta iscussioen aperta da Ramella che la critica gratuita non servono all'elettore: ma io mi domando quale è la differenza tra critica gratuita e critica non gratuita. Quali sono i parametri che distinguono queste aree: e chi è l'arbitro per decidere se una critica è gratuita e una non lo è. Certamente non mi ergo a giudice per valutare quale sia la critica accettabile e quale sia la critica non accettabile, in quanto come eletto consigliere devo sapere registrare tutte le critiche, dalle più minimali, se ci sono, alle più complesse, cercando alle medesime di dare soluzioni, risposte CONDIVISE. Si procede a dire che l'unico strumento democratico in possesso all'elettore, ma anche a me stesso, che sono un elettore come qualsiasi altro, è il voto: non credo proprio in una democrazia avanzata. Credo che lo strumento democratico più avanzato sia la promozione di canali di PARTECIPAZIONE, ossia pratiche di diverse ordine e grado, tipologia e utilizzando strumenti di varia natura, dalla rete agli uffici di relazione con il pubblico, dalle assemblee cittadine di verifica dell'operato (nelle altre democrazia esistono le consultazione di "mid-term", con una certa valenza incisiva a livello decisionale, e parlo anche degli Stati Uniti) fino ad arrivare alle consulte tematiche e territoriali, in cui i partecipanti hanno una capacità di poter incidere nelle scelte e nei percorsi di scelta effettuati. A Roma, Torino, Firenze, ma anche a Londra, dove il decentramento è cosa seria, dove esiste la municipalità diffusa dell'area metropolitana, a Parigi, a Barcellona, non sto parlando di città che sono presenti in un romanzo avveniristico di Aldous Huxley, dove esistono addirittura le giunte dei municipi, qusti canali sono già attivi nella loro grande maggioranza: a Milano neppure il consiglio di zona a volte delibera i progetti di intervento edilizio pubblico e privato, essendo il progetto già cosa preconfezionata.
Credo che una democrazia avanzata si debba strutturare sulla responsabilizzazione, la coscientizzazione civica e l'orizzontalità assembleare nei processi decisionali, essendo ormai superata la cosidetta mera democrazia elettiva, essendo evidenti alcuni fallimenti che essa presenta oggi come oggi, in diversi contesti, anche e soprattutto il nostro. La verifica dell'operato dei consiglieri deve essere quotidiana, riportando una vitalizzazione collettiva ai processi democratici decisionali collettivi e collegiali: più si include, più si rende convintamente consapevoli le cittadine e i cittadini che il loro parere è necessario e importante per decisioni che riguardano il proprio futuro prossimo, la propria vita quotidiana, più si genera coesione sociale, convivenza pacifica e forte senso di civiltà, prevenendo forme di cinismo e di ostilità rispetto al concetto ellenistico di politica, governo della città, tramite l'agorà, la famosa piazza aperta e collettiva, partecipata.
Certamente partecipami non può ovviare in assoluto la mancanza soffocante di canali di partecipazione oggi pesente a Milano, ma è un modo aggiuntivo, una risorsa civica indefferibile, che comunque ha agarntito e garantisce un permanente dibattito politico, confronto attivo, verifica degli strumenti e delle decisioni, in un maggiore rapporto tra rappresentanti e rappresentati, che sono coloro su cui deve ruotare ogni forma di processo decisionale. Se finora partecipami esiste, continua a persistere, sussiste, si amplia, rilancia e amplia forme di condivisione e di partecipazione zonale, anche chiusa la buriana tipica e necessaria della campagna elettorale, forse qualche valenza positiva detiene e forse un punto di riferimento civico ha assunto e assume, e forse la necessità di avere una sua permanenza esiste ed è consistente. La persona al centro dello sviluppo della città: non parlo di un progetto di Vitruvio, insigne architetto autore della piazza del municipio ideale, ma parlo di un progetto di società diverso e nuovo. Democratico dal basso.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4
Milano come città delle effervescenze letterarie
Una Fiera del Libro anche per Milano? Il dibattito si è aperto nella città, ospitante già in diversi periodi dell'anno mostre, fiere di carattere internazionale, come la Fiera del Mobile, come, mi viene in mente, la Fiera dell'artigianato, la Fiera dell'informatica. Ma Torino ha un suo appuntamento che ogni anno vede confermarsi un risultato di ritorno eccellente, con momenti di conversazione e di incontro con autori e scrittori, editori, di diverso tipo, per diverse fasce di pubblico, di lettori, dai più piccoli ai più grandi. Milano, scriveva Leopardi in una sua lettera al vescovo, è città di editoria, di creatività, di scrittura, di ricerca bibliografica, di spinte autorali di autorevole spessore, di energie e risorse intellettuali di grande padronanza e di forte caratura innovativa, sperimentale. Eravamo nel 18° e nel 19° secolo, ma oggi possiamo dire che la situazione non è cambiata: anzi si è moltiplicata nella sua dimensione. Abbiamo diverse espressioni artistiche che contaminano la città, che si intersecano, che si producono, autoproducono, che si esprimono con canali e modalità differenti, utilizzando in largo spazio ciò che la nuova tecnologia può offrire alle nuove forme di comunicazione, anche a "banda larga".
Il problema è uno: non riescono a trovare momenti istituzionali, spazi, dove ufficialmente uscire dalle proprie "grotte", cantine autoreferenziali, mantenute tali non per un "egocentrismo" ed "egoreferenzialismo" artistico, ma per un'assenza totale di momenti comuni, collettivi,. ufficiali, istituzionali, diffusi di aggregazione culturale e artistica. Milano diventa sempre di più la città delle gallerie: eventi interessanti, anche con firme degne di nota, ma sempre d'elite, sempre mercantilizzate, ossia sottoposte a costi inadeguati per una diffusione pubblica del messaggio artistico. E poi abbiamo la spettacolarizzazione degli eventi, momentanei, temporanei, estemporanei, magari atomizzati e atomizzanti un campo che deve essere il più possibile universale, dinamico, di contaminazione, appunto.
Ebbene Milano può scippare Torino di un evento che è diventato tutto torinese? Ma può imitare eventi internazionali londinesi che rendono la capitale britannica città di cultura letteraria, con il suo Festival Internazionale di Letteratura? Io penso che le copie finiscono per svilire ogni spinta di proposta culturale e artistica, che deve essere la base della ricerca di canali diversi e nuovi per diffondere messaggi e per dare all'arte uno spazio adeguato e accessibile alla moltitudine. Pensare a Milano fiere del libro, dei scrittori, come suggerisce Mauri, Presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e rappresentante italiano nella Federazione Europea degli Editori - aperte e dinamiche, che siano presenti in diversi contesti della città, e che diano opportunità al visitatore di accedere ad agorà di discussione e di confronto con autori nuovi, affermati, meno affermati, giovani, creativi, sperimentali, adottanti le nuove tecnologie, quindi includendo i blogger, includendo gli scrittori nei forum , includendo le nuove tipologie di espressione artistica dell'era della nwe tecnology, e dando anche spazio a quel punto di incontro, aggiungo io, di domanda e di offerta tra le tendenze e le esigenze del pubblico, le strategie editoriali delle case, sono molte, prinvilegiando quelle indipendenti e quelle piccolo - medie, spesso soggette a un silenzio assordante circa le loro attività e le loro proposte, e le nuove espressioni creativo - sperimentali dell'arte letteraria, delle nuove letterature, delle diverse letterature. Non ha senso, concordo con Mauri, parlare di un doppione di Torino, cercando di togliere a Torino i riflettori di un giusto spazio internazionale che si è conquistata con anni e anni sedimentati di organizzazione di un evento che cresce sempre maggiormente: si rischierebbe di fare ciò che a Roma è avvenuto con il Roma doc fest, un momento che doveva essere di promozione di nuove energie cinematografiche ma che, essenzialmente, seppure in modo brillante e interessante, è finito per essere un "doppione" più ristretto per la portata della Mostra del Cinema Biennale di Venezia. Occorre pensare a un'alternativa che sappia creare competizione e anche confronto attivo con altre esperienze. Perchè non pensare a un periodo che innondi, letteralmente parlando, la città di cultura letteraria, magari anche framistata con altre tipologie di arte,m dove dagli abbinamenti possano scaturire scenari vitali e creativi di stimoli emotivo culturali di grande rilievo. Ebbene: che cosa ha intenzione di fare l'amministrazione? Che cosa ne pensa l'assessore alla cultura Sgarbi, oltre a impegnarsi a rilasciare interviste roboanti di grandi impegni futuri ma rimanenti, almeno fino a oggi, a la carte?
Si scuota questa città facendo scaturire le effervescenze artistiche, che sono esistenti, ma che rimangono tappate in un grande contenitore non visibile al suo interno, e che necessitano di esprimersi e di fuori uscire, trasboccando e trasbordando con forza e dirompenza. C'è bisogno di cultura: una manifestazione ultima dedicata alla filosofia dei nuovi tempi, come metodo di vita, promossa a Roma con insigni intellettuali attuali, Eco, Augias, Severino, Vattimo, ha visto una fiorente partecipazione di pubblico, cosa che, qualche anno fa, sarebbe stato impossibile crederci, data la portata elevata e, spesso, accademica, del contenuto della manifestazione. Questo vorrà dire che sociologicamente esiste una richiesta di cultura, di confronto e di consocenza: per vivere meglio. Possiamo dire anche per crescere meglio e per sentirsi meglio nella collettività e nelle ricerca di sè stessi e dell'altro.
Maieuticamente si deve procedere, non con colpi di scenografici eventi, magari solo modaioli, di grande fashion, ma di poca efficacia e di irrilevante contenuto e spessore per la collettività e la crescita della città.
Alessandro Rizzo
Presidente del Guppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano