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Domenica, 20 Maggio, 2007 - 11:51

Bush a Roma - alternativa nonviolenta

La scadenza del 9 giugno, visita di Bush a Roma: una proposta di iniziativa e di metodo nonviolenti per affrontarla
di Alfonso Navarra
I due appelli contro Bush
Per "accogliere" Bush a Roma il 9 giugno sono gia' stati lanciati due appelli.
Il primo e' quello del Partito comunista di Ferrando, Sinistra Critica, Officina Comunista, senatori e intellettuali "disobbedienti", Forum Palestina, Cobas, Centri sociali, "Disarmiamoli" .
Mi permetto di ipotizzare che trae la sua spinta propulsiva non da una violonta' pacifista ma da coloro che sentono l'esigenza di "rifondare Rifondazione Comunista".
L'obiettivo principale e' quello di attaccare il govrerno italiano e Rifondazione che lo sostiene.
Il secondo e' quello della stessa Rifondazione, con Arci, Fiom, Sinistra Democratica di Mussi, il Pdci di Diliberto...
Anche qui ho l'impressione che il tentativo sia quello di rassicurare la base militante ed elettorale sul DNA antiamericano delle forze promotrici, negando che vi sia "subordinazione" del governo Prodi alla politica di Bush. In questo caso si vuole una manifestazione solo "contro Bush, non contro Prodi".
Leggo sul Manifesto di oggi una dichiarazione di Alessandra Mecozzi, responsabile dell'ufficio internazionale della FIOM:
"Quello che conta e' che ad accogliere Bush ci saranno manifestazioni capaci di manifestare un energico dissenso a tutta la sua politica, a partire dalla guerra per finire con il liberismo e le politiche ambientali".
Per quanto riguarda questo appello di Rifondazione, Arci, Fiom e compagnia cantante e concertante, osserverei che e' sin troppo facile scaricare tutte le responsabilita' della guerra globale in Medio Oriente sul cattivissimo Bush dimenticando quelle - sicuramente inferiori, ma pur sempre consistenti - del nostro "governo amico", che e' andato su - e va benissimo contro il "pericolo Berlusconi" - con il voto determinante, esplicitamente richiesto, dei "pacifisti".
La politica di Prodi, a mio avviso, per le ragioni che spiega benissimo Riccardo Petrella nel suo ultimo libro "Una nuova narrazione del mondo" (EMI edizioni), e' attivamente promotrice della oppressione del Sud del mondo basato sullo scambio ineguale e sulla rapina delle materie prime, sull'usura del debito estero e sui vincoli strutturali imposti dal FMI, dalla Banca Mondiale, dalla OMC, sullo sfruttamento  della forza lavoro "delocalizzata" e/o immigrata, sulla finanziarizzazione parassitaria dell'economia.
Questa politica merita oggi la nostra opposizione a tutto campo, e non solo sugli aspetti specifici in materia di difesa e sicurezza, che sono di natura bellica, inutile girarci ipocritamente intorno: e' infatti pienamente ispirata alla "narrazione dominante del mondo", oggi sospinta da tre forze: la fede nella tecnologia e nella "forza" intesa come capacita' distruttiva, la fiducia nel capitalismo finanziario, la convinzione della impossibilita' di alternative al sistema attuale.
Crediamo forse, per fare un esempio, che l'Italia si sia ritirata dall'Iraq solo perchè ha richiamato indietro i soldati in divisa? O non stia ancora brigando, tramite l'ENI, di prendersi la sua fetta di torta petrolifera con i giacimenti di Nassyria?
Nel secondo appello, chiamiamolo "antigovernativo", che si discutera' il 18 maggio (alle 16.30 presso la Facolta' di Lettere la Sapienza) non noto - a dire il vero - una particolare profondita' e complessita' di analisi, che possa tradursi in un dissenso credibile e condivisibile da parte della piu' ampia opinione pubblica.
Il testo potrebbe benissimo essere stato scritto 40 anni fa (circa) quando nelle piazze gli extraparlamentari di sinistra (incluso il sottoscritto) gridavano: NIXON BOIA, ANDREOTTI E' LA TUA TROIA".
Oggi un titolo azzecatissimo, per il testo in questione, dalle parole e toni identici a quelli degli anni '70 (cambia solo qualche particolare: ad es. si contestano i caccia F35 al posto degli F16) e': BUSH BOIA, PRODI E' LA TUA TROIA".
La LDU, nonostante il coinvolgimento di soggetti con cui stiamo proficuamente collaborando nell'iniziativa della "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace",  propone che il Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO" non vi aderisca per i seguenti motivi:
1- non ci interessa il festival protestatario del NO che non e' capace di proporre soluzioni alternative ai problemi che denuncia;
2- suscita inestinguibili dubbi lo strabismo analitico che non individua il ruolo attivo (e non semplicemente derivato e reattivo) del terrorismo islamico nella "tendenza alla guerra globale";
3- il moderatismo che critica il militarismo governativo dal punto di vista di chi rifiuta il "dominio americano" non e' all'altezza della drammaticita' dei problemi che la crisi della civilta' della violenza, della potenza e della guerra ci prospetta;
4- il ritualismo comportamentale di chi saltabecca da un corteo all'altro, inseguendo le scadenze fissate dall'agenda dei potenti, non e' un fondamento solido per costruire percorsi di pace (essi si radicano meglio su gesti di lunga durata, che possibilmente cambino stabilmente la vita quotidiana e/o definiscano condizioni giuridiche permanenti, tipo l'obiezione di coscienza).
Una frase e' purtroppo rivelatrice su come gli estensori dell'appello siano sensibili ai problemi di potere (e quindi inconsapevolmente assetati di potere) ma non al grido di dolore delle vittime della macchina economico-politico-militare che opprime e schiaccia la maggioranza dei "dannati", dei diseredati della Terra.
E' quando viene detto:

"Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio guerrafondaio.
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un´altra Italia".
A costoro, ad es., non e' venuto in mente di scrivere:
"Lo facciamo in nome del milione di vittime civili della "guerra globale al terrore" in Medio Oriente, dei milioni di sterminati per fame, per guerra, per dittatura provocati dal "progresso" guidato dall'Occidente democratico, dei pericoli di guerra nucleare e di catastrofe ecologica cui siamo sospinti da un tenore di vita insostenibile che mette a rischio la sopravvivenza stessa dell'umanita'"...
E mi pare di aver detto tutto.
 
La necessita' di un'autonoma iniziativa nonviolenta
Mi dispiace per i tanti compagni e amici di base che rispetto e stimo, e so che si mobilitano in buona fede, con motivazioni sincere di opposizione alla guerra e con il cuore in mano.
Personalmente pero' non ci sto a farmi strumentalizzare da politicanti e politicantini della partitocrazia italiana fungendo da "carne da corteo", arruolato per i loro giochi di concorrenza politico-istituzionale (e sindacale) che con la cultura di pace hanno molto poco a che vedere.
E ritengo sia questa la posizione che deve assumere l'intera area nonviolenta: noi rifiutamo si' e denunciamo la guerra, senza imbellettarla con giustificazioni umanitarie o addirittura "nonviolente", ma non solo quando e' condotta da eserciti regolari, bensi' anche quando e' aggressione delle bande fanatiche armate che in nome della "resistenza di popolo" il piu' delle volte fomentano guerre civili massacrando proprio il popolo che pretenderebbero di difendere e riscattare.
Assumiamo quindi la scadenza del 9 giugno, ma protestiamo alla nostra maniera, come  e' giusto che sia, sia nei contenuti che nella forma.
Senza la preoccupazione di "dividere" alcunche', perche' l'unita' popolare che abbiamo in testa non e' il dato di partenza centralizzato ed omologante di chi nega astrattamente ed autoritariamente le differenze, ma la convergenza plurale delle diversita' che si costruisce processualmente con il dialogo e nel dialogo.
Il conflitto per noi e' fisiologia, non anomalia, anche e soprattutto nell'"altro mondo possibile" (e nel movimento di base che deve prefigurarne la realizzazione): e' la soluzione-trasformazione di esso che deve imboccare, se possibile, percorsi non antagonistici e distruttivi...
Un modo alternativo di assumere la scadenza del 9 giugno, ma guardando oltre essa, e' - ritengo - quello dell'appello che sotto riporto, che mi ha firmato Alex Zanotelli, che potrebbe essere integrato da una proposta di digiuno che mi e' stata accennata telefonicamente da Francesco Locascio.
1 giugno (conferenza stampa per le Ambasciate di pace) e 9 giugno (appello per "lasciare solo Bush") potrebbero e dovrebbero agganciarsi, dal punto di vista nonviolento, all'impegno sulla "Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace".
Potremmo acquistare - i movimenti nonviolenti - una manchette sul "Manifesto"
per comunicare la nostra posizione ed il nostro impegno testimoniando che esiste ed opera una cultura politica battente non le strade fallimentari del passato ma che innova seguendo i segni e la necessita' dei tempi presenti.
Procuro di redigerne il testo al massimo entro domani.
BUSH A ROMA: LASCIAMOLO SOLO
Bush arriva a Roma il 9 giugno ed il Palazzo si prepara ad accoglierlo in pompa magna. Non una critica gli verrà ufficialmente recapitata dai vari Prodi, D'Alema (e Bertinotti) sulle guerre d'aggressione scatenate e imperterritamente condotte all'insegna della menzogna: l'"esportazione della democrazia" a suon di bombe.
Bush e' sempre più isolato negli stessi Stati Uniti: il Congresso gli vota contro vincolando i nuovi soldi per le "missioni" in Medio Oriente al rimpatrio delle truppe americane (da completare entro l'aprile 2008); una parte consistente dell'opinione pubblica chiede l'" IMPEACHMENT" per le sue bugie sulle armi di distruzione di massa in Iraq, l'uso della tortura e i controlli spionistici con la scusa dell'antiterrorismo: essa considera queste pratiche gravi crimini dei quali il Presidente deve rispondere.
Ai sottoscrittori del presente appello, pacifisti e nonviolenti di lunga data, non sembra una buona idea soggiacere al riflesso condizionato di chiamare a raccolta, come al solito e scontatamente, le forze "antimperialiste" perche' intasino Roma con l'ennesima "grande mobilitazione popolare centralizzata".
Noi proponiamo, al contrario, non di riempire Roma ma, se possibile, di svuotarla: Bush va lasciato solo, accompagnato esclusivamente dai suoi servizievoli sodali politici, e dai fantasmi del potere che continuano ad ossessionarlo.
La gente comune non vada a salutarlo (con bandierine o fischi non importa), lo ignori, prosegua le sue normali occupazioni; oppure se ne vada al mare, ai laghi o in montagna, a godersi un meritato week-end di riposo.
Il nostro e' un appello a preparare la pace assaporando la pace della natura: per questo installeremo dei banchetti sulla spiaggia di Ostia dove, tra una nuotata e l'altra, raccoglieremo le firme su una petizione che chiede al governo italiano di revocare l'accordo segreto con cui ha deciso di collaborare allo "scudo antimissile" voluto da Bush.
E' scandaloso che D'Alema minimizzi la portata di un progetto, funzionale alla logica del "Primo colpo nucleare", che sta provocando una Seconda guerra fredda, con la Russia che straccia i pochi trattati per il disarmo applicati. Ecco: piu' che toccare il tasto emotivo di un facile capro espiatorio antiamericano, contrapponendo le parate pacifiste alle parate militariste, dovremo sensibilizzare la gente sulla gravita' del momento presente, e ragionare sui nostri coinvolgimenti concreti nella "guerra globale".
Abbiamo bisogno di impegni di lunga durata collegati a comportamenti quotidiani.
CONFERENZA STAMPA
AMBASCIATE DI PACE PER IL DISARMO EUROMEDITERRANEO
OVVERO: COME ATTUARE DAL BASSO BARCELLONA 1995
(Il Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO"), lancia il progetto delle Ambasciate di pace, onde offrire respiro al processo politico e diplomatico per la soluzione pacifica della crisi mediorientale, oggi gestita all'insegna della "guerra al terrore", che rischia di degenerare in un conflitto atomico.

Il progetto consiste nell'individuare ed aprire uffici a Teheran, Gerusalemme, Mogadiscio, etc., contrassegnati da bandiere iridate che, raccordando ONG autenticamente indipendenti e neutrali, devono perseguire l'attuazione dal basso della Dichiarazione di Barcellona (1995): i governi di Europa, Mediterraneo e Medio Oriente (allargato) devono decidere di liberarsi subito dalle armi di sterminio di massa stipulando un Trattato come quelli di Africa, America Latina, Sud Est Asiatico, Pacifico del Sud.

Una prima tappa significativa è stata individuata per l'attuazione del progetto: una Conferenza delle città emule della Firenze di La Pira, aderenti all'idea della denuclearizzazione, che sottoscrivano un Trattato di disarmo "dal basso" impegnativo per i cittadini animati da volontà di pace: vale a dire, la stragrande maggioranza.

In tale prospettiva il Coordinamento, ed i soggetti con i quali esso collabora, sostengono l'iniziativa, proveniente dalla società civile iraniana e annunciata in Italia da Shirin Ebadi, Nobel per la pace 2003, di un referendum popolare sul progetto uranio. A tale scopo propone di far nascere in Italia (e nel mondo) un Comitato di Solidarietà col movimento antinucleare iraniano.

Se vogliamo "togliere appeal manipolatorio" a coloro che, in Occidente, progettano il "disarmo atomico" di Tehran a colpi di micro-bombe atomiche, dobbiamo appoggiare in ogni modo la richiesta di partecipazione democratica delle organizzazioni popolari iraniane che lottano con spirito di libertà e per il rispetto dei diritti umani, ambientali e sociali. Anche questo impegno potrebbe rilanciare la mobilitazione per l'attuazione, nello spirito originario, della "Dichiarazione di Barcellona".

venerdì 1 GIUGNO - ore 11.30  Roma o Milano

Domenica, 20 Maggio, 2007 - 11:38

Partenza della Carovana antinukleare

Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia - sede di Trieste, via Valdirivo 30, tel. 338 1652364, email - compax@inwind.it

Trieste, 20 maggio 2007
«Carovana per la Pace»
Partenza da Trieste porto nucleare

E' partita sabato da Trieste il 19 maggio la «Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace» di Nord Est, che confluirà il 2 giugno a Roma assieme ai tronconi di Nordovest e Sud, che sono partiti da Cameri (Piemonte) dove verranno assemblati gli aerei F-35 del costo di svariati miliardi di euro, e da Sigonella (Sicilia) luogo del confronto Craxi Reagan dopo il sequestro Lauro, con le speculazioni edilizie sulla base militare in atto.
E' arrivato sabato da Bologna e da Milano il Camper partito nel pomeriggio da Trieste porto nukleare verso Pordenone e Aviano, seconda tappa del percorso di Nord Est della Carovana insieme ad altri attivisti.
Sabato alle 11.30 presso il Comitato pace convivenza e solidarietà "Danilo Dolci" di via Valdirivo 30, Francesco Buso dei comitati vicentini Nodalmolin, Tiziano Tissino di Vialebombe da Aviano, Paolo Salucci consigliere provinciale della Margherita, Dino Mancarella del Movimento umanista, Roberto Giurastante consigliere nazionale Amici della terra e Alessandro Capuzzo della Tavola della pace hanno presentato l'iniziativa, con un interessante confronto di idee sulla base dei documenti sotto riportati.
Dopo anni di attesa la Prefettura di Trieste ha comunicato che i Piani di Protezione civile in caso di incidente nucleare in porto, dovuti per legge e imposti dalla Comunità europea sono finalmente pronti, rispondendo alle istanze di ecologisti e pacifisti e alla mozione della Provincia di Trieste, condivisa dal sottosegretario alla Protezione civile Ettore Rosato e dal presidente dell'Autorità portuale Claudio Boniciolli.
E' emersa la novità che attivisti sloveni hanno richiesto i Piani di protezione civile alle loro autorità, in base alle stesse Direttive ora che la vicina Repubblica fa parte dell'UE. Il Codice marittimo sloveno è stato cambiato in seguito all'adesione Nato, lasciando prevedere il l'attracco di naviglio nucleare a Koper / Capodistria.
In rapporto a quanto esposto, i convenuti si sono impegnati ad organizzare un convegno venerdì 15 giugno in occasione del "Festival delle Diversità", nel parco dell'ex Ospedale psichiatrico a Trieste invitando il Prefetto, le autorità citate e rappresentanze della Slovenia.
Trieste ed Aviano sono legate dal nucleare militare. L'aeroporto pordenonese è ritenuto deposito di cinquanta bombe nucleari, mentre il porto di Trieste è tra gli scali italiani a disposizione di navi e sottomarini nucleari come Koper / Capodistria, che dista 3 miglia marine. La proposta di spostare la base Dal Molin da Vicenza in Portovecchio completa surrealisticamente questo quadro.
Sabato è stata presentata la proposta di legge d'iniziativa popolare, volta a dichiarare l'Italia «zona libera da armi nucleari» come già accaduto in Africa e Sudamerica, Canada e Nuova Zelanda, Austria e Norvegia, Grecia e Irlanda. Proposta che sarà portata alla Marcia Perugia-Assisi, all'Onu dei Popoli e all'Onu dei Giovani.
La campagna propone anche strumenti per la smilitarizzazione dei territori e la desecretazione degli accordi internazionali. Ha come obiettivi bonifica e riconversione a uso civile delle basi, storno dai bilanci militari per i Corpi Civili di pace, affermazione dell'art. 11 della Costituzione. Promuovono la Carovana il Coordinamento «Fermiamo chi scherza col fuoco atomico», la Rete Disarmiamoli e l'Assemblea «Semprecontrolaguerra».
Sabato pomeriggio si è partecipato a Pordenone all'assemblea del Comitato Vialebombe da Aviano, ospiti del Comitato omonimo che ha intentato causa al Governo degli Stati Uniti, ottenendo di porre nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblica il problema nucleare nel nostro Paese.

Allegati qui di seguito :
Lettera aperta al Presidente Illy sul Nucleare militare in regione
La Base americana da Vicenza a Trieste in Portovecchio ?
Mozione sulla denuclearizzazione del porto
Sui porti nucleari di Trieste, Koper / Capodistria e Venezia

Trieste 26/2/2007
La Base americana da Vicenza a Trieste in Portovecchio ?
Risposta alla lettera del presidente della Lista per Trieste Gambassini al "Piccolo"

Siamo alla frutta, corto circuito. Fioccano proposte di soluzione del problema Vicenza tramite "dirottamenti" della base americana nei luoghi più vari.
Un esponente della storica Lista per Trieste, nata per salvaguardare il territorio ribellandosi al sistema - partiti, si fa paladino del dirottamento della Base in porto vecchio, quando si è in attesa dei Piani di protezione civile in caso di incidente nucleare, come chiesto dalla Provincia e da mesi assicurato dalla Prefettura.
Perchè Trieste è già base nucleare da anni, da qualche tempo in uso calante perchè le navi ad energia atomica vanno ... a Capodistria !

Se la proposta fosse seria ci sarebbe di che mobilitarsi. Il Pentagono non sa più dove costruire le enormi basi che incontrano resistenze locali, sono offensive, causano inquinamento e gravi problemi di ogni tipo. I presunti vantaggi economici non convincono, sono strutture che vivono grazie al denaro pubblico, in Italia pagato quasi per la metà dai cittadini (Licata "La conversine dal militare al civile"). Non è tutto: si portano avanti progetti di guerra preventiva che portano a disastri umani ed ambientali, non sempre documentati dai media.

La manifestazione del 17 febbraio nonostante la concomitanza delle inchieste sul terrorismo, è cresciuta di cinque volte rispetto all'iniziativa di due mesi fa che già contava 30 mila persone. A Vicenza esiste un comitato in ogni quartiere con assemblee organizzative, convegni, proteste alla Caserma Ederle, il presidio all’aereoporto Dal Molin, partiti e sindacati sono attraversati dal dissenso, vi sono radio impegnate, siti internet, pubblicazioni in italiano e inglese collegate ai pacifisti americani, tecniche di azione nonviolenta; gruppi da tutta Italia pronti a tornare … Flavio Lotti organizzatore della Perugia - Assisi e dell'Onu dei popoli, dal Forum sociale mondiale di Nairobi aveva scritto al Presidente Prodi, che stava commettendo un grosso errore sottovalutando l'opinione dei cittadini.

Una situazione che sarebbe andata a fagiolo alla Lista per Trieste degli esordi. Perchè allora uno dei suoi fondatori propone la militarizzazione totale del territorio, a fronte delle centinaia di migliaia di vittime civili delle guerre di questi anni ? Vogliamo forse che Trieste diventi un'altra Aviano con un po' di Armi di distruzione di massa stoccate in Punto franco e in previsione di altri attentati come quello della Siot a Dolina ?
In Porto vecio no sé gnanca più i manzi. No resta che la base militare nucleare !

MOZIONE SULLA DENUCLEARIZZAZIONE DEL PORTO

PRESO ATTO che il porto di Trieste è inserito nell'elenco dei porti messi a disposizione dal governo italiano per ospitare navi e sommergibili a propulsione nucleare di flotte alleate.
CONSIDERATA anche la probabile presenza al loro interno di ordigni nucleari.
SOTTOLINEATO che la presso la Prefettura di Trieste dovrebbe essere presente per legge un piano di emergenza per incidente nucleare, e tale Piano dovrebbe essere messo a disposizione delle autorità competenti per Territorio.
SOTTOLINEATO che direttive europee impongono in questo caso la divulgazione pubblica dei Piani di protezione civile, anche se coperti finora da segreto militare.
PRESO ATTO che la Prefettura di Trieste ha, in fase avanzata di definizione, un piano di emergenza per la sosta in rada nel porto di Trieste di navi e sottomarini militari a propulsione nucleare.
CONSIDERATO che L'Italia aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare e il nuovo Statuto regionale sostiene i processi di "moratoria internazionale", cioè di abolizione degli ordigni di distruzione di massa

Il CONSIGLIO PROVINCIALE richiede alla Presidente della Provincia ed all'Assessore competente di intervenire nel processo di formazione del Piano in questione, di farsi carico di una sua larga diffusione ed altresi' di intervenire sul governo Nazionale affinche' inizi il processo di Denuclearizzazione del Porto e del Golfo di Trieste.

Presentata da Paolo Salucci (DL) ed apporvata dal Consiglio Provinciale di Trieste il 30 Novembre 2006

Zugliano, 26 gennaio 2006
Lettera aperta al Presidente Illy sul Nucleare militare in regione
adesione di Cindy Sheehan, Luigi Ciotti, Flavio Lotti,
Grazia Bellini, Lisa Clark, Albino Bizzotto, Tonio Dell'Olio

Dopo la presentazione a dicembre ai Capigruppo di maggioranza in Regione, la lettera aperta della Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia al Presidente della Regione Illy sul Nucleare militare, ha ricevuto importanti adesioni al Seminario nazionale della Tavola ad Assisi.
Cindy Sheehan, spina nel fianco dell'amministrazione Bush, fondatrice di "Gold Star Families for Peace" composta da famiglie che hanno perso figli in guerra, definita dalla stampa statunitense la "Mamma della pace", che sta viaggiando dal 4 aprile 2004 - data della morte del figlio Casey in Iraq - per denunciare illegalità e immoralità dell'occupazione, ha aderito alla lettera con la quale si invita Riccardo Illy ad affrontare lo stridente contrasto esistente fra Statuto e questione nucleare in regione; e a rinunciare quale Presidente del Friuli Venezia Giulia alla carica di Comandante onorario del 31° Fighter Wing di Aviano, causa il permanere sul sito delle Armi di Distruzione di Massa.
La rinuncia dell'Italia all'atomica col Trattato di Non-Proliferazione nucleare, è resa vana dalla mai smentita presenza di 50 bombe nella base Usaf di Aviano e di 40 in quella italiana di Ghedi.
Don Luigi Ciotti, fondatore della Comunità "Gruppo Abele" di Torino e dell'Associazione nazionale "Libera" contro le mafie, ha pure aderito insieme a don Tonio Dell'Olio di Pax Christi alla richiesta espressa al governatore regionale, di dare sostanza alla norma su Pace ed Armi di Distruzione di Massa, approvata dal Consiglio col nuovo Statuto del Friuli Venezia Giulia: “Il Friuli Venezia Giulia persegue una politica di pace ... ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli ... sostiene i processi di moratoria delle Armi di Distruzione di Massa” (A.D.M.).
Già Cgil Cisl e Uil, Acli e Arci, Legambiente e Amici della Terra del Friuli Venezia Giulia, come l'assessore regionale alla Pace Antonaz, si erano riconosciuti anche nella richiesta di partecipazione alle Campagne internazionali di moratoria delle A.D.M., configurata dal nuovo Statuto e contenuta nella lettera al Presidente.
Ora i responsabili nazionali della Tavola della pace di Perugia, dal fondatore Flavio Lotti alla coordinatrice e dirigente dell'Agesci Grazia Bellini, con Lisa Clark e don Albino Bizzotto di Beati i costruttori di pace, si sono schierati a favore del sostegno alle Zone Nuclear Free esistenti nella nostra Euroregione, sull'esempio di grande valore portato avanti dall'Austria.
Il porto di Trieste e quello Sloveno di Koper/Capodistria sono adibiti al transito di navi a rischio nucleare; legge italiana e direttive europee impongono di rendere noti i Piani di protezione civile in caso di incidente, a Trieste come a Capodistria ed Aviano. I candidati Sindaci alle Primarie del Centrosinistra Rosato Boniciolli e Metz, hanno condiviso con Franco Juri e Giacomo Scotti della Comunità Italiana di Slovenia e Croazia, la proposta di intervento sul Governo per escludere Trieste dai Porti Italiani a disposizione di navi a propulsione o armamento nucleare.

per la Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia
Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli

Trieste, 20 settembre 2006
SUI PORTI NUCLEARI DI TRIESTE, KOPER / CAPODISTRIA E VENEZIA

Si dà notizia della comunicazione pervenuta dalla Prefettura di Trieste in merito ai Piani di protezione civile in caso di incidente nucleare al porto di Trieste e al porto Sloveno di Koper/Capodistria. Si aggiungono informazioni di fonte ufficiale relative al traffico nucleare nel porto di Venezia.

La lettera della Prefettura di Trieste alla Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia comunica in risposta ad altra nota, che il NUOVO piano di emergenza per la sosta in rada nel porto di Trieste di navi e sottomarini militari a propulsione nucleare, è stato trasmesso all'A.P.A.T. come previsto dal D.L.vo n. 230/95 e appena restituito sarà formalmente approvato. Per quanto riguarda le conseguenze di eventuali incidenti nucleari nella Repubblica di Slovenia, relative alla questione posta in merito allo scalo di naviglio del genere al porto di Koper/Capodistria, le stesse verranno valutate a livello nazionale ed analogamente verrà gestita anche una emergenza eventuale.

A commento della lettera si rimarca che la legge e le direttive europee impongono la divulgazione al pubblico dei Piani di protezione civile, coperti finora da segreto militare. I nuovi Piani in gestazione sono stati chiesti dai Cittadini dopo seri incidenti avvenuti in vari Porti, e sono stati imposti dall'Unione Europea con Procedura d'infrazione contro l'Italia. Per la prima volta dall'ingresso Sloveno nella Nato e nell'UE, viene riconosciuta implicitamente l'esistenza di rischio a Koper/Capodistria come a Trieste.

Il Porto di Venezia secondo informazioni reperite dall'on. Cacciari fa ancora parte dei "porti nucleari" in assenza di divieto di legge, anche se le dimensioni sconsigliano l'ormeggio di grande naviglio nucleare e le norme di sicurezza imporrebbero di entrare solo a forza elettrica, con possibile pregiudizio per il funzionamento dei reattori. Esiste anche l'obbligo di autorizzazione degli Enti ministeriali e locali competenti. Per la Capitaneria di Porto 10 e 20 anni fa due mezzi nucleari sono stati ormeggiati al largo e assistiti con navette; l'Autorità portuale rimarca la proibizione del traffico di materiali ferrosi extra Cee radioattivi.

Da notare che nessuno per Trieste Koper/Capodistria e Venezia parla di rischio da presenza eventuale di Armi di Distruzione di Massa a bordo di navi e sottomarini. L'Italia aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare e il nuovo Statuto regionale sostiene i processi di "moratoria internazionale", cioè abolizione degli ordigni A.D.M. citati, la cui possibile presenza è coperta ovviamente dal segreto.

Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli

Sabato, 19 Maggio, 2007 - 13:11

Milano come città delle effervescenze letterarie

Una Fiera del Libro anche per Milano? Il dibattito si è aperto nella città, ospitante già in diversi periodi dell'anno mostre, fiere di carattere internazionale, come la Fiera del Mobile, come, mi viene in mente, la Fiera dell'artigianato, la Fiera dell'informatica. Ma Torino ha un suo appuntamento che ogni anno vede confermarsi un risultato di ritorno eccellente, con momenti di conversazione e di incontro con autori e scrittori, editori, di diverso tipo, per diverse fasce di pubblico, di lettori, dai più piccoli ai più grandi. Milano, scriveva Leopardi in una sua lettera al vescovo, è città di editoria, di creatività, di scrittura, di ricerca bibliografica, di spinte autorali di autorevole spessore, di energie e risorse intellettuali di grande padronanza e di forte caratura innovativa, sperimentale. Eravamo nel 18° e nel 19° secolo, ma oggi possiamo dire che la situazione non è cambiata: anzi si è moltiplicata nella sua dimensione. Abbiamo diverse espressioni artistiche che contaminano la città, che si intersecano, che si producono, autoproducono, che si esprimono con canali e modalità differenti, utilizzando in largo spazio ciò che la nuova tecnologia può offrire alle nuove forme di comunicazione, anche a "banda larga".
Il problema è uno: non riescono a trovare momenti istituzionali, spazi, dove ufficialmente uscire dalle proprie "grotte", cantine autoreferenziali, mantenute tali non per un "egocentrismo" ed "egoreferenzialismo" artistico, ma per un'assenza totale di momenti comuni, collettivi,. ufficiali, istituzionali, diffusi di aggregazione culturale e artistica. Milano diventa sempre di più la città delle gallerie: eventi interessanti, anche con firme degne di nota, ma sempre d'elite, sempre mercantilizzate, ossia sottoposte a costi inadeguati per una diffusione pubblica del messaggio artistico. E poi abbiamo la spettacolarizzazione degli eventi, momentanei, temporanei, estemporanei, magari atomizzati e atomizzanti un campo che deve essere il più possibile universale, dinamico, di contaminazione, appunto.
Ebbene Milano può scippare Torino di un evento che è diventato tutto torinese? Ma può imitare eventi internazionali londinesi che rendono la capitale britannica città di cultura letteraria, con il suo Festival Internazionale di Letteratura? Io penso che le copie finiscono per svilire ogni spinta di proposta culturale e artistica, che deve essere la base della ricerca di canali diversi e nuovi per diffondere messaggi e per dare all'arte uno spazio adeguato e accessibile alla moltitudine. Pensare a Milano fiere del libro, dei scrittori, come suggerisce Mauri, Presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e rappresentante italiano nella Federazione Europea degli Editori - aperte e dinamiche, che siano presenti in diversi contesti della città, e che diano opportunità al visitatore di accedere ad agorà di discussione e di confronto con autori nuovi, affermati, meno affermati, giovani, creativi, sperimentali, adottanti le nuove tecnologie, quindi includendo i blogger, includendo gli scrittori nei forum , includendo le nuove tipologie di espressione artistica dell'era della nwe tecnology, e dando anche spazio a quel punto di incontro, aggiungo io, di domanda e di offerta tra le tendenze e le esigenze del pubblico, le strategie editoriali delle case, sono molte, prinvilegiando quelle indipendenti e quelle piccolo - medie, spesso soggette a un silenzio assordante circa le loro attività e le loro proposte, e le nuove espressioni creativo - sperimentali dell'arte letteraria, delle nuove letterature, delle diverse letterature. Non ha senso, concordo con Mauri, parlare di un doppione di Torino, cercando di togliere a Torino i riflettori di un giusto spazio internazionale che si è conquistata con anni e anni sedimentati di organizzazione di un evento che cresce sempre maggiormente: si rischierebbe di fare ciò che a Roma è avvenuto con il Roma doc fest, un momento che doveva essere di promozione di nuove energie cinematografiche ma che, essenzialmente, seppure in modo brillante e interessante, è finito per essere un "doppione" più ristretto per la portata della Mostra del Cinema Biennale di Venezia. Occorre pensare a un'alternativa che sappia creare competizione e anche confronto attivo con altre esperienze. Perchè non pensare a un periodo che innondi, letteralmente parlando, la città di cultura letteraria, magari anche framistata con altre tipologie di arte,m dove dagli abbinamenti possano scaturire scenari vitali e creativi di stimoli emotivo culturali di grande rilievo. Ebbene: che cosa ha intenzione di fare l'amministrazione? Che cosa ne pensa l'assessore alla cultura Sgarbi, oltre a impegnarsi a rilasciare interviste roboanti di grandi impegni futuri ma rimanenti, almeno fino a oggi, a la carte?
Si scuota questa città facendo scaturire le effervescenze artistiche, che sono esistenti, ma che rimangono tappate in un grande contenitore non visibile al suo interno, e che necessitano di esprimersi e di fuori uscire, trasboccando e trasbordando con forza e dirompenza. C'è bisogno di cultura: una manifestazione ultima dedicata alla filosofia dei nuovi tempi, come metodo di vita, promossa a Roma con insigni intellettuali attuali, Eco, Augias, Severino, Vattimo, ha visto una fiorente partecipazione di pubblico, cosa che, qualche anno fa, sarebbe stato impossibile crederci, data la portata elevata e, spesso, accademica, del contenuto della manifestazione. Questo vorrà dire che sociologicamente esiste una richiesta di cultura, di confronto e di consocenza: per vivere meglio. Possiamo dire anche per crescere meglio e per sentirsi meglio nella collettività e nelle ricerca di sè stessi e dell'altro.

Maieuticamente si deve procedere, non con colpi di scenografici eventi, magari solo modaioli, di grande fashion, ma di poca efficacia e di irrilevante contenuto e spessore per la collettività e la crescita della città.

Alessandro Rizzo
Presidente del Guppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 19 Maggio, 2007 - 10:12

OMOFOBIA A MILANO, LETTERA APERTA DI CIRRITO

Lettera aperta pubblicata su gay.tv del direttore della Libreria Babilonia di Milano, Mario Cirrito, dopo i gravi fatti del 16 maggio in Via Colletta di violenza omofoba contro il presidente dell'Arcigay Milano, Paolo Ferigo: occorre tenere alto il livello di attenzione. Ma ci si domanda come cittadinanza democratica che cosa il sindaco vuole fare e predisporre per evitare che in futuro ci sia nuovamente un clima di imtimidazione di questa portata, in una città, quale Milano, storicamente europea e della solidarietà.

Gentile sindaca Letizia Moratti,
Lo sa, un cittadino di Milano, Paolo Ferigo, presidente del circolo Cig Arcigay di Milano, è stato aggredito verbalmente e fisicamente da dueenergumeni di una municipalizzata che han provato a dare una svolta alla loro melensa serata dando di mani e in forma delinquenziale contro il presidente. Ferigo che conosco e apprezzo, sapendolo persona mite e di valore per le battaglie che conduce anche in Arcigay, è cittadino di Milano. A questa città continua a dare, come moltissimi omosessuali, non solo crescita economica ma anche valori che spesso questa città non sa neppure riconoscere. Il Cig, come spero saprà, svolge attività di volontariato e di sostegno a favore di coloro che non hanno diritti ma solo doveri; a favore di persone sieropositive o che si sentono sole e in pericolo in una città come Milano. Paolo è stato aggredito perché omosessuale, come avviene per tanti altri Paolo omosessuali che non hanno il coraggio di ribellarsi e denunciare atti contro la loro persona. Tutto questo, gentile sindaca, avviene nella città da Lei governata.

Non è passato molto tempo da quando, a Milano, la libreria Babele è stata fatta oggetto di scritte omofobiche naziste, replicate precedentemente anche nella sede Cig Arcigay. Succede, nella città da Lei governata. Succede intolleranza in questa città che vanta tolleranza. L'aggressione delinquenziale a Paolo Ferigo è l'ultima di una serie che speriamo la città voglia fermare, dando segnali di civiltà rimasti finora elusi, e concedendo adeguata protezione alla vasta comunità omosessuale che vive e lavora nella capitale meneghina. Qualche anno fa, Pietro Rutelli, allora vice presidente del Consiglio comunale, sostenuto anche dal forzista Paolo Massari, annunciò che la Margherita avrebbe aperto dei circoli omosessuali a Milano. Fece di più: invitò, facendoli entrare per la porta principale di Palazzo Marino, i rappresentanti dei movimenti gay Arcobaleno per un confronto in Commissione Pari Opportunità. Sembrano passati, da allora, secoli di democrazia e confronto, svuotati a favore di acredine e inciviltà. La Milano del confronto civile è diventata la Milano delle intolleranze e minacce verso gli omosessuali che, nel frattempo, arricchiscono con il loro lavoro Milano.
Da troppo tempo, il Comune oggi da Lei governato, si è dimenticato di questi suoi cittadini, li tratta con superficiale noncuranza, li rinnega nelle tante manifestazioni pubbliche che la città, al contrario dei suoi amministratori, accoglie con benevolenza e affetto. Nessun segnale e presenza, neppure nei tre giorni di Congresso nazionale di Arcigay,
celebrato a Milano da più di duecento delegati. Non se ne è dimenticato il Presidente della Repubblica che ha fatto pervenire un suo messaggio; sono arrivati a Milano le ministre Barbara Pollastrini ed Emma Bonino; Piero Fassino, Franco Giordano, Enrico Boselli, Cesare Salvi e tante altre personalità venute a dare testimonianza e non solamente presenza politica. Lei, prima cittadina, occasione ghiotta per dialogare con una fetta importante di suoi amministrati ed illustri ospiti, ha pensato bene di registrarsi tra gli assenti ingiustificati: neppure una riga scritta rivolta a quella importante assise. Perché? Che succede in questa città che non riconosce più i suoi cittadini migliori, anche omosessuali? Non è vero che un sindaco, una volta eletto, deve essere amministratore e tutelatore dei diritti di tutti i suoi cittadini? Perché lei, donna, manager, politica, sensibile da sempre alle tematiche antidiscriminatorie, ci guarda come nemici e non come cittadini del suo governo?
Proprio oggi, in Italia, la comunità omosessuale celebra la Giornata contro l'omofobia. Crede che non ce ne sia bisogno visto che ha perso anche questa occasione per stare vicina ad una fetta consistente di suoi cittadini? I fatti capitati a Milano, ultimo quello ai danni di Paolo Ferigo, suggeriscono una lettura diversa dai suoi silenzi e assenze. E' vero, come scrive Davide Romano: «Che l'intolleranza contro i gay esista è certo. Che non muovendo un dito per combatterla si sia corresponsabili è altrettanto certo (...) E' giunto il momento per il sindaco di decidere se andare al contrattacco o non far nulla, assumendosene tutte le responsabilità.» Che ha deciso di fare, sindaco Letizia Moratti?
Mario Cirrito
Babilonia

Giovedì, 17 Maggio, 2007 - 12:37

interrogazione contro violenza omofobica

Alla cortese attenzione del Settore Comunale Politiche Sociali
Alla cortese attenzione del Settore Comunale Sicurezza
Alla cortese attenzione dei rispettivi Assessorati competenti
Alla cortese attenzione del Consiglio di Zona

e delle sue componenti
Il 15 maggio si è registrato in una pizzeria di Via Cadore un ennesimo atto di violenza e recrudescenza di matrice discriminatoria e di intolleranza contro il presidente dell’Arcigay di Milano, e questa espressione barbara e persecutoria si aggiunge a un clima di intimidazione che da tempo interessano soggetti individuali e associazionistici omosessuali.
Considerato che in Parlamento alla Camera è stata presentata il 16 maggio un’interrogazione rivolta al Ministro degli Interni, da parte dei deputati Franco Grillini, Titti De Simone e Vladimir Luxuria, dove si richiedono misure urgenti da predisporre per prevenire e perseguire atti di violenza ai danni degli omosessuali, istituzione di un ufficio specifico della Polizia di Stato e di uno sportello volto a informare le comunità gay locali con piccole campagne di comunicazione e a cui denunciare fenomeni di violenza, si chiede agli assessorati di cui sopra e ai settori se sono state predisposte misure atte a rimuovere questi episodi di grave portata ed entità omofobica e al Consiglio Comunale di assumere una chiara posizione in merito di denuncia e di condanna, atta a rilevare indicazioni utili a un programma più generale di prevenzione e di perseguibilità di simili reati odiosi per la comunità civile.
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 - Milano

Giovedì, 17 Maggio, 2007 - 12:11

CONTRO L'OMOFOBIA: GIORNATA INTERNAZIONALE

17 MAGGIO:

GIORNATA INTERNAZIONALE

CONTRO L'OMOFOBIA

Incontriamoci e parliamone con

Cristina Gramolini, ArciLesbica
Riccardo Gottardi,  Arcigay
Gianni Geraci, Coordin.to Gruppi cristiani omosessuali
Lidia Cirillo, Sinistra Critica
Nicoletta Poidimani, ricercatrice
Sabrina Triola , Assoc.ne Radicale Enzo Tortora – MI
Eleonora Cirant, OSA Donna
GIOVEDI' 17 MAGGIO   Alle ore 20,30
presso  CHIAMAMILANO  Largo Corsia dei Servi
Il 26 aprile 2007 l' Europarlamento, riunito in seduta plenaria, ha approvato una risoluzione che invita gli stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni sofferte da coppie dello stesso sesso. La risoluzione condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi e istituisce per il 17 maggio una giornata internazionale contro l'omofobia.

 

Che cosa è l'omofobia?

L'omofobia è l'odio, la diffidenza, l'attitudine a discriminare coloro che preferiscono avere rapporti sessuali e affettivi con persone dello stesso sesso. Nella storia del genere umano l'omofobia ha caratterizzato alcune civiltà e non altre. In società diverse dalla nostra l'omosessualità non ha suscitato scandalo ed è stata considerata solo una variante del comportamento umano. Le ragioni dell'omofobia sono storiche, culturali e politiche.

 

Perché il 17 maggio?

 

 

 

Giovedì, 17 Maggio, 2007 - 12:01

Amici del Metrobosco - Parco della Lambretta

Cari cittadini,
finalmente si è costituito l’associazione
 “ Amici del Metrobosco - Parco della Lambretta “
La prima iniziativa è la partecipazione alla festa che si svolgerà al Pru Rubattino il 10 giugno organizzato dal Comitato del Pru Rubattino e dal Consiglio di zona 3.
Chi vorrà potrà aderire all’associazione anche durante la festa, rivolgendosi allo stand del Comitato Pru rubattino e Amici del Metrobosco.
La seconda iniziativa sarà l’organizzazione di un bando di idee a livello internazionale, da parte di giovani laureandi, per il Parco della Lambretta posizionata sull’area destinata a parco dell’area del Pru Rubattino.
Oggi un albero domani un bosco
Alleghiamo la premessa allo statuto e lo statuto.
Tutti sono invitati a partecipare alla festa (soprattutto se hanno bambini in età scolare) e all’Associazione!!!
Grazie !
Presidente               Fernando Martini
Vice Presidente        Cesare Monti
Segretario Tesoriere  Giuseppe Leto
il “Comitato AMICI del METROBOSCO&nbs p;    ”
  Il Parco della LAMBRETTA
Premessa allo statuto
Chi siamo.
Siamo dei cittadini impegnati nel realizzare un progetto civile e culturale di rispetto e sviluppo ecologico del territorio, al fine di  salvaguardare  l’ambiente naturale della provincia e della città di Milano.
Desideriamo, inoltre, che a breve sia realizzato nella zona Pru Rubattino il Parco della Lambretta.
Quali sono i nostri obiettivi costitutivi:
Sostenere il protocollo di Kyoto e i suoi ulteriori sviluppi.
·    Sostenere lo sviluppo del progetto METROBOSCO della Pr ovincia di Milano e del comune di Milano, nel quadro del protocollo di Kyoto, come contributo significativo alla soluzione dei problemi ambientali relativi all’inquinamento dell’aria e dell’acqua;
·    Sostenere il riconoscimento del Parco METROBOSCO presso la Regione Lombardia come primo Parco circolare interurbano d’Italia, come parco polivalente comprendente parchi, boschi, cascine, attività agricole, oasi e attività ludiche;
·    Avviare la creazione di boschi attraverso la piantumazione di aree demaniali ora in uso della Autostrada Serravalle intorno alla tangenziale;
·    Realizzare monumenti, opere d’arte/installazioni che, ad ogni svincolo della tangenziale, segnino l’arrivo in Milano e diano il benvenuto, caratterizzando la città;
·    Ottenere l’installazione di barriere antirumore lungo tutta la tangenziale non solo per proteggere gli insediamenti abitativi, ma anche per favorire la caratterizzazione del Metrobosco come “oasi del silenzio”.
Creare il Parco della Lambretta nel PRU Rubattino
·    in continuità con la parte di parco già realizzata e adatto a costituire un collegamento verde tra il Parco Lambro e il Parco Forlanini;
·    realizzare nello stesso parco di opere d’arte e segni della memoria, della cultura industriale, della vita di intere generazioni di lavorat ori e de lle attività industriali che lì hanno operato per quasi un secolo;
·    Installazione di barriere antirumore lungo la tangenziale a protezione sia degli insediamenti abitativi, sia della vivibilità del Parco della Lambretta come “oasi del silenzio”
Milano 15 maggio 2007
Giovedì, 17 Maggio, 2007 - 10:36

ViviMi: Città di città in mostra alla Triennale

La mostra ViviMI Città di Città racconta il cambiamento dell’area metropolitana milanese e dei suoi abitanti, presentando immagini e gli scenari del futuro prossimo visti da Milano e dai 188 comuni dell’area milanese e della Brianza.
L’evento è promosso dalla Provincia di Milano in collaborazione con il Comune, la Camera di Commercio e la Triennale di Milano. La mostra prende spunto dal piano strategico promosso dall’Assessorato provinciale dell’area metropolitana insieme al DiAP - Politecnico di Milano e Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo e si avvale della collaborazione scientifica di A.A.ster.
Attraverso un percorso suddiviso in quattro sezioni, che conduce verso uno spazio teatrale animato da filmati, suoni e musica, si propone una riflessione attorno al futuro della Città di Città, si intendono fornire alcune possibili risposte e guidare il visitatore alla piena conoscenza del territorio.

Le quattro sezioni:
1. Come è fatta la città? Quante città contiene la grande Milano, dove finisce la nostra città, quali flussi di veicoli, persone, merci la percorrono e la animano tutti i giorni?
2. Come cambia la città? Vengono descritti i cambiamenti più evidenti utilizzando insiemi di informazioni che riguardano la crescita problematica della città, le differenze sempre maggiori nella popolazione, gli spostamenti interni alla città.
3. Chi vive la città? Quindici cortometraggi raccontano la vita di cittadini che rappresentano l’emergere di nuove tipologie sociali nella città, la loro capacità di interpretare e vivere i cambiamenti, di costruire la città e di relazionarsi con il resto della società.
4. Come sarà il futuro della metropoli milanese? Il visitatore, che nelle prime tre sezioni si è collocato e forse riconosciuto, trova nella quarta parte ben sette scenari del futuro possibile, concreti e visionari nello stesso tempo. Il ritorno delle condizioni di natura in città, le case e le infrastrutture del futuro, le nuove possibilità del welfare innovativo, il futuro delle istituzioni sono raccontati attraverso dei filmati che costruiscono visioni e che presentano ciò che già oggi esiste e che si muove nella direzione indicata.
Conclude il percorso un Teatro che nel periodo di attività della mostra accoglierà un fitto calendario di eventi ed iniziative legate ai temi e agli scenari del cambiamento.
All’esterno della mostra, di fronte all’ingresso della Triennale, un’installazione mobile anticipa la nascita della nuova provincia di Monza e Brianza: immagini, progetti e cantieri raccontano il cammino verso il 2009 dei 50 comuni brianzoli e il progetto 2009 MOLTA + BRIANZA dedicato ai temi di natura, cultura e paesaggio. A chiusura della mostra l’installazione partirà per un tour estivo nelle piazze dei comuni briantei.
L’iniziativa è parte del progetto strategico Città di Città avviato, nel 2005, dalla Provincia di Milano per promuovere la progettualità e la collaborazione tra le istituzioni, gli enti, le imprese, le associazioni e i singoli cittadini del territorio.
Per la prima volta si è sperimentato un nuovo modello di collaborazione interistituzionale.
L’idea di fondo del progetto Città di Città è che la metropoli milanese, insieme al territorio della nuova Provincia di Monza e Brianza, debba e possa conquistare una migliore abitabilità, rendendo meno difficile la vita dei cittadini e attirando maggiormente economie e intelletto. Maggiore qualità della vita significa potersi muovere, anche grazie a nuove infrastrutture, respirare aria migliore, avere una casa dove abitare e spazi da condividere, vivere in sicurezza, disporre delle migliori condizioni per fare impresa, fare e fruire cultura, avere istituzioni e servizi più prossimi ai cittadini.
Perché questo insieme di condizioni si realizzino occorre che le istituzioni e i diversi attori che influiscono sulle scelte per la città, siano disponibili a cooperare a favore di scelte concrete, ascoltando e comprendendo i grandi cambiamenti che sono in corso.
A completamento di questo percorso ideale e progettuale merita di essere ricordato il bando lanciato dalla Provincia su idee progettuali e buone pratiche, volte alla ricerca di una maggiore abitabilità, che ha visto la straordinaria risposta di oltre duecento tra Enti, Associazioni e privati cittadini.
Questi progetti, oltre ad alimentare molti dei contenuti della mostra, sono presentati attraverso un database di consultazione all’interno della mostra stessa.
ViviMI
Città di città, immagini e scenari in mostra
Il futuro visto da Milano e dai 188 comuni dell’area milanese e della Brianza
Triennale di Milano
16 maggio – 1 luglio 2007
Promossa da: Provincia di Milano in collaborazione con Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano e Triennale di Milano
A cura di: DiAP - Politecnico di Milano, Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo, A.A.ster
Allestimento e grafica: Carmi e Ubertis Milano
Installazione sonora Voce delle parole: Silvio Wolf, con Tiziano Crotti e Andrea Malavasi

http://www.triennale.it/index.php?id=1&tbl=0&idq=533

Mercoledì, 16 Maggio, 2007 - 19:51

non è possibile tollerare la violenza omofoba

Esprimo la mia solidarietà politica e umana a Paolo Ferigo, Presidente dell'Arcigay di Milano per l'aggressione verbale e fisica di cui è stato oggetto in una pizzeria in Via Cadore da parte di sconosciuti. Quello che in questi giorni sta avvenendo in questa città risulta preoccupante: prima le scritte omofobe sulle saracinesche delle sedi associazionistiche omosessuali, poi ancora attacchi incendiari, poi ancora si sono avui in altre città pestaggi organizzati contro omosessuali che esprimevano liberamnete il loro amore, poi ancora scritte omofobe, miacce, lettera intimidatorie: l'altro giorno l'ennesimo fatto che registra l'acuirsi intollerabile e preoccupante di una situazione gravosa e di forte entità, che non può essere liquidata come semplice "ragazzata", ammesso che si possa tollerare anche questo stadio. E' preoccupante quanto stia avvenendo e si va aggiungere ad altri fenomeni di intolleranza e di disciriminazione che spesso e quotidianamente abbiamo nella nostra "civile città" occidentale, come tanti tengono a sbandierare. Ricordiamo ancora le violenze contro i più deboli, barboni e clochard picchiati, bambini seviziati: adesso omosessuali derisi e oggetto di atti di persecuzione di malvagia entità e di matrice chiaramente politica. Non è più tollerabile un clima di questa portata: occorre agire. L'interrogazione di Grillini, Luxuria formulata al Ministro degli Interni, Giuliano Amato, tendono giustamente a chiedere misure urgenti atte a prevenire questi attacchi vilipendiosi e offensivi, violenti e di odio discriminatorio, fenomeni patologici da rimuovere e debellare, nonchè a tutelare una comunità oggetto ogni giorno di attacchi che rieccheggiano terrificanti e inquietanti campagne dal gusto antico ma non remoto, di natura eversiva e revanscista di estrema destra reazionaria e dalle tinte nazifasciste. Nell'interrogazione si parla di provvedimenti atti a dare alla polizia di stato strumenti e uffici, servizi preposti ad hoc, ossia alla prevenzione, alla perseguibilità e anche all'informazione e alla comunicazione, all'assistenza delle vittime di reati penali dalla portata discrimnatoria con intenti violenti e omofobi. Si parla di una polizia che segua l'esempio delle polizie nordamericane ed europee che prevedono sezioni atte a garantire questa finalità e funzione, a cui adire denunciando fatti e atti dalla portata discriminatoria di genere sessista e omofobo.

Credo che occorra agire subito e presto: il Comune stesso di Milano, che dovrebbe essere città dell'accoglienza e dell'inclusione sociale, della promozione dei diritti e delle differenze, non può rimanere indifferente dinnanzi a questa recriminazione sempre più minacciosa e inquietante, pericolosa e violenta. Un ordine del giorno che determini una netta condanna di questi fatti brutali e barbari, nonchè delinei provvedimenti da prendersi immediatamente forse potrebbero riportare lo stato di convivenza a uno stadio di pace e di civiltà.

Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Mercoledì, 16 Maggio, 2007 - 19:38

ancora pericolosa omofobia rigurgitante

MILANO: ARCIGAY, AGGRESSIONE E MINACCE A PRESIDENTE FERIGO

www.arcigaymilano.org
A GIUDIZIO DI FERIGO - CHE HA FATTO RICORSO ALLE CURE DEI SANITARI PRESSO IL PRONTO SOCCORSO DEL POLICLINICO - L'EPISODIO IN QUESTIONE ''DIMOSTRA COME L'OMOFOBIA SIA UN FENOMENO BEN PRESENTE NELLE NOSTRE CITTA'. E' IL FRUTTO DELLA CAMPAGNA DI DISCRIMINAZIONE CONDOTTA NEI NOSTRI CONFRONTI. NON SIAMO PIU' NEMMENO AL SICURO - CONCLUDE LA NOTA DELL'ARCIGAY MILANO - QUANDO ANDIAMO A MANGIARE TRANQUILLAMENTE IN PIZZERIA. TUTTO QUESTO E' TRISTE ED ESTREMAMENTE PREOCCUPANTE''. Milano - Aggressione per il presidente del comitato provinciale milanese di Arcigay , Paolo Ferigo. L' esponente dell'associazione - cosi' si legge in una nota della stessa Arcigay Milano - ''durante una cena in pizzeria in via Cadore e' stato aggredito con pugni e schiaffi e minacce di morte'' dopo che, insieme ad altre sette persone, era stato oggetto di ''pesanti battute e parole di scherno'' da parte di due avventori del locale nel corso della cena.
Secondo la nota di Arcigay Milano - che osserva come ''il tutto si sia svolto nella totale indifferenza degli altri clienti'' della pizzeria - la polizia, avvertita immediatamente, e' arrivata su posto una ventina di minuti dopo l'accaduto mentre ''l'aggressore e' riuscito ad allontanarsi su un mezzo di servizio dell'Atm''.
A giudizio di Ferigo - che ha fatto ricorso alle cure dei sanitari presso il pronto soccorso del Policlinico - l'episodio in questione ''dimostra come l'omofobia sia un fenomeno ben presente nelle nostre citta'. E' il frutto della campagna di discriminazione condotta nei nostri confronti. Non siamo piu' nemmeno al sicuro - conclude la nota dell'Arcigay Milano - quando andiamo a mangiare tranquillamente in pizzeria. Tutto questo e' triste ed estremamente preoccupante''. (ANSA).
Nota stampa. Grillini. Una scorta agli omosessuali discriminati. Interrogazione a Ministro Interni di Grillini, De Simone, Luxuria

Franco Grillini, Titti De Simone, Vladimir Luxuria hanno presentato oggi una interrogazione parlamentare al Ministro dell'Interno Giuliano Amato in merito ai ripetuti casi di discriminazione e violenza ai danni degli omosessuali italiani.
Tra i casi segnalati quello occorso a Matteo Marliani, presidente di Arcigay Pistoia e candidato alle elezioni amministrative, che si è visto recapitare volantini intimidatori e numerosi pestaggi occorsi nelle città di Torre del Lago, Udine e Roma.
Secondo i deputati il clima omofobico del nostro paese ha raggiunto sfumature persecutorie.
I deputati chiedono che il Ministro offra una scorta a Matteo Marliani e che intraprenda iniziative tese a "garantire la sicurezza e la serenità della comunità gay italiana" anche sull'esempio di quelle delle "Polizie di alcuni paesi europei e nordamericani" che "hanno sviluppato iniziative di prevenzione di messa in allerta della comunità gay locale con piccole campagne di comunicazione realizzate insieme all'associazionismo omosessuale e con inviti a denunciare i delitti commessi attraverso linee dedicate" e "uno specifico monitoraggio dei crimini d'odio e in particolare di quelli dettati dall'odio omofobico".
Segue il testo dell'interrogazione.
Segreteria On. Franco Grillini
Deputato Sinistra democratica
I sottoscritti deputati interrogano il Ministro degli Interni Giuliano Amato per sapere premesso che, negli ultimi tempi il clima intimidatorio nei confronti degli omosessuali raggiunge sfumature persecutorie. Tale è il caso occorso a Pistoia a Matteo Marliani, presidente di Arcigay Pistoia e candidato alle elezioni amministrative, riportato da Il Tirreno, il 14 maggio 2007: "Tre volantini dal contenuto intimidatorio sono stati fatti trovare sulla soglia di casa del dirigente dell'Arcigay di Pistoia Matteo Marliani, candidato al consiglio comunale per le prossime elezioni amministrative tra le file di Rifondazione Comunista. Nessuna firma in calce nei tre volantini, già sequestrati dalla polizia, ma soltanto una croce celtica. Al centro delle offese e delle intimidazioni, nel nome di una ipotetica difesa della famiglia tradizionale, la contrarietà al fatto che Marliani possa eventualmente far parte del consiglio comunale della nostra città".
considerato che, apparirebbe evidente la matrice dell'atto intimidatorio, visto che il volantino riportava queste scritte: "Fuori i pervertiti da Pistoia, mai un finocchio in comune, difendiamo la famiglia tradizionale" con a firma una croce celtica, così come accaduto a Milano, dove settimane orsono sono comparse sulla vetrina di una libreria scritte omofobe che recitavano: "'Gay pedofili', 'Gay raus', 'Froci al muro' e una svastica, erano state vergate con vernice spray di colore nero con l'aggiunta di una croce celtica e della sigla 'FN'", come riporta una agenzia stampa Ansa del 2 maggio 2007.
Aggiungo che, tutta la comunità gay italiana si sente minacciata e quotidianamente registriamo casi di violenza, minacce, discriminazione e persecuzione. È il caso, sempre del 14 maggio 2007, riportato da "Il Tirreno" occorso a Torre del Lago "È bastato un bacio, scambiato nel parcheggio davanti al ristorante "Europa", per ritrovarsi picchiato e insultato da tre uomini che parlavano in arabo. È la brutta storia raccontata da un ventisettenne pisano arrivato sabato sera al "Mama Mia" con amici e fidanzato".
Ancora a Udine, l'11 maggio scorso, come riportato dal "Correre Veneto" dove il vicepresidente di Arcigay Udine Guerrino Dipierro ha subito un pestaggio: "Circa una quindicina di giorni fa, mentre si trovava con degli amici in un bar in provincia di Padova, è stato oggetto di pestaggio da parte di due sconosciuti che hanno aggredito lui e un suo amico". Poi a Roma il 7 maggio 2007 come riportato da "La Repubblica - Roma": "È stato malmenato da quattro giovani fuori da una discoteca di Testaccio perché omosessuale. La reazione violenta di un gruppo di ventenni nei confronti di Francesco P., uno studente di 22 anni".
Considerato che,
le Polizie di alcuni paesi europei e nordamericani hanno sviluppato iniziative e sezioni di polizia dedicate, volte sia a prevenire il fenomeno della violenza ai danni degli omosessuali, con attività più tradizionali di prevenzione e di messa in allerta della comunità gay locale con piccole campagne di comunicazione realizzate insieme all'associazionismo omosessuale, sia a farlo emergere nella sua interezza, con inviti a denunciare i delitti commessi attraverso linee dedicate e campagne di comunicazione che sottolineano il carattere gay-friendly delle forze di polizia, sia a reprimerlo, con attività investigative nelle quali è spesso coinvolto personale di polizia che abbia un orientamento sessuale di tipo gay e lesbico;
Si chiede se il signor Ministro
- non intenda offrire una scorta a Matteo Marliani
- quali iniziative intenda intraprendere per garantire la sicurezza e la serenità della comunità gay italiana.
- se il Ministero intende assumere iniziative anche sperimentali come quelle sopra illustrate, anche dopo averne verificato l'efficacia nell'ambito delle relazioni che il Ministero normalmente tesse con le polizie estere;
- se il Ministero intenda attivare uno specifico monitoraggio dei crimini d'odio e in particolare di quelli dettati dall'odio omofobico, come avviene in molti paesi esteri (vedasi tra tutti l'esempio della F.B.I. statunitense).
On. Franco Grillini
On. Titti De Simone
On. Vladimir Luxuria

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