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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 2 Giugno, 2007 - 13:50

Costruendo edificio Via Nervesa

Giovedì il dibattito sul punto riguardante la concessione edilizia di uno stabile da erigersi nella vecchia area ormai in dismissione di autovendita e di permuta di autovetture, il cui proprietario è intenzionato a erigere.
La commissione edilizia del consiglio di zona aveva espresso in seduta del 22 maggio us un parere, presentato in seduta consiliare, che non era convergente con la reale conclusione dei lavori, che non aveva previsto un parere chiaro e delineato: il parere era favorevole.
In seduta dell'ultimo consiglio si è avuta una cospicua presenza di residenti degli stabili limitrofi, troppo limitrofi, che hanno espresso la loro opposizione alla realizzazione dello stabile, portando due elementi che sono stati funzionali e fondamentali per l'esame compiuto e completo del progetto edilizio:
- una testimoniata opposizione e critica alla realizzazione dello stabile tramite una petizione firmata da 150 persone;
- la presenza di un parere negativo espresso dalla Commissione Edilizia del Comune di Milano, in seduta 10 maggio, precedente alla commissione consiliare di zona.
Ho espresso nel mio intervento la mia forte contrarietà, immutata rispetto a quella espressa in riunione di commissione, circa il grave impatto ambientalistico che deriverebbe dalla realizzazione dello stabile, in un'area che chiaramente potrebbe essere adibita ad altri scopi, destinazioni, che possano arricchire paesaggisticamente il quartiere, in un ambito, quale quello presente, di forte presenza di alberi e di un'area verde di discreta dimensione. La realizzazione dell'edificio, pur rispettando qualsiasi tipo di normazione in materia, è chiaramente insostenibile per i residenti degli edifici vicini, posti in Corso Lodi e in Viale Bacchiglione, che avrebbero a pochi metri uno stabile di dimensione ampia e di altezza altrettanto consistente.
Noi non siamo, come consiglio, un'autorità giudiziaria, atta solamente a verificare la sussistenza e l'osservanza delle norme in materia di edificazione: chiaramente questo compito è conditio sine qua non si potebbe procedere in un progetto che risulterebbe fortemente violante le disposizioni in materia, ma non è l'unica conditio sine qua non si potrebbe esprimere comunque, a prescindere, parere negativo. Il nostro è un organo politico e su un tema, quale quello della dimensione progettuale territoriale, con tutte le dovute accortezze di uno sviluppo equilibrato e sostenibile sia dal punto di vista urbanistico, sia da quello ambientale, deve rivendicare una facoltà potestativa primaria, essendo il territorio materia di importanza assoluta e determinante per la dimensione circoscrizionale.
Ma perdipiù occorre denunciare il fatto che il parere, come ho avuto modo di esprimermi in consiglio, della commissione di zona è stato posto sequenzialmente in modo successivo rispetto al parere espresso dalla commissione edilizia del Comune di Milano. E', questo, un fatto che permette di addurre delle giustificate perplessità e quanto mai preoccupazioni profuturo, essendo la commissione zonale il primo organo istruttorio dal quale devono passare i progetti di permesso di edificazione, da cui, poi, procedere con una relativa relazione da sottoporre all'esame e al voto del consiglio di zona. Al fine di questo primo passaggio il tutto dovrebbe essere trasmesso alla prima seduta della commissione competente comunale, edilizia in questo caso, che dovrebbe, visto il parere del consiglio di zona, esprimersi sull'avvallo di dati maggiormente incisivi per una scelta adeguata e non contrastante la volontà politica del decentramento.
Così non è avvenuto. Bisogna dire che la relazione finale che è stata approvata ha provveduto a riesaminare la questione in una nuova commissione edilizia, da indire nei prossimi giorni, pena la scadenza dei termini previsti per esprimere il parere consiliare, dove poter analizzare con attenzione le motivazioni addotte dalla commissione comunale, per, poi, procedere a un rinnovo del pronunciamento. Penso che sia quanto meno necessario ravvisare quanto ancora il potere del consiglio di zona sia stato chiaramente baipassato, ossia sia stato eluso nei fatti e nella sostanza da un parere espresso precedentemente dalla commissione centrale espresso a prescindere dal pronunciamento del consiglio di zona. Il passaggio testimonia un dato di fatto precedente per altre casistiche che ledono ancora fortemente il potere del consiglio di zona, già di per sè contenuto e ristretto.
Io credo, però, che alcune dichiarazioni siano da bocciare e non ammettere: dichiarazioni avutesi durante il dibattito consiliare, che è pubblico, in cui si evinceva la volontà di assoggettare l'autorità consiliare agli interessi dei costruttori, il cui diritto di libertà di impresa non può essere eluso e condizionato da nessun tipo di intervento politico. A questo punto permettiamo che la città diventi una vera e propria babele di costruzioni selvagge, come spesso accade, dove il carattere e l'intentio prettamente "speculativa" è quanto mai palese, anche sul fatto che più costruzioni a destinazione residenziale privata determina un aumento vertiginoso del costo degli immobili, incrementando una bolla che è sulla via del collasso.
Il compito del consiglio di zona è dimensionare gli interessi esistenti e reperire una soluzione POLITICA alla questione, chiara, decisa, di indirizzo politico territoriale conveniente alla cittadinanza e alla dimensione urbanistica sostenibile della circoscrizione, senza premettere, sotto pressioni di varia natura, interessi parziali e individuali, che ledono chiaramente un percorso di espressione di un progetto che interessi la città nel suo complesso. E' pleonastico asserire che le soluzioni non sempre beneficiano tutti gli interessi presenti: ma questa è la natura della scelta che un organo politico deve sapere fare coerentemente con il suo compito e la sua funzione di provvedere alla dimensione generale e collettiva della città nel suo sviluppo sociale, economico, culturale, civico, urbano, con al centro la visione della tutela della persona, della dimensione umana e solidale, della dimensione della giustezza e dell'equilibrio con altri elementi che devono essee soggetti a tutela e a garanzia: l'ambiente, la vita quotidiana, i diritti individuali delle persone.
La maggioranza suggeriva di esprimere un parere condizionato: la condizione a un parere svilisce ulteriormente il già limitato provvedimento e la già limitata decisione del consiglio di zona, in quanto se è favorevole non verrebbe minimamente considerato dall'amministrazione comunale centrale.

Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 - Milano

Venerdì, 1 Giugno, 2007 - 15:14

Partiti politici o uffici di collocamento

Care e cari,
nell'allegarvi una mia mozione presentata il 5 dicembre scorso in Consiglio Comunale, vi segnalo la discussione già aperta nel forum del Consiglio Comunale, alla quale vi rimando.

Grazie a tutti per l'attenzione.

Giancarlo Pagliarini 

Venerdì, 1 Giugno, 2007 - 01:29

attivazione connessione wireless

 
MOZIONE
 
Oggetto: attivazione sul territorio circoscrizionale della proposta, approvata dal Consiglio Comunale tramite l’emendamento alla Relazione previsionale e programmatica di Bilancio 2007/2009, di estensione e implementazione della connessione wi-fi
 
 
Considerato
 
Il testo dell’emendamento, approvato dal Consiglio Comunale, alla Relazione Previsionale e Programmatica di Bilancio 2007/2009 dal consigliere comunale Davide Corritore sulla realizzazione e l’avanzamento dei lavori per un’estensione della rete in diversi spazi, pubblici e privati, della città della connessione “wireless”, senza fili e a banda larga, nella funzione di garantire la diffusione della navigabilità gratuita, come avviene in diverse metropoli mondiali, in primis San Francisco, che sarà a breve la prima metropoli interamente coperta da un ombrello WiFi ad accesso gratuito, con l’intento di annoverare al termine dell’applicazione di questa disposizione un totale di 4 mila luoghi all'aperto, tecnicamente detti “hotspot”.
 
Viste di fatto
 
Esperienze amministrative presenti sul territorio provinciale di Milano, esempio è il Comune di Buccinasco, hanno già avviato questo provvedimento tramite delibera, nell’intenzione di estendere la copertura “wireless” ai diversi quartieri, in massima parte non beneficiati per limiti di vario genere dalla connessione alla rete informatica, e che dalla diffusione del collegamento wi-fi, che permette di ottenere prestazioni di alta qualità, potrebbe giovare un ampio numero di residenti potenziali interessati all’utilizzo di internet.
 
Premesso che
 
la rete wireless aperta consente una fruizione facile e immediata delle risorse di rete offerte, da parte di un gruppo di utenti molto vasto e dinamico, quale potrebbe essere la cittadinanza residente.
 
Visto in diritto
 
il testo dell’emendamento sovrariportato dove viene indicata per la fase di realizzazione e di attivazione di questo progetto sul territorio la delineazione di una mappa di luoghi d'accesso, dove potrebbero venire installate, in strutture di diverso tipo, le antennine atte al collegamento, prospettando anche i criteri per le ripartizioni degli spazi dove dovranno sorgere gli “hotspot”: 700 incroci, 300 scuole e università, 140 centri sportivi, 30 biblioteche, 80 centri anziani, 10 siti di interesse turistico, 50 giardini pubblici e parchi, le fermate di Atm e MM.
 
Premesso che
 
Risulta di interesse collettivo per un accesso gratuito e facilitato dell’utenza, soprattutto giovanile, alla rete informatica, in speciale modo nei luoghi pubblici di studio e nelle zone verdi presenti nel territorio circoscrizionale, nelle scuole e nei centri sportivi, l’attivazione pronta e conseguente della proposta presentata nel testo di emendamento alla Relazione Previsionale di Bilancio
 
Visto in diritto
 
L’articolo 6 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche, il quale dispone che i comuni, attraverso società controllate o collegate possono fornire collegamento in banda larga con tecnologia wi-fi; e che lo stesso codice vieta ai comuni di svolgere direttamente attività di Wireless Internet Service Provider. Inoltre secondo il Decreto 4 ottobre 2005, che nova il decreto 28 maggio 2003, avente come oggetto le "Condizioni per il rilascio delle autorizzazioni generali per la fornitura al pubblico dell'accesso radio LAN alla rete ed ai servizi di telecomunicazioni", è consentita la fornitura di un accesso wi-fi anche nelle aree pubbliche non geograficamente limitate.
 
PQM
 
Si chiede
 
  • Alla Direzione di Settore Nuove Tecnologie e all’assessorato alle Nuove Tecnologie di provvedere a dare diretta esecuzione consequenziale a tale emendamento, attivando e implementando nuove località dove attivare “hotspot”, ossia centraline da cui poter accedere per la connessione a internet senza fili, tecnicamente detta wi-fi
  • Alla Direzione di Settore Nuove Tecnologie e all’Assessorato alle Nuove Tecnologie di informare il Consiglio di Zona 4 dei criteri che sono intenzionati a perseguire per definire il programma di attuazione di un’estensione della connessione wireless sul territorio zonale
  • Al Consiglio di Zona 4 di provvedere a definire una mappatura utile a individuare luoghi pubblici dove poter attivare antenne per la connessione senza fili, distribuiti in modo equo e omogeneo sul territorio zonale, beneficando maggiormente gli spazi di aggregazione civica, biblioteche, centri di aggregazione multifunzionali e giovanili, centro civico, scuole, istituti di vario ordine e grado, giardini e parchi pubblici, fermate dei mezzi pubblici gestite dall’ATM e dalla MM, incroci e centri sportivi, e garantendo un buon grado di accessibilità al servizio nelle zone periferiche, dove si registra un’elevata presenza di residenti, coinvolgendo nell’elaborazione del monitoraggio la direzione stessa comunale e l’assessorato preposto.
  • Al Consiglio di Zona 4 di attivare questo percorso di monitoraggio delle aree dove attivare antennine di connessione a internet senza fili, wireless, tramite il coinvolgimento massimo dei diretti interessati all’estensione del wi-fi, i residenti della circoscrizione, utenti primari del servizio gratuito, nonché i consigli delle zone limitrofe affinché si possa garantire uno sviluppo omogeneo e più equilibrato dell’accesso alla rete in banda larga, su una fascia di territorio più ampio.
 
 
 
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
 
 

Martedì, 29 Maggio, 2007 - 16:11

Ridestiamoci dal lungo sonno invernale

Ridestiamoci dal lungo sonno invernale
A freddo l'analisi che faccio del dato elettorale delle tornate amministrative 2007 non è certamente rosea per il centrosinistra. Abbiamo avuto una debacle, inutile nasconderlo. Apertis verbis occorre dire come stanno le cose, la situazione politica, il futuro della nostra coalizione, il prossimo passo che il governo Prodi dovrà fare per cercare di "salire la china", come si suole dire popolarmente.
In un Paese normale, dobbiamo dirlo, le elezioni amministrative non sono considerate un assaggio referendario dell'indice di gradimento per il governo in carica, per la maggioranza presente. Nel resto dei paesi esiste un sistema istituzionale che permette di sposater questo esame di metà mandato su altre occasioni nazionali: mi viene in mente la Francia dove le elezioni presidenziali sono scorporate da quelle parlamentari. Mi vengono in mente le elezioni di "midterm" negli Stati Uniti, dove le presidenziali anticipano di due anni le elezioni congressuali. Ma altri sono i Paesi interessati e interessabili da questa struttura organizzativa elettorale. In queste occasioni è giusto parlare di dato nazionale e di prova di gradimento per la maggioranza, il presidente in carica. In Italia le elezioni che devono essere prettamente locali, quelle municipali, quelle provinciali, regionali, ma anche quelle di dimensione europea, che cadono chiaramente in momenti diversi rispetto alle elezioni politiche per il rinnovo delle camere, sono consuetudinariamente considerate come nazionali, come dato con cui, poi, cercare di ipotizzare possibili strumenti, presi dall'opposizione, per mandare a casa il governo presente. Delegittimare chi governa è la volontà precipua di un centrodestra che, chiaramente deve fare l'opposizione ed è comprensibile che attenda il momento giusto per cercare di dare spallate alla maggioranza, ma che prende pretesti continui anche quando non sussistano gli elementi e i dati oggettivi in merito per farlo. Berlusconi, ansioso di ritornare a guidare il paese per cercare di tutelare propri interessi che vede prossimi a vacillare sotto le giuste proposte di legge sul conflitto di interessi enunciate dal governo Prodi, da settimane parla di dato nazionale, di referendum per il governo, di spallate al governo delle "tasse", con il solito spirito populista del vandeismo che ancora lo caratterizza. Ma questo spirito, queste enunciazioni propagandistiche non hanno fatto altro che imperare nei media, nelle sue televisioni, nell'immane panorama mediatico e informativo che ancora è soggetto al suo diretto controllo e sua diretta proprietà: Sartori, giustamente, parla di mancanza di un consenso incondizionato espresso dal popolo italiano fino a quando ci sarà qualcuno che deterrà il potere di intervenire sull'85% dei media presenti nel nostro Paese. Il consenso sarà sempre viziato, fortemente eterodiretto: è lapalissiano. Ma tornando al dato elettorale: la sconfitta per il centrosinistra è assaggiabile in tutta la sua drammatica portata al Nord del Paese, spaccando letteralmente in due, in senso antropolgico, scrive Giannini oggi su Repubblica, e geografico il paese. Alcuni risultati erano scontati: a Como, "Il Mugello del centrodestra", ad Alessandria, a Varese. Ma in questi contesti L'Unione perde con un distacco netto rispetto al centrodestra: il centrosinistra si attestà con un bagaglio di consensi tre volte inferiore al centrodestra. I dati più preoccupanti, anche se non era sicura un'affermazione delle amminsitrazioni precedenti, si registrano a Verona, dove, scrive Giannini, è stato presentato un candidato di centrodestra rappresentativo della più becera e bestiale visceralità xenofoba e qualunquista presente negli animi più ferini dell'insoddisfazione umana. Il vincitore è stato assessore al Comune, si presentò in aula consiliare, irriverente verso le istituzioni, dato che certamente le considererà manipolo dei propri scudieri, con una tigre al guinzaglio dicendo che sarebbe stata la bestia che avrebbe sbranato tutti i "terroni". L'espressione incivile, barbara, di stampo razzista e fortemente nazifascista è quanto mai chiara. A Monza, poi, vince l'affarismo aziendale corporativo del clientelismo berlusconiano, rappresentato nel sindaco vincente che ha promesso a Paolo Berlusconi di attivare le ruspe che sicuramente gran parte dei terreni agricoli oggi presenti saranno base per costruire il nuovo "finto paradiso" confezionato del quartiere Milano 4. Ebbene questi sono i dati più allarmanti, che ritornano, come vecchi fascismi risuscitano in un Paese, l'Italia, soggetto a corsi e ricorsi continui e a un immobilismo delle forze progressive e democratiche: qualcuno prima di noi lo aveva detto, Giorgio Amendola.
Ma facciamo i conti in casa nostra. L'Unione tiene al Sud, al Centro si afferma con maggiore determinazione. Al Nord perde, esce sconfitta, lascia la guida delle maggiori amministrazioni andate a rinnovo ieri dei propri consigli alla destra più retriva e maggiormente antistatale, individualista, affaristica, opportunista, compromessa con poteri piccoli forti di territorio, piccole cosche del Settentrione che ancora esistono: è chiaro che il risultato elettorale è sintomo di un malessere diffuso che ancora non si è riusciti a interpretare come forza di governo e come proposta politica. Parlo del malessere del Nord. Un malessere non platealmente percepibile, dato che ancora la ricchezza soffoca un'esplosione di animi. Ma alla prima occasione nessun deterrente è attuabile per cercare di arginare la potenza delle voci secessioniste, ossia quelle che dicono a casa mia non voglio i nomadi, oppure abbattiamo i costi della politica, eliminando le province, ma se la provincia a essere costituita non è la mia, vedendo il caso di Monza. Esiste un malessere che è anche economico nel profondo Nord. Ma non è il piccolo imprenditore che spesso è vittima di un suo immobilismo e di una propria miopia strategica: sono i precari, sono i dipendenti pubblici, sono i giovani senza un'occupazione stabile, sono i pensionati con minimi direi indicibili di livello di reddito, sono le famiglie che temono la quarta settimana, dice sempre Giannini, del mese. Sono questi soggetti, queste fasce, che non sono identificabili nè in questa, nè in quella categoria sociale, come giustamente dice Hobsbawm, ma che avvertono la loro impotenza difronte al mutamento impercepibile e insondabile del presente, verso un futuro fatto di incertezze economiche. Ed ecco che questi sentimenti, queste istanze non trovano rappresentanza adeguata davanti a un mondo, quello politico centrale, che non ha ancora inventato e trovato il registro coerente, il vocabolario politico giusto, per dirla alla Weill, per saper parlare a queste persone. La disaffezione nasce proprio da questo. Giannini, ed è la quarta volta che lo cito, ma mi trova sostanzialmente concorde con le sue posizioni, ulteriormente parla di una diminuzione di consensi percepibile per le forze che daranno vita al PD: ma ci siamo accorti finora di cosa hanno aprlato i futuri leader delle rispettive realtà? Chi parla di metodologie da seguire per l'elezione dell'assemblea costituente; chi parla di Pantheon vari, mettendo e levando questo o quel nome, senza alcun motivo, chi parla di quote. Ma al nostro elettorato potenziale, al paese nel pese, diceva Pasolini, cosa può interessare sapere se Veltroni ha più chance di vittoria rispetto a Franceschini? Noi stessi abbiamo nazionalizzato il voto, non considerando, invece, l'urgenza di capitalizzare le buone amministrazioni, e lo sono state, delle giunte di centrosinistra presenti soprattutto nei comuni dove la debacle è stata più pesante.
Ha ragione Diamanti quando parla di assenza di un registro comune di pensiero e di progettualità nel centrosinistra: non esiste un elemento che abbia evidenziato una posizione collettivamente percepita come quella unica, perchè rispecchiante un'identità, si fatemelo dire identità di coalizione e di programma, della maggioranza governativa. Alcuni elogiavano Segolene, altri elogiavano Sarkozy, altri ancora Bayrou: è un esempio, quello più prossimo, il caso delle presidenziali francesi, dove il modello di buon governo non veniva ricercato tramite un'analisi attenta e coordinata con le parti attrici italiane de L'Unione, ma veniva preso prendendo riferimenti oltralpe e importandoli nelle proprie rispettive case di appartenenza. Temo che questo preludio non piacevole venga chiaramente strumentalizzato da qualcuno con toni pretestuosi. Un dato è chiaro: il bipolarismo si riafferma, ma in esso si afferma una destra illiberale e populistica, con venature autoritarie e fortemente individualistiche, che è quanto di più lontano ci sia di destra rispetto ai modelli europei. Il centro e le prove rispettive dei tecnocrati finte "verginelle della politica", finte vestali probe, che si ergono a "Savonarola" di turno da pulpiti non adatti, è fallito ulteriormente come progetto, da sempre presente nel frigorifero, come una confezione di minestra surgelata, pronta a essere tirata fuori per metterla nel forno, meglio direi "due forni", come a essere rimessa dentro al congelatore, attendendo che la tavola sia più ricca di conviviali. Ma è anche chiaro che L'Unione esce fortemente ridimensionata, non sapendo investire sulle spinte politiche dei modelli amministrativi eccellenti che hanno scontato il pegno di una nazionalizzazione di una campagna elettorale tutta locale, da una parte, nonchè hanno scontato l'assenza di un'attenzione da parte dei diretti partiti che dovevano patrimonializzare queste virtuose esperienze, interessati solamente a un dibattito tutto romano e interno ai palazzi e alle segreterie di palazzo.
Svegliamoci: il governo non è in crisi e, giustamente, come scrive Diamanti su Repubblica, Napolitano non aprirà la porta del Quirinale al cavaliere nero gongolante per una non vittoria, da fare pesare come avviso di sfratto. L'inquilino Professore continuerà a rimanere a Palazzo Chigi, con tutto il mio aprioristico appoggio, come sempre dimostrato, nonchè continuerà a governare, senza nessuna spallata e nessun ariete atto a sfondare la porta. Ma è anche chiaro che senza un rilancio programmatico e propulsivo di determinata proposta politica si rischia di affossarsi nelle sacche dell'immobilismo, creando ulteriore apatia e afasia, incertezza e disillusione a quelle fasce di cittadinanza che attendono risposte chiare, da noi.
Alessandro Rizzo
Segretario operativo Forum L'Unione di Milano
Rete Civica di Milano
Martedì, 29 Maggio, 2007 - 12:28

Pieve Alegre non ride più

Pieve Alegre non ride più.
Drammatica sconfitta nella città simbolo del Bilancio Partecipativo
Siamo in preda a tanta amarezza e tanta rabbia, per poco meno di 100 voti perdiamo le elezioni amministrative a Pieve Emanuele, città simbolo del Bilancio Partecipativo, città della rinascita a partire dalla sinistra, da un esperienza di politica, viva, innovativa, coraggiosa, dalla partecipazione dei cittadini.
Vince il candidato del centro-destra, che è stato un vecchio notabile democristiano ai tempi della tangentopoli locale negli anni '80, vince perchè il centro-sinistra si è presentato diviso e frammentato, arrogante e presuntuoso, chiuso nella logica dei fronti contrapposti,
segnato da una scelta che era troppo lontana dalle  persone, completamente in antitesi con quanto fatto in questi anni, che ha scoraggiato e segnato, il popolo della sinistra, come si ama dire di questi tempi, troppo dentro le logiche "di un fare politica" che vanno cambiate radicalmente, spazzate via, da un profondo cambio generazionale e di genere.
Muore un esperienza che aveva costruito rete, diffusa e orizzontale, con la rete del nuovo municipio, con le reti nazionali e internazionali per la pace, le economie solidali, i laboratori universitari e le realtà delle società autorganizzate, c'eravamo a genova 2001 con il nostro gonfalone, a porto alegre, in africa a Nairobi, in ogni forum dove si faceva pratica, dove si respirava un aria nuova, c'eravamo quando difendevamo con coraggio i nomadi e i nostri fratelli migranti, la qualità del pubblico, l'intervento nei servizi sociali a scapito della sicurezza, avevamo messo al centro il territorio, la salvaguardia, ma anche l'abbandono della parola "crescita" che tanto aveva segnato questo luogo, avevamo lavorato sui beni comuni,
sui diritti intesi come tali e non come favori, sulla trasparenza e il rapporto diretto con le decisioni della nostra comunità, ma con tanta capacità di innovare, di costruire percorsi nuovi,
di dare spazio.
Oggi Pieve Alegre piange e piange come i tanti che anno creduto e ancora credono nella sinistra in questo paese, nella democrazia, nella partecipazione diretta dei cittadini, divisi si perde sempre, in preda a personalismi e incapacità di guardare avanti di dare una speranza al futuro,
ma soprattutto si distruggono le tante sperimentazioni che avevamo lanciato, legato, raccordato, tutto questo è stato distrutto in poche settimane, oggi Pieve Alegre non ride più, ma lancia un grido di dolore che non deve cadere nel silenzio.
un abbraccio a tutti
Salvatore Amura

Martedì, 29 Maggio, 2007 - 11:07

Hammond Trio in concerto

Giovedì 31 maggio alla Trattoria Musicale del Circolo ArciCorvetto
HAMMOND TRIO
                                                                                   in concerto
ALBERTO GURRISI                     organo hammond
GERMANO ZENGA                       sax
RICCOARDO TOSI                       batteria
Per cena le tagliatelle fresche con i funghi preparate dalla sig.ra Pina
L’ingresso mangiando è al solito 10 euro (se potete, mandatemi una mail per prenotare, possibilmente in anticipo, martedì/mercoledì).
il solo ingresso 3 euro (ovviamente, in entrambi i casi, con tessera arci).
VI ASPETTIAMO!
Circolo Arci Corvetto, Via Oglio 21, MM Brenta - Milano

Domenica, 27 Maggio, 2007 - 14:18

La Russia si scopre omofoba ma nessuno interviene?

Esistono ancora Paesi in Europa che non tollerano le differenze di orientamento sessuale. A Mosca si è messo in scena uno spettacolo indecente e veramente intollerabile per un Paese che da tempo viene considerato come potenza mondiale con cui confrontarsi, componente del G8, e da sempre interlocutore privilegiato soprattutto per accordi di natura economica e commerciale. Parlo della repressione che è stata attuata contro manifestanti nonviolenti e pacifisti di associazioni omosessuali davanti alla sede del sindaco di Mosca a cui intendevano recapitare una lettera a sostegno della causa per i diritti civili e il riconoscimento dei medesimi per gli omosessuali.
Si è chiusa con arresti, tra cui il radicale Marco Cappato, e alcuni esponenti del Parlamento Europeo, si parla di un deputato tedesco, nonchè alcune percosse contro manifestanti che intendevano solamente celebrare e ricordare la data della depenalizzazione dell'omosessualità in Russia. Marco ha parlato a Radio Radicale mentre era trasportato in una camionetta della polizia russa, dopo il fermo che gli è stato imposto. Ha raccontato le pagine tristi di questa vicenda che gettano chiaramente discredito nei riguardi di quella Russia di Putin a cui diversi esponenti occidentali, ricordo Berlusconi in primis ai tempi della sua presidenza del consiglio, guardano con interesse e amicizia, per meri scopi commerciali e di utilità aziendale. Temo che questo precedente porti in Russia una recrudescenza omofoba dalle proporzioni inumane: e questo si aggiunge anche a fatti e atti che sono tollerati, se non promossi dalla stessa autorità russa, di repressione e violazione quotidiana dei diritti civili. Mi viene in mente a propostio la questione cecena, lo stato di assedio di una regione che rivendica autodeterminazione e indipendenza ormai da tempo, ma nel cui territorio esiste un predomonio dai contorni ideologicamente razziali ma dagli interessi economici e affaristici da parte delle autorità russe e delle milizie sanguinarie dello stato. Ma ricordo anche Anna Politoskaia uccisa barbaramente mentre conducenva il proprio mestiere di giornalista impegnata per denunciare le nefandezze e le espressioni violente contro la popolazione cecena per interessi conducibili al controllo sui gasdotti e all'erogazione di questa lucrosa risorsa. La Russia ha decretato ultimamente con questo atteggiamento la sua esclusione da ogni considerazione di stato civile e democratico, all'insegna del rispetto dei diritti umani universali, all'insegna della laicità e del pluralismo. Gli esponenti delle forze di estrema destra, autrici degli ignominiosi atti di violenza perpetrata contro i presidianti, tra cui anche la nostra deputata Vladimir Luxuria, fortemente soggetta a percosse, sono state letteralmente benedette, prima di praticare la loro violenta mobilitazione, da autorità della Chiesa ortodossa, nonchè hanno per breve tempo dialogato con le stesse forze dell'ordine, che dovevano assicurare l'incolumità del presidio e difendere, secondo quanto stabilisce la legge internazionale, e nazionale, le persone che erano presenti.
Oltre al duro e violento intervento della polizia, bisogna sottolineare la gravità del fatto che il sindaco stesso abbia deciso di non concedere il permesso di manifestare liberamente alle associazioni per i diritti omosessuali, contrastando fortemente con l'ordinamento internazionale e quello statale, che riconosce, da poco, il diritto di libera espressione del proprio orientamento sessuale.
Ed è utile anche verificare quali siano stati i comandi e le direttive a cui la Polizia è stata sottoposta, data la gravità dell'assenza di qualsiasi tipo di intervento atto a rimuovere i pericoli di recrudescenze violente contro i manifestanti, perpetrate da militanti di organizzazioni razziste e nazifasciste di estrema destra, autrici di queste ignominiose azioni.
Infine non possiamo non considerare la connessione esistente tra queste ultime organizzazioni e alcuni apparati della Polizia di Stato, data la presenza di momenti di confronto e di concertazione verificatisi poco prima dell'azione e della repressione non placata da chi aveva dovere di farlo.
Come è possibile mantenere rapporti di qualsiasi natura con uno stato che permette, se non sollecita e tollera, atti di tale efferata portata contro nonviolenti manifestanti il diritto di emancipazione sessuale e di eguaglianza tra soggetti di orientamento differente?
La domanda sorge spontanea ma la risposta potrebbe chiaramente evincersi con drammatica portata: interessi mercantili sono gli unici che giustificano la ratio di tale atteggiamento di prosecuzione di rapporti amichevoli con chi reprime i diritti degli omosessuali e dei popoli, nonchè della libertà di espressione di pensiero.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 27 Maggio, 2007 - 13:56

La Russia si scopre omofoba

Violentemente malmenati anche il deputato europeo Cappato e il funzionario Ue Marzocchi
Naziskin si sono scagliati su un gruppo di manifestanti che intendevano consegnare una lettera al sindaco

Gay Pride a Mosca, aggrediti i radicali
Picchiata anche Vladimir Luxuria

 
Poliziotti russi arrestano un attivista oggi a Mosca per il Gay Pride

http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/mosca-gay-pride/mosca-gay-pride/mosca-gay-pride.html

MOSCA - Durante la manifestazione organizzata a Mosca in favore del Gay Pride, "un gruppo di naziskin" ha "picchiato violentemente i radicali". Lo denuncia il partito radicale, secondo il quale "subito dopo c'è stato l'intervento della polizia che anzichè difendere le persone aggredite ha provveduto ad arrestare i radicali". Tra le persone aggredite, secondo i Radicali, ci sono il deputato europeo Marco Cappato e Vladimir Luxuria, parlamentare di Rifondazione Comunista, che, però, non è stata fermata dalla polizia.

Al Gay Pride di Mosca sono attese oltre 200.000 persone, nonostante il divieto posto alla manifestazione dal sindaco di Mosca Iuri Luzhkov. Il Gay Pride di oggi è stato organizzato per ricordare il 14° anno della depenalizzazione dell'omosessualità in Russia.

"Questa mattina alle ore 10.15 ora italiana - spiegano i radicali - a Mosca, davanti alla sede ufficiale del sindaco di Mosca, sulla Via Tverskaja, sono stati aggrediti e malmenati da gruppi di naziskin, e poi dalla polizia che li ha arrestati, gli esponenti radicali Marco Cappato, deputato europeo; Nikolai Alexeiev, radicale russo e Coordinatore del Gay Pride di Mosca; Nikolay Kramov, rappresentante dei radicali a Mosca; Ottavio Marzocchi, radicale e funzionario al Parlamento Europeo".

La delegazione radicale, insieme a parlamentari europei di altri gruppi voleva consegnare al sindaco, spiegano i radicali, una lettera firmata da 50 parlamentari europei e italiani dopo che era stato vietato il Gay Pride.

Ma "mentre veniva distribuito il volantino con il testo della lettera un gruppo di naziskin, alla presenza di un vescovo ortodosso, scortato da due persone, che dava loro la benedizione, ha cominciato a tirare uova ai partecipanti all'iniziativa non violenta e poi a picchiare violentemente i radicali". Subito dopo è intervenuta la polizia. "Siamo molto preoccupati - dicono ora i radicali - soprattutto per le condizioni di Marzocchi che è stato violentemente picchiato".


Radio Radicale ha trasmesso anche in diretta una testimonianza di Cappato: "Mi trovo in una cella all'interno di una camionetta della polizia. Siamo qui con alcuni militanti dei diritti civili in Russia", ha detto il deputato radicale, collegato di nascosto con un telefono cellulare.

"Alla fine l'autorizzazione della manifestazione non era arrivata, ma noi volevamo solo consegnare una lettera al sindaco di Mosca. Il cordone della polizia chiudeva i manifestanti senza però proteggerci da alcuni contromanifestanti che gridavano e si lanciavano contro di noi, lanciandoci oggetti e uova".

"Ho personalmente visto anche alcuni di questi contromanifestanti che, prima di venire a lanciare dell'acqua, hanno parlato con i poliziotti che ci avrebbero dovuto difendere. Uno di loro ha cominciato a tirare calci ad Ottavio Marzocchi, ed è allora che ho iniziato a urlare in inglese, chiedendo perchè la polizia non ci difendesse. Tempo cinque secondi e sono stato trascinato via da agenti in tenuta antisommossa".

Nella sede dei Radicali, informa una nota, "è stata costituita una cellula di crisi in stretto contatto con la Farnesina e l'Ambasciata italiana a Mosca".

Mosca, Cappato: fermati mentre chiedevamo di essere difesi dalla polizia

L’europarlamentare radicale arrestato a Mosca assieme ad altri militanti italiani e russi del Partito Radicale Nonviolento.

Roma-Mosca, 27 maggio 2007

http://www.radicali.it

Mi trovo in una cella all’interno della camionetta della polizia. Siamo qui con alcuni militanti dei diritti civili in Russia”. Così Marco Cappato, in diretta ai microfoni di RadioRadicale, collegato di nascosto con un telefono cellulare. “Alla fine l’autorizzazione della manifestazione non era arrivata, ma noi volevamo solo consegnare una lettera al sindaco di Mosca – ha spiegato l’europarlamentare radicale - il cordone della polizia chiudeva i manifestanti senza però proteggerci da alcuni contromanifestanti che gridavano e si lanciavano contro di noi, lanciandoci oggetti, uova, pugni.


Ho personalmente visto anche alcuni di questi contromanifestanti che, prima di venire a lanciare dell’acqua, hanno parlato con i poliziotti che ci avrebbero dovuto difendere. Uno di loro ha cominciato a tirare calci ad Ottavio Marzocchi, ed è allora che ho iniziato a urlare in inglese, chiedendo perché la polizia non ci difendesse. Tempo cinque secondi e sono stato trascinato via da agenti in tenuta antisommossa.

Poco dopo lo stesso Ottavio Marzocchi, anche lui dirigente del Partito Radicale Nonviolento, funzionario del gruppo Liberale (ALDE) presso il Parlamento Europeo, è stato caricato. “Ora devo chiudere, hanno aperto il furgone”, così si è chiuso il collegamento in diretta ai microfoni di Radio Radicale.

Domenica, 27 Maggio, 2007 - 10:20

ITINERARI CICLABILI MILANESI LUNGO LE VIE D’ACQUA

Milano fin dalle sue origini è stato centro sinergico di scambi economici , culturali e produttivi.
La conformazione del territorio e lo sviluppo storico urbanistico hanno determinato uno sviluppo concentrico di tutte le funzioni proprie della città , localizzando le attività amministrative ed economiche prevalentemente nell’area centrale
Questi interscambi di beni e servizi hanno destinato "Milano" ad essere e a divenire ,sempre più nel tempo , sede privilegiata e determinante per coloro che operano nei vari settori e che sono preminentemente utenti della rete viaria.
Lo sviluppo della motorizzazione negli anni 60’ ha inoltre portato ad un vertiginoso abbandono delle "due ruote " come mezzo di trasporto , privilegiando l’automobile nel soddisfare la domanda di mobilità su distanze sempre maggiori e in particolare verso luoghi deputati a "sedi di attività lavorative".
Tale fenomeno , aggravato dalla concentrazione demografica ,ha condotto ad un graduale aumento del traffico e conseguentemente dell’inquinamento atmosferico ed acustico.
L’aggravarsi di questa situazione ha portato ad individuare nuove "filosofie" di pianificazione e di gestione della città mediante le quali poterla mettere in "rete" rispetto all’hinterland , la Provincia e la Regione.

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