22 Festival MIX - Cinema gay lesbico e queer culture
Largo Greppi 1 Milano
Mercoledì 4 Giugno
Ore 19:00
COCKTAIL DI INAUGURAZIONE CITROËN C-CROSSER
Open Bar & Live Dj Set / Andrea Vigna
Ore 15:00
Oggetti smarriti
L'età dell'irruenza
Pépita, Laura, Kitty e l'utérus artificiel
di Natal Haziza e Caroline Fournier, Francia 2007, 20'
di Roberto Cuzzillo, Italia 2008, 75'
Ore 15:00
Tra il dire e il fare
Donne d'annata
c/o CSOA Milanese
Ore 15:00
Baby Dykes
Cose da grandi
Etero a chi? (pt. 1)
di Jonah Markowitz, USA 2007, 97'
Ore 15:00
Incontri & Scoperte
I bambini ci guardano
Ore 16:00
Bad Girls
Sounds Queer
Etero a chi? (pt. 2)
Ore 16:00
Corteggiando
il meglio dei corti dell
I gesuiti aprono alle coppie omosessuali
La rivista "Aggiornamenti sociali" dice sì alla registrazione delle convivenze: "Sono un contributo alla vita sociale"
I gesuiti aprono alle coppie omosessuali scontro sulla piazza negata al Gay Pride
Per la Compagnia di Gesù il diritto al riconoscimento legale è sancito dalla Costituzione
ZITA DAZZI
MILANO - I gesuiti aprono agli omosessuali e definiscono «scelta giustificabile» quella del riconoscimento giuridico del «legame tra persone dello stesso sesso». Lo sostengono con un articolo di oltre venti pagine sul numero di giugno di «Aggiornamenti sociali», rivista della Compagnia di Gesù, diretta da padre Bartolomeo Sorge, politologo, scrittore, grande esperto della dottrina sociale della chiesa. Il problema è analizzato sotto il profilo dottrinale, giuridico, psicologico, storico, sociale. La conclusione è che «il riconoscimento giuridico, quale presa d´atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell´altro stabilmente è contributo alla vita sociale». Al centro San Fedele di Milano, sede della rivista, spiegano che «lo scopo dell´intervento è quello di aprire uno spazio di dialogo e di confronto sereno, fuori dalle strumentalizzazioni politiche» su un tema molto controverso all´interno del mondo cattolico e della società.
L´articolo mette in fuga subito le possibili obiezioni da parte di chi sostiene che il riconoscimento legale delle coppie gay potrebbe minare le fondamenta del matrimonio tradizionale, cioè l´unione fra un uomo e una donna: «La centralità sociale del matrimonio è collegata al compito della generazione ed educazione di nuovi individui». Anzi «pare difficile» che riconoscere «alcuni diritti fondati su una continuità di una convivenza e di una relazione affettiva» possa portare a una «svalutazione» della famiglia tradizionale o a una rivoluzione sociale. Per i gesuiti, la richiesta degli omosessuali per ottenere il riconoscimento legale trova sostegno nell´articolo 2 della Costituzione «il quale prescrive che alla persona debbano essere riconosciuti diritti inviolabili e imposti doveri inderogabili sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità».
Quanto alla scelta della forma giuridica di riconoscimento, l´articolo propende per la mera registrazione della convivenza, senza manifestazione di consenso proprio per evitare di «introdurre modelli paralleli a quelli matrimoniali».
Intanto sale il tono della polemica sul diniego di piazza San Giovanni al comitato organizzatore della tradizionale parata Gay Pride prevista per sabato 7 giugno. Vibrate proteste arrivano dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: «Siamo stupiti e amareggiati. La Questura ha ritirato con due mesi di ritardo l´autorizzazione con la motivazione di un concomitante convegno e concerto corale all´interno dei Palazzi Lateranensi». Il presidente nazionale dell´Arci Gay, Aurelio Mancuso, parla di «grave provocazione politica» e chiede «quali problemi d´ordine pubblico potrebbero sorgere tra una parata nelle vie di Roma e si conclude nella storica piazza e un´iniziativa della gerarchia cattolica dentro la Basilica?». Di «operazione antidemocratica e incivile», parla l´ex ministro Paolo Ferrero (Prc), mentre Anna Paola Concia, deputata del Pd, annuncia un´interrogazione parlamentare. Per i radicali Rita Bernardini, Marco Perduca e Sergio Rovasio si tratta di «un diniego inaccettabile».
Davide Montanari
+39 339 7107082
CASE POPOLARI: GOVERNO REGIONALE SOFFRE DI AUTISMO POLITICO
Il Comune di Milano respinge il registro delle coppie di fatto
E' sconcertante e un po' deprimente notare come un provvedimento di civiltà e di giustizia civica sia stato affossato da posizioni fortemente confessionali, di chiusura e di non comprensione di un diritto che si evolve accogliendo un concetto di tolleranza e di eguaglianza in movimento e in trasformazione continua. Nuove esigenze, nuove realtà, nuove soggettività, nuovi bisogni configurano la necessità di dare riconoscimento a nuovi diritti, nuove personalità giuridiche. Ma è anche incomprensibile il diniego a una simile disposizione, che avrebbe inciso a livello nazionale affinchè vengano riconosciuti diritti e pari opportunità tra soggetti, a prescindere da orientamenti sessuali, da appartenenze di generi. La disposizione avrebbe beneficiato coppie di fatto eterosessuali e omosessuali che si configurano negli ultimi anni come nuclei sempre più in estensione e sempre più solidi, duraturi, continuativi.
Il riconoscimento di una simile realtà in aumento non è prclusivo di una libertà di scelta di configurazione giuridica e di regolamentazione dei rapporti che si vanno a determinare: non mette in pericolo il concetto tradizionale, possiamo dire conservatore, di famiglia fondata sul matrimonio, ma definisce un provvedimento che beneficia il concetto e il principio di famiglia intesa come entità sociale nel rispetto dei diritti delle persone. Ricordiamo la giusta denuncia dell'assenza di una normativa che riconosca le coppie di fatto nel momento in cui in una convivenza la compagna non può vedere perseguibile il proprio convivente autore di violenze nei suoi confronti? E' successo in Campania un simile episodio, all'interno di una coppia di fatto con prole, ma succede in diversi contesti domiciliari, dove la violenza si verifica in modo efferato. Non possiamo negare che la prima causa di morti per omicidio avvenga all'interno delle mura domestiche.
Io credo che la battaglia di civiltà debba proseguire e debba rendere effettivo e conseguente un provvedimento di giustizia sociale e di rispetto e riconoscimento di diritti umani. La laicità conferma uno stato di libertà e di tutela della persona. Il confessionalismo e la cultura del pregiudizio crea discriminazioni ed emarginazioni senza ritorno, spesso drammatiche nelle loro conseguenze.
Credo che nei consigli di zona si debba agire affinchè si pongano in essere delibere che chiedano all'autorità consiliare comunale il riconoscimento di un istituto che possa, come dice la consigliera Carola Colombo, di Forza Italia, pertanto a testimonianza della trasversalità della disposizione e del suo accoglimento e condivisione politica, riconoscere il diritto di assistenza reciproca e di informazione sulla malattia nel momento in cui è necessario "un conforto giuridico".
Proprio in nome della trasversalità, dato che al momento del voto, dopo diversi mesi di rinvio della discussione sul testo, le due coalizioni si sono letteralmente spaccate tra favorevoli, contrari e astenuti, si deve riuscire a condurre, nonostante la battuta di arresto, una battaglia di laicità e di giustizia sociale che sappia portare Milano nell'alveo delle città europee, dove i diritti civili siano universalmente riconosciuti come baluardi contro ogni forma di discriminazione. E' stato piacevole, nonostante la sconfitta amaramente accolta da parte mia, notare come su questi temi ci sia una sensibilità che progredisce oltre agli steccati sterili e ideologici, e ringrazio coloro che hanno creduto in consiglio comunale alla necessità di dare avvio all'istituzione di un registro, prima pietra miliare di una lunga strada verso il riconoscimento giuridico a livello di normazione nazionale delle coppie di fatto come soggetti paritetici per diritti e garanzie alle coppie di diritto.
Ed è proprio per questo che si deve procedere a rendere positivo un provvedimento che non può essere strumentalizzato da pretesti di natura pregiudiziale e ideologica.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
"Arturo" Oltrepò Pavese, Milano, Dongo.
A.N.P.I . Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Sezione Barona di Milano - Sezione di Zavattarello
Comitato Provinciale di Pavia
INVITO ALLA PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA
del film-intervista
"Arturo" Oltrepò Pavese, Milano, Dongo.
dedicato alla Resistenza di Giacomo Bruni, "Arturo",
partigiano della Brigata Crespi
domenica 8 giugno 2008 ore 17.00
presso la Tensostruttura comunale di Zavattarello
interventi di:
Gionata Romagnese - Sindaco di Zavattarello
Clemente Ferrario - Avvocato, scrittore, saggista
Antonio Pizzinato - Presidente A.N.P.I . Regione Lombardia
Ivano Tajetti - Sceneggiatore e regista di
"Arturo" Oltrepo Pavese, Milano, Dongo.
ospite d'onore Giacomo Bruni, "Arturo"
brindisi a cura della Cooperativa Valli Unite, Costa Vescovato (Al)
Si ringraziano per la collaborazione:
il fotografo Samuele Pellecchia e i giornalisti Claudio Jampaglia
la CGIL, la Camera del Lavoro di Pavia
il Comitato Provinciale A.N.P.I di Milano
l' Associazione La Conta e l' Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano
i Coordinamenti sezioni A.N.P.I. Milano zona 6 e Milano zona 5
la Sezione A.N.P.I. di Buccinasco (Mi)
In marcia per il clima
Appello: In marcia per il clima
La verità e "le balle dei comunisti"
A Roma si è evidenziato chiaramente come gli ultimi episodi di violenza e di teppismo siano stati entrambi causati dalla estrema sinistra comunista, questo, nonostante, i compagni e la maggior parte dei giornali gridavano, ed in parte ancora gridano, al presunto "pericolo fascista".
Ora anche Repubblica è costretta ad ammettere che ad assaltare e distruggere i negozi di immigrati a Roma, non sono stati i famigerati quanto fantomatici "naziskin" ma, al contrario, un vecchio compagno, di sinistra, orgogliosamente comunista e fiero di essere nato il 1 maggio, con tanto di Che Guevara tatuato sul braccio!
Stessa cosa vale per gli scontri che si sono verificati all'Università La Sapienza che entrambi gli inquirenti, Digos e Carabinieri, affermano essere stati provocati da teppisti della estrema sinistra che hanno prima insultato e poi aggredito un gruppo di giovani militanti di Forza Nuova. Questi, nonostante fossero in assoluta inferiorità numerica, si sono semplicemente e legittimamente difesi, con coraggio e con onore, mettendo in fuga i loro vigliacchi ed infami aggressori.
Questa è la pura e semplice verità ma i comunisti sono, da sempre, abituati, a stravolgerla ed a strumentalizzarla per i loro loschi fini politici, infamando e calunniando i propri avversari politici (da Berlusconi al Papa, dalla Lega alla destra). E' il loro dna, la disinformazione stalinista, organizzata in modo scientifico per offuscare le menti, creando tensione e terreno fertile alla loro demagogia finto buonista.
Ma gli Italiani, fortunatamente e grazie a Dio, non credono più a questi impostori, ed oramai, ragionano e votano liberamente. I risultati si vedono: la sinistra arcobaleno (che oramai difende solo intellettuali, sindacalisti, gay, immigrati e zingari, fregandosene dei lavoratori italiani) è rimasta fuori dal Parlamento ed il popolo ha votato, in massa, anche nelle regioni rossi e nei quartieri periferici, per la Lega e per le destre.
Ora i comunisti, diventati tutti extraparlamentari, cercano una impossibile rivincita-rimonta, creando, artificialmente, un cima di tensione, odio e violenza per poter riproporre i propri stantii e vecchi slogan antifascisti, ai quali, la stragrande maggioranza degli Italiani, ha dimostrato di non credere più. Compagni: "basta stronzate" e "fumo negli occhi!, la gente vuole, innanzitutto, risposte concrete ai propri problemi quotidiani, dalla sicurezza alla giustizia sociale.
Roberto Jonghi Lavarini
DESTRA PER MILANO
COMUNITA' IN MOVIMENTO
I VIAGGI DI CHI VUOLE BENE AL MONDO
Luzzatto: la riabilitazione è indecente e interessata
Bisogna fare delle distinzioni. Un conto è ricordare la figura dell'uomo politico ripubblicando i suoi discorsi parlamentari, un altro è fare l'elogio della suo passato e delle sue origini che per quanto mi riguarda rimangono deplorevoli e per questo non meritano di essere ricordate. Ma non mi stupisco affatto. Almirante è stato un uomo importante nella storia dell'estrema destra italiana ed è normale che la destra di oggi, più o meno purgata e depurata dal passato, ora che è al potere abbia voglia di riportare in auge il suo leader storico.
Nel ventennale dalla sua morte si sprecano le iniziative, a cominciare dalla strada che il sindaco Alemanno vorrebbe dedicargli. Non trova pericoloso questa facilità di legittimare figure politiche dal passato alquanto discutibile?
Non lo trovo solo pericoloso, ma indecente e vergognoso. La toponomastica di una città, che sia la dedica di un monumento o di una strada, equivale ad attribuire un simbolo. Facendo ciò Alemanno è come se portasse a modello la figura di Almirante tout court. E questo lo trovo francamente rivoltante. Parliamo della capitale d'Italia.
E per fare il «sindaco di tutti» vorrebbe intitolare vie e piazze anche a Berlinguer, Craxi e Fanfani. Secondo lei sono figure politiche paragonabili tra loro?
Assolutamente no. Bisogna fare dei grossi distinguo. Anche Fanfani ha avuto un breve trascorso da intellettuale fascista, ma non è lontanamente paragonabile alla storia personale e politica del segretario del Msi che anche durante il passaggio repubblicano, quello del fascismo in doppio petto, non ha mai avuto segni di pentimento per il suo passato. Su Berlinguer il paragone poi non regge proprio. Ma in questo clima bipartisan che c'è in parlamento non mi stupisco più di niente. Come storico però mi indigno: come si fa a mettere sullo stesso piano due figure così diverse, due storie personali così distanti?
Ieri il presidente della Camera Fini ha definito «vergognose e razziste» le frasi che Almirante scrisse nel 1942 sul periodico La difesa della razza, di cui l'ex leader del Msi era vicedirettore. Cos'è l'ennesima svolta di Fini?
Bisogna riconoscere a Fini un percorso politico lineare e coerente. Magari un po' opportunistico, ma assolutamente dignitoso e gliene va dato atto. Certo, in passato è sempre stato molto ambiguo. Dopo la fine della prima repubblica, dal 1992 alla svolta di Fiuggi del 1995, ha lanciato messaggi anche contraddittori. Da una parte considerava Mussolini il più grande statista del secolo, dall'altro cominciava a ripudiare le idee fasciste. Ora non fa altro che comportarsi come compete alla terza carica dello stato.
A difenderlo è invece Luciano Violante secondo il quale Almirante è stato un «pacificatore» e che nonostante sottoscrisse il manifesto della razza «ne prese pubblicamente le distanze».
Stimo molto Violante dal punto di vista intellettuale, ma queste sue prese di posizione mi lasciano disorientato. Anche se non è nuovo a dichiarazioni del genere. A metà degli anni 90, durante il discorso d'insediamento alla presidenza della camera, si «sforzò di capire» le posizioni dei ragazzi di Salò. Adesso riabilita Almirante. Se voglio essere malizioso oggi come allora spera di ambire ad incarichi istituzionali più alti e prestigiosi. Non credo gli dispiacerebbe diventare giudice della corte costituzionale. Altrimenti non mi spiego perché un uomo della sua cultura si ostini a fare paragoni così azzardati, mettendo sullo stesso piano il ruolo della destra e della sinistra nella storia repubblicana. Lo dovrebbe sapere anche lui, e lo sa bene, che la nostra repubblica è nata grazie al sacrificio delle donne e degli uomini del parito comunista contro il fascismo.
La Regione aumenta gli affitti ALER
Da una parte, a urne chiuse, la maggioranza di centrodestra ha scelto di provvedere a tagliare il 75% dei fondi destinati a provvedimenti di manutenzione e interventi di edificazione riguardanti la residenza pubblica. La giustificazione del provvedimento consiste nel fatto che si voleva risparmiare perchè le casse regionali soffrivano, mentre qualche mese dopo si verifica la disposizione in bilancio di una cospicua somma, 470 milioni di euro, per dare avvio al progetto di intervento per il nuovo polo regionale amministrativo. La contraddizione è evidente: tagliamo un capitolo a beneficio delle classi più indigenti e, dall'altra parte, rimpinguiamo i fondi per interventi di edilizia roboanti e mastodontici.
Non solo: dopo alcuni giorni dalle ultime elezioni la Giunta Formigoni decide di aumentare il canone di affitto per gli inquilini delle case popolari. Questo tema riguarda anche Milano per i motivi sopra esposti. L'aumento è stato consistente e concerne un incremento in percentuale molto elevato rispetto ai precedenti anni. La giustificazione di questo provvedimento è stata data dall'assessore alla casa della Regione Lombardia, il quale ha detto che per limitare situazioni di privilegio si è ipotizzato fosse importante avviare questo strumento di deterrenza. Mi domando quali siano le condizioni di privilegio per migliaia di nuclei familiari che si trovano ogni mese oberati da spese indirette e comuni che aumentano a dismisura e in modo esponenzialmente insostenibile. Mi riferisco, in primis, alla "tassa sui rifiuti", il cui canone risulta essere maggiore rispetto allo stesso affitto. Ma mi riferisco a diverse voci di spesa irrazionali e non comprensibili, decretate dall'ente gestore ALER, senza che vengano assicurati servizi opportuni e utili, nonchè funzionali ed efficienti per la vivibilità di interi isolati dimenticati dalle amministrazioni comunali, soprattutto a Milano.
Mi viene anche il dubbio che l'ALER palesi una gestione poco trasparente e soggetta a incomprensibili sperperi, data la non comprensibilità di diverse voci di spesa gravanti sulle famiglie dei quartieri popolari.
I sindacati degli inquilini da tempo chiedono un incontro con l'assessorato e l'amministrazione regionale, ma niente è stato assicurato, nèrisposta alcuna è stata data a questa richiesta, nonostante ci sia stata in aprile una manifestazione davanti al Pirellone per denunciare la politica dell'aumento degli affitti delle case popolari.
A Milano vediamo sempre di più l'assenza di un progetto qualificato e completo di intervento nelle zone dove alta è la densità di quartieri popolari. Spesso gli interventi e i progetti che vengono deliberati, con copiosa somma per il finanziamento e la copertura spese, vengono descritti come inutili da parte della maggioranza degli inquilini, non coinvolti e non resi partecipi, spesso neppure informati, dell'entità del progetto e della sua elaborazione,delle conseguenze che da esso deriverebbero profuturo.
Occorre invertire la dimensione politica in merito all'edilizia popolare, alla manutenzione e alla edificazione di nuovi comprensori, al coinvolgimento della cittadinanza residente in progetti di intervento di riqualificazione non solo superficiale delle "facciate dei condomini più esposti", ma di natura sociale, civica, culturale e aggregativa, affinchè diventino zone vivibili e sostenibili.
Non si può proseguire in una pratica del non ascolto dei comitati degli inquilini e dei sindacati stessi, da parte della Regione Lombardia, che pecca di autoreferenzialismo, come denuncia giustamente il consigliere di Rifondazione , Luciano Muhlbauer, e di un Comune spesso assente e poco propenso a una riqualificazione ampia e partecipata dei cinque, tra poco sei, quartieri beneficiati dai contratti.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4