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Sabato, 31 Maggio, 2008 - 13:41

I gesuiti aprono alle coppie omosessuali

La rivista "Aggiornamenti sociali" dice sì alla registrazione delle convivenze: "Sono un contributo alla vita sociale"
I gesuiti aprono alle coppie omosessuali scontro sulla piazza negata al Gay Pride
Per la Compagnia di Gesù il diritto al riconoscimento legale è sancito dalla Costituzione
ZITA DAZZI
MILANO - I gesuiti aprono agli omosessuali e definiscono «scelta giustificabile» quella del riconoscimento giuridico del «legame tra persone dello stesso sesso». Lo sostengono con un articolo di oltre venti pagine sul numero di giugno di «Aggiornamenti sociali», rivista della Compagnia di Gesù, diretta da padre Bartolomeo Sorge, politologo, scrittore, grande esperto della dottrina sociale della chiesa. Il problema è analizzato sotto il profilo dottrinale, giuridico, psicologico, storico, sociale. La conclusione è che «il riconoscimento giuridico, quale presa d´atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell´altro stabilmente è contributo alla vita sociale». Al centro San Fedele di Milano, sede della rivista, spiegano che «lo scopo dell´intervento è quello di aprire uno spazio di dialogo e di confronto sereno, fuori dalle strumentalizzazioni politiche» su un tema molto controverso all´interno del mondo cattolico e della società.
L´articolo mette in fuga subito le possibili obiezioni da parte di chi sostiene che il riconoscimento legale delle coppie gay potrebbe minare le fondamenta del matrimonio tradizionale, cioè l´unione fra un uomo e una donna: «La centralità sociale del matrimonio è collegata al compito della generazione ed educazione di nuovi individui». Anzi «pare difficile» che riconoscere «alcuni diritti fondati su una continuità di una convivenza e di una relazione affettiva» possa portare a una «svalutazione» della famiglia tradizionale o a una rivoluzione sociale. Per i gesuiti, la richiesta degli omosessuali per ottenere il riconoscimento legale trova sostegno nell´articolo 2 della Costituzione «il quale prescrive che alla persona debbano essere riconosciuti diritti inviolabili e imposti doveri inderogabili sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità».
Quanto alla scelta della forma giuridica di riconoscimento, l´articolo propende per la mera registrazione della convivenza, senza manifestazione di consenso proprio per evitare di «introdurre modelli paralleli a quelli matrimoniali».
Intanto sale il tono della polemica sul diniego di piazza San Giovanni al comitato organizzatore della tradizionale parata Gay Pride prevista per sabato 7 giugno. Vibrate proteste arrivano dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: «Siamo stupiti e amareggiati. La Questura ha ritirato con due mesi di ritardo l´autorizzazione con la motivazione di un concomitante convegno e concerto corale all´interno dei Palazzi Lateranensi». Il presidente nazionale dell´Arci Gay, Aurelio Mancuso, parla di «grave provocazione politica» e chiede «quali problemi d´ordine pubblico potrebbero sorgere tra una parata nelle vie di Roma e si conclude nella storica piazza e un´iniziativa della gerarchia cattolica dentro la Basilica?». Di «operazione antidemocratica e incivile», parla l´ex ministro Paolo Ferrero (Prc), mentre Anna Paola Concia, deputata del Pd, annuncia un´interrogazione parlamentare. Per i radicali Rita Bernardini, Marco Perduca e Sergio Rovasio si tratta di «un diniego inaccettabile».
Davide Montanari
+39 339 7107082