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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Domenica, 22 Giugno, 2008 - 08:37

Sottopasso in via Molinetto da Lorenteggio

Ieri pomeriggio - sabato 21 giugno - si è svolta una manifestazione per chiedere chiarezza sulla realizzazione di un sottopasso ciclopedonale in via Molinetto da Lorenteggio, ai confini con Corsico. Molta la gente scesa in strada che ha voluto simbolicamente occupare i binari della ferrovia Milano-Mortara-. R.F.I. aveva sospeso la circolazione dei treni perchè le ruspe avrebbero dovuto inziare lo scavo nel territorio di Milano. La gente chiedeva a gran voce chiarezza sul progetto, maggiore informazione e perchè il sottopasso deve cancellare un parcheggio pubblico. Giovedì prossimo una delegazione di cittadini si recherà in Consiglio di Zona 6 per presentare una mozione nella quale si chiede l'acquisizione di tutta la documentazione, espletare i controlli e la regolarità delle opere in corso. Ancora una volta i cittadini si sentono presi in giro dalle Istituzioni che non li hanno informati.

A seguire il testo dell'interrogzione che presenterò in Consiglio di zona 6.

 

 

INTERROGAZIONE URGENTE
 

Realizzazione di un sottopasso ciclopedonale in via Molinetto di Lorenteggio

Premesso che:

-         si stanno facendo lavori per il raddoppio della ferrovia Milano – Mortara; 

-         detti lavori sono stati sospesi in data 2 maggio 2008 dal Ministero dell’Ambiente in quanto iniziati senza verifica di conformità dell’opera al decreto VIA;

-         al confine tra i comuni di Milano e Corsico, nei pressi del passaggio a livello di via Molinetto di Lorenteggio, la società SACAIM sta realizzando un sottopasso ciclopedonale in connessione col raddoppio ferroviario;

Preso atto che:

-         il sottopasso insiste ora prevalentemente nel Comune di Milano e interessa un’area pertinente a parcheggi per residenti che di fatto verranno cancellati;
 

Appurato che:

-         da documentazione in nostro possesso il tracciato del sottopasso ciclopedonale è difforme dal progetto; 
-         non risultano essere state richieste e/o depositate varianti al Comune di Corsico;
-         non risulta alcuna documentazione presso l’ufficio tecnico del Consiglio di Zona 6;
-         che non vi è sul cantiere l’indicazione prescritta dell’opera, delle autorizzazioni, dei responsabili

SI CHIEDE

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI ZONA 6
 

di attivarsi  presso i competenti settori del Comune di Milano , gli assessorati Viabilità e Traffico e Lavori Pubblici, per acquisire la documentazione necessaria a espletare i dovuti controlli e la regolarità delle opere in corso.

Si chiede altresì di attivare la Polizia Municipale ad effettuare i dovuti controlli.

Milano 26 giugno 2008

 Angelo Valdameri Lista Uniti con Dario Fo

Massimo Camerini – Socialisti

Elisa Scarano – Verdi

Roberto Acerboni - PRC

 

 

 

Venerdì, 20 Giugno, 2008 - 16:24

Basilio Rizzo: morti sul lavoro e utilizzo delle forze

 
 
SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL
16 GIUGNO 2008
 
ARTICOLO 21
 
- OMISSIS -
 
 
Il Presidente Palmeri così interviene:
“Grazie a lei, consigliere Fidanza. La parola al consigliere Rizzo”.
Il consigliere Rizzo così interviene:
“Presidente, desidero innanzitutto ringraziarla perché - superando gli aspetti formali - ha voluto ricordare i caduti sul lavoro che non sono del nostro Comune, ma sono della nostra area. La ringrazio, perché penso che ci sia bisogno su questo tema di trovare un grande impegno di tutto il Consiglio comunale. Noi abbiamo come primo argomento della nostra azione politica la questione della sicurezza, però lo decliniamo poco su questo aspetto del lavoro, che produce morti; mentre siamo assai più attenti su quell’altro produce paure, produce disagi, ma non produce morti. Allora, io sono a chiedere, se ci fosse qualcuno in rappresentanza della Giunta, oltre a Vagliati lo direi a qualcuno dei rappresentanti della Giunta, ma in particolare al Sindaco, che faccia come ha fatto sulla questione della sicurezza, che ha chiamato tutta la città a una grande manifestazione per far sentire qual era il cuore di Milano su questo terreno. Perché il nostro Sindaco non chiama tutta la città a mobilitarsi sulla questione della sicurezza e contro le morti sul lavoro? Io credo che ci sia bisogno di far sentire che la nostra città è unita su questo terreno e penso che sarebbe una testimonianza di sensibilità e di attenzione su quello che, ripeto, produce: è una vera e propria strage che quotidianamente si determina nel nostro Paese. Perché quando si dice che ci sono oltre mille morti all’anno, significa che ogni giorno, mediamente, ci sono tre o quattro persone - di alcune si sa, di alcune non si sa - che muoiono per esercitare il loro diritto al lavoro. E vorrei anche aggiungere un altro taglio che dobbiamo dare alla nostra… le ripeto, sarei contento, se non lo ritiene di poterlo fare il Sindaco, pensiamola come Presidenza del Consiglio comunale, una grande mobilitazione dei cittadini milanesi su questo tema, che chiami tutti a far sentire la voce della città. E vorrei dire anche che, non per motivi polemici, ma credo che sia in qualche modo emblematico e simbolico il fatto che l’edificio nel quale sono morti i due operatori viene costruito da imprese che fanno riferimento ai vertici dell’Assimpredil. Non è che in questo ci sia la responsabilità diretta, però se noi non cominciamo a ragionare sul fatto che chi è più consapevole, anche quelli che sono in alto nella catena degli appalti e dei subappalti in qualche modo si devono far carico dei problemi, delle modalità di lavoro nei loro cantieri e, invece, non si applichi la politica delle scimmiette che non ascoltano, non vedono e non parlano, non ce ne tiriamo fuori da questo problema. Perché questo problema potrà essere affrontato seriamente quando una sorta di responsabilità oggettiva si determini ai vertici delle catene di subappalti, che portano agli ultimi livelli a far lavorare dei diseredati a 3 euro all’ora, senza nessuna garanzia e con il fatto che, se si interviene su quello, si tolgono anche le condizioni di sostentamento per molti che devono vivere con quei 3 euro all’ora. Noi dobbiamo imporre delle regole che impediscano che questa situazione vada avanti. Quindi legare tutta la catena dal vertice degli appalti fino all’ultimo subappalto mi sembra una delle misure sulle quali dobbiamo lavorare.
Concludo su un altro problema, perché io ho a cuore sempre la dignità di questo Consiglio e la sua responsabilità di intervenire sulle questioni che riguardano la città. Oggi c’è il dibattito sull’utilizzo delle Forze Armate nel presidio della città: il Consiglio comunale può dire qualcosa su questo prima che si decida? Cioè, sapere che cosa il Consiglio comunale pensa di questa scelta, di questa ipotesi che viene affrontata? Posso chiedere, invece, dei tanti sopralluoghi (che chi vuole li fa) da parte della Commissione Sicurezza, monotema, sui nomadi, si affronti questa discussione nella nostra Commissione Sicurezza per dire cosa ne pensa la rappresentanza della città su questa ipotesi che viene ventilata? Perché io credo che sia utile ascoltare che cosa ne pensa la città, che cosa ne pensano le Forze dell’Ordine, che cosa ne pensano le forze sociali. Perché io penso che la città di Milano potrebbe anche dare una lezione su questo terreno, che valga anche per tutta Italia. Grazie”.
Il Presidente Palmeri così interviene:
“Grazie a lei, consigliere Rizzo, anche delle proposte sul secondo tema che (dal punto di vista organizzativo e solo da quello, ovviamente) è più semplice. Trasmetterò il testo del suo intervento al Presidente della Commissione Sicurezza; se non ci sarà risposta durante questa settimana, ovviamente esistono gli strumenti che coinvolgono anche direttamente la mia responsabilità, affinché sia convocata una Commissione Sicurezza che abbia come oggetto proprio le imminenti decisioni del Governo, che certamente potrebbero riguardare anche la nostra città.
Sul primo tema c’è molto da lavorare e dovremmo - secondo me - ipotizzare un incontro a latere del momento istituzionale, per capire davvero il Consiglio comunale cosa può dire, anche in relazione di appello etico che potrebbe rivolgere alle forze attive presenti nel nostro territorio. Basti pensare a cos’ha fatto Confindustria con le aziende iscritte appunto all’organizzazione degli industriali in Sicilia, quindi le ha escluse qualora non avessero un codice etico nei confronti di rapporti con la criminalità presente sul territorio. Sono tutti temi che potrebbero essere anche oggetto di coinvolgimento delle Forze positive presenti nel nostro territorio, affinché isolino quelle parti dell’attività economica che, invece, positive non sono e che producono degli effetti così devastanti, come lei ha detto. Quindi certamente su questo tema torneremo. Grazie, consigliere Rizzo. La parola al Consigliere Brandirali; successivamente interverrà il consigliere Comotti”.
 
- OMISSIS -
 

Venerdì, 20 Giugno, 2008 - 16:09

E' tempo di pensare ad una costituente ecologica

La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile.
1.8.1994, Colloqui di Dobbiaco, Il Viaggiatore leggero 1996
E' tempo di pensare ad una costituente ecologica.
http://www.alexanderlanger.org
1
Abbiamo creato falsa ricchezza per combattere false povertà - Re Mida patrono del nostro tempo

Da qualche secolo ed in rapido crescendo si produce falsa ricchezza per sfuggire a false povertà. Di tale falsa ricchezza si può anche perire, come di sovrappeso, sovramedicazione, surriscaldamento ecc. Falso benessere come liberazione da supposta indigenza è la nostra malattia del secolo, nella parte industrializzata e "sviluppata" del pianeta. Ci si è liberati di tanto lavoro manuale, avversità naturali, malattie, fatiche, debolezze - forse tra poco anche della morte naturale - in cambio abbiamo radiazioni nucleari, montagne di rifiuti, consunzione della fantasia e dei desideri. Tutto è diventato fattibile ed acquistabile, ma è venuto a mancare ogni equilibrio.

Non solo l'apprendista stregone è il personaggio-simbolo del nostro tempo. L'antico re Mida - che ottenne il compimento del suo desiderio che ogni cosa che toccava si trasformasse in oro - ci appare come il vero patrono dei culti del progresso e dello sviluppo, l'attualissimo predecessore dei benefici della nostra civiltà.

2
Non si può più far finta si non sapere, l'allarme è ormai suonato da almeno un quarto di secolo ed ha generato solo provvedimenti frammentari e settoriali

Da qualche decennio e con sempre maggiori dettagli si conoscono praticamente tutti gli aspetti di questo impoverimento da cosiddetto benessere. Quasi non si sta più a sentire quando si recita, più o meno completa, la litania delle catastrofi ambientali.

Un quarto di secolo è stato impiegato a scoprire, analizzare, diagnosticare e prognosticare, a dare l'allarme, a lanciare appelli e proclami, a varare leggi e convenzioni, a creare istituzioni incaricate a rimediare. La tutela tecnica dell'ambiente è notevolmente migliorata nel mondo industrializzato, si sono registrati singoli successi, alcune acque si stanno rivitalizzando, certe specie in pericolo di estinzione si sono salvate, cominciano a circolare detersivi, carburanti ed imballaggi "ecologici"...

3
Perchè l'allarme non ha prodotto la svolta? E' già finito l'intervallo di lucidità (Stoccolma 1972 - Rio 1992)?

Allarmi catastrofisti, lamenti, manifestazioni, boicottaggi, raccolte di firme...: tutto ciò ha aiutato a riconoscere l'emergenza: le malattie sono state diagnosticate, le possibilità di guarigione studiate e discusse - terapie complessive non sono state ancora attuate. E soprattutto: appare tutt'altro che assicurata la volontà di guarigione, se ci fosse, produrrebbe azioni e segnali ben più determinati. Visto però che le cause dell'emergenza ecologica non risalgono ad una cricca dittatoriale di congiurati assetati di profitto e di distruzione, bensì ricevono quotidianamente un massiccio e pressoché plebiscitario consenso di popolo, la svolta appare assai più difficile. Malfattori e vittime coincidono in larga misura.

C'è da meravigliarsi se oggi persino la diagnosi risulta controversa? Silvio Berlusconi, a capo del governo della cosiddetta Seconda Repubblica, sin dal suo discorso inaugurale alla Camera ha ritenuto di dover ironizzare sull'allarme per l'effetto-serra: "forse il nostro pianeta comincerà ad intiepidirsi in un lasso di tempo pari a quello che ci divide addirittura dalla morte di Caio Giulio Cesare". C'è da pensare che dunque ci resta ancora tanto tempo per cementificare, dissipare, disboscare!

Vuol dire che l'intervallo di lucidità che si potrebbe situare tra le due conferenze mondiali sull'ambiente (Stoccolma 1972 - Rio de Janeiro 1992) è già terminato? Si è fatto il pieno di lamenti ed allarmi e si pensa ora che la riunificazione del mondo tra Est e Ovest vada celebrata con nuovi fasti di crescita?

4
"Sviluppo sostenibile" - pietra filosofale o nuova formula mistificatrice?

Da qualche anno (rapporto Brundtland, 1987) la formula magica dello "sviluppo sostenibile" sembra essere la quadratura del cerchio così lungamente cercata. Nella formula è racchiusa una certa consapevolezza della necessità di un limite alla crescita, di una qualche autolimitazione della parte altamente industrializzata ed armata dell'umanità, come pure l'idea che alla lunga sia meglio puntare sull'equilibrio piuttosto che sulla competizione selvaggia; ma il termine "sviluppo" (o crescita, come in realtà si dovrebbe dire senza tanti infingimenti) è rimasto parte del nuovo e virtuoso binomio. Purtroppo basta guardare ai magri risultati della Conferenza di Rio per comprendere quanto lontani si sia ancora da una reale correzione di rotta. Sembra che il nuovo termine indichi piuttosto la propensione ad un nuovo ordine mondiale nel quale il Sud del mondo viene obbligato ad usare con più parsimonia e razionalità le sue risorse, sotto una sorta di supervisione e tutela del Nord: non appare un obiettivo mobilitante per suscitare l'impeto globalmente necessario per la conversione ecologica.

5
A mali estremi, estremi rimedi? ("Muoia Sansone con tutti i filistei"? Eco-dittatura?)

Di fronte ai vicoli ciechi nei quali ci troviamo, può succedere che qualcuno tenti estreme vie d'uscita. Anche tra ecologisti, pur così propensi ad una cultura della moderazione e dell'equilibrio, ci può esserci chi - seppure oggi in posizione isolata - chi pensa a rimedi estremi. Scegliamone i due più rilevanti: la prima potrebbe essere caratterizzata con "muoia Sansone e tutti i filistei": la convinzione che la catastrofe ambientale sia inevitabile e non più rimediabile, e che pertanto tocchi mettere in conto disastri epocali come ne sono avvenuti altri nel corso dell'evoluzione del pianeta. In mancanza di aggiustamenti tempestivi ed efficaci, la svolta ecologica verso un nuovo equilibrio sostenibile verrebbe imposta da tali disastri.

L'altro "rimedio estremo" che si potrebbe agitare, sarebbe lo "Stato etico ecologico", l'eco-dirigismo o eco-autoritarismo possibilmente illuminato e possibilmente mondiale. Visto che l'umanità ha abusato della sua libertà, mettendo a repentaglio la propria sopravvivenza e quella dell'ambiente, qualcuno potrebbe auspicare una sorta di tutela esperta ed eticamente salda ed invocare la dittatura ecologica contro l'anarchia dei comportamenti anti-ambientali.

Si deve dire chiaramente che simili ipotetici "estremi rimedi" si situano al di fuori della politica - almeno di una politica democratica. Ogni volta che si è sperimentato lo Stato etico in alternativa a situazioni o stati anti-etici (e quindi senz'altro deplorevoli), il bilancio etico della privazione di libertà si è rivelato disastroso. E l'attesa della catastrofe catartica non richiede certo alcuno sforzo di tipo politico: per politica si intende l'esatto contrario della semplice accettazione di una selezione basata su disastri e prove di forza.

Quindi si dovrà cercare altrove la chiave per una politica ecologica, ed inevitabilmente ci si dovrà sottoporre alla fatica dell'intreccio assai complicato tra aspetti e misure sociali, culturali, economici, legislativi, amministrativi, scientifici ed ambientali. Non esiste il colpo grosso, l'atto liberatorio tutto d'un pezzo che possa aprire la via verso la conversione ecologica, i passi dovranno essere molti, il lavoro di persuasione da compiere enorme e paziente.

6
La domanda decisiva è: come può risultare desiderabile una civiltà ecologicamente sostenibile? "Lentius, profundius, suavius", al posto di "citius, altius, fortius"

La domanda decisiva quindi appare non tanto quella su cosa si deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni ed impulsi che rendano possibile la svolta verso una correzione di rotta. La paura della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e controlli; e la stessa analisi scientifica non ha avuto capacità persuasiva sufficiente. A quanto risulta, sinora il desiderio di un'alternativa globale - sociale, ecologica, culturale - non è stato sufficiente, o le visioni prospettate non sufficientemente convincenti. Non si può certo dire che ci sia oggi una maggioranza di persone disposta ad impegnarsi per una concezione di benessere così sensibilmente diversa come sarebbe necessario.

Nè singoli provvedimenti, nè un migliore "ministero dell'ambiente" nè una valutazione di impatto ambientale più accurata nè norme più severe sugli imballaggi o sui limiti di velocità - per quanto necessarie e sacrosante siano - potranno davvero causare la correzione di rotta, ma solo una decisa rifondazione culturale e sociale di ciò che in una società o in una comunità si consideri desiderabile.

Sinora si è agiti all'insegna del motto olimpico "citius, altius, fortius" (più veloce, più alto, più forte), che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l'agonismo e la competizione non sono la nobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensì la norma quotidiana ed onnipervadente. Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in "lentius, profundius, suavius" (più lento, più profondo, più dolce"), e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall'essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso.

Ecco perché una politica ecologica potrà aversi solo sulla base di nuove (forse antiche) convinzioni culturali e civili, elaborate - come è ovvio - in larga misura al di fuori della politica, fondate piuttosto su basi religiose, etiche, sociali, estetiche, tradizionali, forse persino etniche (radicate, cioè, nella storia e nell'identità dei popoli). Dalla politica ci si potrà aspettare che attui efficaci spunti per una correzione di rotta ed al tempo stesso sostenga e forse incentivi la volontà di cambiamento: una politica ecologica punitiva che presupponga un diffuso ideale pauperistico non avrà grandi chances nella competizione democratica.

7
Possibili priorità nella ricerca di un benessere durevole

I passi che qui si propongono - intrecciati ed interdipendenti tra loro - fanno parte di una visione favorevole al cambiamento e potrebbero a loro volta incoraggiare nuovi cambiamenti. Purchè ogni passo limitato e parziale si muova in una direzione chiara e comprensibile, ed i vantaggi non siano tutti rimandati ad un futuro impalpabile.

a) bilancio ecologico
Gli attuali bilanci pubblici e privati sono tutti basati su dati finanziari. Sintanto che non si avranno in tutti gli ambiti (Comune, Provincia, Regione, Stato, CE, ...) accurati bilanci della reale economia ambientale che facciano capire i reali "profitti" e le reali perdite, non sarà possibile sostituire gli attuali concetti di desiderabilità sociale, e tanto meno un cambiamento dell'ordine economico.

b) ridurre invece che aumentare i bilanci
Ogni discorso sulla necessità della svolta resta assurdo sino a quando la crescita economica resterà l'obiettivo economico di fondo e sino a quando i bilanci pubblici e privati punteranno ad aumentare di anno in anno. La parte industrializzata del pianeta dovrà finalmente decidersi alla crescita-zero e poi a qualche riduzione - naturalmente con la necessaria cautela e moderazione per non causare dei crolli sociali o economici.

c) favorire economie regionali invece che l'integrazione nel mercato mondiale
Sino a quando la concorrenza sul mercato mondiale resterà il parametro dell'economia, nessuna correzione di rotta in senso ecologico potrà attuarsi. La rigenerazione delle economie locali, invece, renderà possibile - tra l'altro - una gestione più moderata e controllabile dei bilanci, compreso quello ambientale.

d) sistemi tariffari e fiscali ecologici, verità dei costi
Di fronte ad un mercato che addirittura postula e premia comportamenti anti-ecologici, visto che non ne fa pagare i costi, si rende indispensabile un sistema fiscale e tariffario orientato in senso ambientale, che imponga almeno in parte una maggiore trasparenza e verità dei costi: imprenditori e consumatori devono accorgersi dei costi reali del massicio trasporto merci, degli imballaggi, del dispendio energetico, dell'inquinamento, del consumo di materie prime, ecc.

e) allargare e generalizzare la valutazione di impatto ambientale
Tutto quanto viene oggi costruito (opere, tecnologie, ecc.), produce impatti e conseguenze di dimensioni sinora sconosciute. La valutazione di impatto ambientale - nel senso più comprensivo di una reale valutazione delle conseguenze ecologiche, ma anche sociali e culturali a breve e lungo termine di ogni progetto - dovrà diventare il nocciolo di una nuova sapienza sociale, e va quindi adeguatamente ancorata negli ordinamenti. Così come altre società, passate o presenti, proteggevano con norme fondamentali e tabú (sulla guerra, l'ospitalità, l'incesto...) le loro scelte di fondo, oggi abbiamo bisogno di norme fondamentali a difesa della valutazione di impatto ambientale - non importa se si tratti di autostrade, missili, biotecnologie, forme di produzione di energia o introduzione di nuove sostanze chimiche di sintesi. Tale valutazione non potrà avvenire senza l'intervento dei più diretti interessati e postulerà una Corte ambientale a suo presidio.

f) redistribuzione del lavoro, garanzie sociali
Solo una vasta redistribuzione sociale del lavoro (e quindi dei "posti di lavoro" socialmente riconosciuti) permetterà la necessaria correzione di rotta. L'ammortamento sociale degli effetti prodotti da scelte di conversione ecologica (che si chiuda una fabbrica d'armi o un impianto chimico..) è un investimento importante ed utile quanto e più di tanti altri, e se si indennizzano i proprietari di terreni che devono cedere ad un'autostrada, non si vede perché altrettanto non debba avvenire nei confronti di operai o impiegati che devono cedere alla ristrutturazione ecologica.

g) riduzione dell'economia finanziaria, sviluppo della "fruizione in natura"
Sino a quando ogni forma di economia sarà canalizzata essenzialmente attraverso il denaro, sarà assai difficile far valere dei criteri ecologici, e ci saranno pesanti ingiustizie socio-ecologiche: chi può pagare, potrà anche inquinare. Un processo di "rinaturalizzazione" - che allontani dalla mercificazione generalizzata (dove tutto si può vendere e comperare) e valorizzi invece l'apporto personale e non fungibile - potrebbe aiutare a scoprire un diverso e maggior godimento della natura, del lavoro, dello scambio sociale. Le "res communes omnium" (dalla fontana pubblica alla spiaggia, dalla montagna alla città d'arte) non si difendono col ticket in denaro, bensì con l'esigere una prestazione personale, con un legame col volontariato, ecc.

h) sviluppare una pratica di partnership
La necessaria autolimitazione ecologica riesce più convincente se si fa esperienza diretta di interdipendenza e partnership: nella nostra attuale condizione, forse potrebbero essere alleanze o patti "triangolari" (Nord/Sud/Est) quelle che meglio riflettono il nesso tra i cambiamenti necessari in parti diverse, ma interconnesse del mondo. L'"alleanza per il clima" ne può fornire una interessante, per quanto ancora parzialissima, esemplificazione.

8
Una Costituente ecologica?

Società anteriori alla nostra avevano il loro modo di sanzionare, solennizzare e tramandare le loro scelte ed i loro vincoli di fondo: basti pensare alla "magna charta libertatum", al leggendario giuramento dei confederati elvetici sul Rütli, alla dichiarazione francese sui diritti dell'uomo, al patto di fondazione delle Nazioni unite...

Oggi difettiamo di una analoga norma fondamentale di vincolo ecologico che - viste le caratteristiche del nostro tempo - avrebbe peso e valore solo se frutto di un processo democratico. Certamente esiste in questa o quella carta costituzionale un comma o articolo sull'ambiente, ma siamo ben lontani dal concepire la difesa o il ripristino dell'equilibrio ecologico come una sorta di valore di fondo e pregiudiziale delle nostre società, e di trarne le conseguenze.

Se si vuole riconoscere ed ancorare davvero la desiderabilità sociale di modi di vivere, di produrre, di consumare compatibili con l'ambiente, bisognerà forse cominciare ad immaginare un processo costituente, che non potrà avere, ovviamente, in primo luogo carattere giuridico, quanto piuttosto culturale e sociale, ma che dovrebbe sfociare in qualcosa come una "Costituente ecologica". In fondo le Costituzioni moderne hanno il significato di vincolare il singolo ed ogni soggetto pubblico o privato ad alcune scelte di fondo che trascendono la generazione presente o, a maggior ragione, la congiuntura politica del momento. Se non si arriverà a dare un solido fondamento alla necessaria decisione di conversione ecologica, nessun singolo provvedimento sarà abbastanza forte da opporsi all'apparente convenienza che l'economia della crescita e dei consumi di massa sembra offrire.

Venerdì, 20 Giugno, 2008 - 11:49

Appello alla mobilitazione. Lunedì a Milano

Appello alla mobilitazione. Lunedì a Milano
Scritto da Nando dalla Chiesa
19 June 2008

Occorre rispondere. Con Gianni Barbacetto, Basilio Rizzo e altri amici sto
indicendo una manifestazione a Milano per lunedì pomeriggio alle 18 davanti al Palazzo di Giustizia. Questo è il testo dell'appello. Fate girare!

"Rompiamo gli indugi. Il nuovo assalto di Silvio Berlusconi ai principi di
legalità e alla giustizia non può vederci testimoni immobili e dunque
complici. Ancora una volta il potere politico viene usato per tutelare
posizioni processuali personali, senza alcuno scrupolo né verso i principi
costituzionali né verso gli effetti che si producono a cascata
sull'amministrazione della giustizia, sulla sicurezza e sulla libertà
d'informazione. Le scelte accomodanti dell'opposizione si stanno rivelando
semplicemente sciagurate. L'idea che l'acquiescenza verso Berlusconi sia
segno di maggiore consapevolezza e maturità politica sta portando il Paese
alla deriva, privandolo di una voce forte e coerentemente risoluta nella
difesa della Costituzione e della decenza repubblicana in parlamento.

Noi crediamo che la logica alla quale Berlusconi sta assoggettando l'azione
del suo nuovo governo e della sua maggioranza meriti una forte risposta
democratica, libera dai complessi di colpa che la politica e l'informazione
hanno cercato di gettare su chi negli anni passati si è mobilitato contro
le
leggi-vergogna e contro la manomissione della Costituzione. Non è stata la
difesa dei principi di legalità costituzionale a fare perdere il
centrosinistra, il quale anzi dal 2002 ha sempre vinto tutte le prove
amministrative, fino alle politiche del 2006. Non è la nettezza dei
principi
che fa perdere, come ha dimostrato il divario tra i risultati di Rita
Borsellino in Sicilia e i disastrosi risultati successivi. A far perdere
voti è l'incapacità di governare emersa tra rivalità, ambizioni, narcisismi
e rendite ideologiche ai danni del governo Prodi. Ed è, oggi, l'incapacità
di rappresentare i propri elettori, sempre più inclini a non partecipare al
voto.

Per questo invitiamo i cittadini milanesi a una prima mobilitazione in
difesa della Costituzione e della giustizia per lunedì 23 giugno alle 18
davanti al Palazzo di giustizia, luogo simbolico per l'opinione pubblica
legalitaria della città. Del tutto consapevoli che non siamo noi il "già
visto". Il "già visto", la ripetizione infinita della storia, una storia di
arroganze istituzionali, è Silvio Berlusconi. Davanti a noi c'è solo una
scelta: se tacere per stanchezza o mettere una volta ancora le nostre
energie al servizio della democrazia repubblicana e dello spirito delle
leggi."

Comitato milanese per la legalità

Lunedì, 16 Giugno, 2008 - 15:28

CALIFORNIA, TUTTO ESAURITO PER LE NOZZE GAY

CALIFORNIA, TUTTO ESAURITO PER LE NOZZE GAY
Da oggi al via dopo il "sì" della Corte Suprema. Boom di prenotazioni
Scontro con le associazioni religiose: a novembre ci sarà un referendum
16 giugno 2008
La Repubblica
Di  Arturo Zampaglione
 
New York - Alle 17 e un minuto di stasera la California diventerà il secondo stato americano, dopo il Massachusetts, a consentire le nozze tra persone dello stesso sesso. E Gavin Newsom, il sindaco della capitale dei gay, San Francisco, ne approfitterà per unire in matrimonio due signore di oltre ottant´anni, che vivono insieme da mezzo secolo e che sono diventate il simbolo di questa battaglia. Fu proprio il ricorso alla corte suprema della California di Del Martin e Phyllys Lyon, infatti, a portare alla legalizzazione dei matrimoni gay.
In tutte le città piccole e grandi della California, che è lo Stato più popoloso d´America, ci si sta preparando freneticamente all´appuntamento.
I sindaci si aspettano una valanga di richieste di matrimonio, sia da parte di vecchie co ppie californiane, che di lesbiche e gay di altre zone degli States.
A San Francisco, ad esempio, sono previste ben cinquecento cerimonie nuziali al giorno durante la prima fase. E per far fronte alle nuove esigenze il sindaco Newsom e i suoi colleghi di altri comuni americani hanno esteso gli orari di apertura degli uffici anagrafi, per l´occasione hanno assunto nuovo personale, hanno organizzato corsi di addestramento e hanno fatto appello all´aiuto di volontari per sbrigare le pratiche.
A Los Angeles cento dipendenti pubblici hanno già accettato di collaborare fuori dell´orario di lavoro alle operazioni matrimoniali senza ricevere un centesimo in cambio. A San Francisco ci saranno addirittura 250 volontari: tra questi Eileen Shields, che di solito si occupa di virus e infezioni al dipartimento della sanità, e che invece da martedì mattina unirà in matrimonio le coppie di gay dopo aver seguito un corso e ottenut o l´autorizzazione del sindaco.
«E´ un momento storico e mi sento in dovere di dare una mano», ha detto Shields, ricordando che l´anno scorso sua figlia aveva sposato la compagna nel Massachusetts.
Fino all´ultimo gruppi conservatori e associazioni religiose hanno cercato di bloccare le nozze gay in California, chiedendo in particolare di rimandarne l´avvio fino a novembre, quando si terrà un referendum statale per limitare i matrimoni alle unioni tra un uomo e una donna. Se la misura venisse approvata, sarebbe una sconfitta per gli attivisti gay: ma la corte suprema si è rifiutata di sospendere la nuova legislazione in attesa del voto.
La svolta californiana è destinata a riaccendere il dibattito a livello nazionale. Per il momento le leggi federali non riconoscono i matrimoni gay, ad esempio in termini di contributi assistenziali e di tasse di successione. Ma l´allargamento d egli stati che li autorizzano, o che hanno introdotto forme di unioni civili molto simili alle nozze, oppure che - come New York - ratificano i matrimoni tra coppie dello stesso sesso celebrati altrove, imporrà un chiarimento politico. Molti settori repubblicani, intanto, puntano a un emendamento costituzionale per limitare i contraenti di un matrimonio a a persone di sesso diverso.

Domenica, 15 Giugno, 2008 - 14:05

NAZIROCK in visione all'Arci Metromondo

ARCI Metromondo
Via Ettore Ponti 40.
20143 Milano
tel/fax 0289159168
metromondo@tin.it
www.metromondo.it
lunedì 16 giugno
CINEFORUM E PARLAMONDO presentano
In collaborazione con il coordinamento ANPI della zona 6. Mi.
ore 21.00 proiezione del film
NAZIROCK
di Claudio Lazzaro
e riflessione con
Daniele Biacchessi giornalista-scrittore
Maurizio Pagani vice-presidente di Opera Nomadi
Ingresso libero

Venerdì, 13 Giugno, 2008 - 14:38

STABILE COMUNALE DI CORSO XXII MARZO 22

MOZIONE URGENTE

 
SULLO STABILE COMUNALE DI CORSO XXII MARZO 22 – MILANO
 
Visti:
-         il mancato utilizzo residenziale più che ventennale degli alloggi dello stabile di corso XXII marzo civico 22, acquisito dal Comune nel luglio 1980 e destinato a edilizia residenziale pubblica;
-         i progetti mai realizzati di risanamento e ristrutturazione, il primo dei quali del 1995;
-         il conseguente grave stato di degrado in cui versa lo stabile, circondato da molti anni da impalcature anch’esse fortemente usurate dal tempo;
-         i contenziosi intercorsi negli anni con le altre proprietà presenti, principalmente le attività commerciali al piano terra;
 
Il Consiglio di Zona 4
 
AFFERMA
 
il suo orientamento al mantenimento della proprietà pubblica degli alloggi e la pressante richiesta per un definitivo intervento volto al loro risanamento e alla loro conseguente assegnazione agli aventi diritto, e
CHIEDE
 
All’Assessore alla Casa del Comune di voler riferire al Consiglio di Zona 4 sullo stato del contenzioso con le altre proprietà e sulle prospettive di intervento e assegnazione degli alloggi.
 
 
I consiglieri
 
Massimo Gentili - Capogruppo Comunisti Italiani
Alessandro Rizzo - Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Pierangelo Tosi - Capogruppo Verdi per al Pace

Aderiscono
Franz Brunacci - Gruppo Misto
Daniele Olivieri - Capogruppo Partito Socialista

 
 
 
 
 
 
Milano, 5 giugno 2008

Venerdì, 13 Giugno, 2008 - 14:36

Ordine del Giorno Marcia per clima e Non Togliamo disturbo

Ordine del Giorno in merito alla comunicazione e informazione del Consiglio di Zona 4 sulla partecipazione alla manifestazione Nazionale “In marcia per il clima” e alla manifestazione “Ma non togliamo il disturbo”, indette entrambe per sabato 7 giugno a Milano

Milano 5 giugno 2008 
 
La presente comunicazione e informazione, redatta sotto forma di ordine del giorno, da verbalizzare e proporre al Tavolo della Presidenza del Consiglio di Zona 4, vuole segnalare la presenza di due importanti mobilitazioni, una nazionale, l’altra regionale, nella nostra città, sabato pomeriggio 7 giugno.
Il Consiglio di Zona 4 dovrebbe esprimere per l’occasione un dovuto interessamento politico e informare pubblicamente, nonché comunicare tramite promozione, la possibilità di partecipazione da parte della cittadinanza e da parte delle componenti del consiglio stesso.
L’adesione è sempre bene accolta e auspicata, sia nelle forme individuali o collettive da parte dei singoli gruppi consiliari, sia da parte dell’organo consiliare stesso, vista la centralità dei temi e l’importanza dei manifesti convocativi delle due manifestazioni.
"In marcia per il clima" è organizzata da diverse associazioni e organizzazioni ambientaliste e di promozione sociale e culturale, che daranno vita lo stesso giorno, il 7 giugno, a un'"Alleanza per il clima", ossia un programma unitario che solleciti i governanti dei paesi del mondo, soprattutto quelli più economicamente ricchi e opulenti, a mettere in atto strategie e decisioni fondamentali per abbattere le emissioni causa di inquinamento atmosferico e dell’aumento della "febbre del Pianeta", destabilizzando le condizioni geoclimatiche, sconvolgendo habitat naturali per la sopravvivenza di milioni di esseri viventi, tra cui anche il genere umano, aumentando i livelli dei mari, sciogliendo interi ghiacciai nelle zone artiche e antartiche. La proposta avanzata consiste nella riduzione del consumo di energia, richiedendo la conversione delle fonti di energia in fonti rinnovabili, a impatto zero, non inquinanti, naturali. La manifestazione nazionale avrà inizio in Piazza San Babila alle ore 15 di sabato 7 giugno per, poi, terminare ai Giardini Montanelli di porta Venezia. Un lungo corteo vivace e ridente di pedoni, ciclisti sfilerà a suon di musica da parte dei Contrabbanda. Dalle 17 fino a tarda sera si alterneranno sul palco diversi dj set, tra cui Vito War.
La seconda manifestazione, "Ma non togliamo il disturbo", è indetta dal CIG, dal Movimento GLBTQ e da diverse organizzazioni da sempre in difesa dei diritti di eguaglianza e delle pari opportunità. La manifestazione avrà inizio sempre sabato 7 giugno in Via Palestro alle ore 16,00 e terminerà in piazza Castello. E’ un importante appuntamento all’insegna della promozione dei diritti di pari opportunità e di eguaglianza tra persone di orientamento diverso, dell'estensione delle garanzie e dei riconoscimenti di piena cittadinanza attiva. Ricordo che in Consiglio Comunale di giovedì 29 maggio è stata discussa, dopo diversi rinvii, una proposta di delibera volta a istituire a Milano, come in diverse città italiane, Torino, Bologna, Pisa e Firenze, il registro delle coppie di fatto al fine di assicurare  l’inizio di un lungo percorso per un riconoscimento delle stesse garanzie, degli stessi diritti e degli stessi doveri di convivenza, in applicazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione. La proposta, respinta per pochi voti contrari, 27, superiori ai voti favorevoli, 24, e con due astensioni, ha trovato un consenso trasversale rispetto agli schieramenti della maggioranza e dell’opposizione. E’, questa, la testimonianza di una sensibilità politica presente all’interno dell’organo comunale e che prescinde da appartenenze ideologiche. La manifestazione di sabato, “Ma non togliamo il disturbo” vuole farsi promotrice di questi diritti e di un riconoscimento già predisposto dalla Commissione UE e da alcune sentenze all’interno della letteratura giuridica della Corte di Cassazione.
 
 
 
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 13 Giugno, 2008 - 14:35

gestione e ai criteri di apertura del giardino in Via Rogoredo

 
 
Milano, 5 giugno 2008

c.a del Settore Parchi e Giardini del Comune di Milano;
del Settore Casa ed Edilizia del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;
della Commissione Edilizia del Consiglio di Zona 4 di Milano

 
 
 
Interrogazione in merito alla gestione e ai criteri di apertura del giardino sito in Via Rogoredo 21, edificato in subordine e come “onere di urbanizzazione” in riferimento alla licenza edilizia per la costruzione dell’edificio stesso
 
 
Vista di fatto
 
La collocazione del giardino a uso pubblico e non esclusivamente privato prospiciente il condominio di nuova edificazione situato in Via Rogoredo 21 come onere di urbanizzazione e in subordine alla licenza edilizia
 
considerato
 
che tale convenzione permette di beneficiare pubblicamente e collettivamente della presenza di un parco, adibito alle diverse funzioni in base alla complessa utenza di riferimento
 
conosciuta
 
l’esistenza di una convenzione, firmata e contrattata con l’impresa edificatrice e il Comune di Milano, all’atto della concessione del terreno, che permette sia l’uso pubblico del parco e che individua un’area adibita per questa funzione ampia ed estesa
 
preso atto
 
di diverse doglianze espresse dall’inquilinato e dai condomini dell’edificio aventi la funzione di richiedere la chiusura del parco in orario notturno al fine di evitare e prevenire situazioni di disagio e di degrado da parte di ignoti e a causa di atti vandalici di varia natura, recanti pregiudizio alle strutture e all’arredo urbano del parco stesso
 
si chiede
 
-  al Settore Parchi e Giardini e al Settore Casa ed Edilizia del Comune di Milano di intervenire affinché siano disposte misure di prevenzione di simili atti che mettono in grave pericolo l’integrità dell’area, utile spazio per il pubblico e per la cittadinanza utente, tramite provvedimenti che rivedano in un’ottica di gestione partecipata l’orario e i criteri di apertura e di amministrazione dello stesso parco, affinché non si penalizzi la possibilità di usufruirne ampiamente e affinché si provveda a evitare il verificarsi di utilizzo inadeguato della struttura;
- alla Commissione Edilizia e alla Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di provvedere a indire una riunione che abbia tra i punti all’ordine del giorno la verifica della situazione attuale di tale parco e la condizione in cui versa e di provvedere tramite il coinvolgimento della cittadinanza residente e dei condomini, invitando funzionari del settore comunale di riferimento, misure adeguate e possibili, anche di revisione della convenzione per la gestione del parco, a soddisfare le richieste presenti e il diritto di utilizzo pubblico
- al Comando di Polizia Locale della Zona 4 di provvedere a intensificare i controlli in loco al fine di prevenire forme inadeguate e inappropriate di utilizzo del parco
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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