L'Europa contro l'omofobia e per l'eguaglianza tra orientamenti
DESTRA PER MILANO aderisce al POPOLO DELLE LIBERTA'
Milano, 30 settembre 2008
Avanti, quindi, liberi e coerenti nel PDL, con la fiamma nel cuore!
Roberto Jonghi Lavarini
Una piccola riduzione della libertà di espressione...
........si inizia sempre così.
Consiglio di zona 7 ore 20,00
All'ordine del giorno del consiglio di zona 7 il giorno 29 mese di settembre 2008 vi era all'ordine del giorno una mozione presentata da un Consigliere di FI che chiedeva la riduzione del tempo di espressione per ogni Consigliere da 5 a 3 minuti, passata a maggioranza nella commissione con qualche dissenso anche all'interno del PDL.
All'uscita della commissione di qualche settimana fa pensavo:” dato che una variante al regolamento deve avere la maggioranza assoluta (21 voti), con molta probabilità questa mozione diventata delibera non passerà con il favore del Consiglio” visto che è una delibera riduttiva del tempo concesso ad illustrare il perchè si è favorevoli o contrari ad un certo argomento e quindi una riduzione di libertà di espressione.
Ritenevo che, in virtù del roboante nome della coalizione Popolo della Libertà (FI, AN, UDC, DESTRA, LEGA NORD), qualche Consigliere di maggioranza si astenesse o non si presentasse in Consiglio per approvare un provvedimento quanto meno iniquo, invece, come bravi soldatini tutti e dico tutti hanno pensato bene di votare compatti. A dire il vero due e solo due consiglieri di FI hanno avuto l'ardire di dissentire sulla delibera, hanno però poi votato a favore alla riduzione del tempo di intervento.
Questo provvedimento, unico nel suo genere e unico consiglio di zona di Milano ad averlo adottato, loritengo inutile ed antidemocratico e foriero di sventura per la democrazia stessa.
Non tutti hanno il dono della sintesi, e talvolta vi sono argomenti che hanno la necessità di essere esposti, se si ha la volontà di ascoltare e capire, per ben più dei cinque minuti oggi concessi, inoltre è necessario ascoltare e non essere pregiudizialmente di parte e poter esprimere in piena libertà il proprio pensiero, cosa più difficile per chi deve, finito il Consiglio, giustificare ad altri il proprio voto.
Se invece la delibera fosse stata proposta come rimedio agli sproloqui che possono essere espressi in aula, bene, la soluzione esisteva gia nel regolamento, sarebbe bastato che chi presiede i lavori del consiglio seguisse i dibattiti. Infatti nell'articolo 23 punto cinque del Regolamento del CDZ 7, recita:”Gli interventi, la cui durata deve essere contenuta nell' ordine di cinque minuti, devono avere attinenza con quanto in discussione, in caso contrario il Presidente, dopo un primo richiamo, può togliere la parola”.
Quindi come vediamo è il Presidente che deve farsi carico di condurre il dibattito e richiamare il consigliere che non si attiene all'argomento.
In tutto questo mi meraviglia il comportamento di alcuni consiglieri di maggioranza che a parole si dicono democratici ma poi nei fatti risulta l'esatto contrario.
Si continua a dire che il cambiamento delle regole devono essere condivise, invece si mostrano i muscoli per far vedere la forza della maggioranza.
Limitare il tempo di esposizione risulta inutile e dannoso per la democraticità del Consiglio.
Limitare il già limitato tempo di intervento per poter finire prima il Consiglio e andare a casa per far fronte alle proprie faccende mi sembra non assolvere al mandato ricevuto dai cittadini, nessuno obbliga nessuno a presentarsi per essere eletti in codesto consiglio, meglio sarebbe dimettersi.
Limitare il tempo di intervento mi ricorda quella barzelletta di quel pover'uomo che per non procreare è arrivato alla decisione di tagliarsi, come direbbe Cammilleri, “gli zebedei”.
Per concludere, meglio sarebbe una più attenta conduzione del dibattito in consiglio e una più puntuale attenzione delle regole già scritte e molto spesso ignorate. O forse meglio sarebbe chiudere i Consigli di Zona con risparmio di energie e denaro da parte di tutti i cittadini.
Isidoro Spirolazzi
Consigliere di zona 7
Milano
ERA IL SOGNO AMERICANO
Attore «molto, molto sensibile», parola di Al Pacino, Newman preferì il cinema all'economia, dopo l'università, perché vuole andarsene di casa il prima possibile. Manca insomma di quella «forza interiore indistruttibile e fatale» che in Marlon Brando sarà devastante. Ma dopo l'orrore del suo esordio , capace di buttare al vento tutto il prestigio conquistato off Broadway , Calice d'argento (giurerà e manterrà la promessa di non travestirsi mai più da Jack Smith), Newman collezionerà una dozzina di film antisistemici, diretti da ex osservati a vista del maccartismo come Wise, Ritt, Brooks e Penn ( Billy Kidd , Furia selvaggia), che porteranno sul lettino di Freud l'intera mitologia Usa, dal bandito primordiale d'America al campione sportivo, fino al maschilismo (fatto a pezzi nel dramma sudista di Tennesse Williams La gatta sul tetto che scotta ) che deve aver decostruito, passo dopo passo, al fianco della sua seconda moglie, l'attrice di bravura mozzafiato Joanne Woodward, che sarà spesso la sua partner, anche cinematografica. Coppia inossidabile e impenetrabile, come un tempo era stata solo quella tra Joel McCrea e Frances Dee, a prova di cacciatori di gossip, come Hedda Hopper. Sempre disinteressato al carnevale merceologico che è collegato a Hollywood, troppo indipendente, autonomo e senza alcun desiderio di ottimizzare le sue performance, Newman lavora molto. Dirà a Al Pacino: «se interpretassi solo i film che mi piacciono ne farei uno ogni 5 anni». Ma, dal 1982, Newman è anche autosufficiente economicamente perché ha fondato la Newman's Own e attraverso gli alimenti e i condimenti può fare beneficienza (bambini, tossicodipendenti, i malati di aids...) e finanziare giornali e organizzazione della sinistra progressista. Dal 2006, per esempio, premia chi più coraggiosamente difende il «primo emendamento» della costituzione, relativo alla libertà di espressione, di stampa e di culto, con 20 mila dollari all'anno. Come regista sarà l'autore di opere di ricerca e problematiche, mai «standard», polisenso, dal corto On the harmfulness of tobacco ai lunghi Rachel Rachel ( in Italia La prima volta di Jennifer , '68) a Never give a inch ' ('71), cioè Sfida senza paura , che forse è il suo film più importante. Racconta la storia conflittuale e drammatica di una famiglia di boscaioli, dall'indomito spirito Whitman e Thoreau, individualisti drastici, ma, come i piloti Anpac, capaci di sfidare i sindacati, in occasione di uno sciopero mal congeniato, aggiungendo e non togliendo contenuti sociali e emozionali «alti». Non a caso li guida il patriarca, un magnifico Henry Fonda. Tre le altre regie successive Gli effetti dei raggi gamma sul comportamento delle margherite (1972), Harry & son (1984), dedicato al figlio morto di overdose, e Zoo di vetro (1987), sempre da Tennesse Williams. Cominciò quando, forse per polemizzare con i diktat delle majors, molte star ppassarono alla regia provvisoriamente (Brando, Gene Kelly, Charlton Heston, Burt Reynolds, James Caan), tranne Redford e Eastwood. Tra i successi indimenticabili di Paul Newman primo periodo, quello del «bello e dannato», del teppista che ha dentro tanta passione e amore da non sprecare in carcere, anche Exodus' di Otto Preminger (1961), film schierato a favore della formazione dello stato di Israele, Lo spaccone di Martin Ritt, dove il suo virtuosismo raggiunge l'apice (seconda candidatura all'Academy Award) e La dolce ala della giovinezza di Brooks, da Faulkner (che conquista Cannes). Sono i capolavori della cosidetta cool Hollywood, che scodellò film di glaciale, manieristica bellezza (e spesso veleno al botteghino) perché, come nel jazz dei tardi anni 50, lo studio system dava sì forma a un cinema mai prima tanto fluido, perfetto, moderno e glamour, di ogni genere e tipo, e assistito da uno sfarzo tecnologico imbattibile, ma non riusciva più a afferrare lo spirito impazzito dei tempi (di conflitto atomico). L'immediatezza della tv, il kennedysmo che sembrò sbaragliare il maccartismo, la sopravvivenza di un arcaico codice di autocensura a Hollywood, l'insorgenza femminista e le esplosioni di soggettività desiderante polietnica avevano frastornato e portato il cinema Usa al ko tecnico, fino a scappare sul Tevere per risparmiare ( Cleopatra ) o far propaganda anticomunista in stil novo ( Il sipario strappato di Hitchcock, 1966). Il consumo più vitale era però entrato in diaspora e indicava nell'esodo, nell'underground, nelle produzioni e nei consumi indipendenti nel «sex drugs and rock'n roll» la strada maestra da seguire. Paul Newman fu il perfetto traghettatore di quelle pulsioni, riportandole da fuori a dentro Hollywood, anzi nella «new Hollywood», sottoponendo tutti i generi a revisione e modernizzazione necessaria, dal western, ( L'oltraggio, Hombre ) al genere sportivo ( Indianapolis pista infernale di Goldstone), al catastrofico ( L'inferno di cristallo ). Il sodalizio con Stuart Rosenberg, regista formatosi nei drammi tv, alla scuola neorealista di Paddy Chayefski, da Nick Mano fredda a Un uomo oggi a Per una manciata di soldi è stata intensa e controcorrente quanto quello con Jack Smight, John Huston ( L'uomo dai 7 capestri , L'agente speciale Mackintosh ), Robert Altman ( Buffalo Bill, Quintet) . L'interno stato maggiore del cinema progressista ha poi lavorato con lui: Pollack, Lumet, Scorsese, Joffè, Ivory, i Coen, Robert Benton fino a Sam Mendes, astro nascente inglese che viene dal palcoscenico, Era mio padre (2002).
Il Manifesto
29 settembre 2008
Newman's Own Politics
Secondo Concorso Letterario "per la stessa ragione del viaggio"
Secondo Concorso letterario dell'associazione culturale Equinozio: "per la stessa ragione del viaggio... viaggiare"
Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni
Comitato promotore per la costituzione della
Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni
sala della libreria Claudiana
(ingresso dalla libreria)
via Francesco Sforza 12/a – 20122 Milano
tel. E fax 02.76.02.15.18
mail s.bernardini@claudiana.it
FAmiglie
Afghanistan: giornalista condannato a morte
Kambakhsh, giornalista e studente universitario, è stato arrestato il 27 ottobre 2007 e condannato a morte per blasfemia, il 22 gennaio 2008, da un tribunale della città di Mazar-e-Sharif.
http://www.amnesty.it/flex/cm
Cascina Mocucco: attuazione del progetto di riqualificazione
Allego il testo della mozione presentata ieri sera in Cdz6 - 25 settembre - dal consigliere Mapelli e sottoscritta da tutti i consiglieri. Riguarda il progetto di riqualificazione e nel contempo chiede spiegazioni sull'assegnatario che allo stato attuale non ha mai iniziato l'attività oggetto della convenzione col Comune di Milano.
"Improvvisamente l'inverno scorso"
“IMPROVVISAMENTE L’INVERNO SCORSO” racconta la storia di Luca e Gustav, una coppia che sta insieme da otto anni, e di quello che gli è successo improvvisamente l’inverno scorso, quando un’ondata inaspettata di omofobia ha sconvolto la loro quotidianità. A Febbraio, dopo mesi di discussioni, il governo Prodi – come da programma - ha presentato una proposta di legge per le unioni civili estesa anche alle coppie omosessuali. e da lì è partita un’offensiva mediatica e politica di proporzioni inaspettate. Il paese si è così diviso tra chi era a favore dei DiCo (il nome del disegno di legge) e chi gli sparava contro. Dai pulpiti delle chiese e dai salotti televisivi, si è arrivati a livelli parossistici di intolleranza. Gustav ha cercato di convincere Luca a realizzare un documentario sull’argomento sentendo l’opinione della gente comune, delle associazioni religiose, dei politici di destra e di sinistra (tra gli altri Rocco Buttiglione, Paola Binetti, Barbara Pollastrini, Franco Grillini, Cesare Salvi, etc.) in occasione di manifestazioni e contromanifestazioni varie, e contemporaneamente per mesi e mesi hanno seguito la discussione generale al Senato. Con un disagio crescente nei due protagonisti, il film registra, non senza ironia, mesi di polemiche sterili, strumentali e attacchi gratuiti. Quello che ne viene fuori è un quadro poco edificante, e alquanto contraddittorio, del Belpaese.
http://www.suddenlylastwinter.com/improvvisamente