Un altro Expo o NoExpo?
Antonella
di Giuseppe Natale
La fase d’avvio dell’organizzazione dell’Expo cade nel ciclone della crisi finanziaria globale che coinvolge ormai l’economia reale entrata in una recessione dagli sviluppi imprevedibili. E questi scenari non erano previsti al momento della candidatura.
E’ chiaro che per gli amministratori di Milano l’Expo servirebbe a dare ossigeno in modo preponderante all’industria del mattone, al consumo di territorio, alla speculazione urbanistica (oltre 2 milioni di mq di cementificazione aggiuntivi ai mega e mostruosi progetti in corso d’opera!). Servirebbe, con la costruzione di nuove infrastrutture autostradali, a mantenere il primato della mobilità e del trasporto su gomma ambientalmente ed economicamente insostenibile.
Il tema Nutrire il pianeta, energia per la vita diventa una foglia di fico per nascondere i veri obiettivi della politica economico-finanziaria neoliberista che ha portato alla disastrosa crisi odierna.
Il faraonico progetto Expo puntava (punta ancora?) a un affare di 34 miliardi di euro. Oggi però il piatto piange. Lo Stato centrale non riesce a garantire i 4 miliardi di euro del piano di finanziamento (soldi pubblici, soldi nostri, soldi tolti alla scuola e alla ricerca , ma “noi la vostra crisi non la vogliamo pagare”). Ne mancano alcuni. Nel girotondo miliardario danzano le organizzazioni della grande criminalità (mafia, ‘ndrangheta, camorra). I rappresentanti delle Istituzioni dichiarano di esserne consapevoli, ma fanno poco o nulla per contrastare e sconfiggere il capitale criminale. A Palazzo Marino, ad esempio, si boicotta da parte della maggioranza morattiana l’istituzione della Commissione d’indagine sulle mafie…
E’ possibile un altro Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non elabora un progetto centrato sul tema della qualità del cibo e dell’ambiente, magari valorizzando l’esperienza di Slow Food e di Terra Madre ?...
Perché il Consiglio provinciale non propone l’esclusione tassativa di ulteriore consumo di suolo, dimostrando che sono sufficienti gli spazi della nuova Fiera di Rho per ospitare l’Expo?...
Perché il Consiglio provinciale non definisce le linee di un piano metropolitano della mobilità fondato sullo sviluppo di mezzi ecologici, soprattutto su ferro; e di un piano dei rifiuti totalmente alternativo all’incenerimento?...
Perché il Consiglio provinciale – dopo le numerose esternazioni demagogiche di Penati – non presenta un progetto di Città-dinanza metropolitana (prevista dalla Costituzione), la cui realizzazione necessita la scomposizione del Comune unico di Milano, la riorganizzazione dei comuni dell’area metropolitana, il blocco della istituenda neoprovincia di Monza - esempio scandaloso di grettezza localistica, irrazionalità amministrativa e grande spreco di denaro pubblico?...
Perché il Consiglio provinciale non prende l’iniziativa di istituire una Commissione metropolitana d’indagine sulle mafie?...
La maggioranza di centro-sinistra potrebbe dimostrare – oggi, nel vortice della crisi - lungimiranza serietà e responsabilità amministrativa e progettuale, nonché volontà e unità politica proprio elaborando un progetto di un altro Expo: quello del bene-essere comune e di uno sviluppo sostenibile. Potrebbe coinvolgere i cittadini e le associazioni, i sindacati e le forze economiche disponibili, i comitati e le energie creative e competenti.
L’Expo di Moratti e Formigoni e Berlusconi e Tremonti, di Ligresti e Tronchetti Provera e Cabassi e Gavio, di Fiera e Compagnie delle Opere e Cooperative una volta rosse e bianche… è di una pesantezza davvero intollerabile. Ed è facile prevedere che sarà disastroso, anche per i tempi che corrono. Tanto varrebbe di prendere in considerazione anche l’alternativa estrema di rinunciare di tenere a Milano l’Esposizione universale 2015.
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Milano: la speculazione edilizia del nuovo millennio
Se le persone fossero biglie o birilli, l'assessore Masseroli potrebbe spostarle come meglio crede, ma da persona credente, da persone che vive la comunità, dovrebbe sapere che l'essere umano è un animale sociale, che crea -per fortuna!- delle reti di conoscenze, amicizie, vicinato ecc., cioè delle reti di vicinato e di solidarietà che -sia pur sfilacciate- esistono ancora e che i politici -compresi gli assessori!- dovrebbero riconoscere e sviluppare, non disconoscere e svilire.
Se poi la gente abbandona Milano, fugge da Milano e si trasferisce nell'hinterland ci saranno delle ragioni! Se non le analizziamo non daremo mai una risposta politica coerente: il problema non è la mancanza di alloggi!
La vera causa è la scarsa qualità della vita in Milano e una colata di altro cemento di certo non potrà migliorarla ma farà scappare tutti coloro che desidwerano vivere in una città più verde, a misura di famiglia e di bambino!
Marco Vitale si pone delle domande e si da delle risposte che debbono farci riflettere... e preoccupare per il futuro della nostra città.
Buona lettura!
Antonella Fachin
Il Consiglio comunale di Milano sta discutendo un documento che, il consiglio comunale di una città civile, non dovrebbe neppure discutere nella forma attuale, per mancanza di credibilità e di serietà.
Il documento si intitola “Approvazione della revisione del capitolo “X Regole” del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali” ed è una specie di succedaneo al Piano di Governo del Territorio, un documento questo di grande importanza intorno al quale, sempre in una città civile, dovrebbe aprirsi un grande dibattito perché qui si intrecciano i principali temi strategici, urbanistici, ambientali, di qualità della vita della città.
Nel timore di non riuscire ad approvare, entro i termini di legge, il complesso Piano di Governo del Territorio, l’assessore all’urbanistica ha presentato urgentemente questo documento che dovrebbe fare da ponte con il Piano di Governo del Territorio. Nel frattempo questo documento, di difficilissima lettura per i non addetti ai lavori ( e che dovrebbe essere accompagnato da un testo interpretativo e divulgativo comprensibile dai normali cittadini), cerca di portare a casa alcune cose che interessano l’assessore e chi lo ispira. Il punto centrale è semplice. L’idea portante del documento è che il ristretto territorio del comune di Milano dovrebbe ospitare 2 milioni di persone passando così da 1.3 milioni a 2 milioni con una crescita, dunque, di 700 mila persone, in un tempo relativamente breve. Per intenderci: più degli abitanti dell’area metropolitana di Brescia, un numero pari al 60%delll’intera provincia di Brescia, che se ricordo bene, è la più grande d’Italia, e pari al numero di profughi del Kossovo che si riversarono sull’Albania ai tempi della fuga biblica dal genocidio del dittatore serbo. Queste 700.000 persone sono quelle che si sono insediate nel tempo nel territorio metropolitano e che dovrebbe rientrare a Milano, i pendolari. Per ospitare tutti questi profughi l’indice di edificazione aumenta per intanto del 53% passando dallo 0,65% all’1%.
La mancanza di credibilità e di serietà è tutta radicata qui. Nessuna persona assennata può mai pensare ragionevole e credibile che 700.000 cittadini che hanno radicato, attraverso un processo lungo e graduale, la loro vita e le loro famiglie nell’ambito della grande area metropolitana milanese, decidano di cambiare indirizzo, di vendere (a chi?) la casa che hanno costruito nella cittadina della cinta milanese che le ospita per comprare un appartamentino a Milano; trasferire i figli dalla serena scuola vicino al Parco Nord Milano in qualche isterica scuola cittadina; rompere il delicato equilibrio del budget familiare pazientemente costruito anno dopo anno per farlo riesplodere con i maggiori costi cittadini; abbandonare il giardinetto nel quale i bambini hanno giocato guardando il Resegone, come una volta si poteva anche a Milano, per chiudersi in un appartamentino costruito da qualche cooperativa e di dimensioni tali da non poter più ospitare la nonna che era non solo tanto cara, ma anche tanto utile.
Solo Ceaucescu potrebbe realizzare un mutamento epocale di questa portata. Ma poiché, per fortuna non c’è Ceaucescu, fermiamo, per tempo, questa idea folle e dannosa. Gli argomenti che si spacciano per sostenere questa proposta non sono credibili. L’edilizia sociale e per i giovani è necessaria a Milano ma con progetti specifici, su direttive adatte, con una visione strategica e non portando un indice generale di edificazione a livello folle per una città già super cementificata. Milano deve crescere ma deve crescere attraverso le sue attività qualificate e qualificanti e non piantando a piene mani, sul suo piccolo territorio, nuovo cemento anziché gli alberi di cui abbiamo bisogno. Dire poi che questo incredibile pasticcio sia ispirato dal desiderio di migliorare la qualità della vita milanese, è una presa per i fondelli. Dire infine che il Comune di Milano trarrebbe vantaggi economici da questa improbabile trasmigrazione è erroneo. Il Comune di Milano è avvantaggiato dalla situazione odierna che vede tanta gente attiva e solerte portare a Milano il dono del suo lavoro lasciando i costi della struttura urbana a carico del comune di residenza. Dovendo provvedere alle scuole, ai trasporti, alla sanità per altri 700.000 cittadini il bilancio del Comune di Milano ne risulterebbe scardinato.
La situazione è talmente chiara e ovvia che la maggior parte delle persone responsabili scrolla le spalle e dice: tanto è una bufala, tanto non è realizzabile. E’ un atteggiamento logico ma non accettabile. Infatti questa è una bufala, ma non è una bufala neutra; essa distoglie dai temi veri.
Sarebbe bello discutere della strategia della grande Milano, con l’impostazione di “Città di Città” che è stata oggetto di tanti approfonditi studi da parte del dipartimento competente del Politecnico e che è in linea con un grande filone di studi urbanistici europei; e studiare come migliorare la mobilità e i trasporti (come a Monaco) e come far crescere il senso di una comunità allargata, anche se decentrata (come Berlino).
Sarebbe bello domandarsi, con serietà e serenità, cosa fare dei grandi progetti urbanistici avviati negli anni recenti e che sono ora tutti o quasi praticamente bloccati.
Sarebbe bello realizzare, per davvero, un quartiere per gli universitari e altri giovani con un progetto ad hoc specifico e concreto, con alto indice edificativo e che abbellisca la città.
Sarebbe bello incrociare e discutere le linee strategiche di fondo dello sviluppo della città e delle sue attività (università, fiere, sanità, moda, cultura), con gli indirizzi urbanistici, e tenendo conto di quella Expo 2015 che, andando avanti così, rischia di diventare la catastrofe finale per Milano.
Sarebbe bello dibattere come riciclare a residenziale, magari sociale, gli scheletri vuoti del terziario.
Sarebbe bello tutto ciò, ma sino a che sul tavolo si buttano queste bufale, che in realtà sono vere e proprie bombe ad orologeria, non c’è speranza e non c’è spazio.
C’è un’ultima domanda. Poiché le cose che ho detto sono troppo evidenti, ci si deve domandare: ma perché sostengono queste cose irrealizzabili prima ancora che sbagliate? Non lo so.
Posso solo raccontare ciò che, in ambienti qualificati, si dice. Intanto le 700.000 persone non verranno mai; l’indice 1 però resterà e gli amici degli amici qualcosa costruiranno. E chi se ne frega se poi il costruito resterà vuoto. Sarà problema di chi verrà dopo.
Si dice anche che l’aumento indiscriminato dell’indice di edificabilità permetta agli immobiliaristi in difficoltà di rivalutare i loro terreni ed aggiustare così i loro bilanci. Una specie del tentativo che si fece con la rivalutazione dei calciatori e le squadre di calcio qualche anno fa.
Se non è vero è verosimile.
Ci si domanda anche perché l’opposizione è così soft. A prescindere dal fatto che Milano è, da anni, abituata a un’opposizione evanescente di aspiranti a semplici maggiordomi di chi comanda e a raccoglierne le briciole sotto il tavolo, quello che si dice è che le cooperative di sinistra collegate al PD abbiano anche loro qualche interesse in materia.
L’ultima domanda la pongo io, senza riposta.
Si sono sentite voci singole, serie ed autorevoli, da Piano a Gae Aulenti, a Gregotti, a Boeri, a Olmi, a Luca Gadola, prendere posizione contro questa sventura. Ma perché le istituzioni che dovrebbero, proprio in questi casi, far sentire la loro autorevole voce (parlo delle grandi università; degli ordini professionali, degli enti culturali, delle grandi associazioni ambientaliste) se ne stanno zitti? Se non ora, quando? Povera Milano come ti sei ridotta!
Marco Vitale
Milano, 11 novembre 2008
Scritto per il Riformista
sicurezza e utilizzabilità dei mezzi pubblici ATM
Milano, 6 novembre 2008
Della Direzione dell’ATM di Milano;
dell’Assessorato alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune di Milano;
del Settore Mobilità del Comune di Milano;
della Commissione Trasporti e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Consiglio di Zona 4 e di tutte le sue Componenti
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
degrado permanente lungo Viale Brenta
Alla c.a.
All’Assessorato Decoro e Arredo Urbano del Comune di Milano;
all’Assessorato allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano;
del Settore Territorio del Comune di Milano;
del Settore Arredo Urbano del Comune di Milano;
Alla Direzione AMSA del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;
Si aggiunge inoltre
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Giornata della Festa dell’Albero
Milano, 6 novembre 2008
dell'Assessorato alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano;
del Settore Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano;
della Commissione Educazione del Consiglio di Zona 4 di Milano;
e pc
della Commissione Territorio e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
Per riapertura bando assegnazione beni confiscati alla mafia
MOZIONE
- In data 23.05.08 (n.reg. 1304/2008) la Giunta Comunale
- ha delineato gli indirizzi per l’assegnazione di complessivi 64 beni confiscati alla criminalità, identificati nell’allegato A parte integrante dell’Accordo operativo, individuando per ciascun immobile la destinazione cui il medesimo sarà assegnato
- In data 23.05.08 (n.reg. 1305/2008) la Giunta Comunale
- ha approvato il contenuto dell’Accordo operativo tra il Commissario Straordinario del Governo, la Prefettura di Milano, l’Agenzia del Demanio e il Comune di Milano sulla destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata di immobili ubicati nel Comune di Milano (in allegato al provvedimento come parte integrante), dandone immediata eseguibilità
- Il Comune di Milano (art. 5 dell’Accordo operativo) assicura di aver messo in atto gli indirizzi cui necessita attenersi per l’individuazione dei soggetti cui assegnare i beni nel rispetto della tempistica stabilita dalla legge che prevede che gli stessi vengano concessi in uso gratuito, per finalità sociali, garantendo trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa
- Nella stessa delibera viene ribadito che
- l’impiego rapido ed efficace per fini istituzionali e sociali degli immobili sottratti alla criminalità ha in sé un valore strategico, ma anche una valenza simbolica, contribuendo alla diffusione della legalità e al rifiuto di comportamenti criminali
- è necessario sviluppare un’azione condivisa che veda impegnati tutti i soggetti istituzionalmente interessati nel perseguire le finalità delle norme in materia di confisca dei beni provenienti da attività illecite della criminalità organizzata, nonché individuare strumenti e percorsi di lavoro che coinvolgano sinergicamente i soggetti competenti nella materia
- in data 01.08.08 è stato pubblicato sul sito Internet del Comune di Milano
- i tempi brevi di pubblicazione del bando in coincidenza con il periodo estivo non hanno consentito un’adeguata diffusione dello stesso e la sua conoscenza da parte di tutte le associazioni interessate determinando, così, una parziale risposta
- la riapertura immediata del bando e la sua diffusione in coerenza con gli indirizzi e le finalità contenute nella delibera sopra citata in modo da garantire la più ampia partecipazione dei soggetti interessati nonché la dichiarata trasparenza, imparzialità e correttezza dell’azione amministrativa.
- si chiede altresì al Consiglio Comunale di procedere all’esame e all’accoglimento della proposta delibera sottoscritta da diversi consiglieri comunali di istituire una Commissione di controllo sugli appalti dell'EXPO e d'inchiesta sugli interessi mafiosi attivi nel territorio cittadino.
Milano Expo 2015 sempre più "sudditi" e sempre meno "cittadini"
Qui di seguito un articolo di Marco Vitale apparso su il riformista del 13 11 2008.
Descrive molto bene ciò che sta accadendo a Milano in vista dell'Expo 2015; invece di essere un'opportunità potrebbe diventare un flagello, per i cittadini più attenti alle dinamiche ecologiche.
Il Consiglio comunale di Milano sta discutendo un documento che, il consiglio comunale di una città civile, non dovrebbe neppure discutere nella forma attuale, per mancanza di credibilità e di serietà.
Il documento si intitola “Approvazione della revisione del capitolo “X Regole” del documento di inquadramento delle politiche urbanistiche comunali” ed è una specie di succedaneo al Piano di Governo del Territorio, un documento questo di grande importanza intorno al quale, sempre in una città civile, dovrebbe aprirsi un grande dibattito perché qui si intrecciano i principali temi strategici, urbanistici, ambientali, di qualità della vita della città.
Nel timore di non riuscire ad approvare, entro i termini di legge, il complesso Piano di Governo del Territorio, l’assessore all’urbanistica ha presentato urgentemente questo documento che dovrebbe fare da ponte con il Piano di Governo del Territorio. Nel frattempo questo documento, di difficilissima lettura per i non addetti ai lavori ( e che dovrebbe essere accompagnato da un testo interpretativo e divulgativo comprensibile dai normali cittadini), cerca di portare a casa alcune cose che interessano l’assessore e chi lo ispira. Il punto centrale è semplice. L’idea portante del documento è che il ristretto territorio del comune di Milano dovrebbe ospitare 2 milioni di persone passando così da 1.3 milioni a 2 milioni con una crescita, dunque, di 700 mila persone, in un tempo relativamente breve. Per intenderci: più degli abitanti dell’area metropolitana di Brescia, un numero pari al 60%delll’intera provincia di Brescia, che se ricordo bene, è la più grande d’Italia, e pari al numero di profughi del Kossovo che si riversarono sull’Albania ai tempi della fuga biblica dal genocidio del dittatore serbo. Queste 700.000 persone sono quelle che si sono insediate nel tempo nel territorio metropolitano e che dovrebbe rientrare a Milano, i pendolari. Per ospitare tutti questi profughi l’indice di edificazione aumenta per intanto del 53% passando dallo 0,65% all’1%.
La mancanza di credibilità e di serietà è tutta radicata qui. Nessuna persona assennata può mai pensare ragionevole e credibile che 700.000 cittadini che hanno radicato, attraverso un processo lungo e graduale, la loro vita e le loro famiglie nell’ambito della grande area metropolitana milanese, decidano di cambiare indirizzo, di vendere ( a chi?) la casa che hanno costruito nella cittadina della cinta milanese che le ospita per comprare un appartamentino a Milano; trasferire i figli dalla serena scuola vicino al Parco Nord Milano in qualche isterica scuola cittadina; rompere il delicato equilibrio del budget familiare pazientemente costruito anno dopo anno per farlo riesplodere con i maggiori costi cittadini; abbandonare il giardinetto nel quale i bambini hanno giocato guardando il Resegone, come una volta si poteva anche a Milano, per chiudersi in un appartamentino costruito da qualche cooperativa e di dimensioni tali da non poter più ospitare la nonna che era non solo tanto cara ma anche tanto utile.
Solo Ceaucescu potrebbe realizzare un mutamento epocale di questa portata. Ma poiché, per fortuna non c’è Ceaucescu, fermiamo, per tempo, questa idea folle e dannosa. Gli argomenti che si spacciano per sostenere questa proposta non sono credibili. L’edilizia sociale e per i giovani è necessaria a Milano ma con progetti specifici, su direttive adatte, con una visione strategica e non portando un indice generale di edificazione a livello folle per una città già super cementificata. Milano deve crescere ma deve crescere attraverso le sue attività qualificate e qualificanti e non piantando a piene mani, sul suo piccolo territorio, nuovo cemento anziché gli alberi di cui abbiamo bisogno. Dire poi che questo incredibile pasticcio sia ispirato dal desiderio di migliorare la qualità della vita milanese, è una presa per i fondelli. Dire infine che il Comune di Milano trarrebbe vantaggi economici da questa improbabile trasmigrazione è erroneo. Il Comune di Milano è avvantaggiato dalla situazione odierna che vede tanta gente attiva e solerte portare a Milano il dono del suo lavoro lasciando i costi della struttura urbana a carico del comune di residenza. Dovendo provvedere alle scuole, ai trasporti, alla sanità per altri 700.000 cittadini il bilancio del Comune di Milano ne risulterebbe scardinato.
La situazione è talmente chiara e ovvia che la maggior parte delle persone responsabili scrolla le spalle e dice:tanto è una bufala, tanto non è realizzabile. E’ un atteggiamento logico ma non accettabile. Infatti questa è una bufala, ma non è una bufala neutra; essa distoglie dai temi veri. Sarebbe bello discutere della strategia della grande Milano, con l’impostazione di “Città di Città” che è stata oggetto di tanti approfonditi studi da parte del dipartimento competente del Politecnico e che è in linea con un grande filone di studi urbanistici europei; e studiare come migliorare la mobilità e i trasporti (come a Monaco) e come far crescere il senso di una comunità allargata, anche se decentrata (come Berlino). Sarebbe bello domandarsi, con serietà e serenità, cosa fare dei grandi progetti urbanistici avviati negli anni recenti e che sono ora tutti o quasi praticamente bloccati. Sarebbe bello realizzare, per davvero, un quartiere per gli universitari e altri giovani con un progetto ad hoc specifico e concreto, con alto indice edificativo e che abbellisca la città. Sarebbe bello incrociare e discutere le linee strategiche di fondo dello sviluppo della città e delle sue attività (università, fiere, sanità, moda, cultura), con gli indirizzi urbanistici, e tenendo conto di quella Expo 2015 che, andando avanti così, rischia di diventare la catastrofe finale per Milano. Sarebbe bello dibattere come riciclare a residenziale, magari sociale, gli scheletri vuoti del terziario. Sarebbe bello tutto ciò, ma sino a che sul tavolo si buttano queste bufale, che in realtà sono vere e proprie bombe ad orologeria, non c’è speranza e non c’è spazio.
C’è un’ultima domanda. Poiché le cose che ho detto sono troppo evidenti, ci si deve domandare: ma perché sostengono queste cose irrealizzabili prima ancora che sbagliate? Non lo so. Posso solo raccontare ciò che, in ambienti qualificati, si dice. Intanto le 700.000 persone non verranno mai; l’indice 1 però resterà e gli amici degli amici qualcosa costruiranno. E chi se ne frega se poi il costruito resterà vuoto. Sarà problema di chi verrà dopo. Si dice anche che l’aumento indiscriminato dell’indice di edificabilità permetta agli immobiliaristi in difficoltà di rivalutare i loro terreni ed aggiustare così i loro bilanci. Una specie del tentativo che si fece con la rivalutazione dei calciatori e le squadre di calcio qualche anno fa. Se non è vero è verosimile. Ci si domanda anche perché l’opposizione è così soft. A prescindere dal fatto che Milano è, da anni, abituata a un’opposizione evanescente di aspiranti a semplici maggiordomi di chi comanda e a raccoglierne le briciole sotto il tavolo, quello che si dice è che le cooperative di sinistra collegate al PD abbiano anche loro qualche interesse in materia.
L’ultima domanda la pongo io, senza riposta. Si sono sentite voci singole, serie ed autorevoli, da Piano a Gae Aulenti, a Gregotti, a Boeri, a Olmi, a Luca Gadola, prendere posizione contro questa sventura. Ma perché le istituzioni che dovrebbero, proprio in questi casi, far sentire la loro autorevole voce (parlo delle grandi università; degli ordini professionali, degli enti culturali, delle grandi associazioni ambientaliste) se ne stanno zitti? Se non ora, quando? Povera Milano come ti sei ridotta!
Marco Vitale
Milano, 11 novembre 2008
Scritto per il Riformista
Appello ANPI per una lapide all'Albergo Regina di Milano
Cara amica, caro amico,
l'Albergo Regina di Milano fu, come Via Tasso a Roma e l'Albergo Nazionale a
Torino, il luogo degli interrogatori, della tortura e dell'inizio del
viaggio di deportazione per antifascisti ed ebrei dal 13 settembre del 1943
al 30 aprile del 1945. Non una lapide che lo ricordi: la memoria di quello
che avveniva in quel posto rischia di andare dispersa.
Per questa ragione abbiamo pensato di inviare al Presidente del Consiglio
Comunale di Milano la lettera che trovi di seguito ed allegata. Ci
piacerebbe che essa fosse firmata, oltre che da noi primi firmatari, da
molti altri milanesi.
Se ritieni di poterla/doverla firmare, inviami una riga di adesione con
nome, cognome, e eventuale qualifica all'indirizzo
giovannimarco.cavallarin@fast
Provvederò io ad aggiungere la tua
firma in ordine alfabetico.
Se pensi anche di poterla/doverla inoltrare a tua volta, te ne saremo grati.
Un cordiale saluto,
marco cavallarin
Al Presidente del
Consiglio Comunale
di Milano
Manfredi Palmeri
Milano, ......
Oggetto: "Albergo Regina", Milano.
Gentile Presidente,
in collaborazione con l'ANPI (Ass. Nazionale Partigiani d'Italia), noi
promotori di questa richiesta ci stiamo occupando di ricerche storiche sulle
attività nazi-fasciste a Milano.
In tale ambito ci siamo resi conto che nella nostra Città, insignita della
Medaglia d'Oro della Resistenza, esistono luoghi completamente rimossi dalla
memoria collettiva nei quali si sono svolte pagine importanti e drammatiche
della storia.
Uno di questi luoghi è l'ex "Albergo Regina" di via Silvio Pellico 7 (altro
ingresso in via Santa Margherita 6), a pochi passi da Piazza del Duomo. In
esso, dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945, ebbe sede il quartier
generale nazista a Milano, con i comandi provinciale e interregionale della
Polizia di Sicurezza (SIPO), del Servizio di Sicurezza (SD) da cui dipendeva
la Gestapo, e dell'Ufficio IV B4 incaricato della persecuzione antiebraica.
Lì agiva il colonnello delle SS Rauff, uno dei più stretti collaboratori di
Eichmann, comandante della SIPO-SD avente autorità su Piemonte, Lombardia e
Liguria.
Alle dirette dipendenze di Rauff era il capitano Theodor Saevecke, capo
della Gestapo a Milano, condannato all'ergastolo il 9 giugno 1999 dal
Tribunale Militare di Torino come responsabile dell'eccidio dei Quindici
Martiri di Piazzale Loreto del 10 agosto 1944, al quale era affidato il
comando avanzato della città.
L'"Albergo Regina", dove fu detenuto anche Ferruccio Parri, fu un posto
terribile e di grande importanza per il lavoro di ricerca poliziesca che vi
si faceva in stretto rapporto con la Legione Muti di via Rovello 2, la X
Mas, le brigate nere, e la banda Kock di "Villa Triste" di via Paolo Uccello
17/19. Esso è tristemente noto per essere stato luogo in cui la tortura e
l'assassinio erano le regole di comportamento. Saevecke si serviva del cosiddetto
'macellaio' Gradsack, e 'lavorava' a stretto contatto con i sanguinari Otto
Kock, sottufficiale Gestapo, e Franz Staltmayer, detto la belva, armato di
nerbo e cane lupo. Dall'"Albergo Regina" i catturati (ebrei, partigiani,
antifascisti, sospettati ecc.) venivano avviati al carcere di San Vittore,
in alcuni casi direttamente ai trasporti partiti dal Binario 21 della
Stazione Centrale di Milano per essere deportati. Una struttura simile a
quella romana di via Tasso, a quella torinese dell'Albergo Nazionale, a
quella parigina dell'Hotel Lutetia.
A Milano, in via Silvio Pellico o nelle vicinanze non c'è nemmeno una lapide
che ricordi cosa c'era o cosa vi avveniva.
Riteniamo, insieme ai firmatari di questa richiesta, che la nostra Città
debba ricordare, almeno con una lapide nel luogo in cui uomini e donne hanno
conosciuto inaudite sofferenze, quella triste e drammatica pagina della sua
storia.
Cordialmente,
Giovanni Marco Cavallarin - Professore
Roberto Cenati - Coord. ANPI, Milano
Emanuele Fiano - Parlamentare
Ernesto Nobili - Consigliere provinciale
Antonio Quatela - Professore
_______
G. Marco Cavallarin - Via G. Donizetti 53, 20122 Milano
tel.: (+39)02.45496029, port.: (+39)333.4620788
giovannimarco.cavallarin@fast
Per l'invio di materiali di grandi dimensioni: mcavallarin@gmail.com
DONNE e MAFIA, DONNE e ANTIMAFIA
DONNE e MAFIA, DONNE e ANTIMAFIA
Ne parliamo con
ANNA PUGLISI del Centro Impastato di Palermo *
e con OMBRETTA INGRASCÌ Ph.D Università di Londra
LUNEDI’ 24 NOVEMBRE ORE 16.00
Centro Studi Saveria Antiochia Omicron
Via Melzi d’Eril 9 – Milano
Ingresso libero
Per motivi organizzativi si prega di confermare la presenza a csd.saveria@fastwebnet.it oppure allo 02 3656.3480
Anna Puglisi ha scritto molto sulla vita delle donne in terra di mafia. Tra le sue opere più importanti:
La mafia in casa mia (storia di Felicia Impastato), ed.La luna 1986
Donne, mafia e antimafia, Di Girolamo 2005
Storie di donne, Di Girolamo 2007
Ombretta Ingrascì ha scritto Donne d’onore, Mondadori 2007 e vari saggi