Se la maggioranza è tiranna
Se la maggioranza è tiranna
Nadia Urbinati - la Repubblica - 23-04-2009
Le democrazie si reggono sul consenso. La formazione del giudizio politico dal quale si sviluppa il consenso è per questo una parte essenziale della legittimità democratica, la quale non è circoscritta alle regole attraverso le quali si prendono decisioni. C´è un´altra parte che compone la legittimità, che è informale, non direttamente traducibile in legge e che, per questa ragione, è stata chiamata soft power: l´opinione. La democrazia vive di una tensione sana e necessaria tra il potere costituito o istituzionale (regole e procedure) e il potere in formazione o extra-istituzionale che è la politica in senso lato o il giudizio pubblico. Non è irragionevole pensare alla democrazia come a un ordine politico che si regge su un disaccordo permanente tra legittimità istituzionale e fiducia dei cittadini. Il grado di disaccordo tra questi due livelli varia ma non si dà mai, né può darsi mai, una coincidenza tra la volontà di chi fa le leggi e prende le decisioni e chi giudica. Provare a risolvere il disaccordo o cercare di stabilire omogeneità è una tentazione pericolosa anche se mai completamente domata. Le tirannie, i fascismi, i populismi sono stati e sono il segno che questa tentazione è stata perseguita e ha avuto successo. Il potere non ama essere criticato e nemmeno controllato: identifica l´informazione come un´intrusione e addirittura una critica. Le democrazie costituzionali sono parte di questa storia, anche se sono dotate di norme che in teoria dovrebbero renderle più immuni a quegli esiti funesti.
Alcune costituzioni sono più attrezzate di altre. L´articolo 5 della Costituzione tedesca dichiara che «ognuno ha diritto di esprimere e diffondere liberamente le sue opinioni e di informarsi senza impedimento da fonti accessibili a tutti». La nostra Costituzione non è altrettanto esplicita, ma l´evoluzione della nostra giurisprudenza è andata nella direzione dell´affermazione della libertà di informazione, sia come libertà di esprimere opinioni che come diritto a essere informati (una libertà che leggi improvvide hanno vanificato permettendo la formazione di fatto di un sistema di monopolio privato dell´informazione).
Quella dell´opinione è una libertà complessa perché mette in campo non soltanto la libertà di raccogliere e divulgare informazioni, ma anche quella di criticare comportamenti, fatti e idee. La garanzia della libertà di espressione è naturalmente importante quando si tratta di idee che possono non piacere alla maggioranza. I diritti sono baluardi protettivi per chi non ha dalla sua il potere: che la maggioranza rivendichi il diritto di parola è semplicemente un assurdo, un rovesciamento delle parti.
L´informazione mette in atto due forme di libertà: quella civile o dell´individuo e quella politica o del cittadino. E sta insieme a controllo e a formazione dell´opinione: abbiamo bisogno di sapere per poterci formare un´opinione e decidere; e abbiamo bisogno di sapere per controllare chi decide. L´informazione è un bene pubblico dunque come la libertà e il diritto (e come libertà e diritto non è a discrezione della maggioranza). È soprattutto un bene che ci consente di avere altri beni: per esempio, un governo che faccia buone leggi o che non sia corrotto (l´informazione rivela l´errore e smaschera la disonestà). L´informazione fa parte perciò dell´onorata tradizione dei poteri negativi o di controllo, anche se la sua è un´influenza solo indiretta e informale. Senza questo controllo le democrazie non vivono. Le regole del gioco non sono tutta l´opera della democrazia. Giornali, televisioni, sistemi informativi elettronici: tutto questo fa parte del modo con il quale il gioco democratico è giuocato.
Scriveva Alexis de Tocqueville che senza contropoteri istituzionali e extraistituzionali la società rischia fatalmente di identificarsi con l´opinione della maggioranza, di parlare con una voce sola, di essere omogenea nei gusti e nei valori; di essere in una parola una nuova forma di dispotismo. Ma il dispotismo democratico del quale parlava Tocqueville cresceva come per un´innata forza delle cose, non per la volontà di qualcuno. Era la logica stessa dell´opinione pubblica a generare omogeneità di vedute e docilità. L´Italia non sembra rientrare in questo caso perché da noi la manipolazione dell´informazione è un fatto scientemente perpetrato e voluto; è l´esito della responsabilità di qualcuno. La nostra assomiglia per questo a una democrazia populista (e la proposta di riforma costituzionale in senso presidenzialista va in questa direzione). Ma con questa importante novità: poiché usa il sistema mediatico e non quello della propaganda di partito o della repressione, l´esito che favorisce non è alla fine diverso da quello descritto da Tocqueville. Se avrà successo, per esercitare un dominio incontrastato , la maggioranza non avrà bisogno di sospendere i diritti politici. L´opinione parlerà con una voce sola e le poche voci di dissenso saranno come voci nel deserto.
Agostino "Tino" Casali
Dopo l'8 settembre 1943 Casali, che era mobilitato nella Francia meridionale, partecipò alla guerra partigiana contro gli occupanti tedeschi. August Colombanì (questo il nome di copertura che aveva scelto), si battè con il maquis, nel Vaar-Collebrieres. Rientrato in Italia all'inizio del 1944,“Tino” (questo il suo nuovo nome di battaglia, che avrebbe poi sempre conservato per i compagni e per gli amici), affiancò Angelo Aliotta nell'organizzazione dei GAP del capoluogo lombardo.
Nella primavera del 1944 il trasferimento nell'Oltrepò pavese, per organizzarvi le formazioni partigiane che si stavano costituendo nella zona. Prima comandante del Battaglione “Cosenz”, poi commissario della Brigata “Casotti”, “Tino” alla vigilia dell'insurrezione era commissario di guerra della Divisione d'assalto “Antonio Gramsci”. Questa formazione di montagna, equipaggiata e armata con mezzi pesanti, dopo aspri combattimenti, superati il Po e il Ticino e liberata Pavia, sarebbe entrata per prima a Milano partecipando alla sua liberazione.
Dopo la guerra, Tino Casali riprese la sua attività professionale, ma soprattutto si impegnò (dopo aver fondato con Arrigo Boldrini e altri patrioti l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia), nella direzione dell'ANPI provinciale di Milano, di cui è tutt'ora Presidente, e nell'attività nelle organizzazioni democratiche. Dal 1951 al 1958 è stato segretario provinciale e regionale del Movimento dei Partigiani della Pace; dal 1956 al 1965 consigliere al Comune di Milano; nel 1969 promuove la costituzione del Comitato Permanente Antifascista per la Difesa dell'Ordine Repubblicano, di cui è presidente-coordinatore, che è diventato punto di riferimento dell'impegno democratico di istituzioni, forze politiche e sociali contro il terrorismo e la strategia delle stragi e della tensione. Ha presieduto, dal 1976 al 1981, l'ente ospedaliero milanese “Luigi Sacco” e dal 1980 al 1990 è stato di nuovo consigliere comunale, assolvendo dal 1980 al 1985 al ruolo di assessore.
Non a caso Tino Casali è tra i protagonisti del film documentario Il primo giorno-Milano, 25 aprile 1945, realizzato dalla Provincia di Milano (con la regia di Marco Pozzi su progetto dello stesso Pozzi e di Sergio Fiorini) e presentato, al Teatro “Dal Verme” di Milano, nel sessantesimo anniversario della Liberazione.
Al 14° Congresso nazionale dell'ANPI, che si è tenuto a Chianciano Terme nel 2006, Casali (che aveva svolto la relazione introduttiva) è stato eletto Presidente nazionale, succedendo ad Arrigo Boldrini, impossibilitato per motivi di salute a continuare a dirigere l'Associazione.
Appello dell’ANPI per il 25 aprile 2009
Appello dell’ANPI per il 25 aprile 2009
25 aprile 2009 visto da destra
Il 25 aprile è una faziosa ricorrenza comunista da abolire. Non sarà mai la festa di tutti gli italiani, proprio perché nasce partigiana (cioè di parte), fondandosi sulla retorica resistenziale dei "vincitori", sull’odio e sul sangue della guerra civile. La destra è, da sempre, per una vera pacificazione ed unità nazionale ma, questa, deve fondarsi su una memoria storica condivisa, basata sulla verità dei fatti.
A 63 anni dalla fine della Guerra Civile, che divise gli Italiani, è doveroso rendere Onore a tutti coloro che hanno lealmente servito la Patria, sotto le Bandiere Tricolori del Regio Esercito e della Repubblica Sociale Italiana. Lo Stato, il Presidente del Governo Silvio Berlusconi ed il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, dovrebbero, finalmente, riconoscere gli oltre 600.000 Volontari, soprattutto giovani e giovanissimi, che aderirono alle Forze Armate ed ai Corpi Ausiliari della RSI.
In particolare vogliamo ricordare gli oltre 45.000 Caduti e lo splendido esempio di Eroismo, Fede, Coraggio e Sacrificio dei Combattenti della RSI Decorati al Valor Militare (24 Medaglie d’Oro, 320 d’Argento, 608 di Bronzo e 774 Croci di Guerra), delle 5.000 Ausiliarie del SAF (Servizio Ausiliario Femminile), prime donne soldato in Europa, e dei 962 Sacerdoti Cattolici Cappellani Militari.
La comunità (politica, storica ed umana) della “destra milanese” ricorderà, come ogni anno, i suoi Caduti, domenica 26 aprile alle ore 10.30, al Campo X del Cimitero Maggiore di Milano, dove si svolgerà una breve Cerimonia Militare ed una Santa Messa Tradizionale in Latino di suffragio.
La destra italiana riconosce e rispetta la democrazia (fin dal 1946), onora gli eroi come il carabiniere Salvo D'Acquisto e stima i partigiani "bianchi" (cattolici, monarchici e liberali) come il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino ma, nonostante le personali quanto infami abiure di Fini, non sarà mai antifascista e non celebrerà mai il 25 aprile.
Presidente del Comitato DESTRA PER MILANO
ANPI,salta il tram museo.ATM dice no ai partigiani
Il Tram della Resistenza non s'ha da fare. L'idea di noleggaire un tram per invitare la cittadinanza alla manifestazione del 25 aprile era venuta alla sezione ANPI della Barona.
"A bordo volevamo mettere una mostra sui momenti salienti della lotta partigiana a Milano e volevamo fare un girio attorno al Duomo, al Castello, fermandoci infine in piazza Fontana, con una banda musicale, per distribuire volantini, per parlare assieme della Resistenza, dice Ivano Tajetti, presidente della locale sezione.
ATM ha risposto picche adducendo motivazioni di sicurezza e che non noleggiano meszi per iniziative politiche, religiose, sindacali.
Pochi giorni fa i mezzi ATM sono stati usati per trasportare le bandiere nere degli attivisti di Forza Nuova.
In allegato l'articolo apparso oggi su La Repubblica a cura di Zita Dazzi e il comunicato stampa delle opposizioni in Consiglio di zona 6 sulla vicenda.
Largo Gelsomini - Progetto alternativo
Giovedì 16 aprile u.s. la commissione ha analizzato l'ipotesi alternativa di prevedere i parcheggi "a spina di pesce" sulla parte esterna, aggredendo l'area verde e riqualificando lo sterrato centrale adibendolo a parco. E' stata analizzata anche un ipotesi più "strong" che prevedeva l'unificaizone fuinzionale delle tre aree verdi, scartata per i problemi di viabilità che la stessa avrebbe prodotto.
Il punto di criticità più significativo rilevato è l'abbattimento degli alberi sui lati strada - cosa inevitabile considerando un ingombro di alemeno una decina di metri per l'angolo di manovra per i parcheggi. Inoltre non sono emerse proposte significative per il riutilizzo dello sterrato centrale.
Si è convenuto comunque di inviare ai settori Arredo e Decoro Urbano, Sviluppo del Territorio e al Settore Tecnico dell'ATM le due proposte alternative per avere un parere preventivo primo di operare una scelta definitiva in consiglio di Zona.
Cordialmente
Massimiliano Bombonati
Presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Urbanistica - Gruppo PDL
Il cinema LGBT abita a Torino
24° Da Sodoma a Hollywood Inaugura giovedì 23 aprile 2009 la 24a edizione di “Da Sodoma a Hollywood”, Torino International GLBT Film Festival, la 4° con il Museo Nazionale del Cinema per la gestione e l’organizzazione.
Torino GLBT Film Festival
23/30 Aprile 2009
http://www.tglff.com
Cinema Ideal Cityplex (serata di apertura e di chiusura)
Oltre ai tre concorsi internazionali, tra gli eventi nel programma del 2009, segnaliamo la retrospettiva dedicata a Giuseppe Patroni Griffi (scrittore e regista di teatro e di cinema), la Carta Bianca a Ferzan Ozpetek (ci introduce nei film della sua vita) con ospite Franca Valeri, un omaggio a Filippo Timi, figura unica nel panorama italiano impegnato tra cinema, teatro e letteratura; altri omaggi a Adorfo Arrieta, cineasta e pittore che era tra i pionieri del cinema glbt europeo, a Guy Gilles, sperimentatore di un cinema poetico, a Shu-Lea Cheang, interessante cineasta sperimentale taiwanese “radical&sex&punk”, e alla scrittrice australiana Dorothy Porter, e per l’occasione Valeria Solarino legge alcuni brani dal romanzo in versi La maschera di scimmia. Ci sarà una finestra sui programmi televisivi cult Society e Sugar Rush, rispettivamente due serial con focus lesbico dal Sudafrica e dall’Inghilterra. Due eventi per ricordare i vent’anni della caduta del muro di Berlino e i quaranta dagli scontri di Stonewall a New York.
Giovedì 23 aprile – ore 21.30 – Cinema Ideal Cityplex
Saranno presenti: Nacho G. Velilla, Javier Cámara (attore), Andrea Cirla (Bolero Film)
Giovedì 30 aprile – ore 21.30 – Cinema Ideal Cineplex
All’insegna della musica la serata di chiusura, Georgeanne Kalweit - nota in Italia come voce dei Delta V - canta Somewhere Over the Rainbow in omaggio a Judy Garland, mentre Pia Tuccitto – cantautrice rock italiana – si esibisce in alcuni brani suoi, che sono stati scelti e interpretati da Vasco Rossi e da Patty Pravo.
Un’altra esilarante commedia, “giovane e notturna”, in arrivo dalle terre di Almodovar.
Muscoli in gonnella: i peplum all'italiana
UK 1979-2009: Da Ashes to Ashes alla Common People GenerationA colpi di musica, trent'anni di rivoluzione del gusto queer Made in UK
L'evento è in collaborazione con la Biennale della Democrazia che si svolge a Torino, parallelamente al Festival, dal 22 al 26 aprile.
Amnesty: Fujimori condannato, onore alla giustizia
Perù: secondo Amnesty International la condanna dell'ex presidente Fujimori rappresenta una pietra miliare nella lotta per la giustizia
CS051: 07/04/2009
Amnesty International ha dichiarato oggi che la condanna dell'ex presidente peruviano Alberto Fujimori è una pietra miliare di straordinaria importanza nella lotta contro l'impunità e mostra come nessuno sia esente dal rendere conto del proprio operato.
La Sezione criminale speciale della Corte suprema peruviana ha emesso il verdetto di colpevolezza in relazione ai casi di Barrios Altos (15 persone assassinate nel 1991), de La Cantuta (nove studenti e un docente universitario sequestrati e poi uccisi nel 1992 da un gruppo paramilitare legato all'esercito) e dei sotterranei SIE (dove vennero tenute due persone sequestrate). I tre giudici, all'unanimità, hanno concluso, che l'ex presidente Fujimori è responsabile personalmente e penalmente in ciascuno dei tre casi, avendo all'epoca comando militare effettivo su coloro che commisero i crimini in giudizio.
"È stata fatta giustizia in Perú" - ha dichiarato Javier Zuñiga, osservatore di Amnesty International al processo nei confronti di Alberto Fujimori. "Oggi è una giornata storica. Non capita tutti i giorni di vedere un ex capo di stato condannato per violazioni dei diritti umani quali torture, sparizioni e sequestri di persona. Speriamo sia solo il primo di molti processi del genere in America Latina e nel resto del mondo".
"Ora è fondamentale che tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse in Perú, comprese quelle che chiamano in causa i governi che precedettero quello di Fujimori, siano chiamati a rispondere di fronte alla giustizia. Sparizioni, torture, stupri sono crimini che non cadono in prescrizione se commessi su vasta scala, com'è il caso del Perú" - ha aggiunto Zuñiga.
Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it
La Movida universitari: pochi spazi, alti i prezzi, molti divieti
In questi primi giorni di sole le serate per diverse studentesse e diversi studenti si prospettano essere prime occasioni e opportunità di svago e di incontro, di conoscenza, fuori dallo studio e dalle ore dedicate alla ricerca scientifica, alla preparazione degli esami. I Botellon, le feste organizzate direttamente in forma autogestita dagli stessi ragazzi, ricordiamo quelle che vengono "celebrate" in Piazza Leonardo Da Vinci, oppure quelle presenti nei fine settimana presso le Colonne di San Lorenzo, sono luoghi e scenari urbani che diventano scenografie per "young party" notturni. La conflittualità, in una città diventata sempre più insofferente a tutto ciò che devia dalla routine quotidiana consueta, tar categorie è alimentata da un'amministrazione comunale che, anzichè prevedere e provvedere a dare risposte opportune e adeguate, soprattutto condivise, alle diverse necessità, definisce delibere e circolari all'insegna delle chiusure e dei transennamenti, degli isolamenti e delle proibizioni, divieti, in un'ottica che insterilisce e invecchia Milano.
Paolo, nello stesso articolo, un ventunenne studente di giurisprudenza che viene da Lecco, denuncia espressamente gli alti prezzi dei locali presenti nella Milano notturna e la volontà di evitare di pagare alti costi per poter rivendicare spazi e luoghi dove passare ore liete e in compagnia. Molti ragazzi vivono gli spazi offrendo birra a basso costo e mettendo ad alto volume la musica dalla propria automobile, creando, così, veri e propri intrattenimenti spontanei in piena strada.
Esiste un problema a Milano: la città non riesce a ospitare persone giovani con la voglia di ballare a basso costo. La movida meneghina difetta di un classismo senza ritorno: chi può ha le porte spalancate degli spazi commerciali del mercato del divertimento, mentre chi non può deve arrabbattarsi a ricercare spazi e offerte per trascorrere ore in serena compagnia. L'amministrazione comunale ha fallito anche in questo ambito, ormai da tempo. Sono convinto che tra qualche settimana il problema della movida milanese si riverserà sulle pagine dei maggiori media, senza avere risposte giuste e condivise da parte dei diretti responsabili del governo della città. Le disposizioni saranno come sempre l'aumento dei controlli della vigilanza urbana, giusti ma iniqui se rimangono essere gli unici strumenti di risoluzione di un disagio complesso, i transennamenti e la "privatizzazione" sicuritaria delle piazze, le più belle che la città possa offrire, i divieti di vendita di determinate bevande in determinati orari in determinati contenitori. Una città è europea quando riesce a fare convivere diversità in un contesto municipale partecipato e condiviso: altrimenti diventa luogo di esclusione, di emarginazione, di intolleranza, di paura, di timore, di individualismo egoistico, di sospetto, di autoreferenzialità. Una città europea riesce a dare risposte plurali a interessi diversificati: dare opportunità, occasioni di crescita collettiva e personale, offerte culturali differenti e molteplici, plurali, momenti di espressività libera e autonoma, di creatività progressiva.
Dicevamo qualche anno fa di riempire le piazze di iniziative artistiche, teatrali di strada, di arte libera e accessibile: l'amministrazione comunale cosa ha provveduto di fare e predisporre in merito?
Alessandro Rizzo
Consigliere Lista Uniti con Dario Fo per Milano - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano
HUMOR: IL LAUREATO in Abruzzo
Il laureato.
Posted by Arnald under Diversamente occupati, 20 aprile 2009questa mattina a L’Aquila è stata consegnata una laurea ad honorem in memoria di Lorenzo Cinì, ragazzo di 23 anni che si sarebbe laureato oggi, se non fosse morto sotto le macerie della casa dello studente.
Ieri, intanto, un nuovo scandalo sotto il sole: nel capoluogo abruzzese erano pronte e chiuse due nuove case dello studente che non hanno subito il benché minimo danno dal terremoto.
Perché allora non usarle, visto che gli studenti avevano chiamato più di una volta le autorità per rendere noti i dissesti e i tentennamenti dell’edificio? La spiegazione è semplice e tutta italiana: l’operazione di trasferimento e la gestione dei nuovi edifici erano antieconomiche.
Dunque, come sempre accade in questo paese di merda (ricordate gli estintori vuoti della Thyssen?) si pensa prima al soldo che alla vita delle persone. Onestamente, se fossi il padre dello studente miseramente crepato (e basta col cazzo di politically correct), ammazzato dalle nostre istituzioni, con quella laurea mi ci pulirei pubblicamente il culo.
E poi che riparta pure la costruzione della città: tanto per come vanno le cose qui da noi, dobbiamo solo aspettare che venga di nuovo tirata giù a colpi di mazzetta. - Arnald