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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Mercoledì, 12 Marzo, 2008 - 02:01

In Spagna ha vinto il matrimonio gay!

La vittoria di José Luis Zapatero in Spagna è la vittoria del popolo dei diritti civili e delle libertà di tutto il mondo.
www.arcigay.it

Nonostante una campagna elettorale funestata da efferrati attentati, e dalla diretta discesa in campo della chiesa cattolica spagnola, il leader socialista ha ancora una volta avuto ragione. Il suo coerente impegno a favore della modernizzazione economica e sociale del paese coniugata ad una straordinaria stagione di riforme a sostegno delle donne e dei diritti delle persone lgbt, gli ha regalato il sostegno convinto della maggioranza degli spagnoli.

Ha vinto simbolicamente anche il matrimonio gay, ovvero la piena parità di diritti per le coppie gay e lesbiche, che in Italia rende nervosa, se non ostile, la gran parte della classe politica. Come omosessuali italiani sottolineamo come la vittoria di Zapatero sia la conferma che le società moderne e aperte al progresso ritengono giusto sostenere una politica forte, chiara e conseguente rispetto alle promesse elettorali.
I socialisti spagnoli, come quelli di tutta Europa, in questi anni si sono resi protagonisti di un cambiamento culturale e sociale molto importante, che in Italia sembra impossibile, anche perché siamo in presenza di un centro sinistra e di una sinistra assolutamente timorose ed arretrate.
Nei giorni scorsi, sul sito Arcigay e di tante associazioni lgbt italiane sono apparsi banner di sostegno al leader spagnolo, e questa sera abbiamo trasmesso attraverso Pedro Zerolo e Miguel Angel, leader del movimento lgbt spagnolo, le nostre più entusiaste congratulazioni al leader socialista Zapatero.
Aurelio Mancuso
Presidente nazionale Arcigay

Martedì, 11 Marzo, 2008 - 20:44

La salvezza fuori dal tempio di Daniela Tuscano


martedì 11 marzo 2008

La salvezza fuori dal tempio

Stavolta non ho potuto onorare l'appuntamento della domenica, ma è pur vero che non si può ingabbiare il tempo nella tirannia d'un orologio. Meglio così: quest'annuncio "traslato", che lascerò in prima pagina fino al week-end, otterrà l'attenzione che merita.

Al tramonto della sua esistenza don Milani aveva profetizzato che Dio, stanco della nostra incredulità e della bestemmia del nome cristiano, sarebbe risorto in Estremo Oriente. E quando alludo a incredulità e nome cristiano non parlo solo della "progredita" Europa, anche perché, a scorno di quanto farfuglia qualche ateo devoto, il cristianesimo è nato in un luogo e in una cultura opposti a quella occidentale.
Ma non si tratta di luoghi geografici, quanto dell'anima. E allora, se guardiamo all'anima,
i seguaci delle "religioni del Libro" non stanno rimediando un'ottima figura. A un viceministro israeliano scappa una simpatica battuta, invocando nientemente che una Shoah per i palestinesi - qui la bestemmia della memoria, anzi, della Memoria, si fa più stridente e diabolica; dal canto loro, i palestinesi rispondono organizzando una strage di studenti ebrei in una scuola rabbinica. Ritorna il sangue di Caino, che a quanto risulta non è mai sazio.
Qui da noi, nei nostri blindati e opulenti paraggi, la guerra è passata di moda. La gente è stufa. Vero. Ma, di solito, quando la gente si stufa di una cosa, non si insiste nel propinargliela. In questo caso ne hanno ideata un'altra: anche perché ogni abbandono comporta le sue fatiche, e soprattutto i suoi costi. A 23 miliardi e 352 milioni (dati della Finanziaria 2008) non si rinuncia a cuor leggero. Molto più pratico, ed economico, smettere di parlarne; e nella "civiltà" dell'immagine, lo sappiamo, se di un problema non si discute, significa che quel problema non esiste. Anche se poi, di straforo, i politici di entrambi gli schieramenti lo assicurano, quasi a farne un punto d'onore: se vinciamo, le missioni di pace (=militari) continueranno. In nome della giustizia, della solidarietà, del dialogo e del rispetto: s'intende.
Se Dio ha voltato lo sguardo da qualche altra parte, posandosi magari sui monaci tibetani a cui padre Marinetti ha dedicato una commossa lettera (cfr. commento n° 1), sarebbe un po' da capire. Non è la Quaresima che si aspetta, non penso gli piaccia essere trattato ancora da povero cristo.
Ma non ci lascia mai del tutto soli. Anche se ce lo meriteremmo. Qualche voce nel deserto delle metropoli torna a risuonare, per gridare "Basta", non solo a parole. Sabato prossimo Mondo Senza Guerre organizza infatti un grande ritrovo a Milano, Roma, Torino, Formia per creare un immenso simbolo della pace coi nostri corpi e il nostro sorriso. Per ricordare e ammonire. Per dimostrare che ci siamo, con la nostra fisicità e la nostra voglia di vivere e di sperare. Per indicare che no, non ci avranno.
L'appuntamento ambrosiano è previsto per le 15.30 in via Dante, poi si snoderà verso il Duomo, dove resteremo fino alle 18 circa.
E' più di un gesto simbolico. E' una denuncia. E' ricordare che, se ci si lamenta per il carovita, la responsabilità si trova anche e soprattutto nello "scontro di civiltà". Chiamare le cose col proprio nome. Sì, sì; no, no. Il resto viene dal Maligno. Niente di più stringente. Nulla di più carnale.
***
QUARESIMA DI FRATERNITA' A BRESSO. Daniel Duaz Ibarra è l'ideatore e il fondatore di FUNDAVIDA, un'opera formata da soli argentini, che si occupa di seguire e dare un'educazione cristiana ai bambini semza famiglia del paese di Media Agua e dintorni. Daniel è attualmente in Italia.
Pubblicato da daniela tuscano

 

il soldato che non voleva la guerra

Guerriero che in terra straniera
porti la gloria

sangue non vuoi spargere
ma armi indossi con
falsa divisa.

Intero premio del tuo valore
m’inchino!

Indifferenza dono a
miserabili generali
con capo avvolto
senz’ anima
e che il cuor venduto
al poter sovrano!

Che storia sia!

Con occhi ardenti t’osservo
fra braccia mie voglio stringerti
al tuo ritorno
gioendo alla sorte di
vera libertà ottenuta.

by donatella camatta

Martedì, 11 Marzo, 2008 - 14:48

STRADA O VIA D’ACQUA. Il Consiglio di Zona 7 contro Expo 2015

Giovedì 6 Marzo 2008 le Commissioni Traffico/Verde del Consiglio di Zona 7 hanno approvato la realizzazione di un tratto di strada sul confine del Parco della Cave, da Via F.lli Di Dio a Via Diotti con i voti della maggioranza, la stessa che governa la Zona e la Città.

Oltre alle evidenti problematiche che questa strada porterebbe al Parco, creando una barriera d’accesso per i cittadini di Baggio, prospetto un altro singolare problema.
La strada andrebbe a realizzarsi sopra il percorso del canale deviatore del Fiume Olona (oggi coperto) realizzato negli anni 80, peccato che sullo stesso sedime è previsto, nel documento presentato ufficialmente per concorrere all’assegnazione di EXPO 2015, la famosa “Via d’acqua” o “Waterway” come meglio indicato nei documenti ufficiali.
Sempre sulla brochure di EXPO 2015 compare il progetto di un canale “Via d’Acqua” che consentirebbe il collegamento dalla Darsena al polo Fieristico Rho/Pero. Compaiono anche in bella evidenza gli stemmi della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, del Comune di Milano, della Camera di Commercio  e dell’Ente Fiera Milano.
Durante la Commissione la cosa era stata fatta notare dal sottoscritto con il supporto della proiezione di slide che dimostravano ciò (allego slide: in rosso la sovrapposizione strada/canale).
Ma graniticamente la maggioranza, facendo finta di nulla, ha marciato compatta ed ha dato parere favorevole alla realizzazione.
Cosa ne penserebbe il Sindaco, che sta disperatamente cercando di raggranellare voti nei confronti dell’antagonista Smirne, se lo venisse a sapere?
Cosa ne penserebbe se venisse a sapere che una parte della stessa Amministrazione, per di più della stessa parte politica, vuole realizzare una strada dove i progetti EXPO prevedono la realizzazione di un canale?
Visto come ha reagito nei confronti di chi contestava l’ecopass, non penso la prenderebbe molto bene.
Cosa ne penserebbero i giurati che debbono votare a fine Marzo e scegliere tra Milano e Smirne?
Ma soprattutto…. chi sta bluffando: chi propone Water way , chi promette strade o entrambi?
Saluti
Ivano Grioni
Cons. Zona 7 PD

Lunedì, 10 Marzo, 2008 - 09:58

DUE PROGETTI PER LA VIABILITÀ A MILANO SUD

DUE PROGETTI PER LA VIABILITÀ

 

La 'bretella Merula-Chiodi' e un nuovo collegamento con Assago mirano a risolvere i problemi del traffico cittadino

 

Buccinasco, come sanno i suoi abitanti, ha un problema di traffico. Le necessità sono in sostanza due: migliorare i collegamenti con Milano ed evitare i flussi di attraversamento tra ovest (Nuova Vigevanese, MM1 Bisceglie) ed est (Milanofiori).

Le due questioni irrisolte determinano lunghe code in orario di punta sulle principali vie di collegamento con Assago e Milano, e mezzi di ogni tipo, anche pesanti, che passano a tutte le ore da piazza San Biagio, entrando insomma nel cuore della città. Non a caso le rilevazioni dell'ARPA hanno mostrato che la qualità dell'aria nell'abitato di Buccinasco è ai livelli di quella di Milano.

Per la prima volta dopo tanti anni, si profila in questo periodo la possibilità di risolvere il problema del traffico di attraversamento. Non certo con la dirompente strada-parco, che tanto assomiglia al ponte di Messina per ottusità progettuale, spreco di denaro pubblico e possibili interessi privati. Bensì con due strutture più piccole ed economiche: il collegamento via Merula-via Chiodi, in Milano, e un nuovo collegamento Buccinasco-Assago nella zona di Buccinasco Più.

Il primo intervento è già deciso e finanziato, si attende solo il via libera ai lavori. Il secondo è in discussione.

Ecco in dettaglio le implicazioni dei due progetti:

         Collegamento tra le vie Merula e Chiodi

Nota come “bretella Merula-Chiodi”, è una nuova strada di cui si parla dagli anni Novanta. Utilissima, perché collegherà direttamente via Merula, all'altezza della cascina Corio, con via Chiodi, all'altezza della scuola Tre Castelli. Il tracciato resterà vicino all'abitato, riutilizzando la stradina in parte non asfaltata già esistente. Due corsie complessive, per evitare possibili gare di velocità. Il Parco Teramo, situato allo sbocco della nuova strada, subirà una limatura per la necessità di non lambire con la strada la scuola Tre Castelli.

Gli automobilisti in arrivo dal cavalcavia Giordani, quindi dalle zone ovest e nord-ovest di Milano, invece di girare a destra e addentrarsi in Buccinasco potranno svoltare a sinistra, percorrere la bretella, le vie Faenza e Famagosta, lo svincolo di piazza Maggi e il collegamento alla A7.

Un percorso quasi rettilineo, su strade periferiche a basso indice di riempimento. Per andare dal Giordani a Milanofiori e viceversa basteranno 10-15 minuti, senza spingere particolarmente sull'acceleratore.

La bretella Merula-Chiodi è già in fase attuativa. Il comune di Milano ha approvato da tempo il progetto esecutivo, stanziando circa 20 milioni di euro. I lavori dovevano iniziare a fine 2007 e concludersi nel 2009. Non sono ancora partiti perché si attende la disponibilità di un ultimo appezzamento di terreno, per il quale non è stato raggiunto l'accordo economico con il proprietario. La palla è ora al TAR, la sentenza o l'accordo tra le parti sbloccheranno in qualche modo la situazione.

 

- Nuovo collegamento con Assago

Le amministrazioni di Buccinasco e Assago stanno valutando di collegare il nuovo insediamento Buccinasco Più con l'autostrada A7.

Due le ipotesi sul tavolo: una strada che giri 'dietro' Buccinasco Più, al confine con Assago, per arrivare a un nuovo scavalco della tangenziale all'altezza del Carrefour, anch'esso da realizzare. Oppure partire da via Guido Rossa con una nuova strada che raggiunga Assago.
La seconda ipotesi costerebbe meno. Entrambe resterebbero non distanti dall'abitato, evitando di consumare il territorio agricolo.
Con questa strada gli abitanti di Buccinasco Più, Milano Più e dei vicini insediamenti di Assago non avrebbero più bisogno di andare verso piazza San Biagio per raggiungere Milano in tempi decenti negli orari di punta. Uscendo di casa potrebbero imboccare il collegamento e da lì essere rapidamente alla MM2 o allo svincolo di piazza Maggi.

- Confronto con la 'strada-parco'
Il collegamento diretto tra il cavalcavia Giordani e l'autostrada A7 è definito strada-parco perché passerebbe per ben 5,5 km nella fascia agricola del Parco Sud che ancora resiste tra Milano e Assago. La fascia sarebbe spaccata in due, compromettendo l'ecosistema interno, fatto delle cascine storiche, delle attività agricole, dei laghetti e degli animali che è ancora possibile osservarvi (è stato censito anche un falchetto), e aprendo alle colate di cemento.
Al momento la strada-parco esiste solo sulla carta, però è prevista nel Piano di coordinamento provinciale. Andrebbe concordata tra Milano, Assago e Rozzano, più l'ente Parco Agricolo Sud e la Provincia stessa.
Per farsi un'idea dei costi, tale infrastruttura sarebbe cinque volte più lunga della Merula-Chiodi, 4 corsie contro due, nessun riutilizzo di tracciati esistenti, più tutti i costi e le complicazioni legate agli espropri e al coordinamento degli enti coinvolti. Parlare di 150 milioni e 5-10 anni di tempo non è, probabilmente, lontano dalla verità.
A parte gli interessi edilizi della criminalità organizzata nel Parco Sud, e senza neanche sottolineare l'importanza di tutelare il territorio vergine nel posto più inquinato d'Europa (la Lombardia), con una semplice calcolatrice appare chiara l'insensatezza economica della strada-parco. La bretella Merula-Chiodi risolverà la stessa esigenza con una frazione del tempo e dei costi.
La speranza è che Milano ora insista per iniziare finalmente i lavori.

A cura di Alessandro Franco e Angelo Valdameri, consigliere zona 6 Lista Fo

Domenica, 9 Marzo, 2008 - 15:55

A Palazzo Marino uno striscione per ricordare l'inferno di Ingrid

Ho presentato un ordine del giorno nell'ultima seduta di consiglio di zona chiedendo al consiglio stesso di farsi promotore presso il Comune per ricordare con un atto simbolico ma sostanziale l'infernale segregazione e terribile sequestro di Ingrid Betancourt e della sua collaboratrice Clara, rapite nel 2002 in Colombia dalle Farc. Penso che questa richiesta sia stata recepita dato che ieri, giornata della Donna, Uno striscione con la fotografia di Ingrid è stato dispiegato sulla facciata di Palazzo Marino. Come è avvenuto in altri Comuni d'Italia: Torino e Roma in primis. Insieme si chiede la liberazione di Ingrid e di Clara e di poter ritrovare le due donne nella propria attività di lotta alla corruzione e per l'affermazione dei diritti civili e sociali, della tutela e della difesa dell'ambiente in Colombia, realtà difficile martoriata da anni di scontri e di guerriglie sanguinarie. Uno statoè questo, di assedio permanente per la popolazione che semina terrore e odio, funzionale a una sospensione delle regole di convivenza democratica e di progresso umano. Quelle regole per cui Ingrid sempre si è battuta come candidata ecologista alle presidenziali del 2002, eletta senatrice. Donna scomoda, persona da silentire con la violenza, contro la quale oggi universalmente ci battiamo perchè si scriva fine a questo lungo inferno, come titola la sua lettera ai famigliari, alla madre, ai figli.

Siamo con te Ingrid
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Ostaggio delle Farc da più di 2.200 giorni

8 marzo, il cuore di Milano per Betancourt
Dispiegato uno striscione con il suo volto sulla facciata di Palazzo Marino. Poi lettura pubblica della sua «Lettera dall'inferno»

fonte: vivimilano

Un applauso ha salutato l'affissione della gigantografia di Ingrid Betancourt, con l'appello alla sua liberazione, sulla facciata di Palazzo Marino in piazza Scala. Il Consiglio comunale ha voluto dedicare la festa della donna alla candidata alle presidenziali colombiane del 2002, da più di 2.200 giorni ostaggio dei guerriglieri delle Farc. Lo striscione, con il messaggio «Ingrid Betancourt libera», srotolato dal balcone della sede del Comune, riproduce la più recente foto della donna scattata durante la sua prigionia, che la ritrae seduta e con il capo reclinato. «Le nostre coscienze ci impongono di essere vicini a tutte le vittime dei terrorismi - ha detto il presidente dell'assemblea Manfredi Palmeri -. Oggi ricordiamo Ingrid Betancourt e ne chiediamo la liberazione, con un pensiero rivolto a tutte le donne del mondo». Poi l'attrice Carla Chiarelli ha letto alcuni brani dalla «Lettera dall'inferno a mia madre e ai miei figli» della Betancourt, mentre in piazza un gruppo di giovani del Pd ha raccolto le firme per la petizione internazionale «Agir Pour Ingrid Betancourt» che chiede la liberazione della donna e dei suoi compagni di prigionia.

08 marzo 2008
Domenica, 9 Marzo, 2008 - 14:34

lettera di Giordano a Veltroni

Caro Walter,

la campagna elettorale, si sa, è fatta anche di tormentoni e uno dei tuoi preferiti è accusare la Sinistra di essere ibernata. Il detrito di un passato estinto. Degli anni '50. Dell'epoca della lotta di classe e della manifestazioni contro la Nato.
Serietà imporrebbe tuttavia che, quando si fanno affermazioni simili, si aggiungesse qualche più approfondita riflessione, e si offrisse qualche risposta non limitata alle suggestioni nuoviste. Mi spiego attraverso alcuni esempi.
L'Italia del 2008 è funestata da uno stillicidio di morti sul lavoro. Non sono incidenti. Sono omicidi. Non si tratta di fatalità ma del sanguinoso obolo pagato al primato assoluto del profitto. Ma la logica che mette sempre e comunque il profitto al primo posto non viene da Marte. Viene dalla difesa cieca degli interessi delle aziende. Non ti dice niente la scandalosa opposizione di Confindustria al varo dei decreti attuativi della legge sulla sicurezza del lavoro? Nemmeno più fingono di dare qualche importanza alla vita umana quando entra in gioco la difesa del profitto. E te lo ripeto: non sono marziani. Sono i candidati più eminenti e osannati del Pd. E allora è proprio impossibile non chiedere una risposta chiara alla domanda: ma il tuo Pd, da che parte sta?
Nell'Italia del 1975 i lavoratori godevano delle retribuzioni più alte d'Europa grazie a una lunga fase di conflitto sociale che nessuno, allora, si vergognava a definire lotta di classe. Ma le definizioni contano poco. Quel che conta è la sostanza e la sostanza è che oggi le retribuzioni dei lavoratori italiani sono quasi le più basse d'Europa.
I profitti invece sono cresciuti a dismisura. C'è o no una relazione tra la stagione di lotte che dal '68 ha preso piede nel nostro paese e quel livello di retribuzioni? Secondo noi sì. E c'è o no una relazione tra i bassi livelli salariali dell'oggi e la politica di concertazione, la perdita di autonomia contrattuale del sindacato, la perdita di peso politico della Sinistra? Secondo noi sì. Quanta fatica è costato (ben 50 ore di sciopero) strappare al "tuo Calearo" meno di cento euro netti al mese per i metalmeccanici! Allora, come vedi, il conflitto sociale e la Sinistra servono per mutare qui ora le condizioni di vita.
Nel '53, l'anno in cui secondo te è iniziato il processo di ibernazione della Sinistra italiana, centinaia di migliaia di giovani erano costretti a emigrare dal Sud verso le "Coree" del nord Italia e del nord Europa. Cinquantacinque anni dopo la situazione non è molto più rosea: ogni anno scompare dal sud l'equivalente di una città di media grandezza. Mi correggo. Una differenza c'è. Allora a emigrare erano solo le fasce meno culturalmente attrezzate, i giovani descolarizzati. La nuova emigrazione è fatta da ragazzi diplomati o laureati, e quando arrivano nelle metropoli del settentrione finiscono a fare lavori precari e sottopagati.
Non siamo nel '53 ma nel 2008: l'anno in cui si contano in Italia due milioni settecentomila "lavoratori saltuari" e tre milioni di lavoratori al nero. Il tuo candidato Colaninno offre un po' meno di seicento euro al mese, e di fissare a 36 mesi il tetto del lavoro precario non vuole neppure sentirne parlare. Tu cosa ne pensi? E se non sei d'accordo con l'industriale d'alto lignaggio, perché lo hai candidato?
Non siamo nel '53 ma nel 2008, la condizione della donna è certamente molto cambiata. Ma non per miracolo o per bontà divina: in virtù di un conflitto non di classe ma di genere. Però sempre conflitto, e durissimo.
Non siamo nel '53 ma nel 2008, però il condizionamento delle gerarchie ecclesiastiche c'è ancora. Anzi c'è più oggi che allora, quando di partito cattolico ce n'era uno solo, mentre oggi non se ne trova uno, tranne la Sinistra Arcobaleno, che non debba tenere in massimo conto i diktat e i veti del Vaticano. Il Pd tra i primi. Te la sentiresti di smentirmi inserendo nel tuo programma il riconoscimento giuridico delle unioni civili di qualsiasi orientamento sessuale e l'impegno contro la legge 40?
Nel '63, per cambiare anno, in tutto l'occidente la forbice tra le retribuzioni massime e minime aveva raggiunto il massimo punto di avvicinamento, il che ai tempi si chiamava "giustizia sociale". Da allora è tornata ad allargarsi sempre di più e con la rivoluzione neoliberista degli anni '80 ha raggiunto livelli inconcepibili. Anche in Italia. Soprattutto in Italia. Occorre un intervento drastico, e lo sappiamo tutti. Ma non mi pare facile che possano provvedere alla bisogna il presidente di Federmeccanica e quello dei giovani industriali.
Calearo è il capolista del tuo partito nel Veneto. Perché? Immagino perché il Pd vuol sfondare nella roccaforte leghista del nord-est. E' un obiettivo sacrosanto, ma se per raggiungerlo bisogna interiorizzare proprio la cultura che si vorrebbe contrastare, quella dello sciopero fiscale del Carroccio e di Calearo, il gioco non vale la candela.
Perché certo, le tasse vanno tagliate. Ma tu da dove vuoi partire? Dal lavoro dipendente e dalle pensioni, dalla tassazione delle rendite, come faremmo noi, oppure da un ecumenico e indistinto intervento a tutto campo? E in quest'ultimo caso, non vedi il rischio che, per mancanza di risorse, si finisca come negli Usa, con milioni di persone costrette a salassarsi per pagare la sanità privata o a morire senza troppi complimenti? Da appassionato di cinema, avrai senz'altro apprezzato l'ultimo film di Michael Moore e immagino che ti avrà anche profondamente turbato, come tutti noi. Ma ancora non ho capito come pensate voi di evitare questa tutt'altro che improbabile deriva. Aspettiamo che lo facciate sapere non a noi, ma a tutti. Penso che sia interessante.
E chissà come pensa il Pd di invertire la sciagurata tendenza ad affrontare i conflitti internazionali con gli eserciti, esportando manu militari la democrazia? Candidando il generale Del Vecchio che in tutta onestà sventola la sua presenza in lista come sfida alla sinistra?
Evitiamo equivoci. Non sono così sciocco da credere che l'Italia del 2008 sia la stessa degli anni '50. E' cambiato proprio tutto. Il precariato non è la catena di montaggio, per contrastarlo occorrono strumenti ben diversi e nuovi, quelli che stiamo appunto cercando. Anche lo scontro sociale si presenta, di conseguenza, in forme inedite. Non cambiano solo i soggetti sociali che di questo scontro sono attori. Cambiano persino i criteri con i quali eravamo soliti delineare la soggettività sociale. E tuttavia, per quanto diverse siano le forme, sempre di sfruttamento e di conflitto sociale si tratta.
Ma poi, sei proprio sicuro che eliminare i conflitti renderebbe questo paese e questo mondo migliori? Il conflitto a noi sembra invece la principale forza propulsiva della società. E' la nostra stessa Costituzione a identificare, a ragion veduta, il conflitto come sale della democrazia e della sua espansione. Senza conflitto avremmo avuto una modernizzazione contro la modernità. Sarebbero cambiate la storia e la civiltà del nostro paese.
Forse la differenza tra noi è proprio nello scarto tra chi mira ad amministrare la dolente realtà esistente e chi non si rassegna. Per restituire agli individui libertà vera, pieno potere di decidere sulle proprie scelte e sulla propria vita, per confliggere con il sistema economico-sociale che quella libertà rende impossibile. E' il caso nostro.
In effetti, però, noi siamo la Sinistra.

Domenica, 9 Marzo, 2008 - 12:14

Forum Europeo Umanista a Milano il 17-18-19 Ottobre 2008

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http://www.humanistforum.eu/


Forum Europeo

Milano 17.18.19 ottobre 2008

          "La Forza  della  Noviolenza"

I governi europei sostengono di voler “promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei loro popoli“, ma poi partecipano alle guerre scatenate dagli Stati Uniti e non si oppongono alla nuova, folle corsa agli armamenti nucleari; lo scontro tra le culture è fomentato a detrimento del dialogo e della cooperazione, mentre si rafforzano i fanatismi e il razzismo; l'avidità e il miope egoismo dei potenti stanno distruggendo le risorse ambientali e il futuro delle giovani generazioni. I sogni di progresso, uguaglianza e sicurezza si sono tradotti in affari per pochi e in debiti per la maggioranza. Autoritarismo, manipolazione dell'opinione pubblica ed esclusione dei cittadini dalle decisioni sono prassi quotidiana nell’esercizio del potere.
Coloro che governano il nostro continente non possono immaginare un futuro diverso da quello che consente loro la legge del mercato, alla quale restano incatenati. Essi ormai non rappresentano più i popoli d'Europa, nei quali sta cominciando a manifestarsi una nuova sensibilità.
Esiste un movimento sociale nascente, che sta iniziando a prendere coscienza di se stesso. Questo movimento rifiuta la violenza, spinto da un forte impulso morale.
Tale rifiuto implica non solo l’impegno contro tutte le forme di violenza, che stanno producendo dolore e sofferenza in Europa e nel mondo, ma anche la scelta della nonviolenza come metodologia d’azione.
Nella crisi globale che sta attraversando l’umanità, la nonviolenza non è più soltanto una possibile alternativa, ma è una necessità. Non esiste altra via d’uscita per garantire la
sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità e realizzare un mondo senza violenza.
Il cammino verso la nonviolenza è un percorso intenzionale, che richiede un profondo cambiamento personale, la riconciliazione con se stessi e con gli altri, imparando a trattare gli altri come si vorrebbe essere trattati. A livello sociale, implica la ricerca di mezzi nuovi e creativi per risolvere i conflitti, nella prospettiva di superare completamente la violenza in tutte le sue forme di espressione.
In questo contesto, è necessario creare ambiti di confluenza, interscambio e discussione
per coloro che aspirano a mettere in moto un nuovo modello di sviluppo, che abbia come fondamento etico e come metodologia d’azione la nonviolenza attiva. Questi ambiti di incontro si apriranno alle forze sociali, politiche, economiche, gli intellettuali e a ogni persona che voglia coordinare azioni, definire progetti e rafforzare l’enorme potenza dell’azione nonviolenta.
Nel Forum Umanista Europeo, che si terrà a Milano nell’ottobre del 2008, i popoli d'Europa si incontreranno per lavorare alla costruzione di un’Europa aperta al futuro, diversa, accogliente, nonviolenta e solidale, capace di aprire i nuovi orizzonti e i nuovi cammini che l’essere umano ha bisogno di percorrere e di dare il proprio apporto alla nascita della Nazione Umana Universale, la nuova civiltà planetaria libera dalla violenza.
Il programma del forum, in via di definizione, prevede tavoli di lavoro su:
  • Economia alternativa
  • Anti-discriminazione
  • Diritti umani
  • Culture, migrazioni e cooperazione internazionale
  • Arte ed espressioni popolari
  • Ecologia e Ambiente
  • Pace e Disarmo
  • Sanità
  • Educazione
  • Mezzi di comunicazione
  • Movimento studentesco
  • Religiosità e spiritualità
  • Tecnologia digitale
  • Partiti politici
  • Nuove generazioni
  • La menzogna dell'informazione
E inoltre seminari, conferenze, laboratori, dibattiti su temi di attualità, esposizioni, presentazioni di libri e film, eventi artistici e tutti i contributi che organizzazioni e singoli vorranno fornire
  • Luisa Morgantini Italy - Vice-president of the European Parliament
  • Giulietto Chiesa Italy . Member of the European Parliament
  • Giorgio Schultze Italy - Spokesperson for New Humanism in Europe
  • Jan Tamas Czech Republic - Spokesperson for the "No to the Bases" movement in the Czech Republic
  • Hans Kristensen USA - Director, Nuclear Information Project, Federation of American Scientists.
  • Angelo Baracca Italy - professor of physics at Florence University
  • Rita Borsellino Italy - Progetto L'altra Storia
  • Pina Grassi Italy - ADDIO PIZZO e Libero Futuro, Associazione antiracket Libero Grassi
  • Giovanni Impastato Italy - Associazione Peppino Impastato-Casa Memoria di Cinisi
  • Claudio Fragasso Italy - director
  • Noam Livne Israel - "refusnik" and anti-militarism activist
  • Giorgio Forti Italy - Network of Jews Against Occupation
  • Monica Czyza Spain - Center of Cultures of Barcelona
  • Mohammed Bakri Palestine - director and actor
  • Angelica Romano Italy - Peace, Disarmament and Demilitarization Committee, Naple
Domenica, 9 Marzo, 2008 - 12:00

NO Guerra 15 Marzo a Milano ore 15,30

Cinque  anni dopo  l'invasione  dell' Iraq..

IL PARLAMENTO LO CHIAMA  " MISSIONE DI PACE"


Unisciti  alla  voce della Gente  chiede  Diritti, Dignità  fine  della  Violenza!!

www.pumilano.it 

Umanisti  in Europa  

La situazione dell'Europa di oggi è un disastro:
Privatizza la salute e l'educazione, trasformando i diritti di tutti in buoni affari per pochi
Ha convertito l'immigrazione in una nuova forma di schiavitù, installando l'esclusione e la discriminazione nel seno della società
Si è fatta complice della folle corsa agli armamenti e della criminale invasione di territori, ammettendo al proprio interno il potere distruttivo nucleare che pone il mondo sull'orlo della catastrofe
Col pretesto di proteggere dal terrorismo, installa meccanismi di controllo progressivo che, nel nome della sicurezza, uccidono la libertà della gente
Infine, ha svuotato di contenuto la democrazia sottomettendo la gente alla manipolazione da parte di poteri economici crescenti e dei mezzi di comunicazione al loro servizio.

Da tempo abbiamo detto che se c'è un solo modello e questo modello non funziona, c'è bisogno di un'uscita di emergenza e abbiamo costruito la via umanista come uscita. Oggi è evidente per tutti che questo sistema neoliberista è fallito. È arrivato il momento di dargli il colpo di grazia e di usare l'uscita di emergenza.
I primi passi devono essere:
Smantellare gli arsenali nucleari, come si propone nella campagna per il disarmo nucleare mondiale lanciata da Silo. Questa è la massima urgenza del momento attuale.
Ritirare immediatamente tutte le truppe europee che stanno invadendo o partecipando all'invasione di territori stranieri
Uscita dei paesi europei dalla NATO e chiusura delle sue basi in territorio europeo
garantire salute ed educazione gratuite e di qualità per tutte le persone che vivono in Europa
Cancellare le leggi sull'immigrazione e chiudere tutti i centri di detenzione. Dare priorità a una cooperazione internazionale reale, non soggetta alle leggi del mercato
Cancellare le leggi antiterrorismo
Garantire l'esercizio della democrazia reale attraverso leggi di responsabilità politica, la decentralizzazione del potere e il rispetto delle minoranze.
L'Europa raccoglie in sé la maggior concentrazione di diversità del pianeta. Tutte le culture del mondo convivono già sul nostro suolo. Tra di noi si esprimono anche tutti i conflitti di questo mondo. È il nostro maggiore problema, la nostra sfida più grande e, allo stesso tempo, è anche la nostra più grande possibilità di risoluzione e di contributo alla Nazione Umana Universale.
Ogni passo di avvicinamento, ogni momento di comprensione, ogni ponte gettato tra culture, generazioni e credenze è parte di questa nuova costruzione, che non solo è necessaria per l'Europa, ma che sarà anche un contributo ispiratore per altri luoghi e altri popoli che hanno necessità di avanzare verso la pace.
L'Europa ha bisogno di superare le leggi di mercato per liberare la sua enorme portata di conoscenza, di tecnologia e di risorse e metterla al servizio di tutti gli esseri umani e dei popoli della nostra Terra.
Esiste un movimento sociale nascente, che sta cominciando a prendere coscienza di se stesso. Questo movimento rifiuta la violenza, spinto da un forte impulso morale. Questo impulso morale ha le sue radici in profondi spazi comuni, propizi all'incontro spirituale tra i popoli.
Coloro che governano il nostro continente non possono immaginare un futuro diverso da quello che consente loro la legge di mercato, alla quale restano incatenati. Essi ormai non rappresentano più i popoli d'Europa.
I popoli d'Europa si incontreranno e si esprimeranno in molteplici forum, con la loro crescente diversità, con i loro fronti d'azione, con le loro campagne e le loro attività che non solo denunciano l'immoralità del modello attuale, ma che, anche, propongono questa Europa aperta al futuro, diversa, accogliente, nonviolenta, solidale e ispiratrice.
Noi, partecipanti al Forum Umanista Europeo, prendiamo l'impegno di dare spinta al cambiamento invitando con ogni mezzo alla partecipazione e alla costruzione di questa nuova Europa.

http://www.humanistforum.eu/

Venerdì, 7 Marzo, 2008 - 18:28

Per l’Università e la Ricerca in Italia, voto utile è a sinistra

 Ho aderito ... attendo vostre adesioni


Alessandro Rizzo

Per l’Università e la Ricerca in Italia, il voto utile è a sinistra

Le Università e la ricerca pubblica in Italia stanno vivendo una profonda crisi, che è allo stesso tempo di identità e di efficienza. Per affrontare e cercare di superare questa fase è indispensabile sollecitare una attenta riflessione autocritica che muova dall’interno del mondo dell’Università e della Ricerca, ma va innanzitutto condotta una battaglia di idee tesa a modificare radicalmente le politiche di progressiva riduzione dei finanziamenti e dei nuovi reclutamenti, come anche di delegificazione dell’organizzazione degli Atenei e degli Enti di ricerca, che di fatto operano da anni per distruggere il sistema universitario e di ricerca pubblico.
Nella società del capitalismo cognitivo e della globalizzazione neoliberista, la domanda di sapere esteso e condiviso è un nodo decisivo del conflitto sociale, perché sempre più diventa fondativa per ogni richiesta non astratta di uguaglianza. Occorre dunque un sistema pubblico di ricerca che esalti questa domanda anziché mortificarla.
Studenti, docenti, ricercatori degli Enti Pubblici, lavoratori della conoscenza sono soggetti portatori in positivo di questa fondamentale esigenza.
Per queste ragioni la auspicata capacità di autogoverno democratico delle Università e degli Enti pubblici di ricerca può crescere e produrre effetti positivi per l’intera società, se si assume come pregiudiziale la lotta alla precarietà del lavoro intellettuale e alla parcellizzazione del sapere. E’ questo un punto di partenza irrinunciabile per qualsiasi forza politica che assuma come centrale la scelta della funzione strategica dell’Università e della Ricerca per lo sviluppo del Paese, in una logica, però, non meramente economicistica e competitiva.
Va perciò superata una visione del sistema universitario e di ricerca fondata su una precarizzazione radicale del lavoro e della formazione, accompagnato da una frammentazione eccessiva del sistema didattico secondo la logica di una professionalizzazione precoce e affrettata.
La proliferazione indiscriminata dei corsi di studio e degli insegnamenti, non accompagnata da un’adeguata politica di reclutamento rischia di compromettere lo sviluppo di una ricerca e di una didattica di qualità. La scarsità di investimenti per la ricerca ha aggravato la situazione. 
Per queste ragioni va riaffermato con forza il carattere strategico dell’alta formazione e della ricerca come strumenti indispensabili per costruire le condizioni di uno sviluppo progressivo della società nel rispetto dell’ambiente e della dignità delle donne e degli uomini.
Il 13 e il 14 aprile si ripropone, in una situazione di grande confusione per la drammaticità della fase politica e per la scarsa chiarezza delle posizioni, anche su questi temi, un appuntamento fondamentale della democrazia. Solo la Sinistra può garantire una politica nuova e capace di affermare i valori laici della ricerca pubblica e dell’Università come luogo di formazione della conoscenza e del sapere critico.
Per queste ragioni invitiamo a votare La Sinistra, l’Arcobaleno. Per un voto veramente utile.  

Venerdì, 7 Marzo, 2008 - 18:26

LETTERA APERTA DI DARIO FO ALLA SINISTRA MILANESE

LETTERA APERTA DI DARIO FO ALLA SINISTRA MILANESE

 
Quando, due anni fa alle ultime amministrative, mi sono presentato candidato sindaco di Milano con l’appoggio di PRC, PdCI, parte di Verdi e comitati milanesi avevo proposto di unire tutti coloro che alle primarie avevano aderito alla mia candidatura in un’unica lista della sinistra cosiddetta radicale, conscio che soprattutto i ds stavano già organizzando quello che poi sarebbe diventato il partito democratico.
Oggi quella previsione si è purtroppo avverata e ci ritroviamo da capo a rivivere la stessa situazione. Ricordo che allora quella nostra proposta fu rigettata e mi permetto di sottolineare che quello fu un grave errore.
Ora ci rallegriamo che, respinte dal PD, le forze della sinistra si siano giocoforza decise a una coalizione poiché questo è l’unico modo di affermare la volontà di esistere ancora e di dimostrare che la soluzione dell’andar da soli espressa da Veltroni con il ricatto del voto utile, può anche non essere accettata da molta gente dell’intero popolo della sinistra.
Noi siamo disposti a partecipare a questa scommessa, vi offriamo la nostra collaborazione per quanto vi possa sembrare utile, consci sia troppo tardi e difficilmente possiate tornare sui vostri passi organizzativi già stabiliti. Ma vogliamo evitare che più tardi qualcuno ci venga a dire: ma perché non vi siete proposti?
Ci piacerebbe avere un segno di disponibilità, per esempio partecipando a un’assemblea tutti insieme perché si possa esercitare un confronto democratico sulla selezione dei candidati e sul futuro di quella che per ora sembra solo un’alleanza elettorale.
Eccoci, stiamo già aspettando e speriamo che vogliate approfittare del nostro appoggio. Se no grazie lo stesso.
 
 
Dario Fo

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