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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Domenica, 9 Marzo, 2008 - 14:34

lettera di Giordano a Veltroni

Caro Walter,

la campagna elettorale, si sa, è fatta anche di tormentoni e uno dei tuoi preferiti è accusare la Sinistra di essere ibernata. Il detrito di un passato estinto. Degli anni '50. Dell'epoca della lotta di classe e della manifestazioni contro la Nato.
Serietà imporrebbe tuttavia che, quando si fanno affermazioni simili, si aggiungesse qualche più approfondita riflessione, e si offrisse qualche risposta non limitata alle suggestioni nuoviste. Mi spiego attraverso alcuni esempi.
L'Italia del 2008 è funestata da uno stillicidio di morti sul lavoro. Non sono incidenti. Sono omicidi. Non si tratta di fatalità ma del sanguinoso obolo pagato al primato assoluto del profitto. Ma la logica che mette sempre e comunque il profitto al primo posto non viene da Marte. Viene dalla difesa cieca degli interessi delle aziende. Non ti dice niente la scandalosa opposizione di Confindustria al varo dei decreti attuativi della legge sulla sicurezza del lavoro? Nemmeno più fingono di dare qualche importanza alla vita umana quando entra in gioco la difesa del profitto. E te lo ripeto: non sono marziani. Sono i candidati più eminenti e osannati del Pd. E allora è proprio impossibile non chiedere una risposta chiara alla domanda: ma il tuo Pd, da che parte sta?
Nell'Italia del 1975 i lavoratori godevano delle retribuzioni più alte d'Europa grazie a una lunga fase di conflitto sociale che nessuno, allora, si vergognava a definire lotta di classe. Ma le definizioni contano poco. Quel che conta è la sostanza e la sostanza è che oggi le retribuzioni dei lavoratori italiani sono quasi le più basse d'Europa.
I profitti invece sono cresciuti a dismisura. C'è o no una relazione tra la stagione di lotte che dal '68 ha preso piede nel nostro paese e quel livello di retribuzioni? Secondo noi sì. E c'è o no una relazione tra i bassi livelli salariali dell'oggi e la politica di concertazione, la perdita di autonomia contrattuale del sindacato, la perdita di peso politico della Sinistra? Secondo noi sì. Quanta fatica è costato (ben 50 ore di sciopero) strappare al "tuo Calearo" meno di cento euro netti al mese per i metalmeccanici! Allora, come vedi, il conflitto sociale e la Sinistra servono per mutare qui ora le condizioni di vita.
Nel '53, l'anno in cui secondo te è iniziato il processo di ibernazione della Sinistra italiana, centinaia di migliaia di giovani erano costretti a emigrare dal Sud verso le "Coree" del nord Italia e del nord Europa. Cinquantacinque anni dopo la situazione non è molto più rosea: ogni anno scompare dal sud l'equivalente di una città di media grandezza. Mi correggo. Una differenza c'è. Allora a emigrare erano solo le fasce meno culturalmente attrezzate, i giovani descolarizzati. La nuova emigrazione è fatta da ragazzi diplomati o laureati, e quando arrivano nelle metropoli del settentrione finiscono a fare lavori precari e sottopagati.
Non siamo nel '53 ma nel 2008: l'anno in cui si contano in Italia due milioni settecentomila "lavoratori saltuari" e tre milioni di lavoratori al nero. Il tuo candidato Colaninno offre un po' meno di seicento euro al mese, e di fissare a 36 mesi il tetto del lavoro precario non vuole neppure sentirne parlare. Tu cosa ne pensi? E se non sei d'accordo con l'industriale d'alto lignaggio, perché lo hai candidato?
Non siamo nel '53 ma nel 2008, la condizione della donna è certamente molto cambiata. Ma non per miracolo o per bontà divina: in virtù di un conflitto non di classe ma di genere. Però sempre conflitto, e durissimo.
Non siamo nel '53 ma nel 2008, però il condizionamento delle gerarchie ecclesiastiche c'è ancora. Anzi c'è più oggi che allora, quando di partito cattolico ce n'era uno solo, mentre oggi non se ne trova uno, tranne la Sinistra Arcobaleno, che non debba tenere in massimo conto i diktat e i veti del Vaticano. Il Pd tra i primi. Te la sentiresti di smentirmi inserendo nel tuo programma il riconoscimento giuridico delle unioni civili di qualsiasi orientamento sessuale e l'impegno contro la legge 40?
Nel '63, per cambiare anno, in tutto l'occidente la forbice tra le retribuzioni massime e minime aveva raggiunto il massimo punto di avvicinamento, il che ai tempi si chiamava "giustizia sociale". Da allora è tornata ad allargarsi sempre di più e con la rivoluzione neoliberista degli anni '80 ha raggiunto livelli inconcepibili. Anche in Italia. Soprattutto in Italia. Occorre un intervento drastico, e lo sappiamo tutti. Ma non mi pare facile che possano provvedere alla bisogna il presidente di Federmeccanica e quello dei giovani industriali.
Calearo è il capolista del tuo partito nel Veneto. Perché? Immagino perché il Pd vuol sfondare nella roccaforte leghista del nord-est. E' un obiettivo sacrosanto, ma se per raggiungerlo bisogna interiorizzare proprio la cultura che si vorrebbe contrastare, quella dello sciopero fiscale del Carroccio e di Calearo, il gioco non vale la candela.
Perché certo, le tasse vanno tagliate. Ma tu da dove vuoi partire? Dal lavoro dipendente e dalle pensioni, dalla tassazione delle rendite, come faremmo noi, oppure da un ecumenico e indistinto intervento a tutto campo? E in quest'ultimo caso, non vedi il rischio che, per mancanza di risorse, si finisca come negli Usa, con milioni di persone costrette a salassarsi per pagare la sanità privata o a morire senza troppi complimenti? Da appassionato di cinema, avrai senz'altro apprezzato l'ultimo film di Michael Moore e immagino che ti avrà anche profondamente turbato, come tutti noi. Ma ancora non ho capito come pensate voi di evitare questa tutt'altro che improbabile deriva. Aspettiamo che lo facciate sapere non a noi, ma a tutti. Penso che sia interessante.
E chissà come pensa il Pd di invertire la sciagurata tendenza ad affrontare i conflitti internazionali con gli eserciti, esportando manu militari la democrazia? Candidando il generale Del Vecchio che in tutta onestà sventola la sua presenza in lista come sfida alla sinistra?
Evitiamo equivoci. Non sono così sciocco da credere che l'Italia del 2008 sia la stessa degli anni '50. E' cambiato proprio tutto. Il precariato non è la catena di montaggio, per contrastarlo occorrono strumenti ben diversi e nuovi, quelli che stiamo appunto cercando. Anche lo scontro sociale si presenta, di conseguenza, in forme inedite. Non cambiano solo i soggetti sociali che di questo scontro sono attori. Cambiano persino i criteri con i quali eravamo soliti delineare la soggettività sociale. E tuttavia, per quanto diverse siano le forme, sempre di sfruttamento e di conflitto sociale si tratta.
Ma poi, sei proprio sicuro che eliminare i conflitti renderebbe questo paese e questo mondo migliori? Il conflitto a noi sembra invece la principale forza propulsiva della società. E' la nostra stessa Costituzione a identificare, a ragion veduta, il conflitto come sale della democrazia e della sua espansione. Senza conflitto avremmo avuto una modernizzazione contro la modernità. Sarebbero cambiate la storia e la civiltà del nostro paese.
Forse la differenza tra noi è proprio nello scarto tra chi mira ad amministrare la dolente realtà esistente e chi non si rassegna. Per restituire agli individui libertà vera, pieno potere di decidere sulle proprie scelte e sulla propria vita, per confliggere con il sistema economico-sociale che quella libertà rende impossibile. E' il caso nostro.
In effetti, però, noi siamo la Sinistra.