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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Venerdì, 30 Ottobre, 2009 - 20:16

Risposta a un cittadino sulla necessità di contrastare l'omofobia

Gentile signor Bruno,
io penso che quello che lei auspica sia uno dei mondi ideali in cui noi tutte e tutti, che ci impegnamo dei diritti delle minoranze in questo sistema, mi permetta di sottolineare "questo", potremmo sentirci portatori di eguali diritti e di eguali opportunità a prescindere da diversi fattori innati ed esistenziali: il colore della pelle, l'appartenenza di genere, l'orientamento sessuale, la fede religiosa o la non fede, l'ideale politico, la provenienza geografica e geopolitica.
Lei asserisce, coerentemente con la sua premessa, che "cittadini omofobi e cittadini omosessuali non esistono: esistono solo cittadini". Credo, però, che in questi ultimi anni si sia giunti a una regressione culturale tale per cui si sono palesati comportamenti di intolleranza verso l'altro di diversa entità e genere. Esistono per forza delle categorie, spesso, per denotare la presenza di un movimento e di una comunità esclusa da diverse opportunità e occasioni assicurate all'universalità. Il fatto per cui essere omosessuale e vivere la propria omosessualità con tranquillità e con determinazione, in modo chiaro, in modo totale, nel nostro Paese sia ancora non possibile è dovuto a diverse circostanze che oserei dire generate da una regressione sociale senza precedenti e da un'assenza assoluta del rispetto della dignità dell'essere umano in quanto persona, centrale. Secondo lei è cittadino a tutti gli effetti chi non può vedere la sua convivenza legalmente riconosciuta? E' un cittadino a tutti gli effetti chi non può assistere, perchè non ha il diritto e quindi chiunque può negarglielo, il proprio o la propria partner in caso di malattia? Per lei è un cittadino a tutti gli effetti chi oggi non può succedere naturalmente nel patrimonio ereditario del proprio o della propria convivente? Secondo lei è cittadino colui che spesso si trova vittima di mobbing e di pressioni psicologiche sui luoghi di lavoro alimentate da pregiudizi ignobili sull'orientamento sessuale? Secondo lei è cittadino a tutti gli effetti chi non può adottare nessuna o nessuno in quanto si parte dall'errato e devastante preconcetto che un bambino accudito e cresciuto in una famiglia omogenitoriale debba per forza crescere omosessuale (come se tutti gli omosessuali attuali non fossero stati cresciuti in famiglie dove vige lo schema tipico della coppia eterosessuale)? Secondo lei è cittadino a tutti gli effetti chi non può esprimere liberamente la propria affettività in pubblico in quanto rischia di essere violentato fisicamente da soggetti omofobi, e che spesso come vittime non abbiano la giusta tutela e assicurazione di protezione personale? Io penso che queste domande facciano ben intendere che ancora, in Italia soprattutto, gli altri paesi hanno fatto progressi elevati nell'ambito, ci siano categorie precostituite tra chi ha il diritto di definirsi cittadino a tutte gli effetti e chi invece deve ancora procedere nel venire riconosciuto in opportunità che sono naturali in un sistema di diritto.
Lei asserisce "La riflessione da fare sugli omosessuali, in questo caso, se è provato che l'ostilità nei loro confronti è in aumento, sarebbe capire il perchè, all'interno del contesto sociale, la loro immagine si stia degenerando". Quale riflessione, mi permetta, occorrerebbe fare? E partendo da quali tesi? Secondo lei è una colpa rivendicare diritti oggi non riconosciuti: diritti che, se venissero riconosciuti, potrebbero accrescere la forza di una democrazia che vedo in Italia spesso scricchiolare. E' una colpa secondo lei esprimere liberamente la volontà di vivere la propria vita nella "normalità" in cui la vivono altre persone? Non è una questione, a parere del sottoscritto, di fare della propria omosessualità o transessualità o bisessualità un "merito", ma è solo la volontà e la necessità di autodeterminarsi come persone, essendo l'omosessualità, la bisessualità, la transessualità una condizione esistenziale ineludibile e naturale. Non sono, poi, d'accordo sul fatto che occorra limitare o vietare, questo termine, poi, non mi rallegra sentirlo pronunciare in merito alla libertà di associazione, l'associazionismo qualora si ponga come finalità la difesa di una minoranza: io penso che, invece, occorra in tutti i settori, per ogni minoranza, intendendo per minoranza non quella meramente "quantitativa", non è questione di cifre, ma quella puramente sociale e culturale, ossia esclusa da alcuni schemi prefissati e prevaricanti, innaturali quindi, costruire percorsi che facciano vedere e dimostrare che esistono esigenze e istanze che se acquisite garantirebbero una crescita civile di una comunità. L'unico problema, signor Bruno, sa quale è? E' il fatto che esista un Parlamento in Italia che vede sedersi personaggi che considerano l'omosessualità come condizione anticostituzionale, si ricorda l'episodio spiacevole nel dibattito concernente l'approvazione dell'aggravante dell'orientamento sessuale nei reati contro la persona. E' il fatto che esista un Parlamento in cui la maggioranza non ha provveduto a votare e recepire una direttiva europea che determina il riconoscimento delle coppie di fatto. E' il fatto che, in occasione di un dibattito avutosi in Regione Lombardia circa la proposta dell'opposizione di centrosinistra di riconoscere istituzionalmente la Giornata contro l'Omofobia, il capogruppo della Lega ha utilizzato epititeti offensivi circa il testo e il suo obiettivo ispiratore. E' il fatto, e concludo seppure ci sarebbero casi differenti e numerosi, che in Provincia di Milano ci sia una maggioranza che ha votato contro un testo, universalmente accettabile, di buon senso si oserebbe dire, che provvederebbe a esprimere solidarietà alle vittime di reati omofobici. In quell'occasione, è abbastanza recente, alcuni consiglieri hanno addirittura negato, come veri negazionisti di drammatica memoria, che esistano episodi omofobici nella nostra città, nel nostro Paese, non conoscendo i dati allarmanti di omicidi e di aggressioni perpetrate contro persone lgbt.
Forse occorerebbe pensare e riflettere su questo lato istituzionale che apre legittimazioni preoccupanti su alcune pratiche odiose nella società, e che tramite il pregiudizio creano fratture insanabili ed esclusioni inaccettabili e vergognose. Le cause di questi comportamenti possono essere differenti, ma non sono accettabili e sono da perseguire quali essi sono: atti di odio verso il diverso, atti di violenza verso chi esprime il proprio orientamento, atti di intolleranza devastante.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Lista Uniti con Dario Fo - Capogruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

il testo della lettera del signor Bruno giuntami e pubblicata sul forum "Al Comune di Milano vorrei chiedere ..." nella discussione da me avviata sulla battaglia contro l'omofobia

So che qualcuno dirà che ho perso una buona occasione per stare in silenzio, ma sulla mancanza di dialogo e discussione non può nascere alcuna soluzione positiva, quindi esprimo il mio parere come cittadino milanese, e chi non è d'accordo si limiti a considerarla un'opinione sbagliata.
Dopo questa doverosa premessa posso scrivere che cittadini omofobi e cittadini omosessuali non esistono: esistono solo cittadini.
Questa non vuole essere ovviamente una negazione assoluta, ma le istituzioni pubbliche e la legge non dovrebbe fare alcuna distinzione nè a favore nè contro cittadini, classificandoli per quello che è il loro pensiero.
Si deve restare coerenti alla realtà dei fatti: ognuno è libero di avere un proprio pensiero, di odiare i diversi o essere diverso.
Quello che non può essere fatto è violare la legge che protegge egualmente tutti i cittadini.
Ogni aggressione ha alla sua origine un motivo, quello della diversità è solo uno dei tanti, e potrebbe accadere che qualcuno venga picchiato solo perchè ha gli occhi strabici o pensa che gli alieni esistano davvero, e non sarebbe meno grave di qualsiasi altra aggressione.
La riflessione da fare sugli omosessuali, in questo caso, se è provato che l'ostilità nei loro confronti è in aumento, sarebbe capire il perchè, all'interno del contesto sociale, la loro immagine si stia degenerando.
Può essere che in tempi di crisi aumenti l'impulso alla violenza come sfogo delle proprie frustrazioni, e che la comunità lgbt rappresenti una diversità e risulti debole agli occhi di esaltati alla ricerca di prede per i loro istinti.
Ma potrebbe anche essere che in tempi di ristrettezza sentire ogni giorno una minoranza che chiede maggiori diritti quando quelli dei "normali" cittadini sono calpestati quotidianamente alimenti dei rancori personali in chi magari ha conosciuto persone di quegli stessi gruppi che facevano della loro diversità un merito, magari discriminando persone a favore di altri che la pensano come loro.
La situazione è complessa, io personalmente proverei a vietare o comunque limitare associazioni che dicono di voler difendere una minoranza, ma nel contempo creano una frattura sociale tra chi la pensa in un modo e chi la pensa in un altro.
E comunque dovrebbe essere appunto compito loro preoccuparsi di far "ben volere" i propri membri.
Il comune, lo stato, e soprattutto le leggi, dovrebbero curarsi di garantire il rispetto e la protezione di ogni cittadino.
Forse è che proteggere un piccolo gruppo è più semplice... 

Venerdì, 30 Ottobre, 2009 - 19:10

Costruiamo insieme a Milano la Federazione della Sinistra

PER UN NUOVO INIZIO
Costruiamo insieme a Milano
la Federazione della Sinistra.

Dopo l’assemblea nazionale del 18 luglio a Roma, che ha lanciato la proposta della Federazione della Sinistra Alternativa, ed in vista della prossima assemblea nazionale di novembre, che darà il via al processo costituente, convochiamo a Milano un’assemblea della Federazione, martedì 10 novembre, alle ore 20.45, presso la Sala degli Affreschi della Provincia di Milano (via Vivaio, 1).

La crisi mostra una volta di più il volto distruttivo e disumano del capitalismo e delle politiche liberiste. Abbiamo la responsabilità di costruire un’ efficace opposizione sociale, politica e culturale, in grado di proporre una uscita da sinistra dalla crisi, una strada contrapposta alle ricette della destra e al liberismo temperato del centrosinistra.
Vogliamo costruire un punto di riferimento politico della sinistra di alternativa, che coinvolga ampi settori di popolo e offra prospettive credibili per tutte/i coloro che stanno subendo e pagando la crisi con l’obiettivo di aggregare tutte le forze politiche, sociali, culturali e morali che come noi sentono la drammaticità dei tempi e l’urgenza di una risposta adeguata.
Gli elementi fondanti di questo processo di aggregazione sono principalmente sei:
• una rinnovata critica al capitalismo globalizzato. Occorre rimettere al centro la lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici che in questi decenni ha assunto caratteristiche barbariche e disumane: dalla disoccupazione strutturale nel mezzogiorno, alla precarizzazione del lavoro, alla sistematica compressione salariale, il lavoro è tornato ad essere pura merce, variabile dipendente di un sistema che ha glorificato il profitto. La lotta per la liberazione del lavoro si deve connettere alla lotta contro la distruzione dell’ambiente, contro l’uso mercificato dei beni pubblici naturali (acqua, aria, ecc) e sociali (città e territori) riflettendo criticamente sui limiti manifestati in questi campi anche in talune esperienze amministrative della sinistra. La lotta contro il sessismo deve essere elemento di riconoscibilità politica e programmatica per sconfiggere tutte le forme di patriarcato in tutte le sue manifestazioni: dal dominio materiale e simbolico degli uomini sulle donne, all’imposizione di una sola forma di sessualità, quella etero sessuale riproduttiva che discrimina gay, lesbiche, trans, e ogni forma di relazione affettiva non “prevista”. Va contrastata ogni discriminazione e in particolare il razzismo in tutte le sue forme per sostenere la piena autoderminazione degli uomini e delle donne. Questa critica radicale agli assetti capitalistici implica una difesa e un rafforzamento degli spazi e degli strumenti in cui crescono i saperi e il senso critico: scuola, istruzione, conoscenza, ricerca che devono essere tenuti al riparo dalla privatizzazione e dalla mercificazione.
• la difesa della Costituzione nata dalla Resistenza Antifascista che rappresenta ancora oggi un solido baluardo alle derive populiste e alle smanie di asservimento della magistratura al potere politico. Lo smantellamento della divisione dei poteri, l’asservimento e intimidazione alla libera stampa, la semplificazione parlamentare, il rafforzamento dell’esecutivo a scapito delle istituzioni di garanzia, sono i capisaldi del progetto berlusconiano. A questo progetto bisogna opporsi con coraggio, costruendo un ampio fronte democratico che impedisca la deriva plebiscitaria insita nella proposta della destra. È in gioco il destino della democrazia italiana delle future generazioni.
• una forte opposizione al sistema bipolare che rappresenta la forma istituzionale con cui il pensiero unico ha cercato di sancire l’espulsione dalla politica dei conflitti e quindi del tema dell’alternativa e della trasformazione. È per noi dirimente battere il bipolarismo, riconsegnando ai cittadini con una legge elettorale proporzionale il diritto democratico di rappresentanza politica nelle istituzioni elettive, impoverite, sempre più semplificate e rese oggi impotenti e sorde alla società.
• il polo della sinistra di alternativa non può essere costruito solo tra le forze politiche oggi esistenti ma deve essere sottratto a logiche precostituite per coinvolgere a pieno titolo tutte le esperienze di sinistra che si muovono al di fuori dei partiti. In questi anni larga parte di chi si è battuto a sinistra lo ha fatto al di fuori dei partiti e la possibilità di costruire una sinistra di alternativa degna di questo nome è possibile solo dentro una rinnovata critica della politica che veda una interlocuzione paritaria tra tutti i soggetti coinvolti.
• la sinistra italiana, che ha le sue radici nel movimento operaio, socialista, comunista, ma anche in quello antifascista, pacifista, femminista, ambientalista, LGBTQ, per i diritti civili, altermondialista, costruisce il suo futuro nella rifondazione delle teorie, delle pratiche, delle forme organizzative e nella coerenza fra proposte di obiettivi alternativi e loro concreto perseguimento.
• la Federazione della Sinistra deve farsi interprete della necessità di una nuova stagione della politica, che riscopra la radicalità dell’etica pubblica e il valore della legalità, in una società più giusta e sobria. La lotta a tutte le organizzazioni criminali di stampo mafioso costituisce una priorità politica. L’intreccio tra affari, criminalità e politica sono una peculiarità del sistema di potere storicamente determinatosi nel nostro paese. Così, territori (e non solo nel sud!) e interi settori economici sono ormai controllati dai poteri illegali, la cui infiltrazione è favorita in tempi di crisi dalle ingenti quantità di risorse finanziarie di cui dispongono. In questo modo viene inquinato ed alterato il funzionamento delle istituzioni ad ogni livello ed impedita la stessa partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini alla vita politica e sociale sul territorio. Occorre dunque ripristinare il rispetto della legalità reale, controbattere ogni forma di limitazione all’esercizio dei poteri di controllo delle diverse magistrature, difendere la libertà reale di accesso all’informazione, coniugando queste battaglie con le lotte sociali e la difesa della Costituzione Repubblicana.

Sono 20 anni che Milano viene governata dal centro destra, anzi è stata un laboratorio del suo insediamento sociale e culturale, della costruzione di un blocco sociale, di un modello inedito di centro-destra, che a partire dalla centralità della famiglia, della sussidiarietà orizzontale, dell’alleanza con la destra del movimento cooperativo, dall’accordo con settori significativi di finanza e capitale ha ridisegnato in Lombardia i confini fra pubblico e privato a partire dal settore sociosanitario per procedere con la scuola e il sistema universitario. I risultati sono devastanti: la situazione dell’area metropolitana di Milano diviene ogni giorno più preoccupante, aggredita dalla sottovalutata infiltrazione della grande criminalità organizzata,dallo scandalo dell’evasione fiscale e dalla politica (nazionale, regionale, provinciale e comunale) che ignora le necessità dei lavoratori strangolati dalla crisi, anzi distrugge la pienezza dei loro diritti. Infatti il centro-destra attacca i “beni pubblici e comuni”, istruzione e ricerca, salute e sanità pubblica, acqua, suolo e beni ambientali e culturali, limita le libertà individuali e di espressione, non valorizza le diversità alimentando paure e sentimenti razzisti ed emarginanti, stravolge nei fatti i principi fondamentali della Costituzione, favorisce il riemergere di fenomeni neofascisti, aggrava ulteriormente le condizioni di vita dei lavoratori, dei disoccupati e delle fasce più deboli della popolazione, accentuando il divario tra i redditi alti e bassi, riducendo i servizi destinati alla persona e alle tante fragilità. In vista dei faraonici e poco credibili progetti legati all’Expo 2015, ma anche in relazione alle politiche urbanistiche del Comune di Milano, gravi sono i rischi di speculazioni, ulteriore cementificazione e infiltrazioni mafiose.
Vogliamo togliere Milano dalle mani del centro-destra. Vogliamo costruire un’altra Milano e farne una città metropolitana del lavoro, della ricerca e della cultura, dell’ambiente, dell’accoglienza, della valorizzazione dei beni pubblici e comuni, vogliamo farne una grande metropoli europea inclusiva e partecipativa; vogliamo rompere lo schema voluto dai grandi poteri economici di uno sviluppo speculativo basato sulla compressione dei diritti e sulla depredazione del territorio.

A Milano il processo costituente della Federazione della Sinistra va confrontato anche con la positiva esperienza della coalizione alternativa che si è presentata alle ultime elezioni amministrative provinciali del 2009. Un progetto aperto, condiviso e plurale, che ha saputo raccogliere consensi, sostegno e partecipazione. Vogliamo che la Federazione della Sinistra a Milano sviluppi e rilanci le ragioni, le pratiche e i programmi di quell’esperienza unitaria. Vogliamo una Federazione accogliente in cui possano riconoscersi tutte le differenti esperienze, dei singoli, delle associazioni, dei movimenti e dei comitati, nel rispetto e nella valorizzazione di ciascuna specificità, storia e cultura politica. Riteniamo indispensabile a partire dall’esperienza milanese, introdurre profonde innovazioni nel modo di fare politica, per ripensare i rapporti tra incarichi politici e incarichi istituzionali, per ricostruire una nuova etica pubblica, per consentire l’effettiva partecipazione di tutti gli aderenti alle decisioni e per ridare centralità alla pratica sociale.
Promuoviamo questo appello e vi invitiamo a sottoscriverlo, consapevoli che la crisi economica, sociale, morale e politica in Italia e nella nostra città ci impone di fare presto e di avere, finalmente, la capacità di fare unità a sinistra a Milano per superare la frammentazione delle tante iniziative puntiformi, per avviare la costruzione di una presenza politica significativa, unendo forze politiche comuniste e della sinistra alternativa, grandi e piccole associazioni, liste civiche, comitati, rappresentanze del mondo del lavoro.

Agnoletto Vittorio, Benuzzi Nerina, Bergamaschi Giuseppe, Boatti Giuseppe, Bonalumi Edgardo, Brenna Sergio, Paolo Cagna Ninchi, Cambiaghi Arnaldo, Costa Luca, Di Stefano Andrea, Donati Marco, Faranda Tecla, Ferrari Saverio, Francescaglia Francesco, Gatti Massimo, Giudici Roberto, Lareno Antonio, Mastrodonato Rolando, Mazzali Mirko, Morabito Franco, Natale Emilia, Natale Giuseppe, Nigretti Saverio, Oldrini Guido, Patta Antonello, Pagaria Angelo, Dijana Pavlovic, Perego Elio, Pesce Onorina, Pestalozza Luigi, Prati Mario, Riolo Giorgio, Rizzo Alessandro, Rizzo Basilio, Serafini Sergio, Sonego Anita, Traversa Libero, Vegetti Mario

Info e adesioni: federazione.sinistra.mi@gmail.com

Venerdì, 30 Ottobre, 2009 - 15:02

gay: diversamente cittadini

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Ciao a tutti flessibili e precari,
il mio giudizio sul popolo di sinistra, me incluso, è sempre stato pessimo. Siamo quelli che hanno concesso a una classe dirigente di andare avanti a oltranza con lotte intestine, inciuci di ogni genere e divisioni infinite.
Non ci facciamo mancare neanche gli apparentamenti politici da tribunale dell’Aia (vedi Paola “ratzista” Binetti) che fanno affossare uno alla volta i diritti civili di questo paese.
“La storia siamo noi” diremmo di fronte al solito finale patetico congressuale del finto partito democratico. Ce ne dovremmo proprio vergognare, aggiungo io. Destino dell’elettore di sinistra, dunque: l’impossibilità di fare una qualsiasi riforma civile prima che il proprio governo cada.
Al contrario, l’elettore di destra può dirsi soddisfatto di aver visto la propria compagine politica bivaccare tra gli scranni del vincitore per tutta la legislatura.
Però, mentre noi non governiamo mai per problemi di frammentazione, a destra non si governa per problemi di totale accentramento del potere nelle mani di un uomo. Non so nemmeno se chiamarla deriva peronista, fascista o sfascitsta, non è questo il punto: semplicemente, siamo così presi a risolvere i cazzi grossi di questo signore che qualsiasi problema del resto del paese passa sempre in secondo piano. Disoccupazione dilagante, malasanità, corruzione di ogni genere, nepotismo, fuga di cervelli, povertà. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un inverno bollente, altro che autunno caldo. Non mi chiedo neanche più se questi signori, da destra a sinistra, si rendano conto che la bomba sociale è pronta a scoppiare. O credono che tutti quelli che hanno perso un lavoro, la casa, la dignità e il futuro (perché riprendersi da una bancarotta familiare è quasi impossibile), se ne staranno buoni, in fila alla Caritas, per una minestra calda? – Arnald
p.s.: da oggi, se sfogliate i quotidiani, troverete i primi annunci delle banche dedicati allo scudo fiscale. Ce n’è uno favoloso (una vera pippa a quattro mani fatta a questo governo) della Deutsche Bank, in cui si vede un ponte che attraversa uno stretto. Potrebbe essere quello di Messina, direte voi, ma non è così: intorno non si vedono macerie.
Venerdì, 30 Ottobre, 2009 - 15:00

Discriminazione di genere e inquinamento visivo. Donna e media

Discriminazione di genere e inquinamento visivo. La donna e i media, che fare?
da
In Italia evidentemente la materia e' agli esordi, se si pensa che in Paesi come gli Stati Uniti gli studi di genere vengono impartiti agli studenti dei corsi di laurea piu' disparati, dalla musica, alla storia, all'economia ecc..., segno evidente che si tratta di materia ritenuta fondamentale nella creazione di una coscienza collettiva critica sui rapporti uomo donna. Cio' non di meno, anche qui da noi pare bollire in pentola un nuovo fermento. Certo, e' indubbio il ruolo delle ultime vicende mediatiche che hanno coinvolto il Premier, le sue veline, le 'sparate' televisive contro la Bindi e le reazioni di alcuni giornali che hanno raccolto il malcontento delle donne, come l'appello del quotidiano La Repubblica. Ma forse non e' tutto qui, forse si comincia oggi timidamente ad aprire gli occhi sul baratro in cui e' sprofondata l'immagine collettiva della donna, schiacciata tra il ruolo di moglie con il mocio Vileda in mano, oppure nuda e rifatta a sgonnellare accanto al conduttore.
Si cita in proposito l'ottimo video documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi, che ha affrontato senza velo la condizione televisiva del genere femminile sui nostri schermi televisivi.
Quali sono gli effetti di queste immagini e simboli sull'immaginario collettivo e -di conseguenza- sui rapporti sociali?
Perche' la donna accetta una visione di se stessa che la vede nuda, sgambettante intorno all'uomo avallando cosi' la propria subalternita' socio culturale nei confronti del genere maschile?
Tali, fra gli altri, sono i quesiti cui gli studi di genere intendono sciogliere.
Non pare eccessivo parlare di inquinamento visivo. Sembra ovvio, ma forse non lo si sente dire abbastanza, che attraverso il visivo si perpetuano forme di disuguaglianza sociale che proprio di quell'immaginario consolidato si avvalgono per legittimarsi. L'inquinamento consiste proprio nel far apparire "normali", "naturali" le disuguaglianze, che in realta' trovano invece profonde radici nella cultura e nelle politica di un popolo ancora involuto in punto di parita' fra generi. In Italia ad esempio, appare ovvio che in una pubblicita' di un detersivo una signora sulla quarantina pulisca la casa e stiri la camicia al marito, e cio' costituisce il modello e la base "familiare" sulla quale si fonda lo spot. In Francia, probabilmente, il pubblicitario si rivolge al pubblico femminile e maschile con altri stereotipi: la donna sulla quarantina fa yoga e dialoga con le amiche.
Insomma, nella societa' postmoderna, l'immagine, ben piu' della parola e della norma, detta regole su cio' che siamo, come ci poniamo, i modelli, i sogni e gli obbiettivi che ci auto-diamo o che ci son dati.

Ma cosa fare?
Due cose, forse.
In primo luogo parlarne e prenderne coscienza. Tutti, uomini e donne. Gia', perche' anche molti uomini si sentono offesi dalla spazzatura mediatica con cui si incarnano oggi gli idoli e gli ideali, sia maschili che femminili. Non tutti gli uomini hanno a cuore il rimanere depositari di un vecchio privilegio di dominio, che li vede protagonisti in scene degne di commedie all'italiana. Non tutti si sentono a proprio agio in questa dinamica sociale che li bolla di fatto come guardoni, sempre in cerca di seni e sederi su cui costruire in toto la propria sessualita'. Molti, ma molti no. Cosi' come anche le donne, del resto, possono forse prender coscienza dello squallore che circonda la propria figura al fianco dell'uomo, degli standard estetici che le sono imposti a tutte le eta', dell'esigenza di recuperare una identita' dignitosa, che non passi attraverso un proprio fedele adempimento.
In secondo luogo, forse, occorre porsi nuovi obbiettivi normativi a tutela della discriminazione di genere, che affrontino non solo il problema della parita' sul luogo di lavoro, piuttosto che i gravi problemi relativi alla maternita'. Ma anche quello di eliminare gli strumenti (nel caso le immagini) con cui in modo silente, e nemmeno troppo nel caso Italia, si perpetua l'assoggettamento e la discriminazione nei confronti delle donne. Partire dal concetto che le immagini "pesano", "inquinano" e determinano le attitudini sociali piu' di quanto si sia pronti a riconoscere. Che il "simbolo" incide. Cosi' come e' vietata la pubblcita' della sigaretta, o cosi' come non si tollererebbe una pubblicita' razzista o pedofila, allo stesso modo possiamo considerare lesive le immagini della donna oggetto, o della donna che assume ruoli di assoggettamento nei confronti dell'uomo, in termini di ruolo familiare, di compito assegnato dalla societa', di soggetto meramente passivo della bramosita' dell'uomo. Almeno nei messaggi pubblicitari a scopo commerciale.
Potremmo cominciare a parlarne, esattamente come si parla di quote rosa, se politicamente si volessero raggiungere gli obbiettivi della parita' uomo donna.
* Si veda 'Gender e Media, Verso un immaginario sostenibile' a cura di Anna Lisa Tota, che ringraziamo per la pubblicazione e da cui abbiamo tratto spunto per la stesura del presente articolo.
Giovedì, 29 Ottobre, 2009 - 12:33

BARCONI NAVIGLIO: PDL E LEGA VOTANO POSSIBILITA' CONDONO

BARCONI NAVIGLIO: PDL E LEGA VOTANO POSSIBILITA' CONDONO. DELLA SERIE: LA LEGGE NON E' UGUALE PER TUTTI
Le regole sono uguali per tutti? Ma neanche per sogno! E così, se sei un immigrato africano che vende abusivamente qualche borsetta in corso Buenos Aires, allora ti becchi presìdi, minacce e pattuglie dell’esercito, se invece sei un benestante commerciante che da 15 anni tiene abusivamente un barcone-bar sul Naviglio Pavese - come dire una miniera d’oro - senza nemmeno pagare le modeste “indennità” richieste dal Comune, allora ti offrono pure un simpatico condono.
E, visto che al peggio non c’è mai fine, quelli che inneggiano alla gazzarra di domani in corso Buenos Aires, tra cui i due Assessori regionali Boni (Lega) e Maullu (Pdl), sono gli stessi che oggi in Consiglio regionale hanno regalato la possibilità del condono ai barconi abusivi dei Navigli.
Infatti, la Lega e il Pdl hanno approvato un emendamento dell’esponente del Pdl, Alessandro Colucci, che ha reintrodotto nel progetto di legge n. 404, una maxi-sanatoria per tutte le occupazioni senza titolo (circa 70) sui laghi e corsi d’acqua lombardi, proprio la possibilità di condono anche per i barconi del Naviglio.
Un condono escluso in Commissione V il 14 ottobre scorso, dove un nostro emendamento in questo senso fu accolto all’unanimità, perché alla fine tutti si convinsero che c’è un limite anche nelle sanatorie.
Fu la stessa Giunta regionale, nel lontano 1995, a revocare le concessioni a questi barconi e a stabilire che in quelle aree non potevano stazionare in permanenza per svolgere attività commerciali. Ma, nonostante le molte segnalazioni e proteste dei residenti, tutti quanti, dalla Regione al Comune, hanno fatto finta di niente.
Soltanto il 15 luglio scorso una conferenza dei servizi, convocata dal Comune di Milano, ha deciso che quei barconi dovevano andarsene. E, particolare importante, decisivi per giungere a quella conclusione sono stati i pareri della Sopraintendenza per i beni architettonici e paesaggistici e della Regione Lombardia, che si è richiamata proprio alla delibera del 1995, fino ad allora desaparecida.
Ma, particolare anche più importante, lo stesso 15 luglio la Giunta regionale deliberava il progetto di legge n. 404, cioè la maxi-sanatoria. E oggi, Lega e Pdl, inchinandosi alle pressioni di qualche lobby e mandando a quel paese i residenti dei Navigli, hanno anche eliminato l’unico elemento positivo che eravamo riusciti ad inserire in questo ennesimo condono.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare l’emendamento del centrodestra, che elimina esattamente quello nostro approvato prima in Commissione, passato in Aula con 37 voti a favore e 17 contrari (tutta l’opposizione).
 
Scarica Allegato
Mercoledì, 28 Ottobre, 2009 - 17:39

Aderisco all'appello: costruiamo una federazione di Sinistra

Il sottoscritto Alessandro Rizzo, Consigliere di Zona 4 di Milano,
aderisce convintamente all'appello

"PER UN NUOVO INIZIO - Costruiamo insieme a Milano la Federazione
della Sinistra"

per le seguenti motivazioni politiche, condividendo le parti
strutturanti dell'analisi e delle prospettive che il testo propone:

- la necessità politica di iniziare da Milano un itinerario collettivo
che sappia rinnovare la Sinistra culturalmente sia dal punto di vista
teorico, apprendendo i valori e gli ideali storici del Movimento
operaista, femminista, pacifista, antifascista, ambientalista, LGBTQ,
per i diritti civili, la difesa della laicità dello stato e delle
istituzioni, altermondialista, sia dal punto di vista della prassi,
costituendo momenti di radicamento nelle strutture scolastiche,
lavorative e sociali, dove si evidenzia la vita quotidiana della
comunità;
- la difesa della Costituzione e la sua attuazione, anche in vista di
una trasparenza della pubblica amministrazione, in una promozione
della legalità, che non significhi "sicuritarismo" ma eguaglianza
nelle opportunità per tutte e per tutti, senza privilegi;
- la costruzione di un'aggregazione politica e culturale delle forze e
delle realtà che si muovono nei partiti e fuori dai partiti per
un'alternativa in una città che è sintesi delle più acerrime
conseguenze del liberismo selvaggio e del capitalismo darwinista,
procedendo per la via di un ritorno al carattere pubblico e alla
difesa dei beni pubblici.

Alessandro Rizzo
Lista Uniti con Dario Fo - Gruppo La Sinistra
Consiglio di Zona 4 Milano

Mercoledì, 28 Ottobre, 2009 - 11:36

A Milano altri episodi di omofobia. E' ora di dire BASTA

Tre ragazzi omosessuali sono stati vittime di aggressione omofobiche nella nostra città. Un giovane giovedì sera è stato aggredito da due energumeni con bastoni provoncandoglio le lesioni alle giunture del ginocchio. Due ragazzi gay sono stati avvicinati da una macchina con a bordo quattro persone in Corso Lodi sabato notte; scesi i quattro manigoldi hanno incominciato a insultarli per, poi, giungere all'attacco fisico arrecando ecchimosi e ematomi su varie parti del corpo nonchè danni agli occhi a uno dei due aggrediti.

Il livello di guardia sta raggiungendo il culmine dell'insopportabilità in un Paese che ha visto e registrato da gennaio 8 omicidi, 70 violenze ed aggressioni, 8 estorsioni e 7 atti vandalici, mentre il Parlamento presenta emendamenti riguarda eccezioni di costituzionalità contro un progetto di legge che prevedeva l'inserimento dell'aggravante dell'omosessualità nei reati contro le persone. Chiaramente è giusto e importante fare sentire la voce come comunità LGBT, nonchè a denunciare questi episodi con determinazione. Arcigay di Milano ha espresso solidarietà e ha fatto sapere per voce del Presidente che metterà a disposizione le proprie strutture e i propri legali per dare assistenza giuridica ai ragazzi colpiti da questo efferato atto.

Milano viene considerata la città più ospitale nei riguardi della comunità lgbt. Diversi sono gli spazi e i locali dove incontrarsi, conversare, fare cultura e promuovere la circolazione dei pensieri all'interno del movimento. Non credo, però, di poter dare a questa metropoli la patente di città della tolleranza e della perfetta integrazione. Numericamente a Milano le persone lgbt sono consistenti, determinando a livello statistico la presenza più alta in Italia. Ma culturalmente questa città vive ostaggio di un'assenza di iniziativa politica amministrativa utile a rimuovere ogni prregiudizio e a garantire un'estensione dei diritti e delle garanzie, delle opportunità per le persone lgbt. E' del maggio 2008 il voto contrario, espresso in modo trasversale, del Consiglio Comunale verso la proposta, che aveva trovato un consenso diffuso nelle commissioni rispettive. In Regione Lombardia durante la discussione sulla proposta dell'opposizione di provvedere all'adesione dell'Ente alla Giornata contro l'omofobia, che ha visto il suo rigetto da parte della maggioranza di centrodestra, il capogruppo della Lega ha apostrofato il testo con epiteti omofobi e offensivi di elevato grado, nonchè il capogruppo di Forza Italia ha ribadito l'insostenibile differenzazione tra famiglie naturali e orientamenti non considerabili come tali. Espressioni di questo tipo legittimano di fatto episodi di violenza e di persecuzione contro la comunità lgbt, contro persone gay, lesbiche, trans, bisessuali. In un paese civile l'amministrazione, a fronte di un incremento così grave di atti omofobici, avrebbe provveduto ad approvare misure e provvedimenti utili a prevenire e a reprimere aggressioni di tale entità, nonchè a garantire tramite delibere e regolamenti un percorso di estensione di diritti e garanzie per la comunità lgbt. Da tempo chiedo tramite interrogazioni a quale punto è attualmente il didattito riguardo a iniziative amministrative presenti in contesti metropolitani europei, ricordo Parigi, Berlino, Londra, e da ultimo il Comune di Washinghton DC, dove si sta discutendo l'approvazione del registro delle coppie di fatto.

Sarebbero utili attività del Comune volte a inserire nell'organico della Polizia Locale un corpo specializzato sul tema della prevenzione e delle repressione di comportamenti e reati a sfondo omofobico, come avviene a Edimburgo o a Stoccolma. Sarebbe utile e importante che la pubblica amministrazione disponesse di un servizio che assicuri legalmente e giuridicamente un sostegno alle vittime di reati a sfondo omofobico, anzichè lasciare che tale attività sia di origine puramente associazionistica e volontaria, certamente meritoria e nobile. Sarebbe utile che il Comune di Milano invitasse, insieme ad altri enti che hanno già accolto tale proposta, il Parlamento a definire un percorso necessario legislativo di estensione della Legge Mancino ai reati contro l'orientamento sessuale, combattendo ogni forma di persecuzione e di pregiudizio di cui il Paese è visibilmente intriso. Sarebbe importante, infine, che il Comune desse avvio all'istituzione di registri per cppie di fatto, siano esse omosessuali, siano esse eterosessuali, garantendo un recepimento di una forma di unione familiare fortemente presente nel tessuto sociale ma non ancora in quello culturale e istituzionale.

Nonostante l'incremento di atti omofobici e nonostante siano passati diversi mesi dalla prima lettura del testo di proposta indirizzato a istituire il registro delle convivenze affettive il Comune di Milano risulta ancora fermo e fortemente inattivo a provvedere alla promozione di iniziative funzionali a fronteggiare una piaga insostenibile per una città che si definisce europea in un paese che si definisce civile. 

Alessandro Rizzo

Lista Uniti con Dario Fo - Capogruppo La Sinistra

Consiglio di Zona 4 Milano

Mercoledì, 28 Ottobre, 2009 - 11:30

FS: RESA GIUSTIZIA A DANTE DE ANGELIS, REINTEGRATO AL LAVORO

La lotta condotta da Dante De Angelis, con l'aiuto delle tantissime persone che lo hanno appoggiato in questi mesi, è finita con una vittoria.
Dante era stato ingiustamente licenziato dalle FS, solo perché si era permesso di adempiere al ruolo istituzionale che la legge (prima il D.Lgs.626/94 e ora il D.Lgs.81/08) ha dato ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS).
Cioè quello di segnalare al Datore di Lavoro prima e, se da questi non riceve risposte soddisfacenti, alle Autorità di controllo, gravi rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Dante era stato ingiustamente licenziato, perché, in tal senso, aveva segnalato la rottura degli organi di aggancio di treni (in particolare i convogli ad alta velocità), che avevano provocato e lo avrebbero potuto fare nel futuro, il distacco delle carrozze passeggeri dal locomotore, con rischi gravissimi non solo per il lavoratori delle FS, ma anche per i passeggeri.
Oggi Dante è stato reintegrato al suo posto di lavoro e le FS sono state condannate per 'atteggiamento antisindacale'.
Come per i lavoratori della INSE Presse, la lotta di Dante e di tutti coloro che lo hanno sostenuto in questi mesi, dimostra, ancora una volta che la lotta paga.
Non dobbiamo arrenderci mai. Uniti si può vincere !

DIFFONDETE & KNOW YOUR RIGHTS ! ! !

Da:http://www.dazebao.org

Lunedì 26 ottobre 2009 19:33

di Matteo Giuli

ROMA - "Ero preoccupato ma assolutamente fiducioso perché sapevo di aver fatto solo il mio dovere civico e svolto il ruolo di lavoratore responsabile e RLS".
Così Dante Dante De Angelis, il macchinista licenziato ingiustamente dalle Ferrovie dello Stato il 15 agosto del 2008, ha commentato il suo reintegrato al posto di lavoro.
La decisione arriva direttamente dal giudice del Tribunale di Roma,  Dario Conte, che questa mattina ha annullato il licenziamento deciso arbitrariamente dalle FS, obbligando l'azienda, condannata per atteggiamento antisindacale, all'immediata reintegrazione del rappresentante per la sicurezza e al risarcimento di tutte le retribuzioni perdute.
De Angelis la mattina di ferragosto di un anno fa si era recato al lavoro scoprendo di essere stato improvvisamente licenziato senza nessun preavviso dalle FS, che lo ritenevano colpevole per aver denunciato una situazione d'insicurezza.
I fatti su cui Dante De Angelis si era espresso riguardavano gli incidenti ferroviari avvenuti nei pressi di Milano il 14 e il 22 luglio del 2008, dove la rottura del tenditore di collegamento di un ETR 500 provocò il distaccamento tra due vagoni.

All'epoca dei fatti molti definirono ingiusto il licenziamento di De Angelis, tanto che dimostrazione dello sdegno per questa vicenda, molti lavoratori e cittadini si attivarono con appelli che raccolsero migliaia di sostenitori e presidi per  chiedere l'immediata riammissione al lavoro di De Angelis.
Ma la situazione sembrava essersi arenata, fino alla decisione di oggi.

Una vera e propria vittoria, hanno commentato in molti colleghi e non solo per Dante ma per tutti quei lavoratori che ogni giorno si battono per la sicurezza.

Oggi finalmente con la decisione del Tribunale si rende giustizia a De Angelis dopo oltre un anno di attese.

Mercoledì, 28 Ottobre, 2009 - 10:57

Milano, due episodi di aggressione

27/10/2009 - Ufficio stampa Arcigay

 

Giovedì 21 ottobre un ragazzo gay è stato aggredito a Milano con pietre e bastoni da due energumeni che gli hanno provocato la rottura dei legamenti di un ginocchio. Medicato al pronto soccorso è stato dimesso con una prognosi di 21 giorni.

Sabato notte 23 ottobre, attorno alle 4 del mattino, una coppia di ragazzi usciti da una discoteca nei pressi di corso Lodi sono stati affiancati da una macchina dalla quale quattro persone hanno cominciato a insultarli per poi passare alle vie di fatto causando ecchimosi e ematomi su varie parti del corpo a entrambi e danni ad un occhio ad uno dei due e che a seguito di ciò probabilmente dovrà subire un’operazione. Risultato: 10 e 30 giorni di prognosi.

In entrambi i casi è stata sporta denuncia.

"Queste brutali aggressioni segnalano il clima di violenza continua a cui è esposta la nostra comunità, che non risparmia nemmeno una città come Milano, tradizionalmente considerata più accogliente nei confronti delle persone omosessuali e trans.” – dichiara il presidente di Arcigay Milano Paolo Ferigo – “A tutti e tre gli sfortunati protagonisti diamo la piena solidarietà e vicinanza da parte del C.I.G. Arcigay Milano. Come sempre, mettiamo a loro completa disposizione la nostra struttura e i nostri legali perché sia fatta piena luce sull´accaduto e si tuteli così la dignità personale delle vittime dell´omofobia".

"Da gennaio 2009 ad oggi la cronaca ha registrato 8 omicidi, 70 violenze ed aggressioni, 8 estorsioni e 7 atti vandalici.” – aggiunge il responsabile lotta alla violenza Arcigay Luca Trentini – “Considerando il sommerso e il non denunciato la situazione è ormai fuori controllo.”

“In qualsiasi altro paese civile si sarebbe gridato all´emergenza.” – conclude il presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso – “In Italia invece il parlamento rifiuta di discutere una qualsiasi Legge a nostra tutela, dando un ulteriore sfregio alle troppe vittime e legittimando le azioni di odio contro di noi".

Martedì, 27 Ottobre, 2009 - 19:02

"A quarant'anni dall'autunno caldo" a Palazzo Marino

I Gruppi Consiliari della Lista Uniti con Dario Fo e Rifondazione Comunista
hanno organizzato per il prossimo 6 novembre (a partire dalle ore 17.00) un
dibattito pubblico in occasione del quarantennale dell'autunno caldo.
Siamo  consapevoli  che  numerose  saranno  le  iniziative al riguardo; non
vogliamo  quindi che questa iniziativa sia un doppione di altre e tanto meno
debba ridursi ad un triste amarcord.
Vogliamo che sia una riflessione su quello che è stato portando al pubblico
che  sarà  presente  dei  contributi  che  saranno  forniti da chi in prima
persona ha avuto modo di vivere quelle esperienze.
Si  parlerà  del  mondo del lavoro e delle lotte operaie in fabbrica, della
partecipazione  e  del  ruolo  delle  donne  con  la  testimonianza,  della
contestazione  studentesca,  della  strategia  della tensione a qurant'anni
dalla strage di piazza Fontana.
In  chiusura  si cercherà di dare risposte ad alcuni interrogativi relativi
all'oggi  e  al  prossimo  futuro  di  fronte  alla  crisi economica e alle
problematiche del mondo del lavoro.
Saranno  presenti  Basilio Rizzo, Vladimiro Merlin, Emilio Molinari, Franco
Calamida,  Lidia Menapace, Mario Capanna, Giorgio Galli, Federico Sinicato,
Saverio Ferrari e Giorgio Cremaschi.
Il dettaglio degli interventi lo potete trovare nell'allegato.
Certi di aver solleticato il vostro interesse, vi aspettiamo numerosi.

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